BUROCRAZIA NAUTICA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Aprile, 2017 @ 1:36 pm

Detto altrimenti: … per il rinnovo della patente nautica       (Post 2688)

(PRIMA PUNTATA)

Da Whisper nelle Bocche - Copia

In solitaria nelle Bocche di Bonifacio

Io, nato, cresciuto, nuotato, navigato, studiato e sposato a Genova … volete che non abbia la patente nautica? Ma anche questa scade, e va rinnovata. E già qui il mio primo errore: non va “rinnovata”, bensì “convalidata”. Dice … ma scrivi come parli! Avete mai sentito dire a qualcuno “Mi è scaduta la patente, devo convalidarla? “ O piuttosto, la lingua italiana non suona forse così: “Mi è scaduta la patente, devo rinnovarla”? Evvabbè … sono particolari minori … (1). E allora dai … smettiamola una buona volta de volè spaccà er capello ed elenchiamo i vari passaggi del BO- Buropercorso ad Ostacoli:

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  1. WP_20170405_004La mia patente è scaduta da due anni. Voglio accertare se sia ancora rinnovabile (e ci risiamo: avrei dovuto scrivere “convalidabile”!).
  2. Prima telefonata. Chiamo la Capitaneria di porto: le passo l’ufficio. Pronto, no, l’addetto è fuori stanza, richiami fra un po’.
  3. Seconda telefonata: si. È convalidabile. Bene. Leggo all’addetto l’elenco dei documenti richiesti per il precedente rinnovo: si vanno bene. I moduli sono sul sito. Grazie, prego.
  4. Vado sul sito: la domanda va fatta con marca da bollo €16,00. Ma … manca il modulo “Dichiarazione sostitutiva del certificato amnestico” e quello “Dichiarazione sostitutiva del certificato del casellario giudiziale”.
  5. Trentanodi sulle Bocche

    Trenta nodi di vento a nord dell’isolotto di Spargiotto (in solitaria nell’Arcipelago della Maddalena)

    Terza telefonata: il primo lo rilascerà il medico della ASL. Il secondo “è facoltativo” (facoltativo!?). Comunque dico: bene.

  6. Rivado sul sito che recita: “Alla domanda, allegare foto, certificato medico e fotocopia della CI. E’ possibile non allegare la patente in originale ma solo fotocopia e si riceverà il bollino di validazione”.
  7. Quarta telefonata: no, i bollini non li abbiamo e poi … allegare busta affrancata con €6,00. Va bene. Chiedo: ma servono le foto che richiedete? No, non servono per la convalida, non ne mandi. Grazie. Chiedo: ho il certificato medico della ASL per il mio recente rinnovo patente guida cat. BE (auto con rimorchio, prove di reazione comprese): no, non va bene: devo fare la visita apposita (uguale a quella appena fatta, n.d.r.).
  8. Eurpean Championship Fun 2007 - Fraglia Vela Riva

    In regata, nell’Alto Garda Trentino (qui con l’equipaggio al completo) (2)

    Modulistica. Intestazione: “Documentazione da allegare alle domande concernenti: a) Ammissione agli esami”. Segue elenco. Io cerco “Documentazione per il rinnovo-convalida”. Niente, la lettera “ b) “ non esiste. Rileggo: è tutto sotto la lettera “ a) “. Evvabbè …

  9. Quinta telefonata (la prima alla ASL): mi prenotano fra un mese e mezzo. Occorre: un’altra marca da bollo da €16,00 – Versamento alla cassa di €55,00 – Fototessera (quante? Non lo sanno, chiedere all’Ufficio Igiene pubblica, meglio di mattina, grazie, prego ma le pare). Carta di identità. Certificato dell’ottico … Chiedo: non basta la certificazione medica della stessa ASL di un mese prima  che NON mi prescrive lenti durante la guida? Risposta: non so … veda lei, grazie, prego ma le pare. Io comunque mi procuro questo certificato.

Tempo impiegato: due ore. Un’altra ora la impiegherò per la visita alla ASL + costo vivo, €93,00. Evvabbè … Mi piace sognare – all’altro estremo, ovvero senza alcuna burocrazia – una procedura alternativa, possibile ed “umana”:

“Spedite domanda per e-mail con allegati scannerizzati e firmati: copia patente scaduta; copia CI; certificato medico relativo a rinnovo patente auto minimo BE,  ovvero con controllo tempi di reazione. Riceverete bollino di validazione/rinnovo”.

Sognavo … ma poi mi sono svegliato, purtroppo!

Buon Vento a tutti!

NOTE

(1) Convalidare … che volete mai che sia in un Paese nel quale occorre “obliterare” i biglietti e tenerli pronti per il servizio di “controlleria” come vi hanno spiegato agli sportelli “presenziati” dal personale che in quelli “impresenziati” non si poteva che mentre guidate in autostrada vi avvisano che c’è una “conversione di mezzi operativi” che un tedesco – vocabolario alla mano – traduce che metà degli operai si sono convertiti al cristianesimo … che poi se voi scrivete a quella amministrazione vi rispondono che la vostra lettera è stata “acclarata” (ricevuta, n.d.r.) presso questa amministrazione in data …? Chevvoletemaicchessia?

Eurpean Championship Fun 2007 - Fraglia Vela Riva

Fun “Whisper” ITA 526 – Lft 7,07; stazza 2,8 Tons; dislocamento (peso) 1 Ton. (3)

(2) la mia barca – che vedete nelle foto – è tecnicamente un “natante” e non richiede il possesso della patente nautica, che invece mi serve per condurre “imbarcazioni” a vela e a motore sino a 25 m di lft (lunghezza fuori tutto: oltre sono “navi”) anche in mare aperto e in oceano (!)  senza limiti dalla costa. Le traversate dalla Toscana in Sardegna sono state comunque  “fuori legge” perché pur avendo io la patente, navigavo con un natante non abilitato a spingersi oltre le sei miglia (oggi forse 12?) dalla costa (per la legge italiana è un po’ come andare in autostrada con un cinquantino, pe intendersi). In Francia non si richiede la patente nautica. L’assurdo qui da noi è che per conseguirla, per la parte a motore, mi è stata fatta fare una sola manovra di attracco di un barcone ad un molo, praticamente un pro-forma. Per le regate di cui alla foto invece occorre un altro tipo di “patente”: l’esercizio e l’esperienza dei ventoni dell’Alto Garda Trentino.

(3) Lft = lunghezza fuori tutto (senza il motore fuoribordo appeso a poppa); Stazza: la tonnellata di stazza è una misura di volume, non di peso!; dislocamento: è il peso dell’acqua spostata, ovvero della barca. Velatura, in metri quadrati: randa, 16; fiocco, 8; genoa, 16; spinnaker, 40. Deriva: 33% del peso totale. Carena: planante.

(CONTINUA FRA DUE POST)

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BITCOIN, ATTENTI A NON ABBOCCARE!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Aprile, 2017 @ 7:48 am

Detto altrimenti: “ATTENZIONE, CADUTA MASSI … FINANZIARI!”   (Post 2687)

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Uno dei molti libri-saggi (saggi, anche nel significato di “sapienti”) di Gianluigi

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Amici, questo è un “postaltrui”, ovvero non l’ho scritto io, bensì un mio vecchio amico, Gianluigi Demarchi, Ligure d’origine Torinese d’adozione, autore di molti saggi sulla finanza e sulla banca. Mi ha indotto a recepirlo qui, fra le mie sudate carte elettroniche, il recente, tristissimo episodio di omicidio-suicidio familiare accaduto qui a Trento (post “Orrore a Trento”, 29 marzo) e motivato dal tracollo finanziario del responsabile (ma almeno il grassetto, l’impaginazione e le foto sono mie, ecche!?)

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Inizia

images (1)Molti adulti amano ancora giocare a Monopoli, lottando fino all’ultimo per costruire case o alberghi in Bastioni Gran Sasso o in Vicolo Stretto. E per ore passano di mano migliaia di bigliettoni colorati con i quali ci si sente ricchi. Se però i giocatori, una volta alzatisi dal tavolo da gioco, continuassero a battersi per conquistare quei bigliettoni, usandoli per comprare un appartamento o un’automobile, sarebbero considerati dei poveri dementi. Eppure c’è gente che si comporta così, anche se in maniera un po’ diversa (e sicuramente più pericolosa): sono coloro che comprano i “bitcoin”, la moneta elettronica inventata da un estroso giapponese (tale Satoshi Nakamoto; ma non è sicuro che il nome sia reale, nessuno l’ha mai conosciuto di persona…) che ha rapidamente conquistato un vasto numero di utilizzatori.

BITCOIN, CHI ERA COSTUI?

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Carneade .. chi era costui?

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Una moneta virtuale che si può acquistare solo su Internet cedendo dollari o euro “veri” ed aprendo un deposito che può essere utilizzato per fare acquisti presso tutte le aziende che accettano la nuova valuta o per trasferire liquidità ad altre persone od aziende. L’idea alla base dei bitcoin è quella di creare una valuta indipendente da ogni tipo di autorità e di effettuare pagamenti elettronici a livello globale senza controlli, in maniera istantanea e anonima. Dal 2009 (quando ufficialmente il bitcoin si è affacciato sulla ribalta) la diffusione è stata esponenziale; a fine 2012 ne erano stati creati alcuni milioni, nel 2013 si era arrivati a 12,2 miliardi di dollari, oggi ne circolino circa 16 miliardi.

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images (2)La breve storia del bitcoin è stata accompagnata da gravi scandali ed ancora oggi è avvolta in una coltre di misteri. I misteri più fitti riguardano la “creazione” della valuta che pare sia “regolamentata” dal suo inventore con sistemi rigidi che impediscano una circolazione eccessiva e non controllata (ma nessuno conosce esattamente il cosiddetto algoritmo, cioè la formula che crea il bitcoin). Altri misteri riguardano il valore della moneta, che non è legata a fattori economici come avviene ad esempio per il dollaro, l’euro, la sterlina e qualunque altra moneta nazionale, ma agli umori di chi compra e vende. E le quotazioni di questi anni hanno dimostrato quanto il cambio del bitcoin sia inaffidabile, o per lo meno pericolosamente volatile: nel 2012 “valeva” 14 dollari, nel 2013 739 (con una punta massima, rimasta ad oggi non più uguagliata, di 1.100), a fine 2014 era crollata a 315 per risalire poi a 430 a fine 2015 ed agli attuali livelli intorno a 770.

Chi ha guadagnato e chi ha perso. Probabilmente nessuno (tranne il fantomatico Nakamoto) ha acquistato il bitcoin a 14 tenendolo fino ad oggi e guadagnando qualcosa come il 5.500%; pochi l’hanno acquistato ai minimi tenendolo come in vestimento (guadagno teorico 144%), mentre qualche pollo l’ha comprato durante il boom del 2013 e perde il 30%!

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Miiii … e come mai non ci abbiamo pensato prima, ahhh?

A cosa servirebbero i bitcoin? Secondo i suoi faut-autori, è uno strumento utilissimo per chi vuole fare acquisti in rete, perché consente trasferimenti immediati, senza costi e senza controlli (non esiste alcuna autorità che possa ficcare il naso su questi movimenti, né alcuna regolamentazione). Nei siti che ne caldeggiano l’utilizzo si leggono frasi come: “Le transazioni Bitcoin sono rese sicure grazie alla crittografia a livello militare. Nessuno può addebitare il tuo denaro o effettuare pagamenti sul tuo conto.”, oppure “Non c’è alcuna banca che rallenti il processo, che pretenda spese esorbitanti o che blocchi il trasferimento. È possibile trasferire dei bitcoin ai propri vicini di casa esattamente allo stesso modo in cui si può trasferirli ad un membro della propria famiglia, che viva in un altro continente.” E infine: “E’ anche possibile inviare un pagamento senza rivelare la tua identità, proprio come avviene con i soldi veri.” Ecco alcuni “vantaggi” che sono stati sfruttati, secondo i detrattori del bitcoin, per alimentare enormi transazioni illegali legate alla droga o al commercio di armi; la frase magica “senza rivelare la tua identità” stimola sicuramente più un criminale che un normale risparmiatore …Anche per questo motivo in Cina e in Giappone la valuta è stata vietata. In Italia in vece tutto tace ed il bitcoin prende sempre più piede, tanto che nel 2013 è nata anche l’associazione, senza scopo di lucro, Bitcoin Foundation Italia (!?).

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Piuttosto fatevi legare, ma non cedete a queste ammalianti sirene!

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Avviso per i lettori: state alla larga, se volete acquistare un libro su Amazon o un frullatore da Expert, usate la vostra cara, vecchia, ma tranquilla carta di credito, oppure usate un sistema “primitivo” ma sicuramente efficace andando in un negozio e portando via il pacchetto pagando (se volete l’anonimato) in contanti. E i miliardi continuate ad accumularli, senza rischi, giocando a Monopoli … quello originale, incruento! Per non fare la fine di “un vaso di terracotta costretto a viaggiare fra vasi di ferro …”

www.demarketing.it

Finisce

 Due mie considerazioni:

  • Una “nuova”: i bitcoin di fatto si presentano sotto una duplice natura: vengono offerti quale strumento di pagamento ma in realtà sono strumenti di speculazione. In altre parole: vengono offerti per acquistare beni e servizi, ma in realtà acquistano … se stessi!
  • Una “vecchia”: la trovate nel post circa la mala-finanza (“Orrore a Trento”, del 29 marzo u.s.): in finanza, come in natura, nulla si crea nulla si distrugge, ma tutto si trasforma (o si sposta!): se uno guadagna improvvisamente grosse somme, c’è chi quelle stesse somme improvvisamente le perde. E’ una guerra al massacro, senza prigionieri. E’ questo che vogliamo?

 

 

 

 

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ACCADEMIA DELLE MUSE A TRENTO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Aprile, 2017 @ 7:19 am

Detto altrimenti: ma dai … dai che sapete chi siamo! Basta scorrere i post su questo blog … (post 2686)

WP_20170403_003Ieri sera. Poesia attraverso la musica e i fiori. Ma andiamo con ordine. Il nostro collega Patrick (voce e chitarra) e i suoi amici Carmela e Sandra (voci), Flavio (voce, chitarra e fisarmonica) e Genio (voce e chitarra), “per la regia di” Giovanna, ci hanno deliziato con un recital di canzoni (o di poesie eseguite in musica?) di Fabrizio De Andrè, ognuna introdotta e commentata dalla lettura (fatta fare da me, nato a Genova il 3 febbraio 1944!) di brani esplicativi sulla genesi e significato del pezzo:

“In direzione ostinata e contraria – Omaggio a Fabrizio “Faber” De Andrè”

Alcune, come “La canzone di Marinella”, “Il pescatore” e “Geordie” sono state cantate in coro da tutti noi. Le altre … forse meno conosciute ma sicuramente più intense: “Quello che non ho”, “Il suonatore Jones”, “Hotel Supramonte”, “Franziska”, “Se ti tagliassero a pezzetti”, “La canzone dell’amore perduto”, “Creuxa de ma”. Per finire, un bis con “Via del Campo”, anch’essa in coro.

Non è facile per me scrivere, riassumere, citare. E allora mi sono deciso: intanto vi riporto Crexa del ma’, in dialetto e in lingua, così sveliamo il mistero del suo significato:


Creuxa de ma’  

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Per leggere Creuxa de ma’ ci voleva un Genovese …

Umbre de muri muri de mainè

dunde ne vegni duve l’è ch’anè?

De ‘n scitu duve a lun-a a se mustra nua

e a neutte a n’a puntou u cutellu a ghua.

E a munta l’ase u gh’è restou Diu

u diau l’è in ce e se ghe faetu u niu.

Ne sciurtimu da u ma’ pe sciugà e ossa da u Dria

a funtan-a di cumbi nta ca’ de pria.

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Cristina segue l’esecuzione in dialetto

E in ta ca’ de pria chi ghe saià

in ta ca’ du Dria che u nu l’è mainà?

Gente de Luganu facce da mandillà

quei che de luassu preferiscian l’a.

Figge de famiggia udù de bun

che ti peu ammiale sensa u gundun.

E a ste panse veue cose ghe daià

Cose da beive cose da mangià.

Frittua de pigneu, giancu de Portufin

cervelle de bae ntu u meiximu vin.

Lasagne da fiddià ai quattro tucchi

paciughi in agrouduse de levre de cuppi.

E’ n sca barca du vin ghe navughiemu

‘n sci scheuggi

emigranti du rie cu’ i cioi ‘nti euggi.

Finchè u matin crescià da pueilu recheugge

praticament fre du ganeuffeni e de figgie.

Baccan da corda marsa d’aegua e de sa

che a ne liga a ne porta nte ‘na creuxa de ma.

Ed ecco la traduzione

WP_20170403_012Ombre di facce, facce di marinai

da dove venite dov’è che andate?

Da un posto dove la luna si mostra nuda

e la notte ci ha puntato il coltello alla gola.

E a montare l’asino ci è rimasto Dio

il diavolo è in cielo e ci si è fatto il nido.

Usciamo dal mare per asciugare

le ossa dall’Andrea

downloadalla fontana dei colombi nella casa di pietra.

E nella casa di pietra chi ci sarà

nella casa dell’Andrea che non è marinaio?

Gente di Lugano facce da tagliaborse

quelli che della spigola preferiscono l’ala.

Ragazze di famiglia odore di buono

che le puoi guardare senza il preservativo.

E a queste pance vuote cosa gli darà

cose da bere cose da mangiare.

WP_20170403_021Frittura di pesciolini, bianco di Portofino

cervella di agnello nello stesso vino.

Lasagne da tagliare ai quattro sughi

pasticci in agrodolce di lepre delle tegole (gatto, n.d.r.).

E nella barca del vino ci navigheremo sugli scogli

emigranti della risata con i chiodi negli occhi.

Finchè il mattino crescerà da poterlo raccogliere

praticamente fratello dei garofani e delle ragazze.

Padrone della corda marcia d’acqua e di sale

che ci lega e ci porta in una creuxa de ma’.

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La creuxa è la stradicciola che – in periferia – scende dalle colline verso il mare, limitata da due alti muretti difesi, sulla loro sommità, da offendicoli realizzati con cocci di vetro. Dietro, le “ville” (appezzamenti agricoli) coltivate dai baccani (contadini). Sullo sfondo, in basso, una striscia di mare. Noi bambini le si percorrevano per “andare al mare”, noi che s’abitava a meno di 2 km dalla spiaggia. Grande era la curiosità di “sapere cosa c’è dietro” ed allora, trovato un punto del muro già un poco smosso, scava oggi scava domani, riuscivano ad aprire un piccolo varco attraverso il quale vedere … i campi! Campi che oggi sono … condomini di lusso, sulla prima collina cittadina (la collina di Albaro, “de Arbà”, là dove sorge l’alba, un po’ come Povo a Trento, per capirsi, assolutamente non periferia).

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La creuxa si distingue dal caruggio, che invece è la viuzza fra le case. Ecco il “mio” caruggio:

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La storia / è passata di qui. / Ha lasciato il suo umore / nelle pietre levigate / nelle ombre / frequenti / negli stretti ritagli di cielo / nelle case addossate. / Ascolta la voce / di quello che vedi. / Sofferma il pensiero / su chi riempie di sé / la piccola via. / Persone diverse / che un antico crogiuolo / difende / dal moderno artiglio rapace / confusa umanità / padrona di un mondo / che tu / passante distratto / puoi solo violare / oppure / cercar di capire / in silenzio / ed amare.

Perdonate l’autocitazione, ma non ce l’ho fatta … Ma torniamo a noi. Poesia, si diceva. Ed allora ecco alcuni stralci dai testi di Fabrizio:

  •  In un vortice di polvere / gli altri vedevan siccità, / a me ricordava / la gonna di Jenny / in un ballo di tanti anni fa.
  • Libertà l’ho vista dormire / nei campi coltivati / a cielo e denaro, / a cielo ed amore, / protetta da un filo spinato.
  • … una lettera vera di notte falsa di giorno.
  • Marinaio di foresta senza sonno e senza canzoni / senza una conchiglia da portare o una rete d’illusioni.
  • Signora libertà / signorina anarchia / così preziosa come il vino / così gratis come la tristezza.
  • T’ho incrociata alla stazione / che inseguivi il tuo profumo / presa in trappola da un tailleur grigio fumo / i giornali in una mano e nell’altra il tuo destino / camminavi fianco a fianco al tuo assassino.
  • E fu il calore di un momento / poi via di nuovo verso il vento / davanti agli occhi ancora il sole / dietro alle spalle un pescatore.
  • Dai diamanti non nasce niente / dal letame nascono i fior.
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Via del Campo

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Poesia: vedere una gonna svolazzante dove altri vedono solo un vortice di polvere; i campi recintati da filo spinato, una libertà imprigionata; l’oscurità che dissimula la falsità; noi Liguri, gente da bosco e da riviera; il vino e la tristezza, entrambi gratis ma solo il primo è prezioso; vivere di corsa con i quotidiani nella mano, ancora da leggere ma vedete bene tutti che io li ho, li devo avere, poi chissà se riuscirò a leggerli …; un quadro di Van Gogh: il fuggitivo, davanti a lui tramonta il sole, dietro di lui  tramonta un raro momento di preziosa umanità; da ultimo … le parole di Via del Campo si commentano da sole.

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Piazza Boato, alias Piazza Duomo a Trento

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E’ seguita la presentazione del nuovo amico Accademico Matteo Boato, diplomato in chitarra classica, ingegnere civile e soprattutto di mestiere pittore! Benvenuto, Matteo! Quindi il consueto intermezzo eno-gastronomico e l’

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 “Angolo delle anteprime”

Per tutti, Accademici e non:

  • download (1)Dal 31 marzo al 15 aprile, mostra personale di Marisa De Carli Postal, alla Galleria d’Arte il Fogolino, Via SS. Trinità 30, Trento.
  • Mercoledì 5 aprile ore 17,30, Sala degli Affreschi della Biblioteca Comunale, “Ettore Tolomei e l’ “Invenzione” dell’Alto Adige.
  • Giovedì 6 aprile ore 17, Associazione Rosmini, Via Dordi, Recital di Alfonso Masi, Indagine su di un uomo chiamato Jeshua.
  • Domenica 9 aprile, la FIAB-Federazione Italiana Amici della Bicicletta, 60 km a pedali nel Burgraviato (Merano), tra i meleti (e le orchidee) in fioritura (iscrivetevi alla Fiab!).
  • Domenica 9 aprile ore 17,00, Villa  Mersi, Ass.ne Bonporti: “Carlo Gardel, la voce del tango”.
  • Domenica 9 aprile a Pressano, ore 20,30, Chiesa di S. Felice,  la nostra collega soprano Letizia Grassi in Concerto Spirituale per la Settimana Santa, con il Coro Sociale di Pressano.
  • Lunedì 10 aprile, stessa ora, stesso concerto nella Chiesa di S. Rocco a Villazzano.
  • Mercoledì 12 aprile, Parrocchia di S. Antonio, Recital di Cristina (pianoforte) e Sergio Runchel (basso).
  • Gigliola invita a segnalarle (gigliolagavazzoli@gmail.com) la disponibilità di vestiti, coperte, utensilerie, etc. (non mobilio) per aiutare i senza tetto e gli immigrati che la provincia sta assistendo.

Appuntamenti riservati agli Accademici:

  • Lunedì 8 maggio – Barbara e amiche in “Altri tempi” revival musicale – Francesca Endrizzi, La figura di Albino Zenatti.
  • Lunedì 5 giugno – Allievi del Conservatorio musicale di Riva del Garda, M° Ruzza – Marisa De Carli, Scorci di Trento.
  • Gita sociale: con Cristina si è orientati verso la Maremma Grossetana e il Parco dell’Uccellina.
  • Metà luglio: Festa di Mezz’Estate.
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La famosa “numero uno” di Claudio!

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Seconda parte della serata. CLAUDO FUOCHI, appassionato conoscitore e “fotografatore” di fiori, assistito dal suo amico Sebastiano Bernardi, ci ha incantato con il suo lavoro e le sue diapositive su fiori e in particolare sulle ninfee. I fiori e le ninfee nella storia, nella pittura, nella fotografia, nelle tradizioni popolari.

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Le ninfee che nascono dal fango del fondale degli stagni (il “letame” della canzone di De Andrè …) e sbocciano, fiori incredibilmente belli e diversi una specie dall’altra, a galleggiare sulla superficie dell’acqua, ancorati dai loro lunghi steli sottomarini, ispiratori di poeti e pittori, fra i quali il più famoso Claude Monet.

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Molti gli applausi all’opera di Claudio.

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Grazie a tutti gli “attori” della serata e soprattutto alla nostra ospite, la Presidente Cristina. Buona Accademia a tutte e a tutti!

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RETENTION INSTRUMENTS

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Aprile, 2017 @ 6:01 am

Detto altrimenti: strumenti di retention   (post 2685)

Lo so … lo so … scialla raga, lo so che non è ancora chiaro di cosa si tratti. Mo’ ve lo spiego: si tratta di tecniche aziendali per “trattenere”. Trattenere clienti, impiegati, top managers.

Clienti. Il regalino a Natale, l’invito ad una mostra, al teatro, un biglietto aereo, etc.: si tratta di capire cosa può far piacere a quel tipo e a quel livello di cliente, in rapporto al suo peso specifico rispetto agli interessi aziendali.

Impiegati. Dare loro voce, responsabilizzarli, dare loro un MBO (Management By Objetives, gestire per obiettivi), ovvero dare un premio di rendimento effettivo, non “uguale per tutti tanto alla fine lo danno a tutti lo stesso”). In questo caso il “premio” non deve essere nemmeno un “contentino pro forma”, ad esempio un aumento di stipendio non significativo, né per converso, un premio assolutamente irraggiungibile.

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“Indispensabile” per non perdere quel manager …

Managers. E qui casca l’asino. Già, perché talvolta sotto questa voce viene corrisposto ciò che per pudore o per legge (enti pubblici) non può essere stipendio. Ed allora un già-super-stipendio viene “corredato” di MBO, benefit non monetari (polizze varie tipo assicurazione vita, incidenti, RC), auto aziendale e/o strumenti di retention. Dico “e/o” retention instruments perché – ad esempio – se l’auto aziendale serve “anche” come strumento di lavoro (accompagnare ospiti, recarsi velocemente in sedi distaccate, etc.) si può ben chiamare così. Ma se l’interessato può scegliersi liberamente il modello, ad esempio un SUV 4×4, be’ … allora è meglio definirla “retention instrument”. Si tratta poi di vedere il peso specifico di questi “extra”, perché fra MBO, polizze varie, auto e altri retention instruments, possono arrivare a raddoppiare la voce stipendio: innanzi tutto e soprattutto quanto a costo per l’azienda. Il che è un’esagerazione.

Dice … ma se non gli diamo questi benefit, quel manager se ne va, abbandona l’azienda … Evvabbè, dico io, proviamo! Proviamo a vedere se e dove va costui! Soprattutto se siamo in ambito pubblico: non dimentichiamo che in Italia un certo top management pubblico è pagato il doppio o il triplo dei livelli europei. E allora, quo vadis? Dove andrai mai? In ogni caso vuoi mettere come sta meglio a bilancio la voce “retention instruments” piuttosto che “auto, polizze varie, etc. per managers”?

In realtà talvolta viene operata una sorta di “inversione termica della logica del  ragionamento. Mi spiego: 1) Un manager è veramente valido e non ci si può permettere che lasci l’azienda, quindi ne deduco che devo stra-pagarlo. 2) Inversione termica: voglio stra-pagare un manager, lo stra-pago, quindi ne deduco che costui è strategico per l’azienda (anche se non è così, n.d.r.). In altre parole: il “tu vali molto, quindi ti pago molto” diventa “ti pago molto quindi tu vali molto anche se non è vero”.

Dice … ma ai nostri parlamentari pagano anche il servizio di barbierato! Ah, vabbè … allora …

Firmato: un P-AD da qualche anno in pensione, oggi free-blogger

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INCONTRI: MATTEO BOATO PITTORE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Marzo, 2017 @ 1:10 pm

 

Detto altrimenti: pittore e non solo  (post 2684)

(Una lettura al riguardo: “L’uomo del Rinascimento” a cura di Garin (GLF Edizioni Economica Laterza, 1° Ed. 1995, IV ed. 2000) cap. VII, “L’artista” di Andre¨ Chastel, pagg. 239-269).

 

downloadGabbiolo, (Trento), località  delle gabbie per fermare la montagna o per custodire animali? Per me le gabbiole sono le due/tre vele quadre armate sull”™albero di trinchetto (quello anteriore) di una goletta: la più famosa goletta a gabbiole  è (il terzo rifacimento della) Pride of Baltimore. Ma non credo che c’azzecchi con il nome del paesello ora frazione di Trento. Appuntamento con Matteo sulla piazzetta. Ciao, ciao, piacere Riccardo, Matteo, piacere. E’ la prima volta che ci incontriamo, ma quando l’artista del pennello si incontra con un blogger tracciatore di segni (elettronici) qual io sono, il tu è d’obbligo. Ho conosciuto alcune sue opere al Muse, là  dove i suoi quadri sono esposti ad arredare la Piazza nella quale il Museo ha organizzato una serie di letture di scrittori locali (si veda il recente mio post su Nadia Ioriatti). Ho deciso: devo conoscerlo, intervistarlo. Detto, fatto.

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 Pronto per l’intervista

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Non solo pittore. Infatti il ragazzo è un classe 1971, anno delle mie nozze! Quanto ha costruito Matteo da allora! Diplomato in chitarra classica; ha insegnato chitarra classica; E’stato Ufficiale di cpl; E’ ingegnere civile; ha due figlie di 11 e 9, Matilda e Beatrice, musica (gli ricordo “Matilda”  un capolavoro-calypso di Harry Belafonte) e poesia (la Beatrice di Dante), figlie appassionate di pittura, musica e danza. Ora è pittore. Scusate se poco. Ma iniziamo con l’intervista, che con le domande procederò con più ordine.

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“La Casa Rossa davanti alla mia casa …”

Matteo, le origini?

Papà architetto veneziano (mi pareva! N.d.r.). Io ho il ricordo di tutto ciò che di bello mio papà mi insegnò a vedere, non solo a guardare. La laurea (“La chitarra va bene ma se fai l’ing. troverai facilmente lavoro”); il servizio militare; il lavoro (anche nel gruppo Stet, Telecom e Sodalia, ma allora siamo stati colleghi, io che ho lavorato nella Stet a Torino! N.d.r.). Poi a 28 anni, il colpo di fulmine: in tre giorni ho deciso che dovevo fare ciò che mi sentivo, ed era la pittura. Cosa mi comandava lo stomaco, più che il cervello.

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 Bardolino Square

Gran carattere, direi, più che coraggio che da solo sarebbe stato quasi incoscienza …

Hai ragione, Riccardo, ma l’è nada è  andata. Volevo crearmi un percorso personale, nella vita e ho scelto di farlo attraverso la pittura.

Tuo papà, la piazza, l’architettura delle piazze. Piazza come luogo d’incontro, l’agorà  greca, l’™ agorazein, il passeggiare per la piazza per fare comunicazione, communis actio, operare insieme …

Si, Riccardo, la piazza è il mio inizio: prima ferma poi “in movimento”, nella quale non dipingo le persone ma il loro percorso. Dinamicamente, quindi.

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Seduto ai piedi di un albero …

E poi?

E poi ho virato (tu sei un velista, no?) verso la matericità  del colore, verso il colore materia (n.d.r.: fino ad arrivare ad un qualcosa che si colloca fra il mosaico ravennate e la pittura impressionista).

E oggi, da dove trai ispirazione?

Dall’ era, per dirla in dialetto, dall’aria, l’aria che mi porta la compagna, le figlie, i luoghi: questi gioielli, questi sono i miei gioielli … non aveva detto così Cornelia, la made dei Gracchi, indicando i suoi figli?

Certo, prorpio così! Ma dimmi, Matteo, secondo te esiste una pittura trentina, diciamo dagli affreschi dei Baschenis in poi?

Si,  esiste una pittura trentina degli ultimi 500 anni. Farei fatica a fare su due piedi una lista di nomi compiuta, ma sono fermamente convinto che l’ambiente culturale e geografico forgia e inevitabilmente condiziona chi ci viva. Anche in un mondo attuale come il  digitale da suggerire l’uniformità  dei linguaggi dell’arte contemporanea e delle sue tematiche, in realtà  il luogo geografico caratterizza e stimola gli artisti. eˆ ovvio che viaggiare e vivere per lungo tempo in altri luoghi forma e dà sostanza a letture creative strettamente personali. Ma trovo negli artisti trentini anche contemporanei, un qualche aspetto di reciproca vicinanza, qualche fattore comune: l’attenzione al territorio, al naturale, ai rapporti umani, al passato, alle tradizioni intese in senso non pittorico ma sociale.

E il mercato, come va il mercato della pittura? Non di solo pane vive l’uomo, ci vuole anche il companatico …

In Italia il mercato è in un momento assolutamente non roseo (a parte per quelle gallerie “affitta muri” e pi¹ in generale per chi organizza mostre a pagamento). Chi vive d’arte in Italia deve fare i conti anche, e soprattutto, con chi lo fa per hobby, ovvero con chi “ozia dipingendo” (oziare nel senso latino di dedicare il proprio tempo non lavorativo ai piaceri più veri) che può permettersi di pagare profumatamente partecipazioni a mostre apparentemente importanti, fiere e pubblicazioni di rilievo: tanto l’hobbista vive d’altro e in arte investe il denaro superfluo. Tutto ciò non significa che le sue creazioni non siano di buon livello ma semplicemente che questo meccanismo falsa il mercato, che, comunque, per quanto mi riguarda, è in controtendenza. Io lavoro molto bene sia nel nord Italia che all’estero.

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  In cantina: colori di …vini!

E l’ente pubblico trentino, agevola l’arte?

Sempre di meno, purtroppo. Devo dire tuttavia che la mia partecipazione alle iniziative del Muse ha sbloccato molte situazioni.

Matteo, il tuo laboratorio. Una volta probabilmente era una stalla, quelle pietre, quelle volt …

Stalla non credo, cantina, piuttosto. Sicuramente non si patisce il caldo e questo fa bene alle mie creature: impiegano un po’™ di più ad asciugare ma si consolidano meglio. Un po’ come un’opera di ingegneria civile: la mia pittura deve letteralmente assestarsi sulla tela o sulla tavola che sia.

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Piazza Boato, alias Piazza Duomo a Trento

Mi parli di qualche tua opera in particolare?

 

Ecco, La Piazza, quella esposta al Muse, il primo bozzetto (bozzetto,  Riccardo, non scrivere bozzello che è un aggeggio che usi sulla barca a vela!). Di diciassette anni fa:  una reinterpretazione del primo lavoro che feci a Trento e su Trento. Poi l’altra Piazza, quella piena di gente (di tracce di gente, ti dicevo),è la Piazza di Bardolino sul Garda, con la quale ho inteso parlare di umanità  viva, di passi di vita. Sempre sulla piazza, La Casa Rossa. Infine, l’Albero, si, hai ragione, è un po’ pesante ma io ti dico che è solo un’ancora un po’™ pesante, infatti devo terminarlo. Sono tutti lavori attuali, tutti eseguiti in contemporanea.

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Ok Matteo, grazie, basta così direi. Sai, io non sono un critico d’arte … solo un blogger e il mio post non deve essere massa long!

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  “A presto, Riccardo!”

Va benissimo così, Riccardo. Occorre mantenere la dimensione giusta. Anch’io, sai, mi ero imbarcato su una barca troppo grande e tu che sei un velista comprenderai: da solo non riuscivo a governarla. Ora navigo (a colori!) su una barca più piccola ma più snella, piu¹ veloce, che risale meglio il vento del mercato: una goletta a gabbiole, o, se preferisci, una Goletta a Gabbiolo!

Ultimissima: tu, Maestro di chitarra classica, conosci due miei amici carissimi: Stefania neonato (pianista e fortepianista) e Carlo Fierens (chitarrista classico)?

Si, Stefania anche di persona. Carlo di fama. Due autentici campioni.

Grazie da parte degli interessati. Riferirò!

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RESTART, AUTONOMIA!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Marzo, 2017 @ 6:20 am

Detto altrimenti: politica, amministrativa, di pensiero   (Post 2683)

E invece occorre far “ripartire” (to restart) il cervello e la coscienza, altrimenti è la morte dell’Autonomia. A cominciare da quella del pensiero.

The rest are details … (Einstein)

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Autonomia politica, ad esempio, quella che vuole la Scozia dalla GB, anche per non essere coinvolta nella Brexit (io le faccio i migliori, sinceri auguri: forza Scotland!)

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Autonomia Amministrativa: Maria Teresa d’Austria sposa il Duca di Lorena; cede quel Ducato alla Francia; ricompensa il marito con il Gran Ducato di Toscana, al quale concede l’autonomia amministrativa rispetto a Vienna (i Lorena se ne servirono – fra l’altro – per bonificare la Maremma Grossetana). Dopo la seconda guerra mondiale arrivò la nostra autonomia, quella delle Regioni a Statuto Speciale.

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downloadAutonomia di pensiero. Viviamo di corsa. Troppo. Non c’è più il tempo per pensare con calma. Le opinioni divergenti dalla nostra non vengono prese in considerazione: ci limitiamo ad odiarle, a combatterle. Un atteggiamento di pensiero “autonomo” viene considerato come una forma di pazzia, se proprio va bene, di incoscienza. L’importante è “stare in un gruppo”. Questa mancanza di “autonomia” conduce all’ inerzia, alla mancanza di iniziativa: disimpariamo ad agire, agiamo solo come reazione alle provocazioni esterne.

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download (1)Nella politica poi … siamo vittime delle grandi affermazioni, di imperativi categorici (“io Guru, io la Mente … io il Garante … o con Me o contro di Me … io Volo Alto”), di una ammaliante magnieloquenza, di atteggiamenti pomposi che ci allontanano dal valutare come si configura il rapporto fra noi stessi e ciò che ci circonda, il rapporto con le “piccole cose” d’ogni giorno. Nella vita di tutti i giorni … già qui non siamo “autonomi”. Infatti, indotti come siamo a ragionare solo sui “grandi temi”, non riflettiamo sulle modifiche eventualmente necessarie delle questioni concrete del vivere ogni giorno: il rispetto del nostro voto politico, quello delle regole, la necessità di nuove regole, il linguaggio, la comunicazione, gli affetti, il vestirci, il nostro rapporto con il lavoro, in famiglia, con l’altro sesso … ragion per cui viviamo secondo i meccanismi di una superficiale abitudine che riporta una facile vittoria su chi non riflette abbastanza e soprattutto sui giovani.

Da quanto sopra discende che molti (le vittime dell’inerzia) traggono poco dal molto e pochi (i maghi alla rovescia) traggono molto dal poco. Questi “pochi” sono le oligarchie del pensiero politico e della politica, le quali tendono ad essere anche oligarchie del denaro (e quindi del potere). “Maghi alla rovescia” li definisce Nietzsche, i quali “invece di creare il mondo dal nulla, trasformano il mondo in nulla”. Il “nulla del mondo” è per questo filosofo innanzi tutto il “nulla del singolo”, il quale invece deve reagire, deve “ripartire”, deve ricominciare a pensare autonomamente, deve acquisire la propria personalità non scegliendola fra i modelli che quei pochi (i maghi alla rovescia di cui sopra) gli propongono quali necessari obblighi di adattamento a questo o a quel modello, bensì modellando il suo unico ed inimitabile io. Anche politico.

Questo, tuttavia, è un percorso faticoso e troppo spesso l’individuo, già preda del bombardamento (politico) di cui sopra, “soccombe alla pigrizia o alla codardìa”, rinuncia a mettere in discussione scale di valori, modelli di vita (e politici) e si nasconde dietro un ruolo sociale (soprattutto se ben retribuito!): l’obbedienza incondizionata ad un “capo” (ad esempio politico) è molto più comoda, meno impegnativa e meno faticosa di una “obbedienza con riserve”, così come è più facile “astenersi del tutto da un piacere piuttosto che moderarsi”.

E invece occorre far “ripartire” (to restart) il cervello e la coscienza, altrimenti è la morte dell’Autonomia. A cominciare da quella del pensiero.

The rest are details … (Einstein)

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ORRORE A TRENTO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Marzo, 2017 @ 2:37 pm

Detto altrimenti: un papà uccide due figlioletti e si suicida (post 2681)

Poco più che quarantenne, una onorata carriera nell’Arma, si licenzia, si mette a “fare finanza”. Tutto sembra procedere bene (all’inizio). Poi non più. Lui cerca di rilanciare … brucia i risparmi propri, della famiglia d’origine, degli amici. Si indebita, ha lo sfratto. Al momento di confessare alla moglie che il castello è crollato, crolla lui. Uccide i due figlioletti più piccoli e si suicida. Per mia totale incompetenza ma soprattutto per rispetto comunque dei morti e dei vivi, non mi esprimo sugli aspetti soggettivi della vicenda, bensì solo su quelli oggettivi.

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         “Nulla si crea …” – Eraclito

“Nulla si crea e nulla si distrugge”. E’ una regola della fisica che vale anche in finanza. Se uno guadagna, c’è un altro che perde, magari in un altro paese, lontano da te, ma c’è sempre. In internet: “Era povero, in pochi mesi è diventato milionario. Si fa così …” Ma vi pare che se esistesse veramente questa regoletta, verrebbero a raccontarla a voi? Eppure …. eppure all’inizio ti fanno guadagnare. Tu inizia vivere alla grande, ti ci abitui, rilanci … ed alla fine perdi tutto. Una sorta di roulette diabolica.

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” … e nulla si distrugge” – Einstein

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Una conclusione molto generale: la finanza aziendale, quella strumentale all’esercizio dell’impresa, va bene. Anche quella familiare, che ci aiuta a gestire bene le nostre sostanze. Ma la finanza che “gioca” su se stessa … abbiamo già visto quante vittime ha fatto quella dei mutui sub prime in America e nelle “banche facili” tedesche e nostrane. Ora abbiamo purtroppo un “caso personale” di una vittima che ha bruciato tutte le risorse che gli erano state affidate, che si è indebitato, che ha ricevuto lo sfratto, che non sapeva come dirlo alla sua famiglia. Quanto ha perso? Non ne ho idea. Solo per cercare di ragionare, ipotizziamo una somma: uno-due milioni di euro? Be’ da qualche parte questi euro sono andati, nelle tasche di qualcuno. Nulla si crea, nulla si distrugge, si diceva poc’anzi.

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Morale? La finanza per la finanza è fortemente immorale. Andrebbe vietata e sanzionata per legge. Una utopia la mia? Certo, ma intanto poniamoci il problema, anche perché le utopie sono traguardi semplicemente “non ancora” raggiunti. E poi, nella vita, guai a non avere utopie!

Tuttavia, anche la finanza aziendale, talvolta è malata, quando è “speculativa aziendale”. Il Quartiere luogo della tragedia, progettato da un famosissimo architetto,  costruito dai migliori costruttori. Progettista e costruttori pagati. Finanziatori a azionisti dell’intrapresa no. Molto l’invenduto, troppo! La Provincia, Società di Assicurazione acquistano alcuni immobili; solo alcuni. Il debito bancario aumenta, gli azionisti lanciano e sottoscrivono aumenti d capitale per “ricapitalizzare” l’impresa (rectius: far fronte alle sue perdite, per pagarne i debiti), etc.. Che dire? Chi ha dato ha dato ha dato, chi ha auto auto auto,  scurdammuce o passato, simme Napule, paisà… . Chi mise in piedi il castello, a suo tempo? Chi coordinò, chi manovrò, chi indusse, chi convinse tutti a mettere i soldi sul tavolo da gioco? Sunk fund, dicono in USA, soldi affondati. Acqua passata, diciamo noi. Evvabbè … questa non sarà mala finanza, ma sicuramente è finanza “andata male”.

Altra infatti è la “mala  finanza” …  quella di chi è “del mestiere”: di chi per anni operando in Italia ha realizzato utili all’estero; di chi subisce  (“si fa subire”) una perdita notevole (fiscalmente deducibile) da un soggetto dell’estero che poi verrebbe da pensare che non possa essergli del tutto sconosciuto; di chi evade il fisco per 100 tanto poi concorda per 30; etc. Ma queste sono altre storie …

 

 

 

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COM’E’ ALLEGRA VENEZIA, ANCORA IL GIORNO DOPO …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Marzo, 2017 @ 6:21 am

Detto altrimenti: … nel ricordo di una luminosa e calda giornata di sole di fine marzo!  (post 2681)

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L’idea di partenza era questa mostra … ma poi …

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Andare (raramente) a Venezia. Non ci vai spesso (l’ultima volta c’eravamo stati per la “Lucia” alla Fenice)  perché proprio perchè è … “troppo” a portata di mano! L’assurda normalità di questa situazione: nemo profeta in patria, anche in questo caso. E invece … invece avere avuto al “fortuna” di un ritardo di un intercity Freccia d’Argento ci ha consegnato un buono di €50,00 da spendere entro l’anno, ed allora … perché non andare a Venezia? A/R per due persone circa €65,00 di cui €50,00 di “buono”. E allora, vai!

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Scrivere su Venezia. Non è facile, si rischia l’eterno ritorno dell’uguale. E allora, scriviamo di aspetti minori, marginali, inusuali. Almeno di provo.

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Quella Venezia si sa la fotogondola è d’obbligo

Viaggiare verso Venezia. Trentoblog. Scrivo e viaggio da Trento, ed allora: linea Valsugana o Verona? Scelgo Verona (ore 07,09), perché, soprattutto al ritorno, mi offre maggiore scelta d’orario. A Verona si cambia, la coincidenza è sullo stesso marciapiede, binario di fronte: ottimo! Venezia, Stazione FS bella, nuova, moderna, pulita. I WC: €1,00 ma pulitissimi! Bene. Gli annunci treni: solo in italiano: male (a Verona e a bordo dei treni, anche in inglese).

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Essere in Venezia. La folla (dei turisti) già rilevante a marzo: figuriamoci in estate … (ma si trovano anche calli deserte, v. foto). I battelli: biglietto giornaliero €20,00. Conviene se pensate di fare almeno tre corse (€7,00 cadauna). Tuttavia esiste anche un biglietto che “dura” circa un’ora e mezza, molto meno costoso (solo per i residenti?). Ai cancelli di accesso, attenzione: non insistete nel cercare di entrare in quelli riservati ai residenti, sulla sinistra ci sono gli altri. Il vostro biglietto è un contactless che va obliterato prima di salite a bordo. A bordo pochi posti a sedere vuoti, solo quelli per invalidi e oltre 70enni: rifletto, io ne ho 73! Uao! Mi siedo anche se scio 40 giorni e pedalo 5000 km l’anno! Ma nessuno mi chiede di dichiarare tutto ciò: le figure sul manifestino raffigurano una donna incinta e una persona curva appoggiata ad un bastone … evvabbè … quello dovrei essere io? Addavenì …!

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Acquistare in Venezia. Al Lido, al Lido! Il martedì c’è un interessante mercato. Linea 1 o 2 o 5.1- Prendiamo quest’ultima, 40 minuti, forse le altre sono più veloci. Al Lido, camminare verso destra per circa 1,7 km e ci sei. C’è anche il bus, ma è così bello sgranchirsi le gambe al sole! Il mercato con lo fondo di yacht, del mare … unico!

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Mangiare dove. No, non al bancone del “cibo di strada, oggi non facciamoci mancare nulla … la nostra amica Emma, affezionata e frequente “veneziana” ci dà istruzioni telefoniche: di fronte all’imbarcadero, percorrere tutto il Granviale Santa Maria Elisabetta, una rotonda, addentrarsi verso il mare, ristorante sulla spiaggia Blue Moon: non molto elegante, ma le sedie e i tavoli “affondano” i loro piedi nella sabbia! Coperto, frittura di pesce, pane, acqua, vino, caffè, limoncello e WC (a Venezia devi mettere in conto anche questi!)  €25,00 a testa. Se po’ fa’ …

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WP_20170328_022Girare per Venezia. Ce la facciamo a visitare la mostra del pittore Bosch al palazzo Ducale? Purtroppo no, i “tempi di Venezia” (la durata delle corse in battello, la lentezza del camminare causa folla) non ce lo consentono, Peccato. Sbarchiamo poco a nord dell’Ospedale dei Santi Giovanni e Paolo e attraversiamo le calli fino a S. Marco, scoprendo la residenza veneziana di Ugo Foscolo e  deliziose vecchie trattorie (“inutili” per noi questa volta, ma la prossima …). Indi di nuovo a piedi fino a Rialto. Un gelato, un battello e siamo alla Stazione FS.

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In treno: un giovane “srotola” letteralmente una bicicletta che da pacco postale qual era da ripiegata, diventa un citybyke “pedalabile”!

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Tornare a casa da Venezia. In treno: attenti a non sedervi sotto le bocchette dell’aria condizionata! Siamo a casa per le 21,00 circa. 14 ore di Venezia, viaggio compreso. Non va: in un giorno solo ne vedi troppo poca. Occorre trovare modo di pernottare almeno un paio di notti. Vedremo cosa si può fare …

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PRIMA … VERA, PRIMA … BICI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Marzo, 2017 @ 4:19 pm

Detto altrimenti: si, è la prima-vera; è la mia prima-uscita di stagione; è la mia prima-bici-seria.   (post 2680)

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32 anni ancora molto ben portati. Dopo di lei ne ho avuto ben altre, ma che volete, il primo amore … Il costruttore Mario Camilotto (Milano) che me l’aveva fatta su misura me l’avrebbe richiesta in quanto “storica”, ma io non riesco a separarmene. Ai suoi tempi era tutta bianca. Poi decisi (e sbagliai!) di cambiare colore e scelsi colori “brasiliani”. Finì anche sulla copertina di una rivista di settore … questa non ve l’aspettavate, eh? La rivista è La Bicicletta, Anno II, numero 18 giugno 1985, copertina e, all’interno, fra le Informazioni Aziendali “Camilotto Expert”. Ecco qui a fianco la copertina!

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Amori vecchi e nuovi

Confesso: per molti anni l’avevo tradita. No … non per un’altra bici! Per una barca a vela! Poi, un giorno, guardandola così, abbandonata in garage, mi sono detto: ma dai, torniamo a vivere insieme! E allora ho eliminato i cavetti dei freni che prima erano in bellavista a disegnare eleganti volute simili alle sopracciglia di una … bici di gran classe (quale in effetti era!); ho cambiato i rapporti alla ruota e da un 52-39 sono passato al 50-34 (che volete, l’età! Cosa? La mia raga, 73, non la sua!); ho cambiato i pedali solo perché le scarpette con la scanalatura adatta ai vecchi non le fabbricano più. Il peso? 12 km, contro i 7-8-9 delle sue nipotine, ma fa lo stesso. Il cambio non è al manubrio e le “gomme” sono i vecchi palmer, uno sempre vistosamente legato sotto la sella per cui chi mi sorpassa vede subito l’età (sua e mia). Evvabbè …intanto io alla mia tenera età ci sono arrivato!

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L’Adige, davanti al Bicigrill di Nomi (TN)

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Questa mattina l’ho scelta fra le tante sue sorelle per la prima uscita della stagione: sapete, lei era molto contenta di mostrare alle “altre” (una da montagna; una elettrica; una da città) chi era ed è la preferita. Solo  35 km di pianura, un paio d’ore (lento pede … anzi, lento pedale!) ma le prime uscite, si sa, occorre rifarsi un po’ la gamba, che da gamba-sci-da-discesa deve convertirsi in gamba-prima-da-pianura-poi-da-salita. Domani a piedi, anzi in treno a Venezia. Vi saprò dire. Dice … ma non lavori mai? Uei, raga, non avete letto sopra la mia età? 73 suonati! Ormai sono un V.I.P., Vecchietto In Pensione! Comunque non che non lavoro, il fatto è che faccio un “lavoro” (uso il termine nel significato della fisica moderna) non retribuito, ovvero sono occupato in tante iniziative anche serie (sociali, politiche, culturali, sportive …). Il mio è l’ otium dei latini, per i quali il negotium era il lavoro che si doveva fare per vivere e l’ otium erano tutte le attività nelle quali ti impegnavi per tua scelta, non retribuite. Ecco, questo è il caso mio.

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Good byke everybody!

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S. MESSA E ALTRO NELLE GIUDICARIE ESTERIORI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Marzo, 2017 @ 1:57 pm

Detto altrimenti: una domenica mattina … (post 2679)

images (1)Il pont de l’era … il ponte dell’aria, l’accesso ai solai pieni d’aria, di “era“,  appunto, là dove si conservava il fieno … ma andiamo con ordine. Quando siamo nei paraggi, la domenica mattina alle ore 10,00 “saliamo” a Balbido, il Paese Dipinto (da molti murales)  delle Giudicarie Esteriori, per assistere alla Messa celebrata dall’amico Don Marcello Farina, Messa che Marcello celebra volentieri nel suo paese natìo. Dalle sue parole porti sempre a casa qualcosa, perché le senti provenire direttamente da un Altro, senza arricchimenti di sorta.

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La chiesetta sede invernale – riscaldata – delle Messe

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Ogni volta poi Marcello ci regala una preghiera diversa. Oggi una che – afferma – ci aveva già offerto in altra occasione (v. mio post “Cavrasto” del 6.11.2016), un vecchio inno Gujarati che Ghandi si fece recitare all’incontro di preghiera nell’ultimo giorno della sua vita. (Marcello, dopo le parole “o uomo” aggiunge “o donna”. N.d.r.)

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Anche stanco e spossato

download (1)Anche se stanco e spossato, o uomo / non ti riposare. / Non abbandonare la tua lotta solitaria, / continua, non ti riposare. / Batterai sentieri incerti e aggrovigliati, / non salverai, forse, che qualche povbera vita, / ma non perdere la fede, o uomo, / non ti riposare. / La tua stessa vita ti consumerà e ti sarà ferita, / crescenti ostacoli sorgeranno sul tuo cammino: /o uomo, caricati questi pesi, / non ti riposare. / Salta al di là delle pene e degli affanni / pur se fossero alti come montagne. / E se anche non intravedi che campi / aridi e sterili, / ara, o uomo, questi campi, / non ti riposare. / Il mondo sarà avvolto nelle tenebre. / sarai tu a gettarvi luce, / disperderai l’oscurità che lo circonda. / Anche quando la vita ti abbandoni, / o uomo, non ti riposare. / Non darti mai al riposo, / dona riposo agli altri.

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Ciao Marcello, mi dai il testo della preghiera di Ghandi? Grazie della bella predica … hai visto il Papa … che bagno di folla (ieri. Monza, Milano n.d.r.): sai … in un mio post ho scritto che vedo il Presidente dello Stato Città del Vaticano, a causa dei valori laici che esprime, come il miglior capo degli Stati Uniti d’Europa … Marcello mi risponde accondiscendendo e sorridendo: hai ragione, il Papa fa politica ai massimi livelli. Ci salutiamo e ci dirigiamo a Bivedo.

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downloadBivedo, altro paesino giudicariese, frazione di Bleggio Superiore, poco distante da Balbido, sulla strada che si diparte dalla SP “cornice” 222 che da Cavrasto conduce a Ponte Arche. Abbiamo un appuntamento con Laura ed Arrigo (Azienda Agricola Arrigo Iori, 347 4818974 ilportico.iori@gmail.com) per acquistare alcune bottiglie del loro eccezionale aceto di mele.

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Laura ed Arrigo

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Avevamo conosciuto i loro prodotti lo scorso novembre alla festa delle noci di Cavrasto, della quale eravamo venuti a conoscenza alla Fiera “Fa la cosa giusta” in Trento, dove io – fiabbino ciclista – faccio lo standista per lo stand della FIAB-Federazione Italiana Amici della Bicicletta.

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Accolti con amichevole familiarità, scopriamo un tesoro locale: la loro casa. L’esterno? Un quadro! Piano terra, oggi magazzino e tavernetta, una volta per gli animali. Primo piano, l’appartamento, ieri e oggi.

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Sopra, due piani di solai-sottotetto ai quali si accede dall’esterno dal pont de l’era, il ponte dell’aria, l’accesso (una volta ponte di legno?)  che conduce a due piani molto arieggiati (era, l’aria), nei quali si ricoverava il fieno, le pannocchie ad essiccare, le castagne e le noci ad … aspettare di essere consumate.

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Il secondo solaio, quello proprio sotto il tetto, è il più ricco di sorprese: lunghissime canne (“servono per battere le noci, per farle cadere dai rami”), molti pali a rinforzare la tenuta del tetto … sai Riccardo, se nevica … quest’anno poca a dir il vero ma chi lo può mi sapere?

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Qui a sinistra, la “valutazione” delle pannocchie da parte di Laura, un’orafa della natura esperta e di una scolara cittadina. Colori intensi, forme diverse: le migliori (per la polenta) sono quelle più scure e con i chicchi a punta, della serie non si finisce mai di imparare! Care lettrici e cari lettori: consideratela una preziosa consulenza culinaria!

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P.S.: in estate Marcello dice Messa nella chiesetta parrocchiale di S. Giustina, a 200 metri dalle “sede invernale”.

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Ecco, fine di una mattinata diversa.

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