MAGISTRATURA: RESPONSABILITA’ E INDIPENDENZA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Novembre, 2014 @ 8:21 am

 

Detto altrimenti: non facciamo che si usino due pesi e due misure … (post 1738)

Indipendenza. Il magistrato giudica secondo il suo libero convincimento nell’applicazione e interpretazione della legge. Ovvero, non succede a lui quello che capita ai manager delle SpA cui può legittimamente essere ordinato di agire in un certo modo piuttosto che in un altro.

Responsabilità. Ma proprio il fatto di essere “indipendenti” evidenzia in capo ai magistrati l’esistenza di una responsabilità (civile) in caso di colpa grave. Infatti al “potere” (soprattutto se si tratta di “potere di decidere liberamente”) si deve unire la responsabilità delle proprie decisioni. Altrimenti la decisione rischia di diventare superficiale e irresponsabile.

Dice … ma se si insiste, noi magistrati potremmo scioperare. Cosa? Ma se un ferroviere sciopera rischia l’imputazione per interruzione di pubblico servizio! E il vostro che è? Non è uno dei “supremi” pubblici servizi? Ma via …

Dice … la responsabilità civile lede la nostra indipendenza. Osservo: quando mai? Il fatto di essere chiamati a rispondere civilmente per colpe gravo non lede la libertà – a monte – di decidere come sui vuole. E poi … potete fare come facciamo noi manager: ci assicuriamo.

Dice … ma il carico di lavoro è tale per cui ritenerci responsabili per colpa grave aumenterebbe la nostra attenzione … allungherebbe il tempo dei processi …. Osservo: a mio avviso la vostra attenzione non dovrebbe cambiare: infatti dovrebbe essere massima sin da adesso, a prescindere.

Dico: ma se i “poteri dello Stato” sono tre (legislativo, giurisdizionale, esecutivo), perché mai pensare alla responsabilità civile di uno solo di essi?

 

 

 

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HISTORIA MAGISTRA VITAE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Novembre, 2014 @ 4:17 pm

Detto altrimenti: ovvero, andiamo tutti a lezione di storia dalla Storia, e cerchiamo di stare attenti alle sue lezioni!      (post 1737)

(in grassetto rosso  le parti anche oggi attuali, quelle che ci devono/possono far pensare alla nostra politica odierna)

thE8GWCD0JGrecia. 411 avanti Cristo. A seguito della disastrosa sconfitta militare dei Greci nella guerra portata da Pericle contro Siracusa, in Atene cambia il clima politico. Infatti, i nemici della democrazia, sia pure di una democrazia ridotta da Pericle ad un logos, una parola vuota, si organizzano e i loro circoli oligarchici prendono forza. Se prima a parlare era il demos (popolo) e loro prudentemente tacevano, ora accade il contrario. E chi parla contro i “circoli” viene trovato morto ammazzato. Ovvero: si cavalca il malcontento del popolo per … soggiogare il popolo stesso.

I “circolI” iniziano affermando che solo chi porta le armi ha diritto ad uno stipendio; che l’accesso alla politica deve essere limitato a 5.000 persone. Cose che “prima” sarebbero state considerate al pari di una bestemmia. Nessuno si oppone, soprattutto per paura. Il popolo “non prende la parola” e gli oligarchi vanno al potere con mezzi democratici. Il silenzio del demo provoca uno svuotamento dei contenuti della democrazia: infatti, l’Assemblea popolare (oggi il Parlamento) e il Consiglio (oggi il Consiglio dei Ministri) continuano a riunirsi ma deliberano solo ciò che è di fatto preventivamente approvato dai “circoli oligarchici”.

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Luciano Canfora

Passano quattro mesi. Subentra una seconda catastrofe militare: L’Eubea è conquistata da Sparta. Inoltre Atene perde il controllo dell’isola di Samo e della sua flotta in mano a chi vuole restaurare il demos. Il regime degli oligarchi è dilaniato da lotte interne nel senso che ciascun oligarca intende prevalere sui colleghi.

Testimonia tutto ciò Tucidide, il cui personale percorso politico in successione è il seguente: democrazia; democrazia logos, ovvero periclea; oligarchia; monarchia; governo dei filosofi reggitori.

Insomma, del triunvirato dei tre principali oligarchi, uno (Frinico) viene ucciso. Un altro (Teramene) viene accusato da un collega (Antifonte) di alto tradimento perchè si era recato a Sparta a cercare di patteggiare la fine della guerra.

Antifonte aveva il dominio della parola e la forza del ragionamento (“non basta la bravura, occorre anche quel tanto di demagogia che è indissolubile dal consenso”).

Dalle trame ateniesi merge che era tipico dei gruppi politici del tempo di essere organizzati su tre livelli, tre cerchi concentrici: le decisioni più importanti discusse e assunte solo al centro e via via, sino alle decisioni operative. Seneca descrive ciò con poche parole: “Alios in secretum recipere, alios cum pluribus, alios universos”.

Alcibiade, sconfitto a Siracusa, in esilio, viene condannato in contumacia. Esule, diventa consulente militare degli Spartani che anche per questo motivo diventano sempre più pericolosi. In Atene il maggiore pericolo rafforza il potere degli oligarchi. Successivamente Alcibiade entra in contrasto con gli Spartani e si rifugia presso il satrapo persiano Tissaferne e si unisce alla flotta “democratica” di Samo.

th[4]Nel frattempo in Atene gli oligarchi cadono e invocano il riorno di Alcibiade, il quale però rientra solo dopo avere riportato nuove vittorie navali, nel 408. L’Assemblea lo riabilita e gli conferisce i pieni poteri straordinari. Egli allestisce altre 100 triremi ed arma altri 500 opliti. La flotta di Samo rientra in Atene. Alcibiade è visto come colui che può restaurare l’antica potenza ateniese. Il popolino chiede ad Alcibiade di assumere la “tirannide” perché si sente tradito dalla democrazia “logos”, ovvero tradito dalla pseudo-democrazia periclea. Non c’è più fiducia nella politica democratica. Il popolo invoca una tirannide: “Visto che noi non si conta nulla, tanto vale che almeno ci sia chi mette ordine e assume decisioni …”

L’ “altra politica” inizia a temere Alcibiade e lo rimanda per mare e alla prima sconfitta (Notion) ha l’occasione per farlo uscire di scena. Alcibiade non aveva osato proclamarsi tiranno, optando per il “sistema pericleo” di farsi rieleggere anno per anno. Ciò gli costò la carriera politica.

Nel frattempo la flotta ateniese vince (quella spartana) alle isole Arginuse, ma una tempesta impedisce ai comandanti di raccogliere i naufraghi. Per il reato di mancato soccorso in mare vengono processati e condannati a morte. Solo un certo Socrate si oppose e rischiò il linciaggio.

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La storia continua. Per oggi mi fermo qui invitando le lettrici e di lettori a riflettere sulle parti in grassetto: vi paiono esse “potenzialmente attuali”?

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ELIZAVETA IVANOVA AL PIANOFORTE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Novembre, 2014 @ 8:07 am

Detto altrimenti: Liza al pianoforte degli Amici della Musica (post 1736) – A seguito del post precedente.

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Liza

Arco (Tn). Palazzo Panni. Presto ospiterà una mostra su Segantini. Ieri, grazie alla collaborazione del Comune della città e della bibliotecaria signora Dora Giovanazzi, ha ospitato il concerto pianistico di Elizaveta Ivanova, Liza per gli amici, organizzato dall’ Associazione Amici della Musica di Riva del Garda, presieduta dal Professor Franco Ballardini. Liza, una bella ragazza di 27 anni, nata a Mosca, ha già un curriculum vitae di tutto rispetto e dal 2012 vive ed opera ad Hamburg. Già nel luglio 2013 era stata ospite dell’Associazione citata per un concerto in Riva del Garda (v. post n. 890 del 10 luglio 2013) quando ancora era con noi il compianto Presidente Ruggero Polito), in quanto l’Associazione ha inteso invitare i vincitori del Concorso Pianistico Internazionale di Verona. E Liza lo ha vinto due anni fa.

La presentazione da parte del Presidente Ballardini

La presentazione da parte del Presidente Ballardini

She started to learn to play the piano at the age of four at Yakov Flier Music School in Moscow with N. Dolenko. Graduated from Music School of the Academic Music College of Moscow State Tchaikovsky Conservatory (classes of A. Dzhangvaladze and O. Mechetina), Academic Music College of Moscow State Tchaikovsky Conservatory (class of O. Mechetina, Diploma with honor), and Moscow State Tchaikovsky Conservatory in 2011 (Diploma with honor), where she studied with Sergey Dorensky and his assistants Pavel Nersessian, Andrey Pisarev, and Nikolay Lugansky. In 2012 she moved to Hamburg, where she attended Master degree course in solo performance at the Hochschule für Musik und Theater Hamburg with Prof. E. Koroliov. She finished her Master studies in June 2013 with the note 1,0 (best possible), consequently being admitted to the Konzertexamen course (Artistic Diploma) (class of Prof. E. Koroliov). 

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Elizaveta

Elizaveta Ivanova is a prize winner of numerous international competitions: “J.S.Bach” International Piano Competition (Würzburg, Germany, 2010) – Diploma; “Piano Campus” International Piano Competition (Cergy-Pontoise, France, 2011) – 1st Prize and two Special Prizes; International Piano Competition “Città di Verona” (Verona, Italy, 2012) – 1st Prize and Special Prize for the best interpretation of Beethoven’s Sonata; “Blüthner “Golden Tone” Award” International Piano Competition (Vienna, Austria, 2013) – 2nd Prize and Special Prize of the Blüthner Zentrum Wien. She has won several national and internal competitions as well, among them are Elise-Meyer Scholarship competition at the Hochschule für Musik und Theater Hamburg in 2012 (1st Prize), Steinway-Förderpreis (Hamburg, 2013, winner), 1. Deutscher Klavierwettbewerb Polnischer Musik (1. German competition for Polish Music) (Hamburg, 2013, Main Prize). 

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Elizaveta

Her extensive concert activity began in 2002, when she became a participant of programs and scholarship holder of the V. Spivakov International Charity Foundation. Elizaveta has been performing all over Russia and abroad (Austria, Australia, Belarus, Bulgaria, Canada, Czech Republic, Germany, France, Ireland, Italy, Japan, Poland, Serbia, Spain, Sweden, United Kingdom, Ukraine, and Uzbekistan). Elizaveta has performed on stages of famous concert halls, such as: Great, Small and Rakhmaninov halls of Moscow Conservatory, Svetlanov and Chamber halls of Moscow International Performing Arts Centre, Great Hall of Ukrainian State Philharmonic Society (Kyiv), Chamber Music Hall of Berlin Philharmonic, Laeiszhalle (Hamburg), George Weston Recital Hall of the Toronto Centre for the Arts (Canada), Salle Cortot (Paris), Teatro Ristori (Verona), National Concert Hall (Dublin), and others.

The pianist’s repertoire includes compositions since the English virginal music until contemporaneity. She is also a successful participant of chamber ensembles and harpsichord player.

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Il repertorio magistralmente eseguito ieri sera durante un “concertone” durato quasi due ore, ovviamente tutto a memoria, ha compreso brani di W.A.Mozart (1756-1791): Rondò in re maggiore; F. Chopin (1810-1849): Ballata n. 4 op. 52; Mazurka op. 56 n.1; Sonata n. 3 op. 58; K. Szymanowski (1882-1937): Mazurka op. 50 n.14 e n. 15; M. de Falla (1876 – 1946): Cubana Andalusa; F. Martin (1890 – 1974):Tre Preludi. Due bis fuori programma con preludio e altro brano di Chopin. Applauditissima!

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Elizaveta

Elizaveta

Lascio agli amici ì musicologi presenti in sala di commentare la splendida esecuzione di brani particolarmente impegnativi, eseguiti da Liza con la naturalezza e la freschezza della sua giovane età, con una “normalità e spontaneità” che solo una Grande Maestra del pianoforte si può concedere. Dismesso l’abito lungo infatti, Liza torna ad essere una ragazza assolutamente genuina, interessata a fotografare questo o quello scorcio degli antichi palazzi, del Castello di Arco, a scrutare quale dei dolcetti esposti in bella vista nelle vetrine di un caffè si può concedere senza compromettere la sua bella linea. Una ragazza che sta volentieri insieme alla gente, che ogni tanto si ferma per telefonare alla mamma e rassicurarla, per chiamare il suo … “collega” contrabbassista Alessandro …, una ragazza che parla volentieri con noi, suoi nuovi amici, in tedesco, in inglese e anche un poco in italiano. In russo non ancora … ovviamente per nostra carenza linguistica!

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Liza

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Manca un’ora al concerto. Siamo seduti in un caffè lungo la strada del centro storico di Arco. Scatto una istantanea mentre Liza sta telefonando. Gliela mostro: “Paparazzo”, mi dice sorridendo! Poi mi chiede di scusarla. Preferisce passeggiare da sola, per concentrarsi meglio, per ripassare i milioni di note e sfumature che dovrà governale con le sue mani. Milioni di variabili gestite dal cervello più potente del mondo: il cervello umano. Milioni, dicevo … chi conosce un po’ di matematica, provi un po’ a calcole quanto fa “n su k fattoriale” ovvero la combinazione di n variabili su di un numero molto alto di possibili combinazioni! Perdonerete questa osservazione che può apparire un prosaica, ma occorre riflettere anche su questo aspetto.

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Dal Presidente Ballardini: applausi e fiori meritatissimi!

E poi … l’aspetto della vita: una ragazza parte da Mosca, va ad Hamburg, organizzala sua vita in modo responsabile ed autonomo, riscuote il giusto successo del suo impegno. Viaggia. L’altro giorno, un concerto in un castello della  Polonia. Fra qualche giorno suonerà a Ginevra. Poi a Vienna. Una piccola valigia, qualche spartito giusto per dare un’occhiata ad una di quei milioni di note e … via!

 Liza è già venuta due volte qui, nella Busa del Garda. Qualcuno sta cercando di portarla ad eseguire un concerto a Rovereto. Quando riusciremo a portarla a suonare a Trento? Nel frattempo: “Grazie Liza, vedremo di farti concedere la cittadinanza trentina onoraria!”

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Il dopo concerto presso l'ottimo ristorante La Lega di Arco

Il dopo concerto presso l’ottimo ristorante La Lega di Arco

Prossimo concerto organizzato dall’Associazione Amici della Musica: 13 dicembre 2014, Riva del Garda – Auditorium del Conservatorio, ore 17,30 – I SOLISTI DELL’ORCHESTRA REGIONALE HAYDN DI TRENTO E BOLZANO, Ole Jacob Frederiksen, violino; Gabriele Marangoni, viola; Elke Hager, violoncello; Fabio Righetti, oboe e corno maggiore, eseguiranno: W.A. Mozart, Quartetto per oboe e archi in fa maggiore K. 370 (1781); F. Schubert, Trio per archi n. 2 in si bemolle, D. 581 (1817): J. Francaix, Quartetto per corno inglese, villino, viola e violoncello (1970).

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A PIEDI NUDI NEL PARCO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Novembre, 2014 @ 8:56 am

Detto altrimenti: metti che una sera … (post 1735)

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Un vecchio film con Jack Lemmon. Il protagonista, in una sperdutissima cittadina delle immense pianure USA responsabile di una sperduta filiale di una grande società, viene convocato dalla direzione generale a New York. Vi arriva dopo una lunga serie di disavventure metropolitane: infatti, per una sfortunata serie di equivoci e di aggressioni, viene derubato, arrestato picchiato etc. etc., per cui al suo arrivo nella grande sala del Consiglio di Amministrazione, egli ha l’aspetto di un barbone dopo molte notti passate all’addiaccio: barba lunga, sporco, abiti stracciati, etc.. La comicità massima della scena consiste nel fatto che gli viene comunicato che è apprezzata la sua puntualità. Indi che è stato promosso e nominato capo della filiale newyorchese “nella totale indifferenza rispetto a questo suo modo di presentarsi”! Il protagonista riflette un attimo (“se questa è la normalità“, pensa!), ringrazia, rifiuta e torna alla sua cittadina sperduta.

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Ed io, ieri sera, per certi aspetti, mi sono sentito come quel Jack Lemmon. Infatti ho dovuto andare da Trento alla stazione ferroviaria di Verona a prendere una giovane pianista russa, Elizaveta Liza Ivanova, che oggi suona in Concerto al Palazzo Panni in Arco, nell’ambito della serie di concerti organizzati dall’Associazione Amici della Musica di Riva del Garda di cui io sono il tesoriere.

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Arco, Palazzo Panni: prova di concerto. La musicista si scalda: suonerà tutto a memoria!

Arco, Palazzo Panni: prova di concerto. La musicista si scalda: suonerà tutto a memoria!

E’ buio. Piove. Fra una settimana io ho l’appuntamento con l’oculista per cambiare i miei occhiali da vista. Imbocco l’uscita giusta dell’autostrada. Idem i vari svincoli (Uao! E questa è fatta!). Arrivo “quasi” alla stazione ferroviaria, la vedo … un po’ come Ulisse quando avvistò Itaca per poi essere respinto verso sud dal vento Meltemi! Il Meltemi del traffico veronese: lavori in corso, viabilità modificata, traffico caotico, segnalazioni (per la ferrovia) minute e poco visibili … Mi prendo qualche colpo di clacson di “incoraggiamento e protesta” da chi ha fretta di arrivare a casa … imbocco una corsia … quella dei bus pubblici e mi ritrovo nel bel mezzo dell’area riservata ai bus, unica macchina privata in tanto spazio libero! Avranno installato le telecamere di controllo? Speriamo di no. Mi faccio piccolo piccolo, io e la mia station wagon, e tomo tomo chito chito raggiungo l’uscita di quella sorta di “parco non naturale riservato ad altri”. Accosto. Un bar. Chiedo lumi. Me li danno e l’odissea ricomincia. Seguo fedelmente le istruzioni e mi ritrovo in … zona stadio, parcheggi riservati alla squadra ospite! Per fortuna che il treno di Liza arriverà tra un’ora! Dietro front, si ritenta!

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Questa volta sono fortunato: fra le mille indicazioni ne intravedo una piccola piccola, sulla destra che dice “Stazione FS”. Giro a destra … un marciapiede largo, nel suo margine sormontato dalle chiome di alcuni alberi, alcune auto parcheggiate … fra di esse uno spazio salvifico: ci piazzo la mia. E’ fatta! Scendo, cerco di orientarmi.

Passa un ragazzo, chiedo informazioni: anche lui va in stazione, mi accompagna volentieri. E’ un giovane psichiatra. Gli parlo delle mie ansie. Rassicurami, ti prego … le mie ansie … sono un caso grave?  E’ normale, mi dice … tuttavia anch’io preferirei vivere a Trento (e chi se ne va più da questa bella città?! N.d.r.).

Arrivo in stazione con … quanto anticipo? Io arrivo alle 20,00. Liza mi manda un SMS: “I am in Milano Centrale: I will be in Verona at 9,20 p.m.”. My God, un’ora e venti da attendere, più i soliti ritardi (saranno altri 15 minuti). Che faccio? Vado a fare quattro passi in centro? No, e se poi sbaglio i calcoli? Se poi faccio tardi? No, resto qui. Scrivo a Liza: Don’t worry, I’m going to Arena to enjoy the Swansee, il Lago dei Cigni (ma è solo una battuta, ovviamente!). Infatti mi fermo in stazione. Fa caldo. Io sono vestito “da Trento”. Passeggio. Forse troppo. Vengo notato:

  1. da un poliziotto: documenti prego … ok tutto regolare
  2. da un tizio: mi sai dire dov’è un bar? Glielo dico. Quello dopo un po’ torna: non era un bar era un MC Donald, perché tu mi hai mandato in un Mc Donald?
  3. Da una signorina in cerca di compagnia: no grazie …
  4. da un vigile urbano (mi ero avvicinato troppo ad un assembramento causato da automobilisti che avevano deciso di farsi fare una multa da 80 euro pur di tornare a casa utilizzando la corsia dei bus, dopo essere stati un’ora imbottigliati nei “lavori in corso”): e lei cosa vuole? Circolare, circolare!
  5. da un tizio che chiede l’elemosina
  6. da una bimbina di due anni che si era “persa”: Infatti la mamma aveva un piccolino appeso con una fascia sulla schiena e procedeva troppo velocemente seguita a fatica dalla bimbina sgambettante ma non abbastanza velocemente: mamma. mamma! E mi si attacca ai pantaloni. Ecco , ecco vieni piccina, mamma è quella lì …

WP_20141107_003Alla fine, stanco di essere abbordato, prendo io l’iniziativa di parlare a qualcuno: ad un ragazzo con in mano due caschi da moto ed un cappotto “attraversato” da una sorta di cintura bianca fosforescente: bello, così almeno gli automobilisti ti vedono anche quando è notte. Ottima idea … sai anch’io ho una moto … una vespa 150 PX di 33 anni con soli 15.000 km, quasi nuova …Fine. Il tempo non passa mai. Mi guardo intorno … fotografo alcune biciclette in paziente coda, in attesa di telefonare ad una cabina pubblica.

Alle 21,35, puntuale come da ritardo puntualmente annunciato, il treno di Liza arriva. Con Liza dentro. Fine dell’avventura. In 60 minuti esatti percorro (anzi, volo) la tratta centro di Verona – centro di Riva del Garda, dove ci sediamo a tavola a mangiare una eccezionale pasta al forno preparata da mia moglie. Poi a nanna, per svegliarmi questa mattina alle ore otto! Quando mai fino a quest’ora!?

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Eccomi a Verona, al ristorante, in versione bicicletta.

Eccomi a Verona, al ristorante, in versione bicicletta.

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P.S.: io, alla stazione di Verona ci vado spesso da Trento. In bicicletta, e non incontro alcuna difficoltà! Evviva la bici!

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POSTI BARCA NELL’ALTOGARDA TRENTINO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Novembre, 2014 @ 12:14 pm

Detto altrimenti: un “post” sui nastri  “posti” barca: – Come è cambiata la situazione … (post 1734)

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Verso sud

Verso sud

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.Una volta – ricordo, 24 anni fa – per avere un posto barca nei nostri porti turistici pubblici occorreva “essere raccomandati” (scherzo!), ovvero stante l’elevato numero di domande rispetto alla disponibilità dei posti barca, si era inseriti in una lunga lista di attesa.

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All'ormeggio in inverno

All’ormeggio in inverno

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Successivamente, anche da parte di chi non aveva ancora avuto il posto richiesto, fu notato che alcuni proprietari (1) utilizzavano la barca come “seconda casa”, ovvero utilizzavano il porto come un “posteggio per barche” e non come un porto dal quale si esce e si entra in barca. In altre parole: non veleggiavano, non utilizzavano la barca come tale. Allora si introdusse una regola e cioè che l’assegnatario doveva autocertificare un numero di uscite annue non inferiore a 15. Detto, fatto. Nel frattempo arriva la crisi. Per queste due ragioni diminuiscono le barche, diminuiscono le domande, scompare la lista di attesa.

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Di bolina in inverno

In navigazione in inverno

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Adesso la Provincia mette le mani avanti e – si afferma – per il futuro, ove si ripresentassero tensioni fra domanda e offerta, non si escluderebbe di ricorrere a un “inasprimento delle regole” (almeno 20 uscite all’anno per ottenere il rinnovo della concessione?) oppure ad un bando per l’assegnazione dei posti barca e/o il rinnovo delle assegnazioni esistenti.

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Eurpean Championship Fun 2007 - Fraglia Vela Riva

In regata d’estate

Al che mi permetto di osservare che se una persona si compera una barca a vela, lo fa perché sa dove poterla ormeggiare e non certo per un solo anno. Quindi, se un velista si “comporta bene”, ovvero utilizza effettivamente la barca come tale e non come seconda casa, non dovrebbe essere esposto al rischi di “perdere una gara” e di ritrovarsi con una barca a vela da posteggiare in … un prato! Quindi l’eventuale “bando di gara” dovrebbe riguardare solo le nuove assegnazioni, non i rinnovi di quelle esistenti.

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(1) Proprietario: il proprietario della barca – Armatore: la persona (anche non proprietaria) per conto della quale la barca naviga – Skipper o comandante: chi ha il comando della barca (anche se non  proprietario, armatore e timoniere)- Timoniere: colui che sta al timone (anche se non proprietario, armatore e skipper). Tuttavia più frequentemente qui da noi nell’Altogarda Trentino le quattro figure si concentrano di fatto sulla stessa unica persona: il proprietario-armatore-skipper- timoniere.

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JEAN-CLAUDE JUNKERS, CHI ERA COSTUI?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Novembre, 2014 @ 8:05 am

Detto altrimenti: già … chi era costui e … chi è oggi?   (post 1733)

Ioannes_Claudius_Juncker_die_7_Martis_2014[1]Ricordate il Don Abbondio manzoniano alle prese con quel tal Carneade? Il Don manzoniano si chiedeva: “Carneade … chi era costui?” Ecco, oggi il nostro Carneade è J.C. Junkers, attuale Presidente della Commissione Europea. Ma chi “era” ovvero, cosa è stato? E’ stato per anni primo ministro del Lussemburgo, uno degli Stati “bricconcelli” dal punto di vista fiscale, nel senso che applicando aliquote fiscali di molto inferiori a quelle – ad esempio – di Francia ed Italia, hanno da sempre attirato le sedi fiscali ed i conti correnti di moltissime imprese anche nostrane, sottraendo risorse al nostro fisco. E bravo Junkers!

Ma io, raga, non ce l’ho con lui, bensì con chi procede a nomine varie (compresa questa) senza prima avere realizzato o quanto meno collocato al primo posto dell’ordine del giorno l’armonizzazione fiscale a livello UE … molto meglio poi se a livello degli … USE – United States of Europe!

Dice … ma la tua è un’utopia! Concordo, infatti l’utopia è un qualcosa che non si è “ancora” realizzato!

E nel frattempo a Jean-Claude … cosa mi sento di suggerire? Ecco … una breve frase in latino: “Medice, cura te ipsum!” ovvero, “Medico, comincia col curare te stesso” (che delle malattie italiane parliamo dopo).

P.S.: Junkers. Nella sua accanita e un po’ esageratamente calcata difesa delle strutture europee, le quali “non sono mica schiere di burocrati, come vi permettete!?” io leggo un segnale di debolezza da parte di chi “se le vuole mantenere buone perché ne ha bisogno”, un po’ come quando nostri Ministri o Assessori difendono “a prescindere” le loro strutture burocratiche, ben consci che chi deve emanare un regolamento di attuazione di una legge ne ha la piena gestione in ogni senso (tanto per fare un esempio a caso … ma mica tanto a caso poi … ).

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IN BICICLETTA DALL’OLANDA ALL’AUSTRALIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Novembre, 2014 @ 6:30 am

Detto altrimenti: c’è un giovanotto che sta pedalando da 53 giorni ed ha percorso 4.000 km, dall’Olanda in Macedonia, diretto in Australia   (post 1732)

Giovanni, Alessandro ed io "scattati" dal pedalatore internazionale

Giovanni, Alessandro ed io “scattati” dal pedalatore internazionale, la cui immagine potrete vedere nei suoi resoconti

Se andate a guardare il mio post n. 1672 del 4 ottobre scorso (pubblicato alle 18,42) …. be’ quella foto è stata scattata da quel ragazzone impegnato nella traversata di cui al titolo del presente articolo. Lui e Alessandro Zorat si sono conosciuti in internet, contattandosi come ciclisti appassionati di cicloviaggi. Quel giorno io ero in compagnia di Giovanni Soncini, ex collega di Alessandro. Tutti noi ci siamo incontrati per caso al bicigrill di Nomi (Tn). Alessandro mi ha informato dell’impresa del suo amico e mi ha fornito questo link:

http://arctic-cycler.com/2014/10/04/day-22-98km-trento-manerba/

Se lo aprite, potete “iscrivervi” come suoi followers e seguirlo tappa-tappa fino a destinazione: il ragazzo inoltre correda i suoi post quasi giornalieri con bellissime foto.  Si tratta di immagini rare … ma soprattutto di emozioni uniche! Provare per credere!

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MATTEO RENZI: UN NUOVO COMPROMESSO STORICO?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Novembre, 2014 @ 10:46 am

Detto altrimenti: perché non provare a ragionare un attimo, da questo angolo visuale? (post 1731)

Questo articolo non è né a favore né contro nessuno. Cerco solo di fare un ragionamento. Vorrei in una qualche misura invitare a riflettere su possibili analogie concettuali fra il compromesso storico degli anni settanta e le intese fra Renzi e Berlusconi.

Lo so … lo so … si tratta di “cose” diverse …. e poi la DC e il PCI non ci sono più … lo so. Tuttavia gli accordi c’erano in allora e ci sono oggi. E oggi come ieri uno dei due “contraenti” non è al governo. Oggi in più abbiamo il “mirabile monstrum” di una fetta della destra al governo con il centro sinistra.

Quali conclusioni ne traggo io? Nessuna. Ho solo voluto lanciare un sasso nel lago dei possibili ragionamenti e riflessioni delle mie lettrici e dei miei lettori.

Post molto corto, come vedete, e senza alcuna fotografia!

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I NUOVI COLONIALISMI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Novembre, 2014 @ 8:43 am

Detto altrimenti: dall’unico vecchio colonialismo di ieri ai tanti nuovi di oggi      (post 1730)

th9KTQNGZGCare pazienti lettrici e affezionati lettori dei miei post, inizio con un consiglio per gli acquisti: comperate e leggete il libro del Prof. Daniel R. Headrick “Il predominio dell’occidente – Tecnologia, ambiente, imperialismo” Ed. Il mulino, 400 pagine, €29,00 (edizione originale del 2010). E’ un “romanzo” di avventure, solo che le avventure sono tutte vere! Prendendo le mosse dallo sviluppo della tecnologia (bellica: aerei, battelli a vapore, mitragliatrici, etc.), l’autore traccia la storia dei primi conquistadores occidentali (i Portoghesi) sino agli ultimi (gli Italiani). Tutti a danno del resto del mondo. Letto quel saggio, potrete meglio afferrare il senso di quanto sto per scrivere.

Infatti, poiché ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria, ai giorni nostri assistiamo a nuovi colonialismi di ritorno, dei quali voglio brevemente fare cenno.

  1. Colonialismo di ritorno in senso stretto, di immigrazione e quindi demografico. Si tratta dei crescenti flussi di immigrati che “invadono” l’occidente, per sfuggire alle nefaste conseguenze del nostro colonialismo del passato. Chi è causa del suo mal, pianga se stesso …
  2. thQCI2POZ3Colonialismo “interno” ad opera dei paesi già colonizzati nel passato. Mi spiego: la Cina, vittima del nostro precedente colonialismo (al punto da dovere subire ben due guerre di aggressione – le cosiddette guerre dell’oppio – perché “rea” di avere vietato l’importazione dell’oppio fatto coltivare dalla GB dagli schiavi coolies nella sua colonia India),  la Cina – dicevo – sta attuando “colonizzazione interna” nel senso che una massa minore di persone sfrutta e quasi schiavizza una massa assai maggiore di popolazione, cioè le grandi masse lavoratrici urbanizzate per amore o per forza, come è dimostrato dal progetto cinese in corso di realizzazione della costruzione di dieci città da 100.000.000 (cento milioni) di abitanti ciascuna.
  3. Colonialismo finanziario di ritorno. i Paesi ex colonie stanno acquistando la maggioranza azionaria delle principali SpA dei paesi ex colonizzatori.
  4. Colonialismo “democratico” interno a paesi già colonizzatori nel passato. E’ quello che noi occidentali stiamo attuando a nostro stesso danno, quando attuiamo politiche che rendono una piccola parte della popolazione sempre più ricca ed una parte sempre maggiore della popolazione sempre più povera.

Historia magistra vitae? Sit sane verum, sia pur vero, ma è anche vero che noi siamo dei pessimi alunni …

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LA TERZA GUERRA MONDIALE E I NUOVI USA REPUBBLICANI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Novembre, 2014 @ 7:09 am

Detto altrimenti: … quella che stiamo vivendo             (post 1729)

La terza guerra mondiale, così Papa Francesco ha definito lo “stato di cose”(per usare un eufemismo!) che stiamo vivendo. Una terza guerra mondiale “a capitoli”, “a rate”.

thGU07MLVYIn questi giorni sto rileggendo “Il mondo di Atene” di Luciano Canfora (Laterza ed.). Parlando della lunghissima guerra del Peloponneso fra Atene e Sparta (431 – 404 a. C.), Canfora la analizza e rappresenta come una guerra “a capitoli”, “a rate”, ma senza fine,  in quanto mirata all’annientamento del diverso modo di vivere e governare dell’avversario. Sulla base delle sue considerazioni, la guerra del Peloponneso e la nostra attuale terza guerra mondiale sono entrambe simili fra di loro e a loro volta diverse da una “guerra civile” che non è (solo) quella combattuta all’interno di uno stesso Stato, bensì (anche) quella combattuta fra due stati aventi lo stesso modo di vivere e di governare.

Infatti Atene e Sparta avevano due modi di essere, vivere e governare assolutamente opposti. Lo stesso registriamo oggi fra il “nostro” mondo, il “nostro” modo di fare la guerra e le sue  (pseudo) ragioni e le caratteristiche e le motivazioni della nuova offensiva terroristica lanciata dai combattenti dell’Isis. Questa nuova, sciagurata, pericolosa terza guerra mondiale rischia quindi di essere molto lunga e a macchia di leopardo, una sorta infinita di “guerra dei guerriglieri” più che “guerra di eserciti” per la distruzione del nostro modo di vivere.

Perché scrivo queste mie osservazioni? Perché credo che il modo migliore per far trionfare la pace sia sì, quello di opporsi militarmente a questa iniziativa di morte, ma anche, nello stesso tempo, quello di rimuovere a monte le cause che l’hanno generata, e cioè evitare per il futuro lo strappo del passaggio da dittature o imperialismi coloniali  a improvvise pseudo-false-deboli-immature democrazie. Per fare ciò occorre esportare nel mondo la “libertà e capacità di progressiva e maturata crescita democratica”, non una democrazia top-down, preconfezionata e non assorbita dalle popolazioni interessate.

Per raggiugere questo scopo occorre un accordo fra gli USE- Stati Uniti d’Europa e gli USA-Stati Uniti d’America. Ma gli USE non ci sono ancora (e l’avanzare della destra francese non aiuta certo!)  e gli USA, con la sconfitta dei democratici, rischiano di imboccare una strada completamente diversa da quella che potrebbe portare a cambiare il mondo. Peccato …

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