AFFITTOPOLI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Febbraio, 2016 @ 6:59 pm

Detto altrimenti: pare che Roma subisca un furto in mancati affitti pari a circa 100 milioni l’anno …                       (post 2278)

…. e che i fitti non riscossi rappresentino il 30% del totale dovuto. Scendendo verso sud, per ogni “primo” di latitudine la % aumenta fino a raggiungere il 90% in Sicilia. Ma come è possibile che ciò sia avvenuto e avvenga? Semplice. Vi spiego.

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“Le leggi son, ma chi pon mano ad esse?”

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Una legge prevede la regolamentazione della materia: criteri di assegnazione, livello del canone e suo adeguamento etc.. La legge tuttavia non prevede sanzioni per chi la viola o non la applica. “In compenso” delega al regolamento di attuazione ogni ulteriore “dettaglio”, il quale regolamento delega al dirigente responsabile, etc. fino all’ultimo degli impiegati addetti (s’intende: continua a mancare, ad ogni livello, la sanzione per violazioni o inadempimenti). A qualche livello è stabilito anche un sistema di controllo, anche qui però la norma non è sanzionata. Ed allora che si fa? Si fa  che oggi viene a galla che le istituzioni e l’economia pubblica si ammalano di una grave malattia: la predisposizione ad essere derubate impunemente.

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Una malattia? Chiamate la Croce Rossa!

Cosa? La Croce Rossa? Ma no … dai suoi bilanci negli ultimi anni sono spariti (sic) decine e decine di immobili: ora è commissariata, ma quegli immobili intanto chissà dove sono andati … No, la Croce Rossa proprio no. Non è possibile chiamare un altro Ente di Pronto Soccorso?

P.S.: a parte il Pronto Soccorso, che fare? Fare leggi, regolamenti e direttive che prevedano sanzioni! Far funzionare i controlli e sanzionare chi sbaglia per furto o per omissione. Fine.

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AUTOG … LOBALIZZAZIONE O AUTOG …OAL?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Febbraio, 2016 @ 6:44 am

Detto altrimenti: “chi è causa del suo mal pianga se stesso” … e poi, sempre Dante … (post 2277)

… Ahi serva Italia, di dolore ostello, / nave sanza nocchiere in gran tempesta, / non donna di province, ma bordello!

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Poche sere fa. RAI TV: la storia della imprenditrice Luisa Spagnoli, fondatrice della Perugina e musa ispiratrice della casa di mode. Ma … oggi … la Perugina è in mano straniere (svizzere, se non ricordo male). La casa di mode forse anche.

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                      Ma chi li ha “imparati”?

Trentino. Leggo: una rete di distribuzione di un certo bene di consumo è acquistata da un fondo estero costituito da italiani. Dopo qualche giorno leggo che la fabbrica locale che produce quel tal bene mette molti operari in cassa integrazione perché la concorrenza estera (cinese) è micidiale. Sarebbe interessante risalire ai titolari di quel fondo e di quelle fabbriche estere. E se scoprissimo che sono gli stessi della fabbrica italiana che sta soffrendo per questa concorrenza “estera”? Sarebbe un bel guaio, già … perchè vorrebbe dire che il contribuente italiano versa denari allo Stato che li eroga sotto forma di cassa integrazione in luogo di quelli che l’imprenditore italiano non eroga più sotto forma di stipendi e imposte in quanto fa utile altrove, in luoghi molto meno tassati che in Italia, nei quali i diritti dei lavoratori sono un optional. Morale: avete presente la pubblicità del vino S. Crispino? “Da noi a voi!” recita, e sembra fatta apposta per il nostro caso: “Da noi (contribuenti italiani) a voi (turisti fiscali, esportatori del know how  e del lavoro italiano).

E se mi sbaglio mi corrigerete, ma a pensar male …

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SLALOM GIGANTE PARALLELO (FRA I LIBRI)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Febbraio, 2016 @ 7:39 pm

Detto altrimenti: a dire di si a tutti quelli che ti si presentano … ecco come ti ritrovi!     (post 2276)

Ti ritrovi che stai leggendo cinque (cinque) libri contemporaneamente. Mi spiego.

  1. th5Q0D9AYGDa tempo l’amico Alfonso Masi mi ha prestato un libro che merita rispetto: “Lettere alla fidanzata, Cella 92 – Dietrich Bonhoeffer”, teologo impiccato dai nazisti il 9 aprile 1945. Teologo più volte citato da un altro amico, Marcello Farina. Ho iniziato a leggerlo in occasione della Giornata della Memoria. Vi riferirò.
  2. Ma … sul comodino c’era già un testo che avevo già letto, ma non nella traduzione della mia amica la Prof Maria Lia Guardini: “Utopia” di Thomas More. Come fare a non confrontare la sua interpretazione (traduzione attualizzata) con le altre (semplici) traduzioni? E  due.
  3. Marcello Farina: il suo “La tenerezza accompagnatrice di Dio” ha oggi avuto una forte spinta alla lettura: infatti su l’Adige odierno a pag. 5 viene riportato un passaggio di Papa Francesco: “Dio vuole salvare anche Pilato e Giuda”: un Dio che dona amore e salvezza più che giudice severo, un Dio “luterano” … E siamo a tre.
  4. Ma da giorni avevo iniziato “Il quaderno del destino” di Martina Dei Cas (v. intervista qui nel blog). E quattro.
  5. Per finire, per martedì prossimo – Gruppo di lettura dei classici con la Prof citata – devo prepararmi sulla lettura dell’ Apokolokynosis di Seneca, un’operetta satirica che ridicolizza il defunto imperatore Claudio (che aveva esiliato in Sardegna per anni l’autore). Già il titolo: “ Apotheosis Kalokunta, Deificazione di una zucca (di uno zuccone, diremmo noi oggi). Cinque … bingo!

Ed allora mi sono detto: datti una regolata, quando è troppo è troppo, devi stabilire delle precedenze. Così ho fatto. Leggerò nell’ordine i seguenti numeri:

5 – 4 – 2 – 3 – 1

Anzi, me li giocherò anche al superenalotto. Hai visto mai …

Buona lettura a tutte e a tutti!

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VIVA LA VITA!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Febbraio, 2016 @ 10:25 am

Detto altrimenti: quando lo impareremo ….            (post 2275)

Chiamatemi pure “sentimentale”, “poeta”, “sognatore”, “illuso”,  etc. …  ma come si fa a non paragonare i due fatti?

Da un lato, accendi la TV  e vedi guerre, violenze d’ogni sorta, esodi biblici di disperati, vite distrutte a centinaia di migliaia …

WP_20160202_003Poi, esci sul balcone per prendere le arance che avevi riposto in una cassettina, e vedi la tua piccola amica ape al lavoro per trasmettere la vita, la vita di una pianta, la vita del suo alveare (dove sarà mai?). Ormai è mia amica: da mesi torna sullo stesso fiore invernale, si lascia avvicinare, fotografare, pare che dica: “Eccomi, ritraimi pure … non per me, sai, ma per quelli della tua razza, la razza umana, che pare facciano a gara a distruggerla la vita, quella vita che invece io, piccola e insignificante come sono, sto cercando di rinnovare, di trasmettere, di preservare”.

Qual è la lezione che ne traggo? Che non mi si dica più “Ma dai … tanto cosa conta il tuo singolo, piccolo apporto alla causa della pace e della Vita? Si sa come va il mondo … è inutile opporsi agli eventi ..”. Ecco, invece io mi oppongo ai maleventi, perché se anche sarà una sola persona che si sarà convinta dell’utilità del suo singolo apporto – e così via – questa “catena di vita” potrà spezzare i “catenacci di morte” che stringono l’umanità.

E di tutto questo ringrazio la mia amica ape. Grazie, ape!

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LO SCIABECCO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Febbraio, 2016 @ 4:20 pm

Detto altrimenti: lo sciabecco, un veliero, non c’è altro modo di definirlo         (post 2274)

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E facciamo un po’ di vela, in attesa di riprendere a solcare il mare nostrum che essendo questo “Trento” …blog altro non è che il Lago di Garda!

Lo sciabecco è stato il protagonista di un bellissimo libro: “Bacicio do Tin” di Alberto Cavanna (Mursia Ed.2003 – Da non perdere!). Siamo nell’epoca napoleonica, alto Tirreno. Giovan Battista Caviccioli: marinaio, comandante, corsaro, pirata, impiccato. Il suo “legno”, lo sciabecco “Lanpo” con la “n”. Ancor oggi a Porto Venere un battello addetto al trasporto dei turisti ha questo nome.

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thOCZQANC2Gli sciabecchi erano lunghi poco meno di trenta metri e – quelli da guerra – imbarcavano fino a 50 uomini. Nato come nave da carico, fu presto utilizzato dai pirati e quindi dalle marinerie degli Stati, a difesa contro gli stessi. Scafo sottile, bordo molto basso, aveva le feritoie per l’eventuale utilizzo dei remi, cultura questa ereditata dalle più anziane galee. Era armato con vele di taglio, ovvero che potevano prendere il vento su entrambe le mure (i lati), triangolari (alla trina, poi erroneamente denominate “latine” anche se gli antichi romani utilizzavano vele quadre!) montate su alti picchi. Nella foto si nota che l’albero di trinchetto è dietro la vela, l’albero maestro davanti: in effetti nel cambio di bordo di bolina (virata) o si lasciava una vela a comprimersi contro l’albero (nella foto lo sciabecco sembrebbe orientato “mure a sinistra” ovvero predisposto per ricevere il vento sulla parte sinistra delle sue vele),  oppure si sarebbe dovuta effettuare una faticosa manovra per far passare l’asta della vela dietro lo stesso per raggiungere la posizione della vela all’albero maestro (o adattare la vela del’albero maestro alla posizione della vela di trinchetto, in caso di bordo con mure a dritta – vento sulla parte destra della vela).

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La “scassa”, dentro la quale la base dell’albero poteva slittare  a seconda delle  diverse inclinazioni richieste

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Gli alberi (tre oltre il bompresso) potevano essere inclinati verso prua (andature di poppa) o  verso poppa (andature di bolina). Le manovre alle vele richiedevano molte persone, a causa dell’inerzia dei picchi alti e pieni della forza del vento che la vela trasmetteva loro. Molto veloce di bolina, in caso di bonaccia aveva il vantaggio di potere manovrare a remi.

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            Sambuco arabo (moderno)

Le caratteristiche di manovrabilità dello sciabecco hanno un predecessore ed un successore. Infatti derivano dal sambuco arabo del VI° secolo d. C., primo “legno” a dotarsi di vele “di taglio” e quindi adatte a risalire il vento. Sono poi “copiate” dalle golette bermudiane, le quali sostituiscono alle vele latine grandi rande, la cui manovrabilità richiedeva un numero assai inferiore di marinali, anche se una “virata con il vento in poppa” (abbattuta, strambata) poteva essere mortale per chi si trovasse nella traiettoria delle scotte!

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                  Goletta

Ho parlato di capacità di risalire il vento, ovvero della andature di bolina. I grandi velieri del ‘700, per intendersi, potevano procedere solo ad andature larghe o al massimo risalire il vento al “buon braccio” ovvero secondo una rotta di 85% rispetto alla direzione dalla quale veniva il vento: praticamente solo una andatura “al traverso”. Per intendersi, oggi una barca a vela da regata “stringe” il vento fino ad un angolo di 30 gradi! Per i non velisti: è come essere di fronte ad una montagna: due sentieri la risalgono a zig zag: il primo con ”bordi” lunghi quasi orizzontali; il secondo con “bordi” più frequenti e molto, molto  ripidi.

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“Pride of Baltmore”, terza ricostruzione della goletta a gabbiole originale (con l’aggiunta di un diesel …)

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Ma la bolina era agevolata anche da un’altra caratteristica di quelle vele: il loro maggiore “allungamento”, ovvero il rapporto fra l’altezza dell’ albero e la superficie della vela armata. Mi spiego: una stessa vela di 100 mq può essere armata a forma quadra (vela non di taglio, prende il vento su di una sola mure, lato) su un albero alto 10 metri. 10:100 = 0,1, quella vela ha allungamento basso ed è idonea per andature con vento in poppa.  Ma se quegli stessi 100 mq io li armo su un albero alto 20 metri, con forma triangolare su una base (boma) di dieci metri, avrò un allungamento di 20:100=0,2, ovvero doppio del precedente e molto più adatto alle andature contro vento. Tutto ciò lo sapeva bene quel tale Colombo. che partito con vele “alla trina”, constatato l’andamento regolare dei venti in poppa (alisei) fece cambiare l’armo in vele quadre.

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               Sciabecco fregata

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Alla luce di quanto sopra anche gli sciabecchi si adattarono, e nacque lo “sciabecco fregata” che poteva operare la trasformazione dell’armo velico sull’esempio di Colombo. Questa esigenza fi avvertita anche fra le golette, che partorirono la goletta a gabbiole, ovvero quella che sull’albero di trinchetto nella parte superiore armava anche due vele quadre.

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Ed allora … Buon Vento a tutte e a tutti!

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Acc…. dimenticavo … il mio vicino di pianerottolo …    è il suo compleanno   … il suo primo! Ho pensato di ragalargli una barca. L’ho costruita io, scafo in strati sovrapposti (di cartone e nastro adesivo) un motorsailer dal nome avventuroso “Leone del mare”. Già … perchè lui si chiama Leone: auguri, Leone!

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Caratteristiche tecniche: lft, m. 6; portata 5 persone; motore eb 12 Hp; randa mq 12; velocità massima, 5 kn; stazza, 3 tons; dislocamento 1500 km.

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LEI E’ FAVOREVOLE O CONTRARIO?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Febbraio, 2016 @ 8:47 am

Detto altrimenti: ricordate il lessico che precedette la legge sul divorzio?         (post 2273)

Per me questa era la compagna

          Per me questa era la compagna

… e moltissimi parlamentari ono-revoli furono favo-revoli!” così almeno regolarizzavano la loro posizione di super amanti! No, ragazzi, quello che sto esprimendo non è un giudizio di valore ma semplicemente di fatto. Il lessico fa parte della storia. D’altra parte nel dopo guerra avevamo “(ex) camerati”, “amici”, “compagni”. Oggi gli ex camerati sono diventati neo fascisti o neo nazisti, gli amici si autodefiniscono moderati, e i compagni hanno sostituito i mariti (spesso); i fidanzati;  i fidanzati conviventi; gli amanti. Anche al femminile: la mia compagna, una volta era quella “di banco”, quella che a scuola condivideva gli orribili banchi d’un tempo. Comunque “panta rei” tutto sorre, anche il lessico. Evvabbè …

Ma torniamo ai favorevoli e contrari. A cosa? Alla legge sui “matrimoni” fra persone dello stesso sesso. E tu caro blogger, da che parte stai, mi domanderete? Ecco, a dire il vero devo ancora pensarci, non ho avuto tempo per riflettere su questo argomento, monopolizzato da un altro che ha assorbito al 100% la mia capacità di ragionamento. Da quale argomento? Eccolo!

Il giorno della memoria, l’olocausto degli Ebrei …  di tutte le tante altre Popolazioni (non utilizzo la parola “razza” perché la razza è una e una sola, quella umana), Popolazioni, dicevo, che hanno subito la stessa sorte. Hanno subito e stanno subendo. Stanno subendo, le masse dei profughi che nella quasi indifferenza europea marciano e dormono – uomini, vecchi, donne e bambini – nella neve e nel fango. Quelli che non sono morti prima, affogati o uccisi dalla fatica.

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Ma se non saremo mai capaci di “creare” nemmeno questa piccola vita (una mia amica ape sui miei fiori nel dicembre scorso …

Ecco, vengo al punto. La Vita. La Vita umana, anche una sola Vita umana, la sua difesa  per me vale più di qualsiasi altro ragionamento. Ecco, avrei voluto vedere i “due milioni” di accorsi all’appello dei “contrari”, accorrere ancor più numerosi, insieme a quelli della ottanta piazze dei “favorevoli”, per protestare contro l’inerzia-scarica-barile-purchè-non-nel-mio-giardino  dell’Europa di fronte allo scempio della dignità umana dei profughi. Eh già … ma volete mettere? Ci sono vite e Vite, le loro vite  e le Nostre Vite, ecchè …  mica si può fare di tutt’erba un fascio!

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... e che in febbraio e tornata sugli stessi fiori!)

Dice … ma l’UE è un organismo complesso, deve assumere decisioni ragionate mica si può agire d’impulso … sennò poi quei politici, quei funzionati a Bruxelles … rischiano il posto (ed il lauto stipendio: ma si può sapere quanto ci costa ognuno di loro?) se scontentano i propri elettori nazionali. Ah già, dimenticavo, avete ragione. Era quel tale Alcide Degasperi che sbagliava quando affermava “fate il vostro dovere a qualunque costo”. Era ed è una espressione lessicale sbagliata, ecco cos’era!

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La sobrietà degli uffici UE a Bruxelles …

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Mappoi (“mappoi”, rafforzativo!) volete mettere … quanto sono difficili le decisioni che quei signori dell’UE devono assumere? Pensate al loro trauma interiore quando decidono che i soldi dati alla Turchia per evitare gli affogamenti dei migranti sono deducibili dal computo del debito pubblico del paese donante, mentre non godono dello stesso beneficio quelli che l’Italia e altri paesi spendono per evitare gli affogamenti nel Canale di Sicilia!

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What you doing, UE? Affogati di serie “A” e di serie “B”? Are you crazy?

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Be’ chevvolete, ci sono affogati e affogati, eccheddiamine! Mappoi (v. prima) quado il nostro Presidente del Consiglio Matteo Renzi fa loro notare questa loro enorme ca … volata, frutto di una incredibile superficialità, con un colpo di reni cercano di spiegarla come una decisione ragionata, ponderata, frutto di lunghe e complesse analisi da parte di gruppi di super esperti (superpagati macchevipareva?) – e se ne escono con un “in questi casi valuteremo caso per caso”.

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Eh no, cari, no! A questo punto ci arrabbiamo! Cribbio, che fate? Insultate la nostra intelligenza? Ci prendete per minchioni? Ma come vi permettete? La vostra pseudo giustificazione  … sapete come diciamo qui in Trentino? Che l’è pezo ‘l tacon del bus … ovvero è peggio la pezza del buco che voleva tappare … Quanto più umano sarebbe stato dire: “Ok, avete ragione, ci siamo sbagliati. Anche i vostri sono annegati come gli altri”.

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Le strisce! Mettialole le strisce anche noi! E Presto!

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Ma allora, tu, caro blogger, sei favorevole e contrario all’UE? Io? Io da sempre favorevole, da quando 40 anni fa aderii al MFE-Movimento Federalista Europeo di Altiero Spinelli. Di più: io sono un amico dell’idea “Stati Uniti d’Europa” e in quanto amico faccio notare i difetti del percorso, proprio perché voglio che siano eliminati, corretti. Del resto, lo sapete anche voi: non ti è vero amico chi ti dice sempre che tutto va ben madama la marchesa …

Solo che ci vuole serietà.

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Un pitin de la me’ Zena …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Febbraio, 2016 @ 8:53 am

Detto altrimenti: un poco della mia Genova             (post 2272)

 

Già, raga, perché anche se io sono un “ma” … ovvero un “ma residente in Trentino da trent’anni”, chevvolete … sono nato, cresciuto, studiato, sposato  a Genova. Ed allora questa mattina me ne voglio concedere un poco … Inizio con una poesia di mio figlio Edoardo, roba che quando l’ha scritta lui aveva 15 anni (ora 34), niente di importante (dice lui). ma però (“ma però”) a me mi (“a me mi”) – si tratta di due rafforzativi! – piace moltissimo. Boccadasse, Bocca dasse,  Buca d’ase, Bocca d’asino … la forma di una minuscola baietta rimasta tale e quale dei secoli passati, inglobata nella città ma intatta

 

Boccadasse

 

Degli anziani pescatori e di reti più ruvide,

appress’al varco uman

de l’abisso,

sottile serba l’eco antica

Boccadasse, e quell’innomato odor

d’anni votati alla pira.

thGC7UEONKTi vidi in grazia di neve,

nell’abito scomodo pei tetti tuoi sorpresi.

Ti vidi quando i sassi balzellavo

sul blu che t’appaga.

E ti vedo adesso, anfiteatro sul tardo mover

de’ gozzi,

ti vedo.

Son l’alieno.

son io il mondo che,

pria del tempo,

pur fu.

Al freddo bagno di luce,

seguo l’onde a macchia fuggir

via via più scure;

d’intorno, piangono secche sorti

quei legni traditi, or di raminghi felini

un soppalco.

Nel volger le spalle

al caro fraseggio de l’acque

saluto il guscio d’origine,

ma ‘l ligure mar a sua grand’arte

queta dei ciottoli gli spigoli,

e ‘l mio passo fa mesto.

 

Ed ora una mia poesiola su un gatto di Boccadasse

 

Gatto di mare

 

Non insegui il Tempo

e grato

il Tempo

non ti rincorre.

Immobile sulla tela di un gozzo

assapori l’amico profumo di pesce

il caldo insperato del sole invernale

e mi osservi

col nobile sguardo

del marinaio antico

al quale ogni giorno tu presti la barca.

Gatto di mareVoglio indossare

pantaloni di tela

colore del mare profondo

sfumati di bianco salino

sedere in silenzio al tuo fianco

su questo gradino

dal bordo ormai liso e rotondo

per non disturbare

segreti

ricordi

speranze

e tesori

dei gatti del posto

e dei pescatori.

Ecco, per oggi basta poesie. ma se andate a Genova, non mancate di fare una visitina a Boccadasse: fra l’altro ci abita la fidanzata del Commissario Montalbano … Per arrivarci la via è semplice: usciti dall’autostrada percorrete la sopraelevata verso est e arrivate alla Fiera del mare. indi tutto il lungomare Corso Italia e siete arrivati.

 

 

 

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MA QUANDO CRESCI?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Gennaio, 2016 @ 10:20 pm

Detto altrimenti: mia moglie me lo sta ripetendo da 50 anni fra fidanzamento e matrimonio, servizio militare incluso       (post 2271)

Quanto segue è pura verità. Devo farmi perdonare (32 anni dopo) da un cameriere di un ristorante vicino al parco di Monza.  Ero a pranzo con un  amico, Gino Bartalena, dirigente anche lui. Gino assomiglia fisicamente a Paolo Villaggio e nella voce ne è un eccezionale imitatore.

In una sua imitazione ...

In una sua imitazione …

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Estate. Tavolini all’aperto. Molta gente intorno. Ho un’idea: la penso, lo guardo, mi capisce. Inizio: “No, Paolo, questa non me la puoi fare: quella scena deve essere girata così com’è”. E lui, con la voce del grande comico, accalorandosi: “Non ci penso nemmeno, scordartelo!” “Ma che gli dico io al produttore?” “Arrangiati, lo sai come sono fatto ….” “Ma dai Paolo, con quello che ti paghiamo …” “ Ah, la metti sui soldi? Perché sono genovese eh…? Dimmi la verità, mi vuoi prendere dal lato debole: e invece guarda … oggi il conto … oggi lo pago io … tiè ! Etc.

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La gente comincia a girarsi, ad indicarci, ad ammiccare, a parlottare. Un cameriere si avvicina: “Signor Villaggio, io seguo tutti i suoi film, proprio tutti … me lo fa un autografo per favore?”

Ecco, poi siamo andati avanti ancora un po’. Il conto, lo ha pagato lui per davvero, così impara! Ce ne andiamo. Ma si può? Due dirigenti quarantenni di grandi aziende … e quel povero cameriere che si conserva un autografo apocrifo, via … e che son cose da farsi codeste costì?

(Chissà se Gino mi leggerà … per fargli confermare quanto sopra … mica per altro …)

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CHE TEMPO CHE FARA’

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Gennaio, 2016 @ 3:28 pm

Detto altrimenti: non nevica, governo ladro!                                     (post 2270)

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No raga, scialla, calma, non sono né ho una stazione meteo. Solo, cerco di rimirar le nubi per vedere che tempo che farà: “sta lo sciator fischiando / su l’uscio a rimirar / tra le rossastre nubi / stormi d’uccelli neri / com’esuli pensieri / nel vespero migrar”. E che volete di più? Ve l’ho messo anche in rima carducciana (da “San Martino, quella della nebbia che sale agli irti colli, ricordate?). E qui a fianco una foto. Ehi tu, quella perturbazione da Nord Ovest! Si dico proprio a te! Coraggio, sfonda l’alta pressione, travolgi quel fiume di Libeccio caldo che sta surriscaldando anche i giorni della merla! Cribbio, ecche ti dobbiamo dire tutto noi, ti dobbiamo?!

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Ripresa, sette ore dopo: dai che ce la stai facendo!

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D2u

Ripresa, dopo altre 10 ore. Ecco, siamo alle solite: di sei un po’ dissolta, ci hai portato qualche nuvolaglia ma pioggia e neve nisba! Ora però abbiamo un’altra speranziella: la vedi quella perturbazione sulla Provenza e sul Golfo di Marsiglia. Se sale un poco e passa per Genova, allora forse fra qualche giorno, diciamo mercoledì, potrà scaricare anche qui da noi. Scaricare cosa? Acqua ma solo alle quote basse, mi raccomando! A noi serve neve in montagna, ecchediamine! Ci vuole così tanto a capirlo? Per onestà prendiamo atto che il Libeccio è cessato e stamane abbiamo un bel venticello fresco da nord che se si sposa con la perturbazione annunciata …. incrociamo le dita!

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La mattina dopo, ovvero il primo febbraio. Eh, no .. cara, tu proprio non ce l’hai fatta! La sola speranza – come avevo detto – è quella tua piccola sorellia che sta su Genova: sai, tutte quelle che stanno su Genova poi arrivano qui da noi. Ecco, azzardo una previsione: fra due giorni qualche goccia di pioggia a qualche fiocco di neve: niente rispetto a ciò che servirebbe, ma … come si dice: meglio che niente”

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P.S.: propongo di cambiare il  nome al “bel tempo e al “cattivo tempo”: nel senso che “bel tempo” lo riserverei a quando piove e nevica; e  “cattivo tempo” a quella oscena zona di alta pressione che ci sta sfruculiando i cabbasisi da mesi …

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JOBS ACT

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Gennaio, 2016 @ 3:07 pm

Detto altrimenti: GIOSAT                                         (post 2269)

Già, così lo pronuncia un ministro: “giosat”, ma tanto noi ci capiamo. Quello che non capisco sono un paio di cosette anzi tre:

  • cosa c’è dietro la scelta dell’adozione di un termine inglese;
  • perché il giosat definisce “a tutela crescente” tutele che crescono si, ma solo dopo che sono state preventivamente azzerate quelle precedenti;
  • perché il giosat non si è occupato dei comportamenti in fraudem legis ma solo di quelli contra legem.

Provo a darmi qualche spiegazione:

  • perché fa più fino (vuoi mettere in Europa, con gli USA …! (1)
  • perché le parole sono pietre: lo sono quelle che servono per costruire il tuo futuro, ma lo sono anche quelle che rischiano di caderti sui piedi che poi tu non indossavi le scarpe da cantiere che quindi è colpa tua;
  • non so darmi una spiegazione. Ma quali sarebbero i comportamenti in fraudem legis, ovvero quelli che la violano ma non si vede poi così tanto che vabbenecosì, dai …? Un esempio: Tizio ha una macelleria. Ne acquista una seconda. Lascia a spesso il personale della seconda. Poi lo assume a tempo determinato un paio di volte e poi a tempo indeterminato nella prima macelleria che nel frattempo ha fuso con la seconda. A fare lo stesso lavoro, con una rilevante diminuzione di stipendio ed un premio (fiscale) dallo Stato perché ha assunto a tempo indeterminato. Dice … il giosat lo consente! Ah si? Ebbravo lui!

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(1) Act … dove abbiamo perso questo termine? ma dagli USA, of course! Ecco alcuni precedenti:

  • Sherman Antitrust Act (1890),  rappresenta la prima azione del governo degli Stati Uniti per limitare i monopoli e i cartelli. 
  • Foreign Corrupt Practices Act (1977),vieta alle SpA USA di corrompere funzionari stranieri per ottenere commesse dall’estero.
  • USA Patriot Act (2001) è una legge federale per aumentare i poteri della polizia e dei servizi segreti contro il pericolo del terrorismo. 

E anche noi adesso abbiamo il nostro bravo  Act: quello delle tutele crescenti. Ebbravi noi!

 

 (Uei, raga: qui sotto c’è rimasto molto spazio bianco e non c’è stato verso di levarlo … ma voi andate giù col mouse che ci sono i commenti!)

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