AVVISO AI NAVIGANTI ….

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Maggio, 2017 @ 9:01 pm

Detto altrimenti: … ai naviganti sul mio blog!              (post 2736)

Care lettrici, cari lettori, molti di voi sono amici con i quali mi sento spesso per telefono. Per questo motivo avverto tutti costoro che mi hanno rubato il telefono, ne ho uno nuovo e mantengo lo stesso numero 335 5487516, avendo inoltre recuperato tutti i vs/ nn tel. dal sever del mio PC.

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Non proprio così, ma quasi …

A vantaggio di tutti, anche per evitare simili furti, racconto quelli da me subito: Autostrada Brescia-Piacenza-Torino, autogrill Trebbia nord: al bancone del bar  avverto come una lieve scossa al borsello che portavo sulla destra (solo successivamente – mio primo errore!) ho riflettuto che probabilmente era stata l’apertura di una sua cerniera da parte del ladro (della serie: ero stato preso di mira). Mi accorgo che accanto a me c’è un tizio che aspetta il suo caffè e che mi è molto, troppo vicino. Mi scosto e mi metto il borsello sul davanti. Dopo il caffè ed esco ad aspettare mia moglie. Sono in piedi nel piazzale … mi si avvicina molto un’auto targa tedesca e il conducente – con il motore acceso a copertura di altri rumori - dal finestrino mi chiede: “Deutchland? Nach Deutchland ..?”. Sono meravigliato perché l’autogrill è sulla corsia nord, quella diretta a ovest, verso Torino … mi chino in avanti (mio secondo errore!) e gli spiego in tedesco che deve uscire al prossimo casello e fare inversione di marcia, proseguire fino a Brescia-Verona indi a nord sulla A22 del Brennero. Il tizio non ringrazia, non saluta e si allontana (sono stupito, distratto e non controllo il mio borsello: mio terzo errore!) . Ecco, in quel momento  il suo complice mi ha tagliato e sfilato il borsello che conteneva per fortuna solo il telefono cellulare, una piccola macchina fotografica e un vecchio portachiavi con chiavi di un locale dismesso e vuoto. Danno limitato, quindi. Dopo un’ora mi accorgo della mancanza. Con il tel. della moglie chiamo il mio: “segreteria  telefonica”. Chiaro, lo ha spento. Telefono al gestore e faccio bloccare il numero. Richiamo il mio numero: “Non raggiungibile” (ovviamente). Che vi devo dire? Che sono stato un pollo? Evvabbè .. sì … lo ammetto.

Direte: macchèccifacevi a Piacenza? Checcifacevo? Alla mostra del Guercino nel Palazzo Farnese, eccocheccifacevo! Ma il guercino anzi il guercio sono stato io!

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INCONTRI: LUCIA BRUNI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Maggio, 2017 @ 12:52 pm

Detto altrimenti: da bici nasce bici …..     (Post 2735)

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        Le strisce! Mettiamole le strisce!

“Riccardo, puoi occupartene tu? Sei la persona più adatta. Purtroppo non me ne posso occupare direttamente perché sarò al Biciraduno nazionale”. Con queste parole Guglielmo Duman (il mio Presidente FIAB Trento – Federazione Amici della Bicicletta)  persona da sempre molto attenta a questi aspetti, sapendomi convinto europeista, mi ha chiesto di assistere Lucia nella tratta regionale TAA del suo viaggio a pedali da Roma a Bruxelles, intrapreso per celebrare il 60 anni dell’UE. pdf roma bruxelles. Detto, fatto. Entriamo in contatto, iniziamo a mettere i paletti della traversata trentina. Poi un’idea: “Lucia, che ne dici di un’intervista sul mio blog?”. Approva. Le mando via internet le domande (lei abita a Bologna). Mi scrive con un’unica rispostona “Riccardo, che fai? La splitti tu la mia risposta? Vedi un po’ … il mio tempo è limitato … i preparativi … il lavoro …”. OK scialla raga, calma ragazza,  faccio io. Come? Semplice: vi riporto di fila le mie domande e poi la sua rispostona. Le interviste nascono anche così!

Domande:

Lucia, nata a Bologna e ivi cresciuta e studiata … / Le tue passioni: l’università, la bici, l’Europa, ….etc. / Come ti è nata l’idea della pedalata Roma- Bruxelles? / Km e tappe / Il ritorno … in treno? / Organizzazione tecnica del viaggio / Come concili il viaggio con il lavoro? / Contenuti politici (europei) del viaggio e delle singole tappe / Come è stata accolta la tua idea e da chi? / Sponsor? / Sei iscritta a qualche associazione ciclistica? / Tirolo, Sud Tirolo, Trentino: l’Euregio / Progetti di vita.

Ed ecco la rispostona:

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Con la divisa ciclistica della Commissione UE

Inizia

Tra i miei bisnonni ci sono Pugliesi, Lucani, Veneti, Abruzzesi, Lombardi: forse per questo ho il viaggiare nelle corde, forse per questo mi interesso di vari mondi e sovrapposizioni identitarie. Sono nata a Bologna, crocevia geografico e culturale, qui sono cresciuta e ho studiato Culture e Diritti Umani, qui ho fatto volontariato con ragazzi di periferia e disagio sociale. La bicicletta è stata da sempre il mio strumento di autonomia e libertà, una passione che è cresciuta con me ampliandosi di contenuti ed esperienze. A motivo della bicicletta ho fatto e faccio parte attiva di diverse associazioni sul fronte della promozione della mobilità sostenibile (ad esempio FIAB); grazie alla bicicletta ho conosciuto amici e compagni di strada; con la bicicletta ho conosciuto i miei limiti e l’aspirazione a superarli, a spostare più avanti la capacità di sopportare la fatica e la paura, a trasformarle in tenacia ed entusiasmo.

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Un’altra grande mia passione sono i Balcani, mondo complesso ed enigmatico, che ho studiato all’università, di cui ho imparato la lingua vivendo a Sarajevo, Balcani che ho eletto a punto di vista da cui guardare il mondo. Ho ascoltato una volta un loro coraggioso vescovo affermare che senza le secessioni dalla Jugoslavia forse oggi gli Stati che la componevano sarebbero stati felicemente democratici dentro l’Unione Europea; che sopportare qualche anno in più un tiranno sarebbe stato meglio della guerra devastante che hanno avuto. Ma questo l’ha detto in Italia, e temo che non sia facile sentire queste parole di là dall’Adriatico, là dove la storia ancora sanguina e produce divisione e incomprensione. A ragione di questa mia prospettiva eletta ho una motivazione particolare per sostenere il progetto di integrazione europea; aspetto il giorno in cui quel popolo, variegato in sfumature di lingue ed erede di quattro maggiori confessioni religiose, ritornerà a condividere lo stesso tetto.

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download (1)Sono convinta insieme ad Alex Langer, ancora dopo più di due decenni, che l’Europa muore o rinasce a Sarajevo, che Sarajevo non è una nostra bizzarra periferia ma il nostro specchio, l’acceleratore di particelle presenti nelle nostre stesse ossa, componenti le nostre stesse civiltà. Ciò di cui Sarajevo è quasi morta, il veleno che l’ha quasi uccisa, circola anche nel nostro sangue, fa parte della nostra storia. L’istinto a uniformare, a schivare il diverso, a fare gruppo solo tra simili; ma soprattutto le dinamiche del potere che si nutre della paura, che impera in quanto divide, che fa leva sui nostri difetti per accrescere la sua influenza. Abbiamo già vissuto questa storia, non molti decenni fa, sono già in molti che hanno evocato le similitudini tra gli abissi dei campi di concentramento e i campi della disperazione migratoria. A ragione di quell’abisso avevamo detto mai più la guerra, i nostri padri fondatori hanno scelto la pace e la cooperazione, hanno messo i pilastri giuridici e procedurali per costruire la casa comune europea. Complice la crisi finanziaria globale in molti negli ultimi tempi si sono accaniti contro questo progetto, sostenendo che senza l’Europa unita il loro Paese ne sarebbe uscito meglio. Come succede a tutti quelli che a valle di una scelta, trovandosi in crisi, incolpano la scelta fatta a monte: ma la scelta non fatta sembra sempre più verde. Gode dello stesso vantaggio dell’amante sul marito, del cugino sul fratello, della persona della quale – non condividendo con essa il peso della quotidianità – non si vedono i difetti più grossi. Allora occorre tornare alle radici di quella scelta, alle fondamenta di quella relazione, e anche cercare nuovi significati nella strada che si è scelta. Questo è quello che intendo fare in questo viaggio in bici, partire dalle radici del progetto europeo, dalle sue motivazioni profonde, raccontarne i buoni frutti, cercarne anche nuove angolazioni.

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downloadTra i tanti buoni frutti che fanno famosa questa regione mi piace sottolineare l’Euregio Tirolo – Sud Tirolo – Trentino, che riunisce un territorio con una storia e un’identità comune, costruisce una dimensione europea calata nel locale, in progetti concreti, di sviluppo economico e sociale. Una dimensione che trascende finalmente la rigidità dei confini nazionali, che per secoli hanno causato guerre, divisioni, spargimenti di sangue; che impongono diversificazioni nette laddove non esistono nella vita delle persone, richiedono di identificarsi in modo univoco con uno Stato, una lingua, una cultura. Dal vincolo binario dentro/fuori i confini nazionali non si può uscire con gli strumenti tradizionali, e questo è uno dei tanti esempi di come l’Unione Europea ha le risorse per giocare un ruolo nella costruzione di  un futuro migliore per tutti.

Fine

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Un sorriso di buon auspicio per gli Stati Uniti d’Europa

Bravissima Lucia per i “concetti fondamentali per la nostra civiltà ed umanità” che esprimi, e brava  anche perchè parli il Serbo-Croato! Vedi che le cose non succedono a caso: io stesso dopo la guerra sono stato molte volte nella Repubblica Serba di Bosnia (Banja Luka e soprattutto Prijedor) in missioni umanitarie. Poi in vacanza al mare sulle Incoronate, ma io la loro lingua non l’ho imparata, a differenza tua! Sai, Lucia, anch’io ho visitato e operato da cooperatore volontario, i “nuovi campi di concentramento” in quei paesi; gli orfanotrofi; le case diroccate e derubate non solo delle porte ma anche delle viti (!). Quei popoli … noi europei li abbiamo voluti di alcool e coltello, indietro di 500 anni di storia … ben ci tornavano per fermare la pressione araba che era arrivata ad assediare Vienna! Ma anche nella storia come nella fisica, ad ogni azione corrisponde una reazione, prima o poi.

Brava quindi anche per questo. Comunque non te la caverai così a buon mercato: infatti prima o poi mi aspetto anche il piano di viaggio e – perché no? – il resoconto! Nel Frattempo …. good bike!

P.S.: Prijedor e la guerra dei Balcani a suo tempo mi hanno ispirato due poesiole:

Prijedor: Prijedor di pietra / scalzata / bruciata / stupita / perché / ti domandi / e lanci il tuo urlo / di rabbia / al cielo di tutti / ma solo per te / da troppo / lontano / perché / mi domando / e ti prendo per mano / e ascolto la voce / di spazi / ricolmi di muto dolore / e mentre sorridi / al piccolo gesto d’amore / io smetto / di esser straniero / a me stesso / e mi sento più vivo / grato del dono / che offri / al tuo pigro / distratto / amico tardivo.

Natale di guerra : la testa schiacciata / la bocca ricolma / di sangue e sudore / nessuno richiude la mia ferita / di luce / del giorno che fugge / nemici colpiscon da terra / amici dal cielo / vicino al mio viso / un’ape / senza ricordi / che altri le possan rubare / sugge il suo fiore / respiro il sapore / di guerra / è freddo / il cuscino di terra / mi copre soltanto / la voglia del tempo / un’ape d’acciaio / precipita al suolo / un miele che incendia / svanisce il frastuono / no / non cambiate canale / … / è Natale / perdono / chi ha regalato / gioielli di piombo e di fuoco / ad un corpo / ormai di nessuno / ed esco di scena / in fretta / in silenzio / da solo

In questa seconda poesia manca la punteggiatura … ma che vuoi, Lucia, non da parte di quella Persona non c’era il tempo per curare questi dettagli … Ma voglio terminare con una  nota lieta: la poesiola che ho dedicato alla Bici:

download (2)Bici Perché:  Perché / in una chiesetta al Ghisallo / riposa sospesa / antica reliquia a pedali. / Perché / insieme a lei / tu scali la vetta / compagno soltanto a te stesso. /  Perché / ti ha insegnato / ad alzare più spesso lo sguardo / a scrutare che cielo farà. /  Perché / sempre incontri qualcuno / che non ha timore / di aprire la sua vita al vicino. /  Perché / con il vento dei sogni / giocando / ritorni un poco bambino. / Perché / restituisce / ad un uomo affannato / profumi di suoni e colori. / Perché / in salita / ricorda ad ognuno / che volendo e insistendo si può. / E poi, … perché no?

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A RIVA, A RIVA!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Maggio, 2017 @ 5:54 pm

4 - BolinaDetto altrimenti: salire in cima all’albero del veliero!   (post 2734)

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Già, perché andare (meglio: salire) “a riva” in gergo marinaresco significa proprio questo: arrampicarsi fino in cima all’alberatura del veliero. E invece qui da noi in Trentino significa andare a Riva del Garda. E noi ci siamo andati, dopo mesi di pausa (causa sci, maltempo, biciletta).

La mattina bonora sono alla barca. Nel pozzetto tre uova di folaghe. Nido non ancora fatto. Negli anni scorsi ho tenuto ferma la barca per 40 gg per non disturbare la covata. Questa volta non me la sento: “forte” dell’assenza dei genitori, butto in acqua le uova. Dopo un attimo arriva la mamma e subito dopo il compagno e per una buona mezz’ora sostano, protestando vicino alla poppa della barca. Mi sento un verme.

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5 . - Eramavo 5 amici in bar ... ca.

Arrivano gli amici Francesca e Michele (BV, Battesimo della Vela!), Mattia (V, velista) e  Gianfranco (MSB, Mio Socio Barca). Usciamo. Vento ( = “vento da nord”) non forte (max 12 nodi) ma quanto basta per arrivare a capo Reamol e alle limonaie subito dietro. Rientriamo di bolina. Il vento cala poco a poco. Sul monte Baldo compaiono i “baloni del Baldo”, ovvero le nuvolette bianche di caldo, “segnale” dell’Ora. Sono le 13,00, mi aspettano a casa. Smotoriamo l’ultimo miglio.

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1 -Mamma folaga

              Qui lei è ancora da sola

Arrivati all’ormeggio in Fraglia (della vela Riva) la sorpresa: un’altra coppia di folaghe ha nidificato sui gradini della scaletta della quale si serve il mio vicino di barca per salire e scendere dal pontile. Dico ai miei amici di fare piano, io stesso ormeggio con molta delicatezza. La mamma folaga lancia un richiamo: subito accorre il compagno che si frappone “minaccioso” fra la sua famigliola e la mia barca. Una scena commovente che mi induce due riflessioni:

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3 - Con il marito
     Qui …  è arrivato a darle manforte il compagno!

 

  • Un piccolo uccello mette la sua vita a rischio per difendere quella dei suoi nascituri. Noi fabbrichiamo e vendiamo armi per uccidere uomini e animali. Una bella differenza;
  • dare dell’ “animale” ad una persona è fargli un complimento.

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                          Che sia la stessa coppia?

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P.S.: ecco qui a fianco il nido degli anni scorsi, quello del “fermo barca” per quaranta giorni!

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E DOPO I CANNONI DEL POST PRECEDENTE … FIORI!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Maggio, 2017 @ 1:49 pm

Detto altrimenti: … ovvero  “Venga a colazione da noi” dicono i fiori!         (post 2733)

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Non ho un giardino, solo balconi. Alcuni “coltivati” a orto, altri a fiori. Oggi vi mostro quelli a fiori. Colori diversi … i preferiti sembrano essere il bianco e il giallo:

 

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l’ape sul bianco …

 

 

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… lo scarabeo sul giallo.

 

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Dice … che macchina fotografica utilizzi? Con quale obiettivo? O forse usi un teleobiettivo? Quali i tempi di esposizione? Quale il diaframma? Rispondo: telefonino Nokia nemmeno dei più moderni. Fa tutto lui.

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ALLARME ALL’ARMI!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Maggio, 2017 @ 5:35 am

Detti altrimenti: e ci risiamo con la fabbricazione delle armi!   (post 2732)

L’8 febbraio 2013 pubblicai il post “Le crisi economiche negli ultimi 150 anni” che ritrovate cliccando “grande depressione”, la cui rilettura mi permetto di suggerirvi magari  insieme ai post immediatamente successivi. Un aspetto che voglio qui riprendere e sottolineare: gli USA uscirono dalla crisi del ’29 e crearono piena occupazione rilanciando l’industria pesante delle armi.

Notizia di ieri: Trump in Arabia Saudita e altri Paese Arabi a vendere armi per 400 miliardi di dollari USA.

Anche noi, nel nostro piccolo, non ci facciamo mancare nulla: la relazione annuale del governo sull’export militare italiano 2015 – appena trasmesso al Parlamento – mostra un aumento del 200% per le autorizzazioni all’esportazione definitiva di armamenti anche verso paesi in guerra, il cui valore complessivo è salito a 7,9 miliardi dai 2,6 miliardi del 2014.

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Dice … ma tu sei un anti militarista? No raga, io ero Sten di Cpl (“Sottotenente di complemento”) degli Alpini, ora mi avranno anche promosso chessò … capitano … maggiore? Ma che volete, una cosa è essere impiegati nella protezione civile; difendere i confini; mantenere l’OP (“Odine Pubblico”) interno ad esempio facendo la guardia a piloni dell’Enel e a dighe; altra alimentare guerre nel mondo, al cui riguardo segnalo quanto qui a fianco.

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“BISOGNEREBBE ESSERE SORDI E CIECHI PER NON …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Maggio, 2017 @ 6:30 am

 Detto altrimenti: … uno scritto di Marcello Farina         (post 2731)

Marcello è un filosofo, saggista, storico, persona di grandissima umanità, un amico prezioso … ed è anche Don Marcello Farina. Riporto qui di seguito alcuni passi del suo intervento sulla rivista ACLI trentine n.5/2917 pag. 6:

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  • IMG_0669“Bisognerebbe essere sordi e ciechi per non accorgerci della stanchezza e delle frustrazioni, talvolta delle paure e anche della collera, che pervadono una larga parte di coloro che abitano il nostro territorio, nazionale e locale, e che esprimono attese e profondo desiderio di cambiamento.
  • Bisognerebbe essere indifferenti e insensibili, per non venir toccato dalle situazioni di precarietà di esclusione che tanti vivono in questo periodo della storia dell’umanità.
  • Bisognerebbe, ancora, essere molto distratti, per non avvertire lo scandalo dell’ avidità e della sfacciataggine nell’esibirla, che a intervalli regolari (ma frequenti) invade le cronache della nostra vita civile, portando con sé sconcerto, amarezza …. E molto altro!”

Marcello prosegue sottolineando “l’incertezza che pervade la nostra società, la mancanza di una visione comune di futuro, la mancanza di riflessione di ricerca interiore, l’assenza di partecipazione, della cultura del dialogo ormai diventata cultura dello scontro”. Conclude il suo prezioso contributo evidenziando “la contraddizione fra la richiesta dell’intervento pubblico e la critica alla sua sempre maggiore ingerenza anche legislativa, per la quale scompare l’etica e cresce (a dismisura) il diritto nonostante le promesse di semplificazione”.

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imagesCambiamento. Cosa cambiare? E’ semplice: tutto ciò che vediamo se non siamo sordi, ciechi, indifferenti, insensibili e distratti. Semplice. Dicevo che Marcello è “anche” Don Marcello, ovvero un prete, così come Francesco Bergoglio è anche il Papa. Dico questo perché i valori ed i principi che Marcello e Francesco propugnano sono innanzi tutti laico-politici, ovvero hanno una loro grande validità a prescindere da qualsiasi appartenenza e credenza religiosa. Per farmi capire: sono solito dire che vedrei Bergoglio come Presidente degli Stati uniti d’Europa.

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Anche i valori etici (morali) che Francesco e Marcello esprimono, sono laici, in quanto – chiariamoci le idee – la religione, ogni religione, non “è” la morale, bensì “ha” una morale (in particolare la nostra religione – per chi ci crede – “è” Creazione e Resurrezione: the rest are details, per dirla con un tale Einstein). Valori laici, dicevo, che sono anche “politici” nel senso che alla prova dei fatti i disvalori attuali (cioè: l’esatto contrario di quei valori!) stanno dimostrando, alla prova dei fatti, l’inadeguatezza a garantire l’equa distribuzione delle risorse, un futuro accettabile, la preservazione della natura, la civile convivenza, la pace.

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.La pace … già … la pace. E infatti oggi stiamo vivendo la “Terza Guerra mondiale a pezzi”. Per restare in ambito ACLI, segnalo che mercoledì 24 maggio (ben soverchiante il mormorio dei nostri fanti …) ad ore 18,00, potremo ascoltare la seconda parte del reportage di guerre (guerre, al plurale) nella sala don Pizzoli – Acli Trentine – IV° piano – Via Roma, 57.  Ci si parlerà delle guerre in Sud Sudan, Burundi, Repubblica Centrafricana, Zimbawe, Saharawi. L’iniziativa è di IPSIA – Cta_Acli Trentine – Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani & Centro per la formazione alla Solidarietà Internazionale.

.hthttp://www.unimondo.org/Notizie/La-pace-mondiale-a-pezzi-165937tp://www.unimondo.org/Notizie/La-pace-mondiale-a-pezzi-165937

https://www.youtube.com/watch?v=QJ_xdG52wHA

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LA STRAGE DEI CICLISTI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 18 Maggio, 2017 @ 6:05 am

Detto altrimenti: in Italia un morto ogni 35 ore         (post 2730)

imagesOlanda. Dopoguerra. PIL annuo oltre il +200%. Enorme sviluppo della motorizzazione. Molti bambini vittime di incidenti stradali. La popolazione scende in piazza e la politica da automobilistica diventa ciclistica. Qui da noi abbiamo ancora molta strada da fare … anche e soprattutto in bicicletta! In questi giorni fa notizia l’investimento di due campioni; uno della bici ed uno della motocicletta. Ma .. gli altri? I tanti, troppi altri?

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La cultura (rectius: discultura) dell’auto, dei tanti CV (ma … a che servono?), l’eliminazione dei trenini (qui in Trentino Alto Adige le vittime illustri sono tante) hanno indotto un disvalore: l’abitudine al rischio-auto a danno proprio ed altrui. In caserma molta cautela: in un angolo uno spazio “luogo per caricare e scaricare le armi”. Sulla strada, le armi-automobili non hanno alcun luogo specifico per essere pericolose: lo sono ovunque.

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downloadArmi? Porto d’armi: si concede (giustamente) con cautela. Patente di guida: solo un test tecnico accompagnato da un esame-quiz che poi se oggi io chiedo ad ogni lettore il significato esatto e completo del segnale più elementare, il divieto di sosta, mi ci gioco la mia bici che lo sbaglia. Provate per credere, ma senza barare, ovvero senza prima andare a vedere com’è la risposta. Come se per rilasciare il porto d’armi si richiedesse solo la capacità di smontare, rimontare ed utilizzare l’arma. Ora, qualcosa si è fatto con l’introduzione dell’omicidio stradale, ma non basta. Occorre dare centralità alla regolamentazione della mobilità ciclistica e verso di essa.

Dice … ma che? Vuoi introdurre una super patente per tutto? Anche per sposarsi? Anche per fare figli? No … scialla, calma … no …. (però, per quanto …).

 

 

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POLITICA INTERNAZIONALE ED AFFARI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 18 Maggio, 2017 @ 5:21 am

Detto altrimenti: a pensar male si fa peccato ma si indovina       (post 2729)

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downloadUn vecchio proverbio popolare: “Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”. Il senatore Razzi si fa un selfie con i dittatori siriano e nord coreano. Ma questo è solo folclore: vediamo invece ora qualcosa di serio. Trump – inspiegabilmente – si comporta in modo molto, forse troppo amichevole con Putin. Ora, il filosofo Friedrich Nietzshe afferma che spesso l’uomo si nasconde a se stesso dietro il ruolo (politico) che ricopre. Al che io mi permetto di aggiungere che quella stessa persona, dietro quel ruolo, si nasconde anche “agli altri”. Mi spiego. Mi è difficile pensare che una persona così ricca, da sempre così “imprenditoriale”, così aperta al business non abbia preso in considerazione di intervenire anche sulle opportunità che si sono create in Russia a seguito della liberalizzazione, la quale ha prodotto in quel paese masse di persone più povere e nuove classi di persone enormemente più ricche. Il premio Nobel Svetlana Aleksievic ha descritto questo iato nel suo libro “Tempo di seconda mano”.

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      “Vuoi vedere che a pensar male …”

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Dice … ma che vai fantasticando … che prove hai … Prove? Nessuna. Solo che se faccio i collegamenti fra i vari episodi: la dimostrazione reciproca di amicizia e sostegno; la rimozione in USA di persone a lui scomode; le denunce della stampa; i suoi attacchi alla stampa … be’ … sono indotto a “pensar male” che poi – lo sanno tutti – che poi  … si fa peccato ma si indovina! In altre parole: non posso immaginare che improvvisamente una persona cambi se stessa solo perché è stata eletta a capo di una nazione.

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Da ultimo: Plutarco aveva scritto “Le vite Parallele”, biografie di coppie di uomini molto conosciuti. Credo che se vivesse oggi (cioè 2000 anni dopo) avrebbe di che scrivere un secondo volume, se solo guardasse ai nostri ultimi 100 anni di vita politica in Germania, Italia, Libia, Siria, Turchia, Nord Corea, Cile, Venezuela, USA.

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VARIE ED EVENTUALI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Maggio, 2017 @ 10:45 pm

 

Detto altrimenti: spesso, nei Consigli di Amministrazione, sotto questa voce si trattano argomenti importanti   (post 2728)

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        “Lasciate che gli immigrati vengano a me” dice Don Scordio, che si  è scord … ato degli insegnamenti del suo Dio!

Ieri: a Isola Capo Rizzzuto (Crotone) una settantina di arresti, clero compreso (Don Edoardo Scordio). Si scopre che da oltre 10 anni la ndrangheta derubava lo Stato e i migranti. Milioni di euro. E’ un po’ come quando ci si accorge “improvvisamente” (?) che da anni si rubava all’interno di una Compagnia di Assicurazioni; che da anni il tesoriere di un partito rubava somme analoghe; o che lo stesso accadeva, da decenni nelle spa comunali di importanti città … Mi chiedo: i capi, che dicono? Non esiste una catena di responsabilità? Chi ha omesso di dotarsi di sistemi di gestione e controllo efficienti?

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In Europa in numero dei migranti è sceso, in Italia è aumentato! Sarà un caso? O c’è chi si è inventato la BM-Bancomat Migranti SpA, Società per Arraffare? Denari rubati ai contribuenti, latrocinii che intaccano la credibilità dell’Italia proprio nel momento in cui chiediamo che l’UE contribuisca con maggiori fondi! Un danno di immagine e finanziario!

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        PR, Pubbliche Relazioni: veri maestri!

E la responsabilità oggettiva di un capo supremo, dove la mettiamo? Dice … io avevo predisposto, rafforzato, raccomandato, etc… Ma quando mai? Se fosse capitato a me, manager, a capo di una SpA, l’azionista mi avrebbe detto: “Io la pago perché queste cose non succedano. Lei ne è responsabile e per di più è licenziato”. Fine. Le giustificazioni di quei capi, per quanto mi riguarda, sono un insulto all’intelligenza di ognuno.

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Oggi, caro diario, per sfogare la rabbia e tranquillizzarmi un po’, sono stato in bicicletta da Levico a Bassano del Grappa e giretti vari, 80 km (ma hai letto qui sopra? Non ci si può allontanare e distrarre un sol giorno e guarda un po’ che ti combinano!). Pista ciclabile splendida, in Trentino.

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Poi si arriva al confine fra il Regno d’Italia e l’Impero d’Austria: REGNO con la N alla reversa ma vabbè … solo che poco dopo un cartello avvisa “Pista interrotta”. Interrotta? Ma quando mai? E’ così da anni, perché poco più avanti c’è il pericolo caduta massi. Ma … dico … da anni? E poi … caduta massi? Ma quando questo pericolo c’è sulle carrozzabili mica vi vietano il transito! Noi italiani, anzi, “taliani” passiamo. Ma i turisti soprattutto tedeschi ossequienti ai divieti? Tutti sulla (per fortuna “vecchia”) strada statale! Lì sì che comunque c’è pericolo … di essere investiti dalle auto! Insomma, una vera e propria “talianada”, “italianata” per dirla come di dice qui in Trentino quando una cosa è fatta con i piedi. (Qui a fianco, Claudio, mio collega di pedali).

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Ritorno in treno. Vado alla biglietteria: “No, i biglietti a voi ciclisti li fanno sul treno. Trento? Binario 1”. Grazie. Andiamo. Sul marciapiede Veniamo avvicinati da una gentilissina Capotreno: “Voi siete quei due che hanno prenotato” … No, non siamo noi. “Vabbè … i posti sono sei, con voi siamo a quattro … ma … eccone altri due: il treno quanto alle bici è completo”.

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Bassano del Grappa: portafortuna all’ingresso del Ponte degli Alpini

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Pfuiii … è andata! Ma, si deve prenotare? Si, al n. 0461 821000 entro le 16,00 del giorno prima. Poi, in luglio e agosto, i posti bici disponibili saranno 32. Ah … ho capito, grazie. In realtà siamo solo 5: un posto bici è ancora disponibile. Poco dopo, ad una fermata intermedia, due olandesi con due bici: “No, solo una …” Di fronte al loro stupore: “Evvabbè, caricatene due ma una la legate al maniglione”. E’ andata anche per loro.

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Commento: comunque il sistema è migliorato rispetto al passato, quando ti facevano il biglietto dicendo “Non garantiamo che lei possa salire sul treno”. Ed allora, sul marciapiede, scene alla sfida all’OK Corral: tra noi ciclisti ci si squadrava con una grinta aggressiva: io salgo tu vedremo, salgo anch’io non tu no, vedremo chi la vince: rischio di venire alle mani, una vera e propria “istigazione a delinquere”!.

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Qui a fianco: cinque bici, anzi sei non più di sei.

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IL MONTE BONDONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Maggio, 2017 @ 6:17 am

Detto altrimenti: la montagna in città o la città in montagna?   (post 2727)

Sopramonte (Tn). Ieri sera. Il giornalista e storico Luigi Sardi e l’antropologo Annibale Salsa, nella sede della Circoscrizione Trento Bondone. Moderati da Domenico Fadanelli.

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           Sardi, Fadanelli, Salsa

Siamo “saliti” ad ascoltare: è sempre interessante ascoltare l’amico Luigi; è sempre utile conoscere nuovi (per noi) contributi (Salsa). Luigi ha fatto la storia delle idee proposte sul collegamento funiviario della città alla sua montagna: storicamente una montagna di proposte, riunioni, pareri, idee. E basta. L’antropologo … io ne venivo pochi giorni fa dall’avere ascoltato il sociologo De Rita sul rapporto montagna – resto del paese: ne ho tratto due concetti: 1) in montagna la popolazione è cresciuta di numero, in pianura è diminuita; 2) occorre ripartire (to restart) dal “resto” da ciò che ci è rimasto dagli errori del passato e/o da ciò che di buono comunque disponiamo.

WP_20170515_007Salsa ha evidenziato come – soprattutto sull’ esempio svizzero, tirolese e francese – sia utile e necessario portare la montagna in città e non viceversa e come occorra “regolare” e non “permettere tutto” o “vietare tutto”. Trento, unica città di montagna non collegata alla sua montagna. Ci ha poi spiegato come la natura completamente “libera” uccide la biodiversità, la quale è tale in quanto comprende l’uomo e i suoi interventi: I boschi in ordine, i prati ben rasati del Sud Tirolo non sono “naturali” ma “biodiversi”.  Quindi non si tratta – prosegue – di fare o di non fare, ma di “come” fare.

Altri hanno posti l’accento sulla poca incisività e incompletezza dei piani territoriali di rilancio del territorio. Altri sulla necessità dei “piccoli” interventi (il “balcone” di Sardagna dimenticato e inutilizzato! Il non-parcheggio alla base della seggiovia Rocce Rosse, etc.) o della cura per tutte le comunità che abitano le pendici del monte.

trasporto-della-biciIo – da ex istruttore di alpinismo, iscritto al CAI da 53 anni, attuale sciatore e ciclista FIAB Trento – mi sono permesso di fare un breve intervento: “In Trentino abbiamo una risorsa sfruttata solo in inverno: i dislivelli. In Austria (Mountain bike Tirol safari) hanno messo in rete 17 funivie che in estate portano in quota i ciclo escursionisti e li fanno scendere a valle per ben 700 km complessivamente. La funivia del Bondone potrebbe intercettare le decine di migliaia di cicloturisti che annualmente percorrono le ciclabili di fondo valle e contribuire così al pareggio e all’utile della gestione dell’impianto. Regolamentare? Certo! Si vedano i quaderni del CAI Centrale che regolano la pratica del cicloescursionismo”.

.Bassano (2)

Poi, stanco per una giornata molto intensa a faticosa per i molti impegni che l’anno caratterizzata, e dovendo pedalare il giorno dopo (oggi che scrivo) i 100 km da Trento a Bassano ho lasciato la riunione prima della sua fine, e anche in questa sede me ne scuso con gli organizzatori, gli oratori, i presenti.

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E con questo i progetti di montagna che stanno catturando la mia attenzione sono due: questo e il Progetto Tonale, località nella quale il 24 aprile 1987 costituii l’attuale Carosello Tonale SpA (cfr. i numerosi post in materia).

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