VALSUGANA IN BICI D’AUTUNNO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Ottobre, 2014 @ 3:32 pm

Detto altrimenti: MAS, Memento Audere Semper, ricordati di provarci sempre … ad andare in bicicletta, anche in autunno!   (post 1688)

Bruma leggera possedea le calli /ancora addormentate nel mattino/ della beata Urbe e le sue valli …  Eh già … questa mattina c’era la bruma a Trento … una nebbiolina (o foschia?) bassa bassa che nascondeva il bello come il brutto tempo, sopra. Ma noi, imperterriti, in auto da Trento a Levico e poi via … verso Bassano del Grappa.

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Ma poi la bruma scompare, il sole fa capolino fra le nuvole, in controluce …

 

 

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Autunno? Andiamo, è tempo di … pedalare! Pochissimo traffico sulle piste ciclabili, il Pittore Autunno al lavoro … temperatura giusta …

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I giovani d’oggi sarebbero “ciusi” ovvero troppo esigenti nell’accettare un lavoro? Quando mai!? Ecco qui Giovanni, un giovane ingegnere disoccupato che si è trasformato in pastore e utilizza la mountain bike per essere più veloce nel raggiungere le pecore che si allontanano troppo ….

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… e poi, nella pausa di mezzogiorno, si concede un po’ di bucolico relax sulle sponde di un laghetto in Località Bigonda … Lo ha trovato perché all’incirca all’altezza di Ospedaletto è passato dalla sinistra alla destra Brenta, sulla “vecchia” ciclabile, un po’ più all’ombra, qualche saliscendi in più, ma il biotopo è bellissimo.

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Una mia foto? Evvabbè … se proprio insistete ….

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Lungo la ciclabile, da un certo punto in avanti è vietato uccidere!

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Dove diamo arrivati? Alla stazione FS di Cismon del Grappa, dopo Primolano. Indi ritorno in treno perchè siamo attesi a casa e poi alle 17,30 al recital di Alfonso Masi sulla strage di Marzabotto. Ora ci vado …   Good Bike!

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GUBERNAR NO ES ASFALTAR

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Ottobre, 2014 @ 8:15 am

Detto altrimenti: ripendo l’intervento del Direttore de l’Adige Pierangelo Giovanetti del 15 ottobre 2014, pagg. 1 e 47 “Ticket sanità – Aumentare le tasse non è governare”.   (post 1687)

Occorre riorganizzare il Sistema Sanità Trentina secondo parametri più economici e funzionali? La Presidenza della Giunta ci prova ma dalle valli si oppongono: le valli, ovvero i voti per il partito dell’attuale presidente della giunta provinciale, non vogliono. E allora marcia indietro: invece di spendere di meno accorpando i servizi, aumenteremo il costo per i cittadini senza accorpare i servizi. Dice, ma che … fai blog-politica? No, uso la testa, la mia, o almeno ci provo, anche per valutare le teste altrui. L’articolista conclude: chi ha una forte maggioranza non deve accettare ricatti alla Scilipoti, deve agire anche se con provvedimenti impopolari. Degasperi avrebbe aggiunto: “Deve pensare alle prossime generazioni, non alle prossime elezioni”. Ed io concordo con la testa del Direttore de l’Adige Pierangelo Giovanetti e con quella di Alcide Degasperi.

Ma io voglio fare una anzi due ulteriori, diverse, considerazioni.

Riforma delle Comunità di Valle. Molto complessa, troppo. Molto articolata, troppo. Frutto anche in questo caso di compromessi. Ma … dice … i compromessi … sono sempre negativi? No, ci insegna Paolo Mieli nel suo bel libro “I conti con la storia”, vi sono anche quelli “buoni”. Questo qui tuttavia non mi sembra tale. Infatti già gli antichi romani dicevano. “Plurimae leges corrupitissima repubblica”, cioè ove il numero delle leggi sia molto elevato, la repubblica si “corrompe” cioè non è più tale. Ed io mi permetto di aggiungere he ciò vale anche nei confronti ad un’unica legge, quando essa è troppo articolata, troppo complessa, senza una portata generale, non immediatamente leggibile, comprensibile e utilizzabile da noi cittadini.

Gestione accorpata dei servizi pubblici, obbligatoria. Per tutti i Comuni. Infatti, la legge è uguale per tutti … intendiamoci … per tutti … i Comuni che si trovano in una certa situazione. Tutti quelli al di sotto dei 5000 … no, dei 3000 … no, dei 2000 … abitanti! Terno! Griderei se stessimo giocando alla tombola! Maccome? Gubernar es asfaltar? Gubernar es dicen los numeros più o meno a caso? No, i amici, gubernar  è farsi carico di assumersi la responsabilità di scelte ragionate caso per caso, anche se impopolari. Un esempio? Riva del Garda, Arco e Nago Torbole hanno ognuno ben più di 5000-3000-2000 abitanti. Quindi i tre Comuni non sono obbligati a riunificare la gestione della mobilità e della sosta delle auto: ognuno si organizzi per conto suo, una società o un servizio separato, anzi tre! Un centro di telecontrollo autonomo, anzi tre! Dice … ma il precedente governo provinciale aveva incentivato la fusione delle tre Polizie Locali. Certo, e la cosa è stata fatta. A dimostrazione della opportunità di riunificazione per migliorare la funzionalità e l’economicità del servizio di quei grossi Comuni. Ma allora … perché – oggi obbligatoriamente per legge – non si opera così anche per gli altri servizi? Perché … los numeros, amigos, lo numeros!

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FALLI CORTI, I POST … PIU’ CORTI!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Ottobre, 2014 @ 9:19 pm

Detto altrimenti: dai, così li leggiamo più facilmente …     (post 1686)

 

Ah si? Li volete corti? Ed allora eccovi serviti: qui per voi un post cortissimo sulla poesia, anzi, sulle poesie

“Mattino” (di Ungaretti)

M’illumino d’immenso

“Mattino” (mia)

Anch’io

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Visto? Non è poi così difficile. Tuttavia – tornando a parlare (e a scrivere!) seriamente – permettetemi di osservare che vi sono argomenti o eventi che non possono essere trattati con poche battute. E poi, oltre al piacere del (vostro) leggere – almeno così mi auguro che sia! – esiste anche il piacere del (mio) scrivere. Riscontri? Ne ho, eccome! Sentite questa … questa ve la devo proprio raccontare: il 9 gennaio scorso, sotto il titolo “Mestieri artigiani” pubblicavo un post sul calzolaio Rasim Tershana, albanese di 55 anni, in Italia dal 1991, a Lavis e poi dal 2013 a Zambana Nuova, Via De Gasperi, 43.

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In particolare descrivevo il modo a dir poco “magico” con il quale, utilizzando stecche di metallo di un vecchio ombrello, si costruiva le parti di ricambio per riparare la sua vecchissima macchina da cucire da calzolaio, un macchina storica, direi, un pezzo da museo, but still going strong! Semplicemente stupefacente!

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Io lo avevo conosciuto quando lavorava a Lavis, dove andavo e vado spesso a trovare mia figlia e la mia nipotina Sara. Stavo passando davanti alla sua bottega, quando improvvisamente, inciampando sul marciapiede, mi era capitato di danneggiare il tacco di una scarpa. Entro, gli mostro il problema: “Aspetti, glielo aggiusto subito”. Fatto. “Quant’è?” “Nulla, per così poco”. Sono diventato suo cliente, non per sfruttarlo, ma per l’umanità con la quale ti tratta: ti ascolta, ti parla, ti dedica tempo ed attenzione,  capisce la tua situazione, la condivide, capisce il tuo problema, lo risolve.  Ecco perché anche ora che si è allontanato dal mio usuale raggio d’azione – Zambana è un po’ fuori mano – io continuo ad andare da lui. Ormai ci diamo del tu. “Come stai Rasim?” “Dai, bene, e tu?” Oggi ci sono andato per un paio di scarpe di mia moglie, una piccola rifinitura. Manco a dirlo, mi ha risolto il problema al volo. Poi aggiunge: “Sai, molti hanno letto il tuo articolo su di me: pensa che tre diverse persone sono venute da me a chiedermi di riparare le loro macchine da cucire … tre calzolai come me … ma io, io … che vuoi, se me le portano qui .. forse … ma andare in giro io a riparare le macchine … ho i miei clienti da servire, vedi bene quanto lavoro ho …”

Ecco, io sono uscito dalla sua bottega particolarmente fiero,  soddisfatto e orgoglioso. Si, orgoglioso che i miei post siano letti anche dai calzolai, persone insostituibili, artigiani preziosi, gente che lavora sul serio.

Che ne dite? Questo post qui è uno breve o lungo? Mah … fate voi e comunque … buona notte, sono le 22.10 e domattina devo alzarmi presto.

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CON SOCRATE E PLATONE ALLE CONFERENZE DI MARIA LIA GUARDINI …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Ottobre, 2014 @ 12:57 pm

Detto altrimenti: oggi, presso la Biblioteca Comunale di Trento, ore 10,00      (post 1685)

Purtroppo la foto panoramica che avevo scattato non è venuta, e questa taglia via due terzi dell'uditorio. Me ne scuso

Purtroppo la foto panoramica che avevo scattato non è venuta, e questa taglia via due terzi dell’uditorio. Me ne scuso

Accompagnati da Paolo Malvinni, oggi abbiamo ripreso gli incontri sulla lettura e il commento dei classici sotto la guida di Lia, la nostra amica Maria Lia Guardini che chiamarla Prof (“Prof” puntato a o anche non puntato) sarebbe riduttivo. E grazie a lei conosciamo Platone che sua volta ci fa conoscere Socrate. Ci eravamo lasciati sul finire dell’estate con l’Apologia di Socrate, riprendiamo oggi con il dialogo “Critone” e la prossima volta – fra due martedì – sarà il turno del dialogo “Fedone”. Entrata libera. Ma veniamo a noi.

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Sardegna. Mezzogiorno in spiaggia. Un ragazzo sardo che non si era portata la colazione, guardando altri ragazzi che stavano divorando alcuni panini, esclama: “Mi fa una rabbia vedere quelli mangiando”! – E Socrate, molti anni prima: “Dicaiòs eimi tauta pratton” ovvero letteralmente “Sono nel giusto facendo queste cose” ovvero “faccio queste cose giustamente”. Come vedete abbiamo ereditato molto dall’antica Grecia!

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Socrate

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Socrate è stato condannato a morte perché “corrompeva i giovani” (insegnando loro a ragionare con la loro testa sui valori dell’anima e della morale, n.d.r.). E’ imprigionato. Non può essere giustiziato fino a quando la Nave Sacra non sia tornata dal pellegrinaggio annuale a Delo (ma questa è un’altra storia). La nave, cessati i quaranta giorni del vento Meltemi (1), può risalire verso nord e sta per arrivare. Critone gli propone la fuga, fatto condannato dalle leggi che però non prevedevano che il fuggitivo venisse inseguito. Socrate rifiuta: ed ecco il dialogo con Critone.

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La prigione di Socrate

Il dialogo è così “veritiero, immediato e coerente” che uno si domanda: ma Platone era presente? Aveva stenografato? E il pensiero espresso, è suo oppure è di Socrate? Platone era stato allievo di Socrate (e tutti noi siamo allievi di Maria Lia, n.d.r.) e ne aveva assorbito i principi. Tuttavia i maligni arrivano a dire che egli avrebbe un po’ forzato la mano quanto alla coerenza di Socrate per giustificare per questa via il fatto che lui stesso e i suoi amici non fossero riusciti a salvarlo. Anche Aristofane e Senofonte hanno scritto di/su Socrate, ma non così profondamente come Platone.

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La pianta della prigione

La pianta della prigione

Socrate dorme e sogna una donna in bianco (colore che era il segno del lutto nella civiltà cicladica pre-ellenica) la quale gli dice che sarebbe morto tre giorni dopo. Di ciò egli informa Critone, suo concittadino, suo coetaneo, suo amico, suo ammiratore ma non suo conoscitore! Infatti Critone (“Buon uomo tu sei” lo appella Socrate, a metà fra il paternalismo e la comprensione dovuta a persone di non eccelsa intelligenza), pensa di riuscire a convincere Socrate alla fuga. Ma il nostro è più coerente di Gesù, che almeno una volta, nell’orto degli ulivi, aveva invocato il Padre che fosse allontanata da lui quella pena. Socrate no. “Vuole” morire per essere coerente ai suoi principi: le leggi devono essere rispettate. Inoltre egli tiene di più alla cura dell’anima che non a quella del corpo.

Per avere un'idea delle dimensioni della cella di Socrate ...

Per avere un’idea delle dimensioni della cella di Socrate …

“Fuggi, dice Critone, pensa ai tuoi figli, pensa a cosa diranno di noi, tuoi amici, che non siamo stati capaci di salvarti”. Quanto al futuro dei propri figli, Socrate si era già espresso nell’Apologia. Ora risponde a Critone “Non mi curo di ciò che pensa gente. Violare la legge è ingiusto ed io preferisco subire una violenza piuttosto che violare io stesso la legge”. Socrate ha una visione “contrattualistica” dello Stato: se le sue leggi non ti vanno, o promuovi un referendum abrogativo o cambi città. Se non fai ciò, devi comunque ubbidire a quelle leggi. Socrate è un aristocratico democratico, ovvero è a favore della legge scritta, mentre gli aristocratici-aristocratici lo sono a favore di quella orale.

Egli constata la degenerazione della democrazia: chiama i giudici “Signori Ateniesi” e non “Signori Giudici” e se ne prende gioco: “La morte mi porterà in un luogo nel quale incontrerò Giudici veri …”

Platone idealizza Socrate anche nella morte: lo fa morire sereno benchè avvelenato, il che non quaglia certo: niente dolori all’addome, niente bava alla bocca … A parte questo “dettaglio” tuttavia la veridicità della narrazione di Platone potrebbe consistere nel fatto che alla morte di Socrate erano presenti molti suoi amici, che avrebbero potuto smentire una narrazione non veritiera.

Questa tuttavia è una (piccola) contraddizione in Platone, il quale ne ha ben altre due, quando condanna la tradizione scritta a favore di quella orale (ma egli stesso scrive e scrive benissimo); quando condanna l’uso del mito e della poesia, ma poi ne fa ampio uso egli stesso.

Inoltre vi è chi afferma che Platone abbia scritto questi dialoghi anche per organizzare il proprio pensiero, il suo (suo di se stesso, quindi suus) ed anche quello del suo maestro (suo di Socrate, quindi eius).

Il pensiero, la morale, la legge scritta, la legge morale, la legge scritta che ̬ anche morale, la legge scritta Рmorale o meno Рmale applicata dai giudici. Ecco i soggetti sulla scena.

Quella di Socrate … “disobbedienza civile” alla Norberto Bobbio? No, la sua è obbedienza alle leggi anche se “ingiuste” o anche se “giuste ma male applicate”. Nel caso suo ci sarebbe voluta una Corte di Cassazione, per valutare nel diritto e non nel fatto la sua vicenda (n.d.r.) o anche una Corte Costituzionale …

Alla prossima, dunque, ovvero al Fedone!

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(1) Il Meltemi come il Mistral. Mistral: alta pressione nella Spagna, venti in uscita da nord ovest sul golfo di Marsiglia + bassa pressione sulla Liguria, venti in entrata da nord ovest sul Golfo di Marsiglia – Meltemi: alta pressione sulla Grecia di nord ovest, venti in uscita da nord ovest sulle Cicladi + bassa pressione sulla Turchia, venti in entrata da nord ovest sulle Cicladi. Insomma, in entrambi i casi il vento dell’alta pressione si somma a quello della bassa pressione, e le navi greche del tempo non erano in grado di “bolinare” (risalire a vela il vento), né potevano farcela a remi.

Oggi, con le moderne barche a vela che risalgono il vento con un angolo strettissimo, fino a 35 gradi, Socrate sarebbe stato ucciso ben prima (non uso il termine “giustiziato” perché non approvo quella “giustizia”).

(Evvabbè, io sono un velista … ma lo si sapeva da un pezzo ,….no?)

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POTERE E RESPONSABILITA’

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Ottobre, 2014 @ 11:09 am

Detto altrimenti: 1) Nelle alluvioni di Genova il potere è stato separato dalla responsabilità; 2) Altrove …     (post 1684)

1) Genova. In occasione della precedente alluvione erano state decise importanti opere pubbliche a difesa del territorio. Opere pubbliche? Assegnazione diretta o gara d’appalto? Il “potere” ha deciso: gara d’appalto. Vinta da Tizio, Caio fa ricorso al TAR, vince o perde, l’altro concorrente si appella al Consiglio di Stato. Nel frattempo le opere non sono realizzate, arriva una nuova alluvione che produce nuovi danni di cui … chi è responsabile?

Osservazioni: chi ha avuto il potere di decidere per la procedura ordinaria (gara d’appalto) e non per una assegnazione diretta (giustificata dall’emergenza) ha inteso eludere la propria eventuale responsabilità di fronte a chi lo avrebbe potuto accusare di preferire una ditta anziché altra. Così facendo però ha allungato i tempi dell’esecuzione dell’opera, che pertanto al momento dell’alluvione successiva non è ancora realizzata. Chiedo: chi è responsabile dei danni che ne sono derivati?

2) Altrove. Un Ente Pubblico fa lanciare una gara d’appalto ad una sua SpA pubblica per la realizzazione di un’opera pubblica. Vince Tizio. Caio fa ricorso al TAR e perde. Caio si appella al Consiglio di Stato e vince. Il sistema pubblico paga Tizio che nel frattempo ha realizzato l’opera e paga i “danni” a Caio. Arriva la Corte dei Conti ed esamina l’operato della stazione appaltante (la SpA pubblica) e trova che l’assegnazione a Tizio era stata del tutto regolare per cui non riscontra alcuna responsabilità in capo ai manager della stessa SpA.

Per inciso v’è da notare che la legge obbliga questi manager a stipulare una polizza di assicurazione, perché in caso di loro responsabilità vi sia un’Assicurazione che rifonda i danni allo Stato. Tuttavia l’obbligo è fissato per la durata dell’incarico del manager, ma se – come accade sempre – la Corte dei Conti contesta il danno dopo tale scadenza, l’Assicurazione non paga a meno che il manager non abbia stipulato anche una polizza per il periodo successivo alla sua uscita dalla SpA (cosiddetta polizza postuma). Ora accade che le Assicurazioni coprano al massimo cinque anni dalla sua uscita di scena, e la Corte dei Conti abbia tempo dieci anni per contestare eventuali responsabilità. E allora? Per essere sicuro di essere ripagato dei danni, lo Stato dovrebbe assumere solo manager plurimiliardari!

Osservazioni:  il TAR e la Corte dei Conti danno ragione ai manager della SpA che hanno scelto Tizio. Il Consiglio di Stato dà ragione a Caio. L’ente pubblico ci rimette un sacco di soldi. La Spa non può essere assicurata contro il rischio di impresa, in quanto questo tipo di rischio non è assicurabile in tutto il pianeta. Mi domando: chi valuta la responsabilità derivante da un “potere frazionato” fra diversi organi dello Stato che affermano tesi opposte e ne escono entrambi “irresponsabili”? Stante il giudizio positivo del TAR, il danno è stato procurato dal giudizio negativo del Consiglio di Stato: per cui – lasciatemi questo sfogo – la Corte dei Conti dovrebbe indagare su quest’ultimo!

Responsabilità civile dei giudici? Anche di quelli amministrativi! Matteo, pensaci tu!

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12 OTTOBRE 1492 – 12 OTTOBRE 2014

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Ottobre, 2014 @ 9:17 am

 

12 ottobre 1492

 Detto altrimenti? La stessa data, in poesia …                     (post 1683)

 

 “12 ottobre 1492”

 

La "Santa Maria", una caracca che tutti hanno sempre creduto essere una caravella

L’ ammiraglia “Santa Maria”, una caracca che tutti hanno sempre creduto essere una caravella

C’è calma dal cielo.

Squassati velieri conducono uomini stanchi

fra ‘l pigro respiro del vento e dell’onda.

Non s’ode parola.

C’è attesa sul mare.

Qualcuno ha la fede. Un altro paura.

Ma il vento riaccende la sfida e sposa le vele.

Un grido: la terra!

C’è gioia nel cuore.

Genova, Piazza Dante ricolma si motorini, Porta Soprana e sullo sfondo a destra fra gli alberi, la casa di Cristoforo Colombo

Genova, Piazza Dante ricolma si motorini, le torri di Porta Soprana e fra gli alberi, sulla destra, la casa di Cristoforo Colombo.

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In mancanza di una foto, ecco la statua di Cristoforo Colombo, al centro del cortile dell’omonimo Liceo Classico, a Genova.

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12 ottobre 2014

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Genova, ottobre 2014: nei pressi della Stazione FS Brignole OTTOBFRE 2014

Genova, 12 ottobre 2014: nei pressi della Stazione FS Brignole

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Firmato: il vostro blogger Riccardo, orgogliosamente nato a Genova ma molto, molto felicemente e fortunatamente residente in Trentino da 25 anni.

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GENOVA ALLUVIONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Ottobre, 2014 @ 1:11 pm

Detto altrimenti: “Allarmi, emergenza, emergenza!”        (post 1682)

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Genova emergenza: “Alzate quel ponte!”

Ottobre 1970. Mi sarei sposato il 5 gennaio 1971. Ero nella mia futura casa sulla collina di Albaro, in attesa di un mobiliere. Alluvione in città, alla base dei suoi quattro colli (Albaro, S. Martino, Carignano, Circonvallazione a monte) . Trenta morti. Colpa della troppa pioggia; del troppo anzi del tutto asfalto sulle colline che circondano la Superba; dei palazzi costruiti negli alvei dei torrenti; dei torrenti interrati che così sopra ci facciamo un parcheggio o una strada; degli alvei non ripuliti che intanto li usiamo come discarica. Dal 1970, altre “ emergenze” simili” alla prima, ma con meno morti (dice … ah, vabbè … allora …) Nei giorni scorsi, oggi e domani, l’ultima in ordine di tempo. A quando la prossima?

P.S.: se cliccate su www.wetterzentrale.de li vedete dall’alto, da satellite, i cicloni su Genova, anche adesso, ore 14,50 del giorno 11 ottobre 2014.

Trento: provate ad immaginare cosa succederebbe in caso di forti piogge se tutta la prima fascia collinare e montana intorno a Trento fosse asfaltata, se l’alveo della Fersena fosse ingombro di detriti …

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VAJONT

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Ottobre, 2014 @ 10:24 pm

Detto altrimenti: 9 ottobre 1963 – 9 ottobre 2014 – Solo una mia poesia …       (post 1681)

VAJONT (Va-jont)

Là dove c'era il lago ...

Là dove c’era il lago …

Va giù …va giù …

dapprima silente

e poi improvviso

cade

pesante nell’acqua ristretta e profonda

un monte ucciso dagli anni

e da un progetto assassino.

Bagliore di cavi tranciati.

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La poca acqua rimasta nell’invaso, quella non scagliata a valle dalla frana …

“Lampeggia sul monte!

Cos’è? Temporale?”

Valanga di aria compressa

strappa i panni di casa

dai fili distesi

fluido maglio d’annuncio mortale

soffoca i muri indifesi

di una indifesa città.

 “Cos’è questo tuono?

Un Foen improvviso?

Chiudete le porte!

Non vedi ch’è solo?

Ormai superato il terzino!

Fa goal lo spagnolo!”

Mauro Corona, finalista al Campiello 2014, una poetica metafora, un ricordo della Gente del Vajont

Mauro Corona, finalista al Campiello 2014, una poetica metafora in ricordo della Gente del Vajont

Sibilante

più volte annunciato

maremoto alpino

interrompe violento

azione

partita

la vita.

Dolori scheggiati

infangati

parole ormai mute

non legano più fra di loro

sbriciolati frammenti

di una impazzita ragione.

Pochi oramai gli occhi ancor vivi

tristi cavalli di frisia

a sbarrare la strada ed il passo

al nulla rimasto

svuotati di lacrime

dal troppo dolore

come il lago dal Toc.

Ed io

pellegrino tardivo

posso solo indagare il Ricordo

affinchè il Ricordo non muoia.

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ENRICO FUOCHI, FOTOFIABE, DON MARCELLO FARINA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Ottobre, 2014 @ 7:13 pm

Detto altrimenti: presentazione del

“FotoFiabe”, il terzo FotoLibro di Enrico Fuochi

presso la sala degli Affreschi della Biblioteca Comunale di Trento (post 1680)

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Robol, Fuochi, Martinelli, Farina

Su Enrico e il suo FotoFiabe trovate già in data 7 ottobre una bella recensione sul blog www.trentoblog.it/mirnamoretti e anche qui, sul mio blog, in data 4 ottobre (“Riva viva, viva Riva!”), nel quale trovate anche le indicazioni per i prossimi appuntamenti dell’evento. Oggi il libro è stato presentato ufficialmente a Trento, dall’ Assessore Comunale alla cultura,  Dr. Andrea Robol, dal giornalista Carlo Martinelli, dallo stesso Enrico,  e, last but not least, da Don Marcello Farina. Sala degli affreschi, piena. Molte persone in piedi, sulla soglia (data la limitata capienza della sala – 50 posti a sedere – perché non dotarla di una telecamera che trasmetta gli eventi su di uno schermo collocato nella attigua sala lettura?).

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Enrico Fuochi: fotoscrittografo o, se si preferisce,  scrittofotografo

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Ringraziamenti per tutti i soggetti pubblici e privati che hanno collaborato all’intrapresa/progetto. E’ stato quindi coniato un nuovo termine, il “Cofiabista”, riferito ai cinque coautori dell’opera, che hanno inventato e scritto cinque delle venti fiabe contenute nel libro: Anita Annibaldi, Cristina Endrizzi Garbini, Mirna Moretti, Maria Teresa Perasso e il sottoscritto vostro blogger. Le altre quindici fiabe sono di Enrico come pure le quaranta fotografie, tranne una, a dire il vero, ideata dalla moglie Marina.

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La foto ideata da Marina? Eccola qui a fianco!

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I meritatissimi applausi

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Dalla interessante esposizione di Enrico, vi segnalo un concetto fondamentale: egli cerca di ottenere che le sue fotografie siano vive, in movimento, in quanto vogliono mettere in movimento l’immaginazione, l’interpretazione, i sentimenti di ognuno: “Non fotografo un bambino che costruisce il suo castello di sabbia, ma il bambino che piange perché un’ onda glielo ha distrutto”. Non me ne voglia l’amico Enrico se non riesco a riassumere la sua ampia esposizione, anche troppo dotta per me, che sono un non-fotografo.

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Don Marcello Farina

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Fondamentale è stato lo splendido e illuminante intervento di Don Marcello Farina. Ottenuto il consenso di Marcello e di Enrico, lo pubblicherò integralmente qui di seguito domani. Infatti la presentazione odierna è durata dalle 17,30 alle 19,30 – Ora sono le 20,00 e mi devo preparare per l’impresa epica che affronterò domani: andare a Verona in bicicletta. Anche le foto sono “salvo conferma”.  A domani sera o dopodomani mattina, dunque, su … questa stessa rete … non cambiate … canale, ovvero, blog!

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IMG_2284Vi anticipo solo una foto, quella della prima pagina dell’incipit dell’illuminante intervento di Marcello, scritto a mano, con amore per quello che si sta facendo, con una calligrafia puntuale e delicata come il contenuto di tutti i suoi interventi. Attento ad ogni sfumatura Marcello, Marcello che “riscrive” l’opera che è chiamato a commentare, facendone emergere i suoi significati più reconditi e significativi, rendendoli chiari alla nostra mente ed al nostro sentimento, significati che prima noi stessi eravamo capaci di cogliere solo in misura assai minore. Marcello, un “minatore dell’animo umano” che sa estrarre diamanti dalle gallerie spesso inesplorate del nostro io. Un doppio plauso, quindi: ad Enrico, che quel diamante ha creato; a Marcello, che lo ha estratto dal profondo e lo ha portato in superficie.

Ed ecco, (il giorno dopo)  l’intervento di Marcello Farina:

INZIA

1) Immagine e immaginazione

02 Copertina jpegFotografie e parole: due modi diversi per esprimere un desiderio coltivato in profondità: quello di guardare il mondo esteriore ed interiore e di dirlo con immediatezza, tutti i sensi tesi a raccoglierlo e a raccontarlo. Due modi “complementari”, che si integrano a vicenda, arricchendosi vicendevolmente, tra velocità (quella dello scatto) e lentezza (quella della lettura), entrambi, all’origine, sgorganti, come dice Carlo Martinelli nella Prefazione, da una freschezza dell’anima che sa ancora stupirsi e stupire, in una sorta di interscambio con interlocutori a loro volta stupefatti e sorpresi.

L’immagine (le 40 fotografie) a prima vista è semplice per sua natura: basta guardare, gli occhi pieni di colori, abbagliati talvolta, indagatori subito dopo, spalancati a cogliere l’insieme della rappresentazione. Ma contemporaneamente essa diventa un mondo da interpretare, una sollecitazione ad ingrandire il quadro e a scorgervi una profondità, una vivacità esistenziale che muove mente e cuore. La cura con cui Enrico Fuochi scatta le immagini di questa sua opera esalta il loro carattere narrativo, “etico”, come si potrebbe dire, nella loro chiarezza e leggibilità.

01L’immaginazione (le 20 fiabe), condivisa con 5 amici, ha saputo conservare, da un lato, la semplicità della trama e il legame alla realtà, come se si volesse davvero parlare dell’oggi, “delle sue difficoltà e problemi”, ma senza pesantezza (quella pesantezza tanto detestata da Simone Weil), anzi con l’intento di ricostruire il mondo delle donne e degli uomini del nostro tempo, in cammino, mi si permetta l’immagine, verso un oltreuomo di niciana memoria, capace di immergersi in una vita piena, riuscita, assaporata per se’ e per gli altri. E’ un’immagine selettiva che tralascia alcuni luoghi comuni della storia delle fiabe: niente castelli e maghi, principi azzurri e cenerentole, romantiche quanto improbabili storie d’amore o orride imprese di mostri e di diavoli. Sulla scorta di Esopo, di Fedro, di la Fontaine ecc. ecc., i protagonisti sono animali: la capra Kri-Kri, il bracco Isotta, il colombo Quinto, il pesce Controcorrente, o oggetti ordinari: il sasso, il pianoforte, la maschera, la mummia, Ciccio Bello, o personaggi originali: il pagliaccio Batis, lo sceriffo in mutande, Battista l’equilibrista, vanessa la vigilessa, Speedy e il Tempo, il Grande Vecchio. E’ una immaginazione che usa la fantasia per tradurre con leggerezza e con più coinvolgimento emotivo la “serietà” della vita, la sua impronta leggibile e “trasmissibile”.

032 – La fiaba: legame generazionale

Forse è anche questo un luogo comune: quello per il quale la fiaba coinvolga tradizionalmente due età tra loro “lontane”, cioè adulti e bambini, accomunate, per così dire, da una dimensione del tempo particolare, quella di un tempo che almeno in parte è consumato e quella di un tempo che non c’è ancora: In mezzo c’è tutta la vita, così che la narrazione della fiaba si caratterizza come un’iniziazione, per cui chi è già vissuto consegna alcune tracce – itinerari – a chi deve ancora intraprendere il cammino.

Si può pensare che dietro alla libera e fantastica narrazione destinata ad un bambino emergano spontaneamente, come in una seduta di psicanalisi, i desideri segreti, le speranze e, mi si permetta di dire, anche le frustrazioni e le compensazioni dell’adulto, insieme a pulsioni fortissime che costituiscono l’ossatura di una vita vera.

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04Per questo, come si diceva sopra. la fiaba non ha precisi connotati spazio-temporali: c’era una volta … il tempo è sospeso; ci si trova, come splendidamente descritto in “Battista l’equilibrista”, in uno sforzo gigantesco per conservare l’equilibrio, pena il precipitare nel vuoto, “L’uomo è un ponte”, scriveva F. Nietzsche. Anche i personaggi della fiaba, di solito, sono lasciati nell’indeterminatezza: “un … una” e non sono soggetti ad eccessive complicazioni psicologiche: In realtà, anche quando essi sono identificabili, persino chiamati per nome, essi rappresentano un mondo di riferimento: il sasso Firmino, il pagliaccio Batis, lo sceriffo in mutande, lo zingaro, Vanessa la vigilessa, Speedy e il tempo … Certo, in Foto/Fiabe è cambiato il ritmo della narrazione. Se non è cambiata “la necessità” (l’opportunità) di raccontare e di sentirsi raccontare le fiabe, si è, però, tenuto presente che i bambini di oggi sono venuti a contatto con il modo di narrare stenografico e velocissimo del fumetto, dove basta un’esclamazione per far risparmiare righe e righe di descrizione di uno stato d’animo o di un ambiente di vita, o anche con il modo immediato e incisivo dell’immagine televisiva. Eppure è davvero tutto un’altra cosa una storia che esca dalla bocca di un genitore o di un/una nonno/a in certi momenti particolari della giornata, una storia dedicata in esclusiva a quel bambino e solo a lui! Una storia che si può interrompere, magari per fare una domanda o per ritornare da capo se qualcosa di interessante è andato perduto.

05Di nuovo ritorna qui l’importanza dell’immagine in un mondo in cui “tutti” tendono a diventare immagine. Si sa quanto anche i bambini sentano la tensione del confronto costante con i coetanei, il conflitto legato ai beni di consumo, su cui pare reggersi la società. Loro stessi si lasciano ammaliare dal fascino del successo.

Il far cogliere loro, per immagini e per immaginazione, che, per forza di cose, si è tutti diversi e che è giusto accettarsi come si è, perché c’è del buono e del bello in ognuno e che a tutti manca sempre qualcosa è un impegno e un’avventura da percorrere. La fiaba de “La maschera d’oro” e della sua protagonista Eleni, “che voleva essere diversa, speciale, unica, perché … perché … si sentiva la più bella”, è davvero di grande suggestione!

11La fiaba “nuova” non può prescindere dal cammino della nostra epoca: i nostri bambini (anche quelli che restano fissi ai temi tradizionali …) hanno bisogno di sentire cose e di vivere situazioni, in cui possono riconoscersi e trovare riscontri “vissuti”. Perché la fiaba è anche un veicolo attraverso cui passa l’amore!

Con un’ultima osservazione a questo proposito:

Si può pensare che la fiaba nasca come “inganno” (consapevole, delicato, ma sempre inganno), nel senso che noi adulti non potremmo (o non vorremmo) mai dire ai bambini che li abbiamo chiamati a condividere un mondo brutto, cattivo, ingiusto, bugiardo, ma piuttosto ad avere fiducia nel mondo che li attende. In pratica la fiaba cullerebbe le nostre illusioni.

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06Ma si può pensare anche che, essendo essa presente presso tutti i popoli, sotto tutti i cieli, la fiaba raccolga le aspirazioni alla giustizia, alla libertà, alla solidarietà, come si è raccontato in tanti interventi straordinari di questo bel testo di Enrico Fuochi e dei suoi amici scrittori. Scrive Zara Zuffetti, una brava scrittrice di fiabe: “Un bambino, nel momento magico in cui vive una dimensione di assoluta fantasia al fianco di un adulto, si sente amato, accudito, al sicuro, in una condizione di intimità e di tranquillità, che costituisce un patrimonio immenso per tutto il suo futuro. Ma anche per un adulto è un dono la possibilità di raccontare una fiaba, perché anche per lui può essere un momento liberatorio e un modo per poter evadere dall’autocontrollo e dalla razionalità che la vita “vera” pare richiedere di continuo: un dolce modo per rassicurare e rassicurarsi, perché, anche se l’infanzia è lontana, le paure ( e che paure!) rimangono sempre”. (In “Servitium”  n, 151, pag. 78).

3 – La “tonalità” dell’etica nella fiaba

07Un’ultima attenzione va prestata a questa ricca raccolta di immagini (foto) e di immaginazione (racconti): la sua “tonalità etica”: quella che chiamiamo  “la morale” della fiaba, il suo insegnamento recondito o esplicito che serva a vivere umanamente, fecondamente, liberamente.

Gli interventi del Grillo Saggio, della fatina Rosabianca, di Mamma Carmela, di Vasilikos, l’angelo custode, della “Cassaforte della morale” aperta all’uopo esprimono in modo concreto, di volta in volta, la ricerca di un significato etico da ricavarsi da tutto l’andamento delle storie presentate. Altre volte ci si affida ad un ragionamento, che viene richiesto come partecipazione emotiva allo sviluppo del racconto stesso: “la morale c’è anche in questa fiaba, e chi ama gli animali la può trovare da solo” si afferma (pag. 34).

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08Così lo stesso: “La morale? Beh, è facile: “Non fidarti mai della prima impressione e nelle difficoltà impara a cavartela da solo con le sole tue forze. Non sempre chi sembra volerti aiutare è un vero amico” (pag. 45)”.

In effetti quasi tutti i racconti “usano” in proposito quello che si può chiamare “il principio di polarità”: cioè si mettono a confronto da una parte “la realtà” dell’evento nel suo lato di solito problematico; una fuga, una strada sbagliata, un rifiuto all’ideale, una chiusura esistenziale ecc. ecc. e, dall’atra il rimedio, un nuovo cominciamento, il richiamo all’onestà, alla fedeltà …(per fortuna non si usa mai la parola “sacrificio” …). E’ un modo facile per tutti e comprensibile (quasi) immediatamente! Mi piacerebbe elencare per tutte le fiabe questi binomi “etici”, come si potrebbero chiamare, a partire dai primi racconti:

Per esempio:

09paura – speranza; servitù – libertà; solitudine – compagnia; assenza – presenza; attesa – godimento; maschera – realtà/verità; ipocrisia – sincerità; vecchi – giovani; prepotenza – accoglienza; lontananza – vicinanza; staticità – mobilità; menzogna – verità; instabilità – equilibrio; lentezza – velocità; esteriorità – interiorità; disordine – ordine; punire – valorizzare; trascuratezza – attenzione; legame – indipendenza; nemico – amico.

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 10Come si può vedere si tratta di un autentico serio elenco di parole e di atteggiamenti che costituiscono i contenuti dell’esistenza delle donne e degli uomini di oggi, i loro entusiasmi le loro delusioni, le loro aspirazioni e le sconfitte. Trovo molto bello che questi diventino anche i punti di riferimento essenziali di quest’opera straordinaria. Forse con piccolissimo suggerimento che si fa domanda discreta: qualche volta l’esercizio della morale non conosce solo alternative secche (secondo il principio di polarità), ma anche la grigia dialettica del compromesso, della ripetitività, dello scacco. O no?

FINISCE

Che posso dire? Grazie, Enrico, grazie Marcello!

CONTINUA:

WP_20141011_22_59_20_PanoramaOggi, 11 ottobre 20914, mostra fotografica a Castel Drena aperta fino al 4 novembre, dalle ore 10,00 alle 17,00 dal martedì alla domenica. Grande successo di amici e di “recidivi”, cioè di persone che hanno seguito Enrico nei tre eventi di Riva del Garda, Trento ed oggi di Drena.

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WP_20141011_22_58_13_PanoramaEd io, oltre che essere un umilissimo “cofiabista”, oggi ho fatto il “fotografo del fotografo”: due macchine al collo, mi davo certe arie ….! E poi, con il  mio telefonino, ho scattato le due panoramiche della sala durante il discorso di benvenuto di Enrico. Il Libro? Lo trovate alla libreria il Papiro di Via Grazioli, a Trento.

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“E a me che sono nella foto della favola del blogger Riccardo, spumante … niente?”

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Fine di questo superpost per davvero, questa volta,  ma non prima di somministrare alla vostra pazienza una foto mia, questa qui a fianco, che ho creato oggi al ricevimento inaugurale della mostra, utilizzando e integrando una foto di Enrico.

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1 Comment »

CHIARE FRESCHE ET DOLCI ACQUE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Ottobre, 2014 @ 2:29 pm

Detto altrimenti: una foto, un post, senza troppe parole (post 1679)

WP_20141006_001“Chiare fresche et dolci acque …” è l’inizio di una canzone del Canzoniere del Petrarca. Quando di ritorno in bicicletta da Riva del Garda a Trento, con il mio telefonino ho scattato la foto, non sono stato ispirato da quei versi. Ma dopo, guardando meglio i riflessi sulle acque dell’Adige in località Borgo Sacco (Rovereto), quelle “note petrarchesche” mi sono uscite spontaneamente dalle … dita che pizzicano la tastiera del … mio ben accordato  computer. Ed allora, dopo alcuni post impegnati ed impegativi, eccone uno breve, di tutto relax.

P.S.: Insomma, l’Adige sa essere bello: guardate un po’ il post del 27 settembre scorso, “Vita da nonni”: là l’Adige era azzurro. Qui è limpido, trasparente, riflettente. Che dire se non, “riflettente putei”, riflettiamo ragazzi, “su la beleza del nos Trentin!”

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