FUNFRALENUVOLE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Dicembre, 2013 @ 8:01 pm

Detto altrimenti: vela d’inverno, sul Garda, con il mio FUN (post 1243)

La mia barca a vela ha 23 anni. E’ un FUN, si chiama “Whisper”.- Numero velico ITA 526 – E’ una barca da regata di sette metri … Per lei e per le nuvole del Garda, una poesia “invernale”  (“Chi va in barca a Capodanno va in barca tutto l’anno”, antico proverbio gardesano):

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FUN FRA LE NUVOLE

Rotte fra i monti io vo’ percorrendo …

Nuvole amiche del ciel vagabonde
che non restate mai ferme un momento
onde d’un lago ch’è privo di sponde
madrine dell’Ora e figlie del Vento;

nuvole dolci se il sole v’irrora
voi sempre riuscite ad essere nuove
calde la tramonto più fredde all’aurora
liete col bello e un po’ tristi se piove;

nuvole diafane ai raggi solari
che v’arricchite di porpora e d’oro
e nel chiaror di regate lunari
fate del cielo un cangiante traforo;

nuvole buone che ‘l Garda ombreggiate
e che lenite l’arsura de’ campi
del Nastro Azzurro oppur corrucciate
dell’Intervela fra fulmini e lampi;

nuvole alte dai bianchi contorni
diademi regali a cime rivane
nuvole sparse in cui volano storni
nido incantato di cigni e poiane;

di tutte voi dal meriggio allorquando
io nacqui sul lago mi innamorai
da molti anni ormai sto veleggiando
senza potere raggiungervi mai!

… ed al gelo!

E la mia randa io sempre l’ho indosso
la tuga consumo al sole ed al gelo,
ma in Fraglia Vela star fermo non posso:
non voglio aver altro ormeggio che il cielo!

Rotte fra i monti io vo’ percorrendo
e in questo un poco ci assomigliamo:
nulla vi chiedo io nulla pretendo
se non poter dire quanto vi amo.

Eterna meta di tutta la vita
è il vostro porto che mai ho raggiunto,
è questa dura bolina infinita
che mi sospinge pur sempre a quel punto.

Quando dall’alto del monte Brione
la vela mia bordeggiar non vedrete
ed intonar questa alata canzone
voce planante di Fun non udrete,

amiche nuvole non lacrimate
poiché veliero del ciel diverrò
fra Dolomiti di neve imbiancate
prora di nuvole e cielo sarò.

Whisper

Note per i non velisti

Ora: brezza termica da Sud
Vento: tramontana
I campi sono quelli di regata
Nastro Azzurro ed Intervela: due regate
Randa: vela principale, main sail
Tuga: il ponte,  la  coperta della barca
Bolina: andatura per risalire il vento
Bordeggio: andatura a zig zag per risalire il vento
Planare: scivolare sull’acqua “fuori dall’acqua”, come un surf, come un sasso piatto che rimbalza
Prora: rotta, direzione della barca (spesso erroneamente intesa come prua, parte anteriore della barca)

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ANTROPOLOGO – ANTROPOLOGIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Dicembre, 2013 @ 2:46 pm

Detto altrimenti: L’antropologo, chi era costui? post 1243

Alessandro Manzoni, I Promessi Sposi, cap. VIII :
“Era da poco calata la sera: in casa di don Abbondio regnava il silenzio. Don Abbondio, costretto a rimanere in casa per far credere a tutti che fosse veramente malato, stava sfogliando un libro e si era fermato leggendo il nome di un antico filosofo greco, Carneade, che gli era sconosciuto. “Carneade! Chi era costui?” ruminava tra sè don Abbondio seduto sul suo seggiolone, in una stanza del piano superiore, con un libricciolo aperto davanti, quando Perpetua entrò a portargli l’imbasciata. “Carneade! questo nome mi par bene d’averlo letto o sentito; doveva essere un uomo di studio, un letteratone del tempo antico: è un nome di quelli; ma chi diavolo era costui?”.

Carneade, chi era costui? Frase entrata ormai a far parte del lessico di molti di noi, per indicare un personaggio di cui proprio non si sa nulla. E l’antropologo, chi è costui? No, non è l’uomo primitivo che vive in un “antro” … no. L’antropologo è lo studioso di antropologia. Già, diranno alcuni, bravo merlo … e cos’è l’antropologia? Eccovi accontentati: antropologia, termine composto dal greco άνθρωπος ànthropos = “uomo” e dal suffisso – λόγος, lògos = “parola, discorso”: trattasi di disciplina che studia l’essere umano sotto diversi punti di vista: sociale, culturale, morfologico, psico-evolutivo, artistico-espressivo, filosofico-religioso e in genere dal punto di vista dei suoi vari comportamenti all’interno di una società.

All’interno di una società, appunto, Questo è l’aspetto che maggiormente mi interessa.

Ma noi Italiani, “antropologicamente”, come ci rapportiamo con il “nostro” Comune, con il “nostro” Paese? La verità? Eccola: purtroppo ancora oggi il pubblico non si sente parte del pubblico. Ovvero: il pubblico dei cittadini non si sente parte della propria Società, bensì al massimo, si interpreta come interlocutore della Società. Interlocutore che paga le tasse, che le evade, che contribuisce alla sua crescita, che la sfrutta, che la ignora. Assai raramente come un soggetto che la interpreta come “cosa propria”. Se domandate a costoro cosa sia il settore pubblico, potranno rispondervi: ”Tutto ciò che è al di fuori del mio privato”. E invece no.  Il Comune siamo noi, lo Stato siamo noi, tutti noi, ciascuno di noi.

Già una persona aveva proferito la frase L’état, c’est moi, e cioè Luigi XIV , il re francese famoso per aver instaurato una Monarchia Assoluta. Ma noi, al contrario, adottando ognuno questa frase, vogliamo instaurare una Democrazia Assoluta, proprio perché l’affermazione dovrebbe rispecchiare il modo di essere e di interpretarsi di ognuno di noi, di tutti noi.

Pensate un po’ … se operassimo questa trasformazione antropologica … se ognuno di noi sentisse il Paese come parte di se stesso …allora probabilmente scomparirebbe l’assenteismo elettorale, insorgerebbe in noi la giusta indignazione di fronte a chi – nei confronti dello Stato, cioè nostri, – commette furti o, quando va “bene”, si rende responsabile di costose omissioni

Ecco, a mio avviso il Problema Antropologico viene ancor prima del Problema Morale, che a sua volta viene ancor prima del Problema del Lavoro, che a sua volta …  etc. etc

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NATALE DI VETRO – 31 –

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Dicembre, 2013 @ 2:04 pm

Detto altrimenti: di vetro, che ci lasci vedere ciò che è al di fuori del “nostro” Natale (post 1242)

Pensavo di avere terminato con i miei trenta post natalizi, e invece … invece oggi sono stato a Messa al Santuario della Madonna delle Laste (Trento Alta). Verso la fine, prende la parola una missionaria laica che opera nel nord ovest dell’Argentina, ai piedi della Cordigliera delle Ande. Ci offre immagini sacre contro una piccola offerta … denaro da destinare ai bambini la maggior parte dei quali non supera i cinque anni. Infatti muore prima per denutrizione e malattie in una terra nella quale manca tutto: elettricità, lavoro, gas, acqua potabile, scuole, ospedali. Il parroco? Una volta l’anno!

Il parroco, quello delle Laste, alla fine, dopo la benedizione, ci saluta “Come il nostro Papa: buon pranzo!”. Ecco … io non ho potuto fare a meno di associare le due situazioni, di chi deve stare attento a non ingrassare e di chi deve cercare di non morire di fame. Noi, ben nutriti, all’interno di una casa calda. Loro, gli Altri, fuori. Ed ho ripescato una mia vecchia poesiola … che ci possa indurre ad aprire la porta di casa a Chi è fuori. Una poesiola per bambini piccoli e anche per bambini cresciuti:

La casa di vetro

Attraverso lo spazio
svuotato dall’indifferenza
lo sguardo si posa
sull’inverno gelato
mentre all’interno
scoppietta la fiamma
che inonda la casa di vetro
di un rosa tepore
veneziano.
Qualcuno
da fuori
implora calore
e tende la mano
ad occhi infantili
spalancati al di là
dell’invisibile muro.
E il piccolo viso rotondo
dischiude la porta
di casa e del cuore
e scalda
col puro suo gesto d’amore
i colori gelati del mondo.

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MORALE, LIBERTA’, BENE COMUNE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Dicembre, 2013 @ 10:31 am

Detto altrimenti: riassunto di diverse puntate precedenti (post 1241)

Morale del Codice Hammurabi (2200 a. C.): “Non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te. Fai agli altri ciò che vuoi sia fatto a te” (cioè: anche i laici e  i non credenti possono ben avere questa Morale).

Morale cristiana: “Ama il prossimo tuo etc.; non fare agli altri … etc..” (per inciso: la nostra religione non “è” la morale bensì “ha” una morale. La nostra religione è Creazione e Resurrezione).

Libertà: possibilità di ricercare il proprio Bene nel rispetto del Bene altrui. Il che di traduce nella ricerca del Bene Comune. Se non si autolimita la propria libertà di fronte alla libertà altrui, nessuna libertà è “libera” in quanto è limitata da quelle altrui. Da ciò si deduce che Libertà è Morale e viceversa. Tertium non datur.

Ma cosa è il Bene Comune? Non è una strada, una piazza. Non è un unico Bene Unico di cui ciascuno possieda una quota. Il Bene Comune e il Bene di ciascuno che è definito “comune” in quanto convive e non confligge con il Bene di ogni altra persona. Un esempio: io sono libero di ricercare quello che io reputo essere il mio bene, ad esempio l’arricchimento, se nel far ciò non impoverisco gli altri.

In questo senso l’arricchimento di una limitata parte della popolazione (dello Stato, del Continente, del Mondo) in presenza dell’impoverimento della maggior parte della stessa popolazione statale, continentale, mondiale, è immorale e illibertario.

L’immoralità sopra descritta, ove non ci si ponga nemmeno il problema sopra accennato, diventa addirittura a-moralità, cioè si passa dalla violazione della regola morale (immoralità) alla negazione dell’esistenza di una regola morale (amoralità).

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DALLE PRIVATIZZAZIONI STATALI ALLE PRIVATIZZAZIONI INTERCOMUNALI TRENTINE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Dicembre, 2013 @ 10:07 am

Detto altrimenti: Comni Trentini, come  trasformare una necessità in un’opportunità – Dal “privatizzare” al “to go public”.                    (post 1240)

Il Governo centrale potrebbe essere condotto a privatizzare molte società pubbliche, per “fare cassa” e per non essere costretto a comprendere nell’ammontare del debito pubblico anche i debiti di tali SpA, il che farebbe crescere di molto il rapporto debito pubblico-PIL.
Ma alcuni settori non si possono privatizzare, come la gestione dell’acqua, sia per la natura “strategica” del servizio sia perché così dice un referendum popolare. Altre attività producono utili, ed allora perché privatizzarle? Altre sono in perdita, ed allora chi se le comprerà mai? (A meno di scaricare il tutto sulle spalle degli utenti attraverso fortissimi aumenti tariffari). Ed allora?

Ma questa è un’altra storia. Infatti intendo portar la discussione sul terreno dei Comuni Trentini.

La soluzione potrebbe consistere nel sistema già adottato di Spa a capitale misto pubblico-privato a maggioranza pubblica, gestite da imprenditori privati secondo le tecniche che essi – e non i funzionari pubblici – conoscono, con l’Ente Pubblico che interviene solo quale regolatore delle tariffe, della qualità dei servizi etc… Ma al riguardo il legislatore non ha adeguato in modo armonico e completo la relativa legislazione, generandosi situazioni di incertezza ad ogni livello, sia esso gestionale che giurisprudenziale e giudiziario. Un esempio? Se un sindaco “ordinasse” ad una Spa di cui possiede la maggioranza azionaria di applicare tariffe fallimentari, i responsabili di tale società cosa dovrebbero fare, se non dare in blocco le dimissioni? L‘alternativa sarebbe o non ubbidire, ed allora essi violerebbero l’impegno di “adeguarsi alle direttive del Comune” che è stato fatto loro sottoscrivere all’atto della loro nomina, oppure “ubbidire” e far fallire la società. No. Così non può’ andare … almeno fino a quando esistano Sindaci che non riescano a considerare le loro SpA come SpA (v. codice civile), appunto, e non come “uffici” del loro Comune.

Ma torniamo alla SpA interamente pubblica.

In italiano il termine “società pubblica” indica una società posseduta da un Ente Pubblico. Nel mondo anglosassone, il termine “public company” significa esattamente il comntrario, e cioè una “società posseduta dalla collettività dei cittadini” e “privatizzare” si traduce con “to go public”.

 Ed allora proviamo ad immaginare la situazione seguente, che ipotizziamo relativamente ad un Comune facente parte di un ambito territoriale funzionale intercomunale. Il nostro Comune non attende di essere costretto a vendere ai privati (“privatizzare”) una sua Spa per “necessità” o, entro una data fissa, per ottemperare ad un probabile “dictat” legislativo, se non altro perché il prezzo della vendita scenderebbe di molto di fronte ad un compratore consapevole di tale obbligo a scadenza. Ed allora, ben prima di quel momento, il nostro Comune trasforma una necessità in una opportunità. Infatti esso stipula con la sua Spa adeguati contratti di servizio che gli garantiscano comunque il controllo della qualità e dei costi del servizio. Indi il Comune apre il capitale della Spa ai cittadini propri ed a quelli dei Comuni confinanti, uscendo egli stesso dal capitale della sua Spa. La Spa diventa interamente privata, “dei cittadini locali” i quali sono innanzi tutto interessati ad avere servizi efficienti e a costo contenuto, più che, almeno in questa prima fase, a ricevere dividendi azionari. A quel punto i Comuni interessati si consorziano e lanciano un unico bando intercomunale per la gestione del servizio pubblico a livello unificato intercomunale con rilevanti migliorie funzionale e forti economie di scala. La Spa vi partecipa con ottime probabilità di vittoria, in quanto, essendo già operante sul territorio ne conosce ogni aspetto di criticità e di opportunità e può formulare l’offerta di gran lunga assai più tempestiva e favorevole.

Oltre a ciò, la Spa, essendo a capitale interamente privato, potrebbe liberamente operare anche al di fuori dei confini dei Comuni d’origine, partecipando a bandi pubblici lanciati da altri Comuni ed anche stipulando contratti gestionali con soggetti privati. Il suo fatturato aumenterebbe, essa potrebbe assumere altro personale locale; praticare condizioni sempre migliori ai suoi Comuni d’origine; produrre utili e ritorni fiscali ed infine distribuire dividendi ai suoi azionisti. Un esempio? In Trentino, terra dei moltissimi Comuni di difficile reciproca fusione, stiamo già assistendo a Comuni che, per ragioni funzionali ed economiche, hanno riunificato le proprie Polizie Locali. Ed allora, gli stessi Comuni potrebbero riunificare anche la gestione della sosta e della mobilità attraverso un’unica Spa della Mobilità strutturata come sopra descritto.

In sintesi: si può ben dire “no” alla privatizzazione che preveda la cessione delle azioni di un SpA pubblica comunale dal Comune ad un singolo imprenditore privato ma si può dire “si” ad una privatizzazione che preveda un azionariato popolare, locale e diffuso. Mi pare che l’Alto Adige abbia già fatto una scelta del genere in materia di energia.

Nulla vieta che l’operazione descritta, utile e conveniente sotto ogni profilo, debba e possa essere attuata anche a prescindere da una sua eventuale “necessità”, bensì anche sulla base della sua semplice convenienza, funzionalità ed economicità.

Inoltre, last but non least, operazioni del genere hanno un forte contenuto antropologico e sociale, portando gli utenti a sentirsi “Cittadini”, padroni in Casa Propria e più sensibili al perseguimento del Bene Comune.

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GIOVANI E GIOVANI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Dicembre, 2013 @ 5:51 pm

Detto altrimenti: giovani  diversi fra di loro      (post 1239)

Il Brenta dalla Malga Zambana, con gli sci a nascondere la Cima Tosa; i guanti sotto la Torre di Brenta e la Cima Brenta sulla verticale della sdraio!

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Sono a sciare in Paganella. Pausa “pranzo”: uova strapazzate con speck e patate + acqua minerale. Alla mia destra un tavolo di romani “giovani” (sui trent’anni). I loro discorsi? Su chi aveva le migliori foto di calciatori sul telefonino. Alla mia sinistra un tavolo di trentini “giovani” (sui trent’anni). Discutevano sule “bale” (sbronze) prese in quel rifugio. Non tutti i giovani Romani sono così e non tutti i giovani Trentini sono così. Anzi … Tuttavia, giovani di trent’anni, per me, trent’anni fa, erano uomini di trent’anni.

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Marco Patton, fondatore della Bottega dell’Arte, podista di fama, 80 km di corsa in montagna contro le guerre!

Resto in città. Oggi non scio, vado a “farmi” i capelli dal mio solito parrucchiere ex Marco Patton, ora Pedron, Via Dietro le Mura B (“B”, mi raccomando!).

Sicuramente conoscete l’esistenza dei caffè letterari. Il caffè Pedrocchi a Padova, i caffè letterari di Trieste (Caffè San Marco, Caffè Stella Polare, Bar Ex Urbanis, Caffè Tommaseo, Caffè degli Specchi). Anche Trento ha il suo piccolo caffè letterario, il Bar Controvento di Via Galilei, dove si raduna il gruppo di lettura di Mirna Moretti (v. www.trentoblog.it/mirnamoretti), preziosissimo per noi frequentatori, ma certo non altrettanto famoso come i caffè triestini.

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La Bottega dell’Arte. Nel retro, la Sala Esposizioni

Tuttavia Trento ha una cosa in più: la Bottega dell’Arte di parrucchiere non letteraria bensì artistica. Infatti il “mio” negozio di parrucchiere, nel retrobottega che poi è anche una comoda sala d’aspetto, sede dell’ Associazione Culturale Le Mura, organizza una particolarissima “permanente”, nel senso di una mostra permanente di artisti vari: fotografi, pittori, fantasisti. Fra l’altro, sono state ospitate mostre di sculture lignee, di collezioni varie: fumetti, strumenti dell’artigianati specifico del parrucchiere, etc.. Ad ogni taglio di capelli una sorpresa diversa. Sempre uguale invece è la piacevole constatazione dell’interesse dei giovani (giovani!) proprietari che portano avanti con amore l’iniziativa che era stata del precedente proprietario Marco Patton (MPP – Marco Patton Podista).

E poi, nella “Bottega dell’Arte” … che incontri! Un giorno, mentre ero sotto … le forbici, si parlava di biciclette e ciclismo. Io sono ormai un  dilettante pedalatore “di base” da 4.000 km l’anno, niente di speciale,  anche se “ai miei tempi” ho scalato i seguenti passi: Trentino A.A.: Bondone, Manghen, Pennes; Piemonte e Francia: Scala, Sestriere, Monginevro, Lautaret, Galibier, Telegraf, Moncenisio, Izoarad; Lombardia e Svizzera:  S. Marco, Spluga,  Ghisallo, Sormano, Maloja, Bernina. Ed ecco che alla fine, quando mi sono alzato dalla poltrona, mi presentano un “collega”: Gipo Simoni!

Nella foto lui è quello … con più capelli in testa, più scuri, senza la pancia, con un diverso rapporto peso/potenza, con “qualche” successo internazionale (!!)  e con qualche annetto in meno!! Grande Gipo!! Negli anni passati, all’Interporto, il Presidente Luchin mi aveva presentato  Francesco Moser … ed ora Gipo: posso ben essere contento!

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Che dire della Bottega dell’Arte? Una “microcultura”, piccola non certo per i contenuti ma per il contenitore: una semplice, piccola “grande” (great) sala d’aspetto, grande per la spontaneità e la particolarità dell’iniziativa, che rende arricchente un’occasione altrimenti di semplice routine.

 Bravi ragazzi!

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LA SANITA’ REGIONALE E’ TROPPO CARA?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Dicembre, 2013 @ 10:07 am

Detto altrimenti: ecco una soluzione! (post 1239)

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Problema: lo stesso prodotto viene acquistato da regioni diverse a prezzi diversi, talvolta multipli.

Soluzione: io, umile blogger. ho messo a punto una procedura software  SW che sono disposto a regalare (regalare) alle Regioni. Funziona così:

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 1) si redige un elenco completo di tutti gli acquisti di tutte le regioni, ordinando i beni e i servizi acquistati in ordine alfabetico (ogni regione scrive direttamente su di un unico “file centralizzato”: la procedura ordina in automatico le voci ed elimina i doppioni);
2) ogni regione scriva a fianco di ciascuna voce il proprio prezzo di acquisto;
3) la procedura individua automaticamente i fornitori/prezzi migliori e iscrive in apposito separato elenco i fornitori/prezzi scartati;
4) tutte le regioni costituiscono un  UUA-Unico Ufficio Acquisti per approvvigionarsi dai fornitori più economici, ottenendo un ulteriore “sconto quantità”. Se gli altri fornitori protestano sono messi a gara sulla base di partenza del miglior prezzo già individuato.

 La procedura SW sopra descritta è disponibile gratuitamente, su richiesta.

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DECRETO SALVAROMA, MILLEPROROGHE, ETC.

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Dicembre, 2013 @ 9:01 am

Detto altrimenti: percezione sensoriale ma senza una visione d‘insieme (post 1238)

Sono seduto sulla sommità di un’alta scogliera. Del mare ho la massima visione d’insieme e nessuna percezione sensoriale. I due valori si invertono man mano che scendo verso l’acqua. Se mi immergo in acqua e nuoto, del mare avrò la massima percezione sensoriale (qualche goccia salata in bocca) e nessuna visone d’insieme.

Rododactulos Eos, l’Aurora dalle dita di rosa. Questa mattina mi sono alzato (presto) per recuperare. Infatti sono due giorni che non pubblico post. Sapete, le feste, la famiglia …il Natale … Mi sono alzato presto e dalla mia finestra ho assistito allo spettacolo dell’aurora … l’Aurora che lascia ben sperare una bella giornata di sole, dopo la “tempesta di Natale”.

Tempesta di neve e di decreti. Che nomi! “Salvaroma”? E gli altri comuni italiani? Quelli che hanno anch’essi bisogno di aiuti? E quelli virtuosi, che avrebbero bisogno di potere spendere le risorse di cui dispongono? E poi “Milleproroghe”? Dai … già il nome …”proroga” di per sé ha un significato negativo …

Ma insomma, parlentene ciar (dialetto trentino: parliamoci chiaro): Letta sta operando al meglio di quanto gli è consentito dalle prassi (negative) consolidate da 150 anni di “italianate”  e dagli equilibri (politici) precari nei quali è costretto da una legge elettorale oscena ed offensiva dell’intelligenza e della democrazia di ognuno (ma perché la politica non ne ha eccepito l’incostituzionalità già dall’inizio?). Letta, aiutato nel mantenere la rotta da un galantuomo di nome Giorgio. Altro che re Giorgio: Galantuomo Giorgio!

Napolitano che ha bocciato un decreto perché non può contenere tutto ed il contratto di tutto; perché giustamente non può essere un bus omnibus sul quale ognuno fa salire qualsiasi contenuto; perché “era ora di finiamola” con l’assalto alla diligenza; perchè ha richiamato governanti e parlamentari a svolgere bene il loro lavoro, non male!

In una qualsiasi Spa, dirigenti che non rispettano il proprio ruolo; che non rispettano lo Statuto ed i regolamenti della società; che non rispettano l’ordine del giorno delle riunioni; che si muovono al di fuori delle loro competenze; che non hanno una visione d’insieme dei problemi; che non raggiungono risultati …. sarebbero licenziati in tronco per giusta, giustissima causa.

Tuttavia … sia chiaro … il mio vuol essere un esame oggettivo di certe situazioni, non una bocciatura di chi cerca si far uscire il Paese dalla melma del secondo (e spero ultimo) ventennio!

Chiarito ciò, procediamo con una “parabola”, così si capisce meglio.

Ero a capo della Direzione Amministrazione, Finanza e Controllo di Gestione di una grande SpA. Uno dei miei dirigenti era a capo del SOM – Servizio Organizzazione e Metodi. Un giorno viene da me: “Dottore, siamo subissati da mille richieste. tutti vogliono che il mio reparto automatizzi le loro procedure … ma non possiamo far fronte a una simile massa di lavoro ..”. Nessun problema, risposi. Convocai una riunione dei Direttori miei colleghi e chiesi loro di darmi un elenco delle loro necessità, in ordine di priorità. Furono felici. In due giorni ricevetti gli elenchi richiesti. Dopo di che il mio dirigente valorizzò in termini di tempo necessario per dare corso alle prime tre richieste di ogni direzione e valutò che la loro esecuzione avrebbe occupato il suo reparto per due anni. Quindi riconvocai la riunione dei Direttori e chiesi la presenza anche del Direttore Generale. Comunicai l’esito dell’esame delle loro richieste e quindi informai che non avrebbero potuto avanzare ulteriori richieste per due anni, a meno che il Direttore Generale non avesse autorizzato il raddoppio dell’organico del SOM.

Perché cito questo episodio di vita aziendale? Per significare come occorra avere e fornire a tutti una VISIONE D’INSIEME, il che non mi pare si stia facendo da parte del Governo e del Parlamento. “Mille” proroghe, tanti interventi a pioggia, ma la visione d’insieme no.

Visione d’insieme? 1 ) Abbiamo fatto un esame di coscienza sui diversi modelli di sviluppo possibili? 2) Quello attuale è quello “giusto” rispetto ai tempi? 3) Abbiamo fatto un riesame dell’ordine delle priorità reciprocamente valutate? Tanto per fare un esempio, i cacciabombardieri F 35 (con i miliardi di euro che ci costano) sono ancora prioritari rispetto ad investimenti nella sanità, scuola, occupazione, esodati, difesa idrogeologica del territorio?

Dice: le risorse recuperate dall’evasione fiscale saranno destinate alla riduzione del cuneo fiscale. Sembra un provvedimento positivo. E invece a mio avviso è negativo. Ve lo dimostro con una riformulazione della regola: “Alla riduzione del cuneo fiscale destinerò solo le risorse eventualmente recuperate dall’evasione fiscale, non altre. Non vi aspettate che io utilizzi quanto potrei con certezza risparmiare dalla rinuncia agli F 35”. Ecco, è solo un esempio di come ad una “esigenza sensoriale” si risponda con una “risposta sensoriale”, e non all’interno di una visione d’insieme di tutte le entrate e di tutte le uscite del bilancio dello Stato.

Amici, come me non accettatte di essere “distratti” dalla percezione sensoriale dei tanti interventi – che pur valutiamo positivamente – al punto da non avvertire l’esigenza che ci  sia fornita una visione d’insieme!

Dice: “ma tu vuoi sempre avere ragione, vuoi che tutti la pensino come te”. No, amici, il mio obiettivo è un altro: che almeno tutti si pongano il problema. Poi che ognuno – ovviamente! – la pensi come vuole. Chiarito ciò, tuttavia confesso: ho una debolezza e cioè confiteor che sarò felice se solo sarò riuscito a convincere anche una sola persona alla mia “causa”. Debolezze umane le mie … che volete …

BUON ANNO A TUTTI NOI! E ce lo meritiamo – se non altro statisticamente – un “Buon” anno, anche perchè  “O BONO TEMPO E O MALO TEMPO NON DURA TUTTO O TEMPO” (antico proverbio siciliano).

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LA SPENDING REVIEW “MORALE” E QUELLA “VERA”

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Dicembre, 2013 @ 8:25 am

Detto altrimenti: quella in corso (spending review morale) .. si vabbè … ce vo’ … ma nun ce dimentichiamo l’antra, quella vera … quella economico finanziaria (post 1237)

Aho … stò a scrive ner dialetto de Roma sto e che te credevi? Mica stò a dormì! Così me capischeno mejo ‘sti Romani de Roma … si … quelli de la spendig reviù … quella che stanno a fa’ , taja de  qua, taja de là, quanno ce vo’ ce vo’ … dicheno che è ‘na questione moral … vacce  a capì …  vacce …  dicheno che  sarebbe tanta, tantissima moralità de più (anche se quantitativamente non risolverebbe il problema della finanza pubblica n..d.r.).

Moralmente (cioè qualitativamente)  va bene. Quantitativamente  invece la spending review significativa da operare è sopraattutto un’altra, quella della eliminazione dei costi della non politica. Mi spiego: quanto ci costano le seguenti non-politiche?

non politica industriale: €………………
non politica turistica:      €………………
non politica sociale:         €………………
non politica energetica:        € …………………

non politica del riordino delle priorità €………………
non politica ambientale €………………
non politica agricola €………………
non politica idro-geologica €………………
non politica della riduzione degli armamenti € ………………
etc. etc. €………………
Totale €………………. (somma milioni di volte maggiore di quella recuperata con l’attuale spending review morale)

Una controprova? Se avete un amico che lavora alla RAI, fatevi dare il seguente conteggio: quante (tante) sono state le ore dedicate ai processi di una persona; ai molti scandali; alla legge elettorale; alle alleanze politiche etc., e quante (poche) alle politiche di cui sopra.

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NATALE EUROPA, VERSO GLI STATI UNITI D’EUROPA: UNA PROPOSTA – 30 –

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Dicembre, 2013 @ 7:36 am

Detto altrimenti: un regalo di Natale alla nostra Europa, un percorso antropologico, comunicativo ed organizzativo (post 1236)

Trentesimo ed ultimo post natalizio, il più importante, quello del  “Buon Natale, Europa!

Chiediamo all’Europa di aprire uffici europei territoriali, magari ad iniziare qui, nel nostro Trentino: “Unione Europea – Ufficio Territoriale Trentino”…. ecco, la gente, passando per strada, lo vedrebbe, entrerebbe, si informerebbe, utilizzerebbe quanto l’Europa già offre, inizierebbe a vivere come vero Cittadino Europeo.

Avevo scritto che in Italia abbiamo un problema (oltre a quello Morale e ai tanti altri!) da risolvere: quello antropologico, e cioè dobbiamo superare la concezione che lo Stato, il nostro Stato, sia tutto ciò che è al di fuori del nostro privato. Infatti lo Stato siamo noi, ognuno di noi, per cui – ad esempio – lo spreco o il furto del denaro pubblico non è un furto in casa d’altri ma un furto in casa nostra, nella casa di ciascuno di noi. Europa. Lo stesso problema. La sentiamo ancora “cosa non nostra”, cosa lontana, fonte esterna di vincoli, di imposizioni. In Europa la nostra politica manda i trombati della politica nazionale. La spending review la facciamo in Italia ma non ci poniamo il problema di farla anche in Europa. Non siamo nemmeno capaci di spendere le risorse che l’Europa ci destina.

Le stelle le abbiamo già: aggiungiamo le strisce anche noi!

Basta, “è ora di finiamola”. L’Europa siamo noi, l’Unione Europea siamo noi, gli Stati Uniti d’Europa saremo noi. Già … dice … ma questa Europa è zoppa … Si, certo, oggi è zoppa … è zoppa perchè è malata di incompletezza, e la malattia conduce alla guarigione, all’invalidità o alla morte. E noi dobbiamo farla guarire, la nostra Europa, nata doganale e monetaria e non (ancora) politica, la nostra Europa che si sta dando un’unica regolamentazione bancaria, che dovrà darsi un’unica regola fiscale, etc..

Dice … ma come fare per sentirla più “nostra”? Be’, la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha iniziato a mandare in TV e alla radio una serie di spot pubblicitari esplicativi del “concetto Europa”. Bene.

Ma oggi è Natale: si può dare /fare di più: chiediamo all’Europa di aprire uffici europei territoriali, magari ad iniziare qui, nel nostro Trentino: “Unione Europea – Ufficio Territoriale”…. ecco, la gente, passando per strada, lo vedrebbe, entrerebbe, si informerebbe, utilizzerebbe quanto l’Europa già offre, inizierebbe a vivere come vero cittadino Europeo.

Trento, 25 dicembre 2013:  Buon Natale, Europa!

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