BRAVO RENZI!
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Settembre, 2014 @ 9:35 pmDetto altrimenti? Bravo Matteo!  (post 1648)
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Perché bravo? Be’ raga, perché questa sera sono allegro grazie a lui, e lo sono perché metto in fila due fatti per me piacevolissimi: 1)  l’accorpamento del ministero dei beni culturali con quello del turismo, e 2) il tipo di impostazione data alla riforma della scuola (avanzamenti per merito e non più per anzianità ), “sentiti tutti gli interessatiâ€.Sono due “cose†di cui avevamo veramente bisogno, e da tempo. Pertanto, bravo Matteo!
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Dice … ma che, fai politica? No, raga, scialla: io mi limito ad apprezzare due azioni del governo: infatti l’Italia è un museo a cielo aperto, ha beni artistici e culturali dieci, cento volte più della Francia ma la Francia sviluppa un turismo doppio del nostro. Ed allora … perché no?
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E la scuola: finalmente premi ai docenti meritevoli e non a tutti, diamine, era ora! E poi, era anche ora di finiamola con il precariato dei docenti, che fra l’altro si traduceva nel “precariato dell’apprendimento” da parte di alunni disorientati dai molti, troppi  cuochi che si avvicendavano intorno ai loro fornelli … ops, scusate … volevo dire ai loro cervelli!
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LA DONNA CHE CANTA (film)
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 31 Agosto, 2014 @ 4:58 pmDetto altrimenti: non parliamo solo di libri … (post 1647)
Titolo originale “Incendiesâ€, film di Denis Viulleneuve del 2010. Trasmesso ieri sera 30 agosto 2014 in prima serata da RAI 3.
Guerre civili, di religione in terra di …? Il film non ve lo dice ma si tratta del Libano. Un giallo autentico, anzi un dramma geopolitico, anzi una tragedia greca, avvincente, nel quale l’assassino è … l’integralismo religioso, la legge del taglione, del dente per dente, il maschilismo, “qualità †spesso strumentalizzate dalla politica.
Film del 2010, trasmesso dalla nostra TV nel 2014, film purtroppo attualissimo nel 2014. Una giovane libanese cristiana ama un profugo islamico. Sommo disonore! I suoi fratelli uccidono il ragazzo. Lei partorisce il “frutto del disonoreâ€. Il figlio le viene sottratto non prima di essere marchiato in un tallone: non si sa mai … Lei viene scacciata. Lei, cristiana, assiste al massacro di musulmani all’interno di una corriera operato da integralisti nazionalisti cristiani e alle vendette di matrice opposta: sangue chiama sangue. Si vendica uccidendo il capo politico dei nazionalisti. 15 anni di carcere, torture e stupri. Incinta, partorisce in carcere due gemelli che le vengono sottratti ma che poi, a fine pena, in qualche modo le sono restituiti. In punto di morte lascia un compito ai suoi gemelli: ritrovare il loro fratello e il loro padre. Alla fine si scopre che ….
Non è un fumettone. E’ un film da vedere. Il film ha richiamato alla mia memoria i periodi trascorsi da volontario a Prijedor, vicino a Banja Luka, nella Repubblica Serba di Bosnia, subito dopo la guerra civile dei Balcani: stesse scene di case distrutte, di orfanotrofi pieni di bimbi impauriti, di miseria, di disperazione, di religione contro religione: “Queste dieci case incendiate … erano cattolici, quelle altre no, sono musulmani”. E viceversa. Pulizia etnica selettiva, di villaggio in villaggio. Vecchie scuole trasformate in campi profughi. Qua e là carri armati (dell’ONU) a presidiare la desolazione.
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Altro mio ricordo: Beiruth, tempo “di paceâ€, sono in Libano per lavoro, per conto di una media società privata di engineering. Tempo di pace … si fa per dire: militari siriani per le strade a far da padroni. La mia controparte, il primo ministro Rafiq Hariri insiste per una gestione autonoma, indipendente (“We don’t need huges companies”): salta in aria una strada intera e con lei la sua auto blindata e il suo occupante. Capaci docet.
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La donna che canta, alias Incendies: film da vedere. Soldati bambini, cecchini bambini. Giovani torturatori e torturati. Vite rubate alla vita. Donne non più donne ma animali da comandare. L’abitudine e l’indifferenza al dolore altrui, non al proprio. Donne che si ribellano, che lottano: la protagonista. Donne che vincono, alla fine, a prezzo della vita stessa: “frangar non flectarâ€: potete uccidermi ma non mi piegherete alla vostra volontà : io canto, e canterò fino alla morte.
E alla fine la verità – almeno quella – trionfa.
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Direte … film “attuale” rispetto ai tuoi ricordi? Non solo, amici, purtroppo attuale soprattutto rispetto a quanto sta avvenendo nel Medio Oriente, in Africa, in molte altre parti del mondo…
P.S.: in questi stessi giorni RAI 3 ha trasmesso altri due bei film: La Ciociara e I girasoli, li conoscete di certo, sono film che dovrebbero far riflettere …
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SERGIO MARCHIONNE CRITICA L’ITALIA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 31 Agosto, 2014 @ 7:13 amDetto altrimenti: questa mattina accendo la radio e sento che tu Sergio, affermi che “noi italiani siamo tutti colpevoli, io l’avevo sempre detto …” (post 1646)
Noi? Tu compreso? Caro Sergio, ma tu … tu non sei residente in Svizzera? Non ci posso credere! Sai, non concordo con questa tua scelta. Dice … ma la libera circolazione di persone e merci nell’UE? Si, vabbè dico io, ma tanto per cominciare la Svizzera non fa parte dell’UE. E poi il tuo antico predecessore Valletta aveva uno stipendio venti volte superiore a quello di un’operaio, e il tuo? Se prendi, come prendi, 450.000 euro al mese, quanto fa 450.000 diviso 2000 (cifre lorde)? Mi pare che faccia 225! Ma parliamo di cose serie … via …
Tu critichi tutto e tutti, con affermazioni che ognuno di noi da tempo sarebbe in grado di fare mentre sorseggia il caffè al bar: “Abbiamo dormito, non siamo stati incisivi, non abbiamo approfittato dell’opportunità Euro, etc.â€. Mi sembri quel premio Nobel che al Festival dell’Economia di Trento ha dichiarato “Per uscire dalla crisi ci vorranno tempi lunghiâ€. Evvabbè, dovevamo disturbare un Premio Nobel …
Tu eri solo un manager, poi a forza di accumulare stock option, cioè a forza di ricevere azioni delle “tue†SpA quale benefit aziendale, sei diventato anche imprenditore. E gli imprenditori italiani, anzi, scusa, molti imprenditori italiani, cosa hanno fatto? Hanno delocalizzato la produzione perché in alcuni paesi esteri la manodopera costa molto meno (anche se in quei paesi i diritti civili e dei lavoratori sono un optional). E chi non ha delocalizzato la produzione, ha delocalizzato la sede sociale e fiscale e/o ha delocalizzato gli acquisti, per pagare meno tasse e/o per acquistare all’estero a costi inferiori ciò che altri, Italiani e non, producono  a costi inferiori.
Mi ha sorpreso ciò che accade ai capi di abbigliamento “grandi firmeâ€. Saviano, nel libro Gomorra, ci ha spiegato come le nostre Grandi Case fanno produrre in Italia i loro prestigiosi capi dagli schiavi cinesini di turno. Dopo di che noi paghiamo quei capi a cifre elevatissime, perché “sono firmati!â€.
Nello stesso tempo, si poteva però acquistare gli stessi capi dai vu cumprà di turno, a prezzi molto inferiori, solo che quei capi venivano definiti “taroccatiâ€.
Ora l’iter produttivo è uguale ai precedenti, solo che l’operazione spesso è organizzata da piccoli imprenditori, i quali di fatto si sono trasformati in nuovi vu cumprà .
Ancòra, per capi di buona qualità ma non “firmati†si assiste a quanto segue: negozi fino a poco tempo fa “di lussoâ€, espongono ora capi di qualità medio alta senza l’etichetta del produttore a prezzi molto inferiori a quanto lo stesso consumatore si aspetterebbe.
E come se ciò non bastasse, ecco la ciliegina sulla torta: il tutto (cioè le merci acquistate) vengono poi spesso fatturate attraverso una società di S. Marino sulla quale si può far maturare l’utile s.q. (secondo la quantità voluta), visto che in quella centrale di evasione fiscale (delle nostre imposte) le “loro” imposte sono molto inferiori alle nostre.
E se l’imprenditore italiano deve investire denari che precedentemente ha esportato in modo clandestino? Nessun problema: si creano finanziarie estere che effettuano regolari “investimenti esteri in Italia” …
Da quanto sopra discende che si sposta il luogo nel quale si accumula l’utile e quello nel quale si pagano le imposte, ma una costa resta immutata: il luogo di produzione della merce, che purtroppo non è il “nostro”.
Di fronte a ciò, Sergio, mi chiedo e ti chiedo: tu, dove hai collocato la sede legale e fiscale della Fiat? Sai, Sergio capirai il mio sfogo ma proprio non mi va di essere tirato le orecchie (accusativo alla greca, io ho fatto il classico), io,  in quanto Italiano (io sì, Italiano), io che vivo con una pensione sufficiente ma né d’oro né d’argento, dopo avere lavorato una vita da manager (io sì, manager)  per i tuoi colleghi imprenditori privati e pubblici.
Fin qui la pars destruens. E la pars construens? Eccola. Gli Stati Uniti d’Europa quale entità che meno peggio di altre, insieme all’altra meno peggio (USA), può ravvedersi e far ravvedere … nel senso che se giudichiamo dai risultati i governanti dell’attuale “mondo-frazionato”,  non ci resta che sperare in un ravvedimento!
FRA LA BICICLETTA E I LIBRI …
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Agosto, 2014 @ 3:29 pmDetto altrimenti: un po’ di vela! (post 1644)
Post n. 1644! Questo numero mi fa un po’ impressione perchè trecento anni dopo il 1644 sono nato io, nel 1944 appunto! Ma veniamo alla mia estate. La nonna, la nipotina ma anche noi due, Maria Teresa ed io, dieci giorni via, al mare a leggere e pedalare (non sui pedalò, ma in bicicletta, e anche qualche bagno di mare, ovviamente!). Finite le vacanze, le vacanze non sono finite, perché i nostri due eroi rientrano a casa, cioè in Trentino, il che vuol dire che “in vacanza†ci vivono, stante la bellezza di questa Terra. E “Terra†la scrivo con la “T†maiuscola non a caso, se la merita proprio!
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Rientro. Vado a trovare la mia vecchietta, la mia barchetta a vela, un FUN francese da regata di 21 piedi,  di nome Whisper, bisbiglio, sussurro, ad indicare come procede anche con poco vento, numero velico (per le regate) ITA 526. La mia vecchietta, dicevo, modello di circa 35 anni fa, oggi ha 25 anni, che per una barca da regata sono tanti veramente. Ma che volete, il primo amore non si scorda mai! E poi per lei ho dilapidato un patrimonio: infatti, all’epoca, ero un ciclista allenatissimo, una scalatore di passi di montagna. Visto lei, ho tradito la bici e naturalmente – ho dilapidato il patrimonio di muscoli e allenamento – avendo irrimediabilmente perso la capacità di realizzare certe imprese a pedali. V’è tuttavia da dire che da qualche anno sto facendo il contrario, e cioè tradisco (un poco) Whisper ed ho ripreso a pedalare … sia pure con meno salite. Chevvolete, l’uomo non è di legno!
Ma veniamo al rientro in Trentino. La prima cosa che ho fatto, prima ancora di finire di disfare le valige, è un’uscita a vela. Ho telefonato al mio amico Sergio Tait e via, da Riva del Garda, con il Vento (Vento= vento da nord). In acqua v’era una cinquantina di Melges 2o piedi, 7 metri circa, quasi come il mio FUN, a disputare il loro  campionato mondiale,  barche da regata nuovissime, per una importante regata. Noi ci siamo destreggiati evitando di intralciare la competizione, ed abbiamo invece giocato ai pirati, cioè siamo andati all’abbordaggio della goletta “Siora Veronica†che aspettava i ragatanti sulla linea del traguardo.
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L’avvicinamento ….
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Pochi attimi prima dell’arrembaggio …
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La Siora Veronica (cfr. in internet) era un vecchio bragozzo da carico di molti, molti anni fa. E’ stato motorizzato (diesel) e dotato di un armo velico tipico delle golette. Solo che la chiglia, sotto la carena, non è “da goletta”, e cioè non è “profonda”, “marcata” e spesso più accentuata via via che ci si avvicina alla poppa, per cui la Siora Veronica bolina poco, cioè risale male il vento. Viene utilizzata per mini crociere piacevolissime (io stesso ho potuto gustarle, anni fa).
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LA GOLETTA. 1812-1815: i futuri Stati Uniti d’America sono in guerra contro la madre patria Inghilterra la quale è dotata di una flotta assai potente di grandi velieri con moltissime vele frazionate per agevolarne la manovrabilità , la cui velocità massima, peraltro raggiunta solo in andature prossime al traverso (bolina larga, traverso, gran lasco), tuttavia non superava i 10 nodi.
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E gli Yankyes si inventano le golette o schooner, sul modello di navi bermudiane. I “privateersâ€, privati che operavano con lettere di marca come veri corsari, ne costruirono ben 150. Si tratta di navi lunghe 35 – 45 metri di cui 10-15 di bompresso e asta di fiocco. Due alberi molto inclinati, tre fiocchi a prua e due rande enormi, controrande. La chiglia continua, da prua a poppa, sempre più profonda. Pochi uomini di equipaggio (solo 12 marinai, in quanto per manovrare le vele non era quasi mai necessario far salire uomini “a rivaâ€). Tuttavia le manovre di vele erano assai pericolose a causa della grande superficie velica di ciascuna randa e quindi a causa della grande forza che bisognava governare e talvolta contrastare a mano!
Le golette erano molto boliniere, dotate di pochi cannoni fra cui a prua due pezzi da caccia da 6 libbre, i quali avevano una portata di m. 250 a tiro radente e di m. 1.750 a tiro parabolico (persino le navi mercantili erano armate meglio!). Tuttavia, esse giungevano da sottovento, di bolina, colpivano efficacemente e fuggivano verso il sopravvento, sempre di bolina, incolumi in quanto avevano di fatto reso inutilizzabili i cannoni dell’avversario che si venivano a trovare puntati verso il basso, cioè verso l’acqua, a causa dello sbandamento della nave. La loro velocità massima era quella massima raggiungibile teoricamente e cioè 2,5 volte la radice quadrata della lunghezza al galleggiamento, cioè circa 15 nodi, cioè 27 Kmh, anche di bolina larga! Inoltre, con onda, entravano in planata raggiungevano i 20 nodi (37 kmh!) pari alla velocità dei moderni traghetti veloci. In allora imprendibili! Oggi, quasi imprendibili.
Un cenno merita una particolare goletta a gabbiole (cioè goletta che ha anche una o due vele quadre sull’albero di trinchetto): la Pride of Baltimore ricostruita ben due volte e tutt’ora going strong! Qualche dato? 2 alberi + il bompresso; lft m. 47; lunghezza al galleggiamento m. 29; baglio massimo m. 7,81; pescaggio m. 3,72; dislocamento 185 tons; superficie velica mq. 920; equipaggio 12 uomini. Essa fu costruita per saccheggiare le coste britanniche: prima di partire, il suo capitano Thomas Boyle, inviò per posta al caffè dei Lloyds di Londra un proclama in cui dichiarava che l’Inghilterra era “stretta da un rigoroso blocco navaleâ€!
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“MORTE DI UN UOMO FELICE†(di Giorgio Fontana, Sellerio Ed.)
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Agosto, 2014 @ 2:54 pmDetto altrimenti: un altro libro finalista al Campiello 2014 … (post 1643)
Tre post fa vi ho raccontato di un altro libro (“La gemella H” di Falco) e fatto cenno di questo. Sono stati i miei due libri dell’estate. Già , perché si è molto più indotti a leggere le novità che non a colmare le lacune di lettura del passato. E le mie sono tante … tante perché fino al mio pensionamento “spintaneo†a 65 anni (io non avrei voluto, stavo sviluppando con successo un progetto aziendale interessante, con una grande prospettiva di sviluppo) fino a quel momento, dicevo, la mia era una “testa altroveâ€, ovvero non avevo spazio mentale per altro. Ora invece … si salvi chi può, dice mia moglie e anche l’editore di questo blog …! Infatti, leggo e scrivo, scrivo e leggo. Ma almeno non faccio danni …
Libri “nuoviâ€, dicevo. Infatti sei aggiornato e poi la gente cosa deve/può pensare? Ovviamente che tu sia “sempre†stato un GL (Gran Lettore, come la mia carissima amica collega blogger Mirna Moretti, lei si che è una GL!).
Ma veniamo al libro. L’Autore Giorgio Fontana è un giovanotto sui trent’anni. Dei cinque finalisti al Campiello (vedi post del 26 luglio 2914, “Campiello?”) è sicuramente il racconto più attuale, riguardando gli anni del terrorismo a Milano 1981 e seguenti. Come egli stesso afferma e scrive, prima di mettersi all’opera (a questa opera) egli si è ampiamente documentato. E questo fatto lo rende assai meritevole ai miei occhi. E poi, una recensione, un breve sunto? Be’, trovate tuto in internet … io dico solo che si tratta di due storie parallele, quella del padre del protagonista, partigiano nell’ultima penultima guerra e quella di Giacomo, suo figlio, pubblico ministero, combattente nell’ultima guerra. Ma la penultima guerra, quale era stata? La seconda guerra mondiale, ovviamente. E l’ultima, quindi, almeno ai giorni del racconto? Quella contro il terrorismo ma non solo. Infatti si tratta anche di una lotta personale del protagonista per cercare di capire le ragioni del fenomeno che egli è chiamato a contrastare.
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Ecco, questo è il secondo fatto che mi ha molto favorevolmente colpito: che l’Autore, un giovane Autore, il giovane Autore abbia messo in evidenza la necessità di pre-venire il formarsi di fenomeni o fatti negativi, capendone la cause, il che – in altre parole – significa pre-venire piuttosto che semplicemente inter- venire o post-venire, cioè “punireâ€.
Per la “par condico”, ecco gli altri quattro finalisti al Campiello: Fusta Garavini, “Le vite di Monsù Desiderio”, Bompiani - Michele Mari, “Roderick Duddle”, Einaudi - Mauro Corona, “la voce degli uomini freddi”, Mondadori - Giorgio Falco, “La gemella H”, Einaudi.
P.S.: la lettera minuscola del titolo del libro di Corona è voluta dall’Autore.
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DALLE INCORONATE A MILANO MARITTIMA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Agosto, 2014 @ 1:25 pmDetto altrimenti: maccome (maccome) può essere? (post 1642)
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.Dice … maccome (maccome) … tu che andavi in ferie nientepopodimenoche sulle isolette sperdute dell’arcipelago croato delle Incoronate, ora vai a Milano Marittima?
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Rispondo. Innanzi tutto devo essere a portata di ristorno veloce: mia suocera ha 94 anni, è malata, e Maria Teresa ed io dobbiamo essere in grado di rientrare in poche ore. Eppoi (eppoi) qui a M.M. viene una carissima cugina di MT, per cui, mentre loro due bla-bla-blabano, io me ne vado in bicicletta nelle pinete del Ravennate.
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Eppoi, mica lo sapete voi che il mio albergo è sì in centro a M.M., ma ha ben tre ettari di pineta intorno, per cui siamo in un’oasi di silenzio. Eppoi a maggio ci ho portato il gruppo degli amici pedalatori FIAB che si sono trovati benissimo.
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Eppoi, uscendo dal mio “recinto†(i tre ettari citati) imbocco subito una pineta e poi strade poderali e poi altra pineta etc. ed arrivo a Ravenna senza pedalare su strade trafficate! Ravenna: un museo a cielo aperto: quante meraviglie da visitare!
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Eppoi la sera, in pochi km siamo a Cervia, a mangiare presso i pescatori ….
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… o al concerto in piazza. Eppoi, ecchè (ecchè) volete di più?
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Eppoi, questa mattina sono andato ovviamente in bicicletta a salutare le Foci del Bevano: sole splendido, ero solo. Mi sono fermato mezz’ora a parlare con la natura, i gabbiani, le anse del fiume, il mare … E’ stato bellissimo essere soli, anche perché “eppoi” io dialogo con questo post …
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Eppoi, dice … ma i costumi? Be’, raga, ogni popolo ha i propri usi e costumi e quelli della riviera romagnola mi paiono proprio “costumi ipocriti”: mi riferisco infatti a certi slip femminili che avendo la pretesa di coprire il lato “B”,  in realtà  semplicemente lo attraversano con una sorta di filo interdentale,  coprendo invece la parte inferiore della schiena quasi all’altezza della vita, parte del corpo che proprio non aveva fatto domanda alcuna di essere nascosta agli sguardi …
Eppoi? Eppoi nulla, vabbene (vabbene) così …
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….. addio, Cervia, sorgente dall’acque … addio!
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VERSO LA FINE DI UNA VACANZA A PEDALI
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Agosto, 2014 @ 11:13 amDetto altrimenti: aiutato da un tempo che non induce troppo alla spiaggia … (post 1641)
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… continuo a pedalare. Giretti non troppo lunghi, 30-50 km, così alle 11,00 sto un po’ in spiaggia con Maria Teresa e quindi alle 12,30 in albergo per il pranzo. Questa mattina sul litorale romagnolo incombevano nubi scure scure ed uno scirocco mica male. Proviamo, mi sono detto, la consueta sgambatina nelle pinete vicine. Mal che vada rientro. E invece … niente pioggia, solo vento e anche qualche raggio di sole. Così, dopo avere “pinetato†verso nord fino alla solita foce del Bevano …
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… sono andato a bighellonare verso sud alla foce del porto canale di Cervia dove ho fatto qualche scatto (no, non sui pedali, bensì con la macchina fotografica!). Quanti km? Pochi, solo 30 … A me – a dire il vero – oggi ne sarebbero bastati 20 per raggiungere quota (stagionale) di 3.000, che – stante il maltempo della stagionaccia – può essere soddisfacente.
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Domani pomeriggio si rientra in Trentino. E allora, come si fa a dire “fine di una vacanza†se si rientra a casa in un posto così bello?
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UN LIBRO A MILANO MARITTIMA, ANZI DUE, ANZI CINQUE!
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Agosto, 2014 @ 6:14 pmDetto altrimenti: “La gemella H†di Giorgio Falco (Einaudi – Stile Libero big) (post 1640)
Recentemente sono stato ad Asiago alla presentazione dei cinque finalisti del Premio Campiello da parte degli Autori (la premiazione si terrà a Venezia il 13 settembre). Un autore è Giorgio Fontana, “Morte di un uomo felice†(Sellerio), ottimo romanzo verità che ho letto a Trento e che ho riscontrato essere una importante testimonianza dei nostri tempi al “passato prossimo”. Un altro è Giorgio Falco: il suo libro, “La gemella Hâ€. Libro che inizia al “passato remoto” per finire al “presente” … l’ho letto in questa settimana di ferie a Milano Marittima …
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E parlo di quest’ultimo solo perché da circa un terzo è ambientato a Merano, città della mia attuale regione ove risiedo da 25 anni e perché da pagina 192 (circa la metà ) a fine si svolge  a Milano Marittima e a Cervia, dove mi trovo in vacanza! Proprio una strana combinazione, non vi pare? La trama … il romanzo di una famiglia su tre generazioni, dal nazismo del 1933 in Germania agli anni 2008 e seguenti sulla riviera romagnola …Una famiglia e – sullo sfondo,  accennata quel tanto che basta – la vicenda storica: l’avvento del nazismo, la sua fine, il dopoguerra, il “tutti a casa”, il viaggio – trasferimento in Italia della famiglia protagonista, la questione Alto Atesina, l’inserimento a Merano e a Milano (Marittima e non), lo sviluppo dell’industria turistica in Adriatico.
Ma perché quell’ “H� H di Hitler, del cognome Himmer delle gemelle protagoniste, dei loro nomi Hilde e Helga, dell’Hotel che il loro babbo (qui in Romagna si dice babbo, come in Toscana) alla fine apre proprio a Milano Marittima.
Questi gli aspetti “esterioriâ€. Interiormente l’analisi di un nazista minore, quasi distratto rispetto ai disvalori di fondo ma profittatore dei “valori†che riesce ad accaparrarsi, ma soprattutto l’analisi della interiorità delle due gemelle, una proiettata verso il mondo esteriore, l’altra alla continua ricerca introspettiva di se stessa. Mondi femminili che la carissima amica collega blogger Mirna Moretti – appena avrà letto il libro – saprà interpretare e rappresentare assai meglio di quanto io non mi azzardi a fare. Mirna, la GL-Grande Lettrice  che l’hanno scorso ha fatto parte della Giuria dei Lettori della precedente edizione del Campiello.
Ogni tanto il racconto è intersecato da storie “minori†che poi minori non sono, storie di attori e comparse rispetto al filone principale. Romanzi brevi nel romanzo principale.
L’Autore … un Italiano che fa esprimere ai suoi personaggi giudizi sugli Italiani della guerra e del dopoguerra … giudizi talvolta severi e crudi, ma che proprio per questo appaiono come se fossero pensieri veri del personaggio che li emette e non dell’Autore che lo fa esprimere.
L’Autore … non è nativo del Trentino Alto Adige ma appare sensibile e documentato sui problemi della parte bilingue della regione, al pari di un’altra Autrice, Francesca Melandri, con il suo “Eva dorme†(altro libro da leggere!).
L’Autore … merita di essere letto. Innanzi tutto dai residenti nel Comune di Cervia. Dai più vecchi, per ricordare; dai meno vecchi e dai più giovani, per imparare. Da tutti, per gustare un buon romanzo che ci aiuta a riflettere sulla nostra Storia, sulla Vita nostra ed altrui.
Buona “Morte di un uomo felice” e buona “Gemella H†a tutti!
P.S.: Per la par condicio, gli altri tre finalisti al Campiello sono: Michele Mari, “Roderick Duddle†(Einaudi); Mauro Corona, “La voce degli uomini freddi†(Mondadori); Fausta Garavini, “Le vite di Monsù Desiderio†(Bompiani).
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INCHIODIAMOLI SUL BAGNASCIUGA!
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Agosto, 2014 @ 1:18 pmDetto altrimenti: come opporsi agli sbarchi (post 1639)
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luglio 1943, sbarco in Sicilia (riuscito)
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giugno 1944, sbarco in Normandia (riuscito)
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agosto 2014, sbarco sulla riviera adriatica (respinto)
Come opporsi agli sbarchi? Riviera adriatica docet:  inchiodando il nemico sulla battigia, sul bagnasciuga. Se ci ci riesce. Per fortuna a suo tempo i Tedeschi non ci riuscirono. Ci riescono invece, tanti anni dopo, gli Italiani, ad “inchiodare†sul bagnasciuga i venditori ambulanti ed anche chi pensa che la battigia sia un bene demaniale, di libero accesso, inalienabile, liberamente fruibile, non privatizzabile.
 Ma … direte voi, come si fa? Ci si affida ai concessionari degli arenili ai quali di fatto si concede di:
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collocare una prima fila di sedie ed ombrelloni “civetta”, cioè non occupati, non occupandi, non occupabili, ma solo “occupanti”;
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piantare recinzioni parallelamente al mare ed anche a 90° rispetto alla linea di costa;
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costringere i venditori ambulanti a piantare i loro tavolinetti su minipalafitte direttamente in acqua;
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costringere gli sportivi che vogliono compiere lunghe corse, a correre attraverso gli ombrelloni all’asciutto, là dove ora incontrano assai meno ostacoli che non sulla affollatissima battigia.
Ecco, altro che le difese tedesche contro gli sbarchi degli Alleati!
Ma poi. Ma poi si alza lo scirocco, il mare si ingrossa, vengono esposte le bandiere rosse. Si ritraggono lettini ed ombrelloni e si può di nuovo passeggiare. Ora lo sbarco sarebbe possibile, ma la spiaggia è pattugliata da coppie di uomini della polizia municipale …
CI AVEVATE CREDUTO? Be’ … in parte è vero ma in parte c’entra anche l’andamento della marea, la quale, pur se limitata, tuttavia – stante la leggerissima pendenza con la quale la costa s’infila in mare – gioca su di una fascia di 5-10 metri in più o in meno …
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Panorama della riviera romagnola
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Ripresa del 26 agosto: oggi di nuovo in bicicletta alla basilica di S. Apollinare in Classe, via pinete, per la selva selvaggia e aspra e forte … a/r 42 km.
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Pinete e macchie, con pescatori lungo i canali …
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… pedalare nelle pinete ravennati è fa-vo-lo-so! All’inizio temi di perderti, ma poi ti accorgi che alle Strasse fuehren nach …Hause … tutte le strade ti riportano a casa … Un solo rammarico: che a fianco del Lido di Dante (8 km alle spalle del quale c’è Ravenna) qualche selvaggio abbia incendiato un pezzo di pineta. Il fatto accadde dopo che fu negato il condono ad alcune abitazioni abusive edificate proprio in quella stessa pineta. A pensar male …
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ALLA SCOPERTA DEL TERRITORIO
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Agosto, 2014 @ 9:34 amDetto altrimenti: “solo e pensoso i più deserti campi, vo mesurando a passi tardi e lenti …†(post 1638)
Petrarca, Canzoniere, sonetto 35. Solo che io questa mattina non mesuravo i deserti campi a passi ma a pedalate, e nemmeno tanto tarde e lente …. Partito dal centro di Milano (Marittima) sono entrato in pineta e quindi mi sono messo a seguire i sentieri apparentemente più insignificanti, quelli non segnalati ai turisti. Cammina cammina …. (si dice così) mi ritrovo in mezzo alla campagna, in un sentiero sbarrato da una stanga (bassa, facilmente scavalcabile) e da un cartello: “Divieto di balneazione e di pescaâ€. Ho pensato: io non faccio il bagno e non pesco, quindi procedo. Dopo qualche centinaio di metri, un secondo cartello ripetete il messaggio del precedente, con l’aggiunta di “Proprietà privataâ€. Ma io ormai sono in ballo – mi sono detto – la violazione l’ho già fatta, quindi tanto vale proseguire. La pista diventa un sentiero, canne e rovi la invadono da destra e da sinistra inducendomi ad una sorta di slalom. Sulla destra appare e scompare un’oasi bellissima, invisibile da altre strade … uno specchio d’acqua immacolato, una sorta di biotopo.
Ogni tanto, quando l’erba lascia un po’ di spazio alla sabbia, sul sentiero mi pare di scorgere l’impronta di pneumatici: saranno delle guardie forestali. Guardie forestali? Ma se siamo in una proprietà privata! Ma … come fa un sito del genere, un biotopo, ad essere privato? Poi, improvvisamente, un ulteriore cartello: “Posto fisso di caccia n. 15â€! Ah … ho capito! Biotopo privato oppure area pubblica in concessione a privati per … cacciare in tutta tranquillità , visto che per bagnanti e pescatori, notissimi inquinatori, vige l’ “extra omnesâ€! Be’ … se le cose stanno così … tutto è chiaro … ho capito … all’apertura della caccia quei volatili così ben attratti e protetti in un’oasi interdetta agli estranei, potranno essere tranquillamente uccisi … no, non da uomini seminudi armati di frecce, ma da persone vestite “tecnicamente”, smontate da una 4×4, dotate di fucili di precisione e di una borsa frigo, hai visto mai avessero sete …
Dove si trova questo sito? Partite dalla parrocchia Stella Maris di Milano Marittima. Imboccate la pineta verso nord (km 2,5), traversate la strada, immettetevi in strade secondarie sempre verso nord e – nel dubbio – prendete il bivio a sinistra. Buona fortuna! (Domani ci torno e prendo le coordinate geografiche).
P.S.: ci sono tornato: è un laghetto a fianco di un’ansa del fiume Savio, vicino alla sua foce. Mi dicono trattarsi di una ex cava, diventata un laghetto alimentato dalle piogge ma soprattutto dalla falda acquifera sotterranea (v. Google maps).
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Altra scoperta: i “capanni” dei pescatori lungo i canali
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