LA DIFFICILE REGGIA DI CASERTA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Dicembre, 2016 @ 7:41 am

Detto altrimenti: vedete ben che gli argomenti per scrivere un post si trovano …. (post 2598)

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Oasi di bellezza salvata dal cemento, come il Parco Reale di Monza … chissà come è stato possibile, come è accaduto … mistero!

Ieri, 29 dicembre 2016, stavo cercando di realizzare una mission che si stava dimostrando quasi impossible: acquistare due biglietti per la visita alla Reggia di Caserta per la giornata del 6 gennaio 2017. Vado sul sito ufficiale della Reggia: vi si parla di tutto e di più – soprattutto di eventi superati, vecchi di un anno – tranne che del modo di acquisto on line dei biglietti. Vado sul sito Ticketone e vedo che si può procedere all’acquisto solo per visite entro il 31 dicembre. Telefono al sito Ticketone (€1,80 al minuto!): musichette varie, poi opzioni varie, infine tutti gli operatori sono momentaneamente occupati, ci dispiace per l’attesa, restate in linea per non perdere l’ordine di prenotazione … tutto ad €1,80 al minuto! Infine una vocina: “Desidera?”. Ecco, io desidero … “Spiacenti, al computer vediamo solo fino al 31 dicembre …” Ho capito, grazie.

Ritorno sul sito ufficiale della Reggia. Cerca e ricerca … ecco: fra le righe scopro un numerino di tel piccolo piccolo: 0823 448084 (si vede che le Loro Maestà non vogliono essere telefonate). Sono le 16,30: telefono: niente da fare, mi risponde una voce stanca, in un italiano con un forte accento partenopeo “il servizio è attivo dalle 09,00 alle 16,00”. Ah … mi pareva … Evvabbuo’ … richiamerò domani.

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E se ne vendessimo la gestione alla Francia?

Mi viene spontaneo il confronto con un altro mio viaggio di pochi anni fa a Parigi: la Francia on line, immediata, precisa, completa, veloce per ogni prenotazione, ogni acquisto: il Louvre, la Sacra Cappella, il battello sulla Senna, la Gare d’Orsay, etc.: tutto, facilmente e subito. Fra qualche ora telefonerò al fatale 0823 448084: spero di non sentirmi dire che 6 gennaio, Epifania, la reggia è chiusa al pubblico, anche perché nel frattempo ho prenotato e pagato l’Hotel … evvabbuò, signurì, che vvulite … tenimme famiglia pure nuie … è festa … ‘e criature … a’ Befana … i regali … e poi, chella a reggia, ve la putite pure guardà da luntane o se vvulite anche a  o cumpiutèr … che sarrà mai … e poi … chille  o re nun ce sta cchiuù … o sapite o no? E vuie ce vulite far faticà pure i iuorni ‘e festa …

Uei, ho richiamato! Non c’era il tasto n…. da calcare per acquistare i biglietti e allora mi sono fatto furbo: ho calcato il tasto della “modifica prenotazioni”: mi risponde una signorina molto pronta, cortese … no, mi dispiace, l’acquisto biglietti solo tramite Ticketone … ma non è aggiornato, replico io  … Abbiamo sollecitato, risponde. Io dico: senta signorina, io amo la vostra regione … mi dicono che  sono un napoletano mancato … ma non è possibile che oggi 30 dicembre non siano pronte le procedure di acquisto on line per il 6 gennaio … Abbiamo sollecitato, mi dice. Vabbuò, rispondo, è la differenza fra l’efficienza e l’efficacia: siete stati efficienti ma non avete ottenuto il risultato, è mancata l’efficacia. Grazie assai, signurì … siete stata gentile: la saluto con un marcato accento napoletano …

Comunque una cosa l’ho appurata: il sei gennaio sono aperti!

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SCIARE OGGI IN PAGANELLA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Dicembre, 2016 @ 4:12 pm

Detto altrimenti: un VIP racconta       (post 2597)

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Da Cima Paganella verso il Garda

VIP, Vecchietti In Pensione. Siamo un gruppetto che la mattina bonora (in dialetto trentino chi è mattiniero si chiama “bonorif”) facciamo a gara a chi arriva prima agli impianti di risalita di Andalo, ben prima che essi “aprano”. L’orario sarebbe alle 08,30, ma volete mettere … essere lì prima degli addetti, prima del personale dei vari rifugi sulle piste? Intanto posteggi l’auto a pochi metri dalla partenza; poi appoggi gli sci al pannello del cancelletto d’entrata; infine, al “Via!” uno scatto e sei sulla prima cabinovia! All’arrivo, altra corsetta (con gli sci ai piedi!)  e sali sulla prima seggiovia: insomma, da Trento: dallo “status pigiama” alla Cima Paganella, 90 minuti!

E qui comincia il bello. Le piste tirate a specchio, neve ottima, nessuno sciatore oltre noi! Volate fantastiche (l’altro giorno uno di noi ha registrato una punta max di 92 kmh!). Ma non solo velocità, bensì anche “auto lezione” di sci. Infatti ti puoi concedere che tutta l’attenzione sia rivolta al perfezionamento della tua sciata. Come segue:

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Meglio soli che male accompagnati …

Il peso: sempre centrale, per ottenere ciò, tu devi portarlo in avanti: il che si ottiene portando le mani avanti, un po’ in basso; portando un po’ di pressione dello scarpone sugli stinchi; sciando “in punta di piedi” nel senso che dentro lo scarpone il tuo piede cerca di stare “sulla propria pianta anteriore”. Infatti se il peso è centrale (lo si ottiene portando il peso avanti), lavora tutto lo sci. Altrimenti solo le sue code, e tu “derapi”, ovvero “ti slitta il posteriore”.

Le gambe: andrebbero separate ma noi veci abbiamo imparato a sciare a gambe unite ed allora … allora si compensa allargando le braccia. Tuttavia, poichè abbiamo sci “sciancrati” (i miei hanno un raggio di curvatura di 14,5 metri), se vuoi fare curve più strette e rotonde, allarghi un po’ le gambe è lo sci arrotonda, disegna e  chiude meglio la curva.

Sul ripido: se in curva prendi troppa velocità, o se semplicemente vuoi controllare meglio gli sci sul ripido, all’uscita di curva abbassare molto la mano a valle, il che porta un incurvamento a valle dell’intero corpo. Se non basta, fai lavorare anche lo sci interno, caricando il peso anche su quello.

Il corpo: flesso in avanti, armonicamente, con snodi operanti contemporaneamente alle caviglie, alle ginocchia, alla pancia, alle spalle.

La spigolatura degli sci. Se il corpo è ben centrato e la neve è buona, puoi spigolare di meno, appiattire lo sci e fili via senza sollevare sbuffi di neve: veloce e silenzioso.

I bastoncini (racchette, in dialetto “volantini”). Sciando veloci ti accorgi del vantaggio che ti danno quelle in carbonio, leggere e sottili: più agevoli nell’essere mantenute in posizione, meno resistenti all’aria (le mani sempre avanti: i bastoncini sono manovrati – movimentati con movimenti del polso).

Il ritmo: sciare canticchiando un valzer.

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“Mirco, una cioccolata calda, al volo … grazie!”

La scelta delle piste: le percorriamo tutte, in una scientifica successione che tiene conto della loro esposizione, ripidezza e grado di (limitatissimo) affollamento.

La sosta. A metà mattinata, a scelta, da Mirco Michelon alla Malga Zambana, una tazza di cioccolata calda (io); un bianco o un caffè (altri).

Quanti giorni sciamo all’anno, noi VIP? Un certo Paolo, 111. Io solo 50. Altri, a seconda dei casi.

A mezzogiorno … a casa! Infatti le piste cominciano ad essere un po’ troppo affollate per i nostri gusti di VIP viziati! E poi oltre tre ore di sci con circa 6500 metri di dislivello discesi in media, possono bastare, che poi al pomeriggio noi VIP gh’aven ben da far altri mistéri … (gh’aven … “abbiamo”, a Trento. A Rovereto invece si direbbe gh’avem).

La nostra età? Oltre i 70 a testa. Oltre di poco ma oltre.

P.S.: quando il tuo cervello ed il tuo corpo gestiscono  automaticamente tutte le variabili di cui sopra, allora puoi dire di “sapere sciare”.

POST-FAZIONE: INCONTRI IN FUNIVIA

“A me mi” (lo so che non si dice a me mi, ma a me mi piace dirlo!) … a me mi piace parlare con la gente in funivia/seggiovia. Incontri.

Un giovane con una leggera inflessione tedesca: si, i miei sono di Molveno, emigrati in Germania dove sono nato io, lavoro in Germania, sono un tecnico programmatore di torni, siamo felici …

Un  giovane papà di Tolentino, mi racconta la tragedia del terremoto: si, la mia casa ha retto, una palazzina nuova di tre piani, io abito al terzo, balla tutto, si aprono le ante degli armadi, si rovescia l’acqua dai bicchieri, ma che volete che facciamo? Ho due figli piccoli, una notte le scosse mi hanno svegliato, mancava la luce, non riuscivo a trovare mio figlio … si era riparato sotto il letto …

Una coppia di Forlì: voi non la conoscete ha gli occhi belli, Eulalia Torricelli da Forlì … Forlì? Racconto: ci sono passato in bicicletta, salendo fino a Predappio e poi ancora avanti, fino in Toscana … La neve … voi di Forlì tre inverni fa ce l’avete rubata, ben tre metri da voi e qui scarseggia …

Altri amici di Parma (Perma): ma … siete voi che avete la testa quadra? No … sono quelli di Reggio Emiolia …Si ma a voi gli spigoli li hanno rosicchiati i topi! Si, però noi di Perma abbiamo la banconota da 10 euro più laaaarga!

La “chicca” della giornata: una giovane signora … Ho la casa ad Andalo, risiedo a Singapore, 12 ore di volo … In Cina si scia ma nel nord del paese a 20 gradi sotto zero, non è cosa … in Giappone? Solo due ore di volo, ma qui ho la casa, i parenti, gli amici … Complimenti signora, la prima cabinovia della mattina, non è da tutte le signore essere così mattiniere!

Ai Forlinesi, ai Parmensi-Parmigiani e alla Singaporese ho dato il mio biglietto da visita di blogger: dai, intervenite, commentate … vi aspetto!

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BANKEN KAPUTT!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Dicembre, 2016 @ 3:37 pm

Detto altrimenti: ACHTUNG BANKEN! ….. (post 2596)

downloadPRIMO FATTORE DI RISCHIO. 1970-1980 … in un convegno sul mondo della banca e della finanza sentii l’allora Amministratore Delegato del Credito Italiano, Lucio Rondelli, affermare “Le banche intermediano troppo”. Tradotto: raccolgono e prestano troppi denari. A me la cosa apparve strana, a me che ero a capo della finanza di una grande finanziaria di partecipazioni ma che per cinque anni avevo lavorato alla Banca Commerciale Italiana, nella quale l’imperativo era “raccogliere molto denaro e impiegare molto denaro”. Poi riflettei: Rondelli si riferiva al grado di insufficiente capitalizzazione delle imprese italiane le quali si erano abituate a lavorare soprattutto con i soldi delle banche e molto meno ad investire i propri. Anni dopo, da un industriale, senti parlare di “miliardi veri” (s’era ancora con la lira), veri cioè i “suoi”, rispetto agli altri, semplici “miliardi”, quelli che poteva ottenere dalle banche o dal sistema del credito agevolato.

SECONDO FATTORE DI RISCHIO. Successivamente le banche incominciarono a fare anche tanta, troppa finanza. Mi spiego per i non addetti ai lavori: l’attività tipica istituzionale di una banca è fare contemporaneamente raccolta ed impiego di denaro. Una finanziaria, invece, o fa la raccolta o fa gli investimenti. E invece le banche si misero a fare una “finanza di mezzo” e cioè, invece di investire sulle famiglie e sulle imprese, iniziarono a fare investimenti finanziari sottoscriventi dì titoli di debito altrui. Operazioni più facili, all’inizio più redditizie, molto più rischiose. Difatti poi i nodi vennero al pettine.

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TERZO FATTORE DI RISCHIO Guerre di potere e di poteri che hanno portato ad incorporazioni in house che hanno portato alla scomparsa di marchi prestigiosi, quale quello della Comit-Banca Commerciale Italiana.

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QUARTO FATTORE DI RISCHIO. La privatizzazione delle grandi banche pubbliche. Privato? Utile economico “a prescindere”, così si possono fissare stipendi, premi e buonuscite da capogiro al top magement per grandi utili realizzati nel breve termine che però nel medio termine hanno portato al quasi fallimento quelle stesse banche. Ma intanto, chi ha dato ha dato, chi ha aùto ha aùto, scurdammuce o’ passato simmu Napule paiesà!

QUINTO FATTORE DI RISCHIO. La crisi economica. Tuttavia mi resta una domanda: anche negli anni ’70 ci fu una grande crisi economica: ricordo una feroce stretta creditizia e valutaria: mai le aziende italiane erano andate così male, ma mai in quegli stesi stessi anni i bilanci delle banche erano stati così floridi. Lascio a persone più esperte di me l’esame confronto delle due crisi.

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SESTO FATTORE DI RISCHIO. Il venir meno del pudore e dell’onestà da parte di qualche top manager, concretatosi – ad esempio – in prestiti milionari (in euro) a soggetti assolutamente non meritevoli sotto il profilo economico-finanziario e della fedina penale.

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All’inizio era BS, ma feci notare al DG di quella  banca che BS in inglese significa bull shit, cacca di toro, ovvero in gergo  “cagate” ed allora si passò al BdS.

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All’inizio era al Sud. Ed allora le grandi banche del nord hanno incorporato quelle del sud. Poi anche al nord. Ed allora grandi banche del nord si sono fatte incorporare in grandi banche estere.

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download-1Poi “l’incorporare e l’incorporarsi” non è più bastato: ne sono testimonianza le vicende attuali di grandi e meno grandi banche toscane. Ed ora si parla di “privatizzazione al contrario” ovvero di “ricapitalizzazione con denaro pubblico”. Ecco, ho capito: sto per diventare azionista di alcune banche, visto che quelle “ricapitalizzazioni” sono fatte con soldi pubblici, cioè con le tasse che pago io. E mi va anche bene … perchè nel frattempo io non sono anche un depositante né un creditore di quelle banche! Altrimenti dovrei dire addio anche a parte dei miei depositi e dei miei crediti!

Ma vabbè, ieri era Natale, oggi è S. Stefano … presto ci sarà il Capodanno e l’Epifania … stiamo sereni, amici!

P.S.: 60.000.000 di Italiani diciamo … 40.000.000 di contribuenti? ed allora 20 miliardi diviso 40 milioni, fa 500 euro a testa: ecco, ho acquistato azioni bancarie per 500 euro.

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BUON NATALE!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Dicembre, 2016 @ 8:31 am

Detto altrimenti? Buon Natale!     (post 2595)

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In una malga (Malga Zambana) in Paganella, un cartello: “Non abbiamo Wi-fi: parlate fra di voi”. Ecco, questo è l’augurio che mi è venuto spontaneo da fare a voi tutte, care lettrici e a voi, affezionati lettori delle mie sudate carte elettroniche. Parlarsi, perché, come ha detto Papa Francesco, “la Verità è relazione”. Relazione è parlarsi rispettandosi, il che significa innanzi tutto attenzione per l’Altro, se non altro perché l’altro per gli Altri siete voi stessi (perdonate il gioco di parole). Spesso invece noi (io in testa, s’intende) non ci pensiamo: ci troviamo bloccati nel traffico e ce la prendiamo con gli Altri automobilisti: ma perché non se ne stanno a casa!? Ma nello stesso momento n-1 automobilisti (ovvero, tutti gli Altri) stanno pensando la stessa cosa di noi … (qui a fianco: “… venga a prendere un caffè da noi, alla Malga Zambana …”)

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Dice … ma dov’è il messaggio natalizio? Eccolo, arriva … arriva, o almeno ci provo. Gli Altri, nel mondo, così lontani da noi ed allo stesso tempo così vicini … come le parole al loro significato, talvolta vicine, spesso lontane. Umanità, accoglienza, democrazia, equa distribuzione della felicità (stavo per scrivere della ricchezza) … parole spesso troppo lontane dal loro significato. Ecco il mio augurio di Natale: che da una più stretta “relazione” fra le parole e il loro significato emerga finalmente la Verità. (Qui a fianco, Emmanuel Levinas, il filosofo del Volto, il Volto dell’Altro che ti guarda, che si aspetta una risposta da te …)

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downloadLe parole sono pietre, scriveva Don Lorenzo Milani. Ma le pietre possono essere diverse e per di più utilizzate in modi diversi: possono essere stratificate, facili allo sfaldamento, poco adatte a qualsiasi utilizzo; oppure possono essere granitiche. Inoltre, possono essere utilizzate per costruire oppure per ferire ed uccidere. Ecco, allora utilizziamole con prudenza e – in ogni caso – facciamo in modo che esse siano “in relazione” con il loro significato. Solo in tal modo potremo essere costruttori … costruttori di Verità.

Buon Natale a tutte e a tutti!

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BRAVI AGENTI!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Dicembre, 2016 @ 3:34 pm

Detto altrimenti: bravi agenti, bravi poliziotti!     (post 2594)

Il terrorista killer di Berlino. Sfuggito alla polizei tedesca ed alla gendarmerie francese. Si aggira nottetempo a piedi di fronte alla stazione FS di Sesto S. Giovanni (MI):

  1. downloadDi fronte ad un presumibile balordo – potenzialmente pericoloso –  non avete “tirato diritto”, non avete esitato ad intervenire per accertamenti. Bravi agenti!
  2. “Fornisca i documenti, prego”. E lui spara e ferisce un agente. L’altro agente spara e lo uccide. Bravi agenti!
  3. Che ci faceva costui a Sesto S. Giovanni? Scappato dalla Germania, attraversata la Francia, arrivato a Milano Centrale, come può passare per la capa di un terrorista di andare proprio a Sesto S. Giovanni e non altrove?
  4. Male il Ministero che ha diffuso nomi e foto dei due agenti. Meglio farebbe a tendere identificabili tutti gli agenti (solo dai propri uffici) con l’apposizione di un numero di riconoscimento sul casco e sulla divisa, almeno così sapremmo chi sono quegli “eroi” che bastonano studenti pacificamente seduti sui marciapiedi di Corso Italia o sdraiati nei  corridoi della Diaz a Genova …
  5. Non si confonda il diritto-dovere della polizia di difendere da un criminale  se stessa e i cittadini con la necessità di non istituire il reato di tortura.
  6. La taglia di €100.000,00 promessa dalla Germania … che fine ha fatto?

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LA SANITA’ TRENTINA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Dicembre, 2016 @ 4:08 pm

Detto altrimenti: CAMERA CON VISTA … (post 2593) …

download… sulla sanità trentina. La mia è una camera virtuale al piano rialzato di un palazzo virtuale che si affaccia sull’entrata del maggiore, (reale) ospedale cittadino. Mi affaccio e ne sento d’ogni tipo: “Si stava meglio prima; no, ora; no dopo”. Ecco, il giudizio più caratterizzante un atteggiamento diffuso è l’ultimo, paradossale: “Si stava meglio … dopo”. Esso indica la tendenza più diffusa a misurare la realtà della nostra sanità con il metro del tempo: l’adesso con il prima e con l’auspicato “dopo”.

Le ricette che sento sciorinare sono tante, ognuno ha la sua, un po’ come accade per la nazionale di calcio. E allora io stesso … come posso sottrarmi a questa epidemia di giudicanti? E siccome di calcio io – rara avis – non mi intendo “affatto”, per esclusione non mi resta che misurarmi con ciò che conosco “molto poco”: la sanità trentina. Io che tutto posso essere tranne che un esperto dell’organizzazione e della gestione di un simile servizio pubblico! Ma vi pare giusto? Eppure eccomi qui a pontificare, forte di 1) un invito a farlo; 2) singole mie esperienze di paziente occasionale; 3) essere manager di esperienza (così almeno dicono i miei 40 anni “lavorati” in quel ruolo). Ed allora cominciamo.

Io articolista. Chi è stato a “farmi scrivere”? Non ve lo dico per una questione di privacy e per non mettere in imbarazzo quella persona.

Io, paziente. Operato due volte per polipi nasali; ricucito tre volte per voli dalla bicicletta, una volta per caduta in barca; sistemata una spalla per volo fuori pista con gli sci; un’ernia inguinale; due cataratte: questo il mio curriculum. Sono stato ospite di strutture pubbliche e convenzionate. Come mi sono trovato? Sempre molto bene. Dice … ma niente è migliorabile? Certo, tutto, sempre, è migliorabile a questo mondo. Io vedo la nostra Sanità un po’ come vedo la nostra Autonomia: deve essere dinamica, non “per migliorare se stessa” quanto per “essere la migliore possibile in assoluto”. Sapete … è un po’ come quando s’era a scuola: se avevi preso un cinque ti dicevano che avresti dovuto migliorare. E si sbagliavano! Infatti tu studiavi “da sette”, la media era sei, promosso, ma non avevi migliorato di molto te stesso. E invece no. Il nostro modello deve essere irraggiungibile, una utopia, ovvero un livello semplicemente non ancora raggiunto. Ed allora dobbiamo “studiare da dieci e lode”. Tutto qui. Come fare? Basta guardarsi intorno e confrontarsi con i migliori. Dove sono i migliori? Anche all’estero, che problema c’è? Un mio amico, maestro di sci, preparatore di campioni mondiali, è stato pagato da società impiantistiche per … andare a sciare in giro per il mondo per scoprire se e in cosa le “altre” stazioni sciistiche siano migliori delle nostre. Semplice. Last but not least, il servizio del medico di base. Mai trovato meglio di adesso. Facilità di accesso, visite approfondite, ricette telematiche richiedibili – se ripetitive – anche via telefono.

 Io manager. Io sono nato e cresciuto a Genova, “ma” risiedo in Trentino da trent’anni (le virgolette su quel “ma” nel testo la dicono lunga …). A Genova io sono un “raccomandato” perché mio fratello è bi-primario, ed allora con quello stesso cognome ricevi una diversa attenzione. Ma altrimenti … (e questo “ma” nel testo non ha virgolette) … altrimenti sono guai, a cominciare dal posteggio dell’auto. Il maggiore ospedale, 2000 posti letto, fatichi a posteggiare, indi ti arrampichi per centinaia e centinaia di metri di strade in salita, entri nella “cerchia delle mura” del complesso. Fai fatica a trovare il palazzo giusto. Entri, noti cicche di sigaretta dove non dovrebbero essere, etc. Mi dicono: “Non si possono gestire strutture così grandi”. No, “questo io non credo” (e rubo la frase a quel tale senatore …). Non credo perché io stesso ho lavorato in gruppi finanziari e industriali di centinaia di migliaia di persone (Stet-Finanziaria Telefonica per Azioni; Siemens, per citarne solo due) e tutto era perfettamente gestibile. Un esempio: in Siemens un capo poteva avere sotto di sé al massimo cinque persone (un numero maggiore avrebbe provocato una strozzatura a collo di bottiglia) e così via. Una piramide di persone, poteri, doveri, obiettivi, responsabilità, risultati. Basta far funzionare la catena, dalla redazione del piano strategico alle cicche negli ascensori.

Ma allora, come valuto la sanità trentina? Cosa posso osservare, suggerire, proporre? Be’ dopo tanta filosofia, un po’ di pratica:

  1. gradirei minori tempi di attesa telefonica quando devi fare una prenotazione (e poi ogni tanto, cambiate quelle musichette …);
  2. molte infermiere sorridono: bene! Poche no: peccato!
  3. Gestione del tempo. I Medici gestiscono il loro nel senso che fanno un “overbooking” ovvero per fare un esempio, nello spazio di un’ora fissano appuntamenti a tante persone le cui visite richiederanno due ore. Da ciò deriva che loro – anche in caso che persone che pur prenotate non si siano presentate – non hanno tempi morti, ma noi utenti precisi e rispettosi degli orari, sì;
  4. i cartelli e gli avvisi. Il lessico: “Il presente cartello viene esposto per informarvi che desideriamo comunicarvi che..” Ovviamente questa è una mia esagerazione, ma invece del “Si avvisano i signori pazienti che è severamente vietato fumare etc.” basterebbe un semplice “Vietato Fumare”. Che se poi a fianco vi sono altri “Vietati”, basterebbe un Vietato solo con sotto l’elenco di cosa non fare. Banalità, certo, come l’avviso che “Sportello temporaneamente impresenziato”. Ma passiamo ad altro cartello: “Bussare e attendere”. Ecco, questo sì che dovrebbe essere vietato. Cosa? Il bussare? No! L’attendere? No, è il dover “bussare e attendere” che dovrebbe essere vietato. Infatti è snervante, fa insorgere un problema di conoscenza e di coscienza: “Mi avranno sentito? Ci sarà qualcuno all’interno? Devo bussare nuovamente? Sto disturbando una visita importante? E se poi si arrabbiano?” Restiamo lì impalati, incerti sul da farsi, con il corpo leggermente proteso in avanti come per far vedere a tutti che “Vedete anche voi, mi siete testimoni … cerco di non disturbare … ma non ho sentito risposta” Dovrò attendere qui o torno a sedermi? E se mi siedo e dopo di me bussano altre persone e poi ancora io stesso e se poi loro aprono la porta cosa devono pensare, che sia stato io a bussare tutte quelle volte? Oppure, se dopo cinque mie bussate a vuoto arriva un tizio, bussa (per lui è la prima bussata, per chi sta dentro è la sesta), gli aprono ed entra: lui si, io no? Io resto fuori come un allocco a domandarmi se devo fare un corso di “bussologia”.

Dettagli. Altri sono i problemi certo: l’Ospedale Nuovo, gli Ospedali locali, i centri nascita, la qualità della Direzione Generale, quella di ogni primariato, la spending review … ma che volete, chi mi ha invitato a scrivere lo sapeva bene che non sono un esperto di sanità! E poi … de minimis non curant Pretores, ovvero i capi sono in altre importanti faccende affaccendati per dirla con il Giusti. Ed allora me ne occupo io, di queste cosucce da dozzina! Termino riportandovi un brano autentico di una mail ricevuta pochi giorni fa da un amico del sud del Paese, una persona che invidia le nostre piste ciclabili e la nostra sanità e si lamenta della sua:

“… mi sveglio in preda a dolori addominali che man mano diventano laceranti e violenti spasmi, accompagnati da rettoragia, tanto da richiedere l’intervento del 118 che mi trasporta in ospedale con diagnosi d’ingresso “recidiva di retto colite ulcerosa”. Morale: tre giorni passati in barella tra corridoi e astanteria del pronto soccorso, beccandomi anche una bronchite causa le correnti d’aria; quattro giorni ricoverato in chirurgia d’urgenza (ma non era urgente …? N.d.r.). Che brutta esperienza, che schifo la sanità …. (sua locale, n.d.r.)! Figurati che nell’astanteria del Pronto Soccorso c’era solo un infermiere per venticinque malati!”

 CONCLUDO CON UN SINCERO E GRATO EVVIVA ALLA SANITA’ TRENTINA!

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NATALE SENZA NEVE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Dicembre, 2016 @ 7:05 am

Detto altrimenti: solo sulle piste da sci c’è tanta neve … (post 2595)

 

La neve non c’è …

Dicembre.

Intenta sui fiori di casa

la Rosa Natale ti nutre

un Nokia vicino ferma il tuo sguardo

che legge nel mio:

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… par che dica la piccola ape …

“La neve non c’è?

Di che ti lamenti”

par che mi dica la piccola ape

“Non vedi? Lavoro

– io fabbrico il miele

– trasporto i semi del fiore

– inietto la vita nel mondo

per ore

in silenzio

e tu ti lamenti?

wp_20161223_008La neve?

Verrà …

Ma intanto

sii bravo

tu fatti più in là

lo sai che devo rientrare

e un poco riposi 

ben prima che ‘l sole tramonti

su Trento indifesa

 dagli alti suoi monti

ancora sì bruni

ed ombrosi”.

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NATALE A RIVA DEL GARDA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Dicembre, 2016 @ 5:59 pm

Detto altrimenti: dall’acqua salata a quella dolce … (post 2591)

Un Ligure, anzi, un Genovese (come me), trasferito in Trentino da Trent’anni … come fa a non amare l’acqua? Ecco quindi la mia nuova patria rivierasca: Riva del Garda. Per lei questa (ulteriore) mia poesiola di Natale:

NATALE RIVANO

stelleLa Notte

accende il velo del Lago

di mille faville di stelle.

Raccolta in se stessa

nel freddo

la nobile antica città medievale

monta silente la guardia

dall’alta sua torre Apponale.

torre-apponale“Son tante …

son belle …”

lei pensa,

“Son come in regata

le piccole vele di luce

in questa incantata

Attesa invernale!”

cometaMa ecco

la flotta argentata

sale improvvisa nel cielo

e resta sospesa

a comporre una Grande Cometa.

La Pietra Merlata

trattiene il respiro

e avverte sul viso il tepore

del nuovo

dolcissimo

Evento Divino.

“E’ l’Ora o è Vento?”

roccaSi chiede la Rocca Imperiale.

Risponde la Notte sorpresa:

“Non vedi la Stella?

E’ questo il momento

del Santo Bambino

che dona al tuo lago

la brezza più bella,

il Suo Soffio d’Amore:

e giunto il Natale!”

 Si … lo so … la città prima di essere medievale era stata romana, e prima ancora dei Ligures, qualche migliaio di anni fa! E la Rocca prima di essere imperiale era stata vescovile. Ma che volete, si chiamano “licenze poetiche”! E poi, per i non-Rivani: a Riva del Garda il vento che spira da nord non si chiama tramontana, ma “Vento” e si distingue in “Balin o Balinot, quello che scende sulla destra orografica della città, dal Passo del Ballino; e quello che scende dalla Valle del Sarca su Torbole, il “Sarca”. I due venti, poco più a sud, si fondono nel famoso “Peler”, quello che “fa il pelo”all’acqua.

Una curiosità: quando un rivano vuol dire ad una persona che non ha capito una certa cosa, gli dice “Tu non capisci né Ora né Vento”.

Da Nord arriva – raramente – un altro vento ancora, il Foen. Da Sud, regolarmente la famosa Ora e – talvolta - la “Vineza” (Venezia) ovvero la Bora  che a Riva giunge da sud!

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NATALE DI SANGUE AD ALEPPO, A BERLINO, NEL MONDO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Dicembre, 2016 @ 2:28 pm

Detto altrimenti: Non so come dire altrimenti ……. (post 2590)

aleppo

Quo vadis, Aleppe?

“Pape satan, pape satan Aleppe”: Dante, Inferno, VII canto … Chissà cosa potrà pensare oggi Dante dall’aldilà sul quel suo “Aleppe”! Queste le parole del diavolo Plutone a guardia del quarto cerchio, dove sono collocati gli avari e i prodighi.  Avari e prodighi. Aleppo: avari di umanità, prodighi di bombe e di attentati. Berlino come Nizza, un camion sulla folla. Berlino e Nizza come Aleppo, sia pure in scala mille volte inferiore. Condanna senza se e senza ma del terrorismo. Ci mancherebbe altro! Solo che una malattia non basta curarla, occorre studiarne le cause, scoprire come prevenirla.

Dice:  terrorismo? Ma ad Aleppo c’è una guerra! Dico: ah … scusate … se le cose stanno così … ho capito … è tutt’altra cosa …

Le “menti pensanti” le stragi non saltano in aria con il loro carico esplosivo di morte. No, loro no. Loro stanno dietro le quinte a indottrinare giovani esaltandi fino a farli divenire criminali esaltati. Individuare queste “menti” è raggiungere il primo livello. Ma ve ne è un secondo, quello delle individuazione delle pre-condizioni che hanno consentito alle “menti” del primo livello di affermarsi e di strumentalizzare gli assassini materiali. Ma questo è un processo complesso, difficile, faticoso che metterebbe a luce molte responsabilità. Ed allora la reazione più comoda, meno faticosa è facciamo di tutt’erba un fascio: che se ne stiano (tutti) a casa loro!”

Terrorismo NON è immigrazione e immigrazione NON è terrorismo! Si tratta di due fenomeni diversi!  Comunque, già che si parla di starsene a casa propria …

Starsene a casa propria … detto da noi Europei suona un po’ ironico , da noi che “ a casa nostra” proprio non ci siamo stati, noi che abbiamo inventato e praticato per secoli il colonialismo militare, politico ed economico, esportandolo in tutto il mondo: al riguardo suggerisco la lettura di un libro scritto da un Canadese, professore nelle Università USA: “Il predominio dell’occidente” di Daniel R. Headrick, Ed. Il Mulino. Un solo esempio: a metà dell’ ‘800 (1800!) l’Europa ha portato ben due guerre alla Cina (le cosiddette guerre dell’oppio), “rea” di avere vietato l’importazione dell’oppio fatto coltivare dalla GB nella sua colonia India dai coolies, che chiamarli schiavi suonava male, coolies fa più fino!

giacomo-leopardiGiacomo Leopardi distingueva fra selvaggi e barbari. Selvaggi erano i popoli che avevano sviluppato la loro cultura in modo diverso dalla nostra, secondo criteri che noi definiamo “arretrati”; barbari erano i selvaggi di ritorno, ovvero coloro che pur avendo raggiunto i nostri livelli di civiltà, erano regrediti verso forme primitive, selvagge appunto. In linea di massima io condivido il metodo del ragionamento. Nella sostanza tuttavia mi permetto di fare un distinguo: non sono convinto che il livello della civiltà che l’Europa esportò nelle terre indiane dell’America del Nord fosse “superiore” a quello della civiltà indiana locale. Diverso, si, ma superiore, no. Dice … ma loro uccidevano il nemico … Si, perchè noi cosa facciamo? Uccidiamo anche le popolazioni inermi, disarmate, i bambini, i vecchi, i malati negli ospedali … uccidiamo la dignità delle persone alle quali neghiamo il diritto di istruirsi, di curarsi, di lavorare, di farsi una famiglia, etc. Mi pare che basti. Se non siamo barbari noi … chi altro lo è?

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Regaliamole le strisce, se non per questo, per un prossimo Natale”!

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Ma torniamo alla strage di Berlino. Io credo che la migliore risposta al terrorismo sarebbero gli Stati Uniti d’Europa: polizia unica, esercito unico, sistema bancario e fiscale unico, leggi federali (ad esempio sulla esportazione delle  armi)  e leggi statali. Come forza a “livello mondiale” per cercare di far valere ovunque regole di “Umanità“. Certo ora … con Trump … sarebbe tutto più difficile in ogni caso …

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NATALE A BALBIDO E A RIVA DEL GARDA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Dicembre, 2016 @ 1:10 pm

 

Detto altrimenti: ieri, mattina sui monti, pomeriggio al lago … (post 2589)

 

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La chiesetta è solo la prima costruzione … l’altra è una casa

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Ieri, domenica, a Messa a Balbido, un paesino delle Giudicarie Esteriori, celebrata in una minuscola chiesetta da Marcello Farina, da cui mi sono fatto dare copia della preghiera …

 

L’ATTESA DEL NATALE A BALBIDO

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Balbido, il Paese Dipinto con i suoi murales …

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Vieni, Signore Gesù

rendi piena di stupore l’attesa dei bambini

Guariscili dalle ferite della violenza.

Vieni, Signore Gesù

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Un Presepe terremotato (o bombardato?)

Rallegra l’attesa degli adolescenti

Accompagna i loro passi pieni di entusiasmo e libertà.

Vieni, Signore Gesù

Rendi intensa l’attesa dei giovani

Fa’ che possano sperare un futuro di giustizia e di pace.

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Vieni, Signore Gesù

wp_20161218_007Risveglia l’attesa degli adulti

Fa’ che allarghino i loro piccoli orizzonti

E conservino la gioia di sognare.

Vieni, Signore Gesù

Ravviva l’attesa degli anziani

Fa’ che non vivano solo di ricordi ma si sentano ancora utili.

Vieni, Signore Gesù

Difendi l’attesa degli stranieri

Per un mondo senza discriminazioni e pregiudizi.

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Emmanuel Lèvinas, il filosofo del Volto, del Volto che ti interroga e si aspetta una risposta da te

Vieni, Signore Gesù in questa comunità di Balbido

Fa’ che coloro che Ti cercano

Ti possano incontrare anche qui

Nella parola, nel pane, nei Volti,

fa’ che ciascuno si senta atteso

e che ciascuno attenda l’Altro

come a un appuntamento con Dio.

Amen

 

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A pranzo e nel pomeriggio, a Riva del Garda, per il pranzo di auguri in Fraglia Vela Riva …

 

 

.L’ATTESA DEL NATALE A RIVA DEL GARDA

 Le pietre

antiche di storia

sfiorano passi curiosi all’ascolto

di voci

di sguardi

e pensieri.

wp_20160922_020Lo Spazio

distende il suo ampio mantello

al cammino

e regala più tempo

al Natale.

L’Acqua

smorzata dal molo

applaude il concerto di sartie

che il Vento tintinna

al Bambino.

2010_01_china-813-copiaLe prue

d’intorno non vedo

ricurve

di gondole e gozzi

adornati all’Attesa

in calli ristretti o creuxe del ma’ …

non sono sul Mare …

io sto camminando all’Incontro

sulla Riva del Garda.

 

(RicBlogger)

 

E poi, già che ci sono, eccone un’altra delle mie!

  RIVA CITTA’ NATALE

verso-riva

A Riva! A Riva!

Riva città Natale

Riva di acqua e di vino

Riva adottiva

Nosiola – Schiava – Trentino.

 

Riva vicina lontana

Riva la dirlindana

Riva dall’alto e dal basso

Riva di sasso.

 

torreRiva la Torre Apponale

Riva Torrione si sale

Riva in orizzontale

Segreta amante locale.

 

Riva la mala voce

Riva delizia e la croce

Riva lo fa e lo tace

Riva se ne compiace.

 

Riva le sue regate

Riva parroco pio

Riva la benedice

Riva ci sono anch’io.

 

Eurpean Championship Fun 2007 - Fraglia Vela RivaRiva di Gianni velista

Riva Riccardo in regata

Riva straorza strambata

Riva guardatelo a vista.

 

Riva te le riscalda

Riva le Terme Romane

Riva la Busa la Valle

Cantieri – Rotture – Cheppalle.

 

termeRiva il luccio la lenza

Riva che pesca ed aspetta

Riva cattura e poi getta

Riva riconoscenza.

 

Riva lavoro si campa

Riva la buona stampa

Riva comunicazione

Riva illusione.

 

2-termeRiva ed i suoi parcheggi

Riva Centrale Littorio

Riva giornali che leggi

Riva – Capro – Spiatorio.

 

Riva divisa con Roma

Riva presente ed assente

Riva acconsente

Ribelle? Schiava? Padrona?

 

Riva Regina dell’Ora

Riva operosa

Riva che parla o lavora

gennaio-06-neve-e-rika-15Riva faconda di prosa.

 

Riva di freddo e di caldo

Di neve di palme ed olivi

Musica mille motivi

Riva i baloni del Baldo.

 

Riva Lago di Fiori

Peler – Stravento – Vinessa

Riva di luci e colori

Riva la Poetessa.

 

strambaRiva la Contadina

Riva la Pescatrice

Riva la Cittadina

Riva Incantarice.

 

Riva le mille voci

Todeschi – Taliani – Rivani

Riva gli albergatori

Incassi – Piene – Le mani.

 

downloadRiva all’olio d’oliva

Riva gioiosa …  f ‘ estiva

Riva la pasta alle sarde

Chi non le assaggia ci perde.

 

Riva trentina frontiera

Riva di falchi e poiane

Nuvole bianche lontane

Riva – Si dorme – La sera.

 

Fiaba che vince ogni sonno

Riva fra Trento e Trieste

Riva il suo capodanno

Riva le Buone Feste.

(RicBlogger)

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