I CLASSICI A TRENTO …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Marzo, 2017 @ 3:04 pm

Detto altrimenti: … non sono solo spumanti!   (post 2668)

Già, raga, ci sono anche i classici greci e latini. E stamattina, fresco fresco (si fa per dire!) da una Quattrogiorni Maremmana, eccomi a scuola dalla Prof senza puntino Maria Lia Guardini, nella Biblioteca Comunale di Trento per il commento su Tacito: “Germania” e “Agricola”.

Publio (o Gaio) Cornelio Tacito (55-120 circa d. C.) è stato uno storico, oratore e senatore romano. Vi risparmio scopiazzature da internet (cfr. ivi).

imagesGermania, un’opera monografica scritta dopo “Agricola” di cui parlerò dopo. Descrive i Germani e la Germania. Non si sa quale scopo avesse: se puramente etnografico, geografico o politico-morale: infatti è (anche) sempre presente il raffronto fra le due morali, quella germanica e quella romana. Va sottolineato che l’opera è stata scritta dopo l’altra, l’ “Agricola” che altro non era che suo suocero fatto uccidere per avvelenamento da Domiziano in quanto Agricola era severo censore della corruzione dell’apparato imperiale. Al pari di Lucrezio, per Tacito il progredire della cosiddetta civiltà va di pari passo con la decadenza della morale (“i Romani furono virtuosi sino a quando ebbero paura dei Cartaginesi. Dopo la distruzione di Cartagine, non più”). Politicamente potrebbe essere interpretata come un sollecito per l’imperatore Traiano a darsi una mossa e ad invadere il nord fino alla GB, come poi avvenne. Tuttavia prevalgono gli aspetti etnografici: germani, alti, forti, biondi, occhi azzurri (che Hitler abbia letto Tacito?).

Nel descrivere l’ordinata gerarchia dei capi germanici salta all’occhio il disordine del Senato romano (ma no!? Oggi inveece …): ecco l’aspetto moralizzatore che ritroviamo anche nella morale familiare: punito duramente l’adulterio, tuttavia solo quello femminile, mentre a Roma vigeva un certo libertinaggio (maschile e femminile). Insomma, celebrazione dello stato di natura contro il malcostume romano. Stato di natura nel quale valevano più i buoni costumi che le leggi.

Sconcertante la “modernità romana” di Tacito!

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Agricola. Elogio funebre di Agricola, funzionario non corrotto: ecco il punto, ecco il perché della sua condanna a morte da parte di Domiziano. Agricola, prima severo repressore delle rivolte dei popoli assoggettati, poi elogiatore della “esportazione della civiltà” che però si traduceva nella distruzione della civiltà altrui (cfr. nostro recente e attuale imperialismo): ne è testimonianza il discorso di Calgacco, capo dei Britanni: “Eravamo stati salvati solo dalla lontananza; i Romani … predatori del mondo, della terra e dei mari; avidi verso i ricchi, arroganti verso i poveri; rubano, uccidono, stuprano e lo chiamano Impero; fanno il deserto e lo chiamano pace”.

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Sconcertante la “modernità europea e nordamericana” di Tacito!

Prossimo appuntamento: martedì 21 marzo ore 10,00 in biblioteca per la visita ai testi di Ovidio, nel 2000esimo anniversario della morte.

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THE POST AFTER … IL POST PRECEDENTE!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Marzo, 2017 @ 8:58 am

 

Detto altrimenti: il viaggio “dalla” Toscana! (post 2667)

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          Al Ristella. Sullo sfondo, Montemassi

Due agritur, di quelli “veri”, di quelli dove si lavora la campagna, non poderi semplicemente “adattati”, magari con piscina e dove a riceverti c’è un impiegato o … la macchina automatica per la distribuzione delle colazioni! Che poi la colazione può esserci o meno, ma quello che non deve mancare è il fatto che siano aziende agricole attive, meglio se a lavorarvi e ad accogliervi con un sorriso sono i proprietari. In questi giorni ne ho “abitato” due. Il primo, vicino a Montemassi: il Podere Ristella di Daniela e Sirio (v. internet), con il figliolo che studia musica al conservatorio di Alessandria (ve ne ho parlato nel post precedente).

 

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Dalle Giuncaìne, lo sguardo verso la Diaccia Botrona e il mare

Il secondo Le Giuncaìne (v. internet), i piccoli giunchi, lungo la strada degli Agritur, a cinque km da Castiglione della Pescaia. E veniamo quindi a questo nostro ultimo giorno della “Quattro giorni toscana”. Ieri sera ci siamo trasferiti dal Ristella proprio alle Giuncaine, dove eravamo stati ai primi d’ottobre 2015 con il gruppo dei pedalatori FIAB-Federazione Amici della bicicletta, Trento. Accoglienza da vecchi amici visto anche che le due proprietarie si sono scoperte amiche d’infanzia di un parente dei parenti della mi’ cognata che poi è la moglie del fratello della mi’ moglie … lo so, è un po’ lunga ma è una incredibile-simpatica- gradita combinazione lo stesso, che poi quel parente si chiama Edoardo come il mi’ figliolo!

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Alle “Giuncaine”: Antonella e Daniela

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In entrami gli agritur, accoglienza amicale e familiare. Da tornarci peddavvero occhevvipare cittini!? Ma si deve partire! Alla volta di Ribolla, questa volta in auto e fate attenzione: passata la ferrovia e prima della nuova Aurelia, in quel 20 metri di strada a sinistra si apre uno stradello poderale che conduce a Fattoria Vaticana e a Castel di Pietra, quello di Pia de’ Tolomei (v. post precedente).

Una mia poesia: Campagna toscana (com’era … e com’è nella memoria)

La luce accecante / sprigiona profumo di terra / da zolle rimosse ne’ campi. / Le pietre a contorno son ricche / di more spinose e di fichi: / in siepi sinuose costeggiano il bianco tratturo / che porta ad antico podere. / Ascolti cicale. / Sull’aia / un popolo gaio rincorre il mangime. / All’ombra d’un fitto pagliaio sonnecchiano cani. / C’è acqua nel pozzo / e lunga catena stridente vi cala una brocca di rame. / Profumano i pani appena sfornati /  ‘l fuoco rallegra la propria fascina. / Un fiasco di vino sul desco richiuso con foglie seccate. / Nell’aria le mosche. / La stalla è vicina: giumente imponenti frantuman pannocchie, / corone regali sovrastano candidi corpi giganti / e gran carri stanchi riposan le ruote dal duro lavoro. / Filari frequenti ed ulivi perforan la coltre del grano. / Colori: / la terra di Siena / il giallo del sole / il verde d’olivo. / Prezioso convivio, colture scomparse, / memorie scolpite per sempre da tratti d’amore.

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La strada nella prima parte a saliscendi, nella seconda parte è costeggiata da filari di cipressi da togliere il fiato tanto sono … toscani!

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Laggiù, Castel di Pietra (quel che resta dopo 800 anni)

Inizia il ritorno: un po’ di Aurelia e via, al mare! Costeggia costeggia ci si ferma a Quercianella (Livorno) …   scusi … un ristorante? Qui, guardi, da “Fiammetta” (Albergo Ristorante Fiammetta, tel. 0586491064- info@hotelfiammetta.it) … grazie … prego … buongiorno … siamo in due … prego si accomodi … menù di mare, del giorno, prezzo fisso €22,00? … Si grazie … una voce alla cucina: mamma, due menù di mare … Gestione familiare, meglio di così non si può.

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Dopopranzo… il mare? Qui sotto, prendete lo stradino, son 100 metri … grazie … meglio se smaltiamo quelle bollicine … Il mare a metà marzo: gente in costume a prendere il sole e noi con i vestiti “trentini”! Evvabbè … ci crogiuoliamo come na grigua au su (dialetto ligure, una lucertola al sole).

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Un ultimo sguardo al mare di Quercianella e via, si torna sui monti!

Si riparte. Quale via? Dai, facciamo Pisa-Firenze così dopo sulla Firenze-Bologna  proviamo la variante di valico, la “Direttissima” (all’andata s’era fatta l’autostrada “vecchia”). E qui troviamo le “dolenti note” stradali. Infatti già il nome inviterebbe a correre, sennò che direttissima è? La carreggiata ha tre corsie, due per la marcia ed una di emergenza. Su quella di sorpasso un avviso luminoso: velocità massima 110 kmh, tutor in azione. E qui viene il bello (si fa per dire). A destra una fila di TIR alla velocità di circa 90 kmh, che procedono in colonna alla distanza di 50 metri uno dall’altro. A sinistra, sulla corsia veloce, una teoria di auto che dovrebbero procedere non oltre la velocità consentita. Ovviamente io sono sulla sinistra a 110 kmh. Ma non va, non va perché sei subito sollecitato dal lampeggiare furioso di chi, tallonando a pochi metri la mia “poppa”, vuole che io gli ceda il passo. Ma come fare? Dovrei riuscire al incastrarmi enne volte in quel pericolosi 50 metri inter-TIR! Esito un poco ed ecco il capolavoro di delinquenza stradale: il lampeggiatore folle mi sorpassa sulla destra sfruttando molto pericolosamente quei 50 metri, indi rientra a sinistra davanti a me costringendomi a frenare il che fa sì che io mi  faccia quasi tamponare da un secondo furgone lampeggiatore (anch’esso folle) che aveva prontamente preso il posto del suo collega, sempre a pochi metri dalla mia “poppa”.

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Le stanze alle Giuncaine

Un sorpasso analogo l’ho subii tempo fa nella Galleria dei Giovi sulla Milano Genova, durante il quale la mia auto venne graffiata sul lato destro da un’auto che mi stava superando a destra mentre io, a seguito del suo lampeggiare. Stavo rientrando sulla destra! Strage evitata per un pelo!

Morale: mi auguro che la Società gestrice e la Polizia Stradale si attivino prima che succeda una strage in galleria. Io comunque non farò mai più la variante di valico, ma utilizzerò il vecchio tracciato, ora denominato “panoramico”, molto più sicuro e tutto sommato non più lento, visto quanto succede nel nuovo.

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Podere Ristella

Veicoli lenti e veloci nelle stesse gallerie … mi è venuto in mente quando, qualche anno fa, io ero azionista e Consigliere di Amministrazione del GEIE privato per il traforo del Brennero, Alptransfert-Consulting-GEIE/EWIV, Europaische Wirtschaflitiche Interessen – Vereiningung, Gruppo Europeo di Interesse Economico ATT3, Bolzano/Bozen, progetto che prevedeva tre canne separate, una per ogni senso di marcia ed una di soccorso, per i solo treni merci (lenti) teleguidati, mentre i treni passeggeri (più veloci) erano previsti transitare sulla vecchia liea (la panoramica) rimodernata. Ciò per diversi motivi:

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    Una “nave” da Montemassi all’Elba …

    Far transitare sullo stesso binario in una galleria lunga quasi 60 km treni passeggeri a 150 kmh e treni merci a 70 kmh prima o poi può causare disastri;

  • alle merci non interessa viaggiare veloci, ma arrivare all’orario previsto;
  • ai passeggeri non interessa impiegare un’ora di meno per percorrere la Tratta Bolzano-Monaco di Baviera:
  • i costi e i tempi di costruzione delle tre canne sono notevolmente inferiori rispetto ai progetti tradizionali.

Ma questa è un’altra storia.

E torniamo alla variante di valico. Che il vento disperda le mie parole, ma temo che presto possa accadere un brutto incidente in galleria, il che si tradurrebbe in una strage. Dopo si provvederà a gestire questa “emergenza” prevedibile e prevista, come succede ormai a tutte le “emergenze” italiane. Evvabbè … Io nel frattempo sconsiglio vivamente la variante di valico a tutti i colleghi automobilisti a meno che non decidano di procedere come un TIR, in ordinata colonna, fra due mostri della strada. A me, questa volta è andata bene. Ma non sfiderò la sorte una seconda volta!

 

 

 

 

 

 

 

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VIAGGIO IN TOSCANA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Marzo, 2017 @ 7:29 am

Detto altrimenti: Toscana, amarcord … (post 2666)

Anni ‘50

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Genova – Stazione FS Genova Brignole

S’era bimbini… a Genova … dopo guerra … il mi’ babbo: gnamo si va in vacanza dai  nonni … una specie di taxi per andare alla stazione ferroviaria; biglietteria (tariffa 51 per gli statali); classe seconda sperando di trovare una prima declassata … ci siamo tutti? Due (poi tre) fratellini e due genitori. Valigie? Contale. Va bene. Quale binario … questo … arriva il treno … state indietro … no … queste sono di prima classe, quelle di terza … ecco la nostra carrozza … all’arrembaggio! Evviva! Uno scompartimento vuoto! Finalmente a posto. Si parte … un “diretto”, fa molte fermate. Fino a La Spezia molte gallerie (linea “vecchia”, n.d.r.) intervallata dalla vista istantanea, a  sprazzi, di spiaggette bagnate da un mare da sogno: ecco il nostro grande rimpianto, nostro di noi “bambini dell’acqua” che trascorrevamo “in acqua” (di mare) gran parte dell’estate. Adieu, adieu my native shore … aveva scritto Byron oltre cent’anni prima ma noi non lo sapevamo!

Si mangia. Dalla borsa-dispensa esce il cibo preparato per la “traversata”, bevande e caffè incl.. Poi, improvvisamente, appare una collina scavata da una cava … stiamo per arrivare a Grosseto! Prepararsi al lancio come paracadutisti giunti in zona operativa … il treno prosegue per Roma … noi abbiamo una coincidenza … ci aspetterà? Il nostro treno “porta” (si diceva così) dieci minuti di ritardo … presto, presto, passatemi le valige dal finestrino … ecco la vaporiera … arriviamo! Si sale. Altra scalata, altra conta di bagagli e appello di persone.

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Il primo anno (s’era nell’immediato dopoguerra, ricordate?) la linea  FS  Grosseto-Monte Amiata, a vapore,  aveva per vagoni … carri bestiame! Si, quelli con il portellone scorrevole e due sbarre a impedire la caduta dei passeggeri quando fosse aperto, una orizzontale ed una trasversale.

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.Binari a S.Angelo Scalo

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L’anno dopo, vagoni di terza classe, le portiere? Si sale fra i sedili di legno, alla via così. Noi bimbi ci si affacciava ai finestrini, per ritrarci con un occhio offeso dalla polvere di carbone della macchina a vapore! Finalmente si arriva alla stazione di S. Angelo Scalo. Qui a fianco: i binari, oggi, tristi … e dire che se ne potrebbe ricavare una eccezionale pista ciclabile, da Grosseto ai piedi del Monte Amiata! Oppure … riattivarla per portare in su i ciclisti che poi la farebbero in (lievissima) discesa! Oppure … vagoncini leggeri spinti dai passeggeri-ciclisti, a pedali! Non sto scherzando, sarebbe una prima mondiale!

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12 ot 2011 S. AngeloOrmai siamo (quasi) a S. Angelo in Colle, a casa, aria di casa, aria “da” casa: infatti qui nessuno ha fretta, tutti si conoscono, si salutano, si aiutano: “Dario (il mi’ babbo, n.d.r.) gnamo le valige te le porto io” ; tutti si aspettano: il capotreno aspetta prima di far ripartire il treno che tutti abbiano fatto i loro comodi a scendere e a salire; l’autista della Sita (il bus di linea) aspetta che tutti siano saliti a bordo; i passeggeri del bus aspettano che l’autista abbia chiesto ad ognuno come va, e la tu’ figliola? E tu, Dario come si sta a Genova? E voi cittini (voi bambini rivolti a noi tre) sete passati (siete stati promossi a scuola. n.d.r.)? Etc. Dalla stazione al paese 9 km per 400 metri di dislivello, tante fermate, tanti aggiornamenti sulla salute e le novità familiari di ogni passeggero: Toscana comunità, Comunità toscana.

La casa dei nonni  – Profuma il colore / di pietra toscana / colorata dal giallo del sole / dal rosso dell’uva matura / danzante / al canto di una cicala / che un pergolato difende / da mani voraci bambine. / E dal fondo valle / salendo / tu scruti ogni ombra / del dolce profilo del Colle / diadema prezioso / intorno al prezioso ricordo..

Strada bianca, quella principale chiamata strada bona, le altre un po’ meno, arrivati in paese, all’epoca 300 abitanti: carabinieri, fabbro, macellaio, merciaio, bar (due), calzolaio, alimentari, fabbro, falegname (due), parroco, medico condotto, trattoria inclusi. La farmacia a Montalcino. I ricambi per le lambrette, a Siena. Il saluto da tutti e a tutti man mano che li incontravi, questi “tutti”. Durava due-tre giorni prima di avere terminato il primo, doveroso giro di ripresa di contatto.

Campagna toscana (com’era … e com’è nella memoria)

La luce accecante / sprigiona profumo di terra / da zolle rimosse ne’ campi. / Le pietre a contorno son ricche / di more spinose e di fichi: / in siepi sinuose costeggiano il bianco tratturo / che porta ad antico podere. / Ascolti cicale. / Sull’aia / un popolo gaio rincorre il mangime. / All’ombra d’un fitto pagliaio sonnecchiano cani. / C’è acqua nel pozzo / e lunga catena stridente vi cala una brocca di rame. / Profumano i pani appena sfornati /  ‘l fuoco rallegra la propria fascina. / Un fiasco di vino sul desco richiuso con foglie seccate. / Nell’aria le mosche. / La stalla è vicina: giumente imponenti frantuman pannocchie, / corone regali sovrastano candidi corpi giganti / e gran carri stanchi riposan le ruote dal duro lavoro. / Filari frequenti ed ulivi perforan la coltre del grano. / Colori: / la terra di Siena / il giallo del sole / il verde d’olivo. / Prezioso convivio, colture scomparse, / memorie scolpite per sempre da tratti d’amore.

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WP_20170310_013Trento, in autostrada, in quattro ore (sosta all’autogrill compresa). Ci fermiamo a mangiare nel paese di Pari, alla Cacciatora, da Siro. Pari (uscita per -), sulla superstrada Siena-Grosseto. Piccola trattoria familiare ricavata al primo piano d’una casa originale (non vecchia! Originale), praticamente nei locali di un appartamentino. Due salette, in una un piccolo caminetto così, alla vista e portata del tavolino più vicino, sul quale Siro cucina una bella fiorentina, di fronte a tutti, alla buona tanto s’è in famiglia … occhevvipare? Maria Teresa ed io vogliamo stare leggeri: antipasto di crostini ai fegatelli, fritto misto di carne e carciofi, una fetta di pecorino, insalata fresca, dolce, vino (nero buono), caffè e una grappa, €39,00 (in due). Acqua? Ah già … e sc’era anche l’acqua … ce la stavamo dimenticando …

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Sotto la cima destra dell’Amiata, il dolce profilo di S. Angelo in Colle

Passeggiamo per smaltire. Dalla sommità del paese, Piazza del Palazzo, si vede il Monte Amiata ma, prima, il profilo di S. Angelo in Colle! In 50 minuti d’auto ci arriviamo. Il paese è quasi deserto … incontro qualche persona assolutamente sconosciuta. Poi altre due, solo due, due persone vere, due amici d’infanzia, oggi coetanei … anzi no … loro hanno solo qualche anno più di me (che ne ho 73) ma da cittini piccini quei pochi anni facevano la differenza, comunque amici e come! Ci abbracciamo: massì … oggi siamo coetanei.

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Sotto S. Angelo, a piedi verso S. Antimo

Il paese è – come sempre – splendido, sospeso sopra la Maremma, sulle prime colline del Senese. Ci torneremo con il gruppo di amici di Trento, magari in occasione di una festa paesana e lo faremo rivivere come abbiamo fatto qualche anno fa. Infatti S. Angelo, patria del Brunello che poi dicono di Montalcino ma che invece è nato qui, Fattoria Il Poggione, è dotato di ottimi agritur, in centro, in periferia (200 metri dal centro) e nell’immediata campagna circostante. Ma ci voglio tornare anche da solo, con la mi’ moglie e due biciclette questa volta elettriche, così ci possiamo permettere tante salite in più, comprese la visita a Montalcino, all’abbazia di S. Antimo e la salita al Monte Amiata).

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La strada che conduce alla base del rilievo sul quale si ergeva il castello val già di per sé una visita …

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Basta, insomma … ero partito per raffrontare due viaggi (partito, partenza, viaggi, arrivi …) e poi mi sono lasciato commuovere dai ricordi ed entusiasmare dai progetti … Evvabbè, mi perdonerete lo scivolone … Oggi che faccio: andremo a visitare Castel di Pietra, quello di Pia de’ Tolomei, citata da Dante:

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“Deh, quando tu sarai tornato al mondo, / e riposato de la lunga via”, / seguitò ‘l terzo spirito al secondo, / “ricorditi di me, che son la Pia; / Siena mi fé, disfecemi Maremma: /  salsi colui che ‘nnanellata pria  / disposando m’avea con la sua gemma”. (Purgatorio, V, 130-136).
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 Montemassi, dal Podere Ristella di Daniela e Sirio, dove siamo ottimamente alloggiati (cfr. in internet!)

Indi pranzo pluri-familiare a Montemassi (il mi’ cognato e sc’ha una casa in Maremma e compie 70 anni e sc’ha radunato le famiglie da Castiglione del Lago Trasimeno (PG), Castiglione della Pescaia (GR)  Roma, da Genova e da Trento!). Nel pomeriggio a salutare le amiche dell’ agritur Le Giuncaìne vicino a Castiglione della Pescaia (v. post Fiab Trento nella Maremma grossetana: 1-4 ottobre 2015″- In programma da Fiab Trento:  prossimo giro del Lago Trasimeno in bici, sulla imminente si spera pista ciclabile!

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Dalle alture di Montemassi si vede anche un strisciolina di mare sopra la quale si scorgono i rilievi dell’isola del Giglio e, nella parte sinistra della foto a fianco,  la Punta Telegrafo dell’isola d’Elba (il profilo montano che si stacca più alto degli altri).

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Maremma bona, Maremma cane, Maremma maiala … imprecazioni diverse dei maremmani e non solo, in quanto esportate anche nel vicino senese. Vi state misurando con un problema, ad esempio sistemare il gancio di traino della vostra auto? Vi sta riuscendo, siete fiduciosi? Un “maremma bona vedrai s’un ci riesco” ci sta bene. La seconda espressione va usata  in caso di previsto insuccesso. La terza, all’insuccesso.

Maremma palude (da cui la canzone “Maremma amara”) che i Medici un gli erano stati boni di sistemalla con il loro misero “Ufficio de’ fossi”, poi bonificata dai Lorena il cui duca, sposando Maria Teresa d’Austria, s’era visto togliere il su ducato originario e aveva ricevuto in consolazione – guadagnandoci nel cambio! – il Gran Ducato di Toscana con l’autonomia amministrativa dall’Impero. Per uno come me che scrive e per voi che leggete su Trentoblog, questo fatto dell’Autonomia Amministrativa un gli è dappoco un gli è … Peddavvero!

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Maremma poesia – Rotolano / ricordi infantili / illuminati / ancora per poco / dal profumo del sole. / Stanca / riposa / la terra maremma / di cavalli / cinghiali / e candidi buoi /  e attende / di essere dipinta di buio.

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Maremma al mare. Fuori stagione, spiagge deserte. All’orizzonte il Gigli, Montecristo e l’Elba. Sulla spiaggia grossi tronchi sbiancati dall’aria marina. No, non portati da una tempesta ma caduti in pineta  o abbattuti dalla Forestale e trasportati sulla spiaggia a … difendere le dune, a interrompere l’eventuale “fuga” della sabbia “rubata” dal vento.

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Accanto, una grossa rete, quella si, portata dal mare e poi da quella stessa Forestale ammucchiata per essere portata via.  Una rete abbandonata da un peschereccio o … persa. Inutilizzabile di certo. Ed ecco che qualcuno le presta attenzione, con paziente lavoro  recupera tratti di cima ancora buoni, scioglie e taglia nodi pensando a quanto lavoro sono costati. Ma questo che quel tale fa non è uno sfregio, anzi, recupera alla funzionalità – e quindi alla vita - preziosi strumenti di lavoro.

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Buona Toscana a tutte e a tutti!

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UNGARETTI CENT’ANNI DOPO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Marzo, 2017 @ 6:11 am

Detto altrimenti: un postaltrui, ovvero di Alfonso Masi       (post 2665)

Masi.

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Le lettrici ed i lettori più assidui sanno che questo mio è un open blog, ovvero un luogo aperto e disponibile a ricevere e pubblicare i postaltrui. Ed allora eccone uno, bellissimo, dell’amico Alfonso Masi sul poeta Giuseppe Ungaretti.

Inizia

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A cento anni di distanza dai mesi di dicembre 1916 – gennaio 1917 il poeta Giuseppe Ungaretti meritava un particolare ricordo di due anniversari che al contrario la stampa locale ha totalmente dimenticato: infatti nel dicembre del 1916 veniva pubblicata la sua prima raccolta, Il Porto Sepolto che per lo stesso autore fu un dono natalizio inaspettato.

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imagesLa pubblicazione si deve all’incontro con il “gentile Ettore Serra”: così Ungaretti definisce il giovane tenente amante della poesia e lettore delle riviste “La Voce” e “Lacerba”. Il reggimento del poeta, durante la primavera del 1916, era accampato nelle retrovie a Versa,  dopo un mese e mezzo trascorso in trincea sul Carso. Serra raccontò di aver notato quel fante dal portamento trascurato e dalla divisa in disordine. conosciutone il cognome, gli chiese se fosse l’autore di alcune poesie apparse sulla rivista “Lacerba”. La risposta affermativa fu l’inizio di un’amicizia umana e intellettuale: al tenente, il soldato semplice Ungaretti aveva letto i gualciti foglietti contenenti una serie di brevi testi composti durante la vita in trincea, conservati gelosamente nel tascapane e non destinati ad alcun pubblico. Serra ne era rimasto piacevolmente affascinato, aveva portato con sé il tascapane e ordinato quei rimasugli di carta, insieme ad altri ricevuti nei mesi seguenti. Infine il 16 dicembre 1916 aveva portato al poeta alcune delle 80 copie stampate a Udine presso lo Stabilimento Tipografico Friulano.

Da parte di nessuno dei due vi era la consapevolezza che fosse stata stampata una raccolta che avrebbe segnato una svolta decisiva nella poesia italiana. Fu Papini a rendersi conto dell’importanza di quella piccola silloge che recensì sul “Resto del Carlino” il 4 febbraio 1917 giudicandole “le più care e sollevate poesie che abbia dato la guerra italiana”.

Il fante Ungaretti era giunto in trincea sul Carso nei giorni precedenti il Natale 1915 e subito aveva iniziato a scrivere poesie, come ricorderà in seguito:

“Incomincio Il Porto Sepolto dal primo giorno della mia vita in trincea e quel giorno era il giorno di Natale 1915 e io ero sul Carso, sul Monte S. Michele: ho passato quella notte coricato nel fango, di faccia al nemico che stava più in alto di noi ed era cento volte meglio armato di noi”.

images (2)Notiamo, en passant, qualche discrepanza nei ricordi di Ungaretti perché tale testimonianza sul   giorno di Natale non collima con la poesia Veglia che riporta la data del 23 dicembre 1915. Nella dura vita di trincea, in presenza della morte, ogni retorica futurista della “guerra sola igiene del mondo” scompariva e nascevano trentatré poesie, ciascuna corredata non solo dal titolo, ma anche da una data e dall’indicazione della località (Locvizza, Mariano, Cima Quattro, Cotici, Valloncello dell’Albero Isolato, Devetachi), quasi un diario e una geografia dei luoghi in cui il fante Ungaretti veniva spostato: dalla prima linea in trincea sul Carso alle retrovie durante i periodi di riposo. Si tratta di liriche, brevi, alle volte brevissime, scritte con linguaggio corrente, privo di stile aulico, privo della prosodia tradizionale e che spezza i versi a favore di una metrica libera che a volte giunge a versi contenenti una sola parola. Così a posteriori Ungaretti giustifica il suo stile:

“Nella trincea, nella necessità di dire rapidamente, perché il tempo non poteva aspettare, e di dire con precisione e tutto come un testamento, e di dirlo, poiché si trattava di poesia, armoniosamente, in tali condizioni estreme, trovai senza cercarla quella mia forma di allora nella quale il più che mi fosse possibile volli resa intensa di sensi la parola intercalata di lunghi silenzi”.

Anche in questo caso notiamo che la spiegazione stilistica fornita dal poeta non è esatta perché anche le poesie precedenti la Grande Guerra sono improntate al medesimo stile e prive anch’esse di segni di interpunzione.

Ogni parola, ogni lirica reca l’impronta di un’emozione particolare, precisa, viva e penetrante. Ecco, in Veglia, le immagini del

 compagno / massacrato / con la sua bocca / digrignata / volta al plenilunio,

la cui visione spinge Ungaretti a scrivere “lettere piene d’amore”. Ecco San Martino del Carso, il paese distrutto e paragonato alla propria situazione interiore:

Di queste case / non è rimasto / che qualche / brandello di muro. / Di tanti / che mi corrispondevano / non è rimasto / neppure tanto. / Ma nel cuore / nessuna croce manca. / E’ il mio cuore / il paese più straziato.

Ecco il suo pianto interiore simile a una pietra del Carso:

Come questa pietra / del S. Michele / così fredda / così dura / così prosciugata / così refrattaria / così totalmente / disanimata./ Come questa pietra / è il mio pianto / che non si vede. / La morte / si sconta / vivendo.

Ecco le trincee dentro cui si nascondono i soldati:

Assisto la notte violentata. / L’aria è crivellata / come una trina / dalle schioppettate / degli uomini / ritratti / nelle trincee / come le lumache nel loro guscio.

A volte poteva capitare di dover marciare di notte e incontrare altri soldati.

Era usanza chiedere “Di che reggimento siete?”; e il poeta, provato dalla guerra, si sente legato da amore fraterno a tutti gli altri soldati, così da ritenerli e chiamarli fratelli:

Di che reggimento siete / fratelli./ Parola tremante / nella notte. / Foglia appena nata / nell’aria spasimante / involontaria rivolta / dell’uomo presente alla sua / fragilità./  Fratelli.

L’unica felicità in mezzo a tanto tormento e desolazione, provocati dalla guerra, è sentirsi in armonia con l’universo e ripassare le epoche della propria esistenza con riferimento ai fiumi conosciuti durante la vita: Serchio, Nilo, Senna e Isonzo. Nasce così la lirica “I fiumi”, la più lunga ed elaborata dell’intera silloge; è stata definita la più grande poesia della guerra italiana, ma paradossalmente la guerra è messa fra parentesi e appare soltanto nel ricordare i “panni sudici di guerra”.

Il ricordo della propria giovinezza a Parigi aveva già in precedenza fatto tornare in mente al poeta l’amico Moammed Sceab, morto suicida e che con lui condivideva lo stesso albergo in “Rue des Carmes/ appassito vicolo in discesa”.

Sempre nel dicembre 1916 il poeta andò in licenza a Napoli in casa dell’amico Gherardo Marone:

“Ero andato a Napoli dove c’era Marone ed ero suo ospite. Mi aveva accolto a casa sua e naturalmente mi aveva dato un letto magnifico dove avrei dovuto passare la notte, ma io non riuscivo a dormire nel letto perché ero abituato a dormire per terra; non potendo dormire mi sono messo giù, nel pavimento, a dormire. Questo per alcune notti, poi, pian pianino, mi sono riabituato al letto, per tornare davvero a riabituarmi alla terra”.

E lì a Napoli, il 26 dicembre, nasce la lirica “Natale”:

Non ho voglia / di tuffarmi/ in un gomitolo / di strade. / Ho tanta / stanchezza/ sulle spalle. / Lasciatemi così / come una / cosa / posata / in un / angolo/ e dimenticata. / Qui / non si sente/ altro/ che il caldo buono. / Sto / con le quattro/ capriole / di fumo/ del focolare.

images (1)E veniamo al secondo anniversario: nel mese di gennaio 1917, durante un periodo di riposo nelle retrovie a Santa Maria La Longa, Ungaretti compose tre brevi testi poetici: Solitudine, Dormire e Mattina, il più breve di tutta la propria opera, in cui i due versi che lo compongono racchiudono solo quattro parole e per di più due sono monosillabi, per di più apostrofati e quindi ridotti ciascuno ad una lettera alfabetica: “M’illumino/ d’immenso”. L’attività poetica proseguirà poi per l’intero periodo bellico e sfocerà nella raccolta del 1919 Allegria di naufragi, il cui ossimoro sparirà nel 1931 riducendo il titolo a L’allegria, e confermando così la fama poetica del multiforme Ungaretti, docile fibra dell’universo, uomo di pena, nomade d’amore, stagno di buio, lupo di mare, ubriaco di universo, allodola assetata, vecchio capitano e infine vecchissimo ossesso.

 Finisce

 Grazie, grazie Alfonso, per questo tuo – ormai anche nostro – bellissimo ricordo!

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ACCADEMIA DELLE MUSE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Marzo, 2017 @ 6:11 pm

Detto altrimenti: Dante Alighieri (e simili) e quadri insoliti     (post 2664)

IMG_1888 - CopiaSe non ci conoscete guardate gli altri post sulla nostra “Accademia”, fondata dalla nostra Presidente e Ospite Cristina che non ringraziamo mai abbastanza.  Ieri sera … tona! Nella prima parte della serata il vostro blogger, nei panni del Poeta, ha ricordato i passi della Divina Commedia che riguardano il Trentino: la ruina di Rovereto e il Lago di Garda (tre volte: nord, centro e sud) … solo per richiamarsi alla recitazione di brani della (successiva) Fraglina Commedia, di tale Riccardante Lucattieri, 1500 versi di endecasillabi a rima incatenata, sul “Divino Trentino” ovvero l’Inferno (sul Garda), il Purgatorio (Val di Non) e il PAT-Paradiso Autonomo di Trento. Ecco alcuni passaggi:

E appena che al mattin, passato il sonno / lo sol scavalca ‘l monte per lo quale / i Rivani veder Mori non ponno …

E come del Giordan con giusta pace / lo popolo d’Abram vive una sponda/ ambo le bande qui sì viver piace / a ognun che ne lo spender non profonda / mai nulla sì che vederai sul Noce / come sparagni ognun moneta tonda.

Fame con mele placherai alla foce / di rio graziosamente saltellante / che forma pozza ove di sol si coce. / Ma pria che tale acqua insì parlante / formi lo laco di Santa Giustina / scorre leggiadra in valle altra lampante / di Sol nomata poi che da mattina / la luce sua riceve sino a sera. / E ‘l Noneso e ‘l Solandro ti rapina / gridando: hai da pagar! Con voce fera / lorchè da Must du Zalen ognun si passi / c’ha raccontarla altrui non pare vera. / Ch’ancora ho da capir se in ver ciò fassi / al Noneso o al Solandro a cavar penne / e chi respinge chi a li suoi passi.

Bruma leggera possedea le calli / ancora addormentate nel mattino / della beata urbe e le sue valli. / E tacito aspiarai quell’aere fino / volto lo viso in suso a nova luce / come a scrutar lo ciel fa il contadino. / Dorata era la trama che ricuce / la notte al dì  e dolce risvegliava / lo campanile, me ed il mio duce / E sanza pondo il domo alto stagliava / la torre sua ergente sovra i tetti / qual dolomite che lo sol baciava.

Venne sera e la luna col suo opale / color d’argento sostituiva il sole / che lento iva all’ingiù per le sue scale / del Bondone a dormir dietro la mole. / E poi ch’alcun momenti ebbimno conti / la luce disparì come far suole. / La notte quinci scese giù da’ monti / con quattro cime che le fean corona / sovra Tridento assieme a li suoi ponti / addormentati al par de la padrona.

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Voce fuori scena, Beatrice (Maria Teresa) e sulla scena Virgilio (Maria Teresa). In totale nove canti, che diventano 10 con l’ultimo, che si stacca un po’ dal tema in quanto è la cronaca di una castagnata in Bondone dei due (Dante e Virgilio). L’opera è del 1994, ed è stata rappresentata in varie sedi (private). I versi ripetono il linguaggio dell’epoca e in alcuni passaggi riprendono temi e situazioni originali.

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E’ seguito l’ Angolo delle anteprime, ovvero la segnalazione da parte degli Accademici (in bluetto) di loro iniziative varie, aperte a tutti, Accademici e non:

  • Mercoledì 8 marzo ore 17,00, Caffè Italia, Trento, Mirna Moretti ricorda il gruppo di lettura Librincontri: ingresso e uscita, liberi!
  • Sabato 11 marzo ore 20,30, sala della Fondazione Caritro, Via Dordi/Calepina, concerto di Stefania Neonato  (v. post 2554) Concerto, dal titolo: “Et la lune descend sur le temple qui fut: Il Tibet incontra l’Occidente”. Dice Stefania: “Il concerto  nasce dalla collaborazione con gli amici dell’Associazione Asia Trento e vuole contribuire, oltre che a presentare i progetti di Asia in Tibet e Nepal, a tracciare un filo rosso fra la produzione della musica contemporanea occidentale e l’espressione musicale sacra e popolare del Tibet e dell’Asia meridionale piu’ in generale. Affianchero’ quindi a suoni di campane le evocative melodie tibetane e allaccero’ a queste alcuni brani che sono stata portata a scegliere come naturale controparte occidentale. Tutto questo al pianoforte. L’ingresso e’ libero ma si consiglia di prenotare al numero 338 4449323″ .
  • Domenica 12 marzo, ore 17,00, Villa Mersi (Villazzano): Daniela dal Ri Sardi: Barbara Bertoldi in concerto … con sorpresa!
  • Giovedì 16 marzo ore 17,00, sala Fondazione Caritro, Via Dordi/Caleopina, Luigi Sardi conduce la conferenza stampa sul tema della violenza sulle donne, relatrici le avv.sse Annarosa Molinari ed Elena Biaggioni: “Quelle scarpette rosse, che non cammineranno più”.
  • Sabato 18 marzo ore 17,30, Auditorium del Conservatorio Bonporti in Riva del Garda, Riccardo (tesoriere dell’Associazione organizzatrice) segnala il concerto in memoria del compianto carissimo amico Ruggero Polito, Presidente per mezzo secolo dell’Associazione Amici della Musica in Riva del Garda.
  • Sabato 18 marzo ore 17,30, Palazzo Annona – Biblioteca civica “G. Tartarotti” Polo Culturale e Museale Mart – Corso Bettini, 43 – Rovereto, Enrico Fuochi inaugura la propria personale fotografica “Gli improbabili Sposi” (la mostra rimarrà aperta dal 18 marzo al 2 aprile, lun-sabato 09,00-22,00; domenica 09,00 – 13,00).
  • Mercoledì 22 marzo ore 17,30, al Muse, saranno letti due racconti di Nadia Ioriatti, dai suoi libri “Io tinta di aria” e “Aria che allenta i nodi”.
  • Mercoledì 22 marzo ore 17,30, Biblioteca Civica G. Tartarotti” Polo Culturale e Museale Mart – Corso Bettini, 43 – Rovereto, recital di Alfonso Masi su “I Promessi Sposi”.
  • Venerdì 31 marzo ore 18,00, Galleria d’Arte Fogolino, Via SS Trinità, 30, inaugurazione della mostra personale di Marisa De Carli Postal.
  • Aprile, data da definire, Riccardo segnalerà il terzo Evento Restart, Associazione culturale di cui egli è presidente.

L’intermezzo eno-gastronomico (!!!!!!!) divide le due parti della serata. Dice … fa da spartiacque? N000! Fa da sparti … bollicine!

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Seconda parte della serata: Paolo Consiglio, “I tre Cristi”. Tempo fa, Paolo vinse un quadro raffigurante tre Cristi, che rappresentavano la Ss. Trinità. Incuriosito svolse una ricerca in diverse località italiane e estere alla scoperta dei diversi modi di rappresentare quel soggetto. Ne è scaturita una interessante analisi storico-geografica-artistica su di un percorso di secoli, e l’inaspettata scoperta di una radicata devozione popolare che si manifesta con il frequentatissimo pellegrinaggio annuale al Santuario di Vallepietra nel Lazio.

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Prossimi appuntamenti dell’Accademia (riservati agli Accademici)

  • Lunedì 3 aprile – Omaggio a Fabrizio De Andre’, Patrick e Co., Riccardo voce recitante – Claudio Fuochi e le sue ninfee (diapositive).
  • Lunedì 8 maggio – Barbara e amiche in “Altri tempi” revival musicale – Francesca Endrizzi, La figura di Albino Zenatti.
  • Lunedì 5 giugno – Allievi del Conservatorio musicale di Riva del Garda, M° Ruzza – Marisa Decarli, Scorci di Trento.
  • Stiamo ragionando sulla nostra gita sociale: se, dove, quando andare (alcuni propongono di riornare nella Toscana minore … vedremo).
  • Metà luglio: Festa di Mezz’Estate.

Buon 8 marzo a tutte! (e anche a tutti … dai…)

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POESIA PAGANELLA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Marzo, 2017 @ 12:40 pm

Detto altrimenti: lo so … lo so … in Trentino abbiamo anche altre gemme … ma la Paganela ì’è la zima la pu bela che pu bele non ghe n’è … (post 2663)

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Così i versi della canzone. Ma vi sono altri versi, altre poesie … quella del mio amico Andrea Bonn che ‘n zima gh’ariva  la matina bonora, con le peli de foca, quan che ‘l rifugio l’è ancora serà … anca quan che fa fredo e ghe un nebion dela Madona … che poi g’ha d’anar a lavorar ‘npressa e che mi digo ch’elo s’alena per i otomila …

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6 FEBB 14. (15)

         Poesia … dalla  seggiovia!

… e poi c’è la mia, che ormai salgo con gli impianti (‘na volta fevo anca mi come l’Andrea, ‘na volta … ma l’era ‘sti ani …) io che la prima cabinovia è la mia; io che le piste sono libere, intonse;  io che siamo io e il frusciar della neve! Io che gli sci tagliano la superficie e alzano  schiuma bianca come se  fossero la prua de la me barca a vela  sul Lac de Garda. Sullo sfondo … dove guardi, non sbagli: i laghi  di Garda e Cavedine; Sua Maestà il Brenta; la Valle di Non con le sue Maddalene a chiuderla dalla Val d’Ultimo; la Valle dell’Adige; l’Altopiano d’Asiago e per chi sa riconoscerle, il Cimon de la Pala e la Cima Vezzana, sopra S. Martino di Castrozza.

Poesie … per chi sa leggerle. Io si, fortunatamente si: e alora te digo grasie, sat …. Paganela!

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Dice … “Vieni a prendere un caffè da noi!” Dove? Alla Malga Zambana, da Mirco, ovviamente! Arrivooooo …  per la direttissima!

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Eccola, la Malga Zambana!

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26 MARZO 2014 PAGANELLA (20)

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Uei, raga … non ho fatto in tempo a pubblicare questo post che mi ha telefonato un amico: “Metti altre foto di neve, Riccardo! Dai … altre foto, le “fotonotizie” della nostra neve! E vabbuò, gli ho detto, fammele cercare … Eccola qui, una! Un volo tipo pallina da ping pong,  tre anni fa, la discesa precedente qui c’era un banco di nebbia e il mio amico ha centrato la … neve fresca, facendo un volo quintuplo, senza farsi male!

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Un’altra? Eccola, alberi della Paganella (se non è amore questo!)

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Dice … ma un altro rifugio? Sai, per la par condicio … Evvabbè, avete ragione: ecco il Rifugio Dosso Larici!

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InkedInkedInkedWP_20170306_002_LIAltro rifugio amico? La Malga LOVARA. Nel disegno, l’investimento di cui io (traccia blu) e il mio amico Claudio (traccia gialla) siamo stati vittime di uno sciatore sconosciuto (traccia rossa) che procedeva “a uovo” nonostante i due cartelli “Rallentare” di cui uno collocato alle spalle di chi ha scattato la foto accanto. Il mio amico: toccato sulle code, cade senza conseguenze; io, violentemente investito in pieno nella schiena, costola incrinata. Alcune persone straniere si sono fermate per chiedere se avevo bisogno di aiuto, ma nessuna si è dichiarato investitore, né io avrei potuto accusare nessuno. Quindi ognuno per la sua strada!

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I Laghi di  Cavedine e di Garda  visti dalla Cima Paganella dai … miei sci!

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Che vi dicevo? Paganela, o montagna tuta bela …

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MARCELLO FARINA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Marzo, 2017 @ 10:26 pm

Detto altrimenti: Don Marcello Farina     (post 2662)

Vedi post precedente (ma, su Marcello, anche tanti altri post!). Venivo da un Evento Restart Trentino, Associazione Culturale nella quale si esalta il libero e coraggioso pensiero e il pensare di ognuno per un futuro migliore (ecco il cambiamento): libertà, coraggio, cambiamento.

Infatti in ogni “sistema” ogni tanto conviene “cambiare”: occhi nuovi che vedano ciò che ormai altri sono solo capaci di guardare; menti diverse per sostituire comportamenti logori, come quel tappeto al quale ci si è abituati al punto che lo accettiamo così com’è, mal ridotto, tanto è parte di noi … e non ci poniamo nemmeno  il problema della sua sostituzione … Ma per cambiare occorre essere liberi ed avere il coraggio di provarci – almeno – a smuovere radicate incrostazioni di vecchi poteri diffusi, sclerotiche oligarchie del pensiero indifferenti alla libera espressione popolare, ipocritamente tese al miglioramento di un sistema democratico imperfetto per sua natura ma che di quelle imperfezioni si nutrono …

Poi a Messa, non ad una qualunque, ma alla prima del “ritorno” di Marcello quale celebrante a Trento città. Una volta era in Duomo, e lo riempiva. Oggi, nella piccola chiesetta della SS. Trinità a fianco del Liceo Prati (tutti i sabati alle 18,30) si entrava a stento. Ora che si sparge la voce occorrerà andare una mezzorata prima, per dirla con il Commissario Montalbano!

Marcello era visibilmente emozionato. Noi commossi (e felici!).

WP_20170304_009Marcello, la fede è una continua ricerca, una relazione fra te e … la fede, appunto (Papa Francesco: “La Verità è relazione”). Marcello: fra le tentazioni del demonio a Gesù che aveva digiunato H24 per 40 gg, la peggiore è la tentazione del potere. Ma, prosegue, esistono anche “tentazioni buone” come il farsi tentare dal desiderio di raggiungere  la FEDE (se non proprio la FEDE, almeno la fede), la tenerezza, l’attenzione verso l’Altro, la libertà (dai condizionamenti: “Schiavi tormentati dalle tre M: il Momento, le Mutevoli opinioni, le Mode”, scriveva Nietzsche, ma questa l’ho inserita io!)

La libertà. Uno dei punti fermi anche del programma Restart, libertà che non vuol dire “fare ciò che si vuole” bensì “poter scegliere fra diverse soluzioni e vedere realizzata la propria scelta”. Vicino a me il giornalista RAI scrittore Alberto Folgheraiter. Io lo conosco e questo è normale, data la sua notorietà. Scambiamo poche parole: lui è molto amico da sempre di Marcello e questo è una garanzia in più, se mai ce ne fosse stato bisogno. Sono lusingato nel riscontrare che per lui non sono un nome del tutto sconosciuto. Chissà se riuscirò a parlargli di Restart. Dice che legge i miei post: se legge questo spero che mi telefoni (335 5487516).

(Alberto, nel frattempo ti puoi leggere nel mio post n. 1745 del 14 novembre 2014  “Louis Brunelli a Vezzano”).

Salutiamo Marcello che ci regala una copia della poesia che ci ha appena letto. Probabilmente parte per il suo paese natio, Balbido-il Paese Dipinto  (Giudicarie Esteriori) per via dei suoi murales, paese dove ogni domenica mattina alle 10,00 dice Messa. Un mio amico, presente con la moglie  a Restart la mattina e a Messa il pomeriggio, dice: “Oggi ho respirato ossigeno due volte”. Io pure: ascoltare Marcello è nutrimento per lo spirito, un passo in più verso la vera Fede, una iniezione di umanità, di comprensione, di speranza. Grazie, Marcello, bentornato! Good restart to you too …

 

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RESTART TRENTINO – 2° EVENTO: COMUNICAZIONE PARITARIA UOMO E DONNA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Marzo, 2017 @ 5:39 am

 

Detto altrimenti: … dopo l’inaugurazione del 4 febbraio, in prossimità della Festa della Donna dell’8 marzo     (post 2661)

COMUNICATO STAMPA RESTART

Inizia

“La parità di genere è una realtà che ci arricchisce e da cui è impossibile prescindere” (cit. Presidente Mattarella)

  • RestartTrentino_4marzo_A6 03Quando i generi si completano. Essi esaltano talenti e differenze: il risultato è sempre sorprendente ed influenza le Persone, la Comunità e la Storia.
  • La Festa della donna. Oggi ci piace festeggiarla così, come conquista di parità non solo per le donne, ma per i generi e per la collettività.
  • La Costituzione italiana. Oggi ci piace festeggiarla così, ricordandola là dove esalta il principio di parità interpretato con una legge sulla doppia preferenza di genere – già in vigore in Italia per le ordinarie – che chiarisce un equilibrio naturale: 50% di donne e uomini in lista e due preferenze di genere diverso.
  • La nascita dei laboratori generativi (quella che una volta altri chiamavano scuola politica). Oggi vogliamo inaugurarli così, con un metodo partecipato e dialogico di coinvolgimento e di costruzione delle nuove tendenze.

Quattro messaggi importanti che l’Associazione Culturale RESTART TRENTINO per prima pone alla riflessione collettiva, oltre i personalismi, oltre le rendite di posizioni, oltre le lobby, oltre il mono genere: fine della politica top down, torna la Partecipazione delle Persone!

Finisce

Restart, Trentino? Riparte il Trentino? Restart, Trentino! Riparti, Trentino! Con un argomento al mese!

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Ecco come vorrebbero alcuni …

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Oggi, 4 marzo, ci siamo ritrovati come previsto. La sala era piena. Ottimo successo della formula, ottima la qualità dei contributi emersi, bene le nuove adesioni. Potete leggere dell’evento su fb Restart Trentino  e su twitter restart.trentino.

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Dice … ma tu, blogger, non dici nulla? Ok, raga, scialla, calma, datemi il tempo. Dunque … (lo so che non si inizia una frase con “dunque” ma volevo vedere se voi lo sapevate) … Io sarei anche – anzi lo sono – il Presidente di Restart e volete che non vi dica nulla? Eccomi a voi.

Qualche giorno fa sono stato ad una adunata formalmente “politica”, di un partito: uno che parlava, tutti seduti ad ascoltare e poi ad applaudire. Informazione unidirezionale. L’uditorio? Cervello a massa, mani che sorridono: clap, clap, clap. Applausi perché … perché l’oratore diceva di aver fatto tutto bene, di fare tutto bene, che avrebbe fatto tutto bene: “Basta con le divisioni, basta con le diversità … stiamo uniti (attorno al suo pensiero, ovviamente)”. Clap, clap, clap.

Oggi in Restart: tavoli di lavoro attorno ai quali tutti hanno preso la parola.

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Libertà by Giorgio Gaber:

La libertà non è star sopra un albero
Non è neanche avere un’opinione
La libertà non è uno spazio libero
Libertà è partecipazione.
La libertà non è star sopra un albero
Non è neanche il volo di un moscone
La libertà non è uno spazio libero
Libertà è partecipazione.

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Oggi in Restart uno dei presenti mi ha chiesto: “Ma voi … voi volete che la gente vi si avvicini?” No, ho risposto, noi vogliamo che la gente “si avvicini alle proprie idee”, ovvero si formi un’idea, la esponga con coraggio, liberamente, combatta per essa. Quel tale ha replicato: “Perchè?” Perché, ho risposto, perché in assenza di persone pensanti ci troveremo di fronte ad una sola persona pensante, pensante per tutti. Ha insistito: “Ma voi … fate politica?” Si, ho risposto, nel senso greco, ovvero come “azione di polloi, di molti”, il cui contrario è idios, “individuale”, da cui l’italiano “idiota” ovvero colui che c’è lui e basta, che non si confronta, che non interagisce, che non dialoga, che vola alto (troppo, n.d.r.), che ha sempre ragione, che lui ipse dixit … che andate da lui che vi dice come pensare,  che…ppalle! (n.d.r.).

Il clima Restart:  meteo inizialmente incerto, poi pioggia, ma dentro la Casa del Vino della Vallagarina in quel di ISERA, patria del Marzemino (Mozart, Don Giovanni: “Versa il vino, eccellente Marzemino”) non ci pioveva anzi, poi ci abbiamo anche fatto pranzo alla romana. Ottimamente. Andateci per credere. Dice … ma il clima della riunione? Appassionatamente rilassante, vario, ricco e arricchente.

Quanti eravamo in Restart? Tanti, altro dirvi non vo’ anche perché potrei indicare la “presenza media” visto che una base è rimasta per tutta la durata dell’evento, ed altri arrivavano mentre qualcuno usciva (comunque non vi erano sedie vuote, n.d.r.).

L’età anagrafica dei partecipanti Restart? Da 20 anni in su. La mia la conoscete. Dice … ma tu sei un seventy! Si … vabbè, ma seventy … seventeen … non stiamo a spaccà er capello, come dicono a Roma …

Dice: insomma, blogger, una giornata particolare la tua. No, dico io, una mattinata particolarissima. Poi di corsa a Trento al concerto di Edoardo Bruni e poi di corsa alla Messa di Don Marcello Farina. Nella panca a fianco a me, Alberto Folgheraiter (giornalista RAI, scrittore) v. post successivo.

Prossimo evento Restart: una 24h ai primi di aprile. Vi dirò per tempo.

Good restarting everybody!

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FIAB TRENTO 2017: A PEDALI “FUORI PORTA”!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Marzo, 2017 @ 5:01 pm

Detto altrimenti: Calendario escursioni FIAB 2017     (post 2660)

Val Concei

                “Ivo ‘n cima” (alla val Concei)

Spring in coming, la primavera è in arrivo e allora … pronti, al posto … Fiab!   In bicicletta, naturalmente! Dice … ma se stiamo ancora sciando … Ok evvabbè, ancora per poco (purtroppo, n.d.r.), ma noi ci consoliamo presto. Infatti con i primi caldi, ripartiamo con  la nostra FIAB, FEDERAZIONE ITALIANA AMICI DELLA BICICLETTA, Trento branch – Noi, Amici della bici in città, ambito nel quale promuoviamo la cultura del “pedalare urbano”. Scrivo “promuoviamo” perché ICH BIN EIN FIABINER! Noi, Amici della bici fuori città, per fare cultura, natura, turismo, amicizie e buona salute a pedali! Ecco il programma escursioni 2017.2017-03-03 – VOLANTINO ESCURSIONI FIAB – TRENTO

 Joint us, unitevi a noi, iscrivetevi alla FIAB!

Qui a fianco, nel riquadro “cerca nel sito”, cliccate “fiab” e potrete leggere molti resoconti  sulle nostre uscite

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TODO MODO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Marzo, 2017 @ 7:00 am

Detto altrimenti: Todo mundo ….         (post 2659)

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todo modo.

Amarcord Todo Modo, mi ricordo il film drammatico italiano del 1976 diretto da Elio Petri ispirato all’omonimo romanzo di Leonardo Sciascia: “ Todo modo para buscar la voluntad divina”, spiega nel film, citando Ignazio di Loyola, l’Aldo Moro interpretato da Gian Maria Volonté. Todo modo ieri. E oggi? Oggi Todo modo para buscar la ruina del mundo … tutto il modo per mandare a ramengo il mondo … todo mundo!

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cinaGlobalizzazione si anzi no, Quando un capo d’abbigliamento costa 10 e te lo vendono a 100 (dieci volte tanto) perché è firmato (!?), si inserisce il cinese che te lo propone a 20. Dice … ma è taroccato! No, quando mai! Sono quegli stessi che lo fabbricano qui da noi a 10 che sono andati a fabbricarlo in Cina a 1 per poi offrirtelo a 20 (venti volte tanto!): la moltiplicazione (laica) dei pani (per loro) e dei pesci (noi, che abbocchiamo)! Delocalizzare, gente, delocalizzare verso i paesi ove i diritti dei lavoratori e gli apparati fiscali sono un optional!

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Una tragedia americana, libro di Theodore Dreiser. La tragedia americana, la politica di Trump: all’armi, all’armi, grida! Riprende la corsa agli armamenti! Eh già, lo sa bene lui come se ne uscirono gli USA grande depressione del 1929. Richiamo qui un passaggio del mio post dell’8 bebbraio 2013 “Le crisi economiche negli ultimi 150 anni”: “Prendono campo le teorie Keynesiane. Il Presidente Roosevelt inaugura il New deal, la “spesa in disavanzo” e crea opportunità di lavoro. Lo stato diventa imprenditore. Il new deal dà fiducia ma l’uscita dalla crisi avviene grazie al riarmo che crea piena occupazione”. Armi usate nella seconda guerra mondiale …

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imagesE qui in Italia? Be’ … noi abbiamo pesanti zavorre, mollando le quali il Paese prenderebbe il volo: l’evasione fiscale, il lavoro nero, la corruzione, la burocrazia,  l’incapacità di conservare e vendere (come prodotto turistico) i tesori d’arte, di cultura e di natura sui quali siamo seduti … Ma tant’è … E poi è anche un fatto culturale, nel senso che pratichiamo la politica-mestiere-strapagato, alias la politica-poltroneesofà, alias  la politica-del-presente, quella che si muove per l’interesse (elettorale o rielettorale!) del presente. Ma non basta. Infatti facciamo crescere i giovani-del-presente” che ormai cercano (quando ancora lo cercano!) un lavoro purchè sia (quando lo trovano!), giovani costretti ad accettare tutto per sopravvivere, ben prima di essere maturi, anzi, così maturi non diventeranno mai. La dura fatica dall’alba al tramonto in un call center è la migliore polizia immaginabile: tiene a freno il singolo e frena lo sviluppo della ragione.

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MAROSTICADice … evvabbè … ma tu, piccolo blogger, che vorresti mai fare? Io? Per carità, io sono solo una piccola goccia che cade in un oceano. Ma si sa, anche l’oceano è formato da tante gocce, ed allora … hai visto mai? Una goccia oggi, una domani … gutta cavat lapidem” E poi … ricordate quella favola del gran visir il quale, volendo ricompensare un suddito fedele, accettò di pagarlo con del grano nella misura che quel suddito gli aveva richiesto? Non riuscì a trovare la quantità di grano sufficiente in tutto il suo regno! Infatti quel suddito, ponendogli davanti una scacchiera per il gioco della dama, gli aveva chiesto un chicco di grano nel primo quadretto e quindi il doppio (cioè due chicchi) nel secondo quadretto e così via, di doppio in doppio. Provate voi a calcolare il totale! (La risposta nei commenti a questo post).

Traduco: se ognuno di noi convince due persone, e così via … Proviamo ad andare a Marostica a vedere se quella grande scacchiera potrà mai contenere tutti!

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