Ricordo di Bruno Kessler

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Ottobre, 2016 @ 10:53 am

TRENTENNALE. Ripresa del 2 gennaio 2017 del post pubblicato il 26 ottobre 2016: eccoci al trentennale del salvataggio delle spa impiantistiche trentine del Passo del Tonale. Per capire la valenza anche attuale del problema, occorre leggere i post “Intraprendenza Tonale”.. “Isa”, “La mia Isa”, “Bruno Kessler”. Il problema Tonale si può oggi riproporre in termini di scarsità di neve e/o di forte intraprendenza delle società impiantistiche bresciane … aspetti che mi ripropongo di sottolineare in occasione della celebrazione del trentennale che si terrà quest’anno.

Detto altrimenti: Kessler per la sua valle     (post 2498)

download1987-2017: l’anno prossimo ricorre il trentennale della costituzione della Carosello Tonale SpA, la società fondata dall’ISA per ristrutturare e rilanciare le due vecchie sue società impiantistiche del Passo del Tonale di sua proprietà. Già, perchè Bruno Kessler e l’ISA erano anche questo: attenzione al territorio, alla sua economia, alla sua gente. E il Tonale stava vivendo un momento di crisi: sia per la non economicità degli impianti sul ghiacciaio, sacrificati dalla limitata portata della funivia di arroccamento di proprietà di terzi; sia per il rischio di chiusura dello stesso a causa delle valanghe. Tutto questo influiva pesantemente sui costi di esercizio minacciando l’arresto degli impianti e il fallimento dell’economia del Passo. Una tragedia.

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Giuseppe Panizza sulle piste del Bleis

Ero direttore della Capogruppo Finanziaria ISA e Presidente di quelle società impiantistiche. Su mia proposta  e con mia azione diretta (ero formalmente delegato a ciò)  l’Isa del Kessler intervenne con una profonda ristrutturazione (attraverso la creazione della Carosello Tonale, appunto, della quale fra l’altro mi inventai anche il nome), liberando quelle gestioni di buona parte dei debiti e consentendo il passaggio dei cespiti  (e quindi della sola parte residua  dei debiti) ad una nuova compagine sociale  (Carosello Tonale SpA)  a gestione locale, organizzata dall’allora Sindaco di Vermiglio Flavio Mosconi e dall’amico albergatore, maestro di sci, formatore interazionale di campioni sciistici e consulente internazionale di stazioni sciistiche, Giuseppe Panizza, tutto ciò senza alcun sacrifico – anzi con beneficio – dei conti dell’Isa grazie ai benefici fiscali che la legge (Visentini) del tempo prevedeva e che altrimenti sarebbero scaduti a vuoto (recuperi fiscali di perdite che furono utilizzati a fronte degli utili emergenti da cessioni di altre aziende da parte della capogruppo ISA, fra i quali la Commissionaria di borsa Mercati Finanziari spa di Milano alla Akros di Roveraro e quota del 15% della Banca di Trento e Bolzano alla Hypobank di Monaco).

 

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Dai 3000 metri in giù … a Temù (1000 metri)

Se oggi io fossi ancora direttore dell’Isa e se avessi ancora il mio Presidente Kessler, gli direi: “Presidente, ora che abbiamo realizzato il nuovo tratto di funivia che sale fino a 3000 metri, forse possiamo avere una carta in più per chiedere e ottenere la fusione di tutte le società impiantistiche del Tonale. Fusione indispensabile per realizzare fortissime economie sul lato della pianificazione ed esecuzione degli investimenti e della gestione.

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Qui a destra la nuova funivia che sale a 3000 m, ai piedi dei 3068 m della Cima Presena

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I miei sci si sono scattati un selfie!

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Scollinando ai 3000 metri

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In Aprile, a Temù si arriva in sci o in bici!

Altrimenti rischiamo, in un possibile imminente futuro, di trovarci in posizione di inferiorità rispetto alle altre stazioni invernali e anche di debolezza di fronte agli stessi amici bresciani confinanti, proprietari degli altri impianti dal Passo fino ai 1000 metri di Temù, i quali hanno inserito nella loro società impiantistiche ben tre centrali idroelettriche, il che le rende molto economiche e liquide, al punto che tendono a diventare gli interlocutori forti del Passo, potendo, fra l’altro realizzare impianti nuovi che farebbero concorrenza ai nostri sul versante sud del Passo.

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Io sono sicuro che il Kessler avrebbe agito subito, con un preciso “tiro al volo”, da cacciatore esperto qual era.

P.S.: per saperne di più, cliccate “intraprendenza Tonale”, “intraprendenza Tonale due”, “Bruno Kessler”,  “Isa”  “La  mia Isa”.

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UCCISO UN MARITO, UN PADRE DI FAMIGLIA, UN MEDICO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Ottobre, 2016 @ 7:30 am

Detto altrimenti: questo è un “postaltrui”, ovvero un post scritto da una persona diversa dal vostro solito blogger   (post 2497)

Amici, hanno travolto ed ucciso una Persona (il Dr. Fabio Cappelletti). Era in bicicletta o con la bicicletta a mano. Non importa. Con o senza bicicletta, non cambia nulla. Il mio Presidente della Fiab Trento, Federazione Italiana Amici della Bicicletta, Guglielmo Duman, ha scritto questa lettera al giornale (io l’ ho trascritta e aggiunto le foto):

INIZIA

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Italia

S. Michele all’Adige, sera del 24 ottobre 2016. Un medico. Era stato il mio medico. Il dottor Cappelletti era in bicicletta oppure la stava conducendo a mano. Presumibilmente sarebbe stato investito anche se non avesse avuto con se’ la bicicletta. Un limite orario di 50 kmh molto probabilmente non rispettato da una Fiat pirata. L’investitore si è dato alla fuga. Probabilmente “omicidio stradale” con omissione di soccorso. Fino a 10 anni di carcere. Ma il carcere non restituirà l’uomo alla sua famiglia ed alla società. Per questo motivo il legislatore e l’amministratore non se la possono cavare con la repressione: occorre la prevenzione.

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Olanda

Olanda del dopoguerra. Incrementi annui del PIL oltre il 100%. Aumento enorme delle auto in circolazione. 700 bambini negli anni uccisi in incidenti stradali. La popolazione scende in piazza. La politica si sposta dalle auto alle piste ciclabili. 700 bambini? Io dico che anche una sola vittima della strada deve farci cambiare il modo di guidare. Infatti anche una sola vita umana vale più di qualsiasi altro valore. E allora facciamo prevenzione.

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Prevenzione è cultura politica, è diversa organizzazione delle forze dell’ordine che dagli uffici e dalle multe per sosta vietata devono essere spostate a sanzionare l’eccesso di velocità; la velocità e la guida pericolosa sul bagnato e di notte, soprattutto poi nei confronti di pedoni e ciclisti; il mancato rispetto della distanza di sicurezza; i sorpassi alla “formula uno” di auto e ciclisti; la circolazione nelle rotatorie.

Limiti di velocità? Provate per un giorno a rispettarli rigorosamente: bisognerebbe filmare le proteste e i solleciti a suon di clacson e di improperi da parte degli automobilisti che seguono la vostra auto! Volete fare una sola prova? Rispettate i 40kmh prescritti nelle rampe di accesso e uscita dall’autostrada. Poi ne riparliamo.

E veniamo ai ciclisti, a noi ciclisti, urbani ed extra urbani. Pare che siamo gli “immigrati della circolazione” che si vogliono infiltrare a tutti i costi fra pedoni e automobilisti. Peccato che tutta l’Europa il ciclismo (urbano e non) sia in fortissimo sviluppo: salute, turismo, economia, mobilità e qualità della vita se ne avvantaggiano. Ed allora cosa si aspetta a fare le cose seriamente?

Pedalo. Sento il rumore di un motore dietro di me. Se il numero di giri del motore diminuisce e l’auto rallenta, l’auto risulta essere straniera (più spesso svizzera, tedesca, austriaca, olandese, inglese). Se invece il motore ruggisce nervosamente e l’auto mi supera stringendomi sul bordo strada, essa è quasi sempre nostrana. Una volta ha stretto troppo e mi ha investito. Perché continuiamo a permettere tutto questo?

wp_20160925_017Bolzano ha da anni promosso il Radtag, il giorno della bicicletta. Cominciamo da qui, dal copiare gli esempi virtuosi dei nostri vicini; istituiamo regole comunali più specifiche di quelle spesso troppo generiche del Codice della Strada; mandiamo le forze dell’ordine a fare servizio in bicicletta sulle nostre piste ciclabili, urbane e non, per prevenire, istruire, reprimere. Quante altre vittime ci dovranno essere prima che si intervenga?

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Guglielmo Duman – Presidente FIAB Trento – Federazione Italiana Amici della Bicicletta

FINISCE

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TRIDENTUM

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Ottobre, 2016 @ 6:18 am

 

Detto altrimenti: nome romano? Si, certo … ma perchè?   (post 2496)

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Trento, Piazza Duomo: la statua del Nettuno con il suo bel tridente … che c’azzecca con una città di montagna? Dice … quelli i Romani si sa la facevano da padroni dove arrivavano e diffondevano la loro cultura, e “romano” deriva da “ramnus” che significa “uomo del fiume” (Tevere), sempre di acqua si tratta. Tevere … ma anche Noce, visto che oggi in Val di Non troviamo il cognome Ramus …

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Si vabbè, ma veniamo al tridente di Nettuno. Presto detto. Immaginate di arrivare con un areoplano su Trento, da sud, qualcosa come 2500 anni fa. Vedreste una valle al cui centro confluiscono tre fiumi: l’Adige, il Fersina e il Velo: un tridente d’acqua, appunto! Da qui il numero “tre” e dal tre al tridente il passo è breve. Che poi lo usasse Nettuno è un di più.

Trento e la Valle dell’Adige, terra (anche) di passaggio, che si è arricchita di molte culture. Io sono genovese e vivo a Trento da trent’anni. Il parallelo con la mia città natale è inevitabile. Anche Genova è stata crogiuolo di civiltà, basti pensare al lessico dialettale: camallo, lo scaricatore di porto (d’una volta, oggi ci sono container e gru), deriva dall’arabo kamal, portatore; mandilu, fazzoletto, dal greco mandili; carega, sedia, dal greco carekla; etc..

imagesTuttavia esiste una differenza fra le due città: Genova si muoveva con le sue navi, andava “all’estero”, vi fondava i “fondaci commerciali”, esportava ed importava culture diverse. Trento, al passaggio delle culture (armate) si chiudeva nei tanti castelli. Chi poteva. Gli altri, sui monti. Per quanto … anche Genova e la Liguria erano esposte ai “passaggi” (sbarchi) dei pirati saraceni, per cui molti paesi sono stati costruiti nascosti alla vista dal mare (hai visto mai che non vedendoci …).Poi ci sono ovviamente le eccezioni, anche nobili, manco a dirlo, ma fondamentalmente questa differenza resta. Senza merito o demerito per nessuna delle due “capitali”, perchè di due capitali si tratta: di due capitali della Storia.

La foto delle tre bandiere: i comandati liguri erano molto apprezzati, ricercati e ingaggiati dalla marineria di mezzo mondo, inglese in testa. Infatti quando i pirati vedevano issata su una nave la bandiera di un comandate ligure (croce rossa in campo bianco, bandiera di S. Giorgio protettore di Genova, da sempre bandiera di Genova) evitavano di attaccarla perché temevano di avere la peggio. E fu così che la Perfida Albione fu “trascinata” ad incorporare la “nostra” bandiera nella sua. L’avreste mai detto?

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Il declino. Quello della Repubblica Marinara fu dovuto alle lotte interne delle famiglie più potenti fra le quali spiccano i Fieschi e i Doria. E a Trento? Si può parlare di un inizio di declino? Esiste un declino? Forse si, ma non per la lotta fra famiglie ma per il rischio che una politica democratica, disinteressata, fatta dai molti per i molti, dai polloi per i polloi per dirla in lingua greca, non risesca a sconfiggere  una politica di autoconservazione delle poltrone dei soliti pochi, attenti a incastrare i tasselli in modo che io sia rieletto, tu anche, tu a Roma, io a Trento, tu in Provincia no in Regione, etc. etc.. Purchè sia. Ora poi, con il nuovo senato ci dobbiamo organizzare, a maggior ragione (penso male? Si, ma a pensar male si fa peccato ma si indovina, n.d.r.).

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Dice … ma guarda un po’ questo diavolo d’un blogger mezzosangue linguaccia toscana (di quelle maledette da Curzio Malaparte, già … uno con quel cognome   Mala-parte!), mezzo-toscano da parte del suo babbo (nato a Montalcino) dove è andato a parare! L’ha presa larga da niente, l’ha presa … vatti a fidare … uno comincia a leggere un post storico e finisce nella politica … Be’ raga, che ci volete fare? Avete letto sino a qui? Bene, grazie: era quello che mi auguravo. Ed ora, amiche e amici, riflettiamo, riflettiamo … e soprattutto: commentate questo post, gente, commentate!

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REFERENDUM E QUORUM

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Ottobre, 2016 @ 10:22 am

Detto altrimenti: non facciamoci prendere per il quorum , andiamo a votare!              (post 2495)

Per la validità del prossimo referendum, di questo referendum, non è richiesto che a votare vada un numero minimo (quorum) di elettori. Bene, anzi, benissimo! Per gli altri, se questo referendum passa, vigeranno quorum minori. Bene, anzi, benino.

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Perchè solo benino? Perché “chi tace non dice nulla” statuiva l’antico Diritto Romano. Ecco, e invece chi oggi non va a votare nei referendum “dotati” (rectius, “afflitti”) di quorum, non è vero che non dica nulla. Dice “no” ed un “no” che vale di più del “no” di chi si reca a votare “no” : e’ infatti un “no” che vale il doppio di un opposto “si”. Quindi, in questo caso, la legge NON è uguale per tutti.

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“Non vado a votare e peso di più …”

Infatti il “no” dell’assenteista innanzi tutto tende ad impedire addirittura la possibilità che vinca il si, in quanto il suo non voto contribuisce al non raggiungimento del quorum, quindi contribuisce al “no”: ed ecco il suo ingiusto doppio valore rispetto a chi si mette in tasca il suo bel certificato elettorale (dove diavolo l’avrò messo l’ultima volta? Acc … hanno spostato il mio seggio, me l’avevano scritto … me ero dimenticato .. ora vado nella nuova sede, certo che con questo tempaccio, piove a dirotto …). Non è la stessa cosa (per i sostenitori del “si”) perdere di fronte a chi ha combattuto, rispetto al perdere di fronte a chi non è nemmeno sceso in campo.

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downloadSiamo coerenti: l’esercizio del voto è il primo diritto democratico ed anche il primo dovere. E allora, cosa aspettiamo a togliere tutti i quorum? La loro abolizione stanerebbe i furbetti del quartierino residenziale “Non Voto Residence Club”. In questo auspicabile caso, chi vedesse approvata per referendum una norma che non condivide non potrebbe prendersela con nessuno. Infatti già il nostro Padre Dante Alighieri si era occupato del problema dei referendum quando nella sua Divina Commedia scriveva “chi è causa del suo mal pianga se stesso” e parlando dell’Italia,  parlava “ del bel paese là dove ‘l sì suona”. 

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Grop de folclor Cianacei, Cimbri e Rabiesi!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Ottobre, 2016 @ 1:08 pm

Detto altrimenti: … This is Trentino too!                           (post 2494)

Manifestazione raduno della Federcircoli  www.federcircoli.it

Il Trentino è anche tutto questo!  Oggi ho ballato in piazza, sotto un tendone. Mia moglie anche, ma non con me. Insieme ad altri spettatori, invitati a ballare il valzer finale della serie di balli folcloristici del Gruppo Cimbro della Valle del Leno: una ballerina per me (na zentil siora de Roveredo (na meza taliana disen qui a Trent) e un ballerino (un bel sior) per Maria Teresa. I Cimbri, la Valle del Leno, l’Altopiano di Luserna con l’Abez del Prinzep, quasi una sequoia …

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ballofolcloristico

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Dove? In Piazza Fiera, a Trento rassegna dei circoli. Ieri fra i tanti, quello dei Polacchi residenti in Trentino. Oggi ho assistito alle danze e ai canti dei ladini di Canazei (Grop de folclor Cianacei) e ho partecipato alle danze cimbre … si, vabbè … solo un valzer, ma un valzer cimbro, eccheddiamine!

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 wp_20161023_007Il Trentino, viverlo, conoscerlo … per me che ci venivo da turista cinquant’anni fa a rampegar sul Crozon di Brenta e sul Cimon de la Pala … per me che ci sono arrivato per ragioni di lavoro trent’anni fa e che ora ci vivo da V.I.P. (Vecchietto In Pensione) … ogni giorno una scoperta. Questa mattina presto leggevo l’ultimo libro di Luigi Sardi “1945-1946 dalla guerra all’Autonomia”: ci ho trovato citate e “spiegate” tante persone che purtroppo avevo “conosciuto senza conoscerle”: Edo Benedetti ed Enrico Pancheri, solo per fare due nomi importanti che avevo incontrato quando ero direttore dell’ISA del Presidente Bruno Kessler. Oggi ho un rammarico: di non avere approfondito a quel tempo la loro storia, il loro ruolo. Evvabbè … d’altra parte mi sono fatto scappare anche un incontro con l’ onorevole Berlanda di Bolzano, che era stato alunno di mia mamma. Ma recriminare non serve a nulla …

wp_20161023_010Ma veniamo ai Cimbri. Alla fine delle danze hanno dispiegato la loro bandiera e ce l’hanno spiegata: i sette comuni rappresentati, San Colombano da un lato e l’orso aggiogato all’aratro, dall’altro. Ho fatto loro una proposta: se vi accontentate di un breve post di un talian oramai mezo trentin de quei ciapà co ‘sciop, ve lo pubblico, anche se abito a Trent, su la Fersena che la ven zò dalla Mochenthal … e non abito sul Leno che peraltro sfioro ogni volta che pedalo da le bande del Pont de le Zigherane a Roveredo …

Comunque, complimenti, amici Cimbri, per le danze ma soprattutto per la conservazione della cultura locale. Un patrimonio enorme, in un mondo che la globalizzazione tende ad appiattire! A questo punto, se e quando voleste pubblicare un vostro post qui sul mio blog o accettare una mia intervista, telefonatemi 335 5487516 o scrivetemi (riccardo.lucatti@hotmail.it) che ne meten d’acordo! E alora putei, sa fente? Naturalmente, manco a dirlo, articolo e intervista sarebbero gratis, ci mancherebbe altro!

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Alla sera, altra puntata al capannone, altro valzer con una gentile signora del gruppo,  balli della Val di Rabbi, I quater sauti rabiesi,  bravissimi! Anche per voi lo stesso invito, la stessa disponibilità ad accoglierlvi sul mio blog!

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P.S.: Trentin mi? Ciapà co ‘sciop … sem  d’acordo:  a Riva dove che g’ho la me barca disen che” ‘l Ricardo l’è vegnù su co l’Ora e no sen stadi pu boni de mandarlo a so casa” … ma intant qui in Trentin g’ho la me vale, la Val Genova visto che mi ghe son nassu a Genova… anca se ‘n vacanza a polsar nevo in Val de Non che fra sparagnini ne capivem  co  n’ociada ….  perché se a Genova da putel i m’ha mparà a nodar,  lori en Val de Non son boni a   “no dar”  meio  che mi …

 

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LA FILA ALL’AUDITORIUM S. CHIARA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Ottobre, 2016 @ 2:49 pm

Detto altrimenti: “fila” all’italiana       (post 2493)

imagesTeatro. Da tempo ho acquistato una tessera per cinque spettacoli teatrali a valere sull’intera stagione teatrale del “Sociale”. Mi avevano detto: deve venire il 22 ottobre dalle 10,00 in poi per scegliere gli spettacoli e per l’assegnazione dei posti. Ore 10,00 di oggi. Mi presento. Gran folla davanti alla porta. Si deve prendere il “numerino”. Vedo gente già in possesso del magico tagliando. Ma come? Sa, hanno messo fuori, all’esterno,  la macchinetta alle 09,00. Cosa? Dico io! Nessuno me lo aveva detto al momento dell’acquisto della tessera! Comunque prendo il numero: 64!

Entro, calcolo il tempo di una operazione, ipotizzo – molto ottimisticamente – una media di 5 minuti a operazione, considerando che ci sono due sportelli aperti, mi preparo ad affrontare un’attesa di non meno di 150 minuti. Dopo un’ora un signore mi si avvicina: guardi io sono stufo me ne vado, le lascio il mio numero: 42! Evviva! Vado ad infilare il mio 64 nella fessura della macchinetta, già arrivata a 92. Un regalo per il primo che arriva.

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No … non fino a questo punto … (per quanto …)

Che dire? In dialetto si potrebbe dire una “talianada”. Un signore si “inquieta”, si fa passare al telefono il responsabile del servizio con il quale protesta per circa 20 minuti, ma tanto … a che serve? Un altro dice: io alle 09,00 ho preso il primo numero, ma era il numero 4. Come e chi ha in mano i numeri 1,2,3?

Siamo a quota 38. Arriva una signora: scusate, ho il numero 10 … ero uscita a cambiare il disco dell’auto. Non va bene. Intanto il disco orario non si cambia, e poi 90 minuti per quell’operazione? Ma via … Chiede di poter passare avanti. Molti protestano, troppo comodo … arrivare alle 09,00, prendere un numero privilegiato (basso) e poi nemmeno aspettare il proprio turno. Ma vabbè …

images-1Molte persone sono “diversamente giovani”. Nell’attesa alcune riescono a trovar posto a sedere nelle rare poltrone ma solo per poco, perchè non vi è alcun pannello ad indicare a che numero sia arrivata l’assegnazione dei biglietti e quindi dopo poco, si alzano, si avvicinano ansiose allo sportello: che numero ha lei? E lei …? Tornano alla poltrona nel frattempo … occupata da altro “giovanotto”. Un pannello no? Forse costa troppo, mi dico.

Che fare? Fare … fare passare il tempo. Una signora mi presta il suo giornale. Poi esco per un caffè, parlo con la signora del giornale: abita a Mattarello, originaria della Val di Sole. Val di Sole? Il Kessler (mio ex capo, tanti anni fa), il Tonale, la pista ciclabile etc. . Discorriamo piacevolmente. Sta per arrivare il mio turno. Sono in Zona Cesarini. Sono guardato con invidia da alcune signore schierate a semicerchio a tre metri dai due sportelli. Mi guardano … io dico loro: volete un autografo? Son qua. Ridono. Una di loro dice: lo vende il suo numero? Si, al migliore offerente! Sento un’offerta: 100 euro! Insomma, tocca a me. Ho atteso solo 165 minuti per il mio numero 42. Se avessi avuto ancora il vecchio 64 avrei dovuto preventivare altri 80 minuti.

Come rimediare il per il futuro? Un addetto mi dice: elimineremo le tessere e faremo solo gli abbonamenti. Mi viene in mente l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti: i tesorieri rubano? E allora invece di controllarli, aboliamo i finanziamenti. Semplice.

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POPULISMO OGGI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Ottobre, 2016 @ 7:32 am

Detto altrimenti: le parole sono pietre … firmato Don Milani   (post 2492)

Matteo Renzi dagli USA: “Dobbiamo sconfiggere il populismo”. Ma di cosa si sta parlando? Vediamo un po’.

Internet: Il populismo  è un atteggiamento culturale e politico che esalta in modo demagogico e velleitario il popolo, sulla base di principi e programmi generalmente ispirati al socialismo]. Il populismo può essere sia democratico e costituzionale, sia autoritario. Nella sua variante conservatrice è spesso detto populismo di destra.

Al bar: fare le cose per avere consenso, non perché sono buone, giuste, sagge, socialmente o economicamente utili.

Riflettendoci un poco

downloadDi sinistra: 18 politico, esami di gruppo, scuola facile, aumenti per tutti, … etc..

Di destra: siccome “ghe pensi mi”, reazione del gruppo di potere al potere di fronte a legittime richieste del demos (popolo): “Il demos? Il loro è solo populismo!”. Questo populismo “di destra” accusa di populismo la sinistra: infatti vuole un demos che dia solo risposte confermative. Per questi populisti è scontata la coincidenza del pensiero del leader con i desiderata del popolo. Il leader si immedesima nel popolo: “Voi percorrete una strada, la vostra strada. Vengo anch’io” (e invece la strada è la sua! N.d.r.)

imagesPopulismo e religione. Deus vult, Dio lo vuole, Got mit uns …

Populismo e partiti democraticamente organizzati? Incompatibilità totale! Piuttosto “movimenti” che si spacciamo per moti spontanei del demos ma che invece … non c‘è nulla di più rigidamente organizzato (si pensi ad un movimento recente, molto diffuso sul web … o ai leader eterni, n.d.r.).

Populismo e democrazia. Il populismo è istinto, emozione, calore: trascina anche chi non vuole essere trascinato. La democrazia è pacato confronto, freddo, se vogliamo, ma reciprocamente rispettoso.

Populismo e retorica. Il populismo è retorica; non argomenta con logica e pacatezza; alza la voce come se parlasse sempre ad quel triste balcone di Piazza Venezia; interrompe l’interlocutore; lo dileggia; sollecita ovazioni, non ragionamenti; definisce “soldatino” del capo politico avversario il cittadino che non appartiene alla propria schiera; sta seduto stravaccato mentre parla, tanto lui è superiore; vola alto così non rischia di doversi spiegare, tatno non capireste, etc.

I dissenzienti del populista di turno? Non sono semplicemente persone che la pensano diversamente da lui, bensì veri e propri “nemici del popolo”.

E per voi, care lettrici e affezionati lettori …per voi cosa è il populismo? Dite la vostra che la pubblico ben volentieri!  Buona giornata a tutte e a tutti e populismo a nessuna e a nessuno!

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“1945-1946 DALLA GUERRA ALL’AUTONOMIA” di LUIGI SARDI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Ottobre, 2016 @ 6:14 am

Detto altrimenti: dal giornalismo alla storia, per una memoria ed un futuro consapevole   (post 2491)

img_4151Splendido Palazzo Roccabruna in Trento. Due amici, Luigi Sardi già giornalista ora scrittore e quasi stoico e Giorgio Postal sei volte senatore, ora storico. Un libro, l’ultimo (per ora) di Luigi.

Il saluto di Luigi: “1945 – L’ufficiale ventiduenne trentino Edo Benedetti (che sarebbe divenuto – fra l’altro – anche sindaco di Trento), in Vaticano incontra tale Alcide De Gasperi che con l’occasione gli mostra riservatamente uno schema, un “quadro” entro il quale avrebbe potuto-dovuto essere strutturata l’Autonomia del TAA”.

Postal: la grande storia è fatta di piccoli eventi, singolarmente riportati dalla “stampa di Luigi”, autentica biblioteca-memoria. E la Storia del periodo è caratterizzata da tre caratteristiche:

  1. l’unitarietà della storia del Trentino e del Sud Tirolo;
  2. il richiamo permanente al governo nazionale;
  3. le grandi questioni internazionali quale quella del confine al Brennero.

 

Un po’ di cronologia:

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    Postal, Sardi

    1943, GB, USA, F sono per il confine a Salorno.

  • 1945, Trento: macerie, fame (il rancio distribuito dagli USA alla popolazione in Piazza Venezia); la “scoperta” del dentifricio, della Coca Cola, della gomma da masticare; le donne rapinate a mano armata dei legnetti che avevano raccolto per le loro stufe; l’ avvio della ricostruzione ma soprattutto il “tempo dell’incertezza sul futuro”.
  • 4 maggio 1945 alle ore 16,00 gli americani entrano in Trento;
  • 8 maggio 1945 a Bolzano nasce la SVP che reclama l’autodeterminazione;
  • per tutto il 1945, l’Austria chiede l’annessione del Sud Tirolo;
  • 6 giugno 1946, Churchill alla camera dei Comuni fa un discorso durissimo contro il confine al Brennero;
  • 24 giugno 1946: dopo 6 riunioni dei Ministri degli Esteri e di altre 8 dei loro vice, si stabilisce il confine al Brennero. Accadde così: il Presidente della riunione era tale Molotov (si, proprio lui, quello delle “bottiglie”!) che afferma: confine al Brennero. Sospensione della seduta, gli USA escono dall’aula. GB e F incerti. Gli USA rientrano: d’accordo, Fine. Tutto ciò – forse – perché Tito aveva le sue truppe ancora attestate sull’Isonzo …
  • 5 settembre 1946, accordo De Gasperi-Gruber a Parigi.

1945, Trento, nasce l’ ASAR, una Associazione (visto che gli Alleati non concedevano la creazione di un partito): ASAR, Associazione Studi Autonomisti Regionali. Nasce e raccoglie 110.000 iscritti! E’ trasversale ai partiti e così come rapidamente è nata, altrettanto rapidamente scompare sotto la spinta della radicalizzazione delle diverse ideologie politiche.

Aneddoti

  • 1925, il fascismo progetta ma non realizza il collegamento via fune fra l’aeroporto di Gardolo e Riva del Garda.
  • 1945: i quotidiani locali hanno (anche) il tempo da dedicare alla realizzanda funivia Trento-Bondone!
  • 1945, Italia, manca il pane. De Gasperi invia un telegramma a Fiorello La Guardia, addetto in USA agli aiuti all’estero. La Guardia dirotta verso l’Italia 60 navi Liberty e in Italia si riscopre il pane bianco, che viene stoccato a Treviso e da lì inoltrato nel Paese.

Insomma, un libro da leggere.

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L’intervento di Boato

In chiusura, il discorso cade sull’imminente referendum costituzionale. Viene invitato al tavolo dei relatori Marco Boato per esprimersi sul rapporto “referendum-Autonomia”. Egli afferma doversi considerare il testo e non il contesto. Il testo, afferma è lacunoso, impreciso, e indebolisce l’Autonomia che è garantita solo nelle norme transitorie, quale frutto di una necessaria intesa Stato-Provincie e regioni autonome, e solo fino alla revisione dello Statuto. Anticipa il proprio “no”. Per contro Postal anticipa il “si” per considerazioni politiche.

Io mi permetto una osservazione: in caso di vittoria del no, alle prossime elezioni si vorerebbe per il Parlamento con la legge attuale e per il Senato – stante la dichiarata illegittimità costituzionale– con il proporzionale puro. E sarebbe il caos. Peraltro, concordo sul fatto che questa riforma non sia stata scritta con la dovuta attenzione: tuttavia l’UE ce la chiede e “il meglio è nemico del bene”. Ma questa è un’altra storia.

Ricordo bene? De Gasperi appoggiò il primo governo Mussolini sulla base di un impegno al proporzionale puro. Poi Mussolini chiese il premio di maggioranza per chi avesse raggiunto il 30%. I Popolari si divisero. Nel 1953 fu varata la cd “Legge Truffa” che comunque prevedeva il premio (il 65% dei seggi) al raggiungimento della maggioranza dei voti. (qQi si inserisce il Mattarellum). Successivamente (2005) Berlusconi  peggiorò la situazione: al senato comanda con il 55% dei seggi chi prende più voti, senza obbligo di raggiungimento preventivo di alcun quorum. Oggi questa legge è stata dichiarata incostituzionale. Ma anche questa è un’altra storia.

Buona lettura a tutte e a tutti del libro dell’amico Luigi Sardi!

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UTOPIA E ALTRI RACCONTI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 18 Ottobre, 2016 @ 12:38 pm

Detto altrimenti: a scuola di classici nella Biblioteca di Trento     (post 2490).

E alla fine ci siamo: l’ultima decida di post prima del traguardo del 2500°! Per quell’occasione dovrò ben inventarmi qualcosa … Ma veniamo all’oggi.

Oggi in “aula” in Biblioteca Comunale di Trento  ad ascoltare la nostra Prof senza il puntino Maria Lia Guardini eravamo senza parità di genere, nel senso che io ero l’unica quota azzurra … ma vabbè, ci sono abituato … oggi, prima riunione del dopo estate. E “siccome che” Martedì 25 ottobre, alle ore 17.30 con Paolo Malvinni in Biblioteca Comunale, Sala degli Affreschi si leggeranno passi dell’opera “L’Utopia” di Thomas More (incontro con Francesco Ghia e Maria Lia Guardini, rispettivamente curatore e traduttrice dell’edizione Il Margine 2015), innanzi tutto di Utopia e di utopie si è parlato.

imagesThomas More. Ottima conoscenza del latino, amante del greco. 500 anni fa. E oggi? Oggi l’eliminazione dalla scuola di queste lingue è un atto di classismo. Infatti mentre (solo) i “ricchi” potranno sempre pagarsi una buona scuola, la gente “normale” deve ben accontentarsi … ma questa è un’altra storia.

Utopia, u-topos, non-luogo. Il primo a non crederci era proprio Thomas, ma tant’è … Nella letteratura classica ve ne sono molte. Omero, Odissea, libro VI, l’Isola dei Feaci, una sorta di pre-utopia moriana, dove tutto è bene organizzato, in contrapposizione al non- luogo del IX libro, quello dei Ciclopi, tipico esempio negativo, anche se non manca di qualche positività: la natura che produce frutti benchè non coltivata, il ciclope che parla con il suo gregge. Altra utopia, in Esiodo, ”Le opere e i giorni”, ne “Il mito delle età”. Altre ancora: Euripide (Il ciclope);  Ariostofane (Rane, Uccelli). Utopie, luoghi regolati da leggi scritte o meno ma … fino a che punto si deve obbedire alla legge? Socrate non ha dubbi: la legge che mi condanna è ingiusta ma io non mi sono attivato per cambiarla né sono andato in esilio quindi mi ci sottometto.

Non così un sindaco di Firenze (nooo … non Renzi, bensì tale Giorgio La Pira: “Cosa? Io sto assegnando le case popolari con equità ma la legge prevede altri criteri? Io assegno le case e voi andate a cambiare la legge”).

Diodoro Siculo, con il viaggio del suo Iambulo che sbarca nelle isole del sole. Dione di Prusa con “l’Eubeo”; Luciano nel proemio della “Vera historia”.

Utopia, luogo non (ancora) raggiunto, Guai, nella vita, a non avere Utopie!

Poi siamo passati a parlare di tale Sofocle, a metà fra i due tragici Eschilo ed Euripide. Il meno politico dei tre. Per Sofocle la prima legge da rispettare e difendere è quella divina. Egli sublima le difficoltà umane in una dimensione divina. Il suo Edipo re, sommatoria di miti con significati diversi, come nucleo centrale ha il parricidio e l’incesto, fenomeni tipici della religiosità matriarcale mediterranea, fino all’arrivo della cultura Indoeuropea (patriarcale, con il suo Zeus che passa il tempo a banchettare e ad unirsi carnalmente con le dee della cultura precedente, tanto per mettere in chiaro chi comanda). Molto attuale questa concezione, soprattutto in vista della legge sulla parità di genere …

Prossimo appuntamento: martedì 8 novembre 2016 ad ore 10,00: “Batracomiomachia”, la guerra fra le rane e i topi.

Buoni classici e buona utopia a tutte e a tutti!

 

 

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OLIGARCHIE E IL VOTO POPOLARE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 18 Ottobre, 2016 @ 6:38 am

Detto altrimenti: il governo di (rectius: il potere a) pochi , tanto, anche se vanno a votare …            (post 2489)

La politica fatta in luoghi non deputati, luoghi di potere effettivo che si sottraggono alla vista, oligarchie dei soliti noti-ignoti indifferenti all’andamento delle elezioni … di fatto, purtroppo, oggi si prescinde dall’elemento base della democrazia: il voto. Dice: ma chi comanda? Chi governa? Chi ha deciso cosa? Dice … tanto per citarne uno: Obama. Obama? O forse le lobbies delle fabbriche di armi? E’ tutto da vedere …

Nell’interessantissimo ed arricchente libro “La maschera democratica dell’oligarchia” (Editori Laterza) di Luciano Canfora e Gustavo Zagrebelsky, quest’ultimo  (pag. 91) scrive:

images“Le nostre oligarchie non si preoccupano del risultato elettorale, perché tanto le politiche che ne deriveranno non potranno che essere le stesse (n.d.r.: scelte tecniche di governi costretti ad essere tecnici dal condizionamento del debito pubblico, che non deve crescere al punto da scoraggiare il rinnovo delle sottoscrizioni dei nostri titoli da parte delle istituzioni finanziarie internazionali. Il resto sono dettagli, direbbe tale Einstein). Lo stesso vale per i gruppi dirigenti che rappresentano la base sulla quale si appoggia il “gioco politico”…… In una parola, l’immobilismo. Il sistema oligarchico su scala mondiale (n.d.r.: la Bayer acquista la Monsanto e nessuno dice nulla) ha come conseguenza il blocco della vita politica nei singoli paesi … Le forme della democrazia restano, ma gli effetti sulla circolazione del governo tra gruppi dirigenti e forze sociali diverse, il confronto effettivo delle idee, di programmi, la competizione reale fra questi, non li vediamo più. Se siamo disposti a considerare fattori di novità il giovanilismo, l’inesperienza, l’improvvisazione, l’arroganza, e l’ambizione, allora siamo disposti a credere a qualunque cosa”.

L’indifferenza del sistema dall’esito delle elezioni è semplicemente la negazione della democrazia. In questo senso sono solo un po’  pessimista: la democrazia attaccata dall’alto dalle oligarchie e dal basso dall’ ininfluenza del voto. Un po’ pessimista? Solo un poco, certo! Infatti credo nella possibilità di risanamento dei sistemi. Come? A livello individuale, che ogni cittadino consapevole, volenteroso, intellettualmente onesto si spenda per le sue idee. A livello di grandi obiettivi, che ci si accontenti di una riconquista progressiva della democrazia vera, attraverso il conseguimento di risultati anche parziali ma raggiungibili: il tutto e subito al punto in cui siamo non sarebbe possibile.

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(il prossimo post sarà più “leggero”, ve lo prometto!)

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