ITAS? TASI!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Aprile, 2017 @ 4:31 pm

Detto altrimenti: Venerdì di … passione: lo scandalo ITAS. Il direttore generale (“lui”) ne usava uti princeps, come se fosse cosa sua (post 2698)

Adesso non è il tempo di parole vuote quali “occorre ristabilire la fiducia nelle istituzioni”, “vicenda inquietante che allarma la comunità”, etc.. Adesso è il tempo di un’analisi seria delle responsabilità, qui elencate in ordine di “apparizione”:

  • imagesLui, chi lo ha scelto? Gilberto Govi nella commedia “Colpi di timone”  afferma: “Se il timoniere fa una manovra sbagliata perché ha un occhio pollino (malato), la colpa è del comandante: vuol dire che non doveva imbarcare un timoniere con l’occhio pollino”.
  • Chi ha organizzato un sistema di gestione e controllo che ha permesso a lui anni e anni di furti?
  • Chi, in sede di revisione e approvazione dei bilanci per anni non si è accorto di nulla di quanto lui stava facendo?
  • Infine lui, cui non bastava uno stipendio di 450.000 euro lordi l’anno, oltre il premio di rendimento, auto di servizio e “retention instruments” vari, chi altri “beneficiava”?
  • Lui, in quali CDA sedeva? Se tanto mi dà tanto, vale la pena di esaminarne il comportamento anche in quelle sedi.

Ora, sia chiaro … non mi illudo che sia possibile risalire a tutti i beneficiati di regalie fuori misura  ma almeno – a fianco della società che probabilmente si costituirà parte civile contro il suo stesso amministratore – vedrei bene una class action dei piccoli azionisti (in Itas ogni assicurato è automanticamente azionista) ed una della Provincia per il danno di immagine, esperita anche contro chi si è macchiato di culpa in vigilando.

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GIOVEDI’ SANTO IN BICI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Aprile, 2017 @ 8:54 am

Detto altrimenti: per capire la bici elettrica …. (post 2607).

WP_20160922_020Dovevo trasferirmi da Trento a Riva del Garda, casa-casa, 50 km. Che faccio? Ci vado in bici, magari allungandola un poco. Allungandola? Dice: ma se hai appena 320 km nelle gambe! Vabbè, allora prendo la elettrica. Dice: traditore! Ma che? Io le altre due (corsa e mtb) le curo e le uso! Solo che l’elettrica, data l’età, mi serve

  • per le grandi salite (Bondone, Manghen ,etc.);
  • per i percorsi troppo lunghi, soprattutto quando non sono ancora allenato (come quello di ieri)

E veniamo ai dati tecnici di ieri:

  • Bicicletta: mtb, peso kg. 27 a pieno carico.
  • Percorso: km 102: Trento- Borgo Sacco (Rovereto) – Mori – Lago di Loppio  – Nago – Arco – Dro – Lago di Cavedine – Pergolese – Sarche – Lago di Toblino – Sarche – Pietramurata – Dro – Arco – Riva del Garda (in rosso i percorsi fuori pista ciclabile).
  • Salite: corte nella Mori-Nago; 3 km nel tratto Dro – Lago di Cavedine.
  • Soste: Mori, Lago di Cavedine.
  • Consumo elettrico: 70%, ovvero 280 Wh sui 400 disponibili.
  • Ore di pedalata effettiva: 6,00.
  • Alimentazione: 2 briosche, 2 succhi di frutta, 1/2 litro di acqua con i sali.
  • Diminuzione peso corporeo: kg. 2,00.
  • Cena dopo la pedalata: una pizza gigantesca e 2 birre! (recuperato 1 kg!)

Good bike everybody!

Appendice pisana

Poco a nord di Arco mi fermo a guardare uno scalatore sulla parete a strapiombo che quasi sovrasta la pista ciclabile. Mi fa eco un giovanotto dall’accento toscano. Mi chiede una cosa … Ed io: “Occhè te tu se’ toscano? Di dove?” “Di Pisa” risponde, ed io:  “Il mi’ babbo di Montalcino … ma tu … di Pisa … meglio un morto ‘n casa  ch’un Pisano all’uscio … non dicono così di voi”?  Si, risponde, e noi gli si risponde “Dio t’ascolti”. Ah …ah … Piacere Riccardo, Dario piacere. Amicizia fatta. Era partito in bici da Comano Terme per Riva del Garda. Solo che c’era un  “orazza” (brezza termica da sud, n.d.r.) fortissima. Chi te lo fa  fare, gli dico, vieni in su con me verso nord col vento nel …. fondo schiena, che io di laghi te ne faccio vedere due! Accetta, anche perché è allenato a correre e non a pedalare (comunque poi se l’è cavata benissimo). Si parte, lo faccio pedalare fino ai Laghi di Cavedine (con sosta a centro velico di un altro amico, Andrea Danielli, Wind Valley) e Toblino. E’ entusiasta.

 Appendice: i fratelli Shkreli

downloadA Toblino poi … si va al Bar Castel Toblino a salutare i gestori, due fratelli albanesi Shkreli di tre:  (Xhoan, mio amico da tempo,  diplomato in violino al Conservatorio Monteverdi di Bolzano, è fra i primi violini alla Fenice di Venezia) Toni (gestore del bar),  diplomato in clarinetto al Conservatorio di Adria Antonio Buzzolla. Il terzo fratello,  Lorin,  laureato in legge all’Università di Trento.    Dario aspetta la moglie per la sera … “E’ avvocato … arriva ‘sta sera … col cane … no, sia chiaro, con l’auto “e” il cane! Le voglio far vedere i due laghi e poi … al ristorante di Toblino … occhettipare?” Ciao, ciao, salutami la Toscana … e tu tutto il Trentino! Dario ripedala verso nord, io verso sud.

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Ruggero Polito

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Di Ruggero Polito, che dire? Una per tutte. Presidente del Tribunale di Rovereto e della Associazione Amici della Musica di Riva del Garda (di cui io ero e sono il Tesoriere), pianista e violinista, un giorno si trovava a pranzo in un ristorante a Trento, insieme ad amici musicofili. Il gestore lo riconosce e gli dice che il cameriere ventitreenne che lo sta servendo a tavola studia violino al conservatorio di Bolzano. Detto, fatto! Ruggero lo vuole conoscere.

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Xhoan Shkreli

Lo invita a casa sua a Riva del Garda. Apprende che da anni il giovane, un Albanese giunto a Bari all’età di 18 anni e dopo due anni trasferitosi a Trento, dorme quattro ore per notte per conciliare lavoro e studio del violino. Apprende che il giovanotto ha già vinto un concorso e come premio ha ricevuto l’uso di un violino per quattro anni e che i quattro anni stanno scadendo. Quindi gli presta prima uno, poi due dei suoi preziosi violini (fra i quali un modello Tononi del 1728), da restituirsi “quando ti sarà possibile”. Oggi, quel giovanotto, Xhoan (Gioan) Shkreli è fra i primi violini alla Fenice di Venezia, è venuto a Riva del Garda per suonare nella Messa funebre di Ruggero, mancato il 18 marzo 2014 e vuole tornare a Riva per offrire un concerto in memoria di Ruggero.

Perché ho insistito tanto sul successo di lavoro dei fratelli Shkreli? Innanzi tutto perché se lo meritano … e poi anche perché l’11 maggio ad ore 18,00 presso il Palazzo della Albere a Trento, l’ Associazione Culturale Restart Trentino di cui sono presidente, terrà un evento sul Lavoro-Lavorare soprattutto dei giovani, evento al quale siete tutti inviatati. E  il loro è un modello di volontà, capacità, determinazione etc., etc.. Bravi, ragazzi! Siete un esempio per tutti noi!

Della serie: mia moglie mi dice: “Ma vai a pedalare da solo?” “Si, rispondo io, solo …  i primi cinque minuti” (in questo caso a dire il vero i primi 55 km!) … perché  la bici unisce!

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TANT’E’ …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Aprile, 2017 @ 6:41 am

Detto altrimenti: … tant’è non ce la faccio a iniziare la giornata senza scrivere un post     (post 2696)

“Non sanno andare oltre l’affermazione generale, di principio”. Così un mio vecchio amico, (O.T.) quando entrambi non eravamo vecchi, diceva di certi personaggi della “alta” finanza bancaria milanese. Bancaria, ovvero di banchieri che erano solo bancari, i quali per di più praticavano la finanza più che la banca (ed oggi ne abbiamo visto i risultati!). Ma vale anche in politica, eccome!

“Le parole sono pietre” scriveva Don Lorenzo Milani nella sua Lettera ad una professoressa. Dovrebbe valere anche in politica, eccome!

“Non si è mai abbastanza specifici” soleva dire un mio vecchio capo, Ruggero Cengo Romano, Persona che per quanto mi ha insegnato con il suo esempio di vita e di lavoro io considero il mio “terzo genitore”. Dovrebbe valere anche in politica, eccome!

Ecco, oggi, dopo tanti anni, queste tre espressioni sono fra quelle che -fra altre – regolano oggi il mio modo di capire e valutare certi personaggi e certe situazioni. Superficialità, magniloquenzia, retorica, supponenza, arroganza verbale … se Tommaso Moro tornasse in vita, probabilmente nella sua Utopia sarebbero veri e propri reati. Anche in politica, eccome!

Quando noi manager occidentali (io da qualche anno ex manager, per ragioni d’età) commentiamo tutto sommato negativamente l’imperturbabilità orientale ai sentimenti, e quasi irridiamo – fra di noi, s’intende! – quei volti impassibili con i quali ci fronteggiano durante le trattative di lavoro, sbagliamo. Infatti sarebbe come negare valore ai numeri “in valore assoluto”, quelli che in matematica sono scritti fra due sbarrette verticali. Infatti in quelle circostanze ciò che conta non è l’esteriorità, ma i contenuti.

Concludo facendovi sorridere. Lavoravo in Siemens (Milano). Trattativa in inglese con i giapponesi della Fujitzu. Fra di noi italiani e tedeschi, di fronte a loro, qualche breve commento riservato in tedesco. Loro, impassibili. Al momento di accomiatarci, ci salutarono in un perfetto tedesco … con un leggero accento bavarese! (Azzz …..!).

 

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POLITICA “ALTA” E PROBLEMI DELLA GENTE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Aprile, 2017 @ 5:24 am

Detto altrimenti: politica “alta”? Forse troppo … (post 2695)

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Nello stesso giorno quattro momenti

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1) Rileggo un libro (“Divieni ciò che sei”, F. Nietzsche, pag. 104, ed. Christian Marinotti 2006) che mi induce ad una riflessione: troppo spesso la politica, la morale, la filosofia, talvolta anche la religione ci inducono a “pensare, volare alto”, a riflettere sui massimi sistemi e ci distraggono dal sottoporre a riflessione, manutenzione, aggiornamento e verifica  le questioni concrete del vivere d’ogni giorno: il rispetto delle regole dì ogni tipo quali il risultato del voto di una assemblea; il “non fare agli altri ciò che …” etc.; l’ascolto e l’accettazione dell’Altro, e di tutto ciò che è diverso da noi. Il che determina una abitudine, una superficialità e una negativa assuefazione ” a prescindere”, la quale, nelle persone inesperte (e distratte) e soprattutto nei giovani, induce ad una accettazione rassegnata di un diffuso malcostume.

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Ma … da lassù … si riescono a vedere i problemi della gente?

2) Apro un quotidiano (l’Adige 11 aprile 2017 pag. 18) e leggo una intervista “politica” che mi ricorda le “Domande-risposte” che una primaria società finanziaria si auto-preparava in vista della propria assemblea degli azionisti, nel senso che in quella sede si volevano far emergere i migliori aspetti della gestione, per cui si incaricava taluno di porre alcune precise domande, essendo pronti a dare ad esse precise ed esaurienti risposte. Be’ in questa intervista le domande e le risposte erano mirate a mettere a fuoco i grandi tempi di una politica “alta”, forse troppo alta rispetto ai problemi “minori” quale quello, ad esempio della disoccupazione del futuro delle giovani generazioni. In particolare il titolo “si riparta dalle elezioni politiche, per fortuna con il collegio uninominale” … evidenziava quello che a giudizio della coppia (intervistatrice e intervistato) sarebbe il problema maximo: la sicurezza (uninominale) della “poltrona” di taluno e non il lavoro per i giovani e i meno giovani.

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3) Nello stesso giornale, un inserto (pag. 7): un filosofo (anche storico e sacerdote), Marcello Farina,  parla anzi scrive della rinascita della primavera, una rinascita, una ripartenza che si ripete ogni anno nella natura e che si può e deve ripetere più volte anche nella vita di ogni donna ed ogni uomo, una rinascita che sia una ripartenza, un restart, una fuoruscita da ogni stagnazione e staticità da parte donne e uomini nati non per morire ma per incominciare.

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4) Nella mattinata dello stesso giorno partecipo ad una riunione di tipo assolutamente diverso: un gruppo di dirigenti di una associazione culturale si riuniva per domandarsi come meglio organizzare un piano di rilancio dell’occupazione, come diffondere una diversa e più aggiornata cultura del lavoro, come stimolare i giovani ad avere e proporre idee ed i meno giovani ad aiutarli ad organizzarle e realizzarle.

Ed allora ho messo in fila i quattro momenti: volare e pensare alto affinchè tutto cambi anzi no, che niente cambi … … e nel frattempo, in “basso” cosa succede?

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“PERSONALE” DI MARISA POSTAL DE CARLI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Aprile, 2017 @ 7:38 pm

Detto altrimenti: un’amica, una pittrice …. (post 2694)

(per info: postaldecarli@ahoo.it – 0461 233301-348 2524329)

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Il lampo del  mio flash, sorgente della rete …

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Pittrice da sempre, non anche per professione ma solo per amore. Marisa, una nostra collega dell’Associazione Accademia delle Muse, alla età di 20 anni “compiuti già qualche volta”, espone per la centesima volta. No, non sono state tutte “personali” ma tantè…. Marisa espone nella galleria d’arte il Fogolino in Via Santa Trinità 30 TN, fino al 15 aprile. Qui a fianco. “Il pescatore” . Ma … quella rete … chi pesca chi?

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Il lampo del mio flash: il sogno che giunga qualcuno ad occupare la sedia vuota …

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Mi dice: “Sai Riccardo, io ho disegnato e dipinto da sempre, solo che la vita mi ha portato a fare altri studi, ma io … come i bambini che leggono con la pila sotto le coperte dopo che la mamma ha spento la luce .. io ho sempre coltivato questa mia passione. Da quando sono in pensione poi … mi sono sfogata. Per me la pittura è moltissimo, è un po’ come riflettere su me stessa, sui miei sentimenti … e su quelli altrui: certe volte mi sorprendo ad osservare il viso di una persona sconosciuta fino a farla indisporre, insospettire: ecco, io quel volto io vedo già un mio dipinto. Qui nella sala vi sono alcune opere “matricole”, altre già esposte prima. Trovi un po’ di “Natura” (grazie se la citi e la scrivi con la maiuscola); un po’ di Sogni (v. prima) e molta Umanità – così almeno mi auguro di “averci messo” –  (idem c.s.).

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Io ho scattato qualche foto con il mio telefonino, come sempre senza pretese: questa qui a fianco, della donna prigioniera, mi è venuta con il riflesso della mia immagine. Sulle prime ho pensato “così non va …..” Poi ho riflettuto; quell’ombra (non voluta, casuale, la mia , n.d.r.) e quella luce (del mio flash) qui nel post possono essere lette come l’immagine dell’uomo che l’ha imprigionata o come quella dell’uomo che lei pensa possa venire a salvarla: il lampo di luce fa propendere per questa seconda ipotesi.

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Titolo dell’opera: “L’offerta”

Donna che corre, fra passato e futuro: caduta si rialza e corre, ma il suo spirito correva già da prima davanti a lei. L’opera è stata esposta nella sala delle Conferenze al Mart di Rovereto: essa si completava con una mano dipinta da Marisa su un quadro altrui, esposto alla sua destra, opera di Anna Maria Rosi Zen, e con un piede dipinto su un altro quadro altrui, esposto alla sua sinistra, opera di Coral Torrents.

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Il lampo del flash … un lontano sole oscurato dalla Luna Rossa …

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Luna rossa … (‘a Luna Rossa me parla e te ….). Dice Marisa: “ Mi sono appostata per ore per vederla, per fotografarla nella mia mente e tradurla in un dipinto …”

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Germogli da un tronco … qui proprio non so cosa far dire al lampo del mio flash …

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Qui poi che i lampi sono due … come potrei cavarmela?

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Le ho detto: “Sai Marisa, tu mi conosci … non sono un critico d’arte, solo un semplice blogger … scriverò volentieri un post sulla mostra, su di te … e se mi sbaglio mi corrigerai!”

Complimenti Marisa!

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La nuova procedura “inserimento commenti” è in corso di attivazione. Pertanto trascrivo qui il commento di Giovanni Soncini

“Riccardo, apprezzo la tua sintetica presentazione della mostra di Marisa Postal De Carli, ed apprezzo in particolare le immagini dei dipinti selezionati fra quelli in mostra ed i relativi commenti, direttamente ripresi e ispirati dalle parole dell’autrice. Oltre che complimentarmi con Marisa e con chi la ha aiutata nella non semplice scelta dei dipinti da esporre, che ritengo particolarmente rappresentativi della sua attività artistica, mi sento in obbligo di ringraziare pubblicamente Marisa per avere trasmesso anche a me il piacere della pittura. E’ lei che mi ha suggerito, ormai nel lontano dicembre 2003, quando all’avvicinarsi del mio pensionamento cercavo altri e nuovi interessi da coltivare “da pensionato”, di frequentare il Gruppo Arti Visuali. E’ in questo contesto che, dapprima con qualche incertezza ma poi con crescente assiduità e convinzione, ho ripreso a disegnare ed a dipingere cecando e trovando nuovi stimoli culturali, e così da “vecchio professore” mi sono trasformato in “giovane pittore”. Grazie Marisa, anche per questo.”

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APRILE, DOLCE RIPARTIRE, SWEET RESTARTING!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Aprile, 2017 @ 6:12 am

Detto altrimenti: Aprile  … altro che “dolce dormire”!     (post 2693)

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Unica foto mia

Un week end da “ripartenza”, in particolare “da bosco e da riviera”, anzi, da mare e monti, anzi, da lago trentino e valli del Sud Tirolo. Infatti, sabato nell’Altogarda Trentino, a rimettere in moto le vele della mia barchetta da regata (7 metri lft). Stranamente, pur previsto, non c’è stato Vento (“Vento” a Riva del Garda è vento da nord) ma subito un’oresella, ovvero una leggera Ora da sud che via via rinforzava. Uscita rilassante, così, per riprendere contatto con l’”amata”.

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Foto Edoardo P.

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E domenica? Una DOMENICA FIAB! Ovvero, eravamo quasi 50 pedalatori nella prima uscita della stagione, a pedalare nel Burgraviato. Cos’è il Burgraviato?

L’attenzione a prevenire e combattere gli effetti negativi dei cambiamenti climatici (il fiume Adige passato da 80 a 30  m3 al sec causa scarsità di piogge e di neve): i meleti sono irrigati “a goccia”  e non a pioggia”, con un notevole risparmio di acqua! Bravi! Da imitare in tutta Italia!

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Foto Edoardo P.

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Burgraviato

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Burggrafenamt in tedesco, Burgraviat in ladino, è la zona attorno a Merano (Alto Adige) nonché il nome della comunità comprensoriale con capoluogo la stessa Merano. Il nome deriva dal “Burggraf” della Contea del Tirolo, ovvero dal burgravio del conte tirolese e il di lui distretto amministrativo che formò il nucleo antico di questa contea. La forma italiana del comprensorio si deve all’adattamento fonetico del termine tedesco originario. Ne fanno parte: la Val Passiria, la Val d’Ultimo, l’Alta Val di Non e l’area meranese della Val d’Adige. Confina a ovest con la Val Venosta, a sud con la comunità comprensoriale Oltradige-Bassa Atesina, a nordest con l’Alta Valle Isarco e a sudest con la comunità comprensoriale Salto-Sciliar (sull’altipiano del Salto). Dopo Merano, il principale comune è Lana.

Fabio ci spiega: il Burgraviato funziona come organo amministrativo intercomunale. Gestisce coordinandoli tutti i problemi della zona e i Comuni … eseguono! Una sorta di “macroregione comunale”, di interreg comunale” che si occupa di tutti gli aspetti concreti della vita di ogni giorno, degli aspetti sociali, della pianificazione, realizzazione e gestione degli investimenti. da studiare e da imitare!

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Foto Monika G.

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Ottimamente “guidati ed “illustrati” dall’amico consocio Fabio Martorano di Bolzano, abbiamo pedalato per circa 45 km fra i meleti del Burgariato partendo  ed arrivando a Frangarto, dove abbiamo lasciato le auto ed il pullman. Qui a fianco, fabio ci illustra un importante biotopo, un pezzo di “Alto Adige antico”, com’era una volta, prima della “melizzazione”, oggi assai importante per la riproduzione della fauna locale. In particolare per il ripopolamento ittico dell’intera provincia (oltre 1.250.000 circa avanotti rilasciati ogni anno di cui circa 300.000 sopravvivono ai predatori naturali).

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Foto Edoardo P.

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Terlano,  Chiesa di S. Maria Assunta, del 1200-1300, con affreschi originali!

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Foto Edoardo P.

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Salitella a Nalles, sosta per spiegazione sulla dimensione del comprensorio (100.000 abitanti), dell’origine ed ella evoluzione glaciale della valle (fronte ghiaccio alto 2 km!),sul significato socio economico politico del comprensorio.

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Foto Francesco  D.S.

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Fra Vilpiano e Gargazon, sosta pranzo all’aperto alla Jausenstation di Haini & Marianna (0473291614) (un ottimo e abbondante piatto unico, acqua, vino, dolce, da 16 a 18 “euri”).

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Foto Francesco D.S.

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Indi a Vilpiano a visitare il nuovissimo parco serra “Raffeiner Orchideen Welt”, 6000 mq con oltre 500 varietà di orchidee.

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Foto Francesco D.S.

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…. e quindi, nachause! Verso casa!

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downloadFIAB – FEDEDAZIONE ITALIANA AMICI DELLA BICICLETTA. Fiab Trento, circa 250 associati (dico circa perché stiamo continuamente crescendo di numero!). Fiab è stare insieme, pedalare insieme, amare la natura, l’arte, la cultura, la vita all’aria aperta, il turismo, la bicincittà, etc. Vi pare poco? Per iscriversi? Cliccate Fiab-trento.it! Joint us! Unitevi a noi!

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PER I CICLISTI TRENTINI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Aprile, 2017 @ 6:19 am

Detto altrimenti: una mia lettera al quotidiano Il Trentino …. (post 2692)

(Primavera, andiamo, è tempo di pedalare …)

Da ciclista “fiabbino” (iscritto alla FIAB-Federazione Italiana Amici della Bicicletta, di cui sono stato per anni dirigente), attraverso una mia lettera ad un quotidiano locale segnalo a tutti i colleghi pedalatori tre situazioni di pericolo,  nella speranza che il Comune intervenga.

Inizia

“Egregio Direttore, da ciclista urbano ed extra, tramite il Suo giornale segnalo (ai colleghi pedalatori ed) al Comune tre interventi affinchè intervenga ad eliminare situazioni di pericolo nella circolazione ciclistica.

  1. Lungo la pista ciclopedonale urbana in discesa che scende dal Ponte dei Cavalleggeri fino all’incrocio con Via Milano, regolato da semaforo, i ciclisti procedono a velocità troppo levata e spesso giungono in quel punto ad una velocità pericolosa, per cui talvolta rischiano di investire i pedoni fermi in attesa del verde o di attraversare comunque l’incrocio anche con il rosso. Sarebbe utile collocare su detta discesa dei “rallentatori di traffico”.
  2. Parco Lungo Fersina, parallelo alla sottostante Via Cauriol. Esistono due piste separate: pedonale (adiacente al fiume) e ciclabile (parallela e sopraelevata rispetto detta via). Tuttavia spesso pedoni anche con cani al guinzaglio spesso troppo lungo percorrono arbitrariamente la pista ciclabile, la quale verso la Via Cauriol è protetta solo da una ringhiera troppo bassa (la si confronti ad esempio con quella a protezione della stessa pista, un po’ più a valle, lungo la passerella sul Fersina). Ora, se un ciclista fosse urtato da un passante o da un cane e dovesse cadere verso la ringhiera, non sarebbe trattenuto e cadrebbe nella sottostante Via Cauriol con un salto di una decina di metri. Occorre quindi sostituire quella ringhiera con una più alta, almeno nei tratti tangenti alla pista ciclabile.
  3. Stessa direzione verso valle. La pista ciclopedonale supera a sinistra la concessionaria BMW. In quel punto, dove la Via Fersina diventa Via Ragazzi del 99, la pista ciclabile attraversa una bretella autostradale che conduce le auto alla tangenziale sud. Orbene, quell’attraversamento, utilizzato al 99% da ciclisti (!), è dotato solo delle “strisce” pedonali e non anche dei “quadrati” che le affiancano quando si vuole prescrivere che le auto debbano dare la precedenza anche a ciclisti in sella alla rispettiva bicicletta. Sarebbe utile completare detta segnaletica al pari di come è stato fatto per l’attraversamento da parte della stessa ciclopedonale della Via De Gasperi.

Grazie se riterrà di pubblicare. Cordiali saluti. Riccardo Lucatti, Fiab Trento”.

Finisce

Bood Bike everybody!

P.S.: presto aggiungerò tre foto. Nel frattempo potete vedere in Google Maps le tre zone sopra citate.

 

 

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“NE’ POTERE NE’ GLORIA”

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Aprile, 2017 @ 6:06 pm

Detto altrimenti: da questo romanzo di Ferruccio Parazzoli, Alfonso Masi ….. (post 2691)

(l’orario qui sopra, 6,06 pm … non tiene conto dell’ora legale: in realtà ho pubblicato alle 19,06: vabbè che sono veloce, ma quando è troppo è troppo!)

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Alfonso Masi (foto di archivio)

… Alfonso, un amico, ha tratto un “monologo a quattro voci”: “L’indagine su di un Uomo chiamato Jeshua”. All’Associazione Rosmini di Via Dordi in Trento, oggi poco fa, cioè alle 17,00. Con lui le voci, oltre la propria,  di Beatrice Ricci, Tiziano Chiogna e Fiorenzo Pojer. Normalmente in queste occasioni io scatto qualche foto. Questa volta no, sono stato troppo “preso” dall’esposizione-racconto di una vicenda vista e narrata secondo l’ottica della gente comune, di un popolo prima d’allora-d’ora non ascoltato, un ponte fra la visione di un Cristo Storico e di un Cristo vero Dio.

Recitazione: ottima, tal che non si è avvertita la mancanza di scene, costumi e musica. Ottimi gli intervalli a significare il cambio di scena.

download (1)Uno storico romano si imbatte per caso nella crocifisisone di Gesù, e, incuriosito, inizia a ripercorrere le tappe del Cristo interrogando la gente per capire il perché di tale pena, per capire l’Uomo. Una indagine assolutamente laica. Molti gli episodi dei Vangeli ripresi in questa riproposizione. I miracoli, soprattutto, interessanti nella loro rilettura laica. Inutile rielencarli. Quello che mi preme sottolineare è che alla domanda dello storico romano che interroga Maria chiedendole chi era, chi è Jeshua e chi è lei, Maria, nel libro Maria risponde: “Io sono la porta”, ma Alfonso ha voluto modificare con: “Io sono la Resurrezione e la Vita”. Con ciò consapevolmente o meno, da laico o da credente – non è questa la sede per approfondire l’aspetto – ha comunque evidenziato uno dei due pilastri della nostra religione, che sono la Creazione e la Resurrezione. The rest are details.

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Fra poco è Pasqua. La rappresentazione di oggi ci aiuta a riflettere un poco, sicuramente, sul suo significato cristiano ed allo stesso tempo laico di una Resurrezione di Cristo (per alcuni) e di una resurrezione delle coscienze e del senso di umanità a livello planetario, per tutti (le maiuscole e minuscole non sono utilizzate a caso). Un momento di riflessione per tutti: credenti, laici, non credenti e agnostici. Grazie amici del pomeriggio che ci avete regalato!

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PATENTE NAUTICA (segue da due post prima)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Aprile, 2017 @ 2:48 pm

Detto altrimenti: vogliamo farci una riflessione sopra?         (post 2690)

(Primavera andiamo, è tempo di veleggiare)

Garda, inverno, in solitaria

Sul Garda, la mattina presto … in estate

Anni fa – il mio reato è prescritto – per sei volte, anche di notte e anche in solitaria, compii a vela la traversata da S. Vincenzo (LI) in Toscana a Palau, a bordo nel mio “natante” modello Fun, di nome Whisper, numero velico ITA 526. Parlo di reato, perché – secondo la nostra legge – è stato un po’ come andare in autostrada con un cinquantino. Infatti la mia barca non era e non è “omologata” per traversate simili. Qui sul blog trovate la descrizione puntuale delle sei traversate (v. “I post delle vacanze”, il primo è dell’8 luglio 2012 ma le traversate di anni prima).

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Neve fra le vele

Sul Garda, in inverno – Il bianco è  neve, non guano!

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La barca era attrezzata “di fatto”, ovvero aveva tutte le dotazioni di bordo necessarie alla traversata (e previste per legge), solo che era “lei” a non essere “omologata”. Io avevo ed ho la patente nautica abilitante al comando di un natante e di una imbarcazione a vela e/o motore fino a 25 m di lunghezza, anche in oceano. Inoltre sapevo e so gestire Whisper anche da solo ed anche con vento forte. Tuttavia sono stato un “fuorilegge”, mentre sarei stato assolutamente entro la previsione di legge se, con la mia limitatissima esperienza di conduzione di un’imbarcazione a motore, con quella mia patente mi fossi messo al comando di un’imbarcazione di 25 m con motori da migliaia di cavalli e mi fossi avventurato in oceano! Io, di persone così – di quelle che “con la barca hanno avuto anche la patente” – ne ho incontrate e come! Ora ve ne racconto alcune.

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  1. Pinarella Corsica

    Piramide di Pinarello (Corsica) – Il bianco è  guano, non neve!

    Sono ormeggiato nella darsena di Palau. Da un traghetto esce un SUV gigantesco trainante un motoscafone “a punta”, uno di quelli della serie James Bond. Il guidatore mi si avvicina e mi rivolge la parola: “Che c’hai la mappa?” “La carta nautica?” dico io “Si, eccola, la vuoi vedere?” Gliela porgo, la guarda, mi indica alcuni “puntini” tracciati vicino ad una costa e mi chiede: “E questi chessò?” “Sono secche”, rispondo. “E che m’importa, io dò una sgassata e le salto!” Peccato che quelle secche fossero di granito a 10 cm sotto il pelo dell’acqua!

  2. All'abbordaggio ...

    Incontri nell’arcipelago della Maddalena

    Sto veleggiando da solo con venti nodi (vento fresco, conduzione divertente che inizia ad essere anche un po’ impegnativa, occorre essere pronti). Mi si avvicina un grosso “ferro da stiro” (così noi velisti chiamiamo i motoscafoni a più piani). Da bordo uno mi urla: “Scusa, per andare a Palau … da che parte?”

  3. Colta al volo: “Si, son partito da Genova, ho seguito un traghetto, solo che ho sbagliato traghetto e mi sono ritrovato a S. Teresa di Gallura anziché a Palau”.
  4. Sono ormeggiato a Campoloro. La mattina presto sento il mio vicino di barca che, messa fuori la testa dal tambuccio, parla al telefono: “Allora, senti un po’ se ho capito bene: per andare in Toscana … vado su diritto fino a Bastia a poi giro a destra”.
  5. Sempre a Campoloro. Con mio figlio Edoardo arrivo con il mio piccolo Fun dall’Italia dopo una bellissima traversata di 12 ore con vento fresco (15-20 nodi) e andatura “larga”. Ormeggio a fianco di un grosso ferro da stiro (v. n. 2) di qualche tonnellata con motori presumibilmente di 800-100 cavalli. Il suo “lui” (sono una coppia) mi dice: “Speriamo che il mare si calmi, con questa burrasca non posso certo uscire in mare”.
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Campoloro

Basta, dai … avete capito. Una cosa è sapere andare per mare, altra avere semplicemente (molti soldi e) una patente ed una (grossa) barca. In Francia queste limitazioni non ci sono e la marineria a da diporto è sviluppata in misura multipla rispetto alla nostra. E poi loro hanno un altro approccio. Ecco un esempio: ti avvicini all’entrata del porto di Campoloro (Corsica). Un tale, seduto su una sdraio sotto un ombrellone in testa ad un molo, si alza e ti fa segno “tre”. Al molo tre, dunque. Ormeggi e ti rechi al posto di polizia per registrare il tuo arrivo. Il poliziotto di servizio ti registra e con l’occasione ti vende i gettoni per accedere alle docce (da noi!!?? Non sarebbe ammissibile un tale “svilimento” della divisa!). Vai alle docce: ogni doccia ha un suo pre-camerino nel quale puoi appendere gli abiti. In Italia (non dico in quale marina che sennò mi querelano!) le docce sono in un container in fondo al porto, metà per le docce, metà per i WC. Niente pre-camerino, nessuna possibilità di appendere abiti: ci devi andare con un amico-appendiabiti al seguito e augurarti che non ti capiti la doccia adiacente al WC.

Evvabbè …

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UCCIDIAMO PURE, MA CON ARMI “PULITE”, PER CARITÀ

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Aprile, 2017 @ 6:28 am

Detto altrimenti: indignazione selettiva       (post 2689)

Siria: il regime uccide la popolazione con i gas nervini (Sarin), quelli della prima guerra mondiale (Tabun, Sarin, Soman). Il mondo insorge: “Non si uccide così!” Uno scrittore siriano esule, Muhammad Dido (“E se fossi morto”) direttore di Syria Untold, la Siria non raccontata (da nessuno) osserva (Corsera 5 aprile 2017 pag. 3): “Tutta questa indignazione per l’uso del Sarin? Ma quando Assad uccide nelle carceri, con bombe tradizionali, convenzionali, etc.. allora … va bene”?

Indignazione selettiva, dicevo …

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