POLITICA E TURISMO IN TRENTINO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Novembre, 2015 @ 8:59 am

Detto altrimenti: l’Alto Adige attira all’anno 30 milioni di turisti. Il Trentino, 15 milioni (post 2159)

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Facciamo in modo che la “Farfalla trentina” del turismo spicchi il volo … liberiamo la sua energia!

Molto spesso si assiste ad una contrapposizione fra una Politica Alta (la Politica del politico), fatta di enunciazione e difesa di ideali, di definizione modelli di sviluppo, di “condivisione di percorsi” da un lato, e, dall’altro, una Politica Bassa, (la Politica del tecnico)  fatta di sostegno o contrasto ad un singolo intervento (ad esempio ad una opera pubblica, per quanto importante essa possa essere).
Quello che manca, a mio sommesso avviso, è una Politica Media (la Politica del manager) la quale traduca sia l’idea generale come pure la singola proposta concreta nella “serie di idee generali della stessa specie” e nella “serie di singole proposte concrete della stessa specie”.

Mi spiego con alcuni esempi. In Trentino abbiamo alcune Scuole di eccellenza, quali la Scuola Agraria di S. Michele all’Adige, le Scuole di Alpinismo, le Scuole di Vela, etc. Orbene, dovremmo creare il “Trentino delle Scuole Superiori” e ricondurle tutte sotto lo stesso brand e lo stesso alto livello qualitativo. In tale ottica, le varie Scuole dovrebbero diventare

• la Scuola Superiore di Perfezionamento Velico Classe Crociera;
• la Scuola Superiore di Alpinismo;
• la Scuola Superiore per il pilotaggio di elicotteri in montagna;
• la Scuola Superiore di volo a vela, di parapendio, e così via.

Ovvero: venite in Trentino, la Terra delle Scuole Superiori.

Analogamente si potrebbe operare in altri settori, quali quelli dei Sistemi

  • • th6DJUOVCKdei Canyon
    • degli Affreschi dei Baschenis
    • delle Chiese
    • dei Castelli
    • dei Festival (che ne direste di un Film Festival Internazionale della Navigazione a Vela?)
    • dei Congressi
  •   dei Concerti
  •   delle Mostre
    • delle Piste ciclabili
    • dei Dislivelli Estivi (il CAI centrale ha pubblicato il Quaderno di ciclo escursionismo e l’Austria vende i sistemi di funivie non solo in inverno ma anche in estate!)
    • etc.

Ovvero: venite in Trentino, la Terra dei Sistemi di arte, sportivi , di comunicazione, turistici, etc.

Il tutto assistito da una piattaforma  SW organizzativa e informativa unica, accessibile da ogni tipo di supporto (computer, cellulare, tablet, telefono fisso, etc.),

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CUBA OGGI OK, MA LORO, I CUBANI … DOPO?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Novembre, 2015 @ 7:31 am

Detto altrimenti: abbiamo memoria corta e poca fantasia …    (post 2158)

Cuba: i sigari, le belle ragazze … (io intanto non fumo e poi a Cuba non ci sono mai stato, intendiamoci, non mi fraintendete, soprattutto per quanto riguarda le ragazze!).

cuba_fusees_cargo[1]Cuba, la crisi dei missili: un confronto tra USA E URSS a seguito del tentativo di invasione dell’isola e al relativo spiegamento difensivo nell’isola di missili nucleari. La crisi iniziò il 15 ottobre 1962 e durò tredici giorni, in seguito alla loro scoperta il 14 ottobre, da parte di un aereo americano in volo da ricognizione sopra il territorio cubano. Dopo giorni di tensione, Chruscev, vista la fermezza di Kennedy, ordinò il ritiro dei missili in cambio della promessa di non invasione dell’isola e del ritiro dei missili USA installati nelle basi turche e italiane, avvenuto sei mesi più tardi. Crisi recentemente assai bene ri-descritta nella trilogia- romanzo-storico di Ken Follet.

3041493-9788845277078[1]Cuba oggi. Ben venga la riappacificazione, l’eliminazione dell’embargo, il disgelo. Ci mancherebbe altro! Ben venga la visita di Renzi a Cuba: un nuovo mercato, nuove prospettive per tutti (o quasi). Mi resta solo una riserva mentale: che la repentina caduta del regime comunista – anzi, diciamo meglio – la improvvisa mutazione di quel sistema economico verso forme (troppo) liberistiche – non abbia a produrre gli effetti (negativi per la maggior parte della popolazione!) ampiamente descritti – da ultimo – nel prezioso libro del premio Nobel Svetlana Alexievich “Tempo di seconda mano”, insostituibile testimonianza della vita in Russia dopo la fine del regime comunista. Svetlana con l’espressione “tempo di seconda mano” intende un “tempo già vissuto, già visto, già usato”, un tempo nel quale “il futuro non occupa il posto che gli competerebbe” nel senso che è un tempo non-nuovo, non-diverso, un tempo nel quale ai privilegiati della nomenklatura si sono sostituiti gli affaristi spregiudicati della liberalizzazione. Svetlana, che pure è stata vittima di quel regime e non lo rimpiange di certo, ma “si limita” (e non è certo poco!) a descrivere le negatività dei due sistemi: del prima e del dopo.

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003520-2_big[1]Di seconda mano, second hand, used. E qui mi vengono in mente le splendide migliaia di auto anni ’50 che fino ad oggi sono le auto “normali” a Cuba, auto che nessun Cubano ha avuto la possibilità di sostituire con modelli più recenti, ma che oggi, qui da noi, in occidente, sono preziosi e ricercati “pezzi” d’epoca per ricchi collezionisti. Ecco, organizziamo subito un fiorente business: offriamo loro auto nuove, moderne facendoci carico – bontà nostra – di ritirare, quale sconto sul prezzo, il loro vecchio, ingombrante “usato”. Che ne dite? Vediamo un po’ se qualche illuminato e generoso imprenditore nostrano prende l’iniziativa per “dare una mano” a quel popolo, ora che sta uscendo dalle morse del comunismo e dell’embargo …

 

 

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30 KMH

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Novembre, 2015 @ 2:09 pm

Detto altrimenti: velocità contenuta o elevata?    (post 2157)

1 - Maglia Rosa Contador.IMG_3164

Contador “in rosa”: l’ho beccato al volo  all’ingresso in Via Grazioli in Trento (Giro d’Italia 2015): per lui sì che 30 kmh sono un limite!

In bicicletta: sull’Adige di oggi vi è un pedone che auspica che i ciclisti, sulle nostre ciclabili, a tutela dei pedoni, rispettino il limite dei 30 kmh, spesso indicato su dette piste. Al riguardo osservo che frequentemente tale limite è anche troppo elevato e che, per converso, la maggior parte dei ciclisti non è peraltro nemmeno in grado di sviluppare tale velocità. Al contempo occorre però intervenire anche sul comportamento dei pedoni, soprattutto quando, a gruppetti, si incrociano occupando l’intera sede della pista o quando, anche singolarmente, procedono al centro della carreggiata che tu, ciclista sopravveniente, ti chiedi da che parte si scanseranno.

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In auto: ben venga questo limite nelle città!

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Una barca a vela, in regata, a sette-otto nodi ... ed è già tanto. Figuratevi cosa significa se viene speronata da un motoscafo a 17 nod!

La mia barca a vela  in regata (io sono quello che lavora di meno, al timone), a sette-otto nodi … ed è già tanto. Figuratevi cosa significa se viene speronata da un motoscafo che procede a 17 nodi!

In barca: una volta sentii l’avvocato di un motoscafista che aveva speronato una barca a vela ormeggiao all’ancora “alla ruota” ad una boa, affermare che, dopo tutto, il motoscafo procedeva a soli 30 kmh. Evidentemente quell’avvocato contava sul fatto che il giudice non avesse cultura nautica: infatti –  in primis –  la velocità in acqua si misura a nodi, ovvero a miglia/h ovvero a 1850 metri/h, il che significava – in secundis –  che il suo assistito stava navigando alla velocità di circa 17 nodi, il che, in acqua, non è pochissimo.

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Come possono essere diversi la portata e significato  di un unico limite!

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EXPO EX POST

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Novembre, 2015 @ 7:35 am

un postDetto altrimenti: sull’Expo un post “ex post”, ovvero un post ragionandoci sopra “dopo”, ora che l’Expo è finita      (post 2156)

Che io non ci sia andato l’avrete letto nel mio articolo precedente, quello sull’antropologia dell’Expo. Oggi ve ne racconto un’altra, quella sulla non corrispondenza fra il contenuto della manifestazione e il contenuto della sua etichetta (il “bugiardino”, quel foglietto esplicativo che accompagna ogni scatoletta di medicine …)

Il contenuto: la capacità di ogni paese di organizzare qualcosa, di farsi conoscere dagli altri. L’etichetta: “gestiamo meglio le risorse alimentari del pianeta”.

L’etichetta mi sta bene. Non il contenuto.

Infatti sarebbe occorso cambiare una delle due: o si è trattato di un marketing dei territori, e allora occorreva cambiare l’etichetta. Oppure si è voluto cercare di eliminare la fame nel mondo, e allora sarebbero stati i contenuti che  avrebbero dovuto essere diversi. Quali, direte, voi, in quest’ultima ipotesi (quella mirata ad eliminare la fame nel mondo)? Ecco, provo ad elencare alcuni “contenuti mancati”:

  • VO_Monsanto2[1]per ciascun paese, quanti alimenti si producono, quanti se ne consumano, quanti se ne importano/esportano, quanti se ne sprecano;
  • mappa dei soggetti della produzione – commercializzazione – distribuzione degli alimenti;
  • per ogni tipo di alimento, costi e ricavi di ogni produzione – commercializzazione-distribuzione ai vari livelli.
  • flussi finanziari ed economici che generano e che sono generati dai flussi degli alimenti;
  • regimi fiscali degli utili derivanti dalla produzione – commercializzazione – distribuzione degli alimenti;
  • politiche internazionali di acquisizione da parte del pubblico e dei privati di aree e di fonti di acqua;
  • politiche internazionali per il riequilibrio produttivo, del commercio, della distribuzione e fiscale del settore.

The end

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ANTROPOLOGIA DELL’EXPO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Ottobre, 2015 @ 8:13 am

tto altrimenti: io non ci sono andato                             (post 2155)

 

  • Coda-allExpo-milanese-e1445183583565[1]Expo, quadratura dei costi-ricavi diretti? Molto probabile, benino.
  • Expo, grandi guadagni indiretti nell’indotto? Si, bene!
  • Expo, nostra vetrina internazionale? Si, molto bene!
  • Expo, importante focus sul problema dell’alimentazione globale? Si,  benissimo!

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Dice … ma allora perché tu non ci sei andato? Scialla raga, calma ragazzi: io sono stato condotto a questo mio comportamento da un super io, da una non-motivazione automatica, quasi esterna alla mia volontà. In che senso? Nel senso che più di “decidere di non andarci”,  semplicemente “non ho deciso di andarci”.

Ed ora, di fronte alle immagini ed alle testimonianze di sette-dieci ore di coda, mi chiedo: quale linguaggio parlava l’Expo? Sicuramente ne parlava molti:

  • un primo linguaggio è stato quello rivolto agli espositori: “Venite, sarà un’ottima vetrina anche per voi!”
  • Un secondo, alla comunità internazionale: “Vedete come siamo bravi noi Italiani? Investite in Italia!”
  • Un terzo alla gente comune: “Venite, potrete vedere molte cose e anche se le code troppo lunghe ve lo avranno impedito, potrete dire “Io ci sono stato, anzi, ci sono stato due volte”.

Ecco, mi soffermo su quest’ultimo passaggio, il quale – per carità, nessuno si offenda – non riguarda certo tutti … ma tant’è: una persona che conosco si è sobbarcata per ben due volte – in entrambi i casi inutilmente – la spesa e lo stress del viaggio per NON vedere il padiglione giapponese. Però non l’ho mai sentita lamentarsi di ciò, bensì solo vantarsi di “esserci stata ben due volte!” Ed arrivo alla considerazione antropologica: sarebbe interessante conoscere il grado di istruzione delle persone che hanno visitato l’Expo e che cosa ne hanno tratto.

 (Ed ora via … sarò accusato di qualunquismo, classismo, diversismo … chessò? Coraggio: sparate sul pianista!)

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SURF IN OCEANO PACIFICO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Ottobre, 2015 @ 1:58 pm

Detto altrimenti: o è “poesia” in Oceano Pacifico?      (post 2154)

Immag0067Il mio, lo sapete, è un “open blog” nel senso che volentieri ospito post altrui. Questo che segue è di un mio nipote, Paolo, geologo che lavora sulle piattaforme petrolifere e anche a terra, nel continente sud americano. Quando ha un po’ di tempo libero cerca di fare sport. Quando viene a trovarmi in Trentino, andiamo a sciare. In questo caso, surf. Cosa? Nooo …, non in Trentino: in Oceano Pacifico! Surf?  In altra occasione ha raccontato un episodio. Eccolo:

  • Paolo: “Dove andiamo a surfare? Là, verso la foce del fiume?”
  • Istruttore: “No, le forti piogge di questi giorni hanno trascinato a mare molti coccodrilli”.
  • Paolo: “Allora là, verso quel promontorio?”
  • Istruttore: “No, là ci sono i pescecani, Restiamo qui, in zona sicura”.

Si, dico io, ma coccodrilli e  pescecani conoscono i confini della “zona sicura”? Li rispettano? Ma questa è un’altra storia. Ma veniamo alla poesia di Paolo.

Inizia

oceano[1]“Sei mai stato di notte in mezzo a tantissime gocciolone che cadono dal cielo nell´oceano, tutte intorno alle tue orecchie? Ed ai tuoi occhi? Dove gli unici “rumori” sono quelli dell´acqua, dell´aria e dei tuoni, e non c´é niente fra te e loro? A respirare, con gli occhi radenti a pelo d´acqua, nella pioggia tropicale del tramonto, a scrutare l´orizzonte tra gli schizzi? Piove come quattro alluvioni e ti senti come un coccodrillo, nel caldo, predatore di onde. Le senti tutte intorno “le … regole assegnate a questa parte di universo” ed entri a farne parte. Non ti viene da chiederti quante sono le gocce che ti stanno cadendo intorno. Il numero lo sai, é cifra tonda, lo hai dentro, é infinito.

La grandezza dell´oceano la percepisci, perfettamente, e sai che quella riga lattea svaporata all´orizzonte, quella poca luce che resta del tramonto, é la soglia della grande cascata, dove il mondo finisce e non finisce mai, perchè é sfera. Sembra un tutt´uno: le gocce che entrano nel mare si fanno spazio come tantissimi siluri che fanno uscire altre gocce via via piú piccole che rischizzano fuori come piccoli delfini, che poi rientrano e via cosí, sempre piú piccole: é la evaporazione all´incontrario. É un tutt´uno!

lezioni di surf[1]É la soglia tra micro e macro. É la soglia tra cielo e terra. Tra aria e acqua. Tra liquido e vapore. E cosí scopri che questa é la temperatura perfetta… e perfetto é pure il tuo galleggiare.
Le differenze: la pioggia che cade é leggermente meno calda dell´acqua dell’oceano.
E poi sali con la pancia sulla tavola per concentrarti su onde che sono dietro ad altre onde che ancora non puoi vedere. Perché entrare in simbiosi con le onde é percepire la grandezza del mare. Ed é pure sentire la sua vitalitá, i suoi movimenti, le sue pulsazioni, il suo battito cardiaco. É cosí che entri in simbiosi con l´oceano.
E poco importa se in piedi sulla tavola ci sei stato qualche manciata di secondi … fisicamente l ´hai rimessa sotto i piedi, l´hai sentita.  Ed é anche tanta, ma tanta, ma tanta, ma tanta roba ancora. Qui e ora”.

Finisce

Allora, che ne dite di questo mio nipote geologo-surfista-poeta?

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POLITICA AL SINGOLARE O AL PLURALE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Ottobre, 2015 @ 6:17 am

Detto altrimenti: uno, nessuno, centomila?     (post 2153)

Dal greco: polùs, pollè, polù: molto. Al plurale polloi, molti. Polis, città, la riunione di molte persone. Politica, l’attività attività svolta da molte persone che si occupa della città, ovvero di molte persone. Insomma, non si scappa: la politica è al plurale!

Solo che, soprattutto qui in Italia, tot capita, tot sententiae, ovvero ognuno ha da dire la sua, ognuno la pensa in modo diverso. Eh già … siamo figli degli antichi Romani, a loro volta eredi della cultura (anche politica) greca. Non per niente Graecia capta ferum victorem cepit, ovvero la Grecia, sconfitta militarmente, conquistò il feroce vincitore con la propria cultura. Quindi la colpa e della Grecia! E ti pareva che no scaricassimo la responsabilità su altri …

mondo-di-atene1[1]La Grecia … ma quale cultura politica ci ha trasmesso? “La democrazia ateniese”, “Il mondo di Atene” (Luciano Canfora docet), la testimonianza dell’anonimo ateniese pervenuta fino a noi (l’autore? ma se è anonimo, via …). La conclusione? La democrazia è la migliore forma di governo anche se è la più difficile da attuare pienamente. E qui interviene la matematica: la (buona) politica non è un valore assoluto, ma un limite, un “tendere a” nel senso che ove si rispetti il pluralismo, la politica che ne deriva “tende ad essere” una buona politica.

Infatti buona politica significa innanzi tutto pluralismo che a sua volta significa innanzi tutto rispettare le idee altrui, ovvero praticare un confronto leale, aperto, alla luce del sole con le idee altrui, rispettare chi alla fine grazie ai numeri è prevalso a seguito di un confronto rispettoso dei ruoli istituzionali.

Ma pluralismo significa anche cambiamento, rinnovamento, crescita. Mi spiego con un esempio: se avete abitato per trent’anni nella stessa casa, vi siete abituati a non “vedere” anche ciò che non va: un tappeto scucito, un mobile sbrecciato, una parete annerita. Ma se dopo di voi in quella casa entra un altro inquilino, be’ … costui vede subito tali particolari e vi pone rimedio. Insomma, ogni tanto un po’ di ricambio fa solo bene, rinfresca la mente e l’ambiente e garantisce che il cambiamento sia un miglioramento.

Il contrario? Buono, cattivo. Alto, basso. Dolce, amaro. Lungo, corto. Chiaro, scuro. Politica, monolitica. Ovvero: la cattiva politica inizia a dilagare quando qualcuno inizia a pensare di essere migliore degli altri.

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I DIALOGHI DI PLUTONE (se cliccate nel riquadro sotto il mio curriculum, ne trovati tanti altri …)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Ottobre, 2015 @ 4:36 pm

Detto altrimenti: “Tempo di seconda mano”       (post 2152)

Personaggi ed interpreti: Tizio; Caio; Plutone (sotto le false spoglie di Sempronio)
Scena unica, Atto unico: ai tavolini di un bar in Piazza Domo a Trento

Tizio sta leggendo un libro, “Tempo di seconda mano” quello che ha fruttato il Nobel 2015 per la letteratura a Svetlana Aleksievic …

Caio: Ciao Tizio, che fai, leggi? Fammi un po’ vedere … che strano titolo … cosa vuol dire?

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Svetlana Aleksievic

Tizio: … nel senso che dopo il crollo del comunismo, la mancata corretta evoluzione della politica aveva fatto sì che “ il futuro non fosse dove avrebbe dovuto essere”, ovvero che la gente rimpiangesse la relativamente comoda felicità derivante dal benessere di una politica ordinata, preferibile a parer loro rispetto ad una politica libera, fondata su una faticosa e difficile conquista della libertà di pensiero.

Caio: Politica ordinata, in quanto politica non-disordinata?

Tizio: No, io credo piuttosto politica ordinata nel senso del participio passato del verbo comandare …

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Caio: Ho capito. Sai … talvolta mi si contesta di essere iscritto ad un partito locale, quindi piccolo rispetto ai partiti nazionali. Io replico che la cosa non mi sconvolge affatto. Mi spiego: preferisco di gran lunga far parte di un partito locale liberamente pensante piuttosto che aderire ad un partito nazionale quindi “grande”, il quale potrebbe far vivere anche a me un “tempo di seconda mano”. Grande poi … mi piace ricordare quel corazziere che aveva detto a Napoleone “Maestà, io sono più grande di voi”. Al che Napoleone aveva risposto: “No, tu sei solo più alto”.

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Josif Brodskij

Tizio: E poi, i grandi numeri … io stesso più volte ti ho citato Josif Brodskij, altro premio Nobel, il quale nel suo libro “Il canto del pendolo” invitava gli studenti a diffidare del mono-pensiero, delle folle osannanti, delle unanimità uniformi, se non altro perché all’interno dei grandi numeri più facilmente può nascondersi il male.

Caio: Il mio, un partito la cui storia è stata, è e sempre di più sarà “storia di vita” e non “storia di sopravvivenza”. Storia di vita, e la vita è evoluzione continua del fisico e del pensiero, è dialogo, è libera comunicazione”.

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Tizio: Già, comunicazione … termine che a me piace far derivare da communis actio, azione comune, la quale appunto presuppone il dialogo. Certo che dialogare con chi non vuole dialogare è abbastanza arduo. Infatti il dialogo non si può instaurare se non vi è un “primo trasmettitore” al quale l’altro risponda o se, in presenza del trasmettitore, sia latitante il “risponditore”.

Caio: Hai ragione: la mancanza di comunicazione uccide. Uccide la libertà, uccide la democrazia, uccide la politica.

Tizio: Concordo. Pensa un po’ la negazione del “diritto di corrispondenza” – che il comunismo intimava  come pena accessoria a chi voleva incarcerare e sopprimere in modo “discreto” – era proprio la negazione della “comunicazione” fra l’incarcerato e il mondo esterno. Questo “isolare la persona”, negarle la possibilità di rapportarsi … ecco questo sarebbe un “tempo di seconda mano”, un “futuro passato”, un nuovo “tempo” nella coniugazione dei nostri verbi: un passato che ritorna.

Caio: E invece mi pare che il mio partito – soprattutto negli ultimi due anni – la prima comunicazione l’abbia instaurata con la “base”, ovvero con le persone, iscritte o non al partito, ma sicuramente iscritte – o desiderose di iscriversi – alla società civile liberamente, autonomamente e originariamente pensante.

Una terza persona si avvicina al tavolino dei due amici: Plutone, sotto le false spoglie di Sempronio

thMAZYI1R8Sempronio: Scusate signori, vi ricordate di me? Un certo numero di post fa … dai … che ci siamo già incontrati ai tavolini di questo bar … e manco a farlo apposta il mio tavolino è sempre quello vicino al vostro, per cui anche questa volta non ho potuto fare a meno di “sentire” i vostri ragionamenti che sono così interessanti che li ho proprio “ascoltati” con attenzione, anche se non li condivido in toto

Tizio: Ma sì, mi ricordo di lei, come sta? Posso offrile un caffè .. una sigaretta?

Sempronio: Il caffè sì, grazie. La sigaretta no, sa … il fumo mi brucia in gola .. e dire che dovrei esserci abituato.

Caio: Perché .. che lavoro fa lei? Lavora negli altiforni?

Sempronio: In un certo senso, ma lasciamo perdere il mio lavoro. Piuttosto veniamo ai vostri ragionamenti riguardo ai quali mi permetterei di sottoporvi una sottolineatura.

Tizio: La prego …

Sempronio: Ecco, vedete amici, avete citato il libro della Svetlana Aleksievic, anch’io lo sto leggendo e mi ha colpito un passaggio, quello relativo alla lingua. La scrittrice afferma che gli esseri umani hanno molte lingue: quella che utilizziamo da bambini e quelle altre, tante, ciascuna diversa che utilizziamo per strada, sul lavoro, in viaggio, di giorno, di notte … Ora mi domando: i vostri ragionamenti restano fra di voi o sono destinati anche ad altre persone, magari che so … ad essere pubblicati su di un blog? Perché in tal caso mi chiedo se essi saranno compresi a fondo, o anche  se essi potrebbero offendere qualcuno … qualcuno che sia “politicamente migliore” degli altri …

Caio: Lei ha ragione, ma che vuole, Lei stesso avrà notato che il nostro blogger, quel tale Riccardo, ha recentemente citato un’opera di Umberto Eco “Lector in fabula” nella quale si afferma che chi scrive – e parla, aggiungo io – lo fa già pensando di indirizzare il suo messaggio in una certa direzione, e noi due siamo concordi nel pensare di averlo indirizzato alle persone giuste … ma che sta facendo … se ne va? Stia attento … attento a quel camion … non vede che le sta tagliando la strada? E poi, quanto fumo scarica nell’aria … deve avere un motore ben vecchio …

Tizio: Ma dove è finito quel signore? E’ sparito dietro la nuvola di fumo e scintille emesse da quel camion … sparire così … sottrarsi alla discussione … diavolo d’un uomo! Vallo a capire … vuoi vedere che appartiene a quel gruppo di persone alle quali noi due abbiamo inteso inviare il nostro messaggio? E poi, quel suo riferimento a qualcuno “politicamente migliore” degli altri … ma via … mi piace ricordare un’altra frase di Bodskij: “Il male inizia a dilagare quando qualcuno inizia a pensare di essere migliore degli altri”.
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STIPENDI PUBBLICI D’ORO, ANZI … DI PLATINO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Ottobre, 2015 @ 8:02 am

Detto altrimenti: pare che nella finanziaria …..   (post 2151)

Pare. Dice … già oggi esistono tre fasce massime: 240, 192 e 120 (mila euri all’anno lordi). Ma a me risulta che in alcune grosse municipalizzate gli emolumenti di tre colleghi, il Presidente, l’Amministratore Delegato e il Direttore Generale si aggirino intorno ai 500 mila euri l’anno lordi ognuno! E allora? E allora “le leggi son ma chi pon mano ad esse?” E poi ci sono i capi della nostra Polizia, anzi, c’è  “il” capo che si incassa tre volte lo stipendio del suo collega della CIA made in USA e via di questo passo.

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Cumuli, la prima vocale è una “u” non una “i” !

Dice … ma quelle persone hanno una grande responsabilità. Eh no, cari miei, ecchevvordì? Che quando un manager pubblico (uno preso a caso, e non facciamo nomi per rispetto della privacy), uno  preso a caso (ma non troppo!), ha mandato in perdita per milioni e milioni di euri l’Alitalia e/o le ferrovie, ecchè … dopo, essendo “responsabile” è stato condannato a ripagare tutte le perdite? E quand’anche: avrebbe i denari da restituire? Dice … ma se li paghiamo di meno se ne vanno, ce li porta via la concorrenza. Ebbene sì, che se li prendano pure questi nostri campioni! Voglio vedere se non succede loro come alla Bella di Campiglia, quella che tutti la vogliono e nessun se la piglia!

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Vedete amiche lettrici ed amici lettori, io parlo per esperienza personale (e scusate l’autocitazione). Da giovane manager sono stato dirigente capo della Finanza Italia della più grande società finanziaria italiana (era una finanziaria pubblica) e da quasi pensionato a capo di una piccolissima SpA (comunale) della mobilità in una città di 15.000 abitanti. Io ero sempre lo stesso. Ho conseguito risultati molto significativi in entrambi gli ambiti. Solo che nella Finanziaria i miei risultati erano amplificati dall’enorme dimensione della società, per cui erano “grandi”. La “quantità” del mio merito (se mai il merito si potesse “pesare”) era la stessa nei due ambienti. Il mio stipendio? Nella finanziaria era cinque volte quello di un impiegato di banca, ovvero alto ma non esagerato. Nella piccola Spa io ricoprivo tre ruoli, Presidente, Amministratore Delegato e Direttore Generale (così l’Ente Pubblico Azionista risparmiava!) e venivo retribuito con una “paghetta” di poco superiore a quella di uno dei capi-ufficio a me sottoposti.  In quest’ultimo caso, i miei risultati, grandi se rapportati agli obiettivi che mi erano stati fissati, venivano valutati piccoli ova “misurati” con la dimensione della società e quindi poco remunerati.

Come concludo? Che è (anche) la dimensione dell’ambito entro il quale siete chiamati ad operare che fra “grande” o “piccolo” il vostro apporto, il quale comunque deve essere valutato alla luce della sua “strategicità”. Mi spiego: è strategico ciò che è indispensabile e insostituibile. Orbene, a mio avviso tanti super manager pubblici stragapagti non sono affatto strategici, nel senso che se lanciassimo un bando di gara internazionale per reperire i manager da collocare al loro posto offrendo una retribuzione pari ad un terzo di quella oggi pagata ai nostri eroi, avremo delle belle sorprese, nel senso che ci arriverebbero i curricula di decine di persone super qualificate. Non ci credete? E allora facciamo la prova! Vedremo chi alla fine avrà avuto ragione!

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IL SABATO DEI … “VILLAGGI”

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Ottobre, 2015 @ 7:58 am

Detto altrimenti: vive il Trentino, evviva il Trentino!              (post 2150)

Le offerte sociali e culturali in Trentino sono tantissime. Qualcuno dice “sono troppe, non si riesce a stare dietro a tutte”. Io dico: ben vengano tante occasioni! Le metti in fila, stabilisci le tue priorità  conscio che nessuno ti obbliga a seguirle tutte e nessuno ti rimprovererà per le tue assenze alle altre!

IMG_3538Ieri, sabato, la mattina a presidiare lo stand della FIAB – Federazione Italiana Amici della Bicicletta, Trento - Associazione presieduta da Guglielmo Duman e della quale sono segretario, presso la Fiera “Fa’ la cosa giusta”. Infatti noi ciclisti la cosa giusta la facciamo: in città usiamo la bicicletta invece dell’auto e poi a pedali facciamo anche tanto turismo culturale. Stile di vita, dicono … il nostro modello è l’Olanda: se andate a cercare fra i miei post, troverete descritta la nascita e lo sviluppo dell’utilizzo della bicicletta in quel paese. In breve ve lo ri-racconto. Dopo la guerra l’Olanda ebbe anni di crescita del PIL a tre cifre, il che comportò un forte sviluppo della circolazione automobilistica che però provocava molti incidenti nei quali morivano circa 700 bambini all’anno. La popolazione scese in strada e la politica automobilistica fu trasformata in politica ciclistica.

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Ruggero Polito, pianista, violinista, musicologo, Presidente Emerito del Tribunale di Rovereto

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Pomeriggio a Riva del Garda, ad assistere al concerto organizzato dall’Associazione Amici della Musica (di cui sono tesoriere), già presieduta per circa mezzo secolo dal compianto carissimo amico Ruggero Polito ed ora affidata alla presidenza del professor Franco Ballardini. Si è trattato del concerto di alcuni dei migliori neo diplomati del locale Conservatorio Bonporti:

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Francesca Lombardi, flauto – Emanuele Grossi, chitarra

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IMG_3541accompagnati al pianoforte da Antonio Vicentini, il giovane Vice Presidente dell’Associazione, non più neo, bensì ormai vetero-diplomato.

Preceduto da una illuminante presentazione del professor Ballardini, ecco il repertorio eseguito:

Prima parte, flauto e pianoforte, brani di Jacques Ibert (1890-1962). Compositore francese neo-classico “a modo suo”, ovvero non nel senso di riprendere i temi classici, bensì nel senso di non essere romantico, ovvero più moderno della sua stessa epoca. Il flauto di Francesca Lombardi ha saputo “riempire di se’” l’atmosfera quasi come se fosse un violino, tanto era continua e suadente l’interpretazione della Sonatina “Jeux” (1923) e del “Concerto per flauto” del 1934.

thRNP5SWDDA seguire, la chitarra di Emanuele che ha magistralmente eseguito “Farewell” di J. Dowland (1536-1626); Preludio e Fuga dalla Suite BWV 997 di J. S. Bach (1685-1750); Caporiccio diabolico del 1935  di M. Castelnuovo Tedesco Op. 85 A (1895-1968); Koyunbaba op. 19 del 1985 di Carlo Domeniconi (1947 - gli auguriamo vita lunga!).

Manco a dirlo, Francesca ed Emanuele, entrambi classe 1994, entrambi pluri diplomati a pieni voti, hanno riscosso calorosi applausi dal numeroso pubblico accorso ad ascoltarne le esecuzioni.

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L’Associazione Amici della Musica li ringrazia per la cortese e generosa disponibilità e ricorda che nel corso dell’anno si terranno ancora tre concerti: il 7 ed il 21 novembre in Riva del Garda e l’8 dicembre in Arco. Il 29 ottobre poi si terrà la consueta Assemblea dei soci per l’elezione del nuovo direttivo, l’approvazione del preconsuntivo 2015 e delle stime (non ancora vere e proprie previsioni) dell’anno 2016, nel quale l’Associazione celebrerà il sessantesimo anno di vita!

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