QUIS CUSTODIET IPSOS CUSTODES ?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Dicembre, 2014 @ 8:28 am

Detto Altrimenti: chi controllerà i controllori?     (post 1788 – il 5 dicembre prossimo compirò tre anni di bloggheraggio: avrei voluto arrivarvi con cifra tonda, 1800 post, ovvero 600 all’anno. Non ce la farò mai fra oggi e domani …).

Pone seram, cohibe, sed quis custodiet ipsos custodes? Cauta est et ab illis incipit uxor, ovvero, “spranga la porta di casa, impediscile di uscire, ma chi controllerà i controllori? Tua moglie è astuta ed inizierà (a farti le corna, n.d.r.) proprio con i suoi guardiani”. Così Giovanale nella sesta Satira contro il mal costume delle donne romane … quelle dell’antica Roma … per carità … absit iniuria verbis … ben lontana da me l’intenzione di offendere con le mie parole le donne romane di oggi … (per quanto, alcuni uomini romani di oggi … o meglio, quelli di cui al post precedente … forse quell’appellativo che si riserva ai mariti di donna poco onesta … be’ … forse  se lo meriterebbero proprio!)

C’era una volta una SpA. Vi arrivai come Direttore. Scoprii una strana voce nella contabilità: “Spese a conoscenza della direzione”. Chiesi il dettaglio: i giustificativi erano chiusi in una busta sigillata: gli addetti alla contabilità non dovevano conoscerli. Così aveva stabilito il mio predecessore. Io feci notare  che “tutte” le spese erano e dovevano essere “a conoscenza della Direzione” ….  ci mancherebbe altro! Giuro: non è una barzelletta.

Dice … ma chevvordì? Vordì … vordì … vordì che il controllo dell’operato del Direttore Controllore può essere effettuato già dalla stessa sua segretaria, dai suoi stessi impiegati contabili. In altra Spa nella quale si incassava direttamente molto denaro contante, la prima cosa che feci fu di mettere in assoluta sicurezza la gestione del denaro e dei sistemi di incasso pagamento, al punto che nemmeno io – ammesso e non concesso che lo avessi voluto fare – avrei potuto violare il sistema di prevenzione e controllo. Della serie:  volendo si può.

Mappoi (mappoi) qui in Italia c’è un ostacolo particolare da superare, quello delle “scatole cinesi”. siano esse 1) una serie di SpA (una dentro l’altra) oppure 2) una serie di livelli di situazioni in ognuna delle quali coesistono singolarmente o diversamente mescolate le seguenti connotazioni: potere, responsabilità, discrezionalità, controllabilità.

Quanto alle scatoli cinesi SpA, andate sulla mia home page e, nel riquadro sotto il mio curriculum, cliccate le parole “scatole cinesi”: troverete di che saziare la vostra curiosità

Quanto alla serie di livelli di mix diversi di potere, responsabilità, etc. di cui sopra, il primo pensiero che mi viene i mente riguarda gli aboliti finanziamenti pubblici ai partiti, limitatamente controllabili ( e già qui …!) perché si dava denaro pubblico a enti di diritto privato che come tali più di tanto non potevano essere controllabili e controllati soprattutto se poi – come se quanto detto prima non bastasse – i partiti o il singoli costituivano Fondazioni (1) ancor meno controllabili (per legge còndita, ov vero: stabilita, vigente).

Come se ne esce? Stabilendo che – ferma restando la libertà di delegare, conferire mandati, decentrare risorse e potere – la catena debba essere composta da anelli della stessa specie quanto a potere, discrezionalità, controllabilità e responsabilità esistente nell’anello (livello) di partenza. Per evitare che nella cascata delle deleghe del potere si perdano i requisiti della controllabilità e della responsabilità dell’intera catena.

Eppoi (eppoi) la legge impone che ogni amministratore di una SpA pubblica si assicuri a proprie spese per la copertura della propria responsabilità in caso di sua condanna per danni provocati per dolo o colpa grave, in modo tale che la Pubblica Amministrazione abbia la certezza di essere risarcita anche se il dirigente non è ricco. Lo stesso si potrebbe-dovrebbe richiedere per ogni altra funzione pubblica, anche al di fuori del sistema delle Spa pubbliche.

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Ve ne parlerò presto ...

Ve ne parlerò presto …

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Dice … ma la tua è un’utopia. E’ vero, come quella di Tommaso Moro: non è detto che la mia idea debba essere programma di azione. A me basta che esista come tale, come Idea, come modello teorico sul quale riflettere.

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(1) Fondazioni? Pare che molti bonifici della “Mafia Roma SpA” siano finiti sul conto della Fondazione di un importante ex.

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PREVENIRE GLI SCANDALI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Dicembre, 2014 @ 7:37 am

Detto altrimenti: … e non limitarsi ad inseguire i buoi scappati dalla stalla … (post 1787)

“Emergenza scandali?”. Un po’ come “emergenza alluvioni” ? Ma qua’ emergenza se sono fenomeni assolutamente ricorrenti anzi regolarmente ciclici! Ma mi faccia il piacere …

Così vi vogliamo vedere ...

Così vi vogliamo vedere 

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Roma come il MOSE, l’Expo, etc., anzi peggio! E ti pareva! “Vacanze” romane, “vacanza” nel senso etimologico latino di vacatio, “mancanza, assenza” di pudore, di onestà, di organizzazione, di prevenzione, di controlli tempestivi,  … Ecco, se ci si volesse fare un film, una sorta di giallo economico, lo si potrebbe chiamare “Vacanze romane” o anche  “Scandalo al sole”  (di Roma) …

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“Uno scandalo al giorno leva il precedente di torno” …. purtroppo: ecco perché più volte ho proposto la fondazione di un nuovo quotidiano, “Lo scandaliere”, una sorta di bollettino di guerra che ci aggiorni su tutti questi eventi di una “guerra incivile” di aggressione contro la stragrande maggioranza degli Italiani. Per non dimenticare.

Cosa volete farci, io sono un “uomo d’azienda” un “uomo di struttura” che ha lavorato una vita dal livello di dirigente in su all’interno di gruppi di spa e di singole spa piccole, medie e grandi, italiane ed estere, pubbliche, private e miste. Dice … ma che fai, ti auto-celebri? No, raga … è che certe volte mi pare di avere fatto una vita “normale”. Poi mi fermo a riflettere e dico: no, la tua vita è stata ricchissima di esperienze che ora devi mettere a disposizione di tutti coloro che non hanno avuto la tua stessa fortuna. Fortuna, si, vabbè … però diciamola tutta, “fortuna juvat audaces”, la fortuna aiuta gli audaci, aiuta chi osa … però, se consultate il vocabolario latino, quell’ “audaces” può anche tradursi con “incoscienti”. Comunque l’è nada … è andata (fine della riflessione personale).

Ma veniamo a noi. Dalla “mela al giorno” ai “buoi della stalla” che viene chiusa solo dopo che loro sono scappati. Saggezza dei proverbi …

Si ha la sensazione che il Sistema (pubblico) Italia gestisca il proprio operato solo ex post, ovvero è un po’ come se in una SpA ci fosse solo la Direzione Controllo di gestione la quale opera è il sistema operativo volto a guidare la gestione verso il conseguimento degli obiettivi stabiliti in sede di pianificazione operativa, ma opera ex post, rilevando, attraverso la misurazione di appositi indicatori, lo scostamento tra obiettivi pianificati e risultati conseguiti e informando di tali scostamenti gli organi responsabili, affinché possano decidere e attuare le opportune azioni correttive. Opera ex post, ovvero sui dati consuntivi di fine mese, fine trimestre, fine semestre etc., comunque sempre dopo la “fine” del periodo considerato.

E invece, in ogni Spa che si rispetti – e nello Stato Italiano – occorrerebbe avere anche una Direzione Internal Auditing, la quale studi, verifichi e migliori a priori i processi di controllo e di gestione dei rischi dell’azione di governo di ogni attività. Spiego meglio: la Direzione Internal Auditing viene prima e verifica e migliora i sistemi di controllo della gestione che poi saranno utilizzati dai controllori della Direzione Controllo di Gestione.

Ecco, evidentemente il nostro sistema di leggi e regolamenti fa acqua se consente questa continua fuga di … denari pubblici sottratti nei modi più fantasiosi. Ragion per cui va bene intervenire a valle ma occorra anche intervenire a monte. Ovvero – de iure còndito – occorre sanzionare sulla base delle leggi vigenti (Controllo di gestione), ma allo stesso tempo – de iure condendo – occorre migliorare il sistema delle leggi e dei regolamenti (Internal Auditing) che regolano l’azione degli “operativi”.

Avete sorriso (amaramente però) di fronte a certe mie citazioni? Evvabbè, castigo ridendo mores, cerco di correggere certe cattive abitudini anche attraverso l’ironia … Et de hoc satis  (e su questo argomento basta  così).

Va però detto che alla fine resterebbe sempre aperto un problema: quis custodiet ipsos custodes? Chi controllerà i controllori? Ebbene, ne parliamo nel post successivo.

P.S.: Cosa? Perchè utilizzo spesso espressioni latine? Perchè sono sintetiche, essenziali, efficaci: vanno al centro del problema …

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SCIOPERO!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Dicembre, 2014 @ 8:31 pm

Detto altrimenti? Sciopero!    (post 1786)

Comunicato per le lettrici ed i lettori

thVH5UM7A8“Il comitato centrale dell’ A.L.B. – Associazione Liberi Blogger (1) all’unanimità ha proclamato lo sciopero della categoria sino a domattina per protestare contro il fatto che non sia stato indetto lo sciopero generale di protesta contro i recenti fatti (anzi, misfatti) di Roma che hanno visto arrestati e indagati personaggi politici e burocrati di primissimo piano per connivenze con la malavita romana, mala gestio e appalti truccati .”

(1) Comitato formato solo dal sottoscritto visto anche che sono l’unico aderente al sindacato peraltro fondato da me. Oggi è così, ma vedrete …. vedrete …

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NATALE IN POESIA 1 : NATALE DI GUERRA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Dicembre, 2014 @ 7:36 pm

Detto altrimenti: nulla è cambiato in meglio rispetto al 2103, anzi:… guardate un po’ cosa scrivevo circa 365 giorni fa:                               (post 1785)

 Inizia

 “Amici, perdonate la mia invadenza, ma mai come quest’anno sento il Natale per quello che è, per quello che deve essere e cioè un “Natale per gli Altri. Ed allora ho ripescato una mia vecchia poesia che avevo scritto un altro Natale al ritorno dalla Bosnia, dove mi ero recato subito dopo la guerra, per dare una mano. Tutta in minuscolo, senza punteggiatura … capirete … il protagonista non ne ha avuto il tempo … vorrete scusarlo …

 Che questo sia un Natale contro tutte le guerre; Siria, Palestina, Africa …

 Natale 2013, di guerra purtroppo

 la testa schiacciata

la bocca ricolma

di sangue e sudore                                                                                           A lungo

nessuno richiude la mia ferita                                                                     ho cercato una foto da

di luce                                                                                                               inserire qui, ma poi ha

del giorno che fugge                                                                                      vinto il senso del pudore

nemici colpiscon da terra                                                                              e del rispetto per chi sta

amici dal cielo                                                                                                 soffrendo l’inenarrabile

vicino al mio viso

un’ape

senza ricordi

che altri le possan rubare

sugge il suo fiore

respiro il sapore

di guerra

è freddo

il cuscino di terra

mi copre soltanto

la voglia del tempo

un’ape d’acciaio

precipita al suolo

un miele che incendia

svanisce il frastuono

no

non cambiate canale

…

è Natale

perdono

chi ha regalato

gioielli di piombo e di fuoco

ad un corpo

ormai di nessuno

ed esco di scena

in fretta

in silenzio

da solo

 

Fine della mia poesiola, della citazione, del post. Non delle guerre, anzi …

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POST “ANTOLOGIA” E POST CREATIVI: GLI EDIFICI PARLANTI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Dicembre, 2014 @ 4:30 pm

Detto altrimenti: articoli “antologia” e articoli creativi ovvero due edifici  mi parlano      (post 1784)

Uno dei post precedenti, quello sull’Accademia delle Muse … ecco, quello è un “post antologia” ovvero “raccolta di fiori” (altrui). Io mi sono limitato a mettere insieme (sia pure faticosamente) molti dati, molte notizie, alcune foto, ad impaginare il tutto. Di mio cosa c’era? Il lavoro di “antologo”, raccoglitore di fiori. Gli articoli di questo tipo, stranamente, sono i più impegnativi, almeno per me.

Ed allora, arrivato a casa dopo le commissioni della mattina, mi sono detto: rilassati e vediamo un po’ cosa hai portato a casa da raccontare nel tuo blog. Ed eccomi qui, con un “post creativo” che non corredo di alcuna foto in quanto cercherò di disegnarne le immagini con le parole.

A passeggio per Trento

Passo accanto ad un primo edificio: architettura fascista, pietre scure, lisce, architetture pesanti, presuntuose, retoriche, arrotondate all’esterno ed all’interno e quindi volumi interni difficili da riempire se non di … vuoto! Mi sono detto: è un bene che siano ancora al loro posto, sono pezzi della nostra storia di ieri e non è giusto che la Nostra Storia di Oggi li cancelli (le lettere minuscole e le maiuscole non sono utilizzate a caso). Ho immaginato di vivere in quell’epoca, di passare accanto a quelle muraglie, loro piene di “vuoto potere aggressivo”, io apparentemente vuoto di qualsiasi capacità difensiva, tuttavia inattaccabile: infatti è stato come se io mi stessi muovendo all’interno di quel periodo, dotato però di un potere magico: quello di poterne  denunciare le violenze sapendo di essere assolutamente invulnerabile. Che dire? Un regalo che ho ricevuto dalla Storia.

Proseguo nella mia camminata. Un altro edificio “parlante” questa volta un idioma gradito. Una casa monofamiliare del primissimo novecento; due piani; tre blocchi che si incastrano uno nell’altro: i minori nel maggiore, su livelli diversi a seguire la pendenza della collina che li “ospita”; finestre trifore e cornici delle porte in marmo rosa; l’intonaco esterno nuovo, di colore giallo antico. I tetti spioventi, quelli dei blocchi minori fino a lambire il davanzale di qualche finestra del nucleo edilizio principale: mi piace pensare che siano lì per consentire le uscite notturne al gatto di casa che al chiaro di luna va ad incontrare la sua micina. Volumi in movimento, la bellezza e l’equilibrio che vincono sulla “dimensione a prescindere”.

Ecco, qui sopra ho cercato di pubblicare due foto: non in bianco e nero, non “a colori”, bensì due foto “a … parole!”. Questo è ciò che intendo quando parlo di “post creativo” contrapposizione al “post antologia”.

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LUIGI SARDI: “1914, DEGASPERI E IL PAPA”

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Dicembre, 2014 @ 2:12 pm

Detto altrimenti: l’ultimo libro di Luigi Sardi, presentato nel … post precedente, ovvero

La Grande Guerra: la Tregua di Natale proposta dal giornalista trentino al Pontefice

(post 1783)

Estratto

IMG_2596E’ il dicembre del 1914. Si avvicina il Natale e la guerra che, scatenata il 30 luglio doveva durare poche settimane, giusto il tempo per invadere debellandola la Serbia, è una strage sul fronte occidentale e un massacro in Galizia, dove contro i russi combattono e muoiono migliaia di trentini. Alcide Degasperi sul giornale “il Trentino” scrive che ci si trova di fronte ad

” – un turbine di follia e di odio, un flagellum iracundiae –  come ha definito con una parola scultorea la presente guerra Benedetto XV”.

Il giornale, spesso profondamente segnato dalla censura, pubblica solo i bollettini diramati da Vienna e da Berlino e, ogni giorno le liste, sempre più lunghe fino ad occupare quasi tutta la seconda pagina, con i nomi dei morti, dei feriti, dei prigionieri, dei dispersi comunicati dal Ministero della Guerra al Segretariato per i Richiamati che aveva sede al numero 21 di via Roma e aveva il compito, due volte al giorno, di esporre gli elenchi davanti ad una folla silenziosa.

In quei giorni di profonda tristezza, di paura e di mancanza di cibo, i trentini lessero con sorpresa una breve notizia telegrafata da Roma da Alcide Degasperi e pubblicata nella cronaca cittadina de “il Trentino”:

“Il Santo Padre ha ricevuto in udienza privata l’onorevole Degasperi. Sua Santità, interessandosi paternamente delle nostre condizioni, impartisce con effusione, la benedizione alle famiglie, alle vedove e agli orfani dei morti in guerra, ai feriti, alle loro famiglie e a quanti soffrono più direttamente le condizioni della guerra. Benedice anche il giornale”

 e, salvo errori, quello era il primo giornale, e per giunta un quotidiano austriaco, benedetto dal Papa.

Appunto il giornale annota:

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“… fate il vostro dovere, a qualunque costo …”

“Accogliamo reverenti quest’atto di paterna sollecitudine che il Capo della Cristianità compie verso di noi in quest’ora solenne e stringiamoci con raddoppiato fervore alla Sede di Pietro, dalla quale irradia, anche tra il cozzare dell’armi, tanto raggio di pace. In particolare ai parenti dei caduti giunga, con la benedizione del Sommo Pontefice, il nostro compianto.”

Notizia breve per un avvenimento straordinario. Il Papa aveva ricevuto Degasperi il 18 novembre. I Trentini non sapevano, perché non sempre il giornale arrivava in città, che il 17 novembre 1914, il giorno prima che Degasperi fosse ricevuto in Vaticano, l’ “Osservatore Romano” aveva pubblicato una nota nella quale si dichiarava necessaria la neutralità dell’Italia e si ammonivano i cattolici italiani a bandire quei giornali che facevano propaganda all’intervento in guerra. Nel comunicato sull’udienza concessa, c’è un preciso accenno politico: appunto la benedizione del giornale che aveva seguito sin dall’inizio della guerra un indirizzo neutralista e pacifista mentre su tutta la stampa italiana cominciava a risuonare l’ inno trionfalistico alla guerra.

Tornato a Trento, Degasperi, da buon cronista, aveva scritto con il titolo “Una Sosta a Roma” alcuni pensieri su quello storico incontro. Ecco

 “l’urbe era quasi deserta. Pochissimi i forestieri che vagano come ombre pensose tra le rovine del Foro o sotto le volte arcane del Palatino. Alla fine del 1914 l’umanità non sente più il linguaggio dei secoli e non scruta i segreti della sua storia millenaria. Il piccone dell’archeologo si è arrestato”, perché adesso “tutta l’Europa è un’immensa rovina, altri palazzi cesarei crollano, altri templi, altre basiliche cadono in polvere”.

Attento alla censura che cominciava a diventare ferrea, Degasperi accenna all’Europa che crolla come le glorie dell’antica Roma

 “con il tetro spettacolo che ci offre il mondo in quest’ora d’orrore”.

 thKH6H5FPWIl giornalista arrivato dal Trentino già ghermito dalla guerra e dalla fame, in una Roma pronta a precipitarsi nella strage, parla di

 “immenso sconforto. Noi finiremo per disperare della nostra generazione, dell’avvenire, delle sorti dell’umanità e del nostro popolo… Ci sentiamo perduti oggi nel tetro labirinto di un’umanità sconvolta e travolta dall’odio. Ma per fortuna dell’umanità, discesi dal Campidoglio, noi possiamo salire ancora al Vaticano”.

Con semplicità di linguaggio e con abilità diplomatica, sottolinea quello spunto che poteva fermare la grande strage:

“E senza incarico, senza autorizzazione, ma anche senza presunzione alcuna, e per una colleganza spontanea e naturale colle fibre più intime del nostro popolo, io mi sono sentito l’interprete di tutte le nostre anime, specie di quelle che soffrono più crudelmente e l’ho detto al Vicario di Cristo, al Padre comune, a chi rappresenta nella sede apostolica il Principe della pace”.

Ecco l’articolo che poteva segnare una svolta nella storia dell’Europa raccontare le molte parole di conforto che gli disse il Papa, ripetere quanto Benedetto XV aveva già esternato attorno alla guerra nelle sue lettere e nelle sue encicliche, lo sforzo della diplomazia vaticana trasmesso in quelle sedi dei governi in guerra dove era andata smarrita la ragione.

Appunto Degasperi dopo aver suggerito al Pontefice di preparare il messaggio di pace, descrive Benedetto XV mentre s’accinge a scrivere quella supplica subito trasmessa alle cancellerie degli stati travolti dalla guerra, quella nota che li invitava a sedersi al tavolo della tregua. E sul giornale si legge:

“La figura del Papa, esile e bianca sullo sfondo damascato della sua biblioteca si agita nervosamente sotto il tormento di un desiderio vivissimo e si curva, sporgendo innanzi il viso attento, quasi a scrutare nelle tenebre d’Europa, lo spazio aperto che gli permette di levare alta la fiaccola trionfatrice della pace”.

Quelle frasi erano un invito a continuare sul tema pacifista e a seguire Benedetto XV, profeta inerme fra le grandi potenze in armi, l’uomo che definirà la guerra “inutile strage, flagello dell’ira di Dio, suicidio dell’Europa civile fatta ospedale ed ossario”: Il Papa stava per cominciare la sua campagna diplomatica nel nome della pace e per tenere il Regno d’Italia fuori dal conflitto.

 Non aveva dubbi Degasperi quando scriveva:

 “Benedetto XV è certamente il Papa che la Provvidenza ha messo a cavallo di due epoche. E quando lascerete Roma non vi sentirete più soli. Altre terre, altri templi potranno crollare, altri fari estinguersi per la violenza della bufera. Ma lassù in alto sfolgorerà ancora sul mondo umiliato il faro del Vaticano. Fortunati noi se la nostra generazione potrà ancora assistere al rinnovarsi di codesta vecchia Europa e al rifiorire di una nuova vita sulle rovine.”

Per l’uomo politico trentino è la figura del Pontefice a svettare sulle macerie dell’Europa in quel tardo autunno. Giacomo della Chiesa eletto il 3 settembre al soglio pontificio, nella sua prima enciclica “Ad beatissimi Apostolorum principis” resa pubblica il primo novembre, individua le cause della guerra nella scomparsa della saggezza cristiana dalle pratiche degli stati, condanna i nazionalismi, l’odio di razza nella convinzione che più che dai confini, i popoli sono divisi dai rancori. Il Pontefice non si limita alle enunciazioni dottrinali, ma mobilita la chiesa, fin dove è possibile, negli aiuti ai civili, ai prigionieri, ai feriti e la richiesta della tregua natalizia suggerita da Degasperi è probabilmente l’iniziativa più forte della prima fase del pontificato.

I Trentini sentirono parlare per la prima volta della “Tregua di Natale” il 18 dicembre con il lunghissimo articolo intitolato “La parola dell’amore”. Ecco, Degasperi non ha dubbi. In un’ Europa dove si era inutilmente parlato di fratellanza politica,

 “gli odii di razza sono portati al parossismo. Più che da confini, i popoli sono divisi da rancori. In seno ad una stessa nazione e fra le mura di una città ardono di livore le classi dei cittadini. L’enciclica Ad Beatissimis suggerisce all’umanità di amarsi vicendevolmente secondo la carità di Cristo. Questo sarà sempre il nostro obiettivo, l’impresa speciale del pontificato. E la proposta della tregua natalizia è una solenne manifestazione. Se fosse almeno celebrata con una sosta delle armi la festa in cui gli angeli congiunsero l’augurio di pace agli uomini di buona volontà con l’Osanna a Dio nell’alto dei cieli! Il tentativo fruttificherà. Il Papa con questa offerta nelle mani si presenta ai potenti”.

 Ecco si delinea la Tregua di Natale proposta dal giornalista trentino al Pontefice.

L’articolo non venne toccato dalla censura; a Vienna si era capito che la guerra era ben diversa rispetto a quelle combattute fino a quel momento. Più lunga. Più sanguinosa. Più costosa che coinvolgeva gli uomini al fronte, ma anche quanti erano lontanissimi dalla linea del fuoco. Si era pensato di finirla prima di Natale. Ci si era accorti che poteva durare anni. Adesso si sperava nella tregua, in un cessate il fuoco che poteva anche diventare pace.

C’è una data: il 24 dicembre del 1914, la vigilia del primo Natale di quella guerra scoppiata cinque mesi prima. Poteva essere il giorno della pace, ma c’è l’amarissimo articolo de “Il Trentino” intitolato “Natale 1914” ad infrangere la speranza.

 “Pareva che nella festa della pace e dell’Amore tutti dovessero smettere gli odii e ritornare ai propri focolari. La nostra generazione aveva sempre celebrato la ricorrenza attorno al ceppo ed all’idillio pastorale del presepio”. Invece la guerra continua feroce e la pace è sempre più lontana. Non c’è stata la tregua. Non c’è stata la pace e il 24 dicembre Degasperi scrive sfidando la censura e la possibile accusa di disfattismo: “Quando ci si è rovesciato addosso questo terribile uragano ed il corso normale della nostra vita venne spezzato dalla violenza della bufera, appena rimessi dal primo stordimento dicevamo tutti, pazienza, facciamoci coraggio, sarà per poco: al più tardi a Natale la guerra sarà finita. Invece la guerra non è ancora finita e la pace è lontana. Milioni di uomini stanno ancora nelle trincee e spiano il momento propizio per mandarsi l’un l’altro una palla omicida nel cuore, milioni di uomini guardano in faccia alla morte, come se il Redentore non fosse ancora nato. Migliaia dei nostri bravi soldati rinnovano ogni mattina – quando riprende il sibilo degli shrapnel e il martellare delle mitragliatrici – il sacrificio della loro giovane esistenza, migliaia giacciono negli ospedali dispersi e lontani, centinaia e centinaia agognano invano in mezzo ai geli della Siberia il sorriso del nostro cielo e della nostra patria e molti altri ancora sono morti in terra straniera senza l’ultimo saluto, senza l’ultima palata di terra di casa, senza l’ultimo requiem”.

“Che faremo noi quest’anno intorno a codesti deserti focolari del Natale, in cui il tizzone stesso pare faccia eco gemendo ai nostri lamenti e la fiamma va strisciando bassa e fumosa, quasi senta anch’essa l’incubo che pesa sugli animi?”

La censura ha tagliato solo una riga di quello che è un inno alla pace, una sfida “all’orribile tromba della guerra”, un articolo che riferendosi alle stelle “a cui guardano in questo momento i nostri cari pensando ai loro figlioletti, alle loro spose, alle loro mamme” spiega:

 “Ed oggi, a Natale dell’insanguinato 1914, ci pare di comprendere più che mai il misterioso linguaggio… e mentre un mondo di artifici, di menzogne e di odio ci crolla d’attorno, noi sentiamo che la loro luce fatta più vicina, risplende su di noi, divenuti più poveri e più umili, come sul nudo paesaggio di Betlemme. Il Papa aveva proposto una tregua, ma alcuni potenti della terra non l’hanno voluta”.

“Quando volgerai al tuo mezzo, o notte di Natale, noi tutti guarderemo alle tue stelle vivide che splendono sulle trincee come sui focolari, sugli ospedali e sulla poca terra di sepoltura e sentiremo rinnovarsi in noi indissolubile il vincolo dell’amore che ci lega ai nostri cari. Poi il nostro palpito si allargherà ancora più, comprendendo tutti gli uomini, anche quelli che si chiamano nemici”.

E’ dicembre. Sul Trentino si è abbattuta una bufera di vento e neve. Gelo in Galizia, tormente sui Carpazi dove i rifornimenti arrivano a fatica e si muore assiderati perché di notte il termometro scende a 35 gradi sotto lo zero e dove si è persa la speranza di una guerra breve. Il giornale “il Trentino” dà molto spazio alla “Tregua di Dio” perché in attesa del Natale, il Papa ha disposto dei sondaggi nella speranza di concludere almeno una sospensione dei combattimenti. Sul giornale, Degasperi non nasconde la convinzione che la tregua di Natale potrà sfociare nella pace mentre in tutta Europa la “Treve de Dieu” rafforza il pensiero pacifista.

Le voci di pace sono raccolte anche dal “Ruskoie Slovo”. Sul giornale russo si legge: “La guerra contro la Germania e l’ Austria ha per la Russia scarso interesse. La Russia vorrebbe approfittare del primo momento favorevole per concludere una pace onorevole contemporaneamente alla Francia e alla Serbia. Soltanto per l’ Inghilterra la prosecuzione della guerra è questione vitale”.

Era l’alba del 24 dicembre e sulle Fiandre era cessata la pioggia che mista a neve cadeva da giorni. Il freddo era intenso e nelle trincee, fango, ghiaccio, pulci, cimici, pidocchi, granate, dissenteria, topi grossi come gatti, migliaia di corpi insepolti, assalti alla baionetta, filo spinato, le mitragliatrici, i bombardamenti “tambureggianti”, avevano creato l’inferno.

La leggenda racconta che sul parapetto di una trincea tedesca si vide brillare una candela, poi un’altra e un’altra ancora. Dall’altra parte dei reticolati gli inglesi pensano che quelle luci servono per inquadrare i tiri delle artiglierie, ma invece degli inni di battaglia scanditi dalle trombe, come accadeva prima di ogni attacco, si ode un canto lieve e melanconico che pare salire verso il cielo, quell’inconfondibile “Stille Nacht” che si canta ad ogni Natale. Prima una voce sola, poi cantato con forza da tutta la compagnia che presidia un tratto di trincea. Gli inglesi rispondono con un “merry Christmas”, un soldato inglese viene fuori dalla trincea disarmato e con le mani in alto. Anche un fante germanico si leva in piedi, scavalca il parapetto, cammina lento fra i reticolati. Anche lui è disarmato.

 E’ la tregua di Natale. Nella notte, dall’una e dall’altra trincea si era gridato di non sparare e il cielo era stato solcato dai razzi illuminanti che, cadendo appesi ai paracadute, sembrano tante stelle di Betlemme.

I soldati di un reggimento di fanteria della Vesfalia si sono procurati alcuni piccoli abeti e li hanno adornati con candele, poi li hanno issati sui parapetti delle trincee mentre centinaia di uomini intonano gli antichi canti del Natale tedesco. E’ il miracolo del fronte occidentale, il miracolo del Natale raccontato, senza la mano della censura, da “il Trentino” che aveva ripreso la lettera di un soldato inglese pubblicata su un giornale di Londra.

“Alla vigilia di Natale i tedeschi pensavano alla festa dell’indomani e ci gridarono di non sparare fino a Capodanno. Poiché tutto era calmo, uscimmo fuori dalle trincee e ci mettemmo a passeggiare su e giù, giocando anche una partita di football. Quando fummo stanchi di quel gioco oltrepassammo le nostre linee dirigendoci verso i tedeschi… anche i tedeschi facevano come noi. Essi dovevano essere senza dubbio inermi e così ci siamo avvicinati loro tanto, che cinque di noi e cinque di essi si incontrarono e si misero a chiacchierare. Quasi tutti i tedeschi parlavano inglese e molti inglesi parlavano tedesco”.

I soldati si scambiarono sigarette, tabacco, conserva, marmellata, scatolette di carne. “Dopo il rancio, quasi tutti i nostri soldati uscirono dalle trincee e trovammo che anche i tedeschi si erano avanzati in grande numero. Ne risultò una folla enorme di uomini che si scambiavano sigarette e piccoli doni, che insieme seppellivano i corpi nelle fosse che tutti scavavano. Alcuni ufficiali presero delle fotografie mentre noi stavamo seduti sul terreno” e quelle immagini testimoniano le ore straordinarie dell’unica tregua che vi fu sul fronte dell’Ovest.

Sul fronte occidentale le macchine fotografiche hanno fissato i volti dei soldati della tregua di Natale. Visi severi ma sereni, giovani uomini intabarrati, i tedeschi con il loro elmetto chiodato, la sigaretta fra le labbra, il bricco del caffè in mano. Tutti sono disarmati, tedeschi e inglesi sono uno accanto all’altro per la più classica delle immagini: la foto di gruppo, una massa di uomini che ha deposto le armi, che crede e vuole la tregua, persone che invece di scannarsi, si scambiano doni.

In attesa del Natale, nel Regno Unito si era raccolta una somma enorme che aveva permesso di preparare oltre 350 mila scatolette d’ottone finemente decorate nelle quali si misero i regali: sigarette, sigari, un accendino, tabacco, dolci, cioccolato, una fotografia della giovane principessa Mary e un biglietto d’auguri scritto dal re con la frase: “Che Dio vi protetta e vi riporti a casa sani e salvi”. Un felice quanto improbabile augurio: fino a quel momento gli inglesi caduti sul campo di battaglia erano quasi 200 mila. Poi in prima linea arrivarono altri pacchi: biscotti, jam, marmellata, sardine, beef cubes, il Christmas pudding e sapone. Ecco, quei doni vengono consegnati ai tedeschi che ricambiano con salciccia, pipe, piccoli fornelletti da campo che funzionano con tavolette di resina e petrolio, pile tascabili e barattoli di miele.

Tutti i soldati avevano lasciato le trincee, quei budelli scavati nella terra che venivano abbandonati solo negli assalti notturni e si trovavano nella terra di nessuno, tedeschi e inglesi a camminare assieme e attorno ai corpi dei caduti che giacciono lì, da settimane, sui quali la brina sembra stendere un bianco lenzuolo, i militi destinati a restare ignoti per l’eternità e che, secondo la tradizione, solo Dio conosce per nome.

In quella notte di Natale, nelle trincee delle Fiandre dove non era arrivato l’appello di Papa Benedetto XV, era accaduto qualche cosa di veramente diverso. La tregua era a portata di mano perché era voluta dal popolo in armi, da uomini che insieme stavano seppellendo centinaia di corpi, i loro commilitoni morti inutilmente. Nelle retrovie i generali informati di quanto stava accadendo, gridarono al tradimento, invocarono fucilazioni immediate, corti marziali. Ma conoscevano l’appello del Pontefice, erano incerti, attendevano istruzioni dai rispettivi governi. Che tardavano ad arrivare. La voce del Pontefice era forte, i vertici politici avevano capito l’immensità del disastro, i costi dell’industria, la tragedia delle carneficine. Tentennavano, forse erano pronti alla tregua ma i generali dicevano di avere nelle casseforti piani per la battaglia necessaria per la vittoria finale e alla fine prevale la guerra.

Sul fronte delle Fiandre i soldati inglesi e tedeschi vennero richiamati brutalmente nelle loro linee, minacciati di venire sterminati dalle artiglierie pronte a sparare sulla terra di nessuno e sulle proprie trincee. I soldati vennero trasferiti ad altri reparti, ingoiati nella massa di eserciti sterminati.

Un anelito di pace, l’ultimo, arriva dalle pagine de “il Trentino”. In Galizia 247 soldati tutti trentini hanno scritto una lettera pubblica dal giornale. Applaudono le parole di Benedetto XV, soprattutto quel “bisogna amare tutti gli uomini come Gesù Cristo insegnò e fece senza distinzioni né di lingua né di classe sociale, nel vero vincolo della fraternità”. E’ una lettera breve; sono le firme che la rendono lunghissima. Sono i soldati trentini devoti alla Chiesa e fedeli all’Imperatore che lanciano il loro appello. Non possono essere né processati, né fucilati, neppure puniti. Nell’inverno della Galizia, di fronte alla massa dei russi che attaccano senza posa, serve ogni uomo, ogni fucile e a Trento, l’autorità militare non può prendersela con Degasperi perché lui ha raccolto la parola del Pontefice che in Austria era sacra. In verità, per gli strateghi, una tregua sarebbe stata utile per riordinare le file dell’esercito, decimate sia sul fronte russo che su quello serbo. Ma nessun generale osava dirlo apertamente.

Sul giornale di Degasperi le forbici della censura cancellarono il commento alla lettera firmata dai 247 trentini che dalle trincee della Galizia invocavano la pace. Le cancellerie si limitarono a garantire al Pontefice il rimpatrio di quei prigionieri così mutilati da essere inutili alle armi e dei malati di tubercolosi e la guerra riprese più violenta di prima; i soldati che avevano firmato la lettera nella speranza della pace, vennero disseminati in altre zone del fronte e così l’ idea della tregua sparì. Era l’alba del 1915. L’inutile strage continuava.

Firmato: Luigi Sardi

Che dire? Bravo Luigi, bravo! E noi, oggi … oggi siamo di nuovo in guerra, in una guerra “a rate, a capitoli” come l’ha definita Papa Francesco, in una guerra nella quale si uccide soprattutto e prima chi non la pensa come te, poi – se avanza tempo – il soldato “nemico”. In una guerra nella quale si uccide con la fame, le malattie, la deforestazione, gli investimenti in armamenti, le inaccettabili disuguaglianze sociali, le gigantesche accumulazioni di ricchezza, le speculazioni finanziarie per accumulare miliardi e  miliardi con i quali poi comperare … cosa? Il nulla rimasto.

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IL NATALE DELL’ ACCADEMIA DELLE MUSE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Dicembre, 2014 @ 9:36 am
Il "Buon Natale" di Adriana

Il “Buon Natale” di Adriana

Detto altrimenti: riunione pre-natalizia del nostro circolo culturale e amicale privato   (post 1782)

Come è noto, ci riuniamo il primo lunedì di ogni mese, quindi anche ieri, lunedì 1 dicembre 2014. Dei cento Accademici, eravamo presenti in oltre cinquanta! Che dite? Fondiamo un partito politico? Dai … che scherzavo! Più volte, su questi miei post, ho riportato il resoconto delle nostre serate ed i programmi futuri. Ieri, seratona augurale natalizia.

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IMG_2582Prima parte: il gruppo musicale “Il gaio Settimino” dei composto da Letizia Grassi (soprano) , Giovanna Laudadio (mezzo soprano), Barbara Tognolli (voce), Sergio Runcher (basso) e Stefano Galletti (basso), accompagnati dal pianoforte di Cristina Endrizzi, dalla chitarra (e voce) di Patrik Coser dalla fisarmonica (e voce) di Barbara, hanno eseguito “Aspettando Natale” brani natalizi di Haendel, Gounod, Tosti, Adam, Bizet, Lennon/Ono, Berlin, oltre ai famosi “Adeste Fideles”, “Spiritual Scendi Moses”, “Gli angeli delle nostre campagne”, “Stille nacht” intervallati dalla partecipazione del Coro dell’Accademia munito dei campanellini per il gran finale di “Gingle Bell”! Standing ovation finale! Grazie, ragazzi!

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Sergio Runcher

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Indi l’angolo della poesia: Mirna Moretti ci ha letto una sua composizione dal titolo

Verso Natale

In questo nostr’ ondeggiare tra  l’ordine

e  il fascino del caos che è la nostra vitaIMG_2578

ci sorprende all’improvviso il buio

di dicembre. La sua ombra calda

scivola improvvisa  sui nostri pensieri

ribollendo di ricordi, ricordi, ricordi.

E per non sentirci orfani d’abbracci

vorremmo come bambini scavalcar le stelle,

correre e prendere per mano mamma e  papà

… e il nostro amore.

Profumo di rose antiche, di cannella e

di bacche di ginepro;   un tintinnare

allegro di bicchieri  e campanelli.

Cavalluccio di legno, abeti scintillanti,

nastri rossi, mani di bambina felice,

cucine calde di aromi nostri e consueti.

E’ Natale, un fluire di ore ambrate,

finalmente  una pausa d’  Armonia

nel nostro vivere  ogni giorno

… come una   vita intera..

Gioie, dolori, partenze, sorprese,

lacrime e sorrisi.

Antichi inverni di scialli colorati,

melograni,  vino caldo e

di noi com’eravamo allora.

E’ Natale una festa d’amore, di luce,

di amicizie care, di un ritrovarsi

in cornici sicure, generose, ridenti.

E  se un sussulto di malinconia

può graffiare all’improvviso il cuore,

basta ricordare che Natale tornerà,

tornerà sempre come fa la luna.

con il suo carico di doni e Amore.

 

Brava Mirna, quando scrivo che sei poetessa di vita e di penna …!

 

E Maria Teresa il testo-poesia di una canzone natalizia incisa da Pierangelo Bèrtoli, una persona diversamente abile:

È nato si dice

 Natale, Natale, Natale…

Allora è arrivato Natale, Natale la festa di tutti,

si scorda chi è stato cattivo, si baciano i belli ed i brutti

si mandan gli auguri agli amici, scopriamo che c’è il panettone,

bottiglie di vino moscato e c’è il premio di produzione.

È nato si dice, poi fu crocifisso,

aveva diviso il mondo in due parti

e quelli che l’hanno trattato più male

son quelli che hanno inventato il Natale.

C’è l’angolo per il presepio e l’albero per i bambini,IMG_2579

i magi, la stella cometa e tanti altri cosi divini,

i preti tirati a parata, la legge racconta che è onesta,

le fabbriche vanno più piano, insomma è un giorno di festa.

È festa persino in galera e dentro le case di cura,

soltanto che dopo la festa la vita ritornerà dura.

Ma oggi baciamo il nemico o quelli che passano accanto

o l’asino dentro la greppia: Natale, il giorno più santo.

È nato si dice, poi fu crocifisso,

aveva diviso il mondo in due parti

e quelli che l’hanno trattato più male

son quelli che hanno inventato il Natale.

 Quindi Riccardo (io)

  • IMG_2600

    Un selfie allo specchio

    ha segnalato “le origini del natale” secondo Luis Brunelli: la storia delle origini della festa quale potete trovare sul blog cliccando “Luis Brunelli”: altro dirvi non vo’ … andate a vedere voi stessi!

  • Ha quindi riferito sull’andamento delle “votazioni” circa il libro da leggere per la nostra discussione comune del 4 maggio. Fra quelli proposti da Mirna, è risultato scelto “Suite Francese” di Irene Nemirovski.
  • Ha distribuito il curriculum di una sperimentatissima badante moldova residente a Torino, già per cinque mesi (in cinque anni) sperimentata per la sua suocera, che si offre quale sostituta mensile in occasione delle vacanze delle badanti titolari. Trattasi di persona di quasi 50 anni, laureata in farmacia, ottimo italiano, assolutamente referenziata.

Prima di “andare a tavola”, ho chiesto la parola per presentare i nuovi AA, Amici Accademici: Verena Depaoli e mamma, Gisella Rigotti, Paola e Fabio Pipinato. Paola e Fabio, cooperatori internazionali, si sono conosciuti in Ruanda all’epoca della nota strage. Sposati, due bei figli. Nella prossima settimana Fabio sarà a Roma, ricevuto da Papa, per un riconoscimento relativo a due loro realizzazioni in Kenya: se scorrete questi miei post alla voce Fabio Pipinato, vedrete di quali splendide realizzazioni cosa si tratta.

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Passata è la tempesta …

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Quindi … tutti a tavola per il consueto piacevolissimo intermezzo enogastronomico.

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Alla ripresa Luigi Sardi e Giovanna Laudadio ci hanno letto brani dall’ultimo libro di Luigi, “1914 Degasperi e il Papa”, sulla tregua natalizia della Grande Guerra proposta dal Papa (v. estratto nel post successivo).

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Subito dopo si è inserito Alfonso Masi con la lettura di una poesia di Trilussa sul Natale:

 Natale de guera

Alfonso Masi (foto di repertorio)

Alfonso Masi (foto di repertorio)

Ammalapena che s’è fatto giorno

la prima luce è entrata ne la stalla

e er Bambinello s’è guardato attorno.

Che freddo, mamma mia! Chi m’aripara?

Che freddo, mamma mia! Chi m’ariscalla?

Fijo, la legna è diventata rara

e costa troppo cara pé compralla…

E l’asinello mio dov’è finito?

Trasporta la mitraja

Sur campo de battaja: è requisito.

Er bove? – Puro quello

fu mannato ar macello.

Ma li Re maggi arriveno? – E’ impossibile

perchè nun c’è la stella che li guida;

la stella nun vò uscì: poco se fida

pè paura de quarche dirigibbile…

Er Bambinello ha chiesto: – Indove stann

tutti li campagnoli che l’altr’anno

portaveno la robba ne la grotta?

Nun c’è neppure un sacco de polenta,

nemmeno una frocella de ricotta…

Fijo, li campagnoli stanno in guerra

tutti ar campo e combatteno. La mano

che seminava er grano

e che serviva pè vangaà la terra

adesso viè addoprata unicamente

per ammazzà la gente…

Guarda, laggiù, li lampi

de li bombardamenti!

Li senti, Dio ce campi,

li quattrocentoventi

che spaccheno li campi?

Ner dì così la Madre der Signore

s’è stretta er fijo ar core

e s’è asciugata l’occhi co’ le fasce

Una lagrima amara per chi nasce

una lagrima dòrce per chi more.

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Sembrava finita e invece … invece abbiamo dato a Cristina il nostro regalino natalizio ….

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… e Cristina ha regalato ad ognuno di noi un vasetto delle sue marmellate, adornato da un centrino ricamato da Giovanna. Infine, siamo andati a casa stanchi ma felici per la splendida serata trascorsa. Grazie Cristina, Buon Natale a tutti!

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 Prossimi appuntamenti aperti a tutti (anche ai non soci)

Domenica 7 dicembre 2014 ore 18,00 a Spazio 14, Barbara Bertoldi e “Cello messa tutta”, concerto Teatro da “Il ritorno della Follia” dell’Associazione Lucilla May (v. allegato inviato direttamente agli Accademici)

 Martedì 9 dicembre 2014, ore 15,00, a Villa Mersi, Circoscrizione Villazzano: Concerto “Cantando Natale”: Cristina al piano a la voce del basso Sergio Runcher.

 Mercoledì 10 dicembre 2014 ore 17,00 presso l’Associazione Culturale “A. Rosmini” – Via Dordi, 8 – Trento, organizzato dalla Fidapa, “L’universo femminile nell’opera di Eduardo De Filippo” ovvero i personaggi femminili nelle commedie di Eduardo De Filippo con riferimento anche alle donne del teatro napoletano di fine ‘800 e del ‘900- Relatore: Dottor Pietro Laino.

 Le nostre gite “fuori porta” possibili o programmate. Già perché noi facciamo anche vita all’aria aperta. Ecco alcune idee:

  •  Valle Aurina in bicicletta (da Brunico … non da Trento!!)
  • Alpe di Rodengo sulla neve
  • Milano, Castello Sforzesco, Museo Egizio e strumenti musicali d’epoca
  • Paneveggio: il legno che suona
  • Arte Sella in Val di Sella
  • Intero programma FIAB (distribuito appena sarà approntato)
  • Perugia: due giorni al cioccolato
  • Castel Toblino dal di dentro
  • Caldonazzo-Centa, le nostre piante
  • Altre, che potranno essere proposte da Monika

Prossimi appuntamenti riservati ai soli Soci Amici Accademici

(data in corso di definizione) Cena natalizia promossa da Maria Teresa e Riccardo presso Agritur Ai Molini, ritrovo ad ore ……. del giorno ….  al parcheggio di Via Monte Baldo per la composizione degli equipaggi sulle auto, indi ritrovo ad ore …. all’Agritur ai Molini, Via Molini, 6/8  I 38010 Faedo tel. 0461 650817 – Prenotazioni via internet presso  riccardo.lucatti@hotmail .it entro e non oltre il ….. (costo stimato, €20,00). Per arrivare: S. Michele all’Adige, lasciarsi sulla destra il Museo delle arti contadine, salire, salire, salire per circa 4 km e alcuni tornanti. Poco prima del paese, in concomitanza di una curva a destra, prendere il bivio a sinistra e dopo 200 metri ed una salitina stretta, ripida e tortuosa, siete arrivati nel piazzaletto del ristorante.

lunedì 12 gennaio 2015: Carlo Fierens e la sua chitarra classica/Cristina Endrizzi, canzoni e Napoli -Enrico Fuochi parla di fotografia e di FotoFiabe.

 lunedì 2 febbraio 2015: Recital di Alfonso Masi “Questo amore” – Il Carnevale in teatro.

 lunedì 2 marzo 2015: Barbara Bertoldi e il suo violoncello – Verena Depaoli in “La donna e le ragazze madri dell’800”.

 lunedì 13 aprile 2015: Flora Vedovelli e la sua arpa + flauto traverso in concerto – Umberto Sancarlo, “L’arte nelle monete della zecca italiana”. Marisa De Carli, La vecchia Trento: il Torrione e le case Zelgher.

 lunedì 4 maggio 2015: Donatella Taiuti e Cristina Endrizzi in “Omaggio a Domenico Modugno” – Gruppo di lettura discute su “Suite francese” di Irene Nemirovski,

 lunedì 1 giugno 2015: Concerto degli allievi del conservatorio Bonporti, Sezione di Riva del Garda – Riccardo proietta le diapositive di una gita FIAB.

 venerdì 24 luglio 2014: Festa di mezz’estate nel giardino di Cristina Endrizzi.

 Nient’altro, scusateci … sappiamo che è poco, ma che volete, si fa quel che si può …

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BESSARABIA e MOLDAVIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Dicembre, 2014 @ 12:38 pm

Detto altrimenti, Bessarabia, Moldova: elezioni moldave del 30 novembre 2014 (post 1781)

Basta un libro scelto a caso, pescato ad intuito sul banco della libreria ed una badante moldava che si accende l’interesse per quelle popolazioni e per quelle terre.

  • Bessarabia, il libro: “Nel sonno non siamo profughi” di Paul Goma (Ed. Keller).
  • Moldova, la badante: quella di mia suocera.

thBI2PM9Y1Moldova, in rumeno, la lingua originale della Moldova appunto. Moldavia, il nome da noi assimilato, in realtà è russo, di una Russia che aveva costretto i Moldovi ad usare il carattere cirillico per la loro lingua “molto” indoeuropea.

La storia travagliata di quelle terre la trovate – se non altro – in internet. In questa sede dico solo che è stata da sempre terra contesa fra Turchi, Romeni, Russi, Tedeschi. Oggi è “contesa fra i filo UE e i filorussi.

La Moldova è sempre stata terra multietnica, nella quale le diverse etnie vivevano in pace fra di loro fino a quando – ripetutamente – le diverse “potenze”, confinanti o meno, l’hanno invasa pretendendo di omologarla a loro stesse, ad esempio anche con la deportazione di migliaia e migliaia di cittadini delle etnie “diverse”.

Il travaglio di questa terra si coglie anche semplicemente guardando la carta geografica. infatti le è stato intercluso l’accesso al mare (Mar nero) dalla pressione Rumena e Ucraina.

th[5]Le elezioni di ieri. In Moldova vige un sistema elettorale proporzionale puro senza premio di maggioranza. Spesso lo scarto fra le due coalizioni è troppo limitato perché si formi una maggioranza di governo. Al momento di “andare in macchina: affluenza, 57%;  sull’80% delle schede scrutinate è in vantaggio di 4 punti la coalizione pro UE (44% contro 40%); il primo partito è il socialista (21%) filorusso. Se lo scarto attuale sarà confermato, non si potrà formare un governo mono-coalizione e probabilmente i pro UE si dovranno accordare con il partito comunista (18%)  che è anti Russia (!) e pro UE con alcuni distinguo. In campagna elettorale i filorussi erano dati per vincitori, ma recentemente la Corte Suprema ha escluso dalla competizione elettorale un partito filorusso (denominato “Patria”) a causa dei finanziamenti elettorali illeciti che aveva ricevuto (da chi? Immaginate un po’  voi … N.d.r.).

Il pericolo? La destabizzazione e la guerra civile tipo Ucraina: già nel periodo pre elettorale ci sono state violenze (case incendiate!) a danno dei filo-UE e accuse reciproche di furti del denaro pubblico.

Per la campagna elettorale  dai due schieramenti sono stati scritturati due  cantanti famosi (uno italiano pro UE e uno russo pro Russia) con cachet orari di €100,00,00! (Della serie, tutto il mondo è paese!)

 Scrivo queste righe alle ore 12.30 odierne. Appena possibile, aggiornerò la situazione.

3 dicembre 2014:  Una vittoria di misura, per un paese che resta a metà strada tra Europa e Russia. Le elezioni legislative certificano la spaccatura del paese: ha vinto il blocco che guarda a Occidente, ma è una vittoria che renderà difficile governare. I tre partiti filo occidentali (i liberaldemocratici, i liberali e i democratici) che governano dal 2009 hanno ottenuti il 45 per cento dei voti, abbastanza per conquistare 54 seggi parlamentari su 101. Il blocco delle opposizioni filorusse è al 38 per cento. Notevole l’affermazione dei socialisti (filo russi) che sono primo partito con il 21,5 per cento delle preferenze. L’affluenza si è fermata al 56 per cento.

Dal 2009 a oggi, il PIl del paese è cresciuto del 20 per cento grazie alle riforme introdotte dai partiti filo-europeisti ed all’aumento dei rapporti commerciali con l’Europa. Questo ha prodotto un peggioramento nei rapporti con Mosca che ha imposto l’embargo nei confronti di molti prodotti alimentari della Moldavia. A giugno scorso (2014) il governo ha firmato accordi politici ed economici con l’Unione Europea.

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MERIDIONE, LUOGO COMUNE?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Dicembre, 2014 @ 11:27 am

Detto altrimenti: … oppure è tutto vero?   (post 1780)

Una signora che ogni tanto viene a casa mia a dare una mano (stirare) è appena tornata da due settimane di vacanza in un bella, molto nota ed esclusiva (in alta stagione) isola del nostro meridione. Il suo commento.

“Belissima, i fiori, i colori, el clima calt … quindese di de sol … no par nianca d’eser a novembre … però le auto tute sbugnade tegnude su col fil de fer; no i rispeta le precedenze però no i se arabia tra de lori e i parte;  putei  en doi sui motorini e senza casco; en machina i va senza zintura de sicureza e i parla col telefonin; gli orti no iè coltivadi; muci de cache de can per strada che bisogna far slalom gigante …”

Peccato.

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ALITALIA E TURISMO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Dicembre, 2014 @ 10:34 am

Detto altrimenti: l’Alitalia va male? No!      (post 1779)

No, non “va” male. ““E’ andata” male anzi malissimo. Al che una riflessione.

Quo vadis, Alitalia?

Quo vadis, Alitalia?

l’Italia è il più grande museo all’aria aperta del mondo, la prima custode di arte, architettura, cultura, qualità della vita, buon cibo,  bella moda,  miglior design,  miglior mix di bellezze naturali  etc,. a livello mondiale e sviluppa un volume di turismo pari a metà di quello francese.

La crisi Alitalia forse avrebbe potuto essere evitata a due precondizioni:

  • che il turismo fosse stato bene organizzato, promosso e venduto;
  • che Alitalia si fosse proposta come vettore da parte di tutto il mondo dei relativi flussi turistici.

La mia non è la pretesa di avere trovato una “soluzione postuma” né un “colpevole prescritto”. Piuttosto è un’idea per il futuro …

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