S’IO FOSSI FOCO … (UN NUOVO GIOCO PER LE MIE LETTRICI ED I MIEI LETTORI)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Dicembre, 2015 @ 7:49 am

Detto altrimenti: maledetti toscani? Ma no …  solo un Nuovo Gioco!           (post 2219)

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Una sorta di nuovo Monopoli, il Monopoli delle Idee!

… no, amici, non voglio “ardere lo mondo”, e ci mancherebbe altro! Solo che Cecco Angiolieri mi vien bene per dire “S’io potessi costruire il Trentino come vorrei …” ovvero  un nuovo gioco. Ecco, per Natale regaliamoci anche noi adulti un gioco, proviamo a giocare come quando eravamo bambini: “Io ero …. tu eri … questo giardino era il mio fortino … tu volevi ….” Insomma, come quando attribuivamo ruoli a persone e a cose, ottimi sceneggiatori in erba, anzi, in erbetta appena spuntata.

E allora dai, giochiamo! Il gioco  si chiama “Il Trentino come vorrei”. Le regole sono semplici: ogni giocatore deve scegliere un ruolo per se stesso e dichiarare quale sarebbe l’ambiente entro il quel intende agire.

Vi faccio alcuni possibili esempi:

  • “Io ero il Presidente della Giunta Provinciale …”
  • “io ero un leader politico…”
  • “io ero un grande industriale …”
  • “io ero un importante investitore straniero …”
  • “io ero una persona dedita al volontariato …
  • etc.”

Per agevolare la comprensione delle regole del gioco, sempre  a mo’ di esempio, vi faccio vedere cosa farei io se avessi scelto per me il ruolo di azionista di maggioranza assoluta di una grande società, la Trentino SpA. Per prima cosa, convocherei il CDA-Consiglio di Amministrazione e metterei in votazione alcune proposte (che verrebbero approvate perché ovviamente nel CDA io potrei contare sulla maggioranza assoluta dei voti):

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    Un gioco di squadra

    le linee strategiche della società devono essere individuate dal CDA sulla base delle eccellenze che la stessa può esprimere: natura, arte, ricerca, turismo, fiere e congressi, scuole superiori, etc..;

  • le linee strategiche devono essere contenuto in due pagine arial 12 e devono essere a base della redazione del piano strategico:
  • il piano strategico deve esser redatto dall’ Amministratore Delegato sentita la Direzione Generale, e quindi sottoposto all’ approvazione del CDA;
  • il piano strategico può contare anche sulla finanza eventualmente bloccata per più anni, ove quelle priorità non siano più tali rispetto ad eventuali nuove emergenze;
  • il piano strategico deve essere triennale scorrevole, ovvero rinnovato ogni anno.di tre anni in tre anni;
  • il piano strategico deve affrontare nell’ordine i quattro aspetti: umani, strategici, patrimoniali, finanziari;
  • il piano strategico deve essere selettivo, ovvero stabilire delle priorità: non deve prevedere che si faccia tutto e subito;
  • il piano strategico non deve mirare a migliorare l’esistente ma ad ottenere il miglior risultato possibile;
  • il piano strategico deve essere contenuto in dieci pagine arial 12;
  • dopo l’approvazione del Piano Strategico, la Direzione Generale distribuisce a cascata compiti, poteri e responsabilità secondo un budget annuale;
  • il rispetto delle linee strategiche viene controllato da me. Indi ogni organo superiore controlla l’operato dell’organo inferiore;
  • in capo ad ognuno il potere è sempre unito alla responsabilità (e viceversa);
  • in caso di forti mutamenti del contesto esterno, il CDA aggiorna le linee strategiche ed il processo di programmazione riparte.

Un altro esempio: un secondo giocatore potrebbe dichiarare di essere un leader politico e di volere attuale una politica di respiro che guardi al futuro, che rispettasse i valori del percorso politico, che tenesse conto del percorso già fatto, del popolarismo, della democrazia, che innovasse, che caratterizzasse l’idea politica, etc..

thUKAJ50XAOra, fissiamo una data entro al quale i giocatori possono intervenire: ecco, diciamo il 31 gennaio 2016. Dopo tale data la parola spetterà alle lettrici ed ai lettori i quali entro il successivo mese di febbraio 2016 potranno votare il loro concorrente preferito. Il concorrente che avrà ricevuto più voti, entro  il 15 marzo 2016  sarà dichiarato vincitore. A tutti coloro che avranno votato sarà riservata – previo loro assenso – la menzione del prprio nome nel blog. Il vincitore riceverà la statuetta del POP-SUS, Premio Oscar Provinciale per lo Sviluppo Umano Sostenibile e – previo suo assenso – la menzione del suo nome nel blog.

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Gli interventi di ogni giocatore partecipante rimarranno anonimi, contrassegnati da un nome e da un numero: ad esempio “Giuseppe 12” e  dovranno essere contenuti in massimo 25 righe arial 12. L’Amministratore del gioco si riserva la facoltà di eventualmente sintetizzare ogni intervento.

Buon gioco e buona fortuna a tutte e a tutti!

P.S.: indovinate un po’ qual è la mia squadra di calcio del cuore …

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La politica è politica

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Dicembre, 2015 @ 6:10 pm

Detto altrimenti: la politica è Politica               (post 2218)

“Le prove e le conferme che la politica è politica si susseguono sotto i nostri occhi ogni giorno”. Così scriveva Benedetto Croce al termine della seconda guerra mondiale, volendo esprimere un giudizio negativo sulla politica.

Anche oggi  – da tempo e da molti -  molto comunemente si dice che la politica è in crisi. E quando la politica è in crisi la gente “salta” le istituzioni politiche e si rifà direttamente ad un leader di propria fiducia. Il che non è il massimo della democrazia.

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E invece no: talvolta, per fortuna, oggi la politica è anche Politica (la lettera maiuscola non è utilizzata a caso). Infatti ciò avviene ove le assemblee della Politica siano molto frequentate e soprattutto quando ai turni elettorali le percentuali siano elevate.

Inoltre, la politica diventa Politica quando la “politica singola”, che pure è naturale che possa prendere le mosse anche da un’Idea singola, sia trasformata dai continuatori o dagli eredi dell’Idea iniziale in una Politica Comune (comune= costruita con l’apporto di tutti), liberandosi  la libera capacità espressiva dei cittadini.

Ciò si realizza ove la Politica percorra infaticabilmente il territorio per decine di migliaia di km; promuova e gestisca decine e decine di incontri di ascolto della popolazione; si ponga  come catalizzatore della  estrinsecazione delle esigenze  di politica, sociali ed economiche di ognuno e non come indicatore di aspirazioni obbligatoriamente conformi ad un pensiero unico. Infatti la Politica non può essere espressione di una “unanimità acclamante”, ma di un ascolto e quindi di un confronto pacato e puntuale, rispettoso della voce e dell’idea altrui.

La Politica, è fatta di contenuti ed anche – si sa – di un po’ di sana retorica, la quale è indispensabile per la raccolta del consenso. Tuttavia la retorica non deve prevalere sulla sostanza, non deve impedire il confronto sui singoli punti del programma politico e di governo, sulla valutazione dei risultati concreti già conseguiti.

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L’idea, le idee poi … da taluno è stato detto che  la politica di numeri può nell’immediato prevalere sulla Politica vera, quella delle idee. Ma la politica delle idee senza il sostegno dei numeri resta la politica dell’idea, di una sola idea, il che mal si concilia con una interpretazione popolare del fare Politica.

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Ugualmente la politica non deve essere la politica delle frasi fatte, delle frasi ad effetto, del parlare per immagini, o quanto meno, queste forme espressive non devono prevalere sulla rappresentazione “nuda e cruda” dei risultati ottenuti e  dei  programmi futuri: in sintesi, non devono affossare la formulazione di un pensiero serio e concreto che si vuole porre sul tavolo di una vera comunicazione, ovvero della communis actio, ovvero dell’azione comune e quindi popolare.

Riferendomi all’azione utilizzo il termine “popolare” e non il termine “democratica” perchè il popolarismo è storicamente (ed anche attualmente) più comprensivo della “democrazia”, termine che richiama il demos, ovvero ciò che storicamente era una sola parte dell’intero popolo.

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Una ultima considerazione proprio sulla “coerenza e sulla logicità”. Infatti sbaglierebbe chi accettasse di aderire a percorsi mentali incoerenti e quindi illogici, come quelli che avrebbero la pretesa di invertire il rapporto logico che intercorre fra una Idea Madre e una sua Idea Figlia.

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INCONTRI: SAM FLOREANI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Dicembre, 2015 @ 11:31 am

Detto altrimenti: dall’Australia con passione …… (post 2217)

Una vita, una passione, una professione. Sam, un po’ australiano ed un po’ italiano. Inglese perfetto, italiano “velocissimo”. Anni 30; altezza 1.85; peso: 85 kg;  aspetto: simpatico; stato civile: sposato con 2 bimbi; professione: dottore chiropratico; studio: Via S. Caterina, 94/C – I 38062 Arco TN. Ci siamo incontrati in una delle tante serate dell’Accademia delle Muse a Trento, luogo ove ognuno di noi esprime “l’arte sua”, ovvero racconta ciò che sa fare, ciò che ama: letteratura, pittura, sport, hobby, viaggi, musica, canto, arte del navigare a vela, etc.. Sentendolo parlare mi ha innanzi tutto convinto di una cosa: che Papa Francesco sia un Papa chiropratico, ovvero che cerca come prima cosa di prevenire il male, piuttosto che limitarsi a lottare per  combatterlo quando il male si è manifestato. Questa considerazione mi ha indotto a chiedere a Sam  una intervista. Ha accettato.

Sam, questa intervista è duplice. Infatti riguarda una vita ed un lavoro. Ed allora iniziamo con la vita. Sam, come è successo che tu sei un po’ australiano ed un po’ italiano?

Il mio papà è italiano. E’ nato in Friuli e ho sempre desiderato tornare in Italia per cercare le mie radici. Amo la cultura italiana perché essa ama la vita! “La vita è bella” disse qualcuno! Ma la ragione più vera è che dopo il mio matrimonio, mia moglie ha espresso il desidero di vivere un po’ all’estero ed essere immersi nella vostra fantastica cultura.

Come mai ti sei indirizzato agli studi (e quindi alla professione) della Chiropratica?

th5EZAYPUEProvengo dal cuore dell’Australia, vicino a Ayres Rock (la montagna rocciosa rossa nel centro del Paese) nella quale sono cresciuto con la cultura aborigena che crede profondamente nelle antiche energie che regolano il mondo. Sono cresciuto quindi credendo che noi non siamo solo degli esseri “fisici”, ma al nostro interno vi è un incredibile potere che attraversa la nostra vita, la nostra salute e felicità. La Chiropratica è l’unica professione che mi ha dato la possibilità di esprimere questa spiritualità e vedere nei miei pazienti dei fantastici risultati.

Mi descrivi brevemente la scienza della Chiropratica?

La Chiropratica è una terapia naturale, delicata, efficace e sicura utile per bilanciare il sistema nervoso e il corpo attraverso specifiche tecniche impiegate sulla colonna vertebrale solo attraverso l’uso delle mani. Quando il corpo è in equilibrio e il sistema nervoso funziona al massimo delle sue potenzialità si raggiunge un alto livello di salute e di benessere. Noi crediamo che assieme all’esercizio fisico, ad una buona alimentazione e a altri tipi di terapie naturali, la Chiropratica possa essere un importante elemento per la riduzione dei sintomi e per vivere una vita ben equilibrata. Che l’interesse di ognuno sia lo sport, la famiglia o il lavoro, il fatto che il Chiropratico possa sintonizzare il sistema nervoso  offrirà alla persona un vantaggio sicuro e naturale per sentirsi al meglio.

Vi è differenza fra come la chiropratica viene interpretata in Italia rispetto a paesi esteri? se si, rispetto a quali?

La Chiropratica non è molto conosciuta in Italia. Basti pensare che qui ci sono solo 290 Chiropratici e 60 milioni di persone e in Australia per esempio 4500 su una popolazione di 19 milioni. Nella maggior parte dei casi i Chiropratici sono visti in modo meccanicistico, come i “dottori del mal di schiena o del torcicollo”. Noi invece utilizziamo la colonna vertebrale come strumento per raggiungere un ben più altro obiettivo: la connessione dell’uomo a livello fisico e spirituale. Nel mondo non sono ancora molte le persone che la concepiscono in questo modo, ma il loro numero sta crescendo ogni giorno di più.

Quando conviene concedersi il beneficio di una cura chiropratica?

Sempre… non si è mai troppo giovani o troppo vecchi. Quando si ha un sistema nervoso, vale sempre la pena fare un controllo per sintonizzarlo al meglio e permettere la massima funzionalità del corpo.

Chiropratica nelle scuole: “Bambini, state eretti, su quelle spalle, state diritti ….”. Un po’, sia pure inconsapevolmente, la chiropratica si pratica da sempre nelle scuole. Vi sono Paesi nei quali la chiropratica è spiegata nelle scuole?

La Chiropratica è spiegata in alcuni Paesi come per esempio in Australia e in America, non solo per una questione di postura, però, ma soprattutto per capire l’importanza della colonna vertebrale nella sua funzione di struttura che deve proteggere il sistema nervoso e il midollo spinale, così delicato e di massima importanza per l’ efficienza di tutte le nostro funzionalità.

Non sarebbe utile proporre alla Provincia Autonoma di Trento brevi corsi di formazione per gli insegnanti?

Sarebbe il mio sogno per la nostra comunità, ci abbiamo provato, ma ad oggi non abbiamo ancora trovato la chiave di volta che ci può permettere di fare questo importante cambiamento.

Sam, ora fatti una domanda tu stesso. Domanda e risposta, ovviamente!

Qual è la lezione di vita più importante che ho imparato finora? Abbiamo tutti sentito l’espressione “Attiriamo ciò che pensiamo.” E questo è vero fino ad un certo punto. Il pensiero ovviamente inizia nel cervello. E il cervello è lo strumento più potente che possediamo, ma è solo uno strumento. Il nostro vero potere proviene dal nostro io, quello che io chiamo “intelligenza innata”. Questa “intelligenza innata” è ciò che coordinata qualsiasi cosa ed è il direttore d’orchestra. Imparate ad ascoltare il vostro io. Tutto il resto seguirà.

Ok, Sam,  this’s all, but I cannot help myself saying you’re also a clever  philosopher! Thank you very much indeed!

 

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LE MATAMORFOSI DELLE CATEGORIE CONCETTUALI E DEI PROCESSI MENTALI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Dicembre, 2015 @ 9:27 am

Detto altrimenti: altre metamorfosi, dopo quelle di Apuleio e di Ovidio … la banca cambia, cambia la banca … o no!?        (post 2216)

 Fare banca significa

A) raccogliere risparmio e investirlo sulle imprese e sulle famiglie;

B) prima metamorfosi: … raccogliere risparmio e fare investimenti finanziari, ad alto rischio.

 Nel caso A) la banca

C) valuta bene e approva la qualità del debitore e si fa rilasciare garanzie accessorie;

D) seconda metamorfosi: valuta bene e approva anche se la qualità del debitore non è buona (e non si fa rilasciare adeguate garanzie).

 Nei casi  B) e D) le banca

E) nel breve periodo fa utili e paga elevatissimo premi al proprio top management;

F) nel  medio lungo periodo registra forti perdite e non può chiedere la restituzione dei premi pagati al proprio top management.

 Nel caso F) la banca

G) vede ridursi il proprio patrimonio – eroso dalle perdite – al di sotto del limite che permette alla Banca d’Italia di lasciarla continuare a fare la banca;

H) chiede ai suoi azionisti di “ricapitalizzarla”, ovvero di sottoscrivere un aumento del capitale sociale a pagamento che cambi (in aumento) il suo patrimonio netto (terza metamorfosi)

 Nel caso H) la banca

ove gli azionisti non le diano altri denari, fallisce (quarta metamorfosi  … anzi no, ora che ci penso … too big/important to fail!). A questo  punto a perderci sono gli azionisti e gli obbligazionisti condizionati (“quasi azionisti”). E fino a qui mi andrebbe bene. Ma se la  banca fallisce, perdono il proprio denaro anche i clienti depositanti, e questo non mi sta bene.

 Conclusioni

  • Mi sta bene un intervento in difesa dei clienti depositanti;
  • non mi sta bene un intervento in difesa degli investitori azionisti e obbligazionisti condizionati;
  • trovo patetica l’espressione del ministro “Il nostro è un aiuto umanitario”: le parole sono pietre – scriveva Don Lorenzo Milani ad una professoressa – e le parole “aiuto umanitario” oggi più che mai devono essere riservate alle centinaia di migliaia di persone che fuggono dalla guerra, che dormono all’addiaccio, che lottano per sopravvivere, che vedono morire di freddo e annegati i propri figlioletti;
  • non mi convince il sistema dei controlli della Banca d’Italia;
  • thDS50F4KDla Banca d’Italia. Sedi imponenti, di fine ‘800 primo ‘900, molte in stile Liberty, soffitti altissimi, marmi, spazi ampi (quanto ci costano per il riscaldamento?) ovvero HW, “hardware”. E invece io vorrei molto più SW, “software”, la vedrei meglio molto allocata in uffici moderni, funzionali, non pretestuosi, assai meno costosi, collegati in tempo reale con le banche della zona sulle quali ogni filiale dell’IDE (Istituto di Emissione, altro nome di Bankitalia) da dove controllare il sistema, chiudendo i cancelli prima (ecco il punto) che i buoi siano scappati dalla stalla. Indi, potremmo vendere quelle imponenti sedi e con il ricavato contribuire al salvataggio dei depositanti bancari.

 

  • thYWHZT9ZIAlla domanda “chi controlla la Banca d’Italia” tutti rispondono in senso soggettivo: la Banca d’Italia (soggetto) controlla le altre banche (oggetto del controllo). E invece io mi pongo questa domanda in senso oggettivo: chi (soggetto) opera i necessari controlli sulla Banca d’Italia (oggetto dei controlli). Il problema della catena dei controlli si pose già oltre 2000 anni fa quando quel tale Giovenale, in una sua satira, faceva dire ad un suo personaggio al quale veniva proposto di far controllare la fedeltà della moglie da alcuni controllori: “Quis custodiet custodes ipsos?” ovvero, “Già, ma poi  chi controllerà i custodi?”

 

 

 

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L’INGANNO DELLA DEMOCRAZIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Dicembre, 2015 @ 9:20 pm

Detto altrimenti: in senso soggettivo o in senso oggettivo?          (post 2215)

  • In senso soggettivo: la democrazia (soggetto) inganna qualcuno (complemento oggetto)
  • In senso oggettivo: qualcuno (soggetto) inganna la democrazia (complemento oggetto)

thZ9CFI92QIn miei recenti articoli mi sono cimentato con la “Democrazia”. Oggi vedo di concludere il discorso. La Democrazia si fonda – fra l’altro – sull’esistenza e sull’azione di una pluralità di partiti politici i quali trasformano una pluralità di singole istanze individuali (altrimenti non gestibili) in alcuni programmi di governo (realizzabili).

Orbene, se la politica fallisce, i “generatori” delle tante, innumerevoli istanze individuali – ovvero i cittadini – si sentono traditi e quindi, consapevoli di essere stati ingannati dalla Democrazia, saltano la mediazione del ceto politico e puntano ad un nuovo “tiranno” (leader, guru, capo padrone di un partito, etc.) di loro fiducia.

thQ0IHQ7KYCiò accadde nell’antica Grecia di Atene, quando i cittadini – in pieno sistema democratico – offrirono i pieni poteri ad Alcibiade, quale – a loro avviso – unico potenziale artefice della rinascita della potenza imperiale ateniese. E Alcibiade, non volendoli deludere, come prima cosa investì sugli F35 e i carriarmati di allora: 100 nuove triremi e 500 nuovi opliti (i soldati della testuggine, per intendersi). Ma questa è un’altra storia.

Ma come e quando la democrazia tradisce i cittadini? Ad esempio quando di fronte a proclami e programmi spesso utopistici (grandi alleanze politiche, imponenti opere pubbliche, etc.) i cittadini si accorgono che nel frattempo loro impoveriscono; oppure quando i cittadini si accorgono che le decisioni importanti non vengono prese nelle sedi deputate ma ben prima, in circoli molto  più ristretti: infatti è tipico di molti (per fortuna non tutti!) gruppi politici di ogni tempo essere organizzati per cerchi concentrici nei quali quanto più importanti sono le decisioni tanto più esse vengono assunte nei cerchi centrali, interni, nella massima segretezza. Così nelle “eterie” greche (le “eterie” erano associazioni di oligarchi – oggi potremmo dire lobbies – che da luoghi di comune lamentazione diventarono i luoghi di aggregazione per l’azione contro il governo democratico.  Seneca descrive questa prassi come segue: “alios in secretum recipere, alios cum pluribus, alios universos”).

E oggi?

  • Forse che anche oggi non vi è la Politica alla luce del sole e la politica nel chiuso delle segrete stanze?
  • E noi … noi quale Democrazia  vogliamo? La Democrazia  che ci rappresenta o la democrazia che ci inganna?

 

 

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IL SAGGIO GRILLO PARLANTE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Dicembre, 2015 @ 2:27 pm

Detto altrimenti: oggi vi voglio raccontare una favola …    (post 2214)

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Lo so … lo so che non è un grillo! Ma questo c’era e questo ho fotografato …

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C’era una volta un Grillo parlante, un vecchio Grillo molto saggio, che viaggiava, saltando, di paese in paese,  di strada in strada, di casa in casa per ascoltare i problemi della gente e dare loro un buon consiglio.

Quando la notizia si sparse una certa provincia, dotata di molta autonomia talchè tutti erano soliti chiamarla Provincia Autonoma, vi furono molti ad invocare il suo aiuto. Al che egli non si negò di certo … anzi, con lunghi ed energici salti, in pochi giorni raggiunse la casa di uno di quelli che lo avevano chiamato.

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“Ciao, disse, eccomi qui. Qual è il problema?” Questo fu il suo saluto.

“Grazie Grillo saggio di essere venuto al nostro richiamo. Il problema, rispose l’interessato, è che qui da noi la politica è diventata una guerra: non c’è più dialogo, confronto civile … ma non basta: in qualche caso si tratta di una guerra “totale” la quale non è mirata solo a superare la controparte, ma addirittura a distruggerla (politicamente, s’intende!). Capirai che, così facendo, quei partiti sono diventati solo degli acchiappavoti anziché degli “acchiappidee”. Ed inoltre, chiunque sia il vincitore, egli avrà mutilato la democrazia perché di fatto avrà  rinunciato all’apporto di una parte della popolazione politica. Come possiamo fare? Aiutaci tu, Grillo saggio!”

E il Grillo rispose: “Occorre far capire alla gente che chi fa politica nel modo che tu mi hai appena descritto, non “fa” bensì “disfa” politica, ovvero allontana la gente dalla politica e soprattutto dall’andare a votare. Ora, dimmi tu: che senso ha un bel libro se nessuno lo legge? E che senso ha la politica se poi la gente non va a votare?”

thFNXWHV1UL’interessato rispose: “Grazie Grillo saggio, ma come si fa a convincere le persone?”

Al che il Grillo: “Caro mio, con l’esempio: girando per i villaggi, ascoltando la gente, rispettando le idee di tutti, rispettando concretamente e non solo  a parole la democrazia. Ma ora … scusami, devo andare, ho ricevuto una chiamata urgente da uno che  … mi sembra proprio sia uno di quelli ai quali tu ti stavi riferendo: vedrò di farlo ragionare …”

E con un gran salto il Grillo saggio lasciò quella casa per la nuova destinazione.

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(Come andò a finire? Ve lo racconto la prossima volta: continuate a leggere i miei post …)

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DEMOCRAZIA: ALTRE RIFLESSIONI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Dicembre, 2015 @ 4:40 pm

Detto altrimenti: sicuramente “altre”. Che poi siano anche “alte” sarebbe pretendere troppo …  comunque io cercherò di fare del mio meglio        (post 2211)

thPS54641G.

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Paolo Mieli con i suoi profondi e puntualmente “storici” libri, ad ogni sua nuova edizione  mi conduce per mano  a riesumare la cultura classica che è sopravvissuta a 50 anni di oblio da parte mia, ovvero da quando finii il liceo classico. E questa mia riesumazione (chiariamo subito: “fatta da” me, non “di” me!) è straordinaria, perché aprendo il sarcofago della memoria mi accorgo che l’inumato di allora era ed è ancora vivo!

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Da qualche tempo è stato ed è il turno della “Democrazia”.

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Pericle, “capo” di Atene

 1 – Democrazia. E subito mi viene alla mente quella per antonomasia, ovvero la democrazia ateniese di Pericle. Nella sua concezione Pericle accentuava il lato tolleranza a garanzia dei diritti individuali e presentava la Città (che poi era Città Stato) come una entità pacificata: “Tutti hanno uguali diritto di provare ad arrivare al governo, vinca il migliore, che poi i ricchi – si sa – sono i migliori”. Quindi pacificata solo apparentemente, dico io, perché il mix pericleo di democrazia e individualismo dei ceti alti si fondava su di un criterio semplicemente micidiale: la meritocrazia tout court, il che – di fatto – escludeva a priori gran parte della popolazione da ogni prospettiva di carriera politica.

Primo riscontro con l’attualità: meritocrazia tout court. Qualche anno più tardi bene sottolineava questo micidiale rischio tale Don Lorenzo Milani in “Lettera ad una professoressa”.

Secondo riscontro con l’attualità:  l’idea periclea condusse alla formazione di un ceto politico professionale, di estrazione sociale alta, diviso in gruppi, inamovibile e corrotto. Questi riscontri li registriamo nella prima fase della nostra Unità d’Italia, ultimo periodo Sabaudo: si veda, uno fra/per/di tutti: lo scandalo della Banca Romana (1893).

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Dionigi, tiranno di Siracusa

2 – E mentre ad Atene si discute, a Siracusa … ovvero nella Magna Grecia e in Sicilia cosa avviene? Avviene che si esalta il carattere preventivo e pre-repressivo contro i potenziali nemici della democrazia, all’interno quindi di una cultura del pre-sospetto a sua volta all’interno di una città sempre in tensione, nella quale il popolo è incitato a pre-reagire contro una potenziale imminente tirannide o nemico esterno. Questo ambiente politico  può ben essere definito “democrazia totalitaria” e sfocia in una sorta di “tirannide di fatto” repressiva innanzi tutto verso i ceti alti (ecco la principale differenza rispetto ad Atene) e repressiva anche verso la società del popolo (in questo in analogia con ciò che di fatto stava succedendo in Atene). E questa compenetrazione fra democrazia e tirannide è alla base della lunga durata di tali regimi.

Terzo riscontro con la (quasi) attualità: compenetrazione fra democrazia e tirannide, le folle oceaniche sotto quel famoso balcone …

Quarto riscontro con una qualche attualità. Un clima di perenne guerra (politica); i toni elevati, violenti, esaltati ed esaltanti aprono la strada al governo di un padre-padrone-politico dispensatore (top down) di una politica calata dall’alto, il quale non vuole (e quindi reprime) i ceti (mentalmente) alti, per non parlare di come di fatto reprime anche i ceti  “bassi” per i quali vale sì la politica dell’ascolto, ma solo nel senso che loro devono ascoltare (e fare) ciò che dice il capo. Un clima del genere, secondo voi, esiste o no anche oggi? Ai miei lettori (“lettori” … non “e-lettori” che non ne ho né vorrò mai averne!) l’ardua sentenza!

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I MOLTI VOLTI DELLA DEMOCRAZIA, AMICI E NEMICI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Dicembre, 2015 @ 8:07 am

Detto altrimenti: riflessioni mattutine                  (post 2210)

 

Historia magistra vitae, la Storia è maestra di vita, o almeno “potrebbe” e quindi “dovrebbe” esserla E invece … invece noi siamo allievi distratti, guardiamo fuori dalla finestra mentre lei fa lezione … il volare delle rondini, il cader della neve … in primavera, in inverno …  insomma ogni stagione della nostra vita è buona per essere distratti.

Molti volti? Almeno due. Ce lo insegna la storia dell’antica Grecia: il primo volto è quello di una Democrazia tendenzialmente della tolleranza e della garanzia dei diritti individuali; il secondo quello di una democrazia tendenzialmente tesa a prevenire e a reprimere i suoi potenziali nemici esterni ed interni, della serie “occorre colpire i nemici della democrazia non per quello che fanno contro di essa, ma per i piani che concepiscono”: una condanna alle intenzioni senza processo.

“Se ho un po’ di denaro, mi compero dei libri; se ne avanza, del cibo”

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Paolo Mieli, “L’arma della memoria – Contro la reinvenzione del passato – Ed. Hoepli. Concettualmente fa il paio anzi la terna con “Tempo di seconda mano – La vita in Russia dopo il crollo del comunismo” della premio Nobel Svetlana Aleksievich, Ed. Bompiani; e con “Esportare la libertà – Il mito che ha fallito” di Luciano Canfora, Ed. Mondadori.

Ma gli amici e i nemici della democrazia … quale volto hanno e dietro quale volto si nascondono? Potenzialmente ogni volto e dietro ogni volto, ma ciò che importa è che comunque essi si occupano delle stesse “cose”: rispettivamente della difesa – gli amici –  e della trasformazione – i nemici – delle categorie. E allora vediamo alcuni esempi di “trasformismo”:

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  • la categoria delle “leggi uguali per tutti”, che viene trasformata nella categoria delle “leggi uguali per tutti tranne le eccezioni di legge”;
  • la categoria delle priorità più urgenti, leggi che sono trasformate in priorità meno urgenti in quanto vengono subordinate alle disponibilità finanziarie che residuano solo dopo la spesa delle somme già impegnate, anche se per progetti non più così urgenti;
  • la categoria dell’equa distribuzione delle risorse finanziarie, che viene fatta diventare  iniqua attraverso la creazione delle “gestioni separate” del denaro e dei metri di misura;
  • la categoria delle connessioni da proprietà transitiva (“Se A è la causa B e B è la causa di C, allora A è la causa di C), la quale, a causa dell’enorme proliferazione di ulteriori passaggi intermedi (logici e illogici che siano), non riesce più a “transitare” alcunchè, per cui spesso non si sa chi è il responsabile di cosa;
  • la categoria della catena della rappresentanza popolare, che si interrompe a causa delle interruzioni provocate dalle decisioni dei partiti di nominare i parlamentari, dei voti segreti, dei cambi di casacca, dei premi di maggioranza, dei quorum necessari, etc.;
  • la categoria delle leggi non numerose e comprensibili che viene trasformata in quella delle leggi numerosissime e incomprensibili della serie “plurimae leges corruptissima Republica”;
  • la categoria del libero pensiero individuale che viene sostituita dal pensiero di un unico leader;
  • la categoria della “sostanza” che viene travolta da quella della “retorica”;
  • la categoria della Politica  intesa come servizio ai cittadini, che viene sostituita da quella della politica come mestiere che garantisce a chi lo pratica potere, super-stipendio, super-pensione;
  • la categoria della politica dell’ascolto che viene sostituita da quella “vieni qui che ti dico cosa mi devi dire”;
  • la categoria che “nessuno si può stabilire da se stesso il proprio stipendio” da quella che “per i parlamentari questa regola non vale”;
  • la categoria che nessuno è alieno da un controllo, che viene sostituita da quella che “i controlli si fanno solo eventualmente e solo dopo che i buoi sono scappati dalla stalla”;
  • la categoria che le opposizioni politiche controllano la maggioranza, che viene sostituita da quella “ si vabbè, ma io non esagero così se domani tocca a me governare anche tu non esageri”;
  • la categoria del Bene Comune (Bene “realizzato, costruito” in comune da tutti) che viene sostituita da quelle del bene collettivo, pubblico (bene semplicemente “goduto” da tutti);

Etc.

Propongo: potremmo fondare una nuova associazione: “Associazione Amici della Democrazia”. Che ne dite?

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NEVE DOVE SEI?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Dicembre, 2015 @ 7:42 pm

PRIMO POST DEL MIO QUINTO ANNO DI BLOGGER, VISTO CHE HO INIZIATO IL 6 DICEMBRE 2011

 

Detto altrimenti: a qualcuno va bene così …       (post 2009)

Poesia:

La neve non c’è …

 

WP_20151202_008

Cliccate sulle foto, cliccate!

Dicembre.

Piccola ape

intenta sui fiori di casa

la Rosa Natale ti nutre

un Nokia vicino ferma il tuo sguardo:

“La neve non c’è?

Di che ti lamenti”

par ch’ella mi dica

WP_20151202_007

Idem c.s.

“Non vedi? Lavoro

– fabbrico miele

– trasporto i semi del fiore

– inietto la vita nel mondo

per ore

e tu ti lamenti?

La neve?

Verrà …

"E il sol ridea calando dietro il suo Bondone"

“E il sol ridea calando dietro il suo Bondone”

Ma intanto

tu …  fatti più in là

e lasciami fare

lo sai  che devo rientrare

e un poco riposi 

ben prima che ‘l sole tramonti

su Trento indifesa

 dagli alti suoi monti

sì ombrosi …”.

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POESIE DI NATALE AL SALONE PEDRON

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Dicembre, 2015 @ 6:56 am

ULTIMO POST DEL QUARTO ANNO DI VITA DEL MIO BLOG

 INIZIATO IL 6 DICEMBRE 2011

Detto altrimenti: poesie al Salone-Parrucchiere-Culturale- PEDRON, Via dietro Le Mura B, n. 4      (post 2208)

 

.Eventi di dicembre 2015 007

Chi lo avrebbe mai pensato? Un salone di parrucchiere uomo-donna-bambino, una seconda saletta per le mostre: di iniziative, di quadri, di foto, di poesie. E – perdonate l’autocitazione – nel mese di dicembre sono esposte dieci mie poesiole sul Natale.

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Immag1098

Quello “bianco” sono io. Lui è l’altro!

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Il Salone Pedron, già salone Marco Patton, il “mio” salone da vecchia data. In bici, dietro le Mura B (mi raccomando quel “B”!). Si parla anche di bici. Talvolta con il mio “collega” ciclista Gilberto Simoni … “collega” fra virgolette, s’intende!

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Poesia dal Parrucchiere

Dipinti e foto … / Ma anche poesie? / Domando/ Si, certo / E mie / ne vorreste? / Ma sì, con piacere! / Ed allora non resta / che andarle a stampare!

I titoli:  Natale a Trento – Vele rivane – L’Orsa della Vigolana – Natale sul Fersina – Natale surreale – Natale di guerra purtroppo – Natale di neve – La casa di vetro – La leggenda del Garda – Natale rivano

P.S: nel mese di aprile p.v. sarà allestita una mostra fotografica di FotoFiab – Federazione Italiana Amici della Bicicletta, Trento.

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