ACCADEMIA DELLE MUSE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Marzo, 2016 @ 2:03 pm

Detto altrimenti: ritrovarsi fra amici vecchi e nuovi …            (post 2308)

Eh no raga, ogni volta spiegarvi cos’è ‘sta Accademia! Cliccate, navigate e lo scoprirete direttamente. Ieri sera seratona pre-festa-della-donna. Infatti Cristina (piano) Letizia e Giovanna (voci) hanno eseguito una serie di brani di, su, per le Donne. Ecco il “programma di sala”, applauditissimo:

 DONNE IN MUSICA

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    Letizia, Giovanna, Cristina

    DONNA COMPOSITRICE – G. GALOS – Il lago di Como

  • DONNA CAPRICCIOSA – MOZART – Finta giardiniera “Si promette facilmente”
  • DONNA STREGA – VERDI – Trovatore “Stride la vampa”
  • DONNA UOMO – MOZART – Le Nozze di Figaro “Voi che sapete”
  • DONNA ROMANTICA – OFFENBACH – Barcarolle duetto
  • DONNA GIOVENTU’ – DEBUSSY “La fanciulla dai capelli di lino”
  • DONNA SPERANZA – RUGGERI “Quello che le donne non dicono”
  • DONNA CHE SI SACRIFICA PER AMORE – PUCCINI – Turandot – “Tu che di gel sei cinta”
  • DONNA GATTINA – ROSSINI – Duetto dei gatti
  • DONNA EMANCIPATA – SHERMAN – da Mary Poppins “Sister suffragette”

 

WP_20160307_018Alla fine, inaspettato, un bis veramente a sorpresa: la “Canta per Riccardo” per il mio compleanno (3 febbraio scorso) data della precedente riunione alla quale io ero assente per GMF (così si diceva quando ero militar soldato, Gravi Motivi Familiari, ovvero la scomparsa di mia suocera). La “Canta”, la torta con una candelina che ne rappresentava ben 72 (!) ed un cavatappi d’oro sui sfondo rosso! Che volere di più? Grazie Maria Teresa, grazie Cristina, Letizia, Giovanna, grazie a tutte a a tutti! Fine della commozione, sennò non andiamo avanti con il post.

Si cena.

 

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La traversata del Lago di Cavedine

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Indi seconda parte della serata. mie diapositive “in bicicletta” per celebrare FIAB-Federazione Italiana Amici della Bicicletta. Mi dicono che sono state interessanti e soprattutto divertenti: bene, raga, e allora “Joint us” unitevi a noi, iscrivetevi alla Fiab (www.slowbike trento). Vi aspettiamo a pedali aperti! Potreste già venire all’Assemblea annuale che si terrà sabato prossimo ad ore 17,30 in Via Coni Zugna, 9.

Last but not least, l’angolo delle anteprime

  • Alfonso ci ricorda il suo recita per la festa della Donna, peraltro già da me segnalato a tutti gli Accademici con apposito invio.
  • Emanuela segnala la proiezione del film “Le tre stagioni” della regista Angela trentini che si terrà il 9 marzo ad ore 19,00 presso la Sala della Fondazione Caritro in Via Calepina, 1.
  • Cristina (non la nostra Presidente, bensì la titolare della Palestra girasole) avvisa che il 16 sera si terrà la cena sociale del suo gruppo.
  • Tilde, titolare di “TuttoVerde” di Ravina, ci comunica il pensionamento suo e del marito e che l’azienda è ceduta alla Cooperativa Sociale Progetto 92. Sabato 12 marzo in mattinata, cerimonia del passaggio delle consegne con la presenza delle Autorità. Nel pomeriggio visita guidata alle serre ed ai laboratori.

Conclude la serata Cristina, ricordando il prossimo appuntamento del 4 aprile 2016. Buona Accademia a tutte e a tutti!

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I DIALOGHI DI PLUTONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Marzo, 2016 @ 7:47 am

Detto altrimenti: Il Diavolo in Con … gresso, seconda puntata  (post 2307)

Nota di servizio: per chi si fosse messo alla lettura del blog per la prima volta: il 24 gennaio è stato pubblicato il dialogo “Il diavolo in con … gresso”, titolo rubato al vecchio film del 1950:  “Il diavolo in convento” – Questa è la continuazione. Il blogger – da semplice reporter qual è – si limita a riportare le dichiarazioni del diavolo Plutone, che, sotto mentite spoglie di Sempronio, si inserisce nel dialogo fra due amici, Tizio e Caio. Il congresso di cui si tratta … è …  anzi …  sono due … anzi tre: le tre ultime assemblee di un partito trentino: quella di Vezzano di circa due anni fa; quella di Trento nord di cui al dialogo del 24 gennaio, e quella di ieri a Trento Sud, di cui al dialogo odierno.

5 marzo 2016. Scena: il bar dell’aeroporto Caproni di Trento

th9OTO66SPTizio: (fra sé e sé, sorseggiando un caffè): Finalmente Caio si è deciso a farmi fare un giretto sul suo aeroplano, per me sarà il battesimo dell’aria su aeromobili così piccoli … Ma … eccolo che arriva: ehi, Caio, sono qui!

Caio: Ciao Tizio, scusa il ritardo ma ho faticato a parcheggiare l’auto … sai, pare che ci sia stato un congresso, un’assemblea …

Tizio: si, mi sono informato. Sono gli stessi che avevamo trovati riuniti qualche mese fa nelle sale dell’Interbrennero.

Tizio: Ma quante volte si riuniscono questi qui …

Caio: Me lo sono chiesto anch’ io e a dire la verità sarei proprio curioso di saperlo …

(entra nel locale il diavolo Plutone, sotto le mentite spoglie di Sempronio)

Sempronio: Ehi, quei signori, chi si rivede! Cosa fate di bello da queste parti?

 

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Caio a bordo del suo areomobile: ma Tizio, si fiderà a salirci sopra?

Tizio: Siamo qui per un volo, ma pare che abbiamo spostato il mio aeromobile dal suo hangar per far posto ad una certa assemblea … devo scoprire dove lo hanno messo. Ma, dica, che ci fa lei qui?

Sempronio: Io qui ci lavoro, sapete … mi occupo dei lavori più strani, di risolvere i problemi imprevisti, quelli con i quali nessun altro addetto vuole cimentarsi, come quello di oggi, ad esempio, lo sgombero di un hangar senza avere altri spazi nei quali posteggiare gli aeromobili, insomma diavolerie del genere …

Caio: Ah, allora lei forse ci sa dire cosa è successo in quell’hangar, sa … siamo curiosi.

Sempronio: Lo ero anch’io e con la scusa di badare agli aerei mi sono trattenuto all’interno ed ho assistito a tutta la riunione.

Tizio: E allora?

Sempronio: Allora succede che un importante leader politico … non ne ricordo il nome … insomma in due anni è la terza assemblea di fila che boccia le sue idee e le sue proposte ma tant’è lui non vuole farsi da parte, anzi, va all’attacco e definisce “usurpatori” i componenti della maggioranza che lo ha sconfitto.

Caio: Ma no, dai, non può essere … cosa fa? Accusa la maggioranza che non la pensa come lui? Ecchè, vuole il monopensiero, il ghe pensi mi? Non può essere, non ci credo, via … dopo tre sconfitte a fila …

Vladimir Lenin

         Vladimir Lenin

Sempronio: E invece … pensate un po’ che precedentemente aveva definito quelli della maggioranza a lui contraria con i termine di arroganti, superficiali e leninisti … ora ha aggiunto usurpatori.

Tizio: Leninisti in che senso? Forse che in pochi pretendono di comandare su molti?

Sempronio: Già, solo che loro, anche in questa ultima tornata, hanno oltre il 70% dei voti e a questo risultato sono arrivati per avere coinvolto in due anni di lavoro tutta la popolazione. Altro che leninisti … Ho parlato con uno di loro: mi ha detto che lo ringraziano per averli fatti crescere ma che ormai sono politicamente adulti, sanno e vogliono ragionare con la loro testa, assumersi responsabilità dirette, liberarsi da quella che ormai non è più “accompagnamento nella crescita” ma solo una soffocante, prepotente  tutela.

Caio: Ma allora vedrete che adesso quel tale capirà e si farà da parte … dopo tutto la democrazia è anche il rispetto delle maggioranze … o no?

Sempronio: No, anzi …

Tizio: Anzi cosa?

Sempronio: Mi sono incuriosito anch’io e sono andato a navigare in internet e sapete cosa ho scoperto? Che il 17 marzo prossimo promuoverà l’approvazione di un DPB-Documento Politico di Base – così lo ha definito, che sottoporrà a tutti i cittadini perché aderiscano ad un nuovo … chessò, movimento, partito …. il cui nome … be’ sono tanti nomi, infatti si chiamerà “ Autonomia e Partecipazione per un Trentino cantiere civico democratico”. Mi vien da ridere se penso a quale potrebbe esserne l’acronimo: forse DPB- APTCCD? Provate un po’ a pronunciarlo! O forse solo APT? Ma non c’è già l’APT-Azienda di Promozione Turistica? E comunque sarebbe un APT contro un UPT, entrambi creati da lui? Ma via … Però, a pensarci bene, già un suo fedelissimo era uscito dall’ UPT per fondare il PT-Progetto Trentino … un deja vue, dunque … si vede che quell’  PT” è un generatore di sigle …

Caio: Evvabbè … ma se ritiene di creare un altro partito, che c’è di male? E’ chiaro che deve uscire dal suo: il piede in due scarpe non può essere.

thXBELG9M1Plutone: Cosa c’è di male? Che la gente è stanca di vedere nascere contenitori mentre servono i contenuti. Sapete, io sono solo un povero diavolo ma ho ben visto quanto lavoro ha fatto la maggioranza che quel tale osteggia, quanto ne ha fatto per ascoltare la gente e cercare di risolverne i problemi, l’ho ben visto io! La gente ha problemi veri, giorno per giorno, i giovani cercano un futuro migliore. Contenuti! Altro che vedere sorgere sempre nuovi contenitori! Io stesso, in quella riunione, mi sono finto aderente a quella maggioranza ed ho proposto a quel tale di non insistere. Sapete cosa mi ha risposto? Di andare al diavolo!

Caio: E lei?

Sempronio: Andare al diavolo? Vuol dire che ci andrò … se pensa che la cosa mi spaventi …   eh … eh …  Ma .. aspettate … guardate, sta nevicando, anzi, una vera e propria tempesta di neve … un vero inferno … oggi nessuno vola di certo …. scusate, devo correre per controllare gli ancoraggio degli aeromobili … vi saluto!

(Sempronio scompare improvvisamente alla vista in un turbinìo di neve)

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Tizio: Guarda Caio che turbinio di neve … non si vede più nulla … e quel tale … è improvvisamente scomparso alla nostra vista come tutte le altre volte … però, che energia! E proprio un diavolo d’un uomo quello li …

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Post-fazione (il contrario della prefazione)

Amici, è il vostro blogger che sta scrivendo solo per esporre pochi concetti.

  • La Politica, governo da molti su molti: è un concetto plurale, deriva dal greco polloi, molti, da polis, la città ovvero il luogo di molti.
  • La Democrazia, dal greco demos-krate popolo-forza, potere. Nei millenni ha successivamente assunto significati molto diversi: inizialmente “potere sul popolo”; quindi “potere arrogante del popolo”; oggi (per fortuna)”governo della maggioranza”.
  • L’ Autonomia: governarsi con una maggioranza nata al proprio interno.
  • Il Bene Comune: bene alla cui realizzazione hanno contribuito tutti, sin dall’inizio, nessuno escluso.

Politica, Democrazia e Autonomia sono tre Beni Comuni.

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PAGANELLA 2006

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Marzo, 2016 @ 7:57 am

Detto altrimenti: pareva che quest’anno la neve non arrivasse mai, e invece …   (post 2306)

 

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        Un amico, collega V.I.P. strazzapiste

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Trentino. Trento. Paganella. La mattina bonora, noi V.I.P. Vecchietti In Pensione, molto bonorif (mattinieri) siamo i primi ad Andalo a salire in cabinovia per sciare sulle piste ancora immacolate: ci chiamano gli “strazzapiste”, ovvero coloro che segnano per la prima volta le piste ancora vergini, battute a velluto dai gatti delle nevi.

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26 MARZO 2014 PAGANELLA (6)

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Una breve sosta alla Malga Zambana, quando ancora non ci sono (altri) clienti, a bere un caffè e quindi via … prima che arrivi la valanga dei turisti.

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Il vostro blogger salterino (dei muri della malga!)

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Questa foto qui invece è di tre giorni fa. E’ (finalmente) nevicato dai 1300 metri in su. Quindi, da quella quota, “improvvisamente (la sospirata) neve”: il che ci aiuta ad accorciare il percorso per andare a bere il sopra citato caffè!

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IMPROVVISAMENTE ROMA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Febbraio, 2016 @ 11:09 am

Detto altrimenti: viaggio in Italia           (post 2305)

Ragazzi, oggi piove ed allora leggo e scrivo. Scrivo, anzi, trascrivo un ricordo di qualche anno fa. Sentite un po’ … anzi, leggete un po’ se vi piace.

thEWWVVN3WDa tempo non mi recavo a Roma se non per lavoro ed in aereo. Arrivarvi in auto per diletto è tutt’altra cosa! Provenendo da Nord (ma poi … nord …si scriverà con la maiuscola?), una volta superata Firenze, il paesaggio si trasforma progressivamente da etrusco in latino: d’un tratto compare il nome “Aniene”! Siamo ancora lontani da Roma ma sembra quasi che dal verde possano sbucare le antiche legioni in marcia verso il caput Mundi, dopo aver tratto il famoso dado. Avverti a fior di pelle che Lei sta per arrivare … o meglio … tu da Lei. Il suo fascino mi ha già catturato, come quando, per la prima volta, stavo per visitare il parco delle sequoie giganti a San Francisco.

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thKHE526ESCasello autostradale di Roma Nord. Mai casello fu più a nord di questo! Hai voglia a guidare ancora … c’è tanta altra strada da percorrere … veloci, sempre più veloci nel … rallentare! Infatti il traffico aumenta in progressione geometrica: due, quattro, otto, sedici, etc. auto ti tagliano la strada che “loro” (non tu, certo) ingombrano.E’ il traffico, più che le case, a dirti che ti stai avvicinando alla città. Se rallenti, se esiti anche solo un secondo, ti suonano, ti sorpassano, imprecano: Ahò, quello è morto e ancora nun glie e lo ha detto nessuno! Al contrario, se fai il furbo, se rubi una posizione, se acceleri e scarti all’improvviso, se difendi ed occupi intorno a te il massimo spazio possibile come si fa negli istanti che precedono la partenza di una regata velica, istanti nei quali tutto si muove e niente sta fermo, nessuno protesta: E’ uno de noantri, ecco cosa pensano di te.

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Ecco … ci siamo … la Salaria, l’Olimpica, la Farnesina, i Lungotevere … siamo in centro! Mi guardo intorno. Roma è bella ed ha conservato le fotografie di tutti i suoi compleanni. Rovine … perché chiamarle così? Io le chiamerò gioielli. Gioielli romani, barocchi, rinascimentali, ottocento, novecento, eie eia alalà! Bello, tanto, di tutto. E i pini “domestici”? Si chiamano così sono quelli che “fanno” i pinoli, quelli che molti chiamano “marittimi”, cuciono fra di oro queste gioie preziose. E la terra al cielo.

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Dopo avere posteggiato in un altro quartiere – So’ du euro, dotto’ … la machina ce penzo io … nun se preoccupi … se fa tardi, cinque - andiamo a cena a Trastevere. Le vie sono lastricate d’antico, sanpietrini unti e consunti, file di auto in sosta contendono lo spazio a pedoni, case e gatti. Una di esse ha la contravvenzione infilata nel parabrezza: chissà mai perché …

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“Fatece largo che magnamo noi …”

.Il ristorante alle nove di sera è ancora vuoto. Si riempie più tardi com’è normale che avvenga a Roma. Mentre ceniamo infatti entrano gli “altri”. Una coppia di stranieri, alti e biondi (avvabbè ..) ed eleganti (eh no, troppo eleganti!): mangiano lentamente, gustando i sapori romani, senza posare i gomiti sul tavolo (sono gli unici a non posarli). Molte coppie di giovani romani. Chissà quante volte al mese mangiano al ristorante, mi chiedo … ostentano una tale naturalezza. Un generale in borghese e – considerata l’età – in pensione (anzi, “in riserva”, così gli pagano lo stesso stipendio) “incrocia” così bene fra i camerieri …dev’essere di marina, penso, un ammiraglio .. ma lo hanno chiamato generale) insegue il propietario: Chemmedai stassera? Chemmedai, seconda persona singolare indicativo presente interrogativo del verbo “Chemmedare”. Sinonimo: “chessemagna”, va bene lo stesso. Anche il generale ha il “piede marino”, ovvero si muove con la massima disinvoltura fra gli scogli … ops, fra  tavolini. Ecco, ve l’ho detto … per me sarebbe stato meglio in Marina.

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Finalmente a dormire. Il viaggio in auto da Trento è abbastanza lungo e poi la cena, il vino … Mi’ cognato ci ha procurato un bellissimo residence, proprio di fronte al Foro, dove dice che hanno ucciso un tale, pare si chiamasse Cesare, ma Nun se preoccupi, dotto’ prmai è tutto sotto controllo, siamo qua noi … nu c’è pericolo  ci dicono.

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La mattina seguente, fresca come solo a Roma sanno esserlo le mattine dopo uno scroscio di temporale, salgo a Monteverde Vecchio per assistere alla Cresima di mio nipote. Prima di raggiungere la chiesa, io e Maria Teresa ci concediamo una sosta per il caffè. Posteggio l’auto davanti al bar ma non troppo, sul marciapiede ma non troppo. va bene così ma non troppo. Mentre entro nel locale, passa un autobus urbano, dal bar esce di corsa una ragazza, l’ha perso ed esclama: Shit! Roma, città internazionale ma non troppo.

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th[4]Entriamo. Il bancone unisce in due il locale (sì, proprio così: lo unisce, non lo divide). Infatti sia noi che il barista ci appoggiamo ad esso ed iniziamo a comunicare: Due caffè, uno macchiato caldo e duno normale, anzi no, un cappuccio al vetro ed un caffè macchiato caldo e du’ cornetti. Prego se li prenda lei. Mi avvicino al vassoio, osservo i cornetti con aria da intenditore. C’è una bella differenza fra cornetto e cornetto, volete mettere? Dopo avere corrugato leggermente la fronte, apparentemente concentrato nell’operazione – ma in realtà con la coda dell’occhio  controllando se sono ben osservato dal barista: ci mancherebbe altro, tutta sa scena penniente – ne scelgo due, ne porgo uno a Maria Teresa che lo guarda anzi l’esamina ed approva la mia scelta. Il barista ha deciso: questi du so’ romani, oppure foresti ma residenti a Roma da tanti anni, oppure di fuori Roma ma di poco. T’ho fregato, penso …

thUUWFOD0ELa Chiesa di S. Pancrazio? Qui vicino, a sinistra poi la seconda a destra e alla rotonda di fronte. Allora vediamo se ho capito giusto: esco dal bar a sinistra … No! a destra poi a sinistra! Etc.  Arriviamo davanti alla Chiesa. Al parcheggio: Chesseneva? Sa, ho visto ch’aveva le chiavi in mano … grazie, aspetti che ariva mi’ moje a tenere il posto …. Entriamo. Tutte le panche sono occupate da … ombrelli, giornali segnaposto … Sa, è dalle otto che stoqquà (verbo irregolare: io stoqquà, tu staillà, egli s’arangia, etc.) è pe’ mi’ socera, poretta, è vecchia. Alla fine qualche blocco cede e ci sediamo pure noi. Il sacerdote è un Vescovo e dice la predita in romanesco: Ma Dio ce vvo bbene a noi? Ha voglia se ce vo’ bbene! Così i regazzini capischeno meglio.

th46LREQCSNel pomeriggio lunghissima passeggiata nel parco della splendida Villa Panphily: ma quanto era ricco sto’ signor Panphily? Uno della famiglia l’hanno pure fatto papa. Statue di pietra sbrecciata, cinquecento con un po’ di barocco, palme come colonne corinzie, suolo colore terra di Roma (se c’è quella di Siena ce sta pure quella de Roma). Acqua, laghetti vasche tartarughe, germani reali pure che siamo in una repubblica, cigni, cani, cristiani, ebrei, protestanti, ortodossi, musulmani forse anche qualche ateo: c’è di tutto a passeggio.

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Scende la sera. Torno sul luogo del delitto (di quel tale Cesare, al Foro, appunto). Respiro secoli di storia e bevo il cocktail rosso del tuo tramonto di fuoco, Roma Amor.

Giuro, è ‘na storia vera. Quanto si bbella Roma quann’è sera!

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BOCCADASSE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Febbraio, 2016 @ 10:52 am

Detto altrimenti: Boccadasse, Bucca d’ase, Bocca d’asino, questa la forma della piccola insenatura a Genova, che si apre all’ estremità orientale del bel lungomare Corso Italia: una piccolissima baia sopravvissuta alla “civiltà” del cemento. Ho ripescato un mio vecchio scritto del 1996 …                                 (post 2304)

(Il 29 febbraio 2016 inizia la nuova serie televisiva del Commissario Montalbano, la cui fidanzata Livia abita a Boccadasse … Si trattano bene i personaggi di Camilleri!)

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 Dietro la chiesa, Boccadasse

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Fine settembre: alle sei di mattina è ancora buio. Non siamo in molti con il cane a guinzaglio in Corso Italia. D’altra parte Ilios, un bel dalmata di tre anni dal carattere dolcissimo, aveva ormai iniziato a passeggiare con discrezione per il corridoio sino alla porta di casa, facendo tintinnare in modo inequivocabile la sua medaglietta.

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thIFOPRU4XDal muretto della piazzola dietro la chiesa parrocchiale che sovrasta l’insenatura ci affacciamo – in piedi tutti e due – sul porticciolo di Boccadasse. Il mare è calmo. Una leggera brezza di terra lo scurisce d’un ammaliante blu notte. Al largo qualche lucina brilla ognuna la propria barca, al pari delle ultime stelle che insistono nel brillare la loro alba. Il profilo del Monte Fasce, la curva della costa da Quarto a Camogli e, proseguendo, il promontorio di Portofino gli fanno da cornice.

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thP04UE6B0Ilios ed io abbassiamo lo sguardo ed in silenzio osserviamo i movimenti a loro volta silenti, rituali e quasi sacri di alcuni vecchi pescatori, pescatori vecchi. Ognuno di essi, a turno, si avvicina al proprio gozzo, lo conduce per mano al piccolo scalo, ne assicura una estremità alla carrucola ancorata al muretto e quindi, lascando lentamente una cima, con un gesto amorevole lo accompagna a scivolare in acqua. In cima allo scalo, di lato resta il carrellino  a testimoniare che una barca, quella barca,  è uscita in mare: ogni pescatore infatti riconosce ogni carrellino, la sua barca, il suo padrone, i parenti del suo padrone: non si sa mai … tutto ha una sua funzione. Il gozzo si adagia sull’acqua, accomodandosi con un lieve rollio, soddisfatto al pari di una signora che finalmente abbia trovato sul tram un posto libero ove sedersi. Gli scogli sono vicini ma i pescatori hanno stipulato un accordo con quel poco di mare di cui dispongono: loro lo amano e lo rispettano ed “egli” frena gli scafi e li preserva dagli urti.

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thR0SM1V2FAlcuni procedono a remi. Dopo averli fissati sugli scalmi remano eretti, volto in avanti, appoggiandosi su di essi come gondolieri veneziani. O forse sono i gondolieri ad avere copiato … non lo sapremo mai, ma non importa. Loro non hanno fretta ma non sprecano tempo in movimenti inutili. Infatti in pochi minuti il gozzo è al largo, intento ad assecondare l’andamento delle onde, a recuperare reti, nasse, palamiti o a calare bollentini. Altri sono dotati di motore. Vecchi diesel entrobordo che stentano un po’ a mettersi in moto ed all’inizio scoppiettano lanciando anelli di fumo rotondi e regolari, come se  al pari dei loro armatori anch’essi fumassero il toscano o la pipa. E se alcuni escono, altri rientrano accompagnati dal volo dei gabbiani e dagli sguardi attenti dei gatti.

Dal muretto sovrastante il minuscolo scalo, un amico del pescatore, sigaretta fra indice e pollice, scuotendo via la cenere con il dito medio, apostrofa serio serio (con tono ironico) il collega già in acqua: “Tei ghe missu u lesu?” Traduco: “Ti sei ricordato di mettere il tappo (leso) sul fondo dello scafo, quello che usualmente si toglie a terra per svuotare completamente lo scafo, e che invece, quando la barca è in acqua, deve essere ovviamente posizionato al suo posto, pena l’affondamento?”  La bellezza della sinteticità del dialetto!

th2JTPW3PLPiù in alto, in Corso Italia, il traffico cittadino si è sta risvegliando ma sulla spiaggia non si ode il rumore dei motori che inseguono il tempo. Infatti qui il tempo si è fermato e nessuno lo insegue: si è fermato grazie al grande silenzio, agli spazi ristretti e preziosi, all’architettura delle casette marinare dai colori a pastello e soprattutto ai gesti e la vita di questa umanità fatta di pescatori, di vecchiette sedute sull’uscio di casa, e perché no, anche di gatti interessati all’andamento del tempo e della pesca, marinai  pescatori anch’essi.

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Sono parte di questo incantesimo. Mi accosto alle barche, le guardo come se mi aspettassi una loro parola, un cenno di saluto. Mi avvicino ai pescatori. Non parlo. Li osservo grato che accettino la mia presenza, che non si chiedano che cosa io voglia. Ascolto il loro dialetto che tanti anni fa era anche il mio: mi godo la musica di quelle poche parole, delle cose semplici che raccontano. Nelle voci, nei gesti, negli sguardi credi di poter cogliere tutta la loro vita. Ed invece come posso sapere quanto hanno gioito, sofferto, amato, sperato, navigato, vissuto, pescato?

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            In dialetto “a figassa”

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La luce aumenta. E con lei arriva il profumo della focaccia appena sfornata dal vicino forno. Ne compero un pezzo avvolto nella carta da pane e lo mangio con gusto, bevendoci sopra il sapore liquido del mare.

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               Un ex voto (fra i tanti)

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Risalgo la scaletta, entro nella chiesa, adorna di modelli di velieri votivi, sospesi nelle navate fra le colonne e prego. Prego che nulla cambi a Boccadasse. Cara Boccadasse, cari amici, tornerò a trovarvi, la prossima volta dal mare, a vela, all’alba, con il mio Fun. Lo prometto.

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E ora due poesiole: la prima è mia, la seconda di mio figlio Edoardo quindicenne (oggi 33 enne):

thRAUDOUU2Gatto di mare - Non insegui il Tempo / e grato il Tempo / non ti rincorre. / Immobile sulla tela di un gozzo / assapori l’amico profumo di pesce / il caldo insperato del sole invernale / e mi osservi / col nobile sguardo / del marinaio antico / al quale ogni giorno tu presti la barca. / Voglio indossare / pantaloni di tela / colore del mare profondo / sfumati di bianco salino / sedere in silenzio al tuo fianco / su questo gradino / dal bordo ormai liso e rotondo / per non disturbare / segreti / ricordi / speranze / e tesori/ dei gatti del posto/ …. /  e dei pescatori.

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thZZEJVNTLBoccadasse - Degli anziani pescatori e di reti più ruvide, / appress’al varco uman / de l’abisso, / sottile serba l’eco antica / Boccadasse, e quell’innomato odor / d’anni votati alla pira. /Ti vidi in grazia di neve, / nell’abito scomodo pei tetti tuoi sorpresi. /Ti vidi quando i sassi balzellavo / sul blu che t’appaga. / E ti vedo adesso, anfiteatro sul tardo mover / de’ gozzi, /ti vedo. / Son l’alieno./ Son io il mondo che, / pria del tempo, / pur fu. / Al freddo bagno di luce, / seguo l’onde a macchia fuggir / via via più scure; / d’intorno, piangono secche sorti / quei legni traditi, or di raminghi felini / un soppalco. / Nel volger le spalle / al caro fraseggio de l’acque / saluto il guscio d’origine, / ma ‘l ligure mar a sua grand’arte / queta dei ciottoli gli spigoli, / e ‘l mio passo fa mesto.

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MRS. ORIORDAN MAIREAD

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Febbraio, 2016 @ 4:51 pm

Detto altrimenti: il nostro blog è anche questo …. this is our blog too …     (post 2303)

AMICI … ASCOLTATEMI! – FRIENDS …  LEND ME YOUR EARS!

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               Fraglia Vela Riva, febbraio 2014

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Pensate un po’ … due anni fa, il 21 febbraio 2014, sotto il titolo FRAGLIA VELA RIVA … IN MUSICA pubblicavo un post il quale fra l’altro conteneva la fotografia della Signora Oriordan Mairead, Mary per gli amici, una Irlandese che parla italiano e lavora nel Club Velico Fraglia della Vela Riva, a Riva del Garda (Tn).

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     2015 – L’ abbraccio dei due fratelli

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Oggi sono passato in Fraglia. Mary mi accoglie con un sorriso: “Sapessi quale cosa meravigliosa è scaturita dal tuo post, da quella mia foto che hai pubblicato! Pensa, era una vita intera che io cercavo di ritrovare mio fratello di sangue (mio papà è morto prima che io nascessi, e le vicende della vita sono così complicate!). Ebbene, è lui che ha trovato me: infatti, navigando in internet, impostando il mio nome, è saltato fuori il tuo post, con tanto di telefono e mio indirizzo e-mail. Mi ha telefonato, ero stordita … poi è venuto in Italia: ci siamo abbracciati all’areoporto! Ti manderò la foto del nostro primo abbraccio. Ecco, dai … brindiamo all’evento”.

Che dire, amici? Se non altro per questo splendido effetto, è valsa la pena che io abbia scritto in quattro anni oltre 2.300 articoli!

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INCONTRI: DOMENICO FERRARI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Febbraio, 2016 @ 6:44 pm

Detto altrimenti: a seguito del mio post del 9 febbraio scorso “Il ri-nascimento di Dante” , cfr. ivi.                                                       (post 2302)

Il 9 febbraio ho visitato a Trento la mostra delle incisioni dantesche di Domenico Ferrari  Gli ho chiesto un’intervista. Me l’ ha gentilmente concessa. Eccola.

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Signor Ferrari, o meglio, Maestro Ferrari, grazie per avere accettato questa blog- intervista che deve tener conto del “giornale” sul quale viene pubblicata, ovvero sul “mio” blog assolutamente generalista e non specialistico.

Grazie a lei per la sua sensibilità e disponibilità. Sa … io non sono un tecnologico del web, mi rimetto alla sua esperienza di blogger … si dice così?

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Si, corretto. Signor Ferrari, l’occasione della Sua conoscenza è stata la mostra di cui ho già scritto. Le chiedo: come è nata l’idea ed il sodalizio con Ettore Lombardo?

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Ettore Lombardo

                  Ettore Lombardo

Ettore Lombardo era Presidente dell’ ITAS. Mi sono rivolto a lui per la sponsorizzazione di una mostra di acqueforti sulla traccia degli acquarelli di Albrecht Duerer circa il suo viaggio in Italia. Lui accettò e organizzai la mostra a Castel Ivano. Era il 2003. Dopo di che Ettore – diventato amico – da persona di grandissima cultura qual è, mi propose di occuparmi di un altro viaggio: quello di Dante nell’Inferno.

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Come devo definirla: disegnatore? Pittore? Incisore? Aucquafortista? Scultore? Quasi un fotografo astrattista?

P1050760Direi: pittore e incisore con una sola esperienza di scultore, la copia di una Madonna gotica che vidi in Provenza, nell’abbazia di Thoronet. Ne rimasi incantato e quando mio nipote mi offrì un bel pezzo di legno di cirmolo, rimasi estasiato nel vedere nascere le forme della Madonna dal legno e dalle mie mani. Ma diciamo che sono pittore diventato anche incisore. Il mio primo dipinto è del 1962, poi ho frequentato l’ Accademia di Brera a Milano e dell’arte mia ho fatto “mestiere” diciamo dal 1968-69. Nel frattempo sono stato anche restauratore con Carlo Andreani, molto conosciuto e attivo a Trento.

Qualche cenno sulla tecnica di incisione

WP_20160223_001L’incisione può essere diretta su legno (xilografia) o linoleum (lineografia), seguendo il disegno, ed allora il risultato lo si verifica strada facendo. Oppure indiretta, nel senso che si realizza su una matrice in metallo con la quale poi si “stampa” l’incisione. In questo caso il risultato è visibile solo alla fine del lavoro. Il maggiore incisore d’ogni tempo, Gustav Dorè, utilizza il primo metodo.

Cosa unisce e cosa divide la Sua arte dalle altre forme figurative?

Oggi l’incisione sta sconfinando per tecnica e per tendenza. per tecnica, nel senso dei materiali utilizzati che sono sempre di più quelli utilizzati dall’arte moderna; per tendenza, quanto a modelli, stili e soprattutto astrazioni che ne fanno un’arte leggibile ed apprezzabile soprattutto se “sostenuta” da sponsor culturali ed economici di grido. Insomma, tende a diventare un fatto di moda quasi commerciale. Sa …. quando si parla da certe “cattedre” molto qualificate (a torto o a ragione “artistiche”) è molto facile “far parlare” un’opera e farla diventare “d’arte”.

Da dove trae ispirazione per le sue opere?

WP_20160223_002Io sono un montanaro, quindi soprattutto dalla montagna.

Quali sono i Suoi maestri ispiratori – se esistono –?

Io, Domenico, ho avuto due maestri “Domenico”: Domenico Cantatore e Domenico Purificato, ai quali devo molto.

Ci descrive brevemente il catalogo delle sue opere?

No … gliene regalo una copia: basta sfogliarlo …

Sue mostre passate, presenti e future

Guardiamo al futuro: conto di portare il mio inferno dantesco in giro per l’Italia. Prima tappa, Milano.

Dove si possono ammirare i Suoi lavori?

Oltre che nelle mostre. nel mio laboratorio a Tenna (Trento) Via Campolongo, 28

Esistono scuole di incisione?

Una a Urbino e poi spesso anche presso le varie Accademie.

Lei ha qualche allievo?

No, sono solo.

Quali sono i suoi programmi? Esiste un “programma trentino per il Trentino, sul Trentino?

Avrei piacere che l’Assessore provinciale competente si interessasse alla possibilità di una serie di incisioni sul nostro territorio.

Per finire, un aneddoto, a piacere

WP_20160208_012Volentieri. Durante una visita alla mia mostra alla quale lei ha già dedicato un post, mi si avvicina una signora e mi dice di avere un regalo per me. Mi spiega. E’ vedova ed ha distribuito la ricca biblioteca del marito fra i suoi figli. Un giorno tuttavia ha ritrovato quegli stessi libri posti in vendita su una bancarella dell’usato! Il fatto è stato per lei una pugnalata, al punto che ora, volendo far rivivere e conoscere un altro libro prezioso, ha pensato di donarlo a me.  Ho accettato felice, commosso e rattristato per l’atto di insensibilità umana di cui la signora era stata vittima. Ora quel libro per me è un vero tesoro.

Grazie, Maestro, io avrei finito.

No, prima mi lasci farle un piccolo dono: il libro della mostra sull’Inferno dantesco.

Grazie ancora anche di questo terzo dono, dopo la visita alla mostra e l’intervista. Da parte mia, quale Vicepresidente dell’ Accademia delle Muse, anche da parte della Presidente Cristina Endrizzi, Le manderò in nostro programma annuale invitandoLa a far parte del nostro circolo.

Grazie a lei, caro amico blogger, per il tempo che mi ha dedicato. Ben volentieri diverrò vostro collega accademico!

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ORAZIO, CHI ERA COSTUI?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Febbraio, 2016 @ 1:10 pm

Detto altrimenti: un tale molto moderno, anche oggi                          (post 2301)

Prof Maria Lia Guardini. Biblioteca Comunale di Trento. Oggi è stato il turno delle Satire di Orazio. Siamo a Roma al tempo di Augusto. Il Princeps, direttamente o tramite Mecenate, si circondava dell’intelligentia culturale. Fra i tanti spiccano tali Virgilio, Orazio, Livio.

Augusto “recuperava” anche gli “avversari”: infatti quando nei suoi giardini incontrava Livio, gli batteva amichevolmente la mano sulla spalla accompagnando il gesto con un “Ecco il mio pompeiano” (repubblicano).

thLHOOPP2USì … dice … vabbè. Ma …  Orazio, chi era costui? Presto detto (da lui stesso, Libro I, satira VI): figlio di un liberto (schiavo liberato) che lo aveva fatto studiare nei migliori college dell’epoca, anche a Roma. Fatta un po’ di carriera militare, a Filippi aveva combattuto dalla parte sbagliata. Tuttavia egli notava che non di questo lo rimproveravano, bensì di essere humili genere natus, ovvero di non avere nobili origini! Di mestiere? Poeta. Virgilio lo nota, lo presenta a Mecenate. Mecenate ci riflette (nove mesi!) e poi lo accetta di “sponsorizzarlo” ammettendolo al proprio circolo e regalandogli una villa in Sabina, vicino alla Fons Bandusia.

Le Satire. Il nome … forse dai Satiri? O da una certa pietanza con un nome simile, nella quale erano mescolati molti ingredienti? Non lo sappiamo. Sembra tuttavia certo che sia un prodotto del folclore locale. Il genere satira è l’opposto del poema epico (archetipo di tutti i generi successivi): in essa tutti i generi si mescolano. Vi sono satire in prosa, in versi e miste (satira menippea; satira di Seneca). Vi è anche il romanzo satira in versi (poesia giambica).

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Richiamato da Mecenate a fare un po’ più il “poeta di corte” risponde che quanto gli viene dato gli è semplicemente dovuto ma che comunque lui è capacissimo di essere felice e vivere bene anche con poco: in pratica, un “non sono in vendita”. In sintesi, Orazio araldo della aurea mediocritas della vita d’ogni giorno, non certo della morale! Per lui “campare sereno val più che avere parenti questori”.

Caratteristiche delle Satire di Orazio: avere una pars destruens ed una pars construens dalla quale emerge la sua morale. Per lui l’uomo vale per quello che è non per le sue origini. Egli è uso prendersela con il peccato e non con il peccatore. Parla dei suoi tempi, per cui molti personaggi da lui citati non sono famosi e dobbiamo ricorrere alle note del testo per metterli a fuoco. Il suo linguaggio è la lingua parlata (sermones), moderno anche in ciò.

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(… “proviamo a camminare sulle acque … hai visto mai …Io comunque il naso me lo tappo”)

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Nella sua critica a chi vuole diventar famoso per poi non essere solo quando va in vacanza, Orazio è attualissimo e ricorda un recente governatore della Lombardia e le sue vacanze in compagnia di persone “con le quali ci si accorda: chi paga l’hotel, chi il viaggio, chi il panfilo, chi la villa, chi le pizze. Io le pizze” (Satira moderna, libro I, Satira I).

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Fino qui, libri I, Satira VI – E veniamo alla Satira IX, quella dello scocciatore, ovvero di quel tale che vorrebbe essere introdotto presso la “corte” di Mecenate: costui: “Scrivo molti versi (ma la poetica di Orazio è di qualità, non di quantità); ti sarò fedelissimo, etc.”. In questa gustosissima satira (Orazio: “Ma non hai un padre, una madre cui importi che tu non venga ammazzato?”) emerge la differenza fra la poesia di qualità di Orazio e quella di sola quantità; la definizione del Mecenate vero da quello interpretato dai suoi aspiranti protetti sia quel che sia; l’avversione di Orazio a che nel circolo di Mecenate entrino cani e porci.  Insomma, anche un’ ode contro gli arrampicatori sociali e culturali.

Che ne dite? Se ne avrò voglia e tempo potrei riscrivere le due satire in chiave moderna … vedremo. Per ora segnatevi il prossimo appuntamento ad entrata – come sempre – libera: martedì 8 marzo 2016 ad ore 10,00 Biblioteca Comunale di Trento, primo piano a fianco della sala degli arazzi: altre Satire di Orazio.

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EMOZIONI BLOG

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Febbraio, 2016 @ 10:08 pm

Detto altrimenti: aspetti emotivi del blog                       (post 2300)

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thMQRERA8O2300°, ovvero post n.2300 ovvero post duemilatrecentesimo. Una cifra tonda a centinaia. Come celebrarlo? Ho pensato di parlare di alcuni sentimenti che po’ suscitare in chi scrive, ovvero in me. Fondamentalmente due. La mattina presto, il primo: la curiosità quantitativa, ovvero vedere quanti ti hanno letto il giorno precedente, quanti hanno commentato, cosa hanno scritto, come si confrontano pensieri ed opinioni, come dialogano, come fanno “comunicazione”. Già , la comunicazione. Chi mi legge sa che mi pace farla derivare dal latino, da communis actio, azione comune, quanto meno pensiero comune e non “comune perché uguale” bensì “comune perché ognuno ha il suo pensiero”, anche diverso, anzi, soprattutto se diverso. Evviva la diversità!

La parola “comune” richiama alla mente un altro “comune”: il “Bene Comune” che non è una piazza o una strada, che sono solo beni pubblici, bensì IL bENE CHE è “Comune” perché costruito con il contributo di tutti, sin dall’inizio. Ma questa è un’altra storia.

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           Lettrici e lettori di Alta Qualità!

Seconda emozione: la curiosità qualitativa. Infatti la procedura “Statistica” del blog mi consente di vedere da quale città ogni lettore sta leggendo, in tempo reale: e trovo lettori in Friuli, in Sicilia , a Parigi, negli USA, etc., e mi domando: come mai saranno finito sulle mie sudate carte elettroniche? E mi domando: chi sarà mai costei o costui? E poi, l’età media del lettore (la fascia più attiva è quella fra i 25 ed i 35 anni), gli argomenti più gettonati, la durata media dei collegamenti, etc.. Insomma, una seduta di auto-psico-analisi del blogger. Ah, dimenticavo un dato importante: ogni giorno, fra i miei 150-300 lettori a numero variabile, il 75% sono “nuovi” ed il 25% sono “lettori di ritorno”. Il che vuol dire che suscito la curiosità in molti e poi me ne perdo un po’ per strada, subito rimpiazzati da nuove “ondate”.

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th3GSVU4Y0La frequenza giornaliera dei miei articoli: se c’è brutto tempo, ne scrivo di più. Ovvio. Qualcuno, intendendo farmi un complimento, mi ha definito “tuttologo”, qualifica che invece respingo. Io ho solo alcuni interessi diversificati, molto diversificati e … che male c’è? Anche negli sport. Mi è sempre piaciuto provarne molti senza mai avere il desiderio di approfondirne all’eccesso uno specifico. Prendiamone uno a caso: l’alpinismo. L’ho praticato per 12 anni, poi mi sono dedicato ad altro, a soddisfare altre curiosità. Sono iscritto al CAI da oltre 50 anni: i compagni delle mie scalate – almeno alcuni di essi – ne hanno effettuate oltre 2000! Ma non si stufano, mi chiedo? Hanno provato a fare canottaggio in solitaria al largo? O a veleggiare? O a fare ciclo-turismo? O sci da discesa? O a fare altro ancora? Io si.

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thY9YF1Q3WIo sto trovando un buon equilibrio fra lo scrivere e i miei sport (quelli residui alla tenera età di 72 anni: sci da discesa; ciclismo; vela). Una cosa invece resta non ancora equilibrata: il rapporto fra lo scrivere e la lettura. E’ una lotta continua fra le due carte: le carte di carta dei libri candidati alla lettura che si accumulano sul mio comodino a velocità superiore a quella della loro lettura e le mie carte elettroniche, ovvero i miei post.

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Ecco, ragazzi. ho finito la mia confessione: confido che vorrete perdonare le mancanze – e sono tante – del vostro blogger! Non è forse questo l’Anno della Misericordia?

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MAS – MEMENTO … ANDARE SEMPRE (A SCIARE)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Febbraio, 2016 @ 5:27 pm

Detto altrimenti: “siar” sovra le nuvole                 (post 2299)

Da vero V.I.P. (Vecchietto In Pensione) a Trent me levo bonora e vardo ‘l ziel: nuvolo. ‘Sa fente? Nente, stente o ‘sa fente? (Cosa facciamo? restiamo, andiamo o cosa facciamo?). Nente! Andiamo, è tempo di sciare …

Paganela, o montagna tuta bela (el nos dialet trentin no g’ha le dopie), Paganela che da la so’ zima te vedi tut … quante foto g’ho scatà! Ve ne alego una sol, quela del Bondon, che saria la montagna de Trent, quela che non se pol veder ‘l tramont tant che lè a ridoss … E za che ghe son, g’ho pescà sete versi del Dante che ‘l parlan propi del Bondon:

S’ergea in su la nebbia ondeggiante

tridentina montagna da più cime

WP_20160222_004la quale a cagion di sue sembiante

 

celava al viso d’ ogni dì la fine

a li abitanti di cittade bella

cagion per cui niun potea far stime

 

ov’ andasse a dormir  la Grande Stella.

 

V’è piazù el me post?

P.S.: savè, putei che mi son studià e alora ho scrito en corsif  le parole  taliane …

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