CAMERATA MUSICALE CITTÀ DI ARCO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Marzo, 2016 @ 7:02 am

Detto altrimenti: Pasqua Musicale Arcense, XXXXIII° Edizione             (post 2318)

th22OJ30V1Un signore vestito di grigio lo avvicina e gli commissiona la scrittura di un Requiem contro un ottimo compenso, con l’impegno di non dire ad alcuno che egli ne è l’autore. Di chi sto parlando? Di tale W.A. Mozart. Quel signore in grigio è un ricco nobilotto, musicista da strapazzo, aduso a simili prodezze per poi vantarsi di fronte agli amici di opere non sue. E così nasce il Requiem in Re min. op. K 626 per orchestra e coro. Nasce quasi tutto, perchè gli ultimi tre brani sono stati composti dopo la morte di Mozart e secondo le sue indicazioni, dal suo allievo  F.X. Sussmayr.

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WP_20160319_012Ma nella chiesetta di Varignano d’Arco, dedicata a S. Michele Arcangelo e messa a disposizione da Don Carlo Speccher, non c’è lo spazio per i coristi e così il Requiem viene eseguito nella trascrizione di Peter Lichtensthal del 1803 (Mozart era morto nel 1791 all’età di soli 34 anni), medico compositore amico della famiglia Mozart: una trascrizione pensata per un complesso esclusivamente strumentale, la cui prima esecuzione critica è solo del 2006. Una autentica “chicca” quindi!

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La “Camerata” fondata nel 1993 e da sempre diretta dal Maestro Giorgio Ulivieri, ha un organico di circa venti musicisti. Impostata su archi, si arricchisce di fiati e percussioni a secondo del repertorio eseguito. Di essa ha fatto parte sono alla sua morte, avvenuta il 18 marzo 2014 il compianto Ruggero Polito (violino), presidente emerito del Tribunale di Rovereto e presidente dell’Associazione Amici della Musica di Riva del Garda, persona di grandissima umanità, di grande amore per la musica e per i suoi amici che tutti noi rimpiangiamo e ricordiamo con vero affetto.

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Il Requiem. Troppo famoso perché io ne possa dire alcunchè. La sua esecuzione è stata magistrale, appassionate, impeccabilmente diretta. Alla fine, un applauso di ben cinque minuti ha reclamato un bis.

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I Musicisti

Violini: Giada Broz, Cristina Giovannini, Strefano Bonora, Paolo Segatta, Michael Isaac Girardi, Nicola Aldrighetti, Astrid Sofia Harland,Stefano Faustini, Marco Tanesini, Giulio Robol, Manuel Sabucedo.

Viole: Paolo Turri, Luca Giordani, Chizuro Deguchi.

Violoncelli: Klaus Broz, Silvano Zanoni.

Contrabbasso: Rodolfo Merizzi.

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INCONTRI –  GLORIA ZENI: UN LIBRO E MOLTO ALTRO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 18 Marzo, 2016 @ 6:28 am

Detto altrimenti: fioriscono ricordi sulle pendici della Paganella    (post n. 2317)

Anteprima

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Dietro la chiesa nuova, una perla:  la vecchia  Pieve di S. Vigilio, alla quale dedicherò un post apposito.

Spor, ovvero Spormaggiore, un paese sui fianchi della Paganella, il paese degli Zeni e dei Tenaglia, il paese lungo una delle “mie strade dello sci” (un’altra attraversa Fai, un’altra ancora sale dalle Valle dei Laghi). Spor: questa volta “ci sono andato”, non “ci sono passato”. Andato per incontrare una Persona (le maiuscole non sono utilizzate a caso): Gloria (chissà se posso chiamarla così, per nome, savè putei, … non l’ho mai incontrata prima … sarà troppo confidenziale? Se ne avrà a male? Non credo, comunque il suo cognome è Zeni). Gloria, autrice di un Libro Scrigno: “Patrum domus revirescit”, espressione che mi permetto di tradurre liberamente con “Facciamo rivivere la casa dei nostri avi”. Scrigno perché? Perché contiene i tesori della memoria di mezzo millennio di vita, e se cinquecento anni vi sembran pochi …

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Il libro. L’ho ricevuto in dono da Nadia Ioriatti, un’amica scrittrice, autrice di “Io tinta di aria” cui sta per far seguito un secondo libro. Il libro di Gloria mi ha subito catturato: infatti io sono un appassionato di Storia, e questo “è” un libro di Storia (locale) per come Gloria documenta ogni fatto, ogni circostanza: un’Opera che ha impegnato la sua Artefice (le maiuscole … v. sopra) per ben sette anni. Detto, fatto: Gloria merita una intervista, ovvero …  ben di più, molto di più, ma questo è quello che io posso fare, oltre che ad invitarla a far parte dell’ Accademia delle Muse e a proporre la presentazione del suo Libro all’interno delle manifestazioni organizzate dall’ Associazione Culturale Lavisana e dalla Biblioteca Comunale di Trento.

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Vengo accompagnato a casa sua dall’amico Gino Zeni (“da Spor” manco a dirlo), atletico pensionato pluri esperto in ogni mestiere, mio amico di sci e già collega (molti anni dopo, visto che Gino è più giovane di me!)  di mio babbo Maresciallo dei CC.

Fine dell’anteprima. Ora possiamo cominciare. Gloria mi riceve nella sua casa avita a Spor. Sulla porta il motto, sul tappetino il magnifico cane Drake  dagli splendidi occhi di ghiaccio.

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Gloria, poiché io sono un V.I.P., Vecchietto In Pensione, sta a me fare la proposta: possiamo darci del tu? Sarebbe la prassi di questi “Incontri” …

Certo, Riccardo, con piacere!

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      Gloria con la figlia Michela  e il “primo libro”

Come è nata l’idea del tuo Lavoro?

All’inizio non è nata come un libro. Quando mio padre ha iniziato a star male mi ha affidato la gestione di tutte le “carte” della casa, dalle bollette della luce ai ricordi di intere generazioni che erano sopravvissuti di generazione in generazione in quanto nascosti in stipetti e cassettini di vecchi mobili, reconditi e dimenticati da tutti.  Da qui pian pianel il lavoro è diventato curiosità e quindi passione.

Sai, la prima cosa che salta agli occhi … sono due: la tua abilità e perseveranza di ricercatrice con una passione da archeologa e la ricchezza della vena che hai scoperto nella miniera dei ricordi.

La ricchezza … sì, se consideri i diversi possibili approcci al mio lavoro: puoi investigare per data, per cognome, per genere. Inoltre, volendo si può consultare il sito che ho creato, https://www.myheritage.it/site-44193561/zeni e anche il mio sito artistico http://gloriolume.wix.com/gloria-zeni

Un’altra caratteristica che ho colto è la vastità degli aspetti che hai fatto rinascere.

Sai, Riccardo, è stata una reazione a catena: un argomento ne richiamava un altro e così via. Non era possibile sottrarsi dall’ esplorarli tutti.

A beneficio delle lettrici e dei lettori del blog, elenchiamo alcuni argomenti trattati.

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           Gloria e il “suo” libro

La storia della Casa, intesa come Altopiano Casa di tutti noi e Casa dei miei bisnonni, nonni, genitori; i mobili; la Carta di Regole; le “fazioni castellane”, ovvero le gabelle dovute al signorotto del luogo: ancora oggi qui da noi quando un campo non rende diciamo “nol fa fazion”; i cognomi; i soprannomi; la dote delle spose; i testamenti, le liti di confine; il diario di Narciso Tenaglia con le sue poesie; l’emigrazione (e qui ci si riallaccia all’opera di Don Guetti e di Don Grazioli, n.d.r.); la prima guerra mondiale con la testimonianza delle lettere di Alfonso Evaristo Tenaglia internato in Austria per avere rimproverato un alunno che fischiettava l’inno austriaco; la seconda guerra mondiale, con lo zio Renato impiegato alle poste, internato a Bolzano per avere nascosto corrispondenza partigiana agli occhi dei fascisti; la mamma, Rina Plotegher, impiegata in ferrovia, che faceva scappare i prigionieri dai carri merci; il viaggio di nozze dei miei genitori nel primo dopoguerra, su un camion per raggiungere … Rovereto e Pescantina!

Insomma, storie nella Storia, storie vere che si inseriscono nel racconto principale, di cinquecento anni di vita: un po’ come in molte opere classiche, dove – tuttavia – l’autore inseriva favole e miti. Fra i tanti aspetti che ha trattato, quale è quello “principe”, quello al quale sei più legata?

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         Storia in … ferro battuto!

Il diario e le cartine geografiche del mio bisnonno “austriaco” Abramo Zeni, miniature redatte quale compito di scuola all’età di circa quattordici anni e ovviamente il tenero viaggio di nozze dei miei genitori.

L’ordine dell’esposizione è casuale o c’è un criterio?

A guidarmi è stata la sequenza delle date

(A questo punto arriva a casa Michela, la figlia minore Рla maggiore ̬ Martina Рlaureata in Belle Sarti ed in attesa di essere ammessa ad un corso di perfezionamento a Bruxelles)

Foto e disegni: sorprende la ricchezza dei documenti originali.

Si, tutti originali, anche quelli … eseguiti da me! Il primo nucleo, un grosso libro scoperto in un vecchio cassettone. Poi è tutta opera mia: l’impaginazione, la grafica.

Il paese e la sua gente: in che misura erano consapevoli di quanto stavi facendo, e in che misura ti hanno aiutato?

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            Autoritratto

Inizialmente non tanto. Ci è voluto un po’ a che il motore e i cuori si riscaldassero, ma poi è stata una grande attenzione e disponibilità a fornirmi documenti e ricordi.

Dimmi qualcosa di come il paese e la sua gente ha accolto il tuo lavoro.

Be’ … c’è stata una serata, anzi, una seratona di presentazione del libro: tutto esaurito, oltre i cento posti a sedere  anche molta gente in piedi: ero commossa.

Vedo che giustamente molti Enti Pubblici ti hanno patrocinato: credo che anche questa sia stata una difficoltà da superare. il loro convincimento ed il loro coordinamento.

Si, questa è stata la parte più difficile. Io ne ho fatto stampare a spese mie cinquecento copie. Ho ricevuto un parziale contributo dalla Vicepresidenza della Regione e un impegno alla contribuzione da parte dei Comuni interessati, ma sono ben lungi dal raggiungere la copertura dei costi vivi, che poi sarebbe il mio obiettivo.

Dove troviamo il tuo libro?

Presso di me, presso le biblioteche della zona e presso la libreria Disertori di Trento.

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Il librone di famiglia, scrigno di secoli!

Le scuole di fuori zona Paganella sono al corrente che esiste questa “Miniera” di vita, di storia e di Storia?

No. Anzi, lasciami sperare: non ancora!

Un libro e molto altro. parliamo un po’ del “molto altro”, ovvero del tuo laboratorio e della tua produzione artistica (sai, recentemente ho intervistato Domenico Ferrari il che ha risvegliato in me il di disegnatore e pittore (molto giovanile, poco più che infantile) qual ero … distratto da tante altre sollecitazioni che alla fine imi hanno portato a dipingere … scrivendo!

Riccardo, Domenico Ferrari era mio collega all’Istituto dove insegno! (Come è piccolo il mondo, n.d.r..!), io non sono una scrittrice né tanto meno una storica. Sono una pittrice, lavoro il vetro fuso, compongo mosaici. Sto rifondando il mio laboratorio. Posso mostrarti volentieri qualche mio lavoro.

Gloria, non posso dilungarmi oltre come vorrei, sai … i post lunghi la gente non li legge, per dirla con un anacoluto manzoniano. Mi scuserai quindi se chiudo qui il nostro “Incontro”, con un vivo e sincero apprezzamento per quanto hai fatto con il tuo libro e con il “molto, moltissimo altro”.

Grazie a te, Riccardo … ma … mi hai detto che nella tua vita lavorativa eri un manager? Sei sicuro di non esserti sbagliato? Secondo me eri un affermato giornalista!

Fine

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                         Mosaici

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P.S.: Gloria Zeni nata a Trento il 29 settembre 1958. Ha frequentato l’Istituto d’Arte e, sotto la guida di Concetto Pozzati, l’Accademia di Belle Arti a Bologna. Insegna Arti Figurative all’Istituto delle Arti di A. Vittoria in Trento. Gloria è un’artista che opera nel panorama contemporaneo. Nel suo laboratorio crea opere che spaziano dalla pittura al mosaico alla vetrofusione. Appassionata di Storia locale si dedica alla ricerca delle memorie antiche dell’Altipiano della Paganella, sua zona d’origine.

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LIBRI DALLA RADIO E DALLA TV

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Marzo, 2016 @ 10:24 pm

Detto altrimenti: consigli per gli acquisti… (post 2316)

th2IP1YZ54Libri veloci, troppo veloci per me. Troppo veloci nel senso della rapidità con la quale si ammucchiano nella mia mente (“questo lo devo comperare”), e, alcuni, sul mio comodino (“questo l’ho acquistato e lo voglio leggere”). I primi due sono … anzi, fino ad oggi erano la traduzione di Utopia di T. More fatta da Maria Lia Guardini e Papè Satan Alepp di Umberto Eco. Eco? Ecco! Io devo stare attento anche perché quelli gli scaffali già li ho già organizzati in doppia fila e sono stracolmi!

Si fa così: sul fondo dello scaffale si posizionano dei tasselli di legno a sostegno di  un’assicella orizzontale collocata ad un livello di poco superiore a quello dello scaffale. In tal modo i libri delle poltronissime della platea non nascondono completamente alla vista gli occupanti delle gradinate. Provate, amici, provate!

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Non di coli libri vive l'uomo ... (una mattina in Paganella)

Non di soli libri vive l’uomo … (una mattina in Paganella)

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Tuttavia una parola buona in favore di ulteriori acquisti oggi la devo spendere. Per la radio e la TV. Spesso ci propinano sciocchezzuole. Oggi no. Oggi mi ha affascinato la recensione e l’intervista con Pierluigi Di Piazza, “Il mio nemico è l’indifferenza” (Saggi Tascabili La Terza) e quella con Antonio Monda, “L’indegno” (La Feltrinelli).

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Il primo libro di un sacerdote. Il secondo libro su un sacerdote. Entrambi contro l’ipocrisia. Il primo di chi non vuole accettare l’ “altro”, il “diverso da me”. Il primo e il secondo contro quella di chi vuole che i sacerdoti siano maschi e celibi.

Volete un terzo libro? Questo non dalla radio TV ma da un amico. Eccolo a voi: “Laicità, grazie a Dio” di Stefano Levi Della Torre (Giulio Einaudi editore): “Una laicità che non si ripara dalla fede con un rifiuto pregiudiziale, ma capace, al contrario, di un confronto a tutto campo e corpo a corpo con la religione e con il suo potere simbolico e politico”.

Buoni libri a tutte e a tutti!

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VIOLENZA DOMESTICA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Marzo, 2016 @ 5:37 am

Detto altrimenti: case per caso …               (post 2315)

Passavo di lì per caso, non “per case”. Non ero alla ricerca di nulla, di nessuno spunto, di nessuna immagine. Pensavo ad altro ma quella vista mi ha colpito. Mentre scattavo alcune foto il passante che si intravede nella foto, incuriosito, ha alzato lo sguardo per cercare di scoprire cosa vi fosse di interessante: “Che sia uno de l’Adige?” avrà pensato …. “Che sia successo qualche fatto che poi ci ritroviamo nella cronaca cittadina?” Cose del genere. E invece nulla. Nulla per lui che subito dopo se ne è andato senza avere soddisfatto la propria curiosità.

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     Non “cose del genere” bensì “case del genere”

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E invece un fattaccio era stato commesso, una violenza domestica. No … non nel senso che all’interno di una abitazione fosse stata compiuta violenza contro una persona. No, violenza domestica nel senso di violenza contro una domus, una casa. Una casa è stata aggredita, cinturata alla gola, derubata del suo spazio vitale da due energumeni capannoni industriali. Essa ha cercato difesa in un albero, almeno da quel lato non è stata ferita …

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Derubata anche del cielo: pensate un po’: se qual capannone che la sovrasta fosse stato ancora più alto … be’ avrebbe ingannato anche l’obiettivo del mio telefonino nel senso che lui e tutti voi avreste pensato che quello fosse il cielo, un cielo un po’ grigio di una giornata uggiosa … Ecco, raga, avere un blog da alimentare vi trasforma “a vostra insaputa” (grazie del lessico, signor ex ministro!) in un attento osservatore di cose e case del genere: “vedete” ciò che prima avreste solo “guardato”.

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UNA NUOVA MONETA: L’ “ESODATO”

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Marzo, 2016 @ 6:19 am

Detto altrimenti: cambiamo il punto di vista!    (post 2314)

Carte geografiche: al 100.000, 50.000, 25.000 …. in ognuna di esse la distanza fra due città appare diversa alla vista …

thX3JSI1OVSi dice: si, vabbè … vi sono alcuni superstipendi e superpensioni pubbliche (da oltre 500.000 euro l’anno, multipli di quanto percepisce il Capo dello Stato! (Ma non era vietato? N.d.r.) Ma … dice … che volete? Anche se le eliminassimo non risolverebbero il problema della disoccupazione, dell’adeguamento delle pensioni minime … Ecco l’alibi, dico io! Infatti, proviamo a fare questo ragionamento: se io riduco anche un solo di quei privilegi medievali ad esempio da 500.000 a 200.000, con i rimanenti 300.000 quante pensioni da fame posso adeguare? A quanti esodati posso dare una pensione?

E allora creiamo una nuova moneta: “l’Esodato”: un Esodato valga, ad esempio, 20.000 Euro. Ecco, facciamo una prova: quel tizio ha truffato al fisco 15.000 Esodati; quel superburocrate percepisce una pensione di 30 Esodati, etc.. Così almeno capiremo due cose: il valore del denaro e cosa si può fare anche abolendo pochi privilegi.

Viewpoints, punti di vista, dicevo …

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FONDI BLOCCATI, IMPEGNATI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Marzo, 2016 @ 5:56 am

Detto altrimenti: e allora … sblocchiamoli!                    (post 2313)

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         Un F35 a quanti F24 corrisponde?

Bilanci pubblici. Impegni pluriennali di spesa. Chi va al governo spesso si trova a poter gestire solo i fondi non bloccati, non impegnati per molti anni da leggi precedenti. E spesso sono la maggioranza, possono arrivare all’80% del totale: costi di gestione dell’apparato burocratico, spese militari, piani universitari, etc.. Ora, non voglio entrare nel merito di quelle scelte, ma nel metodo. Mi spiego. Le esigenze cambiano continuamente e quindi anche i piani di investimento e di spesa dovrebbero adeguarsi alle nuove situazioni. Faccio solo un esempio: nel mese di dicembre di alcuni anni fa si ritenne giusto votare con decisione bi-partisan – la destinazione di tot (tanti!) milioni l’anno al Ministero della Difesa per l’acquisto deI cacciabombardieri F35. In allora si ritenne essere questa una priorità assoluta. Ebbene, ma se nel frattempo fossero insorte altre priorità, magari più impellenti di quella? Niente da fare: quei fondi sono impegnati per legge! Ripeto: non contesto il merito ma il metodo che crea delle sacche di privilegio di progetti finanziati “a prescindere” dalle altre esigenze della società, spesso più impellenti e più attuali.

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Un aneddoto: il Sindaco Giorgio La Pira stava assegnando case popolari secondo criteri di equità in linea con le più recenti esigenze della sua città. Gli fecero notare che la legge prevedeva da tempo criteri diversi. Rispose : “Io assegno le case secondo le necessità di oggi: voi andate a cambiare la legge”.

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POLITICA A COTTIMO? NO, GRAZIE!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Marzo, 2016 @ 6:25 am

Detto altrimenti: il cottimo, chi era costui?          (post 2312)

Nell’ambito dei sistemi lavorativi si crede erroneamente che il cottimo sia il sistema secondo il quale si retribuisce più il lavoratore in relazione alla sua produzione: più produci, più ti pago. Errore. Infatti il cottimo è un sistema di valutazione e retribuzione applicabile solo in regimi di monopolio e funziona come segue:  poiché io sono un monopolista, ovvero non ho concorrenti, ti pago in relazione alla tua efficienza nella misura in cui tu hai rispettato le regole della “libretta” (le istruzioni che ti sono impartite). Infatti, data la condizione di monopolio, il risultato (efficacia) conseguirà automaticamente.

thU2UI5LGTLo stesso accade in politica se ci si trova in regime di mono-partito (ad esempio quando eravamo sotto il regime fascista): tu non devi pensare, esegui gli ordini e il risultato verrà automaticamente. All’interno di un singolo partito tuttavia lo stesso si verifica anche in un sistema pluripartitico. Ciò accade se all’interno di quel partito vige il monopolio del pensiero, il mono-pensiero, l’ ipse dixit: tu non pensare, esegui ciò che ti ordino, sii efficiente. Il risultato (efficacia) verrà automaticamente.

Orbene, non credo che ormai nessuno accetti più di vivere in un sistema di politica a cottimo.

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IL MESTIERE DELE ARMI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Marzo, 2016 @ 7:22 am

Detto altrimenti. … e il loro utilizzo                      (post 2311)

Avrei voluto titolare il post “L’utilizzo delle armi” ma rifarsi al titolo di un film famoso sicuramente attira maggiormente la vostra attenzione.

Quando due stati cessano di discutere ed uno di essi  passa all’utilizzo delle armi, ogni possibilità di accordo è vanificata. Lo stesso vale per la politica: quando una parte rifiuta il confronto ed inizia ad insultare la controparte, è rottura, perchè “le parole sono pietre” scriveva Don Milani, e le pietre sono le armi per antonomasia, le prime che l’uomo ha imparato ad usare.

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IERI 8 MARZO FESTA DELLA DONNA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Marzo, 2016 @ 6:14 am

Detto altrimenti: Donna è Persona                              (post 2310)

 

Anteprima

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           Alfonso Masi

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Violenza sulle donne. Non solo fisica. Servono addirittura leggi per cercare di far cambiare il cancro di una “mentalità differenziata”: fino a pochi anni fa, infatti, ci si era messa anche la Chiesa: “Il marito è il capo della famiglia … la moglie si conceda ogni volta che lui ne ha voglia …” e così via. Queste amenità, per fortuna, oggi sono state superate. Ne restano altre, ugualmente gravi: che le donne non possano essere ordinare sacerdoti e che i preti non possano sposarsi: due prescrizioni che si è inventato l’uomo e che non sono precetti di nostro Signore. E in campo laico? Be’ qui da noi in Trentino recentemente un politico, per criticare la sua “avversaria” ne ha definito la politica “politica della gnocca”. Io comincerei da qui. Ma questa è solo l’anteprima.

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Ora possiamo cominciare.

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WP_20160308_021Oggi, 9 marzo. Ieri, 8 marzo. Ovvio. fra i tanti eventi celebrativi ne ho scelto uno organizzato e realizzato da amici: “(S)parlando di donne – Nella festa della donna prose e poesie tra celebrazione e misogenia” – a cura di Alfonso Masi: una Lei, Mariabruna Fait – Un Lui, Alfonso Masi – Una fisarmonica, Luciano Maino. Il tutto presso il Circolo Culturale Rosmini di Via Dordi a Trento. La sala: quasi tutte donne. due o tre uomini, arditi, seduti nelle prime file. altri due o tre, pavidi (oppure solo perchè arrivati un po’ dopo? Non lo sapremo mai!) in fondo, vicini alla porta d’uscita … non si sa mai come potrebbe andare a finire … E invece il pubblico avrebbe dovuto essere prevalentemente maschile: per imparare.

WP_20160308_019Grande deve essere stato il lavoro preparatorio della recitazione: scovare le decine e decine di riferimenti letterari, musicali e poetici, ciò che ha fatto Masi, non è da tutti. Cosa ne ho tratto io personalmente? Che la Donna è Persona e che la Persona è un genere unico, maschile e femminile allo stesso tempo. Ovvio, direte voi. Ma a forza di dare per scontata l’ovvietà, spesso che la dimentichiamo. Altro particolare: una signora dell’uditorio: “Forse molti aspetto dell’uomo misogeno oggi per fortuna sono superati. Molti, non tutti.” Ma procediamo. Riassumervi i contenuti delle citazioni è troppo arduo per me come per chiunque. Preferisco semplicemente elencare i riferimenti scovati da Masi dando così a ciascuna lettrice e a ciascun lettore la possibilità di andare a ricercarsi i relativi testi: potenza di internet!

 (… ma prima: in quali categorie ho classificato questo mio post? Eccole: attualità, civiltà, cultura, democrazia, religione, politica. Può bastare questo, credo, perchè io possa essere certo che il mio punto di vista sia compreso).

Le età della donna: bambina, giovane, adulta, verso il tramonto

  • Il mazzo di fiori (Jacques Prévert)
  • Bambine e bambole (Gianni Rodari)
  • Quei tempi (Anne Sexton)
  • Ritrattato della mia bambina (Umberto Saba)
  • Casida della ragazza dorata (Garcìa Lorca)
  • La verginità (Shakespeare)
  • Bella (Pablo Neruda)
  • E come sono radi (Patrizia Valduga)
  • Amo di più (Autore latino)
  • Lo vedi bene (Patrizia Valduga)
  • Quando come vorrei (Roberto Piumini)
  • Date di mia vita (Sibilla Aleramo)
  • Da quando so (Hans Jurgen Heise)

 Intermezzo in prosa (Luciana Littizetto)

Le condizioni della donna: sposa, madre, nonna, lavoratrice, mistica

  •  Poteva un’altra donna (Roberto Piumini)
  • Canzone dell’uomo infedele (Alda Merini)
  • Viaggi (Jacques Prévert)
  • Le tredici spose (Filastrocca popolare)
  • Quella che un tempo (Roberto Piumini)
  • Se la sposa (Filastrocca popolare)
  • Genesi (Alda Merini)
  • Figlio della luce (Miguel Hernandez)
  • Mia madre (Edmondo De Amicis)
  • La mia mamma (Anonimo)
  • Ragazza sconosciuta (Anne Sexton)
  • La canzone della donna del soldato (Bertold Brecht)
  • La bambola della nonna (Lina Schwarz)
  • Quanno che nonna (Trilussa)
  • Canzone delle iscatolatrici (Jacques Prévert)
  • Preghiera per Marylin Monroe (Ernesto Cardenal)
  • Donne di piacere (Jacques Brassens)
  • Pensieri sul Cantico (Santa Teresa D’Avila)

 Intermezzo in prosa (Luciana Littizetto)

 Versi di donne, versi di poeti sulla donna, versacci contro la donna 

  • Fidarsi a donna (Da Ponte)
  • Tanto gentile (Dante Alighieri)
  • Inno all’utero (Livia Candiani)
  • Momenti buoni (Pallada)
  • Prospettive coniugali (Macedonio)
  • Io sono spaccata (Mariangela Gualtieri)
  • S’io fosse foco (Cecco Angiolieri)
  • Che cos’è la poesia (Gustavo Adolfo Bécquer)
  • Lettera in bottiglia (Daria Menicanti)
  • Secondo me la donna (Giorgio Gaber)
  • Che state a interrogare (Jacques Prévert)
  • Er vedovo (Gioacchino Belli)
  • Quando tu non ci sei (Alda Merini)
  • Non si potrà nascere (Shakespeare)
  • Ce ne sono a dozzine (Shakespeare)
  • Belle donne (Vladimir Majakovki)
  • Logica maschile (Janet Gooch)
  • Epigrammi (Marziale)
  • Non scrivo più poesie (Anna Rita Panetta)

 Epilogo: “Donne mie” (Dacia Maraini)

Il tutto accompagnato dal sottofondo della fisarmonica di Luciano Maino!

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ORAZIO ALLA BIBLIOTECA COMUNALE DI TRENTO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Marzo, 2016 @ 8:30 pm

Detto altrimenti: il poeta latino risuscita grazie alla sua lettura con la Prof Maria Lia Guardini       (post 2309)

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thSCJRG60XOrazio chi era costui … ne ho già parlato quindi cliccate, gente cliccate e navigate sul blog! Questa mattina ci siamo gustati una Satira e tre lettere (epistole) del personaggio.  Che dire? Insistere sul genere Satira? Ripetere che i suoi sono sermones ovvero pezzi scritti con il linguaggio parlato? In tal senso anche i miei post sono sermones: ecchè, non s’era capito? O dire che all’interno delle satire e delle lettere Orazio inserisce piacevoli favole di animali, quelle del tipo “o muzos deloi oti …” del tipo “la favola ci insegna che …”? No, non voglio annoiarvi con questi dettagli, bensì preferisco arrivare alla sostanza del personaggio. Humili genere natus, combattente a Filippo dalla parte sbagliata, ottimo poeta, cambia la sua vita quando viene sponsorizzato da un main sponsor, tale Mecenate, il quale ne voleva fare uno dei suoi pezzi forti della politica culturale di Augusto. Ma Orazio libero era e tale vuole restare e in molte occasioni scrive a Mecenate che se non gli va che lui viva soprattutto in campagna può anche togliergli la villa (arx, rocca) che gli ha regalato, ma lui non si venderà alle lusinghe del potere e degli adulatori; al traffico caotico di Roma (già allora!); al consumismo sfrenato; alle consuetudini dei circoli Lyon e Rotary di allora.

  • Coelum non animum mutant, qui trans mare currunt : chi viaggia attraverso i mari cambia il cielo sotto il quale vive, non il suo essere, il suo animo.
  • Est modus in rebus: sunt certi denique fines, quos ultra citraque nequit consistere rectum: c’è un limite in ogni cosa, alcuni confini ben definiti oltre i quali non può esistere il giusto (come ad esempio automobili urbane da 5.000 CC di cilindrata! N.d.r.).
  • Hoc erat in votis: è accaduto proprio quello che ci si augurava (ovvero: nel caso suo vivere in campagna , n.d.r.)

… quanto sopra gli permette di poetare secondo la sua ispirazione, conscio del suo valore al punto da scrivere di sé: exegi monumentum aere perennius, ho edificato un monumento (di poesia, n.d.r.) più duraturo del bronzo, per cui non omnis moriar, non morirò del tutto, resterà qualcosa di me dopo la morte. Non omnis moriar … chi di noi può a ragion veduta dire altrettanto?

Libertà di pensiero e di parola, valorizzazione delle “piccole” cose quali un focolare, pochi amici ma veri, una vita vissuta far from the madding crowd … E’ sinceramente riconoscente a Mecenate e gli scrive che loro due sono così legati che probabilmente moriranno insieme “e quando questo succederà, io seguirò te che mi avrai preceduto!” In questo a dire, più che latino mi sembra etrusco anzi … un toscanaccio d’oggi!

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Insomma: “Lasciatemi vivere e poetare tranquillamente nella mia casa di campagna vicino alla mia fons Bandusia”. Banalizzando, tanto per alleggerire il discorso, il suo desiderio, appagato dalla generosa disponibilità di Mecenate, mi ricorda quello espresso nella canzonetta del 1939  “Se potessi avere mille lire al mese …”

Concludo: abbiamo capito quale fosse la vita che rendeva felice Orazio: non certo una grande ricchezza. A proposito, mi viene in mente cosa rispose Solone al re Creso – ricchissimo – che gli chiedeva se egli lo ritenesse l’uomo più felice del mondo. Solone rispose: “Prima di giudicare se un uomo è (stato) felice bisogna aspettare che sia morto”.

Prossima riunione del gruppo di lettura, aperto gratuitamente a tutti, martedì 22 marzo ore 10,00 presso la Biblioteca Comunale di Trento, primo piano, sala a fianco della Sala degli Affreschi. Non mancate, vi spettiamo!

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