LE TRE METAMORFOSI DELLO SPIRITO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Giugno, 2017 @ 5:29 pm

Detto altrimenti: fra una pedalata e l’altra …. (post 2745)

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Ebbene si, lo ammetto: fra una pedalata e l’altra leggo. Cosa? Un libro impegnativo, poche pagine alla volta, un libro di un tale Friedrich Nietzsche, “Così parlò Zarathustra” ovvero Also sprache Zarathustra”. Forse la maggior parte di noi ha più familiarità con il “Così parlò Bellavista”, divertente ed intelligente film di Luciano De Crescenzo … ma veniamo a Zarathustra … uei, raga, non a tutto il libro! Ci mancherebbe! Solo ad alcune paginette: oggi quelle delle tre metamorfosi dello spirito che diventa cammello, leone, fanciullo.

Prima metamorfosi: lo spirito diventa cammello. Kamal in arabo significa “portatore” e infatti lo spirito paziente piega le ginocchia come un cammello e si fa caricare di umiliazione per punire la propria alterigia; della rinuncia alla sua vittoria benchè appena raggiunta; della conoscenza superficiale e non di quella della verità; del rifiuto dell’aiuto altrui; dell’amore verso chi lo disprezza .

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Così stracarico lo spirito corre, corre e si trova solo, solo nel deserto. E qui avviene la seconda metamorfosi: il cammello diventa leone e smette di dire “io devo” e dice “io voglio”. Il leone vuole crearsi valori nuovi ma non ne è ancora capace. Tuttavia è capace di darsi la libertà per cercare di ripartire e diventare “creatore” di nuovi valori.

Ed ecco la terza metamorfosi: il leone diventa un fanciullo il quale, con la sua spontaneità ed innocenza, dà vita ad un nuovo gioco, un nuovo inizio: crea un nuovo mondo.

Fine della citazione

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A me viene in mente quella favoletta nella quale tutti – per compiacere al proprio re – ne elogiavano le vesti anche se il re era nudo. Tutti tranne un fanciullo che invece gridò: “Ma il re è nudo!”

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ICH BIN EIN DABLAIBER

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Giugno, 2017 @ 6:47 am

Detto altrimenti: Dableibe, io resto qui

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Questo è un postaltrui a sua insaputa, nel senso che l’autrice non ne è (ancora) informata. Si tratta di Lucia Bruni, “quella ragazza che la” … che la ritrovate in questi miei recenti post, quella che sta per celebrare i 60 anni dell’UE pedalando da Roma a Bruxelles …

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imagesUna terra con due nomi è indizio di una ferita, una contesa, memoria di sradicamenti, di tentate assimilazioni, o tentate pulizie etniche. Succede nei Balcani, succede in Medio Oriente, succede in Italia, dove una provincia si chiama Alto Adige e Südtirol. Patria di un popolo antico e caratteristico, oggetto di dolorosi spostamenti di confini e brame predatorie. L’ennesima violenza viene loro imposta nel 1939, quando l’Italia fascista e la Germania nazista firmano l’accordo sulle Opzioni, perverso strumento per realizzare l’idea dello Stato etnico, fratello marcio e sanguinario dello Stato-Nazione. Una Germania tedesca e un’Italia italiana, confine pulito, nessuna sovrapposizione identitaria. Tirolesi scegliete da che parte stare, se scegliete l’Italia dimenticate il vostro cognome, la vostra storia, la lingua di vostra nonna; se scegliete la Germania abbandonate la vostra casa, la terra su cui siete nati e che vi ha nutrito, la chiesa dove vi siete sposati. In molti “optano”, con il nazifascismo c’è poco da scherzare. Altri si ispirano al “Generale Barbone”, cresciuto come oste e trasformato in comandante della resistenza tirolese contro Napoleone e contro gli Asburgo.

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Il movimento antinazista Lega di Andreas Hofer diventa il baluardo di coloro che rifiutano le Opzioni, e ad esso aderisce in segreto anche Josef Mayr-Nusser, un giovane di Bolzano proclamato beato poche settimane fa. Credeva nel primato della coscienza, inconciliabile con i regimi totalitari, per questo quando fu arruolato forzatamente nell’esercito del Reich si rifiutò di giurare a Hitler. Spedito a Dachau, morì ancora prima di arrivarci per i maltrattamenti subiti.

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 download (1)Apro gli occhi mentre il treno rallenta sui binari di Verona Porta Nuova, vedo una scolaresca schiamazzante in attesa di salire. Mi ero appisolata poco fa, se questi salgono nel mio vagone addio pisolo. Chiaramente salgono nel mio vagone, le maestre cercano di domare il loro sciamare ma occupano misteriosamente molto più posto di quanti non siano in realtà. Ma c’è una strana dissonanza nel loro dialogo strillato con le maestre. Questi ragazzini parlano tedesco, le maestre rispondono loro in italiano. Sono stregata da questo scambio, lo seguo avidamente finchè non devo scendere dal treno per incontrare gli amici della FIAB di Trento. Bambini con gli occhi azzurri, le chiazze rosse sulle guance in perfetto stile Heidi, capelli biondi, chiacchierano, mangiano e si stuzzicano per tutto il tempo. Maestre sfinite sui sedili che si raccontano le traversie della scuola italiana, accettano le caramelle gommose offerte dai mocciosi biondi e di tanto in tanto cercano di moderare il clamore nel vagone. Questo spaccato di bilinguismo mi rende fiera del mio Paese, dimostra che l’italianità, sebbene molto sia ancora da fare a livello giuridico per abbandonare le scorie dello Stato etnico, può essere pluralistica, variegata, di tanti colori. Grazie ai dableiber, a coloro che nonostante il pericolo scelsero di rimanere.

Finisce

E brava Lucia! Non di sole pedalate vive l’uomo e soprattutto la Donna! Brava! E … dimmi Lucia: hai letto “Eva Dorme” della Melandri? Te lo consiglio … sul Sudtirol …

 

 

 

 

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SOLO E PENSOSO …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Giugno, 2017 @ 4:42 pm

Detto altrimenti? Si, certo, altrimenti da come lo aveva scritto qualche anno fa tale Francesco Petrarca nel suo Canzoniere …. (post 2743)

 

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“Solo e pensoso i più deserti campi

vo pedalando a giri tardi e lenti

e gli occhi porto per fuggire intenti

ove la ruota uman quest’erba stampi”

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davNo raga, non sono un misantropo-misogeno, ma ogni tanto una pedalata in solitaria fa bene. Fa bene perchè mantieni la tua andatura; perché parli con te stesso; perché ti puoi fermare a scattare tutte le foto che vuoi. Sono nelle campagne e nelle pinete che da Cervia (si scrive Cervia ma si legge Zirvia) si stendono fino a Ravenna. Conosco sentieri, viottoli, stradine, pinete, laghetti (artificiali) ex cave ora biotopi, per cui mi posso concedere il lusso di “perdermi” con la mia mountain bike Wilier, posso lasciarla andare dove lei mi conduce.

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In un campo di grano che dirvi non so, un dì la mia bici pian piano passò …

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Uccelli bellissimi, colorati, un airone, un lucertolone, un serpentello … tutti sorpresi da questo intruso che pedala dove di solito nessuno pedala. E poi i colori: dal rosso dei papaveri alle varie sfumature di verde e giallo intervallate a strisce di grigio. Una tavolozza. Insomma, vai e vieni, per fare 20+20 km (A/R Milano Marittima-S. Apollinare in Classe) sono riuscito a farne 50 che però nelle gambe ne sentivi 70, a pedalare sull’ erba e su sentieri non battuti … che quando sono entrato in pineta mi pareva velluto!

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ago a cervia.jpg (7)Il mare? Si, qui vicino c’è anche il mare: vado a trovarlo domani … domani la porto io al mare la mia Wilier, magari alla foce del porto canale di Cervia. Lei c’era già stata al mare, a quel mare, ma sulla battigia si era fermata (v. foto a fianco) e non c’è stato verso di farla proseguire: non sa nuotare e non le piace che si sappia in giro, sapete, la bicicletta di uno nato a Genova … non farebbe una bella figura!

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POSTINBICI DA ROMA A BRUXELLES!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Giugno, 2017 @ 6:40 am

Detto altrimenti: … si, questo è un postaltrui, anzi … un post copiato …   (post 2742)

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FIAB Trento, Federazione Nazionale Amici della Bicicletta. Il mio presidente Guglielmo Duman mi ha delegato ad assistere Lucia Bruni nella sua tappa TAA del viaggio a pedali Roma-Bruxelles, per celebrare i 60 anni della UE. Questo post? Avrei potuto semplicemente metterci il link qui sotto … ma copiarlo è più bello, e poi il link ce l’ho messo ugualmente! (Qualche post fa: la mia intervista a Lucia).

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L’appuntamento trentino-sud tirolese è per il 24 giugno ad ore 08,30 in Piazza Duomo a Trento, destinazione Bolzano e oltre: chi viene con noi? Dico “noi” perché fino a Bolzano ci sarò anch’io …

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DA “blog rivista ciclismo in bici” del 31 maggio 2017, a cura di “Redazione INBICI” – INBICI MAGAZINE – SARA FALCO EDITORE | Via delle Scalette nr. 431, 47521 Cesena (FC)

http://www.inbici.net/blog-rivista-ciclismo-in-bici/notizia/items/da-roma-a-bruxelles-in-solitaria.html#.WS63OFYfrRg.facebook

DA ROMA A BRUXELLES IN SOLITARIA

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Squadra ciclistica della Commissione Europea

Sono Lucia, ho 34 anni e vivo a Bologna, la mia città. Ho sempre amato la bicicletta, e il mio rapporto con il ciclismo è stato un climax progressivo. L’ho sempre usata per andare a scuola, poi al lavoro, e per sciacquarmi di dosso stress e stanchezze. Quando ho iniziato a usare la bici da trekking per esplorare i colli bolognesi è scoppiata un’altra passione. Le colline verdi, il cielo azzurro, il sole e l’aria, il panorama di Bologna dall’alto. Salire e scendere, impararne nel corso del tempo le strade, scoprirne i colori e gli odori nelle quattro stagioni. Poi qualche anno fa la bici da corsa, il primo ciclocomputer, iniziare a guardare distanze e velocità. Ricordo ancora la prima volta che mi sono avventurata da sola in Val di Zena e ho scollinato da Botteghino di Zocca a Pianoro. Mi sembrava di essere chissà dove, ero un po’ intimorita e insieme esaltata dallo scoprire posti nuovi e sconosciuti. Oggi Botteghino Pianoro è un giro da “giorno feriale”, un giretto per quando ho poco tempo e voglio comunque “portare a spasso la bici”, è diventato poco più che il retro di casa.

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                    (Foto INBICI Magazine)

La bicicletta ha cambiato la mia concezione dello spazio, mi ha reso familiari mille angoli dell’Appennino bolognese. Grazie alla bicicletta ho conosciuto tante persone, ho fatto incontri occasionali, condiviso qualche chilometro e un po’ di scia senza scambiarci una parola, ma anche stretto amicizie durature e importanti. Non sono diventata una ciclista da competizione, ma ho imparato a conoscere il ciclismo. Ho conosciuto i miei limiti e ho imparato a sfidarli, a cercare di superarli. Ho fatto alcuni viaggi, da sola o in compagnia, scoprendo che le lunghe distanze fanno più impressione a dirsi che a farsi. Così è nato nei mesi scorsi questo progetto di andare in bici da Roma a Bruxelles, in occasione dei 60 anni dei Trattati di Roma, da cui ha avuto origine l’Unione Europea. Partirò da Piazza del Campidoglio lunedì 19 giugno, per dirigermi verso il lago di Bracciano e poi Acquapendente. Il giorno dopo la val d’Orcia, la val d’Arbia, posti di bellezza mozzafiato, cartoline viventi dai colori smaglianti; Siena, il Chianti, fino a Greve. Il terzo giorno Firenze, Bologna, e poi dal quarto giorno l’attraversamento della pianura padana, scavalcare il Po, arrivare a Verona. Dal quinto giorno lambire le coste delle Alpi, entrare in Trentino, in Alto Adige. Dal sesto giorno avvicinarmi alla frontiera, al passo del Brennero, e poi dalla seconda settimana sarò in Austria, Germania, Francia. Fino a Strasburgo, Schengen, Lussemburgo; e poi l’Olanda, con Maastricht, Amsterdam, Rotterdam, Breda, e infine a Bruxelles, nel cuore dell’Europa.

IMG-20170526-WA0002Sarà dura, immagino, perchè avrò le borse sulla bici, e il peso dei chilometri aumenta molto; andrò per luoghi ignoti, ma so che la bicicletta mi aprirà strade, incontri, accoglienze. So che ogni salita si può affrontare, so che ogni discesa mi farà divertire come le prime volte; so che la pioggia non scioglie il corpo umano, nè il sole lo fa evaporare, e so che il vento che non si vede spesso è l’avversario più insidioso. Mi sto ancora preparando, ho ancora tante cose da definire, ma ci siamo quasi, il giorno della partenza si sta avvicinando, tra pochi giorni si parte!

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Brava Lucia … e allora, dai raga … che ci vediamo il 24 mattina prossimo: tutti in Piazza del Duomo a Trento alle 08,30 e poi, via, con Lucia almeno fino a Bolzano!

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EURIPIDE CONTRO LA GUERRA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Maggio, 2017 @ 1:29 pm

Detto altrimenti: Euripide, chi era costui?       (post 2741)

E dopo il postinbicicletta eccomi di nuovo a scuola di … classici! La mia prof Maria Lia Guardini oggi ci ha condotto in una marcia della pace. Avrei potuto intitolare il post “L’attualità di Euripide”, purtroppo! Vediamone un poco il perché.

imagesRicordate Pericle … la sua (cosiddetta) repubblica di Atene …? Siamo nel V° secolo a. C.. La politica all’epoca era guerra tout court e Pericle di guerre ne aveva fatte tante … tutte perse (evvabbè … mica tutte le ciambelle riescono col buco, per quanto … almeno una …). Il suo storico Tucidide aveva inventato per lui il termine di “princeps”, pur di evitare di chiamarlo con il suo vero nome (dictator). Prima guerra contro Sparta (la prima del Peloponneso), praticamente persa, anche se in Zona Cesarini Pericle aveva chiesto e ottenuto la pace. Non così nella spedizione contro Siracusa e in quella in Egitto. La seconda guerra contro Sparta (la seconda del Peloponneso) dal 430 al 404. A metà la peste in Atene, in due tornate: Pericle sopravvisse alla prima e non alla seconda: se non fosse morto forse avrebbe chiesto la seconda pace a Sparta. Cosa che il suo successore Cleone non fece.  Ma tant’è …la storia non è fatta da  “se” e da “ma”.

downloadE all’incirca a metà della seconda guerra contro Sparta, nelle sue tragedie Euripide dichiara formalmente di abbandonare  l’ambito politico e pare dedicarsi agli affetti familiari. E invece … invece di “Politica” ne fa eccome! Ne fa condannando la guerra senza quei “se” e senza quei “ma” di poco prima. Quindi condannando “quella” politica, della serie “abbiamo inventato la democrazia che formalmente è la cosa migliore, ma i cui risultati sono tremendi”. L’unica guerra che pare ammettere è la guerra “giusta”, ovvero “secundum jus, ovvero secondo la legge, e trattandosi di una democrazia (almeno formalmente tale) egli la fa enunciare da Teseo nella tragedia Le supplici: “ … voglio che tutta la città acconsenta … concedendo al popolo il diritto di parlare”.

Del resto Tucidide, lo storico del capo, aveva ben condannato la guerra come disvalore assoluto ma. Ma cosa? Ma però (ma però!) quando si fondono tre componenti micidiali quali la difesa dell’onore, la paura dell’altro, la ricerca di un’utilità, ecco che la guerra facilmente scoppia, sostiene Tucidide.

Nelle “Troiane” (La misera fine dei vincitori): “gli dei puniranno lo stolto che distrugge la città e abbandona alla desolazione i templi e le tombe … violando le agrafa nomina, le leggi non scritte”. Euripide smitizza gli eroi omerici, e si concentra sulle conseguenze negative della guerra soprattutto sui più deboli: le donne e i bambini.

In “Andromaca” Euripide mette a nudo la meschinità dei cosiddetti grandi eroi, forti solo della ragione della forza: l’arrogante Menelao pone l’aut-aut  ad Andromaca, la moglie dello sconfitto Ettore: “Uccido te e o tuo figlio: scegli”.

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E’ la volta di “Ecuba”, ovvero della perfidia della parola (del potente di turno). Qui l’Odisseo omerico (Ulisse) fa una figuraccia: parlando a Ecuba le annuncia che sacrificherà la di lei figlia Polissena sulla tomba di Achille. E bravo …! E insulta gli sconfitti Troiani: “Se è sbagliato il nostro costume di onorare i valorosi (Achille, n.d.r.), ci saremo meritati l’accusa di essere degli idioti crudeli. Voi barbari però, voi continuate pure a non trattare da amici gli amici e a non rispettare chi è caduto in modo valoroso: così che la Grecia continuerà a prosperare e voi avrete una sorte che rispecchia le vostre decisioni”. In Ecuba molto marcata è la denuncia del (cosiddetto) onore-in-della-dalla guerra. Guerra che è solo  stravolgimento e orrore.

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Nelle Supplici Euripide si scaglia contro il popolo che si lascia abbindolare e contro la politica compiacente. Ma il colmo dell’orrore lo troviamo nelle Troiane, nelle quali si cerca di convincere una madre, Andromaca, della necessità di uccidere (smembrandone il corpo) il suo figlio Astianatte, “per non far crescere il figlio di un padre così valoroso” (Ettore, n.d.r .).

Concludo: Euripide, un rivoluzionario. Non siamo ancora all’ “ama il tuo nemico … porgi l’altra guancia …” di 430 anni dopo, ma siamo sulla buona strada. Nel frattempo, oggi,  chi fabbrica armi continua a fabbricarle e a venderle  a chi le usa: dagli USA all’uso! A 400 miliardi di dollari alla volta. Ma … allora la historia magistra vitae non è più vero?

 P.S.: E qui da noi, a Taormina, Trump intima all’UE di dedicare il 2% del PIL all’acquisto di armi … da chi? Ma dalle sue fabbriche, cribbio, cacciabombardieri F35% in testa! Miliardi di dollari che girano; decine di guerre nel mondo; centinaia di migliaia di morti qua e là … milioni di persone che soffrono la fame, la sete, le malattie, la mancanza di libertà, etc.  Ma vabbè … purchè not in my garden!

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FIAB TRENTO & LEONARDOINBICI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Maggio, 2017 @ 7:09 am

Detto altrimenti: pedalando il Bel Paese               (post 2740)

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Associatevi a FIAB TRENTO: datemi retta, è un … “Buonconsiglio”!

FIAB – si sa – è la Federazione Italiana Amici della Bicicletta. Siamo alcune decine di migliaia di aderenti in Italia. A Trento oltre 250. Cosa ci proponiamo? Di riacquistare e far riacquistare la dimensione umana, iniziando dal … pedalare: in città e fuori. In linea con ciò, il nostro obiettivo è anche quello di una riedizione del Codice della Strada incentrato non più sull’auto, ma sulla Persona: Persona a piedi, in bici, in auto, ma sempre lei prima di tutto, la Persona (la lettera maiuscola non è utilizzata a caso).

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I nostri amici Lumbard

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Pedalare fuori città. Negli ultimi due giorni per 110 km. Accompagnati e guidati dagli Amici dei Leonardoinbici “capeggiati” dall’ormai amico Ermanno, abbiamo visitato territori del Milanese e del Pavese. Trentasei  noi, una decina loro, quasi una cinquantina in tutto. In questa sede solo un resoconto stringato delle nostre tappe, perché l’intento è un altro, poi vi dico.

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Innanzi tutto quindi un ringraziamento ai nostri amici Lumbard, per il tempo e l’attenzione che hanno dedicato nel preparare la nostra bigiornata e nell’accompagnarci. Ovviamente se e quando vorranno venire a pedalare in TAA, Fiab Trento sarà lieta di fornire loro ottime “guide indiane”!

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Magenta, la battaglia, la sua commemorazione.

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     Tel chi ‘l barcun!

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Indi verso nord, nel Parco Naturale del Ticino e del Lago Maggiore, oltre 1500 ettari (due volte il parco di Monza), metà in Piemonte e metà in Lombardia, il quale nella parte lombarda si estende da nord (Sesto Calende, Lago Maggiore) a sud oltre Abbiategrasso. Pedalare nel parco ma soprattutto a lato dei navigli: il naviglio “grande”, quello che collega il Lago Maggiore a Milano centro (!) e che fu la via d’acqua lungo la quale fu trasportato il marmo e le pietre necessarie alla edificazione del Duomo di Milano.

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Vòlti i guardi al varcato Ticino, tutti assorti nel novo cammino, con al piè del pedal la  virtù

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E l’altro, quello che a Castelletto si diparte verso Pavia fino a … non raggiungerla, visto che man mano la sua acqua viene derivata per le esigenze delle risaie. Sul primo, una chiusa per far superare ai barconi un dislivello di circa tre metri (progettata da Leonardo da Vinci); lungo il secondo, un dislivello complessino di oltre 20 metri suddiviso in oltre 20 cascatelle ovviamente non navigabili.

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                  Naviglio beach

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E durante il percorso, abbazie, cappelle medievali, cascine “autentiche”, castelli, ville, risaie … abitanti che si godono il week end in faste paesane o al sole sui margini della “loro acqua”, ragazzi che ci tuffano dai ponti nel “loro naviglio”, altri colleghi ciclisti che ci chiedono strada.

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Già, infatti una colonna di cinquanta ciclisti procede necessariamente abbastanza a rilento, chessò … a 17-20 kmh mentre i solitari (o quasi) sono sui 20-25 ed oltre. Spesso: “Da dove venite?” “Da Trento!” Ed io aggiungo, dai raga … basta così … non specifichiamo che i primi 300 km li abbiamo fatti in pullman … sai che figurone.

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davAlla fine della bigiornata, Pavia e la sua Certosa: c’ero stato da ragazzino (prima media?) e ricordo … ricordo …”Quando finisce? Che caldo? Dove vendono i gelati? …” Ieri invece la cosa è stata totalmente diversa. Accompagnati da una guida Frate Cistercense (“Ora et labora”), ci siamo letteralmente persi (“rapiti”)  nella storia, nell’arte nella pittura, nell’architettura, nella spiritualità: roba da togliere il fiato. Ingresso gratis, poi se vuoi fai un’offerta al frate. Non sono d’accordo: quello che è gratuito (o quasi) viene apprezzato di meno. Guarda in Francia, prova ad entrare a gratis nella Sacra Cappella, poi mi dirai …

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… e iscrivetevi al Cicloconcorso Trentino pedala, come soci Fiab ovviamente! Donate i vostri km alla … causa Fiab!

Dice … ma avevi anticipato che le cose che volevi sottolineare erano altre … Altre? Be’ già alcune le ho dette. Ma vediamo cosa mi resta da sottolineare … ah … si … eccomi: Fiab Rete, unisce e istruisce, in amicizia: unisce nel senso che unisce Persone e istruisce nel senso che riceve – e a sua volta offre – la  “guida locale” per la conoscenza dell’Italia-non-dalla-della-autostrada. Al ritorno, sul pullman, un gruppo di noi si è spontaneamente riunito per cantare. Come si faceva da ragazzi, in gita, come si faceva “sti ani” (negli anni passati): ed infatti eccoci ritornati ragazzi. Ma … diamo un nome al nostro ensamble … come ci potremo chiamare? Bike Singers? Qualcuno propone Bike Band. Sono al microfono: “Che ne dite? Volete … Barabba o Bike Band”? E tutti all’unisono: “(Fiab) Bike Band!” Io allora “batto” l’offerta: “Bike Band uno, Bike Band due, Bike Band tre … aggiudicato!” Per la prossima gita sono stato incaricato di portare copie dei testi delle canzoni, così da rinfrescare la memoria a tutti.

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Dai raga … siamo qui che vi aspettiamo, unitevi a noi, iscrivetevi alla Fiab!

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Prossime attività a pedali Fiab:

  • Domenica 4 giugno, Famiglie in Bici, “L’Ades en Festa”, pedalata eno-gastronomica da Trento a S. Michele all’Adige.
  • Dal 22 al 25 giugno: 29° Cicloraduno Nazionale: i laghi di Varese.
  • Domenica 11 giugno: in Tirolo lungo la ciclabile dell’Inn
  • Etc. etc..

Cosa? Volete sapere di quell’eccetera? Dai … andate a leggervi il nostro sito www.fiab-trento.it!

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Good Bike (Fiab) everybody!

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TERZA RIFLESSIONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Maggio, 2017 @ 1:24 pm

Detto altrimenti: a forza di riflettere … a me mica mi farà male?       (post 2739)

TrumPensierini della sera

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              Io so io e voi chi siete …?

    Vado dagli arabi e vendo loro armi per 400 miliardi di dollari. Perché? Perché nel 1929 gli USA uscirono dalla grande depressione mettendosi a fabbricare armi: historia magistra vitae, vedete che io so anche di latinorum?

  • Vado a Taormina e dico agli europei che non stanno dando abbastanza soldi alla NATO. Perché? Perché tanto c’è la scusa che occorre combattere il terrorismo … che quindi parlare di armi va sempre bene. E poi “spesa tua risparmio mio”. Cosa? Dicono che l’Europa e non gli USA sono la vera frontiera e che mantenerla in piedi costa già molto e che alla fine questo loro lavoro torna bene ance a noi USA? Uei raga, scialla, pacta sunt servanda: avete firmato ora sganciate!
  • Sul libero commercio? Eh co, cari, a me mi (a me mi) piace il protezionismo! Vedremo …
  • Inquinamento terrestre? Ma qua’ inquinamento? Ma mi facci il piacere!
  • I migranti immigranti europei? Io ciò (ciò) i miei (messicani, n.d.r.), voi tenetevi i vostri.
  • Cosa? Non potrei essere “europeo” solo per la Nato e non anche per il libero scambio merci e gli immigrati? E chi lo ha detto!?
  • Mia moglie è troppo giovane, quella del mio collega francese troppo anziana …? Ma una porzione di fatti vostri non ve la fate mai?
  • Gli scandali che mi riguarderebbero? Notate che uso un condizionale fortemente dubitativo. Che faccio? Chiodo schiaccia chiodo: vediamo come fare con quell’altro della Corea del Nord (buono quello, ve lo raccomando!). Ora basta interviste. Vado a prendere l’AirForce One e torno a casa. Ciao ciao bambina!

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ALTRA RIFLESSIONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Maggio, 2017 @ 5:57 am

Detto altrimenti: attualità e modernità del “mio” filosofo di turno, tale Federico Nice ovvero Friedrich Nietzsche   (post 2738)

Quando si dice “libertà di pensiero”, “coraggio di esprimerlo”, “desiderio e necessità di cambiamento” … quando si vuole ripartire – Restart in inglese – come si è lontani da certi capi azienda che io so chi so e tu sei niente; da certi mariti che qui comando io; da certi capi politici che io volo alto; da certi tiranni che quando c’era lui;  da certi moralisti  che vieni qui che ti insegno io come ci si comporta … tutti personaggi  che resistono “grazie” alla non-reazione di molti … Al riguardo così scriveva Nietzsche:

“Elevarsi sulla propria meschinità? Ma che bei tipi, che per poter credere alla propria dignità e importanza hanno sempre bisogno di altri su cui potere esercitare dominio e violenza. L’impotenza o la codardia di questi ultimi consente infatti ai primi di compiere impuniti di fronte a loro gesti alteri e irosi! Questi hanno bisogno dunque della meschinità di chi li circonda per potersi elevare per un attimo sulla propria! A questo scopo l’uno si serve di un cane; l’altro di un amico; il terzo della moglie; il quarto di un partito politico e qualcuno infine, molto raramente, di un’epoca intera.”

Nietzche, nato in febbraio, un acquario come me ma cento anni prima, 1844 – 1944, acquario e coetaneo di Joshua Slocum, il primo circumnavigatore a vela della terra … sempre di acqua si tratta …

 

 

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RIFLESSIONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Maggio, 2017 @ 7:02 am

 

Detto altrimenti: da una lettura di Friedrich Nietzsche alla gestione di una SpA     (post 2737)

L’assenza di autostima rende pericoloso l’uomo per il suo prossimo, visto che spesso non conosce altro modo per rimuovere la consapevolezza della propria miseria, che umiliare i propri simili.

Condivido in pieno questo pensiero (purtroppo non mio ma che condivido in pieno!) e mi piace anche “ribaltarlo”: una persona che umilia i propri simili, benchè “ a sua insaputa” non ha grande stima di sé e sicuramente non ha alcun valore umano perchè inquina anziché valorizzare i rapporti umani.

Ma io non sono un filosofo, bensì un uomo d’azienda, anzi, di struttura aziendale. Nella mia lunga vita a capo di aziende e quindi di uomini, “mi sono fatto persuaso” (per dirla con il commissario Montalbano) che il primo fattore della produzione non sia il denaro e neppure il lavoro, bensì la “motivazione” dei propri collaboratori. Orbene, i rapporti capo-lavoratore possono articolarsi in due modi diametralmente opposti, uno positivo (che motiva i lavoratori) ed uno negativo (che li demotiva e li umilia):

Modo positivo 

  1. downloadIl capo è innanzi tutto “autorevole” ovvero trae la sua credibilità da se stesso. Non ha bisogno di essere autoritario, ovvero di ricorrere all’autorità, cioè da un quid che viene attribuito dall’esterno;
  2. il capo opera per funzionigrammi e non per organigrammi, ovvero per progetti e capi-progetti, delegando non solo responsabilità ma anche potere;
  3. l’orario di lavoro non è rigido, bensì funzionale al servizio e alle esigenze dei lavoratori;
  4. il piano ferie non è stabilito top down, ma viene redatto dai dipendenti in accordo fra di loro, purchè sia garantita la funzionalità del servizio;
  5. i premi di rendimento sono reali, ovvero fissati per obiettivi di poco superiori al risultato “normale”, e quindi raggiungibili;
  6. i permessi retribuiti per necessità improvvise, sono concessi all’istante;
  7. il capo fa certificare la sua società anche per gli aspetti della responsabilità sociale;
  8. il capo coinvolge i dipendenti nella visione globale della società;
  9. il capo non teme di parlare con tutti i collaboratori riuniti e non li convoca separatamente;
  10. i dipendenti sentono come propria la società nella quale lavorano;
  11. i dipendenti amano il lavoro e vanno volentieri in ufficio;
  12. la società realizza un utile elevato, economico e sociale ed è pronta alla crescita.

 

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Modo negativo

Il contrario di tutto quanto sopra.

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P.S.: quanto sopra vale anche per le Srl, le Snc, i Consorzi, le Cooperative, etc..

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AVVISO AI NAVIGANTI ….

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Maggio, 2017 @ 9:01 pm

Detto altrimenti: … ai naviganti sul mio blog!              (post 2736)

Care lettrici, cari lettori, molti di voi sono amici con i quali mi sento spesso per telefono. Per questo motivo avverto tutti costoro che mi hanno rubato il telefono, ne ho uno nuovo e mantengo lo stesso numero 335 5487516, avendo inoltre recuperato tutti i vs/ nn tel. dal sever del mio PC.

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Non proprio così, ma quasi …

A vantaggio di tutti, anche per evitare simili furti, racconto quelli da me subito: Autostrada Brescia-Piacenza-Torino, autogrill Trebbia nord: al bancone del bar  avverto come una lieve scossa al borsello che portavo sulla destra (solo successivamente – mio primo errore!) ho riflettuto che probabilmente era stata l’apertura di una sua cerniera da parte del ladro (della serie: ero stato preso di mira). Mi accorgo che accanto a me c’è un tizio che aspetta il suo caffè e che mi è molto, troppo vicino. Mi scosto e mi metto il borsello sul davanti. Dopo il caffè ed esco ad aspettare mia moglie. Sono in piedi nel piazzale … mi si avvicina molto un’auto targa tedesca e il conducente – con il motore acceso a copertura di altri rumori - dal finestrino mi chiede: “Deutchland? Nach Deutchland ..?”. Sono meravigliato perché l’autogrill è sulla corsia nord, quella diretta a ovest, verso Torino … mi chino in avanti (mio secondo errore!) e gli spiego in tedesco che deve uscire al prossimo casello e fare inversione di marcia, proseguire fino a Brescia-Verona indi a nord sulla A22 del Brennero. Il tizio non ringrazia, non saluta e si allontana (sono stupito, distratto e non controllo il mio borsello: mio terzo errore!) . Ecco, in quel momento  il suo complice mi ha tagliato e sfilato il borsello che conteneva per fortuna solo il telefono cellulare, una piccola macchina fotografica e un vecchio portachiavi con chiavi di un locale dismesso e vuoto. Danno limitato, quindi. Dopo un’ora mi accorgo della mancanza. Con il tel. della moglie chiamo il mio: “segreteria  telefonica”. Chiaro, lo ha spento. Telefono al gestore e faccio bloccare il numero. Richiamo il mio numero: “Non raggiungibile” (ovviamente). Che vi devo dire? Che sono stato un pollo? Evvabbè .. sì … lo ammetto.

Direte: macchèccifacevi a Piacenza? Checcifacevo? Alla mostra del Guercino nel Palazzo Farnese, eccocheccifacevo! Ma il guercino anzi il guercio sono stato io!

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