CULTURA E GIORNALISMO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Novembre, 2015 @ 11:08 am

Detto altrimenti: cultura, ovvero  “insieme delle conoscenze” – E giornalismo? Vediamo dopo … (post 2197)

Dice … quello sì che ha una gran cultura! Di solito si dice di un letterato, di uno studioso, di un filosofo, di uno scrittore. E invece anche il ciabattino, il muratore, l’operaio “non qualificato”, etc. tutti hanno la loro cultura, tutti sono uomini di cultura. Ognuno con il suo “insieme di conoscenze”.

thJPQ2TEVDDice … e del giornalismo, cosa ci dici? Ezio Mauro … è di questi giorni l’annuncio che lascerà la direzione di Repubblica.  Gli hanno chiesto: “Preferisce fare il direttore di un giornale o scrivere?” Risposta: “Scrivere”. E poi: “Cosa ci vuole per diventare un buon giornalista?” Riposta “Studiare molto ed essere intellettualmente curiosi”. Studiare molto. Ecco perché in questo post ho accomunato “cultura” e giornalismo. In questo caso però mi riferisco al significato più comunemente accolto di “cultura” ovvero a quell’insieme di conoscenze che deriva soprattutto dallo studio dei libri. Già, ma di quali libri? Io mi permetto di dire: i classici, la storia, la filosofia. Dice … ma a che serve conoscere i classici latini e greci? E qui lasciate che io mi rivolga soprattutto ai giovani. Ragazzi … quei libri … è un po’ come concimare bene il terreno della vostra mente. Magari non avrete sùbito frutti, ma un domani, un domani quando allo studio ed alle letture si sommeranno le vostre esperienze di vita, quasi improvvisamente sbocceranno i germogli della vostra comprensione, della vostra capacità di analisi critica, della vostra creatività, della vostra curiosità. Credetemi.

E poi … last but not least: voi … certe cose le saprete. Le altre .. le altre saprete dove andare a cercarle. E’ cultura anche questa.

E la curiosità? Be’ raga, quella o ce l’avete o no … oppure ve la fate venire!

 

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INFORMAZIONE, COMUNICAZIONE, FORMA, CONTENUTI,

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Novembre, 2015 @ 6:55 pm

Detto altrimenti: occorre distinguere ….                (post 2196)

(Questo post inizia così come finisce … avete presente certi film?)

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Non è tutto oro quel che riluce!

Sta ciascuno di noi preferire la concretezza dei contenuti alla retorica ampollosa e magnieloquente periclea, sullo stampo di quel Pericle “eterno”  (rieletto annualmente alla guida di Atene per trent’anni di seguito così da rimandare il pur dovuto rendiconto annuale!), di quel Pericle che lo storico  Tucidide (1), che pure lo ammirava fortemente, definiva capo di un sistema politico il quale “di nome era una democrazia ma di fatto, governato dal suo primo cittadino”, sottolineando con tale commento “il suo carisma per guidare, persuadere ma, soprattutto, anche manipolare la massa”.

Ora possiamo cominciare

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Dalla IT- Information Technology alla  ICT – Information Communication Technology. Ormai da anni si è evoluta in tal modo la cultura e la tecnica della gestione aziendale e in genere delle relazioni umane. Solo che certa politica pare non se ne sia accorta. Ma … innanzi tutto, cosa significano questi due diversi modi di relazionarsi? Presto detto.

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L’IT punta sulla trasmissione o acquisizione di informazioni: ognuno è solo trasmittore o solo ricettore. Un esempio: Il cittadino Tizio trasmette una sua esigenza alla politica. Punto. Il politico  Caio riceve una richiesta. Punto. Questa è informazione: i due flussi non dialogano. Al contrario, l’ICT punta al dialogo fra trasmettitore e ricettore. Dialogo, comunicazione, communis actio, azione comune. I diversi livelli o le diverse aree di uno stesso livello dialogano. Le decisioni nascono come frutto di un processo di condivisione dei problemi.

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“Se lo ha detto lui …”

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E poi c’è la forma, il modo. Spesso si sente dire “Importante è il modo con il quale si dicono le cose”. Ecco, concordo ma la mia attenzione è soprattutto attratta dai contenuti che vengono esposti o imposti. Mi spiego. Di taluno si dice che ha carisma, autorevolezza, fascino, che sa parlare, che sa attrarre su di sé consenso … spesso – purtroppo dico io – “a prescindere”. A prescindere dai contenuti, che invece devono prevalere sulla forma,

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In volo per assistere alla partita

Ma non basta spostarsi sul piano dei contenuti. Infatti vi sono “contenuti raccontati” e contenuti di azioni “effettuate”. 1992: mi trovavo in Germania quando vincemmo per 3 a 1  i mondali di calcio contro la nazionale tedesca. In quel tempo cambiò il governo tedesco. Io chiesi ai miei amici d’oltr’Alpe cosa pensassero del nuovo governo. Riposero: “Giudicheremo dai risultati”, ovvero – aggiungo io ora – dai contenuti concreti dell’azione di governo. Questa loro risposta in allora mi stupì: infatti noi Italiani eravamo (e siamo) abituati a giudicare ogni nuovo governo dai “contenuti raccontati”, ovvero dalle “promesse elettorali”. Loro, dai contenuti “realizzati”.

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thFL7K44OHQuindi fatti non parole. Si, dice, ma il “modo” con il quale le parole sono dette, dove è finito? Ecco qui, il “modo”: spesso dalla stessa persona sentiamo esporre molte verità assolute (quindi nessuna verità!) e promesse d’ogni tipo con un tono ammaliante, di superiorità, di supponenza, da sentenza “di Cassazione” che non lascia nessuno spazio a replica alcuna, a nessun ulteriore appello; oppure con frasi ad effetto, frasi allegoriche, frasi fatte, del tipo “Voi avete avvelenato i pozzi”  per significare che un ambiente sarebbe stato inquinato dall’interlocutore. Ecco, di fronte ad interlocutore di questo tipo io rimpiango certi  miei “vecchi” interlocutori d’affari iraniani (s’era al tempo dello Scià) la cui espressione  durante le trattative restava impassibile, tal che nulla potevi intuire se non i reali contenuti del messaggio che ti stavano trasferendo. Una impassibilità che non induceva ad interpretare la trattativa né in senso favorevole né in senso contrario. Quindi, nessun maestro dell’arte oratoria, bensì solo maestri delle cose concrete.

Infatti  un libro esiste non quando viene scritto ma quando viene letto. I contenuti veri possono solo esistere in quanto frutto di una comunicazione vera e non di una informazione unidirezionale. Infatti, per quanto buona e onesta quest’ultima possa essere, essa resta vittima della  mancanza di un confronto comunicativo: il che non dà alcuna garanzia che i fatti esposti siano realmente accaduti o possano essere prospettive credibili. Ecco perchè la cattiva politica che vuole distruggere la credibilità dei fatti della Buona Politica si sottrae al confronto comunicativo sui fatti. Detto ciò, in politica esistono fatti e parole; tesi aperte al confronto e tesi “ieratiche” (affermate “sacre” e quindi non discutibili); politici dei fatti e politici delle parole; politici aperti al confronto della comunicazione e politici-ammalianti-sirene-omeriche, autentici maestri dell’informazione unidirezionale, totalizzante e ideologica (ideologia= idea senza valenze comunicative)..

Sta ciascuno di noi preferire la concretezza dei contenuti alla retorica ampollosa e magnieloquente periclea, sullo stampo di quel Pericle “eterno”  (rieletto annualmente alla guida di Atene per trent’anni di seguito così da rimandare il pur dovuto rendiconto annuale!) (1), di quel Pericle  che lo storico  Tucidide (2), che pure lo ammirava fortemente, definiva capo di un sistema politico (3) il quale “di nome era una democrazia ma di fatto, governato dal suo primo cittadino”, sottolineando con tale commento “il suo carisma per guidare, persuadere ma, soprattutto, anche manipolare la massa”.

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(1) Fra i “fatti” di Pericle due guerre perse e l’eterna costruzione dell’Opera Pubblica Il Partenone, di concerto con l’architetto Fidia.

(2) Nell’ambito degli Studi sulla politica internazionale, Tucidide è considerato il padre del realismo politico. Solo che il suo “realismo politico” era basato sulla realtà della comunicazione fra i cittadini, ovvero sulla loro “comune” (sic) partecipazione democratica alla vita pubblica. Per contro oggi per real politik si intende il contrario, ovvero il prevalere della “sicurezza” o del “successo a prescindere”  sui valori della democrazia e della morale. Quindi il realismo politico di Tucidide è un valore positivo. La real politik odierna, negativo.

(3) la (cosiddetta, n.d.r.)  Repubblica Ateniese era un ICOD-Impero Coloniale Oligarchico Decimale (decimale = 300.000 sudditi di cui 30.000 cittadini di cui 3.000 ammessi alle assemblee di cui 300 presenti alle assemblee di cui 30 prendevano la parola in assemblea di cui uno solo decideva).

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TERRORISME: L’ITALIE EST A PROCHE DE LA FRANCE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Novembre, 2015 @ 2:47 pm

Dit d‘une maniére semblable:  mais non gèographiquement!    (post 2197)

Deux courts e-mail:

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Italie, le ……

Bonjour mon ami! Je suis particulièrement proche de Vous, Votre famille et tous les Français et je suis sûr que mon pays serà avec la France dans cette nouvelle terrible guerre. Salutations les plus cordiales. Riccardo

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thLY55KXUFPadam, le  ….

Bonjour Riccardo! Ma femme et moi même sommes très touchés de votre message de soutien. Nous pensons malheureusement que cette guerre ne fait que commencer et qu’elle va nous  polluer la vie pendant de nombreuses années. L’incapacité de nos dirigeants à l’anticiper va nous coûter très cher. Encore un grand merci pour votre message d’amitié. Très amicalement. Votre ami.

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Mais avec les bandes de les ETE-Etats -Unie d’Europe!

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Mais … peut etre che le drapeau meilleur c’est cette ici! Que pensez-vous?

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PAPA FRANCESCO IN AFRICA – E UN PO’ DI TRENTINO CON LUI …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Novembre, 2015 @ 6:07 am

Detto altrimenti: ieri, giornata mondiale contro la violenza sulle donne, da ieri il Papa è Africa. Francesco parlerà anche di questo …      (post 2196)

 

th27Q15M9HLe donne. Spesso “violentate”. Non dico “troppo” spesso perché potrebbe sembrare che non bisogna esagerare, ma che in una certa misura … quel legittimo jus corrigendi, chessaràmmai (!?). E poi virgoletto il termine “violentate”  perché non mi riferisco solo al primo significato che usualmente viene ricondotto a questo termine, ma a tutti – e sono tanti purtroppo – i tipi di violenza, da quelli “minori” (km a piedi per portare a “casa” – una capanna alla bell’e meglio! – qualche litro d’acqua nemmeno tanto limpida), a quelle “maggiori” quale lo sfruttamento sessuale, l’infibulazione o il vedere morire di fame e malattie i propri figlioletti. Francesco parlerà anche di questo.

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Da ieri e fino al 30 novembre Francesco è in Africa, primo Papa a visitare questo continente: si recherà in Kenya, Uganda e Repubblica Centrafricana. E ci sarà anche un po’ di Trentino con lui! Per comprendere meglio questa mia affermazione  vi chiedo, amiche lettrici ed amici lettori di queste mie sudate carte elettroniche, di andare a rileggere il post del 24 novembre 2014, ovvero l’intervista n. 24 dal titolo “Fabio Pipinato”. Grazie.

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Fatto? Bene. Ora possiamo proseguire. In Kenia Francesco visiterà il quartiere di Kangemi a Nairobi, una vasta baraccopoli di 100.000 abitanti. Poi, sarà a Enteebe, in Uganda, e visiterà un centro caritatevole e un santuario dei martiri cristiani. Nella Repubblica Centrafricana visiterà un campo profughi ed una moschea.

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Il Gruppo che opera con Pipinato: da sinistra, Andrea Lepore, Elisabetta Gardumi, Marinella Seidita, Gigi Moser, Gianni Ferrari, Marta Fontanari

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A Kangemi esiste una comunità della Suore Dimesse che lavora da anni con le ex prostitute. Questa comunità è diretta da Suor Ida Lagonegro (Kenya da quarant’anni!) la quale è stata aiutata anche dalla Cooperazione sia trentina che altoatesina, come testimonia Fabio Pipinato, Presidente dell’ IPSIA del Trentino (IPSIA – Istituto Pace Sviluppo Innovazione Acli – l’organizzazione non governativa delle ACLI creata a livello nazionale per progettare iniziative di cooperazione internazionale ed esperienze di associazionismo popolare). Altro aiuto Suor Ida ha ricevuto dalla Fondazione Fontana.

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Suor Ida ha ricevuto l’incarico di confezionare, assieme alle sue sarte, l’abito che il Papa indosserà per la celebrazione della Santa Messa nella Chiesa di San Giuseppe che è sita al centro della baraccopoli di Kangemi. Una delle cento baraccopoli che attorniano la Capitale Nairobi e che purtroppo è conosciuta per lo spaccio e consumo di droga. E non si tratta solo del vestito del Papa ma di tutti i vestiti di almeno 300 preti e 60 Vescovi che converranno per il grande Evento!

Il Trentino ha sostenuto per diversi anni non solo Suor Ida ma anche tutti i progetti di sviluppo sociale attorno al Monte Kenya; a partire dalla città di Nyahururu. Ricordiamo tra i principali “Saint Martin” che con i suoi sei programmi sostiene il welfare di una provincia grande come il Trentino ed il pluripremiato progetto di riforestazione Tree is Life (albero è vita) ideatore de la “stufa che cova le uova” (1). Tutti i volontari trentini che hanno lavorato per questi progetti così come anche le Missioni di Valutazione ONU sono stati ospiti di suor Ida Lagonegro. Ora lo sarà anche il Papa.

This is Trentino too, il Trentino è anche tutto ciò …!

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 (1) Chi fosse interessato a maggiori dettagli, oltre quelle che può trovare sul mio citato post – che invito nuovamente ad andare a rileggere – può telefonare direttamente all’amico cooperatore Fabio Pipinato al 349 8574780

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LA NAVE DI TESEO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Novembre, 2015 @ 6:47 am

Detto altrimenti: Elisabetta Sgarbi lascia la Bompiani e fonda una nuova società editrice       (post 2195)

Duemila-cento-novanta-cinque post, non sono pochi … dal dicembre 2011. Infatti, mai come in questi anni, io – uomo in pensione e quindi “libero”, e libero non in quanto io possa  fare ciò che voglio, ma libero in quanto  “ho la possibilità di scegliere cosa fare fra tutto ciò che la vita ti offre,” avendo cioè alternative diverse – tutte lecite secondo l’ordinamento giuridico e la morale corrente – mai come in questi anni,  dicevo, ho potuto dedicarmi alla lettura  e quindi a riflettere e quindi a  scrivere.

thHGSO83GRE leggendo leggendo, non mi poteva sfuggire il fatto che di fronte alla politica espansio-monopolistica della Mondadori, la quale attraverso acquisizioni (anche di pezzi della Bompiani) si avvia a dominare il 40% del mercato (rendendo semplicemente ridicoli i confronti fra i vari Autori per l’ottenimento di premi letterari), Elisabetta Sgarbi abbia lasciato la direzione generale della Bompiani per fondare una nuova società editrice indipendente, alla quale partecipa, fra tanti altri nomi illustri, tale Umberto Eco (scusate se è poco!).

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thFLGQSZIOUna nuova editrice: “La nave di Teseo”, ovvero la nave Argo con la quale gli Argonauti di Apollonio Rodio hanno compiuto il loro periglioso viaggio alla ricerca del Vello d’Oro (“Le Argonautiche”, mio post del 18 febbraio 2015), ovvero il viaggio alla ricerca del successo. E il successo che ricercano i nuovi Argonauti è quello di riuscire a far emergere opere valide rispetto ad opere meno valide ma sostenute dalla (troppo) grande “Mondazzoli”, neologismo coniato da Umberto Eco, il quale ha inteso fondere “Mondadori”  con “Rizzoli” ma nel quale i più maliziosi intravedono anche  un termine dialettale romanesco … senza offesa, s’intende!

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Artemide (Diana per i Romani) era anche la Dea della Libertà …

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Ma ecco che la penna … ops, la tastiera mi prende la mano, i tasti si “premono” da soli e continuano a scrivere: è proprio così,  ve lo giuro, non è colpa del mio sistema nervoso centrale, ovvero di una mia scelta cosciente, ma di una “intelligenza innata” – e non mi sto dando da solo dell’ “intelligente” nel senso comune del termine, ci mancherebbe altro! – “intelligenza innata” – dicevo – che è semplicemente un quid presente in ognuno di noi: il desiderio di Libertà, Libertà che deriva dal pluralismo (e non dal monopolismo), pluralismo che ti consente di operare delle scelte, il che significa essere libero. Liberi quindi, Argonauti, salpate a caccia del successo!

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2° prova_16La nave, il viaggio, il coraggio della sfida: Ulisse oltre le colonne d’Ercole, Dante nell’aldilà … solo per citare due illustri viaggiatori-esploratori: e solo per questo coraggio, per questo loro desiderio di Libertà, i nuovi Argonauti meritano tutto il nostro apprezzamento. E quindi da libero velista del mare, del Garda, del pensiero e della penna qual io sono,  auguro il miglior “Buon Vento!” a questa nuova Argo e ai suoi Argonauti: “Mollate la cima dell’ormeggio! E buona fortuna, rari nantes in gurgite vasto!”

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AUTONOMIA- ANATOMIA TRENTINA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Novembre, 2015 @ 8:28 am

Detto altrimenti: sulla scia dei tre post sull’Anonimo Ateniese …  (post 2194)

 

 

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La prima autonomia amministrativa  “regionale” in Italia  è stata quella concessa da Maria Teresa d’Austria al Granducato di Toscana, allorchè  lo “regalò” al novello sposo Duca di Lorena, per consolarlo del fatto che da imperatrice aveva concordato la cessione del Ducato di Lorena regione alla Francia.

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Ma veniamo a noi. L’Autonomia dell’Alto Adige è “heimat” appartenenza, origine. “Questa è la terra ch’io toccai prima” … citava quel tal poeta (Omero?), ovvero la terra dove egli era nato, ricordando l’uso antico di far toccare la terra al neonato, quale segno di reciproca appartenenza. Autonomia, quindi come una sorta di “jus soli generazionale”.

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Questa “autonomia” ricorda un po’ per certi aspetti, se mi è consentito fare questo accostamento, l’ autòs-nomos, ovvero la capacità/volontà/diritto di darsi le proprie leggi del popolo ateniese, così come era analizzata e criticata da un oppositore di quella democrazia, il famoso Anonimo. L’ Anonimo Ateniese, un esule del quale attraverso i secoli ci è pervenuta una articolata critica di tale sistema di governo, criticato non in quanto tale, bensì in quanto “governo chiuso di classe chiusa” (quella del popolo della marineria ateniese, ovvero della unica rete dell’epoca, quella delle rotte marittime), basato su “idee chiuse”, ovvero su ideologie che altro appunto non sono che idee che non dialogano se non con se stesse (v. tre miei recenti post sull’argomento).

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L’ideologia  è una malattia. La si riconosce – ad esempio – se gli appartenenti ai diversi partiti politici leggono solo la stampa propria, per rafforzarsi nelle proprie ideologie peraltro già radicate, anziché aggiornarsi anche sulla stampa “altrui” anche per eventualmente aprirsi alle idee altrui. G.B. Shaw affermava: “Se noi due abbiamo una mela ciascuno e ce le scambiamo, alla fine ognuno di noi avrà pur sempre una sola mela. Ma se ognuno di noi due ha un’idea e ce le comunichiamo, alla fine ognuno di noi avrà due idee”.

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thV2BUL2TFE in Trentino? Qui da noi Autonomia è piuttosto “essere uniti da un ugual sentire” con la particolarità che questa identità di sentimenti non è chiusa su se stessa bensì aperta verso l’esterno, ovvero  animata da idee (non da ideologie!) che sono tali solo ed in quanto istanze aperte al dialogo. Ecco, a mio sommesso avviso, la differenza fra la nostra Autonomia e quella del Sud Tirolo. E aggiungo: la prima apertura che trasforma una ideologia in una idea è quella verso i vicini della porta accanto.

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thPTXA715OTraslando il discorso sul piano della politica, anzi … della Politica, la prima manifestazione dell’Autonomia Trentina, è una qualità la quale, ad un esame superficiale, potrebbe sembrare l’opposto del concetto di “autòs” (faccio da solo), ovvero è la civile e rispettosa apertura al dialogo, al confronto, alla comunicazione, ad iniziare dagli appartenenti  al tuo stesso partito per arrivare ai partiti altri rispetto al tuo, alle idee altre rispetto alla tua. Quindi … comunicazione, confronto, dialogo “inter pares”. Ciò non esclude che all’interno di agglomerati umani esistano persone con una particolare autorevolezza, ovvero dotate di una qualità che ognuno si dà da solo. Tuttavia occorre evitare che l’autorevolezza si trasformi in autoritarismo.

th9685VCOQDel resto anche in agglomerati meno “nobili” di quelli politici, quali quelli del mondo delle SpA – tanto per fare un altro esempio – un capo è tale non perché è autoritario, ma perché, forte della sua autorevolezza, conduce i suoi collaboratori alla reciproca comunicazione, a pensare “autonomamente”, li fa crescere, lascia loro spazio per quel mix ideale per ogni tipo di sviluppo civile, e cioè potere+ responsabilità, non pretendendo infine di essere l’eterno insostituibile. Ma questa è un’altra storia …

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ANONIMO ATENIESE – 3 (ULTIMA POSTATA)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Novembre, 2015 @ 11:53 am

(continua e finisce dalle due giornate precedenti)

Detto altrimenti: “Anonimo Ateniese, chi era costui?    (post 2191)

Anteprima

Carneade, chi era costui? Scriveva il Manzoni. In libreria: “Mi dà una copia dell’ Anonimo Ateniese?” “Mi può dire il nome dell’autore?” “Ma se è anonimo …”. Tutto vero!

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Da non perdere!

2500 anni fa un esule ateniese rimasto anonimo critica la democrazia di Atene. Lo fa da esule perché se fosse stato in patria sarebbe stato condannato a morte, alla faccia della democrazia. L’anonimo critica la democrazia ateniese e spiega come e perchè quel sistema possa perdurare proprio a causa dei suoi stessi difetti. Il documento consta di circa una quarantina di paragrafi. E’ mia intenzione esporre tale critica in sintesi in alcuni post successivi (Anonimo Ateniese 1, 2, 3 …). Sia chiaro sin d’ora: io non intendo sottoscrivere una critica distruttiva della democrazia, bensì trasformare tale analisi in una “critica” in senso classico, ovvero in una analisi costruttiva del suo miglioramento, anche perché – fra l’altro – a mio avviso l’anonimo si sbaglia. Infatti egli parla come uomo di destra che critica quella che a suo parere sarebbe stato, in Atene, un sistema ”di sinistra, di democrazia popolare”, mentre la cosiddetta Repubblica Ateniese era una “Repubblica Oligarchica Decimale”, ovvero un impero coloniale di 300.000 persone; di cui 30.000 cittadini; di cui 3.000 ammessi a partecipare alle Assemblee; di cui 300 presenti alle Assemblee; di cui 30 prendevano la parola; di cui 3 anzi 1 (Pericle) decideva. Per trent’anni consecutivi, con due guerre perse (contro Siracusa e contro Sparta).

Questa anteprima è riportata integralmente in tutti i post sull’argomento. L’esposizione sarà in prima persona, ma a parlare non sarò io, bensì direttamente l’anonimo. Fine dell’anteprima. Ora possiamo iniziare.

Il governo del popolo perdura nonostante sia un malgoverno in quanto:

  1. Il governo del popolo organizza moltissime feste pubbliche, amplia i percorsi della burocrazia, genera l’allungamento dei processi e dei procedimenti.
  2. Chi vuole giustizia (civile, penale, amministrativa) deve pagare e il suo processo ha la precedenza su tutti.
  3. Quattrocento persone devono controllare e eventualmente sanzionare opere pubbliche, magistrature, gestione degli orfani (di guerra, n.d.r.), polizia carceraria, casi di diserzione etc., intervenendo annualmente. Inoltre, con interventi quadriennali, devono controllare il fisco.
  4. Questi quattrocento non riescono a smaltire tutto il lavoro. Quindi hanno il potere di stabilire le precedenze dei loro interventi. Non è ipotizzabile aumentarne il numero (un numero di addetti eccessivo rallenta la produzione, n.d.r.), né i diminuirli (sicuramente la produzione diminuirebbe).
  5. Il popolo è conscio che la Costituzione va migliorata. ma se la si migliora diminuisce il potere del popolo.
  6. Il popolo sostiene i peggiori, le persone di qualità i loro simili.
  7. il governo del popolo è sostenuto da molti (dal popolo). Il popolo governa (male, ma governa) sostenendo i molti del popolo.
  8. Gli oppositori “palesi” sono pochi e se anche sono ingiustamente privati dei diritti, non sono temibili per il governo, perché sono pochi. Quindi il governo del popolo non corre alcun pericolo per questo motivo.

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Trireme greca (1)

Fine del documento dell’Anonimo Ateniese. Potremmo definire quel tale un Machiavelli ante litteram. Ripeto: egli è contrario alla democrazia, ovvero alla demos-kratos-krate, ovvero al comando-forza del demos, ovvero del popolo (una curiosità: nella lingua tedesca “forza” è “Kraft”!). Tuttavia si spiega e ci spiega come essa tragga la sua longevità proprio dai suoi stessi malanni. Favorevoli o contrari che possano  essere ogni mia lettrice ed ogni mio lettore alla democrazia odierna, sicuramente, mutatis mutandis, potrà fare molti raffronti paralleli con le situazioni attuali. Io mi limito ad una: il potere di Atene derivava dal controllo della rete, ovvero dell’unica rete allora esistente: quella delle rotte marine.

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(1) Le triremi greche furono adottate anche dai romani, con qualche modifica. Furono pi affiancate dalle più agili Liburne, in occasione della lotta contro i pirati della costa Dalmata. Possiamo infine considerarle le antenate delle galee veneziane e genovesi di “qualche” anno dopo.

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La stessa cosa accadde 2000 anni dopo alle repubbliche marinare (Genova si cinse di triplice cinta di mura e grazie alla sua flotta, rifiutò con successo di assoggettarsi al Barbarossa. Il suo Vecovo, Jacopo da Varagine – Varazze (autore della storia dei Santi “Legenda Aurea”, celebrata dagli affreschi di  Piero della Francesca nella splendida basilica di S. Francesco in Arezzo) poi, teorizzò la derivazione del potere della città direttamente da Dio, saltando papato ed Impero! La potenza di una poderosa flotta …!

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Dice … ma oggi? Oggi le reti che danno potere sono altre. Ad esempio quelle dell’informazione, degli aderenti a un movimento politico, della raccolta ed utilizzo dei dati, dei flussi finanziari. Ma poi c’è un altro aspetto: la proliferazione degli organi di governo e legislativi e delle leggi: plurimae leges corruptissima republica, ovvero un eccessivo numero di leggi genera la corruzione dello Stato. Infine: che anche oggi purtroppo v’è chi preferisce essere mal governato e quindi molto “libero” piuttosto che essere meno “libero” in quanto governato da da un governo ottimo. Ma … “libero”, “libertà“? Essere liberi non significa “poter fare ciò che si vuole” (ad esempio nei confronti del fisco), ma potere scegliere fra diverse soluzioni legittime.

MIA  CONCLUSIONE SUI TRE POST DEDICATI ALL’ANONIMO ATENIESE

Il “popolo” di Atene descritto dall’anonimo esisteva come tale – ovvero come nome ed entità collettiva – in quanto reso coeso da una rete, quella della gestione  strategica (unica e insostituibile) delle  rotte marittime.

Anche oggi una pluralità di persone diventa “popolo” solo in quanto reso “entità collettiva” da una rete, un collante. C’è chi si è avvalso delle rete web per creare un popolo, il popolo della rete, di una rete chiusa su se stessa ( come la marineria ateniese) in quanto indisponibile al dialogo con chi ne è fuori e quindi resa coesa (e chiusa) da una “ideologia” (ideologia= idea che non si rapporta ad altre idee).

Io credo invece che la “rete” più significativa debba e possa essere creata da forze di coesione che “collettivizzano” le persone aventi uguali ideali, idee, aspirazioni  (non ideologie, per carità!) aperte al confronto, alla comunicazione con gli altri, ovvero da entità che oltre alla forza di “coesione interna” abbiano anche quella di cercare di “aderire” agli altri, attraverso l’ascolto ed il confronto.

 

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NON CI RESTA CHE … RIDERCI SOPRA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Novembre, 2015 @ 9:58 am

Detto altrimenti: concediamoci un po’ di relax! Anzi, un “post” di relax!   (post 2192)

Un mio amico lettore ha commentato il mio articolo sui sette peccati capitali che l’Europa sta commettendo nel cercare di opporsi al terrorismo. Nel suo intervento, che trovate in calce al post, ha voluto citare anche le virtù, le quattro Virtù Cardinali … anzi, le quattro Virtù “dei” Cardinali. Ecco, e siccome un po’ di ironia e di sano humor non ha mai fatto male a nessuno (anzi!), ho ritenuto di dare a quel commento la “dignità” di un post, per cui, ladies and gentlemen, ecco a voi il risultato:

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Cardinali, attenzione ai “malefici sette”!

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Le quattro Virtù (dei) Cardinali

  1. Prudenza: non vantarsi di vivere in appartamenti di 700 metri quadrati
  2. Giustizia: appartamenti uguali per tutti (i cardinali)
  3. Fortezza: porta blindata ad ogni appartamento
  4. Temperanza: un solo appartamento a cardinale

 

 

Che ne dite? Come diceva quel tale … ah si, ricordo: castigat ridendo mores!

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Vabbè che poi c’è anche quell’uno che diceva che il risus abundat in ore stultorum, ma noi lo lasciamo dire, vero? Anche perchè c’è quell’altro (Apuleio, nelle sue Metamorfosi)  che ci insegna come talvolta l’espressione esteriore dei nostri sentimenti sia l’opposto del sentimento che proviamo interiormente: traducendo, in questo caso quello delle super spese dei nostri cardinali a valere su denari destinati ai poveri, ci sarebbe veramente da piangere di rabbia e di indignazione!

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th7FPA2HUPInfine un’ultima considerazione. Quei soldi così “particolarmente” utilizzati sono frutto di un duplice furto: il primo, come dicevo poco sopra, a danno di chi avrebbe dovuto riceverli; il secondo, a danno di noi tutti contribuenti dello Stato. Come mai? E’ semplice, per la PTMProprietà Transitiva Multipla (1). Mi spiego. Denari sottratti ad azioni di carità = impiego in azioni di carità di altri denari a disposizione della Chiesa anche perchè essa gode di certi benefici fiscali = minori entrate fiscali per lo Stato … = … compensate da maggiori imposte statali a carico mio. Traducendo e semplificando ulteriormente: quei denari, insieme a quelli altrettanto “particolarmente” utilizzati dall’Abate VIP di Montecassino, sono stati prelevati con destrezza anche dalle mie tasche di contribuente italiano. Sai che risate che mi ci faccio!

E … si noti bene: io non sono un anticlericale. Sono solo un anti-questi-specifici-comportamenti -deviati. Et de hoc satis …

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(1) PTM: “Se A ruba a B; B ruba a C; C ruba a D …. A ruba a D”

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ANONIMO ATENIESE – 2

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Novembre, 2015 @ 6:19 am

(segue dal post di ieri)

Detto altrimenti: “Anonimo Ateniese, chi era costui?    (post 2191)

Anteprima

Carneade, chi era costui? Scriveva il Manzoni. In libreria: “Mi dà una copia dell’ Anonimo Ateniese?” “Mi può dire il nome dell’autore?” “Ma se è anonimo …”. Tutto vero!

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Assolutamente da leggere!

2500 anni fa un esule ateniese rimasto anonimo critica la democrazia di Atene. Lo fa da esule perché se fosse stato in patria sarebbe stato condannato a morte, alla faccia della democrazia. L’anonimo critica la democrazia ateniese e spiega come e perchè quel sistema possa perdurare proprio a causa dei suoi stessi difetti. Il documento consta di circa una quarantina di paragrafi. E’ mia intenzione esporre tale critica in sintesi in alcuni post successivi (Anonimo Ateniese 1, 2, 3 …). Sia chiaro sin d’ora: io non intendo sottoscrivere una critica distruttiva della democrazia, bensì trasformare tale analisi in una “critica” in senso classico, ovvero in una analisi costruttiva del suo miglioramento, anche perché – fra l’altro - a mio avviso l’anonimo si sbaglia. Infatti egli parla come uomo di destra che critica quella che a suo parere sarebbe stato, in Atene, un sistema ”di sinistra, di democrazia popolare”, mentre la cosiddetta Repubblica Ateniese era una “Repubblica Oligarchica Decimale”, ovvero un impero coloniale di 300.000 persone; di cui 30.000 cittadini; di cui 3.000 ammessi a partecipare alle Assemblee; di cui 300 presenti alle Assemblee; di cui 30 prendevano la parola; di cui 3 anzi 1 (Pericle) decideva. Per trent’anni consecutivi, con due guerre perse (contro Siracusa e contro Sparta).

Questa anteprima è riportata integralmente in tutti i post sull’argomento. L’esposizione sarà in prima persona, ma a parlare non sarò io, bensì direttamente l’anonimo. Fine dell’anteprima. Ora possiamo iniziare.

Il governo del popolo perdura nonostante sia un malgoverno in quanto:

Gli alleati (rectius: le città sottomesse, n.d.r.)

  1. thB6Z18122La forza della Repubblica Ateniese (rectius: dell’Impero Coloniale Ateniese, n.d.r.) risiede nella flotta. Orbene, la marineria ateniese odia le persone di qualità. Pertanto, ove queste andassero al governo, la marineria le boicotterebbe e quel governo cadrebbe assai presto.
  2. Le persone di qualità ateniesi sostengono i loro simili nelle città alleate (rectius, sottomesse, n.d.r.). Il popolo si impossessa delle loro ricchezze.
  3. Il governo dl popolo ateniese ha stabilito che il Foro Giudiziario competente per tutte le città alleate (rectius, prima, n.d.r.), sia Atene, in che comporta enormi vantaggi ad Atene sotto ogni profilo.
  4. Il popolo delega singole persone a fare accordi con gli alleati: se l’esito è negativo, è colpa dei delegati; se è positivo, è merito del governo del popolo.

Il controllo del mare

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    Le “corazzate” del tempo

    Il popolo ha fatto esperienze di marineria su navi mercantili ed è quindi pronto a operare anche sulle triremi da guerra.

  2. Gli opliti (fanteria pesante, quelli della falange, favorevole alle persone di qualità) sono forti solo a terra e solo se paragonati alle forze terrestri delle città “alleate”, le quali inoltre, separate dal mare come sono, non potranno mai riunire le loro fanterie
  3. Il popolo è la marineria. Ha il controllo del mare. Può decretare l’embargo contro chi lo ostacola.
  4. La marineria, con rapide incursioni, può saccheggiare le terre (ovvero, approvvigionarsi) anche di Stati più potenti. E’ quindi superiore alla fanteria anche sul piano logistico.
  5. La marineria ha l’ulteriore vantaggio di conoscere lingua usi e costumi di molte popolazioni.
  6. La marineria non ha terre e beni da difendere contro eventuali rappresaglie terrestri del nemico. Le persone (terrestri) di qualità, si.
  7. Se le persone di qualità ricercano l’aiuto terrestre di una grande potenza, la marineria fa terra bruciata e con le navi si ritira sulle isole.

La comunicazione e la pìetas

  1. Il popolo censura gli eventi pubblici e vieta che si esprimano critiche a suo danno, mentre consente che privatamente siano criticate le persone di valore.
  2. Pìetas = rispetto degli Dei. Le cerimonie propiziatorie verso gli Dei vengono fatte dal governo del popolo con denaro pubblico, non potendo emulare le iniziative private dei ricchi (le persone di qualità).

La conclusione dell’Anonimo Ateniese, sino a questo punto

“Io perdono il governo del popolo perché si deve perdonare chi raggiunge i propri obiettivi. Non perdono le persone di qualità che accettano di vivere in una polis governata dal popolo”.

Fine del secondo post sull’ Anonimo Ateniese. Continua alla prossima “postata”.

(La mia conclusione finale sul senso e sulla portata di questo post la trovate alla fine del terzo ed ultimo post sull’argomento)

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ACHTUNG!  BAN…KEN 2

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Novembre, 2015 @ 8:30 pm

Detto altrimenti: cerchiamo di far in modo che tutti possano capire cosa sta succedendo  (post 2190)

  1. thPCIF4BWULe banche sono indispensabili altrimenti si torna all’ età della pietra o quasi.
  2. Le banche devono essere gestite bene.
  3. Talvolta ciò non avviene per speculazioni finanziarie, concessione di crediti facili, effetti normali della crisi economica.
  4. Le banche non possono fallire altrimenti l’intero sistema crolla.
  5. Se una banca ha molte (troppe) perdite, si riduce il suo patrimonio al di sotto del livello necessario per potere continuare a fare la banca.
  6. In caso di chiusura o di fallimento di una banca, che si fa?
  7. L’UE vieta agli Stati di intervenire con denaro proprio (ovvero dei contribuenti!)
  8. Oggi, domenica, il Consiglio dei Ministri era al lavoro per risolvere il problema di quattro banche sull’orlo del fallimento quattro banche a rischio (Banca Marche, Etruria, Carife e Carichieti).
  9. Io ero al “lavoro” come blogger.
  10. Il Governo ha deciso per decreto quanto segue:
  • A) i crediti malati delle quattro banche sono trasferiti in capo ad una SpA finanziaria bad bank  (attivo di bilancio), svalutati da 8,5 a 1,5 miliardi di euro. la quale avrà il capitale sociale (passivo di bilancio) sottoscritto da … (non è stato detto), con il compito di incassare ciò che sarà possibile tramite società di recupero crediti.
  • B) Le quattro banche sono gestite da quattro nuovi enti (SpA?) espressi dalle maggiori banche italiane (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Ubi Bank), attraverso commissari nominati dalla Banca d’Italia, avendo come Presidente Unico Roberto Nicastro (trentino!), già DG Unicredit.
  • C) ulteriore apporto sarà fornito da altre 208 banche minori (2 miliardi di euro?)
  • C) Le banche salvatrici (che metteranno sul piatto 3,6 miliardi di euro) potranno poi acquistare anche  separatamente i diversi settori delle quattro banche.

Tutto questo va fatto entro gennaio 2016, perché a quella data scatta la norma europea BAIL IN la quale prevede che in casi simili il risanamento sia operato dagli azionisti della banca (e fino a qui ci sta) ed anche (ecco la novità!) da una parte dei clienti depositanti denaro in quella banca eccetto: i pensionati; i dipendenti della banca; quelli con depositi inferiori ad €100.000,00; quelli appartenenti alle altre categorie che ogni Stato vorrà esentare (della serie “La legge è uguale per tutti tranne le eccezioni di legge”). I non esentati vedranno trasformati parte dei loro depositi in azioni della banca, passando manu militari dallo status di depositanti- creditori della loro banca ad azionisti di quella stessa banca.

Dieci  sono i punti in premessa  eco le domande che io mi pongo:

  1. perchè il TG3 delle ore 19,00 (90 minuti fa!)  ha dedicato 15 minuti alle misure di sicurezza anti terrorismo a Bruxelles e solo 1 minuto alla notizia di cui sopra?
  2. A quale dei tre motivi sopra elencati al n. 3 è dovuta la crisi delle quattro banche?
  3. Dove è stato fino a questo momento il controllo della Banca d’Italia su queste banche, per evitare che si arrivasse a gestire l’ennesima “emergenza”?
  4. Chi sono gli attuali azionisti delle quattro banche?
  5. Quanto perderanno i suddetti azionisti?
  6. Chi fornisce il capitale alla finanziaria bad bank che si fa carico dei crediti malati delle quattro banche?
  7. Se anche la bad bank fallisse, chi pagherebbe il conto?
  8. Quali garanzie ci sono circa i criteri aggiuntivi adottati dai singoli Stati circa la  individuazione delle categorie esentate dal provvedimento?
  9. Non c’è il rischio che in vista del provvedimento UE di fine gennaio 2016, i grossi depositi migrino verso banche di Stati estri nei quali non vige il rischio di essere costretti a diventare azionisti del proprio debitore (cioè della propria banca)?
  10. Gli amministratori di SpA pubbliche sono obbligati per legge ad assicurarsi a proprie spese per i rischi che potrebbero causare all’ente pubblico azionista. Ciò non potrebbe valere anche per i top-supermenager (supermenager = supermen+manager) bancari da stipendi, buonentrate, buonuscite e pensioni di platino, per il caso che causino  tutto questo Amba Aradam?
  11. Che fine fa l’ art. 47 della nostra Costituzione: “La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito”?

Concludo: se io mi sono posto domande sbagliate,  mi corrigerete!

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