ASSOCIAZIONE CULTURALE RESTART TRENTINO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Febbraio, 2017 @ 6:08 am

Detto altrimenti: … Trentino? Comincia da te stesso, Riccardo (mi sono detto …) (post 2658)

 Da VIP a V.I.P.(Vecchietto In Pensione)

Abituato com’ero ad un vita di lavoro, con l’età della pensione avrei potuto dedicarmi all’ozio in italiano: il dolce far nulla. E invece … ho scoperto l’ozio in  latino, una lingua che definiva positivamente i due valori: il nec otium” (l’essere dedicati al lavoro-dovere) e l’ otium (il dedicarsi volontariamente ai propri interessi). Ed ecco che ho iniziato a vivere l’ ozio  in latino, ovvero come “spazio per ulteriormente fare”, “tempo disponibile per pensare, per creare ancora”. E questo mi ha salvato da una sensazione sgradevole: quella di sentirmi un po’ emarginato – data l’età – rispetto a chi era invece ancora in piena attività creativa.

(Qui mi soccorre Nietzsche, che affermava che si lavora per soddisfare bisogni, fino a quando si lavora per soddisfare il bisogno di … lavorare! Forse era successo così anche a me così …)

Come prima cosa, mi sono reso disponibile per la Politica, ma non per una “politica macchina” (le lettere maiuscole e minuscole non sono utilizzate a caso, n.d.r.), nella quale tutto (il pensiero) è organizzato e tu sei solo un operaio alla catena di montaggio, bensì per una Politica innovativa, Liberamente, Autonomamente e Coraggiosamente Pensante. Infatti ho sempre rifiutato, in me come pure nelle persone di cui nella mia vita lavorativa avevo la responsabilità, di accettare e praticare la “cultura della macchina”, la quale impegna, in coloro che la subiscono, solo forze (fisiche e) mentali di basso livello, cultura questa che non sprona chi la subisce a “portarsi avanti”. Coerentemente ho anche rifiutato la politica (le lettere maiuscole etc. … v. sopra) nella quale tutti parlano ma

  • nessuno ha voglia di ascoltare (gli Altri)
  • nessuno ha voglia di capire (gli Altri)
  • nessuno ha voglia di fare (per gli Altri)
  • nessuno a voglia di imparare (dagli Altri)
  • nessuno a voglia di dire (realmente qualcosa di concreto agli Altri ).
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La location del nostro prossimo evento: a Isera, la patria del “divino Marzemino”

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Ma non mi è bastato. Infatti  mi sono detto: Riccardo, cerca di ripartire, devi ripartire, concretamente. Ed ecco la mia adesione a  Restart, l’Associazione Culturale Restart Trentino, culturale nel senso  che è “politica” solo nel significato latino (non partitica), quando “politica” era un aggettivo che si accompagnava a “tecnè”, capacità tecnica (di pensiero e di azione) per il governo della polis, ovvero “capacità politica”: “politica”, un aggettivo che noi moderni  abbiamo sostantivato e che quindi utilizziamo da solo: “p/Politica” e basta (molti con la “p”  minuscola, pochi con la “P” maiuscola!)

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Auto-intervista (diciamoci la verità: tanto spesso le interviste sono preconcordate! Ed allora, tanto vale …)

1) Restart è una tua creatura? 2) Si fa politica in Restart? 3) Restart è per i giovani?

 1) No, Restart non è una mia creatura. Mi hanno solo chiesto di presiederla. 2) In Restart non si fa politica (partitica), semmai si fa Politica (le lettere maiuscole etc. … v. sopra), nel senso di sollecitare il contributo positivo di ogni Persona e non dell’oratore di turno. 3) Si, soprattutto per i giovani, per aiutarli attraverso un  confronto inter-generazionale.

Per i giovani con un Presidente “seventy” e non seventeen?

Restart mi ha fatto un grande regalo, quello di farmi sentire di nuovo in piena azione, con lo stesso entusiasmo creativo che avevo quando ero giovane anche anagraficamente, creativo di un progetto di idee, libero di pensare, coraggioso nell’esprimere le mie idee per il cambiamento. Ecco, libertà, coraggio, cambiamento, qualità  che tutti noi vogliamo siano il motore dei giovani. E poi, sai che in Olanda esistono istituzioni per la trasmissione ai giovani dell’esperienza di coloro che come me sono diversamente giovani? Infine: se ci fosse un giovane che volesse fare l’ “apprendista Vicepresidente” di Restart, si faccia avanti: lo facciamo crescere, lo prepariamo per un ruolo portante in Associazione. Nel frattempo, sarebbe un inutile spreco buttare alle ortiche la nostra esperienza maturata.

Ma come “funziona” Restart?

RestartTrentino_4marzo_A6 03Un evento al mese; due ore nella mattinata di un sabato; un argomento all’ordine del giorno (i primi temi sono: a) 4 marzo 2017, il rapporto fra uomo e donna alla luce dei tre concetti di libertà, coraggio, cambiamento; b) aprile 2017, il lavoro. Tavoli intergenerazionali per la  libera espressione da parte di ognuno; sintesi finale. Insomma, ognuno è “doverosamente” libero di  pensare, di esprimersi, di comunicare, di partecipare sin dall’inizio alla costruzione del Bene Comune inteso come un quid alla cui realizzazione ognuno – nessuno escluso – ha contribuito sin dall’inizio in prima persona: in Restart solo contributi positivi e nessuna conferenza frontale, quindi!

Il prossimo evento Restart?

Guarda la locandina qui a fianco.

Per partecipare, occorre essere Associati? E per Associarsi, come si fa?

1) No, tutti sono ben accetti. 2) Per associarsi (al costo di €10,00) basta inviare una mail a info@restart.trentino.it.

Ma … alla fine? La conclusione?

Be’ … alla fine … aperitivo di bollicine e salatini!

Firmato Riccardo (ove “Firmato” non è il mio cognome: infatti non vorrei essere frainteso come accadde a quel “Firmato Diaz”), vostro blogger di fiducia  e Presidente di Restart.

COMUNICATO STAMPA RESTART

All’indomani della sentenza della Corte di Appello di Trento che riconosce il legame tra i figli ed il padre non biologico, ed alla vigilia della festa della donna, Restart Trentino dà inizio  al “laboratorio generativo” (quella che un tempo chiamavano “scuola politica”) e dà appuntamento ad Isera per parlare di comunicazione paritaria fra uomo e donna.

Sabato 4 marzo ore 10, alla Casa del Vino di Isera, Restart Trentino darà avvio al “laboratorio generativo”  che non nasce nei partiti o dai partiti (ecco il cambiamento) ma sarà espressione diretta della  società attuale. Un luogo di autoformazione e auto-informazione, aperto a tutti, ove non ci sono maestri ed allievi in posizione frontale ma ove tutti si confrontano dialogicamente.

Più interazione  e meno lezione: vi saranno infatti dei facilitatori esperti in gestione di gruppi di lavoro orizzontali. Perché il sapere, come il saper essere e il saper fare, avviene in primis con l’interazione dal basso: un luogo dell’educÄ•re (cioè del “trarre fuori”, “tirar fuori”, “tirar fuori ciò che sta dentro”) ove tutti potranno esprimere liberamente il proprio punto di vista.

Trattasi di un laboratorio generativo che affronterà temi d’attualità, senza timori, (con coraggio) perché se ai confini dell’Italia è permesso attuare il “fine vita” anche agli Italiani, non è non parlandone che potremmo trovare una via d’uscita al problema.

All’indomani della citata sentenza della Corte di Appello di Trento, Restart si occuperà di comunicazione paritaria tra uomo e donna. Non darà giudizi in merito, secondo la consueta dicotomia giusto-sbagliato o bianco-nero, ma si vorrà comprendere la portata della sentenza all’interno di una società che sta evolvendo ad una velocità ben superiore di quella della politica che la dovrebbe governare.

A cadenza periodica, i temi più rilevanti della nostra società saranno affrontati da Restart insieme alla gente, i Trentini, fuori da ogni “palazzo”, in un luogo aperto ove condividere pensieri, idee, percorsi. Ci incontriamo sabato 4 marzo alle ore 10.00 e fino alle ore 12,00, alla casa del Vino di Isera (Piazza San Vincenzo, 1). Ingresso libero e gratuito. La cittadinanza è cordialmente invitata.

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NON ULTIMI …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Febbraio, 2017 @ 7:10 am

Detto altrimenti: … in Italia ad avere una legge sulla parità di genere: IL COMITATO NON ULTIMI compie un anno! (post 2657)

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Tanzen wir! Firmato:  Friedrick Nietzsche

  • “La nostra prima domanda quando si tratta di valutare un libro erudito: sa danzare?
  •  E coloro che furono visti danzare vennero giudicati pazzi da chi non poteva udire la musica.
  • Io potrei credere solo a un dio che sappia danzare.
  • Il mio piede ha bisogno del ritmo, della danza.
  • Ho imparato a danzare: da allora mi lascio volare.
  • Ho imparato a volare: da allora non voglio aspettare di venire spinto, per mettermi in moto.
  • Chi si avvicina alla propria meta, lui danza.”

Ieri – vicini alla nostra meta – abbiamo danzato, tanti, insieme. Abbiamo improvvisato un flash mob, ci siamo ritrovati a danzare, spontaneamente. E danzando abbiamo liberato la nostra energia, la nostra voglia-di, il nostro diritto-a, il nostro esserci-per! Erano presenti oltre ai  membri e associati del Comitato Non Ultimi ed esponenti di diverse aree politiche, anche amici di Restart Trentino, della Fiab, dell’Associazione Accademia delle Muse, dell’Associazionismo in genere, della cultura, etc..

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Buon compleanno!

A insaputa di molti avevamo un filosofo, il “nostro” filosofo, Friedrich Nietzsche (1844, nato 100 anni esatti prima di me – morto nel 1900, io ancora speriamo che me la cavo per qualche anno!), che mi piace definire il filosofo della danza (e di molto altro ancora), l’autore delle massime con le quali ho iniziato questo post. Ma Nietzsche non era solo, c’era anche un suo collega insieme a noi, Emmanuel Levinas (1906-1995), il filosofo del Volto: “ … il Volto dell’Altro ti guarda, si aspetta una risposta da te …” L’Altro, anzi, le Altre: tutte le donne, tutte coloro che si aspettano che in Trentino sia approvata una legge, la legge sulla parità di genere, ultima provincia italiana ad averla. E guardano in faccia te, legislatore trentino … dai … una buona volta: sfata quell’accusa di appartenere a partiti poltroesofà … perchè questa dicono essere la vera ragione dei 5000 emendamenti con i quali stai cercando di affossare la discussione della legge …

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WP_20170224_18_38_21_PanoramaEravamo all’interno del Palazzo delle Albere a Trento, Musica e Danza intervallate da tanti nostri brevi interventi, uomini e Donne insieme per una battaglia di civiltà, di equità, risarcitoria. Ho il testo dei nostri due, di mia moglie e mio:

Maria Teresa:

Sottolineare le differenze implica sempre una scala di valutazione. “I have a dream” : come non si deve parlare di razze umane, bensì di RAZZA UMANA, così non è opportuno considerare uomini e donne in due categorie distinte, ma parlare piuttosto di PERSONE, ciascuna con caratteristiche proprie, individuali, uniche. Non devono più esserci persone che sentono sprofondare la propria voce dentro silenzi … o che percepiscono i pensieri dell’altra persona come un posto buio in cui è difficile entrare … o che si trovano a liberare un sospiro che non si erano accorte di aver trattenuto… Non più! Il cambiamento è incontenibile, come l’ottimismo delle nuove gemme dopo un inverno cupo!

Il vostro blogger Riccardo:

Nella Storia. Donna: Despina, Domina, padrona … strano modo di chiamare la Donna nell’antica Grecia e Roma: infatti padrona … senza diritto di voto! Un caso per tutti, la cosiddetta Repubblica Ateniese del Principe Pericle: nessun diritto politico a inabili alla guerra; agli stranieri; agli schiavi; fino ad una certa data ai marinai e naturalmente alle donne! Ma i Principi, si sa, da sempre la democrazia non è il loro mestiere. In Italia. Il non-voto alle donne, l’adulterio solo al femminile, il matrimonio riparatore, il delitto d’onore, il marito “capo” della famiglia: un percorso ad ostacoli contro l’ipocrisia superati i quali abbiamo escogitato altri vincoli, quali la limitazione di fatto alla vita politica; uno stipendio inferiore; la lettera di dimissioni firmata in bianco. Nel lessico. Bello-brutto; buono-cattivo; alto-basso; dolce-amaro; luce-ombra; bene-male; uomo-donna … Dice taluno: “Vedete? E’ nella natura delle cose!” In Trentino siamo costretti a chiedere una legge per raggiungere una parità sancita nella Costituzione. Ultimi in Italia? Quasi … davvero una bella testimonianza di utilizzo della nostra Autonomia!

L’8 marzo “loro” iniziano la discussione in aula. Vedremo: faranno la  Festa della Donna o ancora una volta tenteranno di fare la festa alla Donna?

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VENEZIA – TORINO IN BICICLETTA: VEN-TO!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Febbraio, 2017 @ 10:58 pm

Detto altrimenti: se po’ fa’ … basta molto meno del costo di un solo F35 … (post 2656)

(Da comunicato Fiab)

 Sabato 25 febbraio alle ore 17,30 in via Malpaga, 17 – Sala S.O.S.A.T. 

FIAB TRENTO, FEDERAZIONE ITALIANA AMICI DELLA BICICLETTA

vi invita alla presentazione del filmato-diapositive dal titolo

 “Ven-To … e non solo”.

downloadUn percorso in bicicletta di 845 Km lungo quella ciclovia del Po che presto diverrà la più famosa ciclabile di tutto il Nord Italia. Il viaggio è stato realizzato dal nostro socio Fabio Martorano assieme ai suoi tre amici biker Emilio Governo, Luigi Leveghi, Guido Brisighella. Essi hanno voluto sperimentare “sul campo” il progetto ciclo viario Ven-To che presto collegherà tutta la Pianura Padana da est a ovest, da Venezia a Torino, sfruttando l’asse del fiume PO. Un viaggio lungo e straordinario ma che per loro è risultato ancora impervio, difficile e pericoloso essendo ancora un tracciato ipotetico e quindi privo di collegamenti ciclabili in molti suoi punti. Grazie alla traccia GPS del Politecnico di Milano essi hanno potuto orientarsi superando ostacoli e sommità arginali, risaie, strade in disuso, svincoli stradali, vie e ponti e viadotti ad alto scorrimento. E tante le difficoltà anche per superare gli intricati estuari fluviali nel grande fiume.

Ma c’è di più: i 4 amici hanno voluto immaginarsi una possibile futura prosecuzione del progetto Ven-To fino in cima alla sorgente del fiume Po. Pertanto, superato Torino, hanno proseguito il viaggio terminandolo a Pian del Re, a quota mt. 2.200. Un’avventura !!!

download (2)La serata offrirà a tutti gli appassionati l’opportunità di conoscere nei dettagli il progetto Ven-To e di capire che esso apre di fatto le porte a un vasto scenario di opportunità di sviluppo di nuove iniziative turistiche ecosostenibili che daranno impulso al rilancio economico della zona. Si calcola che presto molte centinaia di migliaia di cicloturisti percorreranno questa ciclovia. Una manna dal Cielo per le 12.000 aziende agricole locali site nei pressi di Ven-to e per le 300 attività ricettive o per le 2000 piccole aziende commerciali già presenti lungo il tracciato. Almeno 2.500 i nuovi posti di lavoro.

Ven-To infatti conta oltre 1300 siti di grande pregio storico, culturale, architettonico, naturalistico, religioso e perché no … anche gastronomico. Inoltre almeno 350 Km si snoderanno tra aree naturali e boschive protette da parchi regionali di prim’ordine per la gioia dei naturalisti. E che dire delle vaste aree verdi dedite alle coltivazioni …

Ven-To dunque deve essere visto come “un filo di collana le cui perle sono i tanti patrimoni della nostra cultura presenti lungo tutto il suo percorso”.

NUOVO SITO WEB: www.fiab-trento.it  – POSTA ELETTRONICA: info@fiab-trento.it cell.328-4691683  – POSTA ELETTRONICA PER TESSERAMENTI: tesseramento@fiab-trento.it

Che aspetti? Joint us, unisciti a noi! Blogger Riccardo (ICH BIN EIN FIABINER!)

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CAPORALATO IN CAMPAGNA E IN CITTA’

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Febbraio, 2017 @ 10:45 am

Detto altrimenti: combatterlo? Ma dai, che se po’ fa’ … se po’ fa’ … si può fare, basta volere!   (Post 2655).

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Il “quinto” stato:  il popolo degli schiavi

Hai una pizzeria. Dall’ammontare delle fatture della lavanderia che lava le tovaglie del tuo locale, la Guardia di Finanza può dedurre il volume di affari. Ed allora, compariamo il volume del prodotto agricolo (ad esempio: pomodori) con il totale della manodopera impiegata. Solo per indicare un possibile sistema di controllo. Ma ve ne sono anche molti altri. In questi giorni (finalmente) al problema del caporalato (agricolo) si sta dando finalmente la dovuta centralità.

Ma … al caporalato urbano? A cosa mi riferisco? Ecco qui: ci sono città italiane nelle quali operano da anni intere “fabbriche in nero”. In nero? Conosco casi del genere: un addetto tecnico specializzato, orario dalle 12,00 alle 22,00 sette giorni su sette. Una settimana di riposo in estate, una in invero. Retribuzione tutta in nero.

In entrambi i casi: cui prodest? Chi ci guadagna? Lavoro nero = sfruttamento dei lavoratori = evasione fiscale = anche una sorta di “ammortizzatore sociale”. Ammortizzatore sociale? Si, provate a pensare alla famiglia di quel tecnico specializzato: se non avesse quell’introito, che farebbe?

Dice … magari quella persona è un esodato, magari sta versando contributi volontari per arrivare alla pensione … e tu, caro blogger, vuoi toglierli tutto questo? Vedi bene che il problema sei tu, non chi si avvale di lavoratori “in nero”, che invece è quasi un benefattore!

Dico: ah … vabbè … ho capito … scusate, non lo faccio più … promesso.

 

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STEFANIA NEONATO: PIANISTA, FORTEPIANISTA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Febbraio, 2017 @ 7:43 am

Detto altrimenti: anteprima di un concerto     (post 2654)

 

WP_20170222_003Associazione Asia – Trento

Il Tibet incontra l’Occidente

“Et la lune descend sur le temple qui fuit”

Raga … scialla, ragazzi …vcalma: non ho certo la pretesa di cavarmela con così poco, con una foto-notizia! Infatti questa è solo un’anteprima … ma intanto segnate l’appuntamento sulla vostra agenda

STEFANIA NEONATO

CONCERTO PER PIANO SOLO – 11 MARZO 2017 ORE 20,30 SALA CONFERENZE CARITRO VIA CALEPINA, 1 – TRENTO

Ingresso libero su prenotazione telefonando al 338 4449323

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Stefania – figlia d’arte, il papà era pianista – si è diplomata in pianoforte al Conservatorio Bonporti di Trento, e poi … poi, quanta strada ha fatto! Oggi Stefania è docente alla Musikhochschule di Stoccarda, famosissima Scuola Superiore Musicale. E questa è una (purtroppo non rara) particolarità, quella di essere un “cervello italiano fuggito” ovvero “migrato” verso lidi stranieri. Ma questa è un’altra storia. Figlia d’arte, dicevo, anche per via materna: anche mamma Mirma suona strumenti. Non musicali bensì “cartacei”: i libri. Infatti io sono collega dell’amica blogger Mirna, che potete leggere a apprezzare nel suo blog “Tra un libro e l’altro” già “Un libro al giorno” http://www.trentoblog.it/mirnamoretti/. I libri, strumenti particolari con i quali Mirna suscita in chi la segue altrettante emozioni. Ma anche questa è un’altra storia

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IL MESTIERE (perenne) DELLA POLITICA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Febbraio, 2017 @ 5:55 am

Detto altrimenti: e invece no, invece varietas delectat             (post 2653)

 

downloadCambiare piace, ogni varietà (ci) stuzzica … insomma: un inno alla bellezza del cambiamento. Sessant’anni fa. S’era alle prime avvisaglie “italiane” che al nostro “posto fisso perenne” si contrapponeva – oltre oceano – la prassi di cambiare spesso lavoro. Ricordo che ero ragazzo. Mio fratello maggiore (tra noi c’erano poi solo due anni di differenza, ma lui a scuola lottava per il posto di “primo della classe”; io invece “speriamo che me la cavo”, ed era un abisso!) mi fratello maggiore dicevo (anzi, scrivevo) proseguiva: si, infatti negli USA esistono molte più possibilità di lavoro che da noi e il cambiare spesso lavoro è considerato un arricchimento della personalità e della professionalità, mentre da noi qui in Italia ciò che premia è la fedeltà al tuo posto, l’anzianità di (quello stesso, immutabile) servizio. E poi da noi guai ad avere avuto – durante la carriera – una caduta, uno “stop”! Guai. Da loro no, al contrario avere avuto e avere superato un  momento negativo della carriera contribuisce a far valutare positivamente la persona. Ma no … dicevo io all’epoca, quanto sbagliano loro!

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La politica poltronesofà

E invece no, loro avevano ragione … avevano ragione  loro, gli USA men. L’ho constatato sulla mia pelle, ma questa è un’altra storia. Oggi poi, pensando ad un nostro mestiere particolare, “il mestiere della politica” (hai visto mai che Ermanno Olmi abbia voglia di farvi un secondo film, dopo quello “delle armi”) mi è venuta a galla una riflessione: chi lavora sempre o anche solo molto nell’ambito di un’unica professione, mantiene quasi del tutto invariate le proprie opinioni generali sui fatti della vita: nella sua testa queste opinioni si fanno sempre più rigide, sempre più tiranniche. E noi tutti sappiamo bene che “solo uno stolto non cambia mai opinione”. E per costoro l’angolo visuale, il punto di vista resta sempre lo stesso. Per di più spesso sbagliato.

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Nella mia scrivania non si guarda!

Un aneddoto-barzelletta, di quelli che castigat ridendo mores. Una grande società. Il (Gran) Capo Contabile, re anzi tiranno assoluto dei numeri e dei bilanci, ogni mattina entra in ufficio, si asside sulla sua poltrona-trono dalla quale domina la schiera dei propri sudditi contabili, apre un cassettino della scrivania come se aprisse un tabernacolo, vi getta lo sguardo, richiude ed inizia a “governare” i bilanci. Così, immancabilmente, inderogabilmente, identicamente per 40 anni. Poi un giorno va in pensione. La mattina seguente il trono è vuoto. I sudditi, guardandosi in faccia un con l’altro per farsi coraggio, lentamente e timidamente si avvicinano a quella sorta di altare della contabilità. Il più ardimentoso aggira quello che sembra ormai essere diventato un monumento funebre, apre “quel” cassetto e vi getta lo sguardo. All’interno un foglio con una sola frase “”Dare” a sinistra, “Avere” a destra. Ecco, credo che per certi nostri politici possa accadere lo stesso troppo spesso: il ragionamento che sta alla base di molte loro decisioni non è sempre molto profondo, complesso, bensì è basato su considerazioni semplici, banali, quale quella, ad esempio, di non fare cadere anzitempo il governo che sennò non maturiamo il vitalizio.

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C’è poi un secondo aspetto da considerare. Un giorno “un amico mi disse” (e qui ho copiato da Tiziano Terzani): il tale politico molto importante tanti anni fa mi invitò a candidarmi. Avevo 23 anni. Ringraziai e risposi no grazie, o almeno non ancora: prima voglio costruirmi un mestiere mio, una posizione di lavoro nella società. Dopo potrei anche accettare di fare “anche” politica. Ma se mi ci dedicassi ora, anima e corpo, ne diventerei schiavo, schiavo del bisogno di non perdere quell’unico mestiere, quell’unico posto da e di lavoro e – così condizionato – non sarei libero di operare per il bene della collettività.

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Fine

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FORZE E DEBOLEZZE DELLA VITA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Febbraio, 2017 @ 7:11 pm

Detto altrimenti: come si rapportano le due categorie?       (post 2652)

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Monte Chaberton (F), 3131 metri, sopra Cesana Torinese (TO), al confine del Monginevro, con le inutili fortificazioni italiane subito distrutte dai mortai francesi: una politica militare “forte” rivelatasi invece “debolissima”

Azioni quotidiane e politiche che facciano forza sui punti di forza di ognuno, sono deboli. Infatti quando agiamo nell’ambito dei nostri “punti deboli”, ad esempio quando impariamo a guidare un’automobile, a sciare, quando iniziamo a rapportarci con sconosciuti …  be’ … allora siamo prudenti e non ci facciamo del male. Al contrario, è proprio quando ci sentiamo forti che siamo esposti agli attacchi altrui o all’ “evento altro” e spesso soccombiamo e da forti diventiamo deboli, anzi, sconfitti. Come quando siamo colpiti da una valanga durante una escursione di sci alpinismo sul monte Chaberton (Valle di Susa- Monginevro), insieme alla guida, “forti” del nostro allenamento e della sua esperienza, ma imprudenti e quindi deboli per non avere considerato lo stato della neve, la temperatura troppo elevata, il bollettino delle valanghe. Deboli, per avere essere andati in montagna violandone le regole.

Le regole. La “politica dei punti di forza del leader forte di turno” è basata sul rispetto delle regole proprie e/o sulla violazione di quelle altrui. Ed allora occorre innanzi tutto investigare e scoprire cosa c’è dietro quelle regole, dietro ogni regola, il perché della sua esistenza … insomma, il “cui prodest”, “cui bono” ciceroniano: chi ci guadagna (e chi ci perde!), alla fine, dal rispetto delle regole della politica forte?

download (1)La politica “forte” vissuta da chi la subisce. Di fronte all’ “aggressione della politica forte del leader forte di turno”, la migliore risposta è non cedere, non seguire gli altri, non confondersi con gli altri, non vivere per inerzia. Bensì reagire, facendo nostri i pensieri – e quindi le azioni – che scaturiscono dal nostro intimo e non quelli ai quali erroneamente crediamo di essere vincolati da un avanzamento di carriera (“applaudimi che ti faccio fare carriera”); da una suddivisione del nostro tempo prescritta dall’esterno (“qui si lavora, la politica si fa altrove e in un altro momento”) o da una non richiesta forma di zelo (“anch’io, anchio! Perché? Perché così fan tutti!”). In other words, indirizziamo la nostra azione all’esperimento e all’avventure di un pensare libero e autonomo.

Liberi e autonomi o così fan tutti? Josif Brodskji (Leningrado, 1940 – Premio Nobel per la letteratura, 1987 –  morto a New York, 1996 – sepolto a Venezia) nel suo libro “Il canto del pendolo” mette in guardia contro i grandi numeri, le folle oceaniche, l’unanimità dei consensi, i bilanci bene assetati …  perché, afferma, se non altro statisticamente, dietro e dentro i “grandi numeri” più facilmente può nascondersi il male.

Liberati dal male, saremo liberi e autonomi viandanti della vita e della politica,  e non saremo essere viventi – politici o meno – mossi dall’aspirazione verso una meta ultima di origine esterna al nostro io, la quale non esiste e quindi non sarà mai raggiunta oppure, se raggiunta, si svelerà non-ultima. Per converso, il nostro “viaggiare” mentale (anche fisico, ma qui interessa sottolineare il viaggiare della mente) ci deve condurre a conoscere altro e altri e quindi ad arricchire il nostro io. Viaggiare e navigare, anche. Infatti, per avere una visione d’insieme del nostro io-presente dobbiamo allontanarci dalla spiaggia e raggiungere l’alto mare delle ideologie del passato, alto mare dal quale potremo abbracciare con un unico sguardo l’intera nostra costa, sicchè, tornati a riva, la comprenderemo meglio di chi non l’ha mai abbandonata. Ad esasperare ogni situazione, quale metodo per comprenderla meglio, insegnava anche Hans Kelsen (filosofo del diritto, cecoslovacco naturalizzato austriaco, morto nel 1973) salvo poi ricondursi alla dimensione del reale. Per capire e quindi agire, e non per navigare alla cieca.

E se navigare ci fa paura, se non siamo marinai, velisti, gente di mare … basta salire in cima ad una scogliera ed avremo la visione d’insieme del mare. Ma se restiamo a terra, sulla spiaggia, del mare potremmo avere solo un minimo di percezione sensoriale se immergiamo nell’acqua una mano o un piede. Percezione sensoriale che sarà massima se ci tuffiamo e nuotiamo: ma in tal caso la visione d’insieme sarà nulla.

 

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APPUNTAMENTI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Febbraio, 2017 @ 6:39 pm

Detto altrimenti: occasioni di incontro da non perdere!                           (post 2651)

Raga, molto volentieri segnalo scadenze che stanno a cuore a voi tutti (continuate pure a chiedermi di attivare questo tipo di diffusione). Oggi mi permetto di segnalarvi scadenze nella quali sono direttamente e personalmente impegnato io stesso:

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Per tutti. Venerdì 24 febbraio 2017 ad ore 18,00 – Palazzo delle Albere, Trento. Festeggeremo il primo compleanno del Comitato NON ULTIMI, iniziativa attivata a sostegno del varo della LP sulla parità di genere. Un flash mob aprirà la festa, seguirà la presentazione alla stampa dell’attività del Comitato e si continuerà con un momento conviviale, con apritivo e musica, durante il quale sarà possibile intervenire con un pensiero una citazione attinente al tema della parità. Ritroviamoci, venerdì, per festeggiare insieme i risultati di questo primo anno di attività a sostegno della doppia preferenza di genere, finalmente anche in Trentino (v, post dedicato).

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SABATO 25 FEBBRAIO ore 17,30, Sala SOSAT, la FIAB presenta VEN-TO, DA VENEZIA A TORINO IN BICICLETTA (v. post dedicato).

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Per tutti. Sabato 4 marzo 2017, dalle ore 10,00 alle ore 12,00, presso la Casa del Vino, Piazza S. Vincenzo, 1 – Isera TN, si terrà il secondo evento della Associazione Culturale (non partitica) Restart Trentino, di cui sono Presidente, sul tema “Il rapporto uomo-donna alla luce del cambiamento, del coraggio, della libertà”. Non vi sarà alcuna conferenza frontale, bensì si formeranno tavoli laboratorio intergenerazionali nei quali ognuno potrà esprimersi. Seguirà un aperitivo solido e con bollicine. Per intervenire NON occorre alcuna iscrizione. L’adesione all’Associazione è tuttavia ovviamente gradita.

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Per i soli soci della Accademia delle Muse, Trento. Lunedì 6 marzo 2017, solita ora, solita sede, serata mensile di intrattenimento culturale. Sarà evocato, citato e “imitato” tale Dante Alighieri ed inoltre si parlerà di tre famosi dipinti. Non mancate!

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Per tutti. Sabato 11 marzo, ore 20,30 Sala Conferenze della Fondazione Caritro, Via Calepina, 1 – Trento, concerto pianistico della nostra amica Accademica delle Muse, Stefania Neonato, pianista e fortepianista, docente di fortepiano in Germania (v. post dedicato):

Piano solo

Associazione Asia Trento – “Et la lune descent sur le temple qui fuit” – Il Tibet incontra l’Occidente.

Ingresso libero su prenotazione telefonando al 338 444932

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Scadenzatevi questi impegni in agenda! Come vedete, ce n’è di tutti i colori!

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I DIALOGHI DI PLUTONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Febbraio, 2017 @ 3:51 pm

Detto altrimenti: si … di “Plutone” non di Platone. Riprendo la pubblicazione di questi dialoghi, interrotta da tempo   (post 2650)

 Personaggi ed interpreti:

  • Tizio: un signore sui 40 anni, seduto al tavolino di un bar
  • Caio: suo amico
  • Il diavolo Plutone, che si presenta sotto le mentite spoglie di Sempronio.

La scena: i tavolini di un bar in Piazza Duomo a Trento. Solo le 11 di una domenica febbraio, soleggiata e calda per la stagione. Tizio è seduto al sole.

Scena e atto unico

images (2)Tizio: Ah, finalmente un po’ di calma. Si vabbè sciare, ma la domenica … con il caos di gente che si concentra sulle piste. Mah … quello laggiù è il mio amico Caio … Ehi, Caio, ‘sa fat? Dai, ven chi a polsar, vei … dai che ciapen ‘l cafè ‘nsema … che l’è ‘n pez che non ne veden …

Caio (con il quotidiano l’Adige sotto braccio): Ciao Tizio, arivo … me sento zo’ volentier al sol, son feliz de vederte, sas?

Tizio: Anca mi. Cosa dis l’Ades?

Caio: l’ho lezu tut … non se capiss pù nient de ‘sta politica …

Tizio: L’è vera .. ora poi il Pidi che se scinde … la destra litiga …

Caio: a Roma te dis?

Tizio: zerto che digo a Roma, mica chi da noialtri …

Caio: già, perchè chi da noialtri saria tute rose e fior, par ti?

Tizio: toi, tute rose e fior no, ma dai che chi la situazion l’è pù ciara, pù tranquila a parte i sciuzen …  quel Piatiti … e quel altro, come se ciama … me desmentego ‘l nom ma ti sa ben quel che l’è … ma … quel sior che pasa, no l’è quell’uno che l’era zà sentà con noialtri le altre volte, qui al bar? …

Caio: ma si che l’è lu. Ehi, quel sior, vegna chi a bever un cafè fra amizi!

Sempronio (in realtà il diavolo Plutone sotto le mentite spoglie): heilà, signori, chi si rivede! Eccomi, veramente posso sedermi qui con voi?

Sopraggiunge un cameriere. Tizio chiede ai suoi compagni: Caffè per tutti? Cameriere, tre caffè per favore.

 Sempronio: di cosa stavate parlando, se non sono indiscreto? E … scusate se non parlo il dialetto, sapete bene che non sono di qui …

Tizio: … della politica, quella Romana, ondivaga e quella locale che pare molto più stabile …

Sempronio: mah, stabile quella locale? Non ne sono del tutto convinto. Io credo che la gente inizi a stancarsi anche qui di una certa politica …

Caio: di quale politica … perché?

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Ne passeront!

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Sempronio: ve lo dico io: di una politica che è trasparente solo nel senso che – con un po’ di esperienza – riesci a vedere cosa si trova al suo al di là, quali siano i suoi reali obiettivi ma tale che quando cerchi di penetrarla, di inciderla, ti accorgi di essere come un piccolo uccello che pretende di volare attraverso una spessa lastra di vetro solo perché riesce a vedere lo spazio che si trova al di là.

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Tizio: ho capito … forse lei si riferisce a quella politica che io definisco “politica- poltrone-e-sofà” …

La gente non conosce il suo vero potere

E dire che per “progredire” a loro basterebbe solo fare qualche passo indietro …

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Sempronio: si, certo, proprio a quella, quella che la gente ha sopportato per troppo tempo e che ora vuole superare ponendosi nuovi traguardi, vivendo dei pensieri, delle idee, delle utopie che scaturiscono dal proprio intimo e non vivendo più dei pensieri che taluno le vorrebbe imporre a seguito di una sua suddivisione pre-orchestrata dei ruoli: “Io principe, tu suddito”.

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Caio: la capisco. A dire il vero io stesso voglio percorrere nuove rotte del pensiero, dedicarmi alla sua sperimentazione, attività che poi, a mio avviso, è il sommo privilegio di ogni spirito libero.

Tizio: sa … leggevo proprio questa mattina, a casa, un post di un tale su Trentoblog, di un tale blogger che scriveva di voler passare dal cartesiano “cogito ergo sum” al “vivo ergo cogito”, ovvero di voler passare da due affermazioni (io penso + io esisto) ad una affermazione (io esisto) + un imperativo (quindi io posso, voglio, devo pensare, riflettere, con la mia testa, in piena libertà).

downloadCaio: hai ragione, Tizio! Hai posto il problema nei giusti termini. Ma … cos’è questo ventaccio improvviso? Ma questa cos’è, polvere? Neve? Non si vede nulla! Ecco, come improvvisamente è venuta questa buriana, altrettanto velocemente è passata. Ma … dove è finito quel tale? Era seduto qui con noi solo qualche secondo fa! E’ sparito improvvisamente … diavolo d’un uomo, vai a capirlo … forse lo fa per non correre il rischio di dover pagare lui i caffè … che sia di Genova? E poi dicono di noi Nonesi …

Tizio: stai sereno Caio che pagi mi …

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COGITO ERGO SUM!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Febbraio, 2017 @ 8:53 am

Detto altrimenti: oppure … “vivo, ergo cogito?” O ancora: “vivo ergo cogito!”       (post 2649)

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Cartesio (1596-1650)

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La locuzione cogito ergo sum! significa letteralmente «penso dunque sono!» ed è la formula con cui Cartesio esprime la certezza indubitabile che l’uomo ha di se stesso in quanto soggetto pensante. Questa consapevolezza è già un traguardo ragguardevole: dal momento che io sono un essere pensante, mi rendo conto di esistere. Tuttavia … riteniamo di essere capaci di raggiungere un secondo più difficile traguardo, quello rappresentato dalla risposta alla domanda “vivo, ergo cogito?” (io esisto, vivo, quindi penso”?)

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F. Nietzsche (1844-1900) riteneva difficile riuscire ad apporre quel punto esclamativo …

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Per spiegarmi mi sono preso l’arbitrio di terminare le due locuzioni con un punto esclamativo, la prima; con un punto interrogativo, la seconda. Infatti nel primo caso, io constato in me l’esistenza del pensiero e ne dedico automaticamente la mia stessa esistenza, in senso affermativo. Nel secondo caso, dopo avere constato di esistere  mi pongo una domanda: sono vivo, d’accordo, ma sono anche capace di pensare, di riflettere? Infatti non credo che valga la pena di vivere “a prescindere”, ovvero senza nutrire utopie, ovvero senza “porsi il raggiungimento di traguardi non ancora raggiunti”. E – notate – il mio non è certo un “invito al suicidio”, bensì un incitamento a cercare di attribuire alla propria vita un significato. Quindi se da un qualunque pensiero io facessi semplicemente derivare una vita qualunque, non sarei per nulla soddisfatto di me stesso.

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A questo punto è ancor più chiaro che io preferisco la seconda locuzione. Io vivo (e questo è un dato di fatto) quindi “devo” pensare, riflettere, devo dare un senso a ciò che faccio, alle mie utopie, e pertanto trasformo il “vivo ergo cogito?” in “vivo ergo cogito!”

L’importanza della punteggiatura. Un maestro di scuola la negava. Il suo dirigente lo chiamò e gli sottopose una  stessa frase diversamente punteggiata: a) “Il maestro dice: il dirigente è un asino”. b) “Il maestro – dice il dirigente – è un asino!

 

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