CERVANTES (BY ALFONSO MASI & C.)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Aprile, 2016 @ 5:45 am

Detto altrimenti: 400 anni fa moriva, insieme a tale William Shakespeare …  (post 2348)

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Ieri pomeriggio, Circolo Culturale Rosmini in Trento. L’amico Alfonso Masi, insieme al suo staff composto da Ester D’Amato, Vito Basiliana, Mimmo Iannelli (voci), Luciano Maino (fisarmonica) ha commemorato i 400 anni dalla morte dell’Autore del Don Chisciotte. Scenografia di Umberto Sancarlo.Quanti di noi dicono di conoscere il Don Chisciotte? Moltissimi. Quanti lo hanno letto integralmente? Pochi. Quanti hanno riflettuto sul significato reale del personaggio? Pochissimi. Soprattutto c’è rimasto il lessico figurato della “battaglia contro i mulini a vento” e del “fare o non fare il Don Chisciotte”. Un po’ come per il “Pinocchio” del Collodi che poi si chiamava Carlo Lorenzini. Ma veniamo alla recita. Sala piena. Brevissima presentazione di un (come sempre troppo) frettoloso presidente del Circolo, nell’uscire di scena più veloce della messa a fuoco di una macchina fotografica!

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                       Ester, Ronzinante, Alfonso

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Il testo. Sintesi “estratta” dal testo integrale: questa a parer mio è stata la prima grande fatica di Alfonso: come è difficile fare sintesi, in ogni campo! Indi la scenografia: il cavallo Ronzinante, opera (unica) di Umberto Sancarlo, i mantelli, lancia e spada: quanto basta per creare l’ambientazione.

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Ester, il pathos femminile …

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Vito: “Fatece largo che passamo noi …”

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I passaggi della recita: la vestizione del cavaliere; l’incontro con i mercanti; lo scudiero Sancio Pancha; la lotta contro i mulini a vento; notte nella locanda; la liberazione di una dama; la battaglia contro le nuvole; l’incontro con i galeotti; la battaglia contro i caproni; la visita a Dulcinea; le tre contadine; verso casa; il cavaliere della luna bianca; epilogo.

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  Mimmo:  tutti gli altri personaggi …

Fantascienza? Surrealismo? Analisi psicologica? Pscicanalisi?  Sì, il “tutto questo” di 400 anni fa. Il desiderio dell’uomo di superare se stesso; la sua spasmodica ricerca del superamento di ostacoli anche inesistenti (che quando non esistono spesso siamo noi stessi a crearceli!); il desiderio si affermarsi “comunque”; l’anelito verso un amore idealizzato. Di fronte a tutto ciò, la saggezza popolare di un Sancio Pancha: semplicità, il suo ricco e furbesco accontentarsi di poco, il suo tenere i piedi per terra. Tutto sommato un testo di psicanalisi.

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Luciano: ” Ma che ce frega, ma che c’importa …”

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Gli intervalli musicali azzeccati. La recitazione degli interpreti? Perfetta, appassionata, coinvolgente nel tono e nella gestualità. Peccato qui leggii ma non si poteva certo pretendere che conoscessero a memoria quel lungo testo.

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Bravi, anzi … bravissimi! Applausi da standing ovation.

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Prossimo appuntamento della troupe Masi: stesso luogo, mercoledì 26 aprile 2016 ore 17,00: “Essere o non essere – Maratona di monologhi di Shakespeare”. Stesso Autore, stesse voci con in più Mariabruna Fait e Bruno Vanzo. Presentazione di Antonia Dalpiaz.

Associazione Culturale “Antonio Rosmini” – Via Dordi, 8 – Trento – Tel. e fax 0461 239994 – info@assrosmini.191.it – www.associazrosminitrento.it – Con il patrocinio della Fondazione Cassa di Risparmio di trento e Rovereto

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CATULLO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Aprile, 2016 @ 12:52 pm

Detto altrimenti: a scuola di classici da Maria Lia Guardini, la nostra “Prof senza puntino”, presso la Biblioteca Comunale di Trento   (post 2347)

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Catullo, chi era costui? Nato a Verona intorno al 85 a. C., crebbe fra la Valle dell’Adige e il Garda (di formazione, quindi, anche un po’ trentino-gardesano!). I suoi erano ricchi e amici di Cesare che durante la campagna di Gallia andava a svernare a casa loro. La sua fu una vita da bohèmienne. Casa a Roma, villa a Sirmione. Un grande amore: Lesbia (in realtà, Claudia). Lesbia non era una prostituta, ma una tizia che faceva innamorare di se’ molti, che faceva perdere la testa a molti, soprattutto a Catullo che ne risulta innamorato come un ragazzino sa fare alle prime cotte.

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Catullo, il primo poeta per il quale la pratica della letteratura diventa una esperienza soggettiva e personale (prima di lui la letteratura era “solo” educativa, formativa). Ad esempio,quando tratta dei valori fondamentali del matrimonio fides, pietas, castità (della donna!), li rielabora e li interiorizza. Esalta la differenza fra l’amore fisico e il “volersi bene”. Il suo è uno dei “tempi” dell’amore greco: Omero, Saffo, Catullo.

Alla stessa età di poco più di 30 anni, Orazio era un uomo maturo, Catullo un ragazzino assolutamente trasparente ed innamoratissimo di Lesbia. La sua poesia è “interiorizzata”, come i valori della civiltà della sua epoca. Scrive della famiglia, dei suoi amori, dell’amore, dell’amore per Lesbia. Muore giovane a 33 anni. Io, da velista gardesano, amo riportarvi una sua poesia, quella famosissima, su Sirmione (carme 31):

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Come seconda casa al lago, mica male …

Paene insularum, Sirmio, insularumque

ocelle, quascumque in liquentibus stagnis

marique vasto fert uterque Neptunus,

quam te libenter quamque laetus inviso,

vix mi ipse credens Thyniam atque Bithynos

liquisse campos et videre te in tuto.

O quid solutis est beatius curis,

cum mens onus reponit, ac peregrino

labore fessi venimus larem ad nostrum,

desideratoque acquiescimus lecto?

hoc est quod unum est pro laboribus tantis.

salve, o venusta Sirmio, atque ero gaude

gaudente, vosque, o Lydiae lacus undae,

ridete quidquid est domi cachinnorum.

Sirmione, perla delle penisole e delle isole,

di tutte quante, sulla distesa di un lago trasparehnte o del mare

senza confini, offre Nettuno delle acque dolci e salate,

con quale piacere, con quale gioia torno a rivederti!

A stento mi persuado d’avere lasciato la Tinia e le contrade della Bitinia,

e di poterti guadare con sicura pace.

Ma c’è cosa più felice dell’essersi liberato degli affanni,

quando la mente depone il fardello e stanchi

di un viaggio in regioni straniere siamo tornati al nostro focolare

e ci stendiamo nel letto desiderato?

Questa, in cambio di tante fatiche, è l’unica soddisfazione.

Salve, amabile Sirmione, festeggia il padrone

festoso, e voi festeggiando, onde del lago di Lidia, voglio da voi uno scroscio di risate, di tutte le risate che avete.

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Foto oggi collocata ai piedi del mio letto …

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Vi chiederete perché ho usato il grassetto in alcuni passi. Perché sono quelli che ho sempre amato e ricordato: perdonatemi quindi questa debolezza. Infatti sono i versi che mi sono venuti alla mente quando stavo per iniziare una traversata mediterranea in notturna sulla mia barchetta a vela da regata (non abilitata a tali navigazioni!) e pensavo sì alla bellezza del viaggio, ma anche alla pace che avrei avuto dopo che avessi finito la traversata senza incontrare venti di tempesta.

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Un altro passaggio famoso è il carme 85, di sole due righe:

Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris. / Nescio, sed fieri sentio et excrucior.

Odio e amo. Forse mi chiedi come io faccia. / Non so, ma sento che questo mi accade: è la mia croce.

Odi et amo, espressione entrata nel lessico dei nostri tempi. Una nota su quel “excrucior”. Al tempo di Catullo non esistevano ancora i verbi riflessivi, che ci consentirebbero di tradurre meglio quel passivo “sono crocifisso” con un “mi crocifiggo io stesso”. L’espressione “è la mia croce” rende l’idea, ma non il fatto che è lui stesso che si mette in croce.

Parole … Catullo talvolta utilizza quelle usate dal popolo. Ad esempio per dire “bella” (contrario di brutta) usa il termine latino “bella” e non “pulchra”. Ma questi sono dettagli.

Della vita pubblica, Catullo disprezza ed evita la politica. Il suo modello è l’opposto dell’Enea virgiliano, tutto dedito alla patria. Critica fortemente Cicerone (“disertissimus” nipote di Romolo, ovvero arido campagnolo) e a seguito di sue probabili rimostranze, rafforza ironicamente la dose con quanto segue: “Ma come? Ti offendi per quanto scrive contro di te il più misero dei poeti, tanto più misero io quanto più tu sei grande?” In realtà, confermando il suo giudizio negativo su Cicerone, a contrario esaltava se stesso, ovvero. “Poichè in realtà io ti reputo infimo, parallelamente cresce il mio valore”.

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Catullo, mille altre cose da dire, ma questo mio, si sa, è solo un post … ah … dimenticavo: gli hanno dedicato un aeroporto, quello di Verona! Prossimo appuntamento: martedì 3 maggio, ore 10,00 presso la Biblioteca Comunale di Trento, primo piano, aula a fianco della sala degli Affreschi.

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CON LA FIAB NEL PARCO REGIONALE DEI COLLI EUGANEI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 18 Aprile, 2016 @ 11:22 am

Detto altrimenti: FIAB- Federazione Italiana Amici della bicicletta, Gruppo di Trento: bicicletta, rispetto reciproco e della natura, cultura, zusammen sein, stare insieme   (post 2346)

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Lo avevo promesso, che la prima foto del post sarebbe stata la sua: Ilaria, la nostra guida “indiana” ovvero locale (visto che abita a 200 metri dal nostro hotel (l’ottimo “Eliseo”), la giovane studentessa che ci ha pre-pedalato per tre giorni attraverso i ghirigori delle ciclabili locali. Giovane, gentile e … in gamba, anche in senso senso letterale, perché lei, assolutamente non allenata, con una bicicletta normale (cambi solo alla ruota), ha iniziato a condurci alla velocità di 22 kmh (con i muscoli ancora freddi!). Per le grandi salite poi … dammi retta, Ilaria, fai montare una “guarnitura” multipla ai pedali, come abbiamo tutti noi: vedrai che differenza!

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Col. Guglielmo Duman, Medaglia d’Oro al Valore Ci …clistico: “Esponeva impavido il suo corpo al traffico nemico delle auto pur di far attraversare indenni i suoi associati”

L’Hotel Eliseo. Ottimo dicevo, innanzi tutto perché associato ad Albergabici Fiab, e quindi dotato di un apposito garage per le nostre preziose biciclette. E poi, dopo una pedalata, la piscina riscaldata! Uao raga! Che lusso! La posizione centralissima. Il personale sorridente. Le camere ok. Il cibo super. Che volere di più? Il responsabile di tutto ciò? Il nostro Presidente Guglielmo Duman, organizzatore della tre giorni di cui ora vi parlo. Il merito principale, suo e della Fiab? Quello di condurci a visitare e conoscere luoghi, culture, opere ed avvenimenti con i quali – altrimenti – noi mai saremmo entrati in contatto.

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            Una nostra tipica sosta pranzo

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E veniamo ai Colli, premettendo che – per ragioni si spazio – non posso riportare tutti i ricchi particolari storici ed artistici che ci sono stati regalati dalle nostre guide e che in parte potete reperire in internet. Il mio succinto report comunque vi servirà da stimolo per visitare questi luoghi. Colli “Euganei”. Il termine deriva dal dal greco “eugeneis” di nobile stirpe”, o forse anche da una popolazione ligure che li abitava, gli Ingauni (poteva un blogger nato a Genova tralasciare questa possibilità?). Nel loro territorio è stato individuato e circoscritto il Parco Regionale dei Colli Euganei, luogo della nostra “Tre giorni”.

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Venerdì 15 aprile 2006, 25 km

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        Rubando la bicicletta … propria!

Arrivati in auto a Montegrotto Terme (da Trento 150-200 km a secondo del percorso scelto) già vestiti da ciclisti, visitiamo il Monastero di S. Daniele in Monte (salita di 1 km all’8%) che risale all’anno 1076, oggi abitato da Monache Benedettine provenienti da Fiume. Visita guidata e quindi, al momento di ripartire, uno di noi si accorge che aveva dimenticato in Hotel la chiave dell’antifurto …

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Fiori davanti alla Chiesa

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Si prosegue in discesa e in pianura: Monteortone, visita guidata al Santuario della Beata Vergine della Salute (che preservò la popolazione dalla peste manzoniana). Nelle vicinanze, pranzo al sacco o quasi.

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Si riparte per l’ Abbazia di Praglia (XI secolo) che visitiamo guidati dal simpatico Fra Girolamo nato in USA, cresciuto a Buenos Ayres, che parla italiano con un leggero accento argentino ed intercalare veneto!

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Sabato 16 aprile 2016, km 42

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In ciclabile verso Battaglia Terme, visita guidata al Castello Catajo (Ca’ del tajo, Casa del taglio, del canale), primo pezzo forte della giornata. Guidati da una simpatica e bravissima guida Giorgia Dianin (insieme a noi nella foto di gruppo, alla fine del post). Villa-castello, reggia dei Colli Euganei (350 stanze!), sede della famiglia degli Obizzi, mercenari “signori della guerra” dell’epoca, capitani di ventura giunti in Italia nel 1007 al seguito dell’imperatore Arrigo II. Villa e relativi giardini. Da non perdere.

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Si prosegue: sfioriamo la Villa Emo (Palladio) e arriviamo a Monselice, che visitiamo chi con la guida, chi da solo alla scoperta del paese. Indi saliscendi con un km finale all’8-9% e arriviamo ad Arquà Petrarca per visita alla tomba del Petrarca e alla casa donatagli dal suo main sponsor Francesco il Vecchio da Carrara. Indi pranzo in trattoria.

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Sposi che attraversano il cortile della nostra trattoria, colti al volo!

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Indi per agevoli saliscendi, visita a Villa Barbarigo, splendido complesso monumentale di Valsanbizio, realizzato nella seconda metà del seicento dal nobile veneziano Zuane Francesco Barbarigo, che si estende per ben 10 ettari. Visita introdotta da una graziosa guida.

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Domenica 17 aprile 2016. 22 km

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                 Riuscito ad atterrare qui?

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Si parte un po’ dopo, si pedale di meno stante che poi si deve tornare a Trento. Visitiamo il Museo dell’Aria nella Villa-Castello di San Pelagio con rimembranze dannunziane …

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… e accampamento medievale ricostruito da gruppi appassionati di tale genere di rappresentazioni.

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Fra i tanti cito volentieri la Compagnia del Corno Nero (compagniadelcornonero@gmail.com, anche su Facebook), con le loro illustrazioni del cibo e della cucina del tempo di Dante.

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                                         Guglielmo e Riccardo

Dopo un pranzo al sacco, tutti a Permunia, in visita all’eccezionale Museo Civico della Navigazione Fluviale a Battaglia Terme, guidati dal suo ideatore e realizzatore, il Capitano Riccardo Cappellozza (1), un 85enne pieno di storia, vita, vitalità ed entusiasmo. Da ligure di nascita qual sono e da attuale velista gardesano qual sono diventato, ho particolarmente seguito ed apprezzato la sua opera e la ricchezza di particolari con la quale egli ce l’ha illustrata. Il museo è contenuto in una casa del Comune, su tre piani, contiene migliaia di pezzi, modelli, fotografie, documenti (altri 500 sono in attesa di restauro ed esposizione).

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(1) Capitano. Il suo biglietto da visita riporta “Barcaiolo abilitato”, ma vi assicuro – e parlo da velista con patente nautica vela-motore illimitata (escluse le barche da 25 metri in su, classificate “navi”) – la sua abilità e le sue conoscenze superano di gran lunga quelle della maggior parte degli  skipper della domenica e non solo. La sua esperienza in tutti i settori di quel tipo di navigazione e della vita di bordo, riuscire a manovrare quei barconi stracarichi in acque poco profonde, in mezzo alla corrente e senza motore … bè, ragazzi,. non è assolutamente da tutti! Quindi lasciatemelo promuovere Capitano a pieno titolo!

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Vi si documentano imbarcazioni, cantieri, vie navigabili, propulsione, la vita di bordo, l’economia della professione. Per maggiori info, www.provincia.padova.it/museo_navigazione.

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A fianco: le vie d’acqua

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La barca di Capitan Riccardo (30 metri lft), prima che negli anni 50 la dotasse di un motore

Un esempio della difficoltà della loro navigazione. Se una barca si arenava (erano lunghe trenta metri, spessore del fasciame di sette cm. in larice, ordinate in noce), l’arresto avveniva per incaglio laterale longitudinale, secondo l’asse stesso della corrente e del fiume.

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Vista di interni: le vacanze estive della famiglia consistevano in “crociere di lavoro” sul “cargo” di papà Riccardo

A quel punto una seconda barca si affiancava alla barca arenata, si ancorava alla sua prua e si lasciava traversare dalla corrente, creando una sorta di diga a valle della barca ferma. In tal modo il livello dell’acqua si alzava e la prima barca si disincagliava. Quando i canali c’era poca acqua, la stessa tecnica veniva utilizzata, di ponte in ponte, facendo fare da diga ad una barca che pescasse di meno e facendo navigare le barche più grosse, di ponte in ponte, sull’onda che si creava quando la prima barca, la barca-diga, si disimpegnava dalla sua posizione, liberando il corso all’acqua in cui livello, nel frattempo si era alzato!

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“Catajo”: la nostra ottima guida Giorgia Dianin è quinta in piedi da sinistra nella foto

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Rientrati a Montegrotto, eccezionale gelato presso la gelateria pasticceria Della Bona e quindi tutti a casa! Che altro dire se non grazie alla Fiab e all’organizzatore Guglielmo? A tutte le lettrici e lettori: joint us, unitevi a noi iscrivetevi alla Fiab, anche rispondendo con un vostro commento al presente post, dai … we ‘re waiting for you all!

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Good bike everybody!

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TRIVELLE 2

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 18 Aprile, 2016 @ 8:00 am

Detto altrimenti: ha vinto la disinformazione: quorum non raggiunto!    (post 2345)

QUORUM, termine latino. Purtroppo dai Latini non abbiamo acquisito anche il concetto giuridico che per loro “chi taceva non diceva nulla”: infatti ieri chi ha taciuto (non andando a votare), stante la presenza del quorum ha detto “no” all’abrogazione di una legge truffa.

Sono stato derubato di soldi e di democrazia, ma non accetto di essere anche preso in giro

Sono appena rientrato da una pedalata di tre giorni con la FIAB nel Parco Regionale dei Colli Euganei (v. post sucecssivo ancora in allestimento). Avevo fretta di pubblicare quel resoconto ma prima ho pensato giusto scrivere alcune considerazioni sull’esito del referendum di ieri, referendum del quale ho già scritto due post fa.

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Ieri sera sono andato a votare alle 20,00 ancora vestito da ciclista. Questa mattina ho appreso che l’80% dei Trentini ha votato contro le trivelle, ma il quorum non è stato raggiunto. Ecco che purtroppo ha vinto la “furbizia italica” Divide et impera” (si legge dìvide et ìmpera), dividi e comanda, dividi i concetti e potrai fare ciò che vorrai! Infatti hanno diviso due concetti: 1) in un primo momento, hanno stabilito che una rilevante quantità annua di estratto (gas e petrolio) fosse “in esenzione”, ovvero che su quello zoccolo (migliaia di tonnellate annue!) le compagnie petrolifere non pagassero nessuna royalty allo Stato, cioè a noi (in Croazia non esiste alcuna franchigia!). A questo punto le compagnie petrolifere hanno rallentato l’estrazione annua per potere operare gratuitamente. Poi esse si sono accorte che così facendo, la concessione sarebbe scaduta ben prima dell’esaurimento del giacimento. E allora, che fare? 2) in un secondo tempo, basta far prorogare la concessione fino al completo sfruttamento del giacimento: una leggina ed il gioco è fatto.

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Cui prodest? Cui bono’ (Cicerone) – A vantaggio di chi? Chi ci guadagna?

Cosa? Alcune regioni promuovono un referendum popolare per ostacolarci? Scialla raga, calma ragazzi, basta dire che questa eventuale “chiusura anticipata” (in realtà sarebbe una “chiusura non posticipata” n.d.r.) delle piattaforme avrebbe fatto perdere posti di lavoro … che altrimenti questo gas e questo petrolio lo dovremmo importare con petroliere che possono fare naufragio, ed il gioco è fatto! Vuoi vedere che non si raggiunge il quorum?

thSQ34WU3SE così è stato. Peccato che i posti di lavoro (mille o poco più) sarebbero venuti a mancare solo alla scadenza naturale originaria delle concessioni, e cioè fra 15.25 anni e che nel frattempo i lavoratori avrebbero potuto essere riconvertiti. Peccato che se una piattaforma si “rompe”, inquina le coste e rovina il turismo e le decine e decine di migliaia di lavoratori che i sono addetti perderanno il loro posto di lavoro. Peccato che l’estratto che ricavate poi ve lo vendete all’estero. Peccato che le quantità che estraete e vendete siamo importanti solo quanto all’utile che voi ricavate, ma che comunque sarebbero irrilevanti rispetto al nostro fabbisogno nazionale globale. Peccato che le royalties che voi non pagate allo Stato le debba pagare io con il mio F24. Peccato che taluno abbia detto che “andare a votare non è un dovere”: affermazione gravissima! E’ un dovere e come! Se non vai a votare distruggi la democrazia. Tutto qui. E vi sembra poco? Se a votare vanno solo poche persone, la maggioranza di quei pochi governerà su tutti: e questa vi sembrerebbe una democrazia? Ma via, siamo seri! E mi dispiace che a dire queste parole sia stato il Presidente Emerito della Repubblica Giorgio Napolitano.

Cosa? Che dite? Che sto facendo politica? No, scialla raga, non sto facendo politica partitica, bensì politica della polis, ovvero mi sto occupano di problemi che dovrebbero interessare “polloi” ovvero molti, ovvero i molti che abitano la polis, la città, la città stato, oggi lo Stato.

E dire che sarebbe bastato copiare il modello della Croazia: concessioni a termine, nessuna franchigia, e royalties al 10% (le nostre sarebbero all’8% ma tanto … chi le pagherà mai?).

Dice … ma fra quelle compagnie c’è anche l’italiana ENI. Eh già, il paravento per giustificare i regali alle compagnie estere. E poi, anche se le Stato avesse voluto “aiutare” l’Enel, avrebbe dovuto prima spiegarlo con chiarezza a noi e all’UE, non vi pare?

Finisco con un pensieraccio (infatti, a pensar male si fa peccato ma si indovina!): che ci sia stato un’intesa fra le compagnie estere e l’ENI nel senso “Vai avanti tu, Eni che a me mi vien da ridere?”

Ecco perchè ho affermato di essere stato derubato di soldi e di democrazia. Ma non permetto che si offenda la mia intelligenza, poca o tanta che essa sia.

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PAUSA POST

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Aprile, 2016 @ 6:28 pm

Detto altrimenti: il vostro blogger si prende una pausa              (post 2344)

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Care lettrici e cari lettori, nei giorni 15, 16 e 17 aprile sarò con gli amici della Fiab a visitare la casa natale di Francesco Petrarca e tante altre cose belle in provincia di Padova. Come? In bicicletta, naturalmente! E ho deciso di non portarmi appresso il computer! Quindi mi scuserete se non pubblicherò con tempestività vostri eventuali commenti alle mie sudate carte (elettroniche).

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Dai, che poi al mio rientro vi racconto tutto con foto! Nel frattempo … non sapete cosa vi perdete a non essere associati alla Fiab …

Good bike everybody!

P.S.: … ma rientriamo a Trento in tempo per andare a votare sul referendum “trivelle”, of course!

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TRIVELLE 1

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Aprile, 2016 @ 5:27 am

Detto altrimenti: si o no?           (post 2343)

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L’Italia, e parliamone “del paese là ove ‘l sì suona”! Così scriveva Dante Alighieri … ma era all’Inferno! Ora … non che noi si sia all’inferno, ma un poco “infernale” appare il fatto che se non vuoi le trivelle devi votare sì e che se le vuoi devi votare no. Mi ricorda quel tale che – decenni fa – invitava le vecchiette a votare Madonna Santissima Immacolata, MSI!

Trivelle … qui in Trentino a chi chiede “Come va?” e lo dice in dialetto “Com’ela?” se l’interpellato è un po’ avanti con gli anni talvolta lo senti rispondere “Eh, caro, ormai l’è pù grand ‘l bus de la trivela” … Ma veniamo alle trivelle, quelle vere. Ieri sera un partito politico – l’UPT, unico fra tanti – ha organizzato una conferenza sulle ragioni del sì e quelle del no. Al riguardo osservo:

  • thEY2KL6FTbene averne discusso;
  • benissimo per i moltissimi giovani in sala;
  • malissimo che qualcuno abbia invitato a non andare a votare al referendum;
  • il problema è soprattutto politico, indice di una svolta;
  • le condizioni alle quali le concessioni su “tratte di mare, anche per più trivelle” sono accordate alle compagnie petrolifere, sono un regalo rispetto ai “prezzi” praticati dalla Croazia. In particolare su grandi quantità di gas e olio estratto è applicata una franchigia per cui le compagnie rallentano la produzione per non pagare l’affitto allo Stato;
  • rallentare l’estrazione esige il prolungamento della concessione (ecco la legge che il referendum vuole abrogare);
  • impianti vecchi che durano ancora a lungo richiederebbero elevate manutenzioni che spesso le compagnie non fanno nella misura prudenzialmente dovuta;
  • il numero di lavoratori che perderebbero il lavoro in caso di disastro ambientale è molto superiore ai lavoratori che fra dieci e venti anni si dovrebbero riconvertire in caso di mancata proroga sine die delle concessioni;
  • la quantità di gas e olio estratta è irrilevante ai fini delle necessità del paese (a parte che l’estratto poi viene venduto all’estero).
  • Le ragioni del no? Sono state di “portata globale”: “Se non corriamo qui il rischio di inquinamento, lo si corre altrove sulla terra o con le petroliere che trasportano il petrolio. E allora, tanto vale …”

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Una mia domanda non formulata: “Ma se si estrae gas e olio vicino alla costa, non si corre in rischio che la costa collassi “per sostegno manco” come descriveva Dante Alighieri circa la causa delle “ruine” di sassi vicino a Rovereto, alludendo alle frane causate dal ritiro dei ghiacciai, ghiacciai che con la loro presenza avrebbero sostenuto i fianchi della valle?

A questo punto sono chiare due cose: che io sono un appassionato dantista e che voterò “sì”, se non altro perchè avere stabilito una franchigia elevata che induce le compagnie petrolifere ad estrarre più lentamente ed ora prorogare sine die la concessione è un combinato disposto (furbesco all’italiana!) che offende la mia tasca di cittadino e soprattutto la mia intelligenza di Persona.

P.S.: sui rischi e sui danni delle estrazioni marine leggete il libro “Il quinto giorno” di Frank Schaetzing (Ed. TEA).

E’ stato detto: “Votare non è un dovere”. OK, non è un dovere la cui violazione sia sanzionata dalla legge, ma votare è un diritto garantito dalla legge ed allo stesso tempo è  un dovere civile e morale.

E’ stato detto: “La chiusura anticipata delle trivellazioni …”. Ma quà chiusura anticipata? E’ la chiusura alla scadenza contrattuale. Al contrario, si parla di prorogare sine die (con il NO) /o di non prorogare (con il SI)  tali scadenze.

Le parole .. le parole sono pietre, scriveva Don lorenzo Milani. Lo conoscete? Si? Bravi! No? Leggetelo.

E’ stato detto: “Questo referendum è una bufala”. Ma se è espressione legittima di organi delle regioni previsti dalla nostra struttura democratica!  Fatemi capire … Eppoi, cui prodest? Cui bono? Direbbe quel tale avvocato Cicerone … a chi giova? Chi ne trae utili?

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U FIGGHIU D’U CURTU

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Aprile, 2016 @ 5:33 am

Detto altrimenti: Salvo Rijna, il figlio di Salvatore u curtu o la belva. U curtu per via della statura; la belva per come uccideva i suoi nemici.                                       (post 2342)

Salvo, il Rijna nico (nico = piccolo, giovane),  in TV due volte: da Vespa ed analizzato da Roberto Saviano nella trasmissione di Fabio Fazio. Saviano ci ha spiegato:

th7SLGYHG5“Da parte del figlio del capo dei capi, il mandante dell’assassinio del generale Dalla Chiesa e mandante ed esecutore di un altro centinaio di omicidi, tutto abbiamo sentito tranne che la condanna della mafia. Oggi di tutto si parla tranne che della mafia e della lotta contro di essa. La mafia ha percepito questo “spazio vuoto” si fa avanti con sue iniziative. L’intervista a Salvo Rijna contiene forti messaggi alla magistratura e alla nuova mafia. Eccoli:

Alla domanda “Cosa pensa di suo padre” risponde “Dovete chiederlo a lui” (idem il figlio di Bernardo Provenzano). Ciò significa che lui non giudica il padre perché non ne ha preso il posto. Il capo è ancora u curtu.

Alla domanda “Come giudichi i tuoi genitori”, risponde “Bene, mi hanno allevato bene, con sani principi”. Ciò significa che il mafioso giudica una persona per il bene che ne ha ricevuto personalmente: non importa se quella persona poi in altra sede ha ucciso 100 persone.

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thDT0NZS7MAlla domanda “Cos’è la mafia” risponde “Io non conosco la mafia e poi perché etichettare una delinquenza?” Il che significa che loro due si vogliono dissociare dalla mafia. Dissociazione, istituto tipico del terrorismo, significa “io mi distacco da quel gruppo ma non faccio la spia, non divento un collaboratore”. Questo per sperare di avere l’abolizione del 42 bis (carcere duro).

Salvo afferma di non conoscere la mafia, ma quando Vespa lo conduce a parlare dei pentiti collaboratori di giustizia, Salvo mostra di conoscerli benissimo, nome e cognome e afferma che “Non è giusto che a loro sia abbonato il carcere come premio della loro delazione”. Il che significa che lui la mafia la conosce e come, e che spera che ove non siano esentati dal carcere il loro numero diminuisca.

Messaggio di Salvo alla nuova mafia: “Voi siete diversi da noi. Noi oggi paghiamo per le vostre azioni ma noi ci dissociamo da voi, noi siamo diversi, mi padre viveva in modo semplice, senza sfarzo, tutto il contrario di come vivete voi.”

Ecco, credo che tutti noi, magistratura in testa, dobbiamo ringraziare Roberto Saviano.

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FIAB FEDERAZIONE ITALIANA AMICI DELLA BICICLETTA – TRENTO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Aprile, 2016 @ 8:43 am

Detto altrimenti: Fiab è cultura, civiltà, convivenza. Iscrivetevi!                   (post 2341)

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Amici non (ancora) iscritti alla FIAB, vi allego i link per i depliant di due nostre uscite a pedali. Che ne dite? Vale o no la pena di iscriversi? Se poi andate sul nostro sito (indicato nei depliant) vedrete il nostro programma annuale.

Foglio notizie bici+terme

Resistere Pedalare Resistere 25 apr

JOINT US, UNITEVI A NOI!

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L’HAYDN A RIVA DEL GARDA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Aprile, 2016 @ 9:38 pm

Detto altrimenti, quattro solisti ospiti dell’ Associazione Amici della Musica, ovvero note e commenti di un blogger non critico musicale-non musicologo-semplice musicofilo. (post 2340)

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                       Franco Ballardini

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Poche sere e pochi post fa, 4 aprile: musica di Bach presso la nostra Accademia delle Muse a Trento (cfr. ivi); indi il 7 aprile, ho inneggiato all’ Orchestra Regionale Haydn, esibitasi a Trento il 6 aprile in un concerto d’eccezione (cfr. ivi). Questo pomeriggio 9 aprile, a Riva del Garda, quattro suoi solisti ci hanno regalato ulteriori emozioni. Già quattro … e fanno sei, sei amici Infatti io ero solito ricordare che nell’Haydn avevo due amici, il violinista Renzo Michelini e la viola Maura Bruschetti. Da questa sera posso dire (l’ho chiesto loro: sono d’accordo!) di annoverare come tali anche Francesca Sgobba e Stefano Ferrario (violini); Gabriele Marangoni (viola) e Alejandro Biancotti (violoncello). Grazie quindi, amici! Inoltre una ulteriore graditissima sorpresa: la Presidente dell’Orchestra, Professoressa Chiara Zanoni, scesa da Trento per assistere al concerto! E già qui il pomeriggio  prometteva più che bene …

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             Ferrario, Sgobba, Marangoni, Biancotti

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Il programma di sala, preceduto da una esposizione del Presidente della locale Associazione ospite, Professor Franco Ballardini: W. A. Mozart (1756-1791), Divertimento in re maggiore K 136 – Fritz Kreisler (1875-1962), Liebesfreud, Liebesleid, Schoen Rosmarin – Samuel Barber (1910-1981), Adagio per archi, op. 11. Dopo l’intevallo, un inedito (per me!) di G. Verdi (1813-1901), Quartetto per arci in mi minore. Il bis, dal Divertimento in si bemolle di Mozart,  “Allegro diurno”.

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                Con i  Presidenti Zanoni e Ballardini

Ottima la scelta dei brani. Infatti Kreisler non sembra affatto separato da Mozart da un secolo, ma solo da pochi anni! Più arduo per me valutare Barber. Di Verdi, che dire … il quartetto per archi ha una struttura settecentesca, della quale Verdi ha dovuto tener conto anche se ogni tanto gli “scappava” qualche impeto di gioventù (musicale sua): infatti si tratta di una scrittura eseguita da un Verdi “pensionato”, quasi a riposo dopo la composizione dell’Aida. Se non mi fosse stato detto che si trattava di una sua scrittura io mai l’avrei riconosciuto. Da notare infine che i brani, magistralmente eseguiti, hanno consentito centralità ad ognuno dei tre strumenti “in campo”, il che ha arricchito l’esecuzione con grande soddisfazione dell’uditorio (e di ciascun musicista).

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Di Mozart, che dire? E’ già stato detto tutto il possibile … forse mi posso azzardare a dire che il brano in questione è un  secondo “capriccio italiano”, questa volta austriaco e non più russo! Kreisler, connanzionale di Mozart, naturalizzato USA e vissuto anche a Parigi, non smentisce l’origine viennese nei suoi “quasi valzer” con l’aggiunta di una leggerezza tipica della Padam (crasi fra “Paris” e “Madame” con la quale oggi i parigini amorevolmente chiamano la loro città). Dice …  e di Verdi, del nostro Verdi … che altro ci dici? Cosa altro riesco a dire? Nulla, infatti spero che dicano qualcosa i miei assai più qualificati lettori in un loro apprezzatissimo commento.

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Applausi da standing della ovation. Unico neo: la sala non è sbarrierata per consentire l’accesso ai portatori di handicap non deambulanti anche al di fuori degli orari di apertura del Conservatorio.

Prossimi concerti dell’Associazione Amici della Musica, stessa ora e luogo (Sala del Conservatorio di Riva del Garda, 17,30, salvo diversamente indicato:

Sabato 7 maggio 2016  duo Mauro Tonolli chitarra e Alessandro Bianchini vibrafono, musiche di Piazzolla e altri.

Lunedì 30 maggio, ore 20.45, Arco, Chiesa Collegiata con il Südtiroler Vokalensemble e i fiati dell’Orchestra Haydn, direttore Giampaolo Pretto – Festival regionale di musica sacra, musiche di Brahms e Bruckner.

Domenica 10 luglio, ore 20.45, Riva del Garda, Auditorium del Conservatorio, Recital pianistico di Evgenij Brakhman, vincitore del Concorso internazionale Città di Verona, Musiche di Schubert, Schumann, Skrjabin, Debussy, Liszt.

Domenica 31 luglio, ore 21.00, Bolognano (Arco), Chiesa dell’Addolorata, con il Gruppo Concerti Bolognano, Trio Nadia Bortolamedi clarinetto, Roberto Pangrazzi marimba, Stefano Rattini organo.

Domenica 7 agosto, ore 21.00, Bolognano (Arco), Chiesa dell’Addolorata, con il Gruppo Concerti Bolognano, Duo Roberto Trainini violoncello e Gabriele Pezone organo.

Venerdì 12 agosto, ore 21.00, Bolognano (Arco), Chiesa dell’Addolorata, con il Gruppo Concerti Bolognano, Duo Ivano Ascari tromba e Leonardo Carrieri.

Sabato 10 settembre, ore 20.45, Riva del Garda, Auditorium del Conservatorio, Recital pianistico di Mladen Dabizljevic, vincitore del Concorso Roberto Melini, Musiche di Bach, Mozart, Chopin, Skrjabin.

Venerdì 14 ottobre, ore 20.30, Arco, Palazzo Panni, con il Circolo culturale La Palma e il Comune di Arco – Assessorato alla cultura, Omaggio a Garcia Lorca.

Sabato 12 novembre, ore 17.30, Riva del Garda, Auditorium del Conservatorio, Concerto dedicato ai migliori diplomati del Conservatorio.

Giovedì 8 dicembre, ore 18.00, Arco, Chiesa Collegiata, con la Camerata musicale Città di Arco, direttore Giorgio Ulivieri, concerto sinfonico.

L’iscrizione annuale all’Associazione Amici della Musica costa solo €30,00 e dà diritto al libero ingresso di tutti i concerti e ad uno sconto per i concerti Haydn nel proprio calendario, ma soprattutto sostiene l’attività di un gruppo di volontari che si prodigano per diffondere una delle più nobili Arti che la mente e l’animo umano sappia produrre: la Musica.

F.to: il vostro blogger, tesoriere dell’Associazione Amici della Musica

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TORTURA!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Aprile, 2016 @ 12:55 pm

Detto altrimenti: purtroppo!                                   (post 2339)

 

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La tragedia Regeni … già, perché di tragedia si tratta, non di “vile assassinio” perché non esistono assassinii vili ed altri meno, ha richiamato l’attenzione di molti – me compreso – sulla pratica della tortura, purtroppo  da sempre presente nella storia dei secoli. Gli  imperatori romani bruciavano vivi i cristiani, l’Inquisizione coloro che essa dichiarava eretici. Il Manzoni (come scrittore non come poeta, altra mia passione insieme a Dante), nella sua “Storia della Colonna Infame” (in appendice ai Promessi Sposi), condanna la tortura praticata dai giudici del ‘600 per far confessare i presunti untori, accusati di essere i diffusori della peste, anche perchè i giudici volevano comunque trovare capri espiatori, colpevoli o non che fossero.

La tortura invece è (ovviamente) da condannare senza se e senza ma, talchè Papa Giovanni Paolo II chiese scusa per quanto operato anche dalla Chiesa nel “settore”. Ma. Ma cosa? Ma c’è un “ma”. Infatti la “Commissione Teologica Internazionale” presieduta dall’allora cardinale Ratzinger, affermò che la Chiesa avrebbe dovuto scusarsi e chiedere perdono solo se all’epoca dei fatti il suo operato (i roghi e le torture) non fosse stato giustificato dal comune senso del sentire di allora, ovvero se tale operato non fosse stato giudicato accettabile relativamente (“relativamente”!) al comune sentire di allora. Solo che poi lo stesso Ratzinger, diventato Papa, contraddistinse il suo mandato dalla crociata contro il relativismo. Il relativismo degli altri, devo intendere, non certo il proprio. E se mi sbaglio, mi corrigerete!

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