ANTROPOLOGIA DELLO SCIATORE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Gennaio, 2016 @ 4:55 pm

Detto altrimenti: guardiamo un po’ “dentro” gli  sciatori …. (post 2239)

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Il Brenta è senza neve, ma le piste sono ottimamente innevate!

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Inverno, andiamo, è tempo di sciare … sulle piste di neve “sparata” ma tant’è … e chi ci rinuncia? Dicono che se uno che abita a Trento non scia deve avere un difetto di fabbricazione (definizione di un mio collega di Siemens Monaco, di qualche anno fa). Ma io scio. Scio e studio il comportamento degli sciatori,  da aspirante  “sciatore antropologo” o da “studioso della antropologia degli sciatori”!

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I maestri di sci con un codazzo di allievi scendono lentamente ad ampie volute ma curvano due metri prima del limite laterale della pista: benissimo! Così lasciano lo spazio a chi come me, per evitare l’affollamento della pista, scende a serpentina lungo lo stretto bordo della pista.

Pista deserta. Nonostante lo spazio a mia disposizione, io scendo a serpentina, sulla sinistra, con una traiettoria che occupa una fascia non superiore ai due metri. Da destra mi taglia la strada, al traverso, uno sciatore, fermandosi proprio sull’ultimo metro di pista, esattamente due metri davanti alla mia traiettoria. Riesco a saltare sopra le code dei suoi sci evitando lo scontro: no buono, amico, con tutta la pista libera a tua disposizione!

Un dosso. Subito sotto un gruppo di sciatori fermi, in mezzo ala pista. Una curva stretta senza visibilità, idem. No buono.

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Old style

Uno stradello in leggera discesa. procediamo tutti secondo traiettorie rettilinee e  parallele per acquistare quel tanto di rincorsa che ci permetterà di superare il tratto successivo, pianeggiante. Improvvisamente uno sciatore fa un cristiania di arresto mettendosi di traverso a rischio di farsi investire. Perché? E’ un po’ come se, guidando l’auto in una strada a più corsie per lo stesso senso di marcia, improvvisamente chi si trova in una corsia centrale sterzasse a destra per fermarsi, senza curarsi delle altre auto che procedono parallelamente. No buono.

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Da Cima Paganella verso il Garda

Ma allora, quando mi conviene sciare? Dall’apertura degli impianti (08,30) alle 11,30 quando le piste sono ancora ben battute e la maggior parte degli sciatori è ancora a far colazione. o per strada a cercare il posteggio che abbiamo occupato noi ore prima! Siamo in diversi amici a pensarla così. Da anni ci troviamo a quell’ora – anzi prima! – davanti ai tornelli degli impianti, i cui addetti ci chiamano  “strazzapiste” ovvero quelli che segnano, per primi, le piste ancora immacolate e ben battute dai gatti delle nevi. Fra di noi esiste una gara tacita, un gioco: arrivare al tornello prima di ogni altro! Come i mateloti (ragazzini), alla nostra età … ma si può? Eh già, perché a forza di competere ormai siamo già alla mezz’ora prima dell’apertura degli impianti! Di questo passo, hai visto mai che si arrivi a dormire in loco!

 

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1, 2, 3 = SI!    /      4 = NO!

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Vi sono sciatori che non tengono conto dell’andamento generale del traffico sulla pista. Mi spiego: con piste sempre più tirate a biliardo (senza cunette) e sci sempre più facili da “guidare”  la maggior parte degli sciatori tende a scendere con traiettorie abbastanza vicine alla linea di massima pendenza, con serpentine più o meno ampie. Per converso altri sciatori (e ce ne sono!) pretendono di sciare con ampie evoluzioni che attraversano tutta la pista: con il che automaticamente tagliano la strada a molto loro colleghi, rischiando di investirli o di farsi investire. No buono.

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O mùzos delòi, la favola insegna che … l’assicurazione Responsabilità Civile dello sciatore dovrebbe essere obbligatoria venduta insieme al biglietto/abbonamento di risalita. Buono.

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… E DA QUESTO CI GIUDICHERA’!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Gennaio, 2016 @ 9:12 am

Detto altrimenti: … ma il criterio del giudizio lo decidiamo noi!    (post 2238)

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Termini Imerese

Una storia vera. Molti anni fa. Un mio amico è trasferito da Torino a dirigere una fabbrica  in Sicilia. Un grande gruppo industriale che fabbrica automobili. Arriva, valigia alla mano si mette direttamente alla ricerca di un residence. Non lo trova. Va in fabbrica. Lo fanno accomodare nel suo nuovo ufficio. Convoca il capo del personale. “Ingegnere, ca como, il residence non trovò?” Il capo del personale prosegue: “Permette ingegnere – alza il telefono e chiama un suo impiegato – Totò, l’ingegnere arrivò e non trovò il residence. Pensaci tu perché l’ingegnere ancora non ci  conosce e da questo ci giudicherà!”

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L’attuale governo sta facendo il possibile: sicuramente qualcosa di più, forse qualcosa di meno. Ora però, ricondurre l’approvazione della persona all’esito di un referendum su materie specifiche … come metodo non mi convince. Solo come metodo …

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CHI POST A CAPODANNO …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Gennaio, 2016 @ 6:38 am

Detto altrimenti: … post tutto l’anno!       (post 2237)

 

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Le voila … le ieux sont fait! 

 

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BUON ANNO A TUTTE E A TUTTI!

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POST 2236 – UTOPIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 31 Dicembre, 2015 @ 4:38 pm

UTOPIA

 Detto altrimenti: qualcosa di non ancora raggiunto     (post 2236, quello di fine d’anno 2015)


IMG_3635Care lettrici, cari lettori Buon Fine d’Anno e Buon Anno Nuovo!
Eccomi qui, solo per un saluto ed un augurio. E per formularlo ho scelto un libro, la traduzione italiana dell’Utopia di Thomas More, alias Sir Thomas More, alias Tommaso Moro, alias San Tommaso Moro. Traduzione fatta da una mia amica, la prof Maria Lia Guardini. Scrivo “prof” senza il puntino, perché ormai quel termine è una parola! Libro che ho ricevuto in regalo dall’Autrice che guai se legge che ho scritto Autrice con la maiuscola, lei che è molto schiva da pubblicità e riconoscimenti vari. Eppure quella maiuscola se la merita e come!

E noi? E tutti voi? Quale miglior augurio che avere sempre un’utopia, un traguardo ideale al quale tendere … guai a non averne! Post cortissimo ma denso del più sincero sentimento augurale: quello che nutro per tutti coloro che hanno la pazienza di leggermi e anche per gli altri;: Buon Anno!

Il vostro blogger Riccardo

P.S.: la rotazione a destra dell’immagine è un’utopia: un risultato non (ancora) raggiunto!

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APPLE EVASORE FISCALE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Dicembre, 2015 @ 7:56 pm

Detto altrimenti: basta con il turismo fiscale e con lo sconto ai grandi evasori!   (post 2235)

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Utili “in nero”

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L’Agenzia delle Entrate ha contestato ad Apple l’omessa dichiarazione dei redditi dal 2008 al 2013: l’azienda imputava a una società irlandese i ricavi prodotti in Italia. Secondo i magistrati in questo modo è riuscita in cinque anni a non versare all’erario italiano 880 milioni di Ires. Adesso concorda per circa un terzo del dovuto.

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Osservo:

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    La legge è uguale per tutti (salvo le eccezioni di legge)

    Europa, a quando la normalizzazione fiscale degli aderenti all’Unione? A quando un accordo in tal senso con gli USA per isolare gli Stati canaglie fiscali?

  • Italia, a quando l’abolizione dello scandalo del “concordato”? E’ iniquo ed immorale “abbonare” due terzi del dovuto;
  • Gli stati “canaglie fiscali” derubano il nostro erario e tendono ad attrarre anche le nostre produzioni, “derubando” anche i nostri posti di lavoro;
  • è offensivo per la nostra intelligenza definire una “sanzione/multa” ciò che è solo una parte del dovuto;
  • é altrettanto offensivo definire “un successo” (del nostro fisco) tutto ciò;
  • dato l’ammontare elevato, anche dopo avere concordato quanto sopra, secondo la legge italiana la responsabilità penale resta. Mi chiedo: chiedo andrà in galera?

Adesso pare che si replichi con Google che dovrebbe all’erario italiano un miliardo di euro e che se la potrebbe cavare pagando solo 333 (,3 periodico) milioni di euro.

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CONTRASTO AI REATI MINORI E ALLA LORO RECIDIVA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Dicembre, 2015 @ 6:25 am

Detto altrimenti: il contributo delle onlus trentine      (post 2234)

thN9T8Z20CCome evitare la recidiva dei reati cosiddetti minori, quali il piccolo spaccio, le piccole rapine anche improprie; i maltrattamenti in famiglia, che poi in termici statistici sono i più frequenti nella nostra provincia? Reati che pure violano  il nostro vivere civile, la nostra persona, i nostri beni, la nostra sensibilità: in una parola, le nostre leggi? Reati giudicati non particolarmente pericolosi ma con un elevato grado di recidiva. Orbene, in molti casi il reo si avvale del patteggiamento, la pena si riduce di molto ed egli, non avendo alcun domicilio nel quale scontare gli arresti domiciliari,  viene rimesso in libertà con l’inevitabile ricaduta nel disagio  e nella reiterazione del crimine “di strada”.

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Ciò in quanto le nuove modifiche di legge ad iniziare dall’art. 275 c. 2 bis del Codice di Procedura Penale, in linea con le legislazioni europee ed alle più recenti sentenze della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, impongono di ricorrere al carcere solo nei casi più gravi e solo se non sia possibile applicare una pena meno pesante quale gli arresti domiciliari. Nella stessa direzione spinge in Italia l’enorme sovraffollamento delle carceri, malanno contro il quale si è più volte levata anche la voce del Presidente della Repubblica e di alcune forze politiche.

La soluzione a tutto ciò? A Trento esiste una onlus operativa, ovvero di primo livello, che si occupa di farsi attribuire da parte di Enti Pubblici abitazioni nelle quali ospitare i condannati rei confessi di tali reati, persone che poi saranno costantemente controllabili e controllate dalle forze di polizia. In parallelo la stessa organizzazione si preoccupa di trovare per costoro l’impiego in lavori di pubblica utilità.

Quindi l’alternativa è la seguente: lasciare libere sulla strada, queste persone, con una elevata  probabilità della recidiva; oppure  fare in modo che l’associazione onlus possa disporre degli alloggi necessari e riesca a trovare per costoro un lavoro di pubblica utilità.

Un’operazione del genere presenta cinque vantaggi: 1) si favorisce il recupero sociale ed umano di chi ha commesso questi reati; 2) si risolve un problema della collettività, la quale vede un minor  numero di potenziali autori di ulteriori reati, in libera circolazione senza la possibilità di alcun controllo specifico da parte delle forze di polizia; 3) queste persone  possono essere utilmente impiegate in altre iniziative sociali delle onlus trentine; 4) si contrasta l’insorgere di ingiuste critiche contro la Magistratura, altrimenti reputata da parte dell’opinione pubblica “colpevole” di avere rimesso in libertà gli autori dei reati; 5) non si demotivano le Forze di Polizia che non  vedono rilasciate le persone che hanno commesso reati e che loro hanno assicurato alla giustizia con il proprio lavoro, impegno e spesso a proprio rischio.

Pertanto, i migliori risultati si otterranno ove gli Enti Pubblici e le Istituzioni interessate (Provincia e Comune  e loro enti e società) abbiano attribuito la dovuta centralità al problema e abbiano stabilito in favore delle onlus del settore i presupposti per la loro operatività, ad iniziare dalla disponibilità degli alloggi.

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TUTELE CRESCENTI, VARIE ED EVENTUALI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Dicembre, 2015 @ 10:19 am

Detto altrimenti: problemi di sostanza travisati da una comunicazione maliziosa   (post 2233)

Il fatto: ti assumo a tempo indeterminato. “Se ti licenzio, l’indennità che ti pagherò sarà sempre più elevata quanto maggiore sarà la tua anzianità di servizio”. Ecco la tutela presunta crescente. Al riguardo mi permetto di sottoporre all’attenzione delle letrtici e dei lettori alcune sottolineature:

  • thSURNY2SJSe la mia tutela è al livello 100 e tu, con una nuova legge, me la porti a crescere con l’aumento della mia anzianità sino a 110, 120, 130 etc. questa è “tutela crescente”. Ma se la nuova legge mi porta la tutela da 100 a zero, salvo poi farla risalire lentamente a 10, 20, 30 etc., la tutela non è “crescente” bensì “azzerata e poi piano piano fatta crescere sino ai livelli anteriori alla nuova legge”.
  • L’anzianità. Se io cambio lavoro, i contributi proseguono, si sommano, la mia “anzianità contributiva” non è interrotta, intaccata, azzerata. Ma per contro “l’anzianità retributiva” viene azzerata: il nuovo datore di lavoro mi considera un “anno zero”. Ora questo potrebbe – ma solo al limite del ragionamento – essere accettato – sia pure solo parzialmente – ove io cambi completamente tipo di lavoro. Ma se da fare il pasticcere nella pasticceria “A” passo a fare lo stesso mestiere nella pasticceria “B” non si capisce perché io debba essere ridotto ad “anno zero”.
  • Che poi questo mio ultimo ragionamento è ancor più valido quando la pasticceria “B” è acquistata dal proprietario della pasticceria “A” ed io vengo licenziato dalla “A” e poi assunto nella “B” a condizioni inferiori rispetto al passato.
  • Tutto ciò nel pieno rispetto formale di una legge (inadeguata, n.d.r.) e in piena violazione sostanziale dei diritti del lavoratore. Mi domando: con quale (altissimo, n.d.r.) grado di ipocrisia mentale e della coscienza (nel caso migliore, volendo essere generosi: di disattenzione e superficialità) il legislatore non ha tutelato anche questi aspetti?

P.S.: a Milano dicono: “O felè fa ‘l to’ mestè”, pasticcere fa il tuo mestiere, nel senso che ognuno deve pronunciarsi su cose che conosce e non su altro, senza avere la pretesa di fare il mestiere  altrui. E benchè io non sia un esperto nel diritto del lavoro, tuttavia mi espongo volentieri a questo genere di possibile critica, se tale mio rischio può in qualche modo sollecitare un perfezionamento della regolamentazione della materia.

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DA NATALE A S. STEFANO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Dicembre, 2015 @ 8:46 am

Detto altrimenti: lo si dice di una cosa che dura poco …   (post 2232)

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Gli affreschi dei Baschenis nella Chiesa di S. Stefano a Carisolo (TN)

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Oggi, S. Stefano (auguri a tutti gli Stefano e Stefania!). Da Natale a S. Stefano, un solo giorno, un lasso di tempo molto breve. Lo dicevano a noi bambini per indicare la poca cura che avevamo nel maneggiare oggetti e giocattoli: “A te le cose durano Natale a S. Stefano!”.

 

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th6C4N4513Le sere precedenti: la S. Messa di mezzanotte; le lunghe, belle e calde serate in famiglia … ed ecco che la mattina, anche questa mattina, tutti dormono fino a tardi. E allora – nella solitudine del mio rapporto a due con il mio computer – seduto a cercare di non far durare poco … no, non un oggetto, non un giocattolo ma un pensiero, il Pensiero del Natale. Quale? Ve lo dico subito. Provate voi stessi. Proviamo tutti noi, – io per primo– noi che ci sentiamo smarriti anche solo quando non troviamo più il nostro cellulare o quando ci accorgiamo di avere perso il portafoglio! Già, perché in quei momenti ci sentiamo esclusi dalla “comunicazione” con gli altri e dalla possibilità di difendere o di utilizzare il nostro denaro. Proviamo ad immaginare noi stessi in fuga da guerre, stragi, bombardamenti, e di trovarci in un paese straniero, sconosciuto, la cui lingua per noi sia incomprensibile, privi delle notizie dei nostri cari che fino a poco prima erano con noi,  senza “cellulare”, senza “portafoglio” , con pochi stracci addosso … affamati, assetati, infreddoliti, esausti, malati … In un paese straniero, dicevo? No, in due paesi stranieri, anzi “fra” due paesi stranieri: uno che vi espelle e l’altro che non vi accoglie. Proviamo. Poi ne riparliamo.

Ecco, questo è il “Pensiero di Natale” che vorrei non durasse solo da Natale a S. Stefano:

“ Se riflettiamo in modo da ampliare i nostri “contenuti della coscienza” in misura da eccedere il nostro consueto egoistico “perimetro individualistico”, l’aumentato contesto sociale influirà  maggiormente su di noi e -soprattutto – noi potremmo maggiormente influire su di esso”. 

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BUON NATALE!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Dicembre, 2015 @ 12:14 pm

Detto altrimenti? Buon Natale!    (post 2231)

  • Natale = Auguri + riflessione sul  trascorso nostro e sul futuro di tutti.
  • Ogni anno il Natale è diverso, perché si “arricchisce” delle novità dell’anno trascorso”, belle e brutte.

Le brutte: la “terza guerra mondiale”; la strage degli innocenti nel mare; la crescita della forbice fra l’eccessiva ricchezza di pochi e insopportabile povertà di molti.

th7AX95LOWLe belle: la conferenza di Parigi sul clima e il quarto capitolo dell’ Enciclica  di Papa Francesco “Laudati sì” al riguardo della quale il filosofo, saggista, sacerdote  Marcello Farina scrive “ … il punto della questione che Papa Francesco propone alle donne ed agli uomini  del nostro tempo è che la questione ambientale e la questione sociale si incontrano di nuovo  , sono interconnesse, l’una richiama l’altra, perché non è possibile separare la terra dall’uomo che la abita, la casa comune da coloro che vi cercano ospitalità: la dignità dell’una  è la salvaguardia della dignità di tutti” (“Acli trentine” 12/2015, “Ecologia integrale” pag. 6).

thGLS4CFUYMa Marcello Farina ci ricorda anche la definizione che Papa Francesco ci dà di “Bene Comune”: “l’insieme di quelle condizioni di vita sociale che permettono tanto ai gruppi quanto ai singoli membri di una comunità di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più speditamente”. Ed è dal basso – prosegue Marcello – con il contributo di tutti, che si attua il Bene Comune, “antidoto più efficace contro l’individualismo e l’avidità dilaganti”.

Un problema: come dialogare, come agire in comune, insieme, ovvero, come comunicare  su questi temi? Il teologo Vito Mancuso su Repubblica ha recentemente messo a fuoco una tragica attitudine del nostro tempo, in virtù della quale  “si è perlopiù convinti che pensare in modo rigoroso conduca necessariamente al conflitto, mentre ogni prospettiva che invita all’armonia viene sentita come evasione e incapacità di cogliere la realtà”. Sembrerebbe una strada senza uscita. E invece, come uscirne?

Il Presidente Hollande indica come soluzione “il passaggio da una mondializzazione fondata sulla competizione  ad un modello basato sulla cooperazione, nel quale sarà più redditizio proteggere che distruggere”. Obama ha affermato non “non c’è più alcun conflitto fra crescita economica e protezione dell’ambiente”, con il che si torna alla “politica” di quel grande statista che è Papa Francesco!

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Da ultimo una  parola su questo nostro “Natale del terrore”, ovvero sul terrorismo. Esso sarà sconfitto se e quando dalla “cittadinanza (nel nostro caso europea) per legge si passerà alla “cittadinanza per convivenza  e cooperazione reciproca”: altro che nuove “mura tipo Berlino” o reticolati di filo spinato!

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Ed ecco che sullo stesso numero della rivista Acli, a pagina 27, troviamo un interessante ed esemplare articolo di Fabio Pipinato (Presidente Ipsia del Trentino e CTA) che ci ricorda come al male fatto con i bombardamenti si possa e si debba reagire con la forza della cooperazione internazionale.

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Ed è sempre di questi giorni, un altro, nuovo Regalo di Natale per chi ha bisogno: Francesca Ferrari organizza a Trento il pasto domenicale per le oltre 150 persone che, nutrite dalla solidarietà pubblica nei giorni feriali, la domenica resterebbero senza mangiare.

Ecco le risposte da dare questo Natale! Questi sono i veri “Regali di Natale” da fare agli Altri e innanzi tutto a noi stessi!

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Termino qui con un Buon Santo Natale (lasciatemelo scrivere e dire: Santo e santo, per tutti i credenti in ogni religione) a tutte le donne e a tutti gli uomini del nostro tempo!

 Firmato: il vostro blogger Riccardo

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E NON NEVICA …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Dicembre, 2015 @ 5:05 pm

Detto altrimenti: aveva cominciato ai primi di novembre, ma poi …   (post 2230)

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Dalla Malga Zambana (ora attrezzata anche per il pernottamento), vista sul Brenta

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Un vecchio detto popolare piemontese: “Quando nevica sulla foglia l’inverno non dà tanta noia” (Quando fioca su la foja l’invern  dà nen tan noja”). E infatti …. infatti l’era ‘n pez che nol se vedeva ‘l Brenta cosita, senza nef …

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Il Brenta, dalla stessa malga, dieci mesi fa (febbraio 2015)

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Da cima Paganella verso nord (Val di Non)

Son salito in “Paganela”, la montagna “tuta bela” per farme ‘na siata … E la sciata l’ho fatta, sulla neve “sparata” dai cannoni. Peccato. Peccato per gli operatori del turismo, gli impiantisti, per la montagna che ha sete, molta sete. E le previsioni? Mah … guardando la foto dal satellite tedesco (www.wettwerzentrale.de), par che il tempo voglia farci un dispetto: le perturbazioni arrivano dall’Atlantico, ma appena in vista dello stretto di Gibilterra si passano la parola e si dividono, metà a nord delle Alpi e metà a sud della Sicilia!

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Ma io questa sera ho voluto interrogare i segnali locali: la cima del monte Bondone. La cima del nos Bondon aveva un cappello di nuvole, e come tutti sanno, “quando ‘l Bondon g’ha ‘l capel o che fa bruto o che fa bel”. Be’ … allora possiamo stare tranquilli …

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