IL CAPPELLAIO MATTO (ovvero l’Unione per il Trenino)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Novembre, 2016 @ 7:33 am

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Detto altrimenti: S. Natale, una favola davanti al fuoco, per piccoli (… e per grandi!)            (post 2558)

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imagesC’era una volta un paesino sperduto in mezzo alle montagne dal quale si dipartiva una linea ferroviaria a vapore che consentiva a quegli abitanti di recarsi nelle città lontane lontane per conoscere gente, confrontarsi, scambiare esperienze, commerciare e migliorare in tal modo il proprio futuro ed anche per andare a comperare i regali di Natale per i loro bambini. Ora, dovete sapere che il governo centrale di quella regione stava pensando di eliminare quel trenino, la cui gestione era giudicata troppo costosa. Per tutelare questa loro possibilità gli abitanti si costituirono un Gruppo Autonomo, l’ UPT-Unione per il Trenino ed iniziarono a organizzare la gestione dei convogli ferroviari in modo sempre più economico e comunque secondo regole  democratiche per quanto riguardava il rispetto dell’ordine delle prenotazioni nella vendita dei biglietti.

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download-1Un bel giorno, anzi, si dovrebbe dire un brutto giorno, proprio la persona che aveva lanciato l’idea della costituzione dell’UPT, volle impadronirsi della gestione del trenino per riservare le poltrone più comode, quelle della prima classe, a se stesso e ai suoi amici, a prescindere dalle prenotazioni degli altri viaggiatori. Poiché la maggioranza degli associati gli era contro, costui si mise alla guida di un ristretto gruppo di paesani e organizzò un Cantiere il quale deviò i binari della linea ferroviaria sino a indirizzarla verso destinazioni diverse da quelle che la stragrande maggioranza dei paesani  – tutti iscritti all’UPT – aveva deciso di  raggiungere.

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Si creò in tal modo una contrapposizione fra due gruppi di paesani: quello di chi apparteneva all’UPT e quello degli operai del Cantiere. I primi erano più numerosi, ma i secondi si erano impadroniti di tutte le pale e picconi disponibili in paese ed in tal modo volevano imporre con la forza la loro decisione. Ora, dovete sapere che il Capo Cantiere sperava, con questa mossa, che gli aderenti all’UPT avrebbero abbandonato quella associazione, vista l’impossibilità di raggiungere le loro mete. E invece sapete cosa successe? Che quelle persone confermarono di rimanere fedeli al loro progetto, per combattere la violenza degli operai del cantiere.

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Il cuculo depone il suo uovo nel nido altrui e se si accorge che non è ben covato o che poi  il pulcino non è ben nutrito, arriva al volo e distrugge l’intero nido.

La questione rischiava di finire di fronte ai giudici, per cui il Capo Cantiere, che come ricorderete era lo stesso che aveva fondato l’UPT, decise di regolarizzare formalmente il suo nuovo gruppo. Cosa fece? Poiché si sapeva che i giudici avrebbero potuto fare riferimento all’UPT, smise di chiamare il suo gruppo cantiere e lo chiamò … UPT! Ovvero, mise il suo cappello da capo cantiere in capo alla stessa organizzazione originaria, benchè sostanzialmente trasformata rispetto allo spirito ed alle regole che proprio lui aveva inizialmente stabilito. In altre parole, temendo di essere accusato di avere deviato i binari del trenino con un intervento esterno all’UPT, rimettendo il suo cappello sulla stessa UPT cercava di trasformare una sua violenza portata dall’esterno in un fatto deciso all’interno della stessa organizzazione UPT.

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E fu allora che fra la gente cominciò a circolare una battuta e a chiamare quella persona con l’appellativo di “Cappellaio matto”. Cappellaio (con riferimento al cappellaio della favola “Alice nel paese delle meraviglie”) in quanto si appropriava di volta in volta del potere trasformando l’associazione secondo il modello a lui più conveniente rispetto ai suoi scopi personali, in pratica  “mettendo il proprio cappello” anche sulle iniziative di chi gli si opponeva, per sconfiggere gli oppositori dal loro stesso interno. Matto, perché quel suo operare era anomalo, senza un senso comune, bensì aveva senso solo per lui stesso e la sua ristretta cerchia di amici.

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Giorno dopo giorno, però, tutti capirono quanto il suo agire fosse mirato solo a riservare a se stesso e ai suoi amici le migliori poltrone (sui vagoni del trenino … cosa stavate pensando!?), in paese si radunò una grande folla che sottrasse le pale e i picconi a quegli operai, ripristinò la linea ferroviaria e ristabilì il rispetto delle regole democratiche nella vendita dei biglietti: in tal modo tutti – secondo l’ordine di prenotazione del biglietto – poterono andare in città ad acquistare i regali per il S. Natale dei loro bambini.

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Buon Natale a tutte le mie lettrici e a tutti i miei lettori!

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LEI E’ FAVOREVOLE O CONTRARIO …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Novembre, 2016 @ 3:41 pm

Detto altrimenti: … alla riforma costituzionale?       (post 2557).

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downloadIo sono favorevole, innanzi tutto per un motivo: la modifica che consente al premier di portare alla discussione e all’approvazione con precedenza i disegni di legge che ritiene più necessari al Paese. Infatti chi contesta questo fatto, contesta a chi governa di … voler governare! A mio avviso invece la nuova norma, potrebbe – quanto meno – essere interpretata come un atto di legittima difesa contro una prassi antidemocratica, poco seria e sabotatrice: quella  delle migliaia di emendamenti fasulli presentati solo per ritardare sine die la discussione seria.

Io voto SI ma temo che vincerà il NO per un motivo serio, ragionato, una questione di principio:  infatti tutti coloro che si vedrebbero sottrarre una poltrona o diminuito lo stipendio (e sono tanti: loro, le loro famiglie, i loro amici, le loro clientele, gli aspiranti al loro posto, etc.) voteranno tutti e voteranno NO: anche quelli che ora stanno dicendo di votare SI.

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E VOLA VOLA VOLA …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Novembre, 2016 @ 5:11 pm

Detto altrimenti: passeggiando lungo il Fersina (post 2555)

 

Quando che vado in giro a pa-asseggiarewp_20141125_007

Non so quante idiozie dovrò incontrare

Se vedo quello che-e gettano intorno

Mi chiudo in casa fermo per tutto il giorno.

 

E vola vola vola  e vola il cestinello

O come è furbo e grande quel micro cervello …

E lancia lancia lancia e lancia l’imbecille

Che dentro capa sua non fa le scintille …

 

 

wp_20141125_006Prossimo lancio suo c’è da ben sperare

Che dopo aver lanciato non stia a mollare

Sicchè nel fiume dritto come un gran sasso

Possa finirci lui co-on gran sconquasso.

 

E vola vola vola  e vola il cestinello

O come è furbo e grande quel micro cervello …

E lancia lancia lancia e lancia l’imbecille

Che dentro capa sua non fa le scintille …

.                                                   (Campo popolare di anonimo abruzzese)

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FIORI D’AUTUNNO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Novembre, 2016 @ 1:37 pm

Detto altrimenti: un post breve, per fare media con il precedente ….. (post 2555).

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Fiori d’autunno. Ha smesso di piovere, alluvioni in Italia, qui no. Si prevedono giornate di sereno e freddo … così i cannoni potranno sparare. I cannoni da neve, per fortuna, qui da noi … solo quelli!

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Fiori d’autunno. Nel frattempo le piccole api ancora insistono a succhiare la vita … Ecco … due foto con il telefonino, per rilassare le mie lettrici, i miei lettori e … me stesso!

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Buona domenica!

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UNA GIORNATA PARTICOLARE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Novembre, 2016 @ 7:22 am

Detto altrimenti: … anzi due!                                (post 2554)

No, amici, non si tratta del bellissimo film di Ettore Scola (1977) con la Loren e Mastroianni, no. Ma di due giorni vissuti qui a Trento, venerdì e sabato appena trascorsi …

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Venerdì eravamo in America, nell’Hotel America, ospiti della proprietaria Maria Teresa Lanzingher, insieme a Roberto Sani e Donatella Conzatti:  una conferenza stampa di amici che hanno riaffermato la propria dignità e autonomia di pensiero di fronte al tentativo di soffocare due valori fondamentali del nostro vivere civile: la Democrazia e l’Autonomia, appunto. Ieri poi, sabato … non vi dico! Anzi si, vi … scriverò qui sotto! Trento è una città viva … dire che respira sarebbe sminuente! Infatti, più che respirare, “si ossigena a pieni polmoni” come un sub che si prepari ad una immersione in apnea. Il respiro? Lo toglie a te se hai la pretesa di volerla seguire in tutte le sue tantissime manifestazioni, in tutti i momenti di socializzazione e culturali! Ma veniamo al dunque di ieri. (A fianco: contro la violenza non solo fisica, ma anche psicologica e “politica”).

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wp_20161126_004Ieri, sabato, sempre in America (v. sopra), una conferenza sul Si/No del prossimo referendum, tutta di Donne (Donna, dal latino Domina, padrona di se stessa!) nel corso della quale si è contrapposto il “fatto” di un tentativo di aggiornamento  della Carta Costituzionale, alle “parole” di chi dice no, dite no che poi noi faremo meglio. Parole contro fatti. Ma poi, quasi automaticamente, si è trattato anche del problema della proposta di legge provinciale ( a firma Lucia Maestri) sulla parità di genere, in attuazione di quanto previsto dalla nostra Costituzione, per far sì che la nostra Terra non sia ultima in Italia a raggiungere questo risultato di civiltà. Come rischia di accadere “grazie” ai quasi 5000 emendamenti proposti dalla maggioranza maschilista!

La bellezza della riunione? Che le conferenziere appartenevano ad una gamma variegata di schieramenti politici, il che ha un significato molto profondo rispetto a  tutti coloro che “fanno politica” solo strumentalmente a vantaggio della loro posizione personale (si legga: “mantenimento della –“ ) e non per affermare qualcosa di buono “a prescindere”. E poi, a dimostrazione che questo risultato (dell’agire sulla base del raggiungimento di un obiettivo condiviso) meglio si raggiunge dalla politica al femminile, meno astiosa, puntigliosa, autoreferenziale e aggressiva della politica al maschile.

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Dice … ma tu, caro il mio blogger …tu non ti rilassi mai? Certo raga! Infatti, subito dopo, eccomi al bellissimo concerto organizzato dalla Associazione Ars Modi (Presidente il pianista compositore Edoardo Bruni), concerto della arpista Flora Vedovelli che ha eseguito musiche di M. Tournier, A. Roussel, G. Faurè, C. Salzedo, V., Palermo, A. Caplet e dello stesso E. Bruni. Edoardo, un amico, ci ha spiegato la sua tecnica compositiva e la tecnologia dello strumento. Il tutto seguito da una esecuzione magistrale in un ambiente magico, la sala affrescata della SOSAT di Trento.

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Ok, direte, giornata finita? Quando mai! A cena, direte voi … Quando mai! Via, di corsa in quel di Sardagna, un quarto d’ora di strada in arrampicata libera sui tornati che salgono al monte Bondone: nella Chiesa Parrocchiale, ad assistere al recital “1914 Degasperi e il Papa” (Benedetto XV°, n.d.r.), uno spettacolo di e con Luigi Sardi, voce narrante (anche di) Antonia Dalpiaz, accompagnamento musicale (chitarra e fisarmonica a bocca) e canto: Piergiorgio Lunelli.

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La chiesa, piena di gente. Il testo di Luigi (altro caro amico) … Luigi, chi era costui? Anzi chi è, perchè classe 1939 gode di ottima salute! Luigi è stato giornalista, oggi è un ex giornalista, un documentarista (nel senso che rende pubblica la sua ampia documentazione raccolta in 50 anni di lavoro), uno scrittore sulla vita e storia locale, un prezioso testimone del passato a vantaggio di un futuro possibilmente migliore. Grazie Luigi!

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img_4197Antonia, altra persona amica, Donna (v. prima) di cultura, di interessi a pratica artistica, poetessa, attrice e regista teatrale. Una coppia formidabile. La musica poi … il canto di Piergiorgio Lunelli … quelle canzoni “di guerra” che hanno accompagnato l’esposizione della “Tragedia ’15 – ‘18” … gli ho chiesto di mandarmi l’elenco completo delle sua esecuzioni … ma intanto vi segnalo quelle che ricordo: “Stelutis Alpinis” nella edizione in lingua italiana di Francesco De Gregori arricchita da due strofe nell’originale lingua furlana (friulana); “Siam prigionieri di guerra”, in Siberia; “Stille Nacht” come fu cantata dai soldati tedeschi durante l’armistizio spontaneo del Natale 1914 sul fronte occidentale, insieme ai fratelli inglesi, con i quali poi intonarono l’Adeste Fideles …; “Ta pum”, e molte altre.

imagesL’azione di Alcide Degasperi, la cui famiglia era originaria proprio del paese di Sardagna, di quel giornalista trentino cioè “austriaco”, di quell’ “odiato cancelliere ti prenderemo a calci nel sedere” che ebbe l’idea, l’ardire il successo di riuscire a farsi ricevere dal Papa per sollecitare il suo invito alle potenze in conflitto a che decidessero la Tregua di Natale prodroma alla Pace del Natale, ovvero alla fine della strage. Una strage degli innocenti da fare impallidire quella del “povero” Erode! Infatti nella guerra del ’15 – ’18 , come in tutte le guerre di ieri e di oggi – si sono uccisi milioni di innocenti! Quella guerra finì, ce ne siamo concessi una seconda, e poi altre a decine: oggi una “terza guerra mondiale a scacchiera”  o a rate se preferite, nella quale si utilizzano le seguenti armi: la fame; le malattie; la schiavitù; il colonialismo economico; la sproporzionata  disuguaglianza sociale ed economica a livello planetario; l’egoismo della nazioni ricche; lo sfruttamento del lavoro altrui; la pazzia di novelli Hitler; i nazionalismi; la distruzione della natura; etc.   Ah, dimenticavo: anche le armi “tradizionali”: armi da fuoco e da taglio. Vabbè, si … ma quelle le armi tradizionali, si sa, ci sono sempre state …

E per finire, sul mormorio del Piave … “non passa lo straniero” … Ma … lo straniero erano molti dei nostri nonni! Fratelli  diventati nemici … per ordine di chi?

img_4201Subito dopo, tutti nella sala di lettura per un rinfresco (che per me era la cena! Alle 22,30 … ma quanto panettone mangia quello li?). Mia moglie Maria Teresa – insegnante in pensione – parla con un vicino: Sardagna … 25 anni fa a Trento avevo un’alunna di Sardagna, una bellissima bambina bionda che quando nevicava arrivava con dei bei stivali bianchi, Eleonora …” “Si – dice l’altro – ecco quelli sono i suoi genitori!”. Un  abbraccio, la mamma di Eleonora si ricorda di quella prof … ora quella bimba ha 35 anni ed è madre di due bimbetti … Insomma: una commozione dopo l’altra!

Ecco, fine di una giornata particolare anzi di due Mentre fuori la “gente di fuori”, tanta,  affolla già la nostra bella città ed il suo Mercatino di Natale.

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ALLORA IO ERO … TU ERI ….

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Novembre, 2016 @ 5:22 am

Detto altrimenti: giochi d’infanzia e … di oggi!    (post 2553)

Io sono del 1944. Coetanei, ricordate i giochi da ragazzini? Molto da “dopoguerra”, molto da indiani cattivi e cow boy buoni: nei “cinema” parrocchiali sciabolate di “arrivano i nostri” ai cattivi indiani e sciabolate (tagli) ai baci fra innamorati. Morale del dopoguerra.

downloadI giocattoli. Si dividevano orizzontalmente e verticalmente. In orizzontale, giocattoli da guerra e tutti gli altri. In verticale, quelli fabbricati in Germania made in USA Zona Germany (ad iniziare dai trenini elettrici) e tutti gli altri.

Giocattoli da guerra: in miniatura (soldatini, cannoncini, carrarmati, etc,); a dimensione “reale”, ovvero armi individuali: pistole, fucili soprattutto. E noi si giocava, soprattutto agli … indiani e cow boy. Ma serviva un capo, innanzi tutto quello dei cow boy. In genere si autonominava tale il bambino più ricco, quello che aveva armi in abbondanza per per sé e da armare il nostro piccolo esercito: “Io ero il capo della banda, tu il sottocapo, lui la guida …” E se un altro si permetteva di dire che no,  che tutti volevano un altro capo, allora lui diceva che si, va bene, ma allora io ero il capo di tutte le bande di tutta la prateria.

Ecco, quando si perde in un ambito, si va “oltre”, ci si pone in un ambito visuale più grande, si vola più in alto, come se la sconfitta al livello inferiore potesse funzionare da spinta per (auto) collocarsi in un livello superiore.

Anche in politica, oggi.

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LAICITA’ (e democrazia, n.d.r.), GRAZIE A DIO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Novembre, 2016 @ 4:20 pm

Detto altrimenti: ma se lo ha detto anche Papa Francesco … (post 2552)

imagesCosa ha detto? Che anche lui ha dubbi, che anche lui è alla ricerca continua della Fede. Ecco, accosto questo atteggiamento al concetto di laicità, intesa non nel senso superficialmente, comunemente (ed erroneamente) inteso di “non religioso”, ma nel senso di “pluralismo”. Infatti ognuno non crede, crede o ricerca la fede“ a modo suo”. Dice … ma la religione è questa: prendere o lasciare. La religione a scatola chiusa? Potrei anche concordare. Ma la fede è cosa diversa dalla religione: è la ricerca del Tutto da parte di ognuno; non la ricerca da parte di uno per tutti. Ecco la differenza.

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Ho copiato il titolo del mio post da quello di un libro di Stefano Levi Della Torre (2012, Giulio Einaudi Ed., Torino). Una riflessione dell’autore è la seguente: “la religione genera laicità, perché apre la strada ad una ricerca senza fine … in ogni risultato raggiunto non vede un punto fermo ma l’apertura ad altre possibilità” … laico è chi pensa che sia impossibile per l’essere umano afferrare le verità ultime … la laicità non deriva tanto dalla negazione della teologia, bensì dalla teologia della negazione, secondo la quale del trascendente si può dire ciò che non è, non ciò che è”. Ed è subito “ricerca”.

L’essere umano socializza: un tempo nelle grotte e via via sino alle molteplici aggregazioni odierne. Ma per aggregarsi “orizzontalmente” gli uomini hanno avuto (ed hanno) bisogno di un perno verticale attorno al quale ruotare: inizialmente una divinità. Ma poiché ogni religione ha voluto impossessarsi – facendone proprietà privata – del “simbolo religioso” che invece apparteneva anche a tutti i fedeli di ogni altra religione, ecco che il simbolo religione si è trasformato da fattore di unione in fattore di divisione e di guerra. Quindi gli uomini hanno pensato bene di costruire un diverso simbolo, che invece di scendere dal Cielo sulla Terra, nascesse sulla Terra: la laicità, ovvero il rispetto di ogni diversità. Ecco che la laicità è diventata componente essenziale della democrazia, la quale “ponendo al centro della scena la persona umana in quanto tale, a prescindere dalle posizioni politiche e dal credo religioso, ha costituito il quadro istituzionale meno sfavorevole alla convivenza ed alla competizione pacifica delle idee e degli interessi” (all’opposto troviamo le ideologia totalitarie – religiose o secolari- le quali, propugnando l’eliminazione del male, hanno prodotto le più grandi atrocità e nefandezze).

Tuttavia il successivo disfacimento dei simboli laici (borghesia, proletariato, comunismo, fascismo, stati costituzionali, dimensioni statali e continentali, politica democratica, internet, etc.) hanno generato “solitudine individuale” e la rinascita di una domanda di appartenenza confessionale, gerarchica e prescrittiva. Da qui una ulteriore “reazione laica” e così via. Come se ne esce? Accettando il pluralismo in ogni campo, anche in politica, ovvero con la vera democrazia intesa come potere e libertà (regolata) di ognuno. Ma l’accettazione dell’altro (rectius, delle regole dell’altro) trova un limite: nella non accettabilità (da parte di noi occidentali) del relativismo assoluto: ad esempio quello che legittima la clitoridectomia nelle donne. Come pure - altro relativismo assoluto da evitare –  il mancato rispetto delle decisioni di una maggioranza democraticamente costituita.

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Ma “eccesso di relativismo” è anche un sistema (statale) di leggi in cui la sovranità consista nel creare “eccezioni alla legge” e non la legge; non nell’emanare o applicare una legge, ma nel potere di derogarvi. In tale situazione, lo Stato di eccezione è la regola e la democrazia è relegata nei ristretti confini di ciò che non è derogato. Nel Film Schindler List il protagonista, per indurre un capo nazista a graziare un ebreo, gli dice: “Il vero potere degli imperatori romani non era quello di ordinare una esecuzione capitale, ma di impedirla, di vietarla, di concedere la grazia”.

Al che si obietta: ma democrazia è potere? Si, rispondo, potere del popolo. Quale potere? Quello di emanare (far emanare) leggi generali limitando al massimo le eccezioni, le deroghe. Ecco, questo esercizio popolare del potere è esercizio democratico del potere, cioè democrazia, cioè pluralismo equilibrato. Nel rispetto delle decisioni di una maggioranza democraticamente costituita.

The End (del post)

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SI SCIA!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Novembre, 2016 @ 3:24 pm

Detto altrimenti: tempo fa un amico mi disse …                       (post 2551)

“Riccardo, si avvicina la stagione dello sci, voglio comperarmi un paio di sci nuovi … sai … è tanto che non scio, voglio riprendere … non sono più aggiornato … quali sci mi consigli?”

Ecco, ragazzi, questo non è un post strettamente tecnico, ma di semplice orientamento. E allora ci provo. Premetto che parliamo di sci di “nuova” generazione, quelli sciancrati, in voga da 10-15 anni, e non dei vecchi sci a struttura perfettamente parallela.

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Qui ci vogliono sci (e sciatori) buoni …

Grosso modo nei negozi di sport trovate tre gamme di sci: principianti, esperti, per competizione. La differenza principale (ferme le altre) è la rigidità, un po’ come nella auto: quelle sportive presuppongono una guida sportiva la quale sollecita maggiormente le sospensioni che quindi sono più rigide. Viceversa le altre. Per lo sci è lo stesso. Quindi, se non fate gare (competizioni vere) escludete gli sci da competizione. Dice … ma allora prendo quelli da principiante? Non direi, se principiante non sei. Piuttosto rimani su un modello intermedio della gamma intermedia, visto che scierai su piste “intermedie” (in genere al massimo “rosse”; qualche “nera solo ogni tanto). Al massimo ti concedo il top di questa gamma.

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Lo so … lo so … che si vedono i miei anni: gambe più larghe, cribbio! Macchevvolete mai, ormai dovete accettarmi come scio …

Inoltre, attenzione alla lunghezza (fatti consigliare dal rivenditore) e al cosiddetto “raggio di curvatura” che poi è il raggio della curva che lo sci può effettuare e che aumenta con l’aumentare della “sciancratura” dello sci, ovvero con la curvatura impressa al profilo esterno di ogni sci. Vanno da 12 a 18 metri circa: un buon equilibrio si ottiene con 14-.15 metri: curve non troppo “tirate e strette” ne’ curve troppo larghe. Dopo di che … cosa? Mi dici che tutto sommato sei un principiante e che quindi ti conviene acquistare il modello più economico della fascia bassa? Guarda … senti a me … se vuoi scegliere in quella gamma, vai pure ma prendi il modello migliore: chi lo ha detto infatti che per un neofita bastano un paio di legnacci? E poi, con quegli sci limitati ai campetti ed alle piste blu, oltre le quali cambia attrezzo!

Infine: non basta l’attrezzo. Occorre un po’ di allenamento muscolare, un po’ di pratica, un’attenta osservazione delle condizioni della neve, dell’affollamento delle piste, della visibilità, del proprio stato fisico (stanchezza).

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Ecco i miei, ai 3000 metri del Presena …

Cosa? Mi chiedi quanto ti può durare un paio di sci? Eccomi a te: io scio molto e – dicono gli altri – anche bene. Un paio di sci li tengo molti anni, purchè – come mi sta accadendo adesso – io non ne abbia rovinato la suoletta su qualche sasso. Dopo di che i miei sci, perfetti come marca e modello, hanno ovviamente perso un poco della loro rigidità il che mi comporta due cose: una minore tenuta sui muri delle piste nere soprattutto se ghiacciati ed anche  una minore lentezza di scivolamento nei tratti poco pendenti, a causa del lieve, impercettibile “affossamento” nella neve della loro parte centrale, quella sulla quale grava il mio peso. Tutto qui. Ma io continuo a sciarci bene!

Buone sciate a tutte e a tutti!

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GESTIBILITA’ E BILANCIO DI UNA SPA o di più SpA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Novembre, 2016 @ 12:36 pm

Detto altrimenti: parliamone, in modo comprensibile anche per i non addetti   (post 2550)

Gestire bene una SpA significa soddisfare le persone che vi sono coinvolte: fornitori, azionisti, clienti, migliorare l’ambiente e la società in genere. Fino a pochi anni fa si affermava un concetto diverso: “Massimizzare l’utile”. E allora partiamo pure da qui, anche se non condivido il concetto. Dall’utile. Se un signore gestisce una SpA e produce utili, anche sempre crescenti, non è detto che la sua gestione sia da approvare. L’ho imparato quando dirigevo una SpA della Siemens. La Capogruppo tedesca non voleva buoni utili, né i migliori utili possibili, ma i migliori utili possibili corrispondenti all’intero capitale investito. Per questo noi dovevamo calcolare i cosiddetti “interessi calcolatori” (cioè risultato di un mero calcolo finanziario) e generare un utile non inferiore. Quindi io, da azionista di una SpA, non mi accontenterei di sentirmi dire dal signore amministratore della mia SpA che vi sono utili sempre crescenti.

Quando poi una SpA sia nata e radicata sul territorio per produrre lavoro, benessere, miglioramento di quel territorio, e io, anche da azionista di minoranza, dovessi invece vedere che si impegna in una serie di investimenti “a cascata” in tante altre SpA fuori zona, sia pure in tanti altri “salotti buoni” … be’ allora mi preoccuperei. Già, perché se è la prima SpA a perdere, si chiama perdita, ma se poi via via il problema si allarga sulle partecipate, a cascata, allora la necessità di coprire la perdita talvolta viene chiamata come “capitalizzazione delle consociate/controllate”, “presupposti per la ristrutturazione del debito”, “aumento di capitale per futuri progetti”. In ogni caso l’azionista di minoranza, perde la possibilità di un effettivo controllo sull’azione della sua SpA.

Grazie della pazienza che avete dimostrato  … se avete letto questo post!

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POLITICA, DEMOCRAZIA E AUTONOMIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Novembre, 2016 @ 8:47 am

Detto altrimenti: proviamo a ragionare un poco, partendo dalla cultura dell’antica Grecia                                    (post 2549)

Polloi, i “molti”. Politica, da polis, città, il luogo dei “molti”. Politica è un aggettivo sostantivato che presuppone un sostantivo: la archè, la capacità di operare per il telos, uno scopo: il Bene Comune. E fare politica democratica, del demos e per il demos (popolo), significa

  1. parlare con la gente, ascoltarla, rispettarne il voto;
  2. sintetizzare le istanze in organismi politici;
  3. affidarne infine l’esecuzione agli organi di governo.

Questo è l’unico modo di fare politica in modo democratico, quello che nasce dalla base e realizza la vera democrazia ovvero il “potere del popolo”. Non il contrario, una pseudo democrazia calata dall’alto che invece è il “potere sul popolo”.

Ma … chi sta “in alto” se non gli eletti “dal basso”? Ecco, quello che si deve evitare è una sorta di inversione termica del processo democratico di formazione della volontà politica. Questo deprecabile “procedimento inverso” infatti, oltre che a violare la sostanza, violerebbe anche il metodo della formazione autonoma del pensiero e del voto di ognuno: quindi sarebbe un agire anti democratico e anti autonomista.

Il primo segnale di questa degenerazione si ha quando taluno cercasse di impadronirsi personalmente di un simbolo politico, simbolo che invece deve appartenere a tutti coloro che vi si riconoscono e che per questa violenza da elemento di unione diverrebbe elemento di divisione.

Chi “sta in alto” (e come ho detto poc’anzi vi sta solo per esservi stato collocato da “chi sta in basso”) … chi sta in alto anche quanto a remunerazione, benefit, vitalizi, etc., spesso definisce “immaturo” l’agire di chi pretende il riconoscimento del proprio ruolo di “fonte prima di ogni mandato politico”. A costoro mi piace citare il Leopardi che distingueva fra gli immaturi, ovvero coloro che sono sulla via della maturazione, e i “barbari” (sic) ovvero coloro che a suo tempo furono maturi ma che ormai si sono definitivamente corrotti, consumati, esauriti. Infatti a mio sommesso avviso è esaurita la fase delle leadership personali individuali, delle decisioni top down: tutto un modo invecchiato di fare politica che credo fermamente debba essere sostituito dalle decisioni condivise, dal lavoro di squadra, dal mettere in comune responsabilità, potere e rischi.

Ho iniziato questa mia breve riflessione parlando dell’obiettivo Bene Comune e con il Bene Comune la termino. Secondo l’insegnamento di chi per primo ha messo a fuoco questo concetto, Don Lorenzo Guetti, un Bene è Comune in quanto costruito in comune sin dall’inizio con l’apporto personale e diretto di ognuno, e non perché trovato già confezionato da altri e semplicemente goduto in comune: questi infatti sono “solo” beni collettivi, pubblici e hanno un altro significato. Ecco, la vera Democrazia e la vera Autonomia sono a mio avviso il primo Bene Comune da realizzare. Tutti insieme, in comune, appunto! Altrimenti i “polloi”, i molti di cui parlavo all’inizio diventano solo … polli!

Fine

Dice … cheppalle questo blogger ‘sta mattina … Evvabbè, raga, ogni tanto mi scappa anche un tentativo di ragionamento un po’ più profondo, ecchessaràmmai?

 

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