L’INGANNO DEGLI ORDINI DI GRANDEZZA E DEI BENEFIT NON COMPUTATI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Dicembre, 2014 @ 10:22 am

Detto altrimenti: una sorta di paravento agli occhi di chi è distratto   (post 1778)

Anche "al giorno"!

Anche “al giorno”!

Roma. Due persone, una presidente di un ente pubblico ed una a capo di una grande società pubblica, mi dicono: “ A Roma si vive bene si ti puoi permettere di girare in taxi e per farlo devi avere almeno uno stipendio di 4.000 euro al mese, cosa che noi non abbiamo”. Io non ho ribattuto, anche se ho considerato quella “excusatio non petita” oltre che una “vera accusatio” anche un insulto alla mia intelligenza.

Roma. Indagine sulle super buonuscite. Un tale al quale si contestava di avere percepito una buonuscita dopo solo quattro mesi di impegno in una posizione pubblica, risponde: “Si, ma poi si tratta di soli 140.000,00 euro … di cosa stiamo parlando … via ..”. Mio commento: no comment.

Ecco, c’è chi oggi conta sul fatto che anche in certe posizioni, sia applicato lo stesso ordine di grandezza del proprio. E invece … E poi, c’è chi oggi conta sul fatto che la gente possa credere esagerate alcune già anche troppo elevate remunerazioni “apparenti” (ovvero “quelle che appaiono”), contando sul fatto che tutto sommato “cii va anche bene” perché – sempre tutto sommato – ce la stiamo cavando con poco. Infatti, guai se si conoscesse la nostra effettiva retribuzione!

Un possibile esempio: il livello dello stipendio di certa dirigenza pubblica? E’ 100. Ok, è già molto, ma – ancora una volta “tutto sommato” – accettabile da parte dell’opinione pubblica. Tuttavia come sarebbe valutato quel livello retributivo ove si scoprisse che oltre alla voce “stipendio” vi è una “indennità di carica” che può arrivare ad essere 1:1 (cioè a raddoppiare la voce stipendio), anch’essa interamente pensionabile?

Dice … ma tu, blogger, ti riferisci a casi specifici? Rispondo: no, io intendo solo riportare ogni valutazione all’interno di un’unica scala dimensionale, come ha fatto il Premier Renzi quando ha detto che nessuno nel sistema pubblico (comprese le banche sovvenzionate dal pubblico, n.d.r.) può/deve essere remunerato più del Capo dello Stato. Aggiungo: senza che questo imperativo possa essere eluso da trucchi di varia natura e specie.

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CONFLITTO DI INTERESSI MORALI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Dicembre, 2014 @ 9:48 am

Detto altrimenti: interruzione volontaria della vita in caso di gravissima malattia   (post 1777)

thH626ADFXProblema morale, religioso? Distinguiamo. La nostra religione non “è” la morale, bensì “ha” una morale. La nostra religione è “creazione” e “resurrezione”. The rest are details. La morale preesiste alla nostra religione da almeno 2.000 anni prima di Cristo (Codice di Hammurabi: “Non fare agli altri ciò che non faresti a te stesso; fai agli altri ciò che faresti a te stesso”).

Dice … ma solo Dio, che ci ha dato la vita, può torgliercela. Sono pienamente d’accordo. Solo che a mio avviso ognuno dovrebbe essere responsabile di fronte a Dio delle proprie scelte, senza essere “intermediato”.

Anticipo al conclusione con un esempio diverso ma che forse aiuta a comprendere il mio pensiero. Se io, uomo sposato e credente, desidero ardentemente un’altra donna, non è che commetto adulterio solo se quella donna “ci sta”! Tanto è vero che esiste il comando “non desiderare la donna d’altri”.

Ora, tornando al problema in esame, se io, malato gravissimo, tenuto in vita da macchinari, desidero ardentemente di porre fine alla mia vita, ho infranto quel principio etico-religioso anche se poi gli altri non staccano la spina come io vorrei. A mio avviso infatti devo e posso essere io e solo io direttamente responsabile di fronte alle regole della morale e della religione.

Dice: ma tu, blogger, stai peccando di relativismo … Evvabbè, rispondo, mi sottopongo all’ordalia, al giudizio di Dio. E se ho sbagliato, spero che Dio mi perdoni.

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IMPEGNI PLURIENNALI DI SPESA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Dicembre, 2014 @ 9:30 am

Detto altrimenti: quanto di un bilancio pubblico è realmente disponibile per le riforme e per gli investimenti, ovvero per “governare in modo aggiornato il presente ” e non semplicemente per “gestire il passato”?   (post 1776)

Premesse

  • L’Italia delle “emergenze”. Tante, troppe.
  • Ciò significa che non si è fatta una adeguata programmazione pluriennale delle possibili emergenze e quindi dei necessari pre-interventi cautelativi;
  • Tuttavia la maggior parte di un bilancio pubblico è “impegnato”, “vincolato” secondo piani pluriennali di spesa.

 Da quanto sopra discendono tre considerazioni:

  1. si impegnano fondi per molti anni su alcune singole priorità, senza una pianificazione comparativa di tutte le diverse mutevoli priorità all’interno dello stesso periodo pluriennale;
  2. ben poche sono le risorse che residuano per una azione di governo che sia aggiornata alle mutevoli e aggiornate esigenze di un mondo che cambia molto spesso e comunque molto rapidamente;
  3. i “destinatari” di somme vincolate per molti anni a loro favore diventano beneficiari di un privilegio inaccettabile: quello di operare all’ interno di una sorta di “bilancio a gestione separata”, a prescindere dalle esigenze – spesso più impellenti delle loro – di altri comparti.
Fra le altre cose ... siamo sicuri che il ponte delle nostre  navi  portaerei sopporti la spinta del loro decollo verticale? O dobbiamo cambiare anche le navi?

F 35: fra le altre cose … siamo sicuri che il ponte delle nostre navi portaerei sopporti la spinta del loro decollo verticale? O dobbiamo cambiare anche le navi?

Un esempio? Da due anni sono stati vincolati per legge in favore della difesa (militare) ben 20 miliardi all’ anno per ben 10 anni, somme che forse oggi potrebbero essere parzialmente dirottate ad una diversa difesa: quella idrogeologica del territorio.

Nuove caste. E poi, questa “garanzia di disponibilità finanziaria pluriennale a prescindere” … mi ricorda un po’ quel tale Pericle, il quale nella sua “repubblica ateniese” (che poi era una oligarchia, quasi monarchia di fatto, imperialista e antidemocratica) avrebbe dovuto rendere conto della finanza pubblica ogni anno, cosa che Pericle evitò facendosi rieleggere di anno in anno per trent’anni e rimandando sine die il rendiconto, oppure essendone responsabile … da morto! Lo stesso potrebbe accadere per i nostri ministri della difesa e generali delle forze armate: non sarebbe necessario che morissero, per carità … nessuno lo vuole! Basterebbe infatti che “passasse molto tempo”, che i “responsabili non fossero più quelli” che “io avevo le mani legate da scelte precedenti” etc. e tutto si sgonfierebbe come una bolla di sapone nelle paludi degli orientalismi italiani dei nostri controlli postumi a buoi scappati.

Concludo: così come si vincolano per molti anni parti molto rilevanti dei bilanci pubblici, da oggi occorrerebbe iniziare a ragionare su eventuali svincoli di impegni pluriennali, ove non prioritari rispetto a nuove e più gravi “emergenze”.

 

 

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LE RIFORME IRREDIMIBILI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Dicembre, 2014 @ 7:10 am

Detto altrimenti: le riforme costano e vanno fatte … ma con quali risorse?   (post 1775)

Ieri sera, l’ing. Carlo De Benedetti (CDB) da Fazio (Chetempochefa): “Le riforme costano. Senza soldi non si fanno. Quelle che non costano non sono riforme”. Concordo (io apprezzo ciò che sta facendo Renzi, ma non basta “spostare i mobili”).

thAO0NDSN6CDB continua: “La Germania a suo tempo lo fece: sospese l’obbligo del limite del 3% e si risanò. Occorre dire all’UE che noi facciamo altrettanto”. Io osservo: “Ing. CDB, ma la Germania era ed è la Germania. Noi, siamo abbastanza seri (seri) da rispettare ciò che andremmo a dire che faremo?”

Un paio di cose di De Benedetti non mi sono andate del tutto bene: 1) che abbia detto che era contrario a Renzi ma che ora lo approva: infatti questa affermazione mi ha fatto sembrare l’intervista come organizzata  “ad hoc”; 2) che  abbia detto, citando la cifra con assoluta naturalezza che “… con 2.000 euro al sud si vive bene e a Milano non si riesce a vivere …”,  come se  il  livello retributivo citato  fosse quello “normale” (magari! N.d.r.) da assumere quindi come campione per testare la sua congruità nelle diverse zone del paese.

Da parte mia propongo che persone assai ben più autorevoli e capaci di me si confrontino con questa ipotesi che vo’ scrivendo nei miei post da tempo: lo Stato emetta una prima serie di obbligazioni di debito pubblico irredimibili (sulle quali lo Stato è obbligato al solo pagamento degli interessi e mai del capitale) con un rendimento un po’ superiore alla redimibili, in sostituzione volontaria delle redimibili. Lo Stato sarà caricato di flussi di interessi (flussi “A”) un poco superiori agli attuali ma abolirà i flussi  della restituzione del capitale (flussi “B”). Ora, poiché i flussi “B” sono molto superiori ai flussi “A”, si creerà una massa finanziaria disponibile per le riforme vere. Inoltre diminuirà la somma totale del debito pubblico, perchè i flussi di interesse non concorrono alla formazione del debito capitale. E se il sottoscrittore dei titoli irredimibili vorrà rientrare in possesso del suo capitale, potrà sempre venderli in borsa.

Ingegnere Carlo De Benedetti, lei cosa ne pensa? E voi, lettrici e lettori, cosa ne pensate? Conoscete qualche economista ben più esperto di me che possa intervenire su questo argomento? Grazie se lo sollecitate in tal senso!

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INCONTRI RAVVICINATI (ELENCO)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Novembre, 2014 @ 4:50 pm

Detto altrimenti: facciamo il punto sulle mie interviste “Incontri” (post 1774)

th0GZNSYPLAll’interno dei miei 1774 post (compreso questo) ho avuto modo di intervistare 24 personaggi. Alcuni di essi molto noti, altri meno, ma tutti fortemente caratterizzati da loro qualità personali e/o professionali. Infatti non mi sono mai posto l’obiettivo di “incontrare” persone cosiddette “formalmente di livello”, ma persone che avessero comunque qualcosa – molto o poco non importa – da dire, ovvero persone  “sostanzialmente di livello”. Quindi ho spaziato liberamente in tutti gli ambiti personali e professionali. Ecco l’elenco dei mie Personaggi che – in questa sede – hanno trovato un loro (ulteriore) umilissimo “autore” (in ordine di apparizione sul blog. Se li volete “rileggere” basta che clicchiate il loro nome nell’apposito riquadro sotto il mio curriculum):

  1. Carlo Fierens, chitarrista classico, Ligure come me
  2. Cristina Endrizzi Garbini, cantante lirica, pianista, mecenate delle Muse
  3. Mirna Moretti; lettrice, poetessa, letterata, blogger, mecenate della Lettura
  4. Luigi Sardi, giornalista, storico
  5. idem c.s.
  6. Maria Pia Veladiano, scrittrice, teologa, educatrice
  7. Mario Barletta, musicologo, collezionista accordatore di pianoforti e fortepiani
  8. Alfonso Masi, professore, letterato, autore, attore
  9. Daniele Donati, storico, studioso, economista
  10. Enrico Fuochi, scrittore, fotografo, viaggiatore, “volatore”
  11. Gian Paolo Margonari, turista camminatore, scrittore
  12. Ruggero Polito, musicologo, musicofilo, musicista, letterato, umanista, amico carissimo
  13. Edoardo Pellegrini, mago del legno, della fotografia, dell’ecologia, del pedale, dei funghi
  14. Mery Modena, gestore di bicituristi
  15. Alessandro Aichner, ingegnere dell’aria
  16. Katia ed Erika Bonadiman, musica e canto
  17. Gian Franco Peterlini,  podista, padre, marito, nonno, imprenditore: esperienza ed umanità
  18. Cristina, mamma
  19. Anonima italiana, lavoratrice
  20. Don Marcello Farina, storico, filosofo, un Uomo per gli Altri
  21. Andrea Danielli, architetto inventa mestieri
  22. Giovanni Straffelini, ingegnere scienziato
  23. Giancarlo Mirandola, Presidente Fraglia Vela Riva
  24. Fabio Pipinato, cooperatore internazionale, altro Uomo per gli Altri

24 incontri in 3 anni, 8 all’anno. Chi sarà la/il prossima/o?

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LA CINA E’ VICINA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Novembre, 2014 @ 3:18 pm

Detto altrimenti: bella scoperta, direte voi!  (post 1772)

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I tempi della storia: nel 1840-1842 noi europei abbiamo fatto (si dice “portato”) ben due guerre alla Cina (le cosiddette guerre dell’oppio) “rea” di avere proibito l’importazione dell’oppio che gli Inglesi facevano coltivare ai loro schiavi indiani. Oggi, il mio berrettino da sole, il giubbotto da vela, il computer etc. e da ultimo le mie ultime scarpe Thimberland sono made in China.

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thMU1VCVNULa Cina. Inizialmente qui da noi si vendevano solo “cineserie” da pochi soldi. Ora ho notato che nostri negozi fino a poco tempo da di alta qualità – se non proprio ancora di lusso – mettono in vendita la loro credibilità, il loro nome, il loro avviamento insieme – ad esempio – a capi di abbigliamento abbastanza eleganti, senza l’etichetta che ne indica l’origine. “Sa, si tratta di quella gran marca italiana … ma abbiamo dovuto levare le etichette perché …” e via discorrendo. A prezzi sbalorditivi. Evvabbè … Leggendo Gomorra di Saviano poi apprendiamo che le Grandi Marche fabbricano i loro capi a … Napoli, avvalendosi dei cinesi. Evvabbè …

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... l'azzurra vision di S. Marino

… l’azzurra vision di S. Marino

Ma le fabbricazioni all’estero, come la mettiamo? La mettiamo che all’estero la manodopera costa meno perchè i diritti civili sono un optional. “Loro” ci hanno copiato e adesso ci invadono con i loro/ex nostri prodotti schiavizzando i loro lavoratori. Ma non basta. Anche i “nostri” hanno delocalizzato e non solo in Cina. Un amico imprenditore, di ritorno l’altro giorno dalla Romania: “In Romania non esiste la crisi del lavoro: le persone che esamino per l’assunzione mi dicono che tanto … se non li assumo io … trovano un altro che li assume. E allora parliamo un po’ dei nostri. Delocalizzano … si perdono posti di lavoro in Italia e gli utili … dove vanno gli utili? A S. Marino? Alle Cayman? In GB? Etc. etc. In Vaticano non più, grazie a Papa Francesco. Si dice che la tale azienda “è sbarcata” in Cina, in Romania, etc.. ma … sbarcata per vendervi i nostri prodotti o per produrre laggiù i prodotti che poi vende a noi?

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Evvabbè, gli ho quasi copiato il titolo …

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Un giorno “un amico mi disse” … che anni fa il suo datore di lavoro, proprietario di una catena di negozi di articoli sportivi, andò in Cina, chiese il prezzo delle migliori racchette da ping-pong. L’equivalente di 500 lire. Le migliori. Da noi si vendevano a 5.000 lire. Ne acquistò una camionata.

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Le stelle le abbiamo già: mettiamole le strisce!

Le stelle le abbiamo già: mettiamole le strisce!

Cosa fare? Ragazzi, io non mi intendo abbastanza di calcio per propormi CT della Nazionale nel bar sotto casa, e quindi …. quindi almeno mi consentirete di esprimermi su di un problema minore, un problema che pare stia di meno a cuore della gran massa della gente di quello della composizione della Nazionale, il problema della possibile soluzione della crisi mondiale. Proviamo un po’ ad immaginare che abbiamo già costituito gli USE – United States of Europe e che gli USE abbiano stipulato un accordo con gli USA, al fine di “imporre” il rispetto dei diritti civili in tutto il mondo istituendi il reato di “speculazione finanziaria internazionale” ed escludendo scambi commerciali, finanziari e culturali con chi non adotta queste regole.

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L’Utopia, di S. Tommaso Moro (è stato fatto Santo, non lo sapevate?)

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Come sarebbe bello! Dice … ma la tua, Riccardo, è un’utopia! E’ vero, solo che l’utopia è un qualcosa semplicemente non “ancora” realizzato. Non ancora, ma un domani – spero prossimo – vedremo … In ogni caso: guai a non avere (almeno) un’utopia! Ed ecco che ci risiamo: il primo problema nostro non è il lavoro: è il problema antropologico, nel senso che ognuno di noi si dovrebbe sentire padrone del proprio Paese, suo co-artefice e co-difensore e non suo predone. Quindi il secondo problema è il problema morale. Il terzo problema, il lavoro. Ve lo concedo.

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th9L8JM2JRP.S: ma non è solo il maggior costo del nostro personale che danneggia la nostra occupazione. Talvolta la responsabilità è anche dei troppo elevati margini di utile del produttore. Un esempio: su una marca di primo livello (“firma” di lusso)  fabbrica in Italia al costo 10 e vende a 100 (tanto la gente acquista ugualmente la “firma”, costi quel che costi) e per di più porta l’utile nei paradisi fiscali, arriva il cinese che non solo fabbrica all’estero al costo di 5, ma per di più vende a 30, collocandosi all’interno della troppo ampia forbice costo-ricavo italiano che genera un utile spesso portato nei paradisi fiscali dai quali si finanzia la produzione in Cina etc, etc.

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I POST DEL TRIENNIUM (OPEN BLOG)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Novembre, 2014 @ 8:23 am

Detto altrimenti: ho invitato le lettrici ed i lettori a pubblicare loro post in occasione del mio triennio di blogger. “Open blog”: mi scrive Fausto Lammoglia e trascrivo   (post 1772)

 INIZIA

Riccardo, accolgo volentieri il tuo invito di inviarti nostri post in occasione del tuo “triennio di blogger”. Le ultime vicende della nostra astronauta e il clamore mediatico che non ha avuto, suscitando lo sdegno di molti, mi ha “infilato” in una chiacchierata con uno dei miei ragazzi (Fausto è laureato, molto stimato nell’ambiente universitario genovese ed ha commentato altre volte i miei post, n.d.r.). Se ti interessa per il blog ho riassunto il discorso.

Can(n)one Rai: come abbattere la cultura a … “colpi” di audience 

thUXETRJ1SSamantha Cristoforetti. Questo nome è risuonato in tutte le emittenti televisive e radiofonica, lo abbiamo letto a caratteri cubitali sui giornali e sul web. Quello che mi ha toccato di più, però, non è tanto l’impresa della nostra compatriota (di cui dobbiamo andare fieri), ma i commenti nei forum dei giovani e meno giovani circa la trasmissione in diretta del suo atterraggio. Il tema “caldo” è il fatto che la Rai, in particolare, abbia decurtato il tempo destinato all’astronauta in favore del derby calcistico di Milano. Senza entrare nel particolare, mi è capitato di confrontarmi con un ragazzo di 17 anni sull’importanza dell’accaduto e sull’evoluzione della Rai.

“Mamma Rai” sta seguendo le orme della più libertina Mediaset.

La rete, che una volta era in primis portatrice di cultura, ha abbassato notevolmente la sua portata per raccogliere più audience e poter concorrere con le altre reti. Il livello della sua programmazione (in parte anche quella radiofonica, che tenta ancora di resistere) cerca di intercettare i gusti del giovane disinteressato, della casalinga, dell’anziano, dei pettegoli; così si riempie di talk show, di fiction, di  sit-com, di tribune politiche demagogiche e populiste. Ammesso che questa sia una scelta commerciale, non condivisibile, ma che funziona, sorgono due questioni: il canone e la mentalità.

 Il Canone

th5YV8N2X1Non mi dilungherò molto sul canone, perché fin troppe parole sono state spese da persone molto più competenti e arrabbiate sulla gestione economica della Rai. Mi permetto solo di dire che il canone dovrebbe essere per la Rai una garanzia: poiché i suoi introiti sono fissati da una tassa, il canone appunto, che ogni telespettatore e ogni radioascoltatore deve pagare, la Rai può permettersi di mantenere alto il livello, senza preoccuparsi troppo del numero di ascoltatori. Sarebbe opportuno quindi che favorisse la qualità dei programmi, piuttosto che la quantità degli ascoltatori.

 La mentalità

Chi scrive ha 26 anni, non ha visto gli anni d’oro della Rai, in cui educava (letteralmente parlando) gli italiani, ma ha scorto una buona televisione culturale e un’ottima radiofonia. Una televisione ormai scomparsa, da ricercare su piattaforme diverse in canali tematici. Ora, la mia generazione e quelle precedenti hanno conosciuto e, spero, apprezzato questo tipo di programmazione, per cui sanno che esiste e che possono ricercarla altrove (sebbene mi chiedo sia giusto, visto che pago il canone per una televisione che non guardo più preferendo un’altra sorgente). Ma le nuove generazioni, dove peraltro la TV è una tata che li controlla nei pomeriggi passati da soli in casa “parcheggiati” davanti allo schermo, questi programmi non li hanno conosciuti. Il che comporta nel caso migliore che maturino un disprezzo per questa televisione di bassa lega e la spengano. Nella maggioranza però, essa crea il gusto e la mentalità dei ragazzi, che pensano sia normale che la televisione parli solo di cucina, polizieschi e azzuffamenti tra persone che non hanno meglio da fare che partecipare a qualche becero talk show. Se mai costoro si ritrovassero davanti ad un documentario, probabilmente penseranno “chennoia” (giusto per essere educati!). E molti già lo pensano.

Le conclusioni

Forse è ora di spegnere queste televisioni, e prepararci da soli le programmazioni, dato che siamo pieni di strumenti utili per farlo. E forse è opportuno che i primi rivoluzionari siano i genitori: se la televisione può fare la governante, in molte occasioni essa può essere anche il pungolo che stimola la curiosità innata dei bambini, o la maestra che educa in maniera più efficace attraverso le immagini, finanche con i cartoni animati.

Ciao Riccardo

FINISCE

Me li danno ... me li danno!

Occhè so’ poho grulli? E me li danno … e me li danno! (N.d.r.: il contenuto è educativo; il compenso è  immorale e diseducativo)

RAI DISEDUCATIVA? QUANDO MAI? Infatti la RAI trasmette grandi valori, ad esempio i Dieci Comandamenti che hanno un grande valore … €200.000,00 cadauno, visto che Benigni per dieci puntate incassa €2.000.000,00! Solo che c’è una cosa che non va, la valutazione “lineare”. Infatti, non ti pare che “Io sono il Signore Dio tuo non avrai altro Dio all’infuori di me” possa essere valutato allo stesso prezzo del “non commettere atti impuri che poi Lui aveva detto non commettere adulterio che è tutt’altra cosa”? In un mio recente post mi sono lamentato dei 2 milioni, intendo. Ora che ci sono però mi lamento anche della modifica di quel testo originario …

Fausto, il tuo è il primo post del “Triennium”, (secondo solo al commento della collega Mirna, e precedente quello di mio fratello Alberto e dell’amica Monika) ovvero il primo a pubblicare dietro il mio invito a celebrare – se mai si può parlare di celebrazione –  l’imminente compimento del mio terzo anno di bloggheraggio (che brutto neologismo, ma lo utilizzo come provocazione, per contestare – ad esempio – chi invece di dire che una società “ha sede in“ scrive che “è basata in”, oppure che in luogo del termine “suggerimento” utilizza il termine “suggestione”! Ma si può?)

 Koromasnja 06 010Senza TV. Per cinque anni, durante le tre settimane a cavallo fra luglio ed agosto passate in ferie su un’ isoletta semi deserta dell’ Arcipelago delle Incoronate (Croazia), mia moglie ed io abbiamo vissuto senza TV. La sera l’appuntamento era con … il calar del sole! Dalla nostra casetta di pietra, un pannello solare; acqua nel pozzo e nelle bottiglie acquistate sul continente; vino in casa (io affitto “casa con vino”); pesce pescato da me ogni giorno; frutta sugli alberi … dalla nostra casetta, dicevo, con una sedia in mano, via di corsa a percorrere quei trenta metri che ci separavano dal piccolo molo per sederci a contemplare la trasmissione della serata!

Lo so, questo è un aspetto marginale rispetto ai temi educativi-diseducativi ai quali tu hai fatto riferimento, ma è comunque un segnale che “senza” si può anche perché “con” si perde molto. Infatti se noi due fossimo stati in un albergo, saremmo stati vincolati dagli orari della cena, dal “passaggio” davanti alla TV accesa per sentire le ultime del telegiornale e chi se le può perdere?

This is my island in the sun(set) - Harry Belafonte, ricordate?

This is my island in the sun(set) – Harry Belafonte, ricordate?

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Dice: ma anche il computer “schiavizza”: vedi, Riccardo, anche tu se sempre lì, attaccato alla tastiera … Dico: uei, raga, scialla! Io – alla tenera età di 70 anni – quest’estate ho pedalato per 4437 km in 101 uscite in bici; ho partecipato a regate veliche nell’Alto Garda trentino; sto partecipando a due gruppi di lettura; sono attivo in ben tre associazioni culturali; partecipo a convegni; ho un impegno sociale; leggo libri; mi dedico alle mie tre famiglie: la mia, quelle dei miei due figli, quella di mia suocera; scrivo post. Io sarei uno schiavo? Di chi? Del computer? Ma mi faccia il piacere …

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I post, già … questi però non sono “unidirezionali” come la TV. Infatti io scrivo, altri commentano, io contro- commento, etc. Non è “informazione”, è “comunicazione” communis actio, azione comune, cosa diversa, molto diversa. E’ il pensiero che si confronta, che dialoga. Attraverso il dialogo poi si arriva a conoscere il Volto dell’Altro, anche se non fisicamente come invece invitava a fare filosofo Emmanuel Levinas ..

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LA RICERCA DEL TRENTINO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Novembre, 2014 @ 8:28 am

Detto altrimenti: è il Trentino che ri-cerca qualcosa o siamo noi che ri-cerchiamo  il Trentino Futuro?    (post 1771)

IMG_2562Risposta: entrambe le situazioni. Un gruppo politico si è fatto carico di un tema bipartisan … ma che dico, pluripartisan, nel senso che la soluzione del problema affrontato nella serata presso la caffetteria del Mart a Rovereto torna utile a tutti i partiti, a tutti i cittadini. Tre relatori d’eccezione, un’ottima giornalista. La ricerca: quo vadis Italia? Con il tuo 1,25 % del PIL destinato alla ricerca rispetto a quel 3% individuato come necessario dall’UE? Quo vadis, dove vai e dove andrai a finire se non ci sbrighiamo a capire che rischiamo di giocarci il futuro?

E noi? Quo vadis, Trentino? O massa o miga, in buon dialetto. Massa, ovvero troppe iniziative non coordinate e non coordinabili, come ha recentemente affermato l’assessore provinciale. Già, troppe quando non si ha una Visione che non sia visione-miraggio, ma una Visione-idea chiara di un progetto con la “P” maiuscola … per capirsi. Ed allora, senza Visione, si rischia di cadere nel miga, ovvero nel nulla e un ricercatore, anzi, un Ricercatore Capo, deve aspettare ben sette mesi di ottenere il richiesto appuntamento con l’assessore.

IMG_2565E invece no: Cultura come insieme delle conoscenze, Idee, Convinzione, Determinazione, Sistema, Investimenti mirati, Coraggio della scommessa, Visione del Futuro … (le maiuscole non sono utilizzate a caso) … in una parola: Ricerca.

Perché io ero presente a Rovereto? Perché pur essendo nato a Genova “ma” (“ma” … ah, questi Trentini Doc … sempre un pochino discriminatori  …) dicevo, ma residente in Trentino da 25 anni, chiamatovi (sic!) a lavorare (Direttore dell’ISA) da tale Bruno Kessler Senatore, e residente a Trento, be’ … io a Rovereto ci ho lavorato quale Presidente e AD di due società, una industriale ed una di engineering, e sono rimasto molto legato (anche) alla Città della Quercia (e anche a chi ha organizzato il tutto, diciamolo pure).

I temi (obiettivi) specifici? Direi quattro: 1) l’investimento in un centro tecnologico; 2) la “cattura” di alcune Persone, le migliori sul mercato; 3) l’individuazione di centri politici con il potere e la responsabilità delle decisioni; 4) la ridefinizione delle priorità di investimento. Comunicazione, communis actio, azione comune.

Occorre proseguire sulla strada di chi investì sul futuro, ad esempio con il PUP e l’Università, tanto per non fare nomi, con chi destinò 600 milioni di euro per l’Università (grazie ai quali essa è still going strong).

thJL6TIP8F.

Un ricordo personale: Bruno Kessler. Quando sento nominare FBK penso a lui. Non fu facile lavorare alle sue dirette dipendenze. Tornavo a casa la sera. Mia moglie mi si avvicinava e talvolta diceva: “Oggi il Senatore è a Roma”. “Come fai a saperlo?” “Tu non sei sudato”. Ecco, la Tensione che emanava (quella che oggi non vedo …), quella Tensione che l’aveva condotto ad avere una Visione, quella Visione che oggi pare manchi. Ed allora, riprendiamo le fila di quella Tensione, di quella Visione, aber schnell auch, e presto anche … presto che poi “recuperare” sarebbe sempre più difficile se non addirittura impossibile!

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Dice … e dell’intervento di Massimo Egidi non ci dici nulla? Scialla raga, dico, dico! Dico che ho colto il suo invito a puntare sull’attrazione delle persone migliori; sulla necessità di “avere una Visione”; sulla sua citazione (due volte) dell’ICT (si legge aisiti), ovvero sulla Information Communication Technology a superameno dell’IT (aiti), Information Technology.

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P.S.: Impressionante la qualità dei progetti sviluppati e di numero di ricercatori attratti dall’Istituto di S. Michele all’Adige: chiedo pertanto a Riccardo Velasco –  se mi legge – di darmeli che li citerò volentieri.  Lo stesso dicasi per Giorgio Vallortigara: se mi vuol scrivere anch’egli un commento ad integrazione … Grazie ad entrambi.

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GIACOMO MATTEOTTI, IL PRIMO RESISTENTE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Novembre, 2014 @ 7:34 am

Detto altrimenti: recital di Alfonso Masi al SASS, nel novantesimo dall’assassinio  (post 1770)

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Pojer, Masi, Fait, Vanzo

Matteotti, Alfonso Masi, un amico, uno studioso, un prezioso “rievocatore di civiltà”. Ieri pomeriggio, insieme a Mariabruna Fait, Fiorenzo Pojer e Bruno Vanzo rievoca quella Persona.

Matteotti, ricco, “studiato”, avrebbe avuto tutti i requisiti per fare carriera fra i conservatori. Ed invece … invece la sua vita, la sua breve vita, fu dedicata ad altro.

Matteotti, il Paradiso: “Il paradiso dell’aldilà … forse c’è … forse no … ma noi dobbiamo cercare di realizzarlo già su questa terra”. Questa sua frase mi ha colpito. L’avevo già sentita da chi crede nel Paradiso dell’aldilà ma cerca ugualmente di anticiparlo in terra … l’ha pronunciata più volte un altro amico, tale Don Marcello Farina: “Già su questa terra dobbiamo realizzarlo, anticiparlo …”

1885 - 1924

1885 – 1924

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Matteotti, il periodo della sua vita. Leggete Gaetano Salvemini – Lezioni da Harward, le origini del fascismo in Italia … Quanto si battè Matteotti perché il fronte socialista non si frantumasse e invece … invece prima la costola PCI, poi la divisione fra massimalisti e riformisti, e poi … e poi … e intanto le squadracce fasciste sostituivano la loro feroce violenza alla legge dei codici.

Matteotti, gli scontri con Mussolini, fondamentalmente due: il primo contro il voltagabbana Mussolini ex non interventista e poi interventista,  e siamo alla prima guerra mondiale. Il secondo, più lungo, direi “permanente” durante la presa del potere da parte del fascio, sino al discorso alla camera del 30 maggio 1924, quello che segnò la sua condanna a morte.

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IMG_2554Matteotti, deputato studente, nel senso che studiava a fondo le materie che poi discuteva e trattava in Parlamento. Ed era difficile “fermarlo”: si può contrastare un’idea, un’ideologia, ma i numeri, le analisi precise dei fatti … è assai più arduo.

Matteotti, l’uomo anti-imperialista all’interno del Paese ed all’esterno, critico delle campagne in Tripolitania e in Cirenaica.  Contesta gli investimenti nella guerra di Libia: “I denari della guerra di Libia, meglio sarebbe stato impiegarli per dare case decenti ai contadini”.

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Matteotti, le priorità: la prima, la libertà: “Meglio in miseria ma liberi”. La moglie Delia, un “mea culpa” dopo la sua morte per avere accettato aiuti economici proprio dal duce del fascismo; Delia che fa autocritica confrontandosi con un’altra vedova, Ernesta Bittanti, che a Trento, in occasione di una adunata fascista, il 22 giugno 1924 coprì di un telo nero la statua del marito Cesare Battisti per impedire che venisse avvicinata dalle camice nere.

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Matteotti, attuale: favorevole allo sviluppo della scuola pubblica (!), contrario alla guerra “ultima vergogna”; contrario a denari devoluti al “militarismo ozioso”; oggi sarebbe stato contrario anche a quei 20 miliardi l’anno per dieci anni riservati alla “Difesa” dal voto bipartisan del parlamento un paio di dicembri fa; contrario all’acquisto dei cacciabombardieri F35 quando molti dei “contadini odierni” ovvero operai e  impiegati sono senza lavoro, senza pensione, e molti giovami senza un futuro.

Peccato che ad assistere alla rievocazione ci siano stati pochi giovani. E nessun politico. Peccato che la stampa non la abbia preavvisata.

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STIPENDI NASCOSTI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Novembre, 2014 @ 1:39 pm

Detto altrimenti: si sa, ma non si dice, e chi ce l’ha lo tace … (post 1769)

Articolo Corsera 28.11.2014 pag. 22, a firma Gian Antonio Stella: “Lo stipendio nascosto del manager” – A seguito di una inchiesta di Maurizio Cescon su Messaggero Veneto.

"Ah ... non me lo dite? E pensate che possa finire così?

“Ah … non me lo dite? E pensate che possa finire così?

La Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, la quale presiede l’Ente Pubblico Regione azionista unico dell’ Aeroporto di Ronchi dei Legionari  ha chiesto alla società quali fossero i compensi corrisposti dalla società al suo interno. Non le sono stati forniti quelli del presidente (P)  e dell’amministratore delegato (AD) signor Paolo Stradi in quanto:  “Non te lo diciamo, siamo una SpA; c’è la privacy” (così riporta l’intervista alla Presidente Serracchiani rilasciata a Tommaso Cerno, Direttore del Messaggero Veneto”).

Pare – così Corsera riporta il contenuto della citata inchiesta – che la somma dei compensi del direttore generale (l’amministratore delegato farebbe anche il direttore generale-DG, n.d.r.) assommi ad €255.000 annui, ovvero più della citata presidente della regione (“ferma” ad €150.000) e dello stesso Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, benchè il Premier Matteo Renzi avesse posto questo divieto.

Io osservo:

  1. “Le leggi son ma chi pon mano ad esse?” E invece, poniamoci mano, sanzionando questi comportamenti assurdi! (vedi quanto al successivo n. 6).
  2. In genere sarebbe bene che le posizioni di AD e di DG fossero separate: l’AD decide e il DG esegue e gestisce la struttura.
  3. Tuttavia capita che, per risparmiare risorse e/o per semplificare, il consiglio di amministrazione-CDA concentri le due posizioni su di un’unica persona. La responsabilità (colpa o merito) di questa decisione è degli Azionisti, i quali nello Statuto hanno permesso o escluso questa possibilità. All’interno delle possibilità offerte dallo Statuto, la responsabilità di questa scelta è dell’intero CDA.
  4. In caso di cumulo di funzioni, non si possono cumulare le due retribuzioni, se non altro perché il tempo che la persona dedica alle due funzioni non è “raddoppiabile”.
  5. In ogni caso, non è ammissibile il rifiuto del P e/o Ad-DG di fornire all’Azionista – soprattutto se Azionista unico e Ente Pubblico – le informazioni richieste.
  6. Nel caso specifico, io cosa farei? Convocherei una Assemblea, licenzierei i due personaggi (anche perchè – se non altro – una risposta simile denuncia una assoluta mancanza di intelligenza: ecchè, pensavano forse  che la cosa sarebbe finita lì?) e chiederei l’intervento della Corte dei Conti.

Una delle ultime trasmissioni Report: il presidente di una multiservizi pubblica interregionale prenderebbe €450.000 all’anno)

P.S.: Quando affermo che il primo problema da risolvere in Italia è quello “antropologico” ovvero quello della presa di coscienza della reciproca e bidirezionale appartenenza del cittadino e della cosa pubblica …  In casi come questi sì che ci starebbe bene uno sciopero!

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