UN’ETIOPE IN TRENTINO E I NOSTRI NUOVI BARBARI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Maggio, 2017 @ 8:31 pm

APPRENDIAMO IERI, 29.12.20 CHE AGITU, 42 ANNI, E’ STATA UCCISA NELLA SUA CASA, CON COLPI ALLA TESTA. RIPRENDO I POST CHE LE AVEVO DEDICATO E MI AUGURO CHE I COLPEVOLI SIANO PRESTO ASSICURATI ALLA GIUSTIZIA

AGGIORNAMENTO 30.12.20: ARRESTATO IL COLPEVOLE, UN DIPENDENTE DEL GANA (AFFERMEREBBE PER MOTIVI ECONOMICI) – v. SUL MIO PROFILO FB LA SUCCESSIONE DEI POST E DEGLI EVENTI.

Detto altrimenti: pochi minuti sul terzo canale TV …  (post 2716)

(POST DEL 4 MAGGIO 2017 RIPRESO NELL’AGOSTO 2018 – LEGGERE L’APPENDICE: http://www.ildolomiti.it/cronaca/2018/agitu-la-regina-delle-capre-felici-minacciata-di-morte-brutta-negra-io-ti-uccido

Inizia

Lettera ad un marziano? Una neo trasmissione strana  anzi no. Ci sono capitato per caso. Lei, 38 anni, etiope, laureata a Trento in sociologia, torna in Etiopia, manifesta pacificamente contro il governo militare che svende enormi aree agricole alle multinazionali. Denunciata, ricercata, scappa e si rifugia in Italia nel 2010. Dalle “piramidi” alle Alpi …

Osservo: una delle cause delle emigrazioni per loro e immigrazioni per noi: le “nostre” multinazionali che vanno a depredare i loro territori. E poi ci lamentiamo …

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Agitu Ideo Gudeta, (si legge Aghitu)

Lavora come barista per cinque anni, parallelamente riesce a seguire un corso da formaggiaia in Francia e a mettere su una piccola impresa di allevamento capre “da formaggio”  a Frassilongo (Valle dei Mocheni), si fidanza con il suo assistente Ettore Franzon (geometra). Come è stata accolta dalla popolazione locale? All’inizio con un “Non dura miga …”. Poi, dopo poco, con simpatia e approvazione (le sue caprette tengono puliti prati e boschi). Vacanze? Lei non ne fa da cinque anni, le caprette si, ogni anni: infatti in estate le porta in montagna, a 2000 metri, a piedi.  In valle si muove in auto: una  Panda vecchio modello  “che puzza”. Orario di lavoro? Dalle 04,00 di mattina in poi, a letto alle 22,00. Il suo prodotto? Formaggio venduto a km zero. Una volta al mese circa riceve la visita di amici con i quali passa la sera. Cosa sottolinea? Che in un Paese si può arrivare anche per “dare”, non solo per “ricevere”. Cosa suggerisce? Di conservare al meglio il territorio per le prossime generazioni. Intervistata, risponde con un ottimo italiano; parla al suo cane in dialetto trentino; talvolta utilizza qualche espressione mocheno-tedesca, ma soprattutto sorride felice della sua vita. Felice lei e le sue caprette, circa 80, che conosce e chiama tutte per nome. Un rammarico? Quando deve sostituire i capretti maschi “vecchi” con altri più giovani e i “vecchi” vengono avviati al macello: “Se qualcuno li volesse … chessò, per tenere puliti i prati … io li regalerei volentieri”.  Lei, un esempio per tutti noi.

Oggi  giovedì. Dopodomani, sabato, andrò a Frassilongo: spero di riuscire ad incontrarla.

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A sinistra del pannello, il tetto dell’impresa di Agitu

Ripresa. Oggi 6 maggio 2017 quel “dopodomani”. In auto vado da Trento a Pergine Valsugana … scusi, per Frassilongo … sempre diritto poi c’è il bivio … grazie. Vado. Intorno a me il deserto (di persone), qualche rara auto. Rarissimi i passanti. Quasi una caccia al tesoro, un po’ in macchina, un po’ a piedi. Faccio abbaiare diversi cani da guardia. Finalmente trovo la sua casa … ovviamente lei  al lavoro. Lascio un biglietto nella bussola della posta e proseguo. Alla fine la trovo! La sua impresa in una casa immediatamente sovrastante il Filzerfof, Museo Mocheno. La prima cosa che vedo, il cane (lo riconosco, avendolo visto in TV). Poi la Panda (idem). Mi dico: dai, ce l’hai fatta!

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Agitu con il suo compagno Ettore

Infatti ecco lei. Subito dopo il suo compagno Ettore. La approccio con un “Finalmente ti ho trovato!” Lei ovviamente  non mi conosce, ma mi accoglie con un sorriso. Ottimo inizio. Spiego il motivo della mia “caccia al tesoro”: invitarli all’ Evento dell’Associazione Culturale Restart dell’11 maggio 2017 p.v. ad ore 18,00 presso il Palazzo delle Albere a Trento. Verranno, arriveranno alle 19,00! Molto very good! Le parlo anche del mio blog. Mi chiede se tratto anche dell’immigrazione. Risposta: si. Le cito un libro da me più volte citato nel blog: “Il predominio dell’Occidente” del prof. Daniel R. Headrick, Ed. Il Mulino (la storia della colonizzazione degli europei a danno del resto del mondo). Qualche foto, un caffè e ci salutiamo. All’11 maggio, Agitu! Con il tuo compagno, ovviamente!

AZIENDA AGRICOLA BIOLOGICA LA CAPRA FELICE  http://www.lacaprafelice.com/

Finisce

APPENDICE DEL 27 AGOSTO 2018

La TV in estate si sa riprende vecchie trasmissioni. Per caso ho rivisto l’intervista di PIF Caro Marziano ad Agitu. Poi un’altra coincidenza: l’amica senatrice Donatella Conzatti mi segnala da Il Dolomiti, cronaca 2018, che Agitu da oltre un anno sta subendo violenze fisiche, materiali  psicologiche da un vicino di casa che le grida “Sporca negra torna a casa tua”, l’aggredisce fisicamente, ne disperde le capre lanciando i suoi cani, danneggia i macchinari della sua azienda. Recentemente è stata trovata una capra morta, con le mammelle recise da una lama, come accertato dalla Guardia Forestale. Ho scritto una mail ad Agitu offrendole la nostra comprensione, il nostro aiuto per quanto possibile, dicendole che non è sola, di non sentirsi sola: infatti, a fronte di un delinquente vi sono per fortuna anche tante, tante persone che delinquenti non sono. Ecco, scrivo questa appendice per chiedere la solidarietà, la partecipazione, l’aiuto ad Agitu di tutte le mie lettrici ed i miei lettori. L’ho scritta per denunciare il clima di odio razzista che da “sporchi ebrei” è passato a “sporchi meridionali” per arrivare oggi allo “sporchi negri”, roba da KKK. La razza, già, la razza, la difesa della razza: concordo, solo che al mondo esistono molte razze: quelle  animali e una sola di Persone: quella umana. L’aggressore, il persecutore  di Agitu appartiene ad una delle prime (che poi spero che gli animali non si offendano: nessuno di loro fa il male per il male, nessuno di loro uccide per uccidere); tutti noi – Agitu in testa – alla seconda.

Vien da chiedersi: da chi, da cosa sta rinascendo questa nuova criminalità? Da quali frasi, da quali affermazioni se non “Prima gli Italiani”, “Riportiamoli a casa loro”, “Se sei senza lavoro la colpa è degli immigrati”. Tutti slogan, tutte frasi ad effetto, affermazioni ingiuste, false. Ma … attenzione: la superficialità dilagante fa sì che abbia successo non chi dice la verità ma chi fa affermazioni – vere o false che siano – atte a provocare un tipo di reazione (in primis il voto a lui favorevole).

Dice … ma allora tu blogger stai cercando di utilizzare l’episodio a fini particolari … Rispondo: si, ai fini della difesa e del mantenimento della Democrazia, della Libertà, della Civiltà, del Rispetto delle Persone contro i nuovi barbari.

COMMENTI del 27 agosto 2018 e sgg.

  1. Scrive la Sen. Donatella Conzatti di Restart Trentino –  VICINANZA A AGITU IDEO GUDETA E MOZIONE AL GOVERNO – Vicinanza ad Agitu Ideo Gudeta per le minacce ed aggressioni subite, ancor più gravi perché a sfondo razziale. Mozione al Governo per chiedere messaggi di pacificazione sociale. Non è escluso infatti che le persone più fragili subiscano suggestioni negative dall’attuale veemenza e durezza nei messaggi politici, ritenendo che insultare e minacciare sia atteggiamento accettabile.
  2. Scrive Giovanni Soncini : “Ne ha parlato – per fortuna – il TG3 regionale e questo obbligherà le forze dell’ordine ad intervenire … almeno si spera! E speriamo che i magistrati non aspettino anni prima di condannare i colpevoli…che nel frattempo…temo…verranno rimessi in libertà per consentire loro di continuare a delinquere. Apprezzo il tuo intervento e…sui magistrati spero di sbagliarmi!”
  3. Scrive Gigliola Gavazzoli: “Ciao Riccardo! Pensa che con una collega avevamo messo in preventivo, e lo faremo a breve, di fare una visita ad Agitu perchè mi interesserebbe passare alcuni giorni delle mie ferie presso la sua azienda, lavorando. Condivido perfettamente il tuo dispiacere, non ho parole da aggiungere. Fortunatamente fatti di violenza verso le persone prima o poi emergono e rimangono inaccettabili. Inoltre, quello che non dovrebbe essere del nostro caro Trentino, è il livello alto di violenza e maltrattamento nei confronti degli animali domestici e non, che spesso non emerge. Ti auguro una buona giornata”.
  4. Scrive Fabio Pipinato: “Ciao Riccardo, trattasi di uno squilibrato. Ed il Trentino non ne difetta”. Ho fatto anch’io un post su Facebook invitando gli amici ad andare ad acquistare i buonissimi formaggi di Agitu. 
  5. Scrive Carlo Fierens: “Cosa stiamo diventando? Che vergogna e che rabbia… La nostra responsabilità è dimostrare che l’imbecillità sarà sempre minoranza (che purtroppo eradicarla del tutto è impossibile), ma il compito si dimostra sempre più difficile…”
  6. Scrive Ernesto Rosati: “Ciao Riccardo. Benemerito il tuo interessamento per Agitu! Grazie. Esprimo la mia piena Solidarietà, molto colpito dal fatto e molto preoccupato per il razzismo che aumenta, purtroppo alimentato da irresponsabili che cercano di lucrarci politicamente. Buon pomeriggio con cari saluti”.
  7. Scrive Gloria Zeni: “Grazie Riccardo per il tuo articolo!! Piena solidarietà a Agitu! Fa male sapere che anche in Trentino ci siano persone che fanno parlare la pancia piena di veleno invece che il cervello e il cuore”.
  8. Scrive Raffaella Masera: ” Concordo pienamente con quello che hai scritto. Confermo che il clima che stiamo vivendo in questi ultimi mesi sta diventando sempre più intollerabile anche nei confronti della mia ragazzina (indiana, n.d.r.) che vive indirettamente questo razzismo serpeggiante, questa paura del diverso, assolutamente infondata, che spesso si tramuta in violenza. Anche se lei per fortuna non me ha mai sperimentato la forza. Certo che se non ci si rimette rimedio, ed in fretta, succederà anche a lei è questa è la mia paura. Speriamo che le cose cambino, che le persone intelligenti si rendano conto del grosso errore che stiamo commettendo calcando la mano sul tema degli immigrati mentre nascondiamo problemi più grossi e diffondiamo solo una cultura ed una mentalità razzista, anzi … solo mentalità direi, perché di cultura non si può certo parlare in capo a certi soggetti …
  9. Scrivo io: “Raffaella, cultura è l’insieme delle conoscenze e quei tali conoscono bene solo questo: la loro barbarie.

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FOTOPOST

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Maggio, 2017 @ 12:58 pm

Detto altrimenti: foto senza parole       (post 2715) 

 

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      Primavera a Trento, in Piazza del Duomo

 

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         Primavera nel Delta del Po

 

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        Primavera …

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                             … in …

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… Sicilia (3 foto di Gianni Sanfilippo, in mountain bike in località Ramacca)

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Primavera in Trentino,  ovvero “Neve in ritardo!”

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         Identico colore

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      Pianta rampicante condominiale

 

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      Trento allo specchio

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LA NOSTRA CULTURA BIMILLENARIA: NON ABBANDONIAMOLA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Maggio, 2017 @ 12:26 pm

Detto altrimenti: non interrompiamo le letture dei classici alla Biblioteca Comunale di Trento (post 2714)

Questa volta “mi” sono copiato e vi riporto una mia lettera inviata poco fa al quotidiano “Il Trentino”.

Inizia

anonimo atenieseAlla mia tenera età di pensionato, da anni e per anni ho seguito da “alunno” le conversazioni tenute sugli autori classici latini e greci dalla Prof Maria Lia Guardini presso la Biblioteca Comunale di Trento, letture che hanno spaziato dalla poesia alla commedia, alla tragedia, alla storiografia, alla lirica, alla filosofia, alla politica, all’epica, alla morale, etc.. Orbene, recentemente mi par di cogliere nell’aria che non si intenderebbe più, da parte della Biblioteca, proseguire oltre la serie di incontri. Al che, innanzi tutto desidero ringraziare il Comune di Trento, la Biblioteca Comunale e Maria Lia (così siamo autorizzati a chiamarla, noi suoi “scolari”, oppure prof senza puntino) per quanto è stato fatto fino ad oggi: infatti da ogni incontro siamo usciti arricchiti di ricordi, esperienze, riflessioni che ci hanno aiutato a comprendere e vivere l’oggi e ci hanno condotto a dare un sia pur piccolo contributo a che non si disperda un patrimonio enorme: quello della nostra cultura d’origine, più che bimillenaria.

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Grazie Maria Lia. Infatti, poiché “natura non facit saltus”, la conoscenza del passato ci aiuta a vivere il presente e a prepararci al futuro. E questo è vero in ogni campo: in quello del sviluppo del pensiero, della comprensione politica, del gusto estetico. Rinunciare a conoscere e a godere di questi tesori è un po’ come metterci alla pari dei paesi i quali, come “cosa” più vecchia, hanno le pantofole della nonna! Erasmo da Rotterdam: “Se ho qualche soldo, prima compero libri, poi cibo e vestiti”.

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il mondo di atene.

Un esempio? A scuola ci avevo osannato la “grande” democrazia ateniese, senza però suggerirci la lettura dell’ “Anonimo Ateniese” o dei libri di Luciano Canfora, dai quali emerge che sì, formalmente era una democrazia, ma in realtà si trattava un “principato”, termine inventato dallo storico Tucidide per non essere costretto a definire “dictator” Pericle, che era a capo di un impero coloniale di 250.000 persone di cui 30.000 cittadini di cui 5.000 si recavano all’Assemblea di cui 5 prendevano la parola di cui uno solo decideva. Si, è vero, le arti fiorirono, ma la politica dell’epoca era per tutti solo politica di guerra, e quella firmata Pericle fu fallimentare: in Egitto, a Siracusa, fino alla sconfitta micidiale ad opera di Sparta. Come non fare un parallelo fra il colonialismo di allora e gli effetti del colonialismo dei nostri secoli appena trascorsi?

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Concludo con un invito al Comune di Trento ed alla sua Biblioteca di non far interrompere questi preziosi cicli di lettura, ma anzi di fare in modo che essi siano sempre più portati a conoscenza della popolazione, giovane e diversamente giovane.

Finisce

La sensazione che se ne trae è che “la scuola facile”, il “a cosa servono latino e greco” e  l’invadenza della rete, possano trasformare menti potenzialmente pensanti in menti non pensanti. Io ho amici in tutte le classi sociali. Recentemente sono stato invitato ad un matrimonio di una coppia di giovani al top. Ho sentito i genitori di altri top-figli dirsi in quale scuola-università estera stanno (seriamente) studiando i propri rampolli. Ma … gli altri? I figli non top?

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FFF – FIAB DA FIABA NEL FERRARESE!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Maggio, 2017 @ 5:57 am

Detto altrimenti: con la federazione Italiana Amici della Bicicletta, 29 aprile – 1 maggio 2017     (post 2713)

(foto mie R, di Adriana A e di Edoardo E)

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           Foto R

Lui, un giovane sportivissimo sui 30 anni, Valtellinese. Lavora a Rovereto. Si iscrive a FIAB-Trento. Regala analoga iscrizione a Mariangela e Lorenzo, i suoi giovani e giovanili genitori che abitano a Sondrio. I due nuovi amici il 29 aprile mattina vengono in auto da Sondrio a Ferrara (dove arriviamo col pullman magistralmente guidato dall’ottimo ormai amico Piero) per unirsi a noi che arriviamo da Trento alla nostra TGR-Tre Giorni Ravennati! Ecco i presupposti per la costituzione di Fiab Sondrio, Presidente Mariangela, visto che Lorenzo afferma di essere ciapà via mal, ovvero già stracarico di impegni. I due amici si offrono per illustrarci gli oltre 100 km delle ciclabili nella loro zona: Tirano, Sondrio, Como. Benissimo, grazie, accettato! Andremo a fare un sopralluogo. Da parte nostra saremo lieti di portarli nelle ciclabili trentine per loro meno “immediate”, quali quella del Maso Limarò o la Ragoli – Val di Genova, cascate del Nardis. Affare fatto. Ma veniamo alla nostra tripedalata che potremmo chiamare, in loro onore, “da Como a Comacchio”. Qui a fianco: “Dalle Alpi alle … saline!”

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                           Foto A

1° giorno, 77 km. – Massimo, la nostra “guida Fiabbina locale” che non ringrazieremo mai abbastanza, ci guida a pedali alla visita della Città: il mercato, il Castello Estense, la casa di Ludovico Ariosto, Palazzo dei Diamanti, il giro delle mura. Indi verso nord, a raggiungere la destra Po, fino a Mulino del Po. Sosta pranzo e visita al mulino galleggiante, montato su di un barcone che veniva ancorato al centro del fiume per sfruttare la forza della corrente più forte.

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                               Foto E

Si riparte in pullman direzione est fino a Serravalle. Indi in bici – Castello di Mesola (sosta alla Fiera dell’asparago!) – verso sud fino al nostro Hotel Rurale Ristorante Oasi. Cannevié. Si, una vera oasi di verde e di acqua: si dorme in casette del ‘700, quelle che una volta erano dei pescatori. La proprietaria Maria Teresa ed il marito sono ospiti premurosi ed attenti e – intuendo la nostra voglia di pedalare – sono sempre pronti agli appuntamenti delle colazioni mezz’ora prima dell’orario previsto: come noi, del resto! Il nostro presidente Guglielmo Duman regala loro il vessillo-targa della Fiab, a significare che il luogo è “Amico degli Amici della Bicicletta”. Altre note positive: l’ampio spazio per la manovra del nostro bus+rimorchio; ampio locale per il ricovero delle biciclette; stanze ben riscaldate.

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              Foto R

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2° giorno, 43 km. – Si va con il bus fino a Goro. Indi in barca al Faro di Goro e in laguna, a vedere aironi, falchetti, i cavalieri d’Italia, le volpoche, etc.. Quindi si ripedala verso nord sulla destra orografica del Po di Goro– Oasi Bosco di S. Giustina – Castello di Mesola (sosta pranzo) – Verso sud – Codigoro – Abbazia di Pomposa (dell’anno 1000, con guida!) – Oasi Cannevié. Qui a fianco, come se avessimo utilizzato il campanile dell’Abbazia quale pennone di una nostra gigantesca bandiera!

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                   Foto R

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Qui a fianco: acquisti di frutta al Castello di Mesola

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       Foto R

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3° giorno, km 30. Si parte in bicicletta da Cannevié verso sud per tratti boscosi e sterrati costeggiando Valle Bertuzzi e i Lidi di Comacchio fino a Porto Garibaldi. Indi verso est fra le saline fino a Comacchio dove ci spaparanziamo a tavola per un sontuoso pranzo d’addio presso la Trattoria della Pescheria, nel centro storico.

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                        Entrando in Laguna (R)

Partecipanti: 38. Condizioni metereologiche: ottime fino al terzo dopopranzo, quando ha un po’ rannuvolato. Forature: due. Incidenti: nessuno. Morale: altissimo! Bici utilizzate: mtb, da città. Grazie Fiab, grazie Massimo, grazie Guglielmo! La prossima? Da Trento a Borghetto all’Adige per la Festa della Bicicletta insieme ai colleghi fiabbini di Valpolicella: 55 km, ritorno pochi in bici molti in treno, capogita il sottoscritto blogger.

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E allora, cosa aspettate? JOINT US, UNITEVI A NOI, ISCRIVETEVI ALLA FIAB (v. in internet).

P.S.: i dislivelli … al contrario! Noi Trentini, abituati ai “dislivelli all’insù” delle nostre montagne, qui ci siamo confrontati con i “dislivelli all’ingiù” della campagna al di sotto del livello del mare!

RICEVO E PUBBLICO IL CONTRIBUTO DELLA NOSTRA GUIDA LOCALE, IL FIABBINO MASSIMO:

Ferrara : un pentagono nell’acqua

Ferrara è città nata sull’acqua del Po e dal fiume ha ricevuto ricchezza e difesa. Nei secoli il fiume ha cambiato corso e la città ha dovuto adeguarsi riuscendo ogni volta a migliorare ed a trasformare le sciagure in opportunità. Così è stato al termine del XV secolo quando il Duca Estense Ercole I ha aggiunto alla città un largo tratto della campagna posta a nord tra il nuovo corso del Po e le antiche mura . Le nuove mura ,quelle ancor oggi esistenti, furono tracciate formando un pentagono –figura magica per gli Estensi- ed oggi servono da parco e attrezzatura sportiva per i cittadini. La nostra escursione è partita da qui ed è proseguita toccando i luoghi più significativi ( Castello Estense, Cattedrale , Palazzo dei Diamanti) per poi lasciare l’abitato in direzione nord per raggiungere il fiume ,che è posto a 7 km dalle mura. La ciclabile “Destra Po” che abbiamo percorso rientra nel tracciato della Eurovelo n.8 , corre sulla sommità dell’argine del   Po Grande seguendone il tracciato fino a Serravalle per poi seguire il Po di Goro (primo ramo sud del delta ) fino alla foce posta a Gorino Ferrarese .Nel nostro percorso in barca il secondo giorno abbiamo visto il faro che sancisce il termine del Po di Goro nel mare .

Il paesaggio ferrarese è del tutto orizzontale : un territorio generato dalle sabbie e dal limo portati dai fiumi che hanno “colmato” nei secoli le lagune costiere dove l’acqua dolce si confondeva con quella marina formando un mix indispensabile alle anguille per maturare e riprodursi negli stessi luoghi dove gli uccelli di palude migranti o stanziali hanno da sempre un habitat strepitoso. Qui nelle poche emergenze tra le acque della palude e specialmente sulle dune costiere sono nati dei boschi dove daini e cervi hanno fatto la felicità dei cacciatori. Qui però hanno trovato posto anche comunità di monaci che nella solitudine delle “valli” hanno potuto esercitare le loro regole lontani dal “secolo”. E’ spettacolare il campanile dell’abbazia di Pomposa con la sua verticalità che all’origine doveva essere un punto di riferimento per tutti i viandanti , pellegrini o altro, che si recavano a Roma dal nord Europa o che ritornavano. Gli Estensi esercitarono la loro potenza in questi luoghi provocando la decadenza dell’Abbazia ma erigendo nei pressi –a Mesola – un castello elegantissimo che secondo le loro intenzioni doveva essere base per una espansione verso nord e sul mare , cosa ovviamente malvista dalla Repubblica di Venezia che approfittò dell’allontanamento degli Estensi da Ferrara per procedere alla costruzione di un canale che ha completamente cambiato il corso terminale del Po creando il delta attuale ,liberando la laguna veneziana dalle sabbie e insabbiando la parte sud del delta creando la “Sacca di Goro” . Oggi il paesaggio è molto influenzato dalla regimentazione delle acque che ha separato i fiumi dalle lagune ma rimane comunque una parte di “selvatico” sulla costa dove il mare confina con la campagna e la pineta ,dove non ci sono stabilimenti balneari e gli uccelli di palude continuano a trovare spazi per nidificare. Come ad esempio presso le saline di Comacchio, non più utili per produrre il sale ma oggi sede di una numerosa colonia di fenicotteri ormai stanziali.

In mezzo a tutto questo sta Comacchio, una cittadina costruita su dossi divisi da canali superati da ponti in mattoni, che scolano le acque e permettono il rapido spostamento delle “batane” : le barche di palude utili alla pesca delle anguille . L’economia di questa città è vissuta interamente su quel pesce fino all’ultimo conflitto poi è arrivato il turismo che ha una parte non secondaria nella gastronomia dai sapori decisi ed unici.

GRAZIE, MASSIMO!

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RESTART NELL’ECONOMIA E NELLA POLITICA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Maggio, 2017 @ 2:05 pm

ASSOCIAZIONE CULTURALE RESTART TRENTINO. Giovedì 11 maggio 2017 dalle ore 18,00 al Palazzo delle Albere in Trento animeremo il primo expo sul tema del lavoro e della valorizzazione del talento. Come si è già sperimentato nei precedenti Eventi Restart, lavoreremo in quattro laboratori: Turismo; Hi tec; Welfare; Agricoltura. Chi intende partecipare può eventualmente segnalare la propria scelta a riccardo.lucatti@hotmail.it oppure a donatella.conzatti@gmail.com. All’expo ognuno potrà ascoltare testimonianze d’eccezione; ricevere la consulenza gratuita di professionisti per far crescere la propria attività o per avviarne una nuova; registrare videomessaggi per far conoscere il proprio talento; assaggiare i prodotti di aziende locali (qui sul blog, sotto il mio cv cliccate “restart”: troverete altre notizie su di noi).

Il vostro blogger Riccardo, Presidente Restart

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Detto altrimenti: un modo di ripartire da ciò che è restato: RESTART, appunto, coraggio, RIPARTI dal “resto”! (post 2712).

Il sociologo Giuseppe De Rita al festival della Montagna, ospite del Presidente Roberto De Martin. Roberto, mio collega all’UNIGE e a militare (Brixen), sapendomi anche ex alpinista, mi telefona: “De Rita, la montagna … devi venire”. E sono andato.

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          De Rita, Giovanetti, De Martin

L’economia dei riti individuali, anni ’70-80: i veri “capitani coraggiosi” che dalle 500.000 aziende del 1971 sono passati al milione dell’ ’81. Voglia di fare. Processo che si è interrotto negli anni 2000 innanzi tutto per “paura della crisi” e poi anche per la crisi. Cosa ci è restato? Il resto. Giuseppe De Rita cita un aneddoto: “Domando ad un amico: come va? Mi risponde: lavoro, male; famiglia, problemi; salute, così così. Io insisto: e il resto? Il resto tutto bene, grazie”. Ecco, allora partiamo dal resto, dalle piccole imprese che sono cresciute mentre le grandi scomparivano, dalle realtà montane che si sono ripopolate mentre il Paese complessivamente di spopolava. Fine della citazione di Giuseppe De Rita. Da qui in poi è (quasi tutta) farina del mio sacco.

Il “resto” nella politica, quello che si resta dopo la fine della cosiddetta grande politica, quella che voleva volare oh oh … nel blu dipinto di blu, molto in alto, forse anzi sicuramente troppo in alto, tanto da essere una politica virtuale avulsa dalla realtà della gente. Ieri politica di pochi o di pochi “uno”, l’ idios greco, il solitario, il ghe pensi mi, che però da quell’ idios greco in lingua italiana abbiamo derivato un termine che pure inizia con “idio …”, per definire  colui che non si confronta. Vorrà pur dire qualcosa …

Una persona, in treno. Da Roma a Trento, sempre attaccata al telefonino. Un’altra al tablet. Entrambi al virtuale. Alla fine sono entrambe stanche. Anch’io che le osservavo: stanco del loro virtuale. Ugualmente la gente inizia ad essere stanca del virtuale, vuole la realtà vera, quella concreta, una realtà che – a differenza del mondo internet o della politica alta – “abbia confini, soggetti e idee precise” (De Rita).

RestartTrentino03bis_11maggio_A6Restart Trentino, un’Associazione Culturale di cui il vostro blogger è (immeritatamente) Presidente: anche noi vogliamo ripartire da ciò che resta dopo le ubriacature del virtuale, ad esempio con il nostro terzo evento “Lavorare” il lavoro, giovedì 11 maggio ad ore 18,00 al Palazzo delle Albere in Trento: vogliamo far partire o ripartire soprattutto i giovani (ma anche la società intera) da ciò che oggi abbiamo, da ciò che è restato, da ciò che resta dopo il consumismo garantito  (alias garantismo consumistico) degli ultimi decenni. Vogliamo evitare che si passi dal consumismo delle merci a quello del pensiero e della politica, per rilanciare l’autonomia progettuale e aggiornata dei comportamenti.

Si tratta di intervenire ad un livello intermedio fra il troppo elevato (del mondo virtuale) e il troppo basso (quello della disaffezione, dello scoramento, della rinuncia, del tanto si sa che non c’è nulla da fare). E allora … venite! Avrete diritto di parola, tutti. E di idee … Ci sarà infatti il modo di cercare di avvicinare le idee dei giovani alle imprese, e un nucleo di persone di consolidata e concreta cultura lavorativa disposte a mettere gratuitamente a disposizione dei giovani le proprie esperienze.

P.S.: entrata ed uscita “a gratis”, compreso piccolo aperitivo. La nostra iniziativa NON è a fine di lucro, bensì autofinanziata.

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IL CORAGGIO DI CAMBIARE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Maggio, 2017 @ 7:49 am

Detto altrimenti: “… solo uno stupido non cambia mai idea …” (chi lo ha detto?) Post 2711

La politica troppo duratura? E’ un po’ come quando in casa tua ti sei abituato a “non vedere” un quadro storto, un tappeto sfilacciato, un parquet consumato. Rimani vittima di queste situazioni. E la politica fatta e subita come “abitudine duratura” dà anch’essa l’impressione di un tiranno che incomba, un qualcosa o qualcuno che appesantisce l’aria che respiri, anche se non te ne accorgi del tutto …

downloadSi parla di cambiamento, di rinnovamento … basta che non siano solo parole. Il maggiore ostacolo al cambiamento è infatti la presunzione – da parte di chi dovrebbe condividerlo – che esso sia motivato da motivi di basso interesse o di paura personale. Di ciò approfitta l’ homo immutabilis: “Visto? Che vi dicevo? Che nulla cambi! La mia opinione, punto e basta”. E invece, chi non è mai passato attraverso le opinioni altrui è solo un testimone di culture arretrate e si avvale di tutti i mezzi per continuare ad imporre la propria opinione, visto che non riesce nemmeno ad immaginare che possano/debbano esistere le opinioni altrui.

Costui apprezza solo il gregario, uno che non pensa ma del quale dice “mi posso fidare, lui è uno di cui ci si può fidare … non cambia mai opinione”. Orbene, in tutte le situazioni di difficoltà o di pericolo nella società e nella politica, questa è la lode che più conta e che fa fare carriera al gregario di turno. Tuttavia anche l’ homo immutabilis ha un merito: egli stimola efficacemente le donne e gli uomini liberi, coraggiosi e pensanti ad opporgli resistenza.

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TURCHIA COME SIRIA, come Egitto, etc.

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Aprile, 2017 @ 4:14 am

Detto altrimenti: stessa linea rossa? Nel frattempo gli USA …       (post 2710)

Siria: la protesta del popolo è diventata una guerra “(in)civile”. E poi: “Ah no … le armi chimiche no …. Non si uccide la gente con i gas …”. Mi chiedo: perché, con le bombe “normali”…  si? –

Turchia: la vittoria referendaria di Erdogan è stata di un soffio: nonostante la “particolare” organizzazione del confronto, ha vinto solo di misura … l’equilibrio è pericolosamente precario. E poi l’UE dice: “La pena di morte è una linea rossa, oltrepassata la quale non si entra a far parte della nostra Unione”. Mi chiedo: perché,  arrestare a decine di migliaia chi non la pensa come te…si?

Egitto: si uccidono gli studiosi scomodi Giulio Regeni). Turchia: li si arrestano (Gabriele Del Grande) per dieci giorni così … tanto per mandare un segnale … chi deve capire capirà.

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            “Ghe pensi mi!”

Nel frattempo altri mala tempora currunt … Corea del Nord, politica USA … armi atomiche ed armi comunque. Già, perché gli USA uscirono dalla grande depressione del ’29 grazie al rilancio dell’industria pesante (bellica). E allora … “Perché no? Si chiede Donald Da un lato aumento le spese militari (spese? Ma smettiamola una buona volta di chiamarle così e chiamiamole con il loro vero nome: “investimenti produttivi”!), dall’altro ti presento una riforma fiscale alla Berlusconi (Italia, culla di idee e di cultura! Ci devo andare in vacanza, magari ad Arcore): riduzione dal 35 % al 15 % l’imposta sugli utili selle società; Irpef da sette e tre scaglioni (10, 25, 35%); abolita l’imposta di successione del 40% sulle successioni oltre il milione di dollari; sanatoria per il rientro dei capitali dall’estero; abolita la tassa del 3,8% sulle rendite da capitale decisa da Obama per finanziare l’Obamacare; ridotta la tassa sulle plusvalenze e dividendi al limite massimo del 20%. E nel frattempo tasso l’importazione delle Vespe della Piaggio. Sono o non sono figo?”

(Silvio: “Vedete? Mi ha copiato, mi ha copiato!!”)

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E bravo! Avanti con la forbice delle disuguaglianze a livello interno USA e a livello mondiale! Il mondo tende a “scoppiare”? Non c’è problema: le sonde spaziali stanno sondando Saturno e un posticino sui suoi anelli lo si troverà pur sempre per i sovrannumerari …

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Le strisce! Mettiamole le strisce!

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Siria, Turchia, USA, Egitto, Corea del Nord … e l’UE sta a guardare! E allora mi chiedo: SE NON ORA, QUANDO? A quando gli SUE–Stati Uniti d’Europa / USE-United States of Europe / VSE- Vereinigte Staaten von Europa / EUE–Etats-Unis d’Europe / EUE- Estados Unidos de Europa ? Dice … ecco …  vedi …caro blogger … già qui casca l’asino … già sul nome: e tu che vorresti pretendere mai?

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LEGGERE PER RITROVARSI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Aprile, 2017 @ 4:58 pm

Detto altrimenti: leggere libri per ritrovarsi       (post 2709)

(Ho terminato il post precedente parlando di libri … ed allora …)

imagesLeggi pensieri, sentimenti, considerazioni, situazioni altrui. Poi rifletti e ti accorgi che quei momenti di vita che l’autore ha affidato alla carta, sono stati o sono anche i tuoi. Ecco perchè leggere è ritrovare un po’ anche se stessi. Ma … allora? Potresti essere anche tu stesso uno scrittore? Può darsi, ma non è questo il problema. Il fatto è che leggendo ci si accorge dell’Altro, che poi è simile a noi, simile, non uguale perché ognuno di noi è qualcosa di irripetibile, di unico al mondo. E comunque simile significa che l’Altro è una Persona con la quale si può (e si deve) dialogare, fare comunicazione, communis actio, azione comune.

Leggere libri, ma anche leggere il Volto dell’Altro. Un filosofo, Emmanuel Lèvinas (1905- 1995, Lituano naturalizzato francese), è riconosciuto come il filosofo del Volto: “Il Volto dell’Altro ti guarda, ti interroga, si aspetta una risposta da te”. Leggere un Volto è come leggere un libro, un libro non scritto. E viceversa, dal libro al Volto. Leggendo libri e Volti altrui usciremo più spesso al di fuori del nostro io sconosciuto, autoreferenziale, per ritrovare il nostro vero io, quello relazionale. Pertanto

  • Leggere è Relazione,
  • La Verità è Relazione (Papa Francesco),
  • Leggere è Verità!

Viva i Libri!

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EN SOLITAIRE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Aprile, 2017 @ 4:40 am

Detto altrimenti: in solitaria … o no?       (post 2708)

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0014Accendo la TV, “zappo” qua e là ed ecco il colpo di fortuna: a me, velista appassionato, capita di “beccare” il film “En solitaire”: la regata più famosa del mondo, la Vendeè Globe: giro del mondo a vela in solitaria, senza scalo e senza aiuto esterni, film del regista Christophe Offenstein. Barche di 60 piedi (circa 20 metri) piene di vele e di tecnologia elettronica. Filmati autentici sui quali il regista ha inserito gli interventi degli attori in particolare dell’attore protagonista Francois Cluzet.

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images100-130 giorni  in mare dalla Francia a Capo di Buona Speranza, a Capo Horn e di nuovo in Francia. Un film che “cattura” e non solo i velisti, ma anche mia moglie che proprio tale non è! Le onde gigantesche dei Roaring Fifties (i Cinquanta Ruggenti: venti a circa 100 km all’ora!); la scoperta di un giovane immigrato clandestino a bordo; la sua “accoglienza”; il salvataggio di una concorrente naufragata; onde come macigni; la rottura della pala del timone;  l’incontro con le balene e gli icebergs; l’arrivo in Francia da vincitore che però, mentre una flotta di motoscafi acclamanti lo accompagna nell’ultimo miglio, evita volutamente di tagliare la linea del traguardo e – coerentemente – si fa squalificare perché di fatto, sia pure incolpevolmente, non era stato solo a bordo.

Riflessioni: un inno alla forza fisica e psichica; un inno alla tecnologia; un inno all’accoglienza dell’immigrato; un inno alla collaborazione fra molte persone. E mi soffermo su questi due ultimi aspetti.

malatoL’immigrato africano, un ragazzo che, avendo visto in rada alla Baleari una barca con bandiera francese e volendo andare in Francia per curarsi da una sua malattia, sale clandestino a bordo e arriva in Francia … dopo aver fatto il giro del mondo! E lo skipper? Prima si infuria; poi lo vorrebbe sbarcare; indi lo cura quando si ammala; alla fine rifiuta di consegnarlo a chi lo ha raggiunto con un motoscafo per liberarlo di questa presenza “squalificante” (tale secondo il regolamento di regata); infine, come detto poc’anzi, arriva primo ma non taglia la linea del traguardo. Un esempio ammirevole di accoglienza dell’ “Altro”.

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ondeLa collaborazione fra molte persone. Infatti lo skipper tanto “in solitaria” non è. E non per la presenza del clandestino, ma per quella della … tecnologia! Schermi d’ogni tipo che gli dicono dove si trova lui e dove sono i suoi avversari; dove sono e come si stanno muovendo le perturbazioni; sistemi di avvistamento ed allarme d’ogni sorta … collegamento continuo con la Francia, con la famiglia. Tutto ciò senza nulla togliere alla capacità tecnica, alla forza fisica e d’animo degli skipper.

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Una conclusione: molta capacità, molta umanità, molta collaborazione di squadra. Nella vela come (dovrebbe essere) nella vita e nella politica: mai en solitaire!

solo intorno al mondo.

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Quanto alla vela, mi viene spontaneo un parallelo, un raffronto anzi due: quello con il primo giro del mondo a vela, ad opera di Joshua Slocum, un americano nato il 20 febbraio 1844 (nello stesso anno del filosofo Friedrich Nietzsche) a bordo della sua “barcaccia” Spray, (barcaccia se raffrontata all’Imoca 60 piedi del film!); e quello del successivo Bernard Moitessier (n. a Parigi, 1925) con la sua Marie Therese.

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Tamata

Pensate un po’: nella terra dei fuochi, per allertarsi in caso di intrusione notturna a bordo di (indigeni) clandestini, Slocum usava disseminare la coperta di … pendole e puntine da disegno! E Moitessier … per albero della sua (prima) Marie Therese aveva un palo del telegrafo! Se siete interessati a questi due personaggi, mi permetto di consigliarvi la lettura di “Solo intorno al mondo” sul primo personaggio citato e “Tamata e l’alleanza” sul secondo (Moitessier, che, in procinto di vincere il premio per una regata intorno al mondo, devìa la rotta per dimostrare che “non navigava per denaro”!)

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Buona lettura, buona capacità, buona umanità, buona collaborazione con la propria squadra a tutte e a tutti, velisti e non, pronti a ripartire per la rotta della vita.

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IL GIOCO DEL NASCONDINO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Aprile, 2017 @ 2:10 pm

Detto altrimenti: seguendo le presentazioni di Camilleri alle vicende del commissario Montalbano, mi è venuta voglia di dare un titolo enigmatico ai pochi, semplici ragionamenti che espongo qui di seguito                (post 2707)

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Non siamo più bambini … dai!

Il gioco del nascondino – Ognuno di noi dovrebbe ricercare l’affermazione della “propria” personalità, e invece, spesso, accade che noi ci nascondiamo dietro il nostro ruolo sociale o politico. Ruolo politico, carica pubblica: un comodo e tranquillo nascondiglio tale che ci consente di dire e fare tutto ciò che gli altri si sentono in diritto di chiederci. Ma … dice … e gli altri? Gli altri? Quando a capo di un ruolo, di un sistema (economico, sociale, politico) c’è un princeps, spesso gli altri sono vittime della propria pigrizia, nel senso che un’obbedienza incondizionata o una totale omologazione sono più comode di una adesione con riserve. E ci si nascondono dietro.

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Infatti, la pigrizia, più della paura stessa, spesso determina l’agire umano. Una volta alcuni miei amici si stavano domandando come mai un nostro comune conoscente aderisse così convintamente ad un partito di estrema destra. Io intervenni: “Così deve pensare di meno, anzi, per nulla”. Insomma, aderendo senza riflettere, si rischia di vivere immersi in una nebbia di opinioni impersonali alla così fan tutte (le persone, n.d.r.), ognuna sempre nella testa dell’altra e viceversa, a catena. Insomma, pigri più che paurosi, temiamo la fatica che deriverebbe da un’assoluta onestà e autenticità innanzi tutto verso noi stessi. E invece occorre domandarsi: perchè io la penso così? Perché aderisco a certe idee o le combatto? Perché seguo Tizio, osteggio Caio, ignoro Sempronio? E invece … invece spesso restiamo muti o, nel migliore dei casi, camuffiamo il nostro silenzio con delle chiacchere.

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E invece … invece un tale, un certo Friedrich Nietzsche, un filosofo nato 100 anni esatti prima di me (1844 lui, 1944 io), prima di me che filosofo proprio non sono, invitava ognuno a prendere coscienza della propria “forza inventiva” che a suo dire era pari a quella “di una pianta che si inerpica fino a conquistarsi un po’ di luce, pur in un terreno inospitale”. In altre parole, invitava ogni donna ed ogni uomo a non giocare a nascondino, a crescere, a ripartire, ad esprimersi e ad uscire dal nascondiglio, dal rifugio, dalla grotta del non-pensiero-proprio nella quale ci si fosse rifugiati.

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Good restarting everybody!

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