PEDALANDO CON LUCIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Agosto, 2017 @ 6:33 am

Detto altrimenti: si … con la Lucia della Roma-Bruxelles a pedali (v. post precedenti)   (post 2794)

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          Rari nantes in gurgite vasto …

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FIAB unisce! Infatti tutto inizia da FIAB-Federazione Italiana Amici della Bicicletta (e gli amici dei miei amici sono miei amici). Lucia da Bologna si rivolge a Fiab Trento, Presidente Guglielmo Duman, che mi delega. Io – insieme ad alcuni colleghi fiabbini, v. post precedenti – organizzo la “copertura” della tratta Borghetto-Brennero della sua pedalata pro UE da Roma a Bruxelles (v. post precedenti). Poi … poi diventiamo amici a prescindere (dai pedali). Dai pedali? Si, infatti domenica scorsa l’Altogarda Trentino l’ha battezzata a vela! Ieri invece, abbiamo pedalato: lei sulla mia mtb Wilier, io “elettrizzato” sennò chi le sarebbe stato dietro co’ ‘sti 40 anni di differenza fra noi due?

(Sugli altri viaggi – questi non in bicicletta – di Lucia in Israele, Bosnia e Siria riferirò presto con altro post)

davSiamo partiti alle 08,00 da Riva del Garda (65 mlm) direttamente in salita verso e sulla strada provinciale ex SS 421 dei Laghi di Molveno e Tenno, che porta, verso nord, al Passo del Ballino (765 mlm), valico che mette in comunicazione le Valli delle Giudicarie Esteriori con la parte settentrionale del Lago di Garda, collegando Ponte Arche (frazione di Comano Terme) a Riva del Garda. Il passo prende il nome dal minuscolo paese che lo incorona alla sommità, quasi una sorta di storico dazio o di porta a difesa da attacchi nemici. Dal passo scende a Riva il torrente Varone con le sue belle cascate ed inoltre, la mattina, scende sulle acque del lago di Garda il vento “Balin” o “Balinot”, in genere con una forza che è grosso modo la metà di quella del vento (il “Sarca”) che scende a Torbole dalla Valle del Sarca. I due venti (entrambi brezze termiche) poco più a sud si uniscono per formare il Pelèr, quello che “fa il pelo” all’acqua, e che, verso mezzogiorno, lascia il passo alla brezza da sud, la più famosa “Ora” del Garda.

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      Ricordo di Don Lorenzo Guetti

C’è poco traffico in discesa verso Riva, la mattina, quasi nullo in salita. Io procedo utilizzando la modalità “eco” ovvero il primo livello di “aiuto elettrico”. Nei punti più ripidi inserisco il secondo livello (“tour”). La pendenza è intorno al 6-7%. Superata la località Deva, il bivio a sinistra per la località Campi e il paese di Pranzo, in 9 km arriviamo alla fontana di  eccellente acqua, di cui facciamo il pieno. Indi dopo un ulteriore km di falsopiano-leggera salita, raggiungiamo l’albergo Lago di Tenno. Chi voltasse a destra, scenderebbe a Riva del Garda per la “vecchia” strada, molto più panoramica (e a tornanti) di quella “nuova” che abbiamo percorso per la salita. Noi prendiamo a sinistra e superiamo sulla destra, in basso sotto di noi, lo splendido smeraldo del Lago di Tenno. In altri  5 km (1/3 in falsopiano, 1/3 in salita ed 1/3 all’ 8-9%) raggiungiamo il Passo del Ballino. In totale abbiamo percorso 15 km in 90 minuti (consumo elettrico circa 30% del totale disponibile).

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“La conosci quella?” “No, è la prima volta che la si vede qui sul lago …”

Appena dopo il passo, prendiamo a sinistra la vecchia strada romana, sterrata, in leggera discesa, immersa nel bosco che ci porta alla base (2 km) del Paese di Balbido (il paese dipinto, per via dei suoi murales, paese che non raggiungiamo). Infatti ci immettiamo a destra sulla Fiavè-Balbido e con una leggera salitella raggiungiamo Fiavè. Discesa fino a Vigo Lomaso e foto davanti alla casa natale di Don Lorenzo Guetti, fondatore della Cooperazione Trentina. Subito dopo, discesa veloce per ripidi tornanti a Ponte Arche. Sosta al bar. In totale abbiamo percorso 28 km.

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                          Pediluvio lacustre

Qui prendiamo la SP in direzione Trento. La strada, inizialmente in leggera salita, è abbastanza trafficata e talvolta le auto che la percorrono sembrano avere una fretta indiavolata. In parte è “assistita” da una pista ciclabile (nella quale ci buttiamo a capofitto!), fino a raggiungere – finalmente! – la ciclabile del Maso Limarò che si snoda sulla vecchia sede stradale e sovrasta un bellissimo canyon. Peccato che il Maso sia chiuso e non nel senso di “riposo settimanale” ma nel senso che proprio non riaprirà più: infatti noto che tutte le attrezzature “adventure” (ponte tibetano, cavi sospesi, parete di roccia attrezzata, etc.) sono state smontate. Evidentemente non tornavano i conti. Peccato. Lo superiamo, raggiungiamo la fine della ciclabile e con tre larghi tornanti in pochi km raggiungiamo il paese di Sarche. In totale 40 km.

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                            Lucia o … Eva?

Qui superiamo ed evitiamo la ciclabile Sarche-Pietramurata che piega a destra verso sud (“Riva del Garda km 25”) e ci dirigiamo in pianura verso nord su sentiero sterrato fino al Lago Toblino. Breve sosta al bar del castello, dove gli amici gestori ci offrono l’aperitivo. Da Toblino torniamo a Sarche, pieghiamo leggermente a sinistra, costeggiamo su SP poco frequentata il ramo del Sarca che conduce al Lago di Cavedine (altri 9 km, in totale 49) dove ci fermiamo per una super insalatona al Centro Velico-Bar-Ristoro “Wind Valley” dell’amico Andrea Danielli. Dopo quattro chiacchere, un rinfrescante pediluvio lacustre e una breve sosta, torniamo verso nord per 2 km, attraverso a sinistra il Sarca su ponte ciclabile e ci immettiamo sulla ciclabile che scende da Pietramurata a Dro (centro storico, fontanella, dimenticati occhiali su muretto, tornato a prenderli da Ceniga. Stop) e quindi a Ceniga: compiamo una breve deviazione per una visita al bel Ponte Romano e quindi, tornati sulla iclabile, raggiungiamo Arco (sosta gelato) – il Lago di Garda – Riva del Garda. In totale abbiamo percorso 80 km in otto ore, comprese ovviamente le numerose soste per le tante fotografie, i diversi spuntini e le illustrazioni della geografia e della storia locale, della serie ce la siamo presa comoda!

NNNN.BBBB (infatti si tratta di ben quattro N.B.!)

Dal Centro Velico del Lago di Cavedine citato si può proseguire verso sud costeggiando l’estremità sud del lago. Dopo una salitella di 1,7 km al 3-4%, si scende prima dolcemente e poi di volata, su strade carrozzabili fino a Drò. A destra, la vista della “ruina” dantesca, le famose “marocche”.

In salita Lucia sta rispettosamente dietro di me. Ma nelle discese … chi la vede più? Vola e mi aspetta in fondo … viva la gioventù!

La tratta più “pericolosa”? Il lung lago Torbole-Riva del Garda, attraversato da guinzagli con cane attaccato, asciugamani, palloni da calcio, bici posteggiate di traverso, bagnanti e pedoni tipo che ci sono solo io e poi glialtrichisseneimporta, colleghi velo-ciclisti troppo veloci, etc. etc..

Consumo elettrico totale: 80% (occorre considerare che in salita io spingo molto sui pedali, il che fa risparmiare carica elettrica. In pianura talvolta la escludo e talvolta, per puro sfizio, mi diverto a fare scatti veloci, il che invece aumenta il consumo.

Fine, per ora e … alla prossima!

Good E-bike everybody!

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GRUPPO INIZIATIVE VARONE – COMPAGNIA DI CANTO ARMONICA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Luglio, 2017 @ 7:08 am

Detto altrimenti: canto in “provincia” di Riva del Garda       (post 2793)

Varone, un bel quartiere pedemontano a ridosso della montagna rivana, collegato al “capoluogo” Riva da una splendida pista ciclabile. Una chiesa ora inserita in una nuova area pedonale, nella quale ogni domenica, noi Trentini mezzi Rivani saliamo da Riva per ascoltare Padre Franco … Capirete che ieri sera, fra la Carmen rivana di MusicaRivaFestival e “Un americano a Riva” (cioè … a Varone!) ho scelto la accattivante chiesa (sconsacrata) del Pernone nella quale si sarebbe tenuto il concerto canoro.

La navata piena di pubblico. “Navata” … non a caso la Chiesa ha assunto terminologia marinaresca … navata della chiesa come una carena rovesciata …  la Chiesa come nave condotta da un Nocchiero …

La presidente Elisa Luppi soprano lei stessa. La presentatrice …. (grazie se gli amici che leggono me ne diranno il nome). L’ospite d’onore il mezzo tenore – baritono Alan Dornak. I cantanti Carla Bottesi, Jerta Pizzini, Sabrina Schneider, Guido Chierichetti, Guido De Nittis. Maestro accompagnatore al piano, direttamente dalla Scozia, Derek Henderson.

I brani eseguiti

  • davHaendel, da Flavio: “Amor nel mio pensar”
  • Haendel, da Riccardo primo Re d’Inghilterra, “Vado per obbedirti”
  • Rossini, da Il barbiere di Siviglia, “Una voce poco fa”
  • Donizetti, dal Don Pasquale, “Signorina in tanta fretta”
  • Gershwin, da Porgy and Bess, “Summertime”
  • Thomas, da Mignon, “Kennst du das Land”
  • Verdi, da La Traviata, “Di provenzal il mar, il suol”
  • Rodgers-Hammerstein, da Oklahoma, “Oh what a beautiful morning!”
  • Delibes, da Lakmè, il duetto dei fiori “ “Dome epais le Jasmin”
  • Giordano, dall’ Andrea Chenier, “La mamma morta”
  • Brown, “Someone to fall back on”
  • Strauss, da Die Fledermaus, Il pipistrello, “Chacun a son gout”
  • Kander, da Chicago, “Mr. Cellophane”

Insomma, bel canto per tutti i gusti. Alta la qualità degli interpreti, vocale e teatrale. Un grande regalo per tutti noi, che siamo stati invitati a fare un’offerta libera visto che l’ingresso era libero,  ben volentieri, offerta ben meritata!

Se gli organizzatori leggeranno queste poche righe (assolutamente non all’altezza della loro prestazione, mi vorranno scusate!) mi avvertano (riccardo.lucatti@hotmail.it) in casi analoghi che passerò la notizia alla Redazione di Trentoblog per la pubblicazione, redazione alla quale peraltro possono anche rivolgersi direttamente a nome mio (info@trentoblog.it).

Ancora BRAVI! E Grazie da parte di un “concorrente” … visto che io sono il tesoriere dell’Associazione Rivana Amici della Musica (chissà che non si riesca ad organizzare un vostro concerto nell’ambito del nostro programma …)

Viva il Bel Canto, viva la Musica! Viva Varone! Viva Riva!

P.S: mi scuso per la (scarsa) qualità della foto: ne ho scattate molte, con il telefonino, ma non era lo strumento adatto … se me ne mandate una ben fatta, la sostituisco alla mia! Grazie.

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DA TRENTO AL BONDONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Luglio, 2017 @ 6:23 am

Detto altrimenti: in funivia          (post 2792)

Ma insomma, alcuni sono riusciti ad andare dagli Appennini alle Ande; altri dalle Alpi alle piramidi e dal Manzanarre al Reno; altri ancora sulla luna … e noi? Noi non siamo capaci di andare – in funivia – da Trento a Trento 2000, alias al Bondone? L’Adige di ieri riporta lo studio su questo progetto il cui costo sarebbe di circa 40 milioni: opera pubblica, mista o privata?

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Malcesine-Monte Baldo

Il denaro, sia pubblico che privato, non esiste “a tasso zero”. Esso ha comunque un costo checchè ne dicano le varie pubblicità di vendita auto. Ugualmente l’ammortamento deve essere fatto sull’intera somma investita, ancorchè – ad esempio – una parte sia stata “regalata” al progetto da parte dell’ente pubblico. E poi, i costi ed i ricavi della gestione? Quali sarebbero? Non è semplice far quadrare i conti. Tuttavia questa sembra essere la volta buona, perché gli estensori del progetto stanno portando a termine di paragone le numerose funivie dello stesso tipo che, in zona e non, sono in attivo: Malcesine, Renon, Aosta; Merano, Innsbruck, Siusi, un utile diretto oltre al notevole indotto.

L’indotto … e qui ritorna il mio discorso a pedali: quante migliaia di ciclisti potrebbe attrarre e drenare la nuova funivia per portarle in quota e farle planare in diverse direzioni, prima fra tutte il Lago di Garda che prima o poi – si spera prima – sarà incoronato dalla pista ciclabile più bella del mondo?

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FERMARLI IN LIBIA?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Luglio, 2017 @ 3:08 pm

Detto altrimenti: una non-soluzione del problema (post 2791)

Immigrati? Fermarli in Libia, soluzione parziale anche un pochino ipocrita. Infatti …

  • download (1)Ignoriamo la nostra responsabilità storica e “multinazionale”: ovvero ignoriamo i secoli di politica coloniale-imperialistica che l’Europa ha condotto contro il resto del mondo.
  • Ignoriamo la perdurante azione delle multinazionali che continuano ad accaparrarsi terreni e materie prime impoverendo quelle popolazioni.
  • Ignoriamo le stragi e le violenze subite da chi in Libia non ci è nemmeno arrivato e ciò che dovrà sopportare che vi ci viene fermato.
  • Non ci ribelliamo sufficientemente al mancato contributo degli altri paesi dell’UE che prendono l’UE “alla carta”: questo si, questo no, il muro si, etc.. mentre noi potremmo effettuare i versamenti all’UE “al netto” delle somme non pagateci dagli altri membri a fronte delle immigrazioni.

(Il libro di cui sopra? Leggetelo, poi ne parliamo insieme …)

 

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Le strisce! Regaliamole le strisce!

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Fino a qui la problematica. Dice … e la soluzionatica? Può arrivare solo dagli Stati Uniti d’Europa, che potrebbero coinvolgere altri Stati Uniti già esistenti a modificare la politica mondiale, prima che il mondo ci scoppi in mano.

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FIRMARE IL PROPRIO LAVORO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Luglio, 2017 @ 6:27 am

Detto altrimenti: non è protagonismo       (post 2790)

Post del 30 novembre 2015, lo trovate cliccando “giovani”, consigli nn. 12 e 13: consigliavo ai giovani di cercare di firmare sempre il proprio lavoro. Una grande finanziaria, due sedi: io ed altri a Torino, “loro” a Roma. A Torino il Capo, a Roma il gran capo (notate l’uso delle maiuscole e minuscole!). Quando noi “torinesi” facevamo un lavoro, lo dovevamo mandare a Roma. Ovviamente lo firmavamo. Il gran capo romano ci disse: “No, non firmate … tanto io so chi lo ha fatto …”. Così poi “loro” per spenderselo con l’Amministratore Delegato avrebbero evitato la faticaccia di … doverlo ricopiare! E’ storia, credetemi!

downloadIl concetto di delega, di operare per progetti, di rispettare l’autonomia, la responsabilità ed il potere del capo-progetto, spesso è ignorato, violato, frainteso. Vuoi difendere lo spazio operativo a te delegato? Ecco, ti accusano di protagonismo! Vuoi firmare ciò che hai fatto? Peggio che mai!

Ciò accade perché il capo (lo scrivo con la minuscola non a caso …) alla vecchia maniera si sente in cima alla catena dell’Autorità anche se spesso manca di Autorevolezza (1). Sa operare solo per organigrammi e non per funzionigrammi. Non è degno di essere a capo di nulla, ma tant’è … spesso lo è. Vi rimando al mio post “Gestire una Spa” del 25 maggio 2017 (cliccate: spa, gestire una spa). Una SpA … ma quanto sopra vale anche in ogni altro ambito: associazioni, circoli, insieme di persone d’ogni genere e tipo: è un fatto di cultura, ovvero di “insieme di conoscenze”, in questi casi di conoscenze mancanti, cioè di non-cultura o di “cultura dell’errore”. Infatti quel “capo” demotiva le proprie strutture e sperpera il maggiore fattore della produzione, che non è né il capitale né il lavoro, bensì la “motivazione dei lavoratori, degli associati, dei partecipanti al gruppo, etc.”.

Ma non è solo l’inesperienza e/o l’ignoranza del ruolo che fa commettere questi errori: talvolta è un sorta di malafede consapevole. Infatti, in presenza di organismi in crescita, può accadere che il capo (con la lettera minuscola) cerchi di trasformare l’organismo a fini sostanzialmente diversi da quelli istituzionali, ad esempio politici o di “emergenza personale”. Conosco personalmente alcuni casi di questa metamorfosi: uno per tutti, un’associazione di volontariato sociale in cui questa metamorfosi si è attuata.

E poi c’è il simbolo. Infatti,  ogni ente, associazione, spa, partito, gruppo ha un “simbolo” nel quale si riconosce e che funziona da catalizzatore unificante. Orbene, se una persona, foss’anche il creatore del simbolo, cercasse di appropriarsene, ovvero di farlo diventare sua proprietà privata, il simbolo da elemento di unione diventa elemento di divisione (v.post 17.11.2016, simboli al potere).

L’unico caso in cui si giustifica – anzi è necessario – l’accentramento, è quando gli organismi si riducono, si contraggono: ovvero nelle fasi di decrescita. Negli altri casi, quando gli organismi e espandono, l’accentramento è un fattore limitativo della crescita e/o snaturante l’organismo originario.

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(1) Autorità, ciò che viene dato da altri. Autorevolezza, o uno ce l’ha “di suo” o non c’è niente da fare …

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IL PRIGIONIERO SUPERBO E LA SERVA PADRONA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Luglio, 2017 @ 2:52 pm

 

Detto altrimenti: … di GB Pergolesi, Musica Riva Festival a Riva del Garda   (post 2789)

La serva, Serpina, cattura l’amore del padrone Uberto e lo tacita, lo comanda, gli si impone: una piccola opera buffa, se vogliamo.

sdrIl Pergolesi nel 1733 compose fra le altre l’opera “Il prigioniero superbo” che ebbe un gran successo per … l’intermezzo “La serva padrona, stizzoso mio stizzoso”, che veniva rappresentato fra i due atti dell’opera seria. L’altra sera, nel suggestivo scenario del cortile della Rocca di Riva del Garda, l’orchestra olandese The Britten Youth String Orchestra, diretta da Loes Visser, ha eseguito – oltre ad altri brani – questo intermezzo. Voce soprano eccellente … che poi era una violista dell’orchestra (quanti di loro suonavano più d’uno strumento!) … ma … come si chiamava quella ragazza? Già, perché come dice il nome stesso dell’orchestra (Youth, giovinezza), i maestri (tali sono anche se non ufficialmente) erano giovanissimi!

Altri brani eseguiti

  • Astor Piazzolla, Liebertando
  • Dimitri Shostakovich, Polka
  • Malcom Arnold, Concerto per due violini
  • Max Bruch, Romanza in FA Mag. Op. 85
  • Gioacchino Rossini, La pastorella delle Alpi (1)
  • Antonin Dvorak, Serenata per archi in MI MAG. Op. 22

Applauditissimi! Bravissimi ragazzi! Viva Riva, Viva la Musica!

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(1) In questo brano compare l’utilizzo dello jodel, vocalizzo che da secoli veniva utilizzato nella Svizzera centrale per richiamare il bestiame o per una richiesta di soccorso. Il termine “Jodeln”, in riferimento ai cantanti, era stato utilizzato per la prima volta nel 1796 da Emanuel Schikaneder.

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E BIKE 5

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Luglio, 2017 @ 9:34 am

Detto altrimenti: esperimenti di E-bike   (post 2788).

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Una mountain bike, equipaggiata con motore Bosch 400 watt, pneumatici da strada, per fare a 73 anni pedalate che facevo fino a qualche anno fa con la bici da strada (corsa). Magari ce la farei anche oggi, ma rischierei di fare un regalo all’INPS, visto che ormai sono un V.I.P.-Vecchietto In Pensione …

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Ed ecco il resoconto della mia uscita di ieri.

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Sono partito alle 08,00 da Riva del Garda (65 mlm) direttamente in salita verso e sulla strada provinciale ex SS 421 dei Laghi di Molveno e Tenno, che porta, verso nord, al Passo del Ballino (765 mlm), passo che mette in comunicazione le Valli delle Giudicarie Esteriori con la parte settentrionale del Lago di Garda, collegando Ponte Arche (frazione di Comano Terme) a Riva del Garda. Il passo prende il nome dal minuscolo paese che lo incorona alla sommità, quasi una sorta di storico dazio o di porta a difesa da attacchi nemici.

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Dal passo, la mattina, scende sulle acque del lago di Garda il vento “Balin” o “Balinot”, in genere con una forza che è grosso modo la metà del vento che scende a Torbole dalla Valle del Sarca. I due venti (entrambi brezze termiche) poco più a sud si uniscono per formare il Pelèr, quello che “fa il pelo” all’acqua, e che, verso mezzogiorno, lascia il passo alla brezza da sud, la più famosa “Ora” del Garda.

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davC’è poco traffico in discesa verso Riva, la mattina. La pendenza è intorno al 6-7%. Procedo utilizzando la modalità “eco” ovvero il primo livello di “aiuto elettrico”. Nei punti più ripidi inserisco il secondo livello (“tour”).  Superata la località Deva, il bivio per la località Campi e il paese di Pranzo, in 9 km di salita + 1 km di falso piano/leggera salita, arrivo all’albergo Lago di Tenno. Chi voltasse a destra, scenderebbe a Riva del Garda per la “vecchia” strada, molto più panoramica (e a tornanti) di quella “nuova” che ho percorso per la salita. Io prendo a sinistra e supero sulla destra, in basso sotto di me, lo splendido smeraldo del Lago di Tenno. In 5 km (1/3 in falsopiano, 1/3 in salita ed 1/3 all’ 8-9%) raggiungo il Passo del Ballino. In totale ho percorso 15 km in 90 minuti. Consumo elettrico circa 30% del totale disponibile.

Appena dopo il passo – una ventina di metri – si diparte a sinistra la vecchia strada (sterrata) romana, la quale, in costa, raggiunge la strada che da Fiavè sale a Balbido, il Paese dipinto. La deviazione merita di essere fatta, ma io ieri avevo un altro programma: fare un sopralluogo per l’uscita che farò fare all’amica Lucia Bruni, in arrivo a Riva domani. Chi è Lucia? Be’ … basta che la cerchiate qui sul blog fra i miei post …

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Don Guetti secondo Marcello Farina

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Escludo il motore elettrico e in 10 km di discesa, compresi due falsopiani, attraverso l’altopiano di Fiavè (Giudicarie esteriori). Mi fermo brevemente a Vigo Lomaso per una visita alla casa di Don Lorenzo Guetti, fondatore della Cooperazione Trentina. Scendo velocemente, per ripidi tornanti, a Ponte Arche. In totale ho percorso 25 km.

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Il Maso Limarò e la ciclabile del mio racconto, visti dall’alto (di una precedente pedalata)

Qui prendo la SP in direzione Trento. La strada, inizialmente in leggera salita, è abbastanza trafficata e talvolta le auto che la percorrono sembrano avere una fretta indiavolata. In parte è “assistita” da una pista ciclabile (nella quale mi butto a capofitto!), fino a raggiungere – finalmente! – la ciclabile del Maso Limarò che si snoda sulla vecchia sede stradale e sovrasta un bellissimo canyon. Peccato che il Maso sia chiuso, e non nel senso di “riposo settimanale” ma nel senso che proprio non riaprirà più: infatti noto che tutte le attrezzature “adventure” (ponte tibetano, cavi sospesi, parete di roccia attrezzata, etc.) sono state smontate. Evidentemente non tornavano i conti. Peccato.).

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La discesa su Sarche

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 Lo supero, raggiungo la fine della ciclabile e con tre larghi tornanti in pochi km raggiungo il paese di Sarche. In totale 37 km.

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Qui supero ed evito la ciclabile Sarche-Pietramurata che piega a destra verso sud (“Riva del Garda km 25”) e preferisco dirigermi in pianura verso nord su sentiero sterrato e passerelle fino al Lago Toblino.

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Andrea, con l’attestazione di una giovanissima allieva

Breve sosta al bar. Da Toblino torno a Sarche, piego leggermente a sinistra, costeggio su SP poco frequentata il ramo del Sarca che conduce al Lago di Cavedine dove mi fermo al Centro Velico-Bar-Ristoro “Wind Valley” del mio amico Andrea Danielli (altri 9 km, in totale 46). Dopo quattro chiacchere e una breve sosta, torno verso nord per 2 km, attraverso il Sarca su ponte ciclabile a sinistra e mi immette sulla ciclabile che scende da Pietramurata a Dro e quindi a Ceniga: compio una breve deviazione per una visita al bel Ponte Romano e quindi, sempre in ciclabile, raggiungo Dro – Arco – il Lago di Garda – Riva del Garda. In totale ho percorso 75 km in quattro ore e mezzo, comprese le soste per due brevi spuntini e alcune foto.

NN.BB. (infatti si tratta di ben tre N.B.!)

Dal Centro velico citato si può proseguire verso sud costeggiando l’estremità sud del lago. Dopo una salitella di 1,7 km al 3-4%, si scende prima dolcemente e poi di volata, su strade carrozzabili fino a Drò. A destra, la vista della “ruina” dantesca (le marocche).

La tratta più “pericolosa”? Il lungo lago Torbole-Riva del Garda, attraversato da guinzagli con cane attaccato, bagnanti e pedoni che ci sono solo io e poi glialtrichisseneimporta, colleghi velo-ciclisti troppo veloci, etc. etc..

Consumo elettrico totale: 60%. Occorre considerare che in salita spingo molto sui pedali, il che fa risparmiare carica elettrica. In pianura talvolta la escludo e talvolta, per puro sfizio, mi diverto a fare scatti veloci, il che invece aumenta il consumo.

 Fine

Good E-bike everybody!

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SEGNALETICA E VIABILITÀ A PEDALI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Luglio, 2017 @ 4:03 pm

Detto altrimenti: evvabbè … mica siamo in Olanda, mica siamo … Mai contenti …  ecchè pretendiamo mai noi ciclisti!?  (post 2787)

 

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Arco-Riva 1 (I° premio assoluto!)

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Volare, oh … oh ….!

 

 

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Arco-Riva 2

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Finis terrae 1

 

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Arco-Riva 3

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Finis terrae 2

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Dro (Tn) (II° classificato)

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Stretta stretta … adatta alle bici noo? Già che c’erano …

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GLI ULTIMI EROI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Luglio, 2017 @ 1:43 pm

Detto altrimenti: gli ultimi? Eroi!       (post 2786)

Una favola di Fedro. Il filosofo interroga l’atleta vincitore di una gara, il quale andava vantandosi del proprio successo: “Dimmi, tu sei il più forte di tutti?” “Si, senza dubbio” rispose l’altro. Al che il filosofo: “Ed allora dimmi: che vanto può esserci nell’avere battuto i più deboli di te?”

Tour de France 2017.

downloadI primi. Nel ciclismo come in formula uno: fra due ciclisti, distacco di 6 mm (sei millimetri!) ad un arrivo di tappa; di un secondo fra altri due dopo 3540 km di gara. Dov’è l’abilità? Semplicemente nell’arrivare sei millimetri o un secondo prima dell’altro. Tutto qui.

Gli ultimi. In una squadra, il capitano vince il tour, un suo gregario arriva con 4,5 ore di ritardo. Chi è l’eroe? A mio avviso l’ultimo, quello che non ha mollato, che ha continuato a soffrire tappa dopo tappa, ad aggiungere ritardo a ritardo ma alla fine è arrivato alla tappa finale, quella sugli Champs Elysèe. Bravo, bravissimo!

imagesGiro d’Italia in vela, Merit Cup 1993.

Salpata da Portofino, la barca “Trentino” arriva ultima al traguardo di tappa nel porto fluviale di Cecina. Un tale si avvicina: “Siete voi gli ultimi? ‘Sta sera tutti a cena gratis nel mio ristorante, ovvia …. ecchè ci vole a festeggiare i primi? Io festeggio gli ultimi!”

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Per me i veri eroi sono gli ultimi. Che poi … a guardar bene … anche Lui l’aveva detto: “Gli ultimi saranno i primi”.

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ACCADEMIA DELLE MUSE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Luglio, 2017 @ 6:29 am

Detto altrimenti: se non ci conoscete, leggete gli altri post ….. (post 2785)

Il duo Giovanna-Patrick con il rinforzo di Cristina

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Festa di Mezz’Estate. Peccato che ieri sia stato l’unico giorno piovoso fra tanti di sole … acc… e quindi festa in casa mentre fuori ci avrebbe atteso il magnifico giardino di Cristina con tanto di tuffo in piscina. Evvabbè … il tempo, le done e i siori i fa quel che i vol lori (antico proverbio trentino).

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Un regalino “sociale” anzi due a Cristina

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A mezz’estate ci ritroviamo ogni anno e il prossimo sarà quello del Primo Decennio Era Accademica! No, raga, nessuna nostalgia politica … mi è venuta così, dai … di getto! Dunque, si diceva … festeggiamo. Innanzi tutto per ritrovarci nel mezzo del cammin di nostra estate e poi per fare gli auguri a:

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Cristina con Mamma Anna

 

  • Cristina, onomastico  ieri e compleanno pieno il 5 luglio ( … anta anni)
  • Mamma Anna, compleanno il 26 p.v. e sono 94 and still going strong!
  • Nadia, compleanno il 26 p.v. e nella stessa data intervista a Radio 1 a “Safari Letterario” in quanto autrice locale di ben due libri, “Io tinta di aria” e “Aria che allenta i nodi”.

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Ma non solo questo. Infatti:

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    Applausi a Nadia

    Il duo Patrick (chitarra e voce) e Giovanna (voce) hanno eseguito canzoni di Battisti, Moricone, Vasco Rossi, Morandi, Bennato, I Nomadi, De Andrè, Endrigo e altri famosi).

  • Sergio Runcher (voce basso) ha cantato “Ideale” di Francesco Tosti (Tosti, non Totti!), accompagnato al piano da Cristina.
  • Cristina ha eseguito al pianoforte il tema da La vita è bella di Piovani; Inverno portegno di Astor Piazzolla e – con la voce di Giovanna – Don’t cry for me Argentina.
  • Il tutto intervallato da una cena veramente luculliana!

 

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Sergio Runcher fra due Dame

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Last but not least, Monika ha ricordato la nostra gita sociale (affrettarsi a iscriversi!!). Cristina ha ricordato il primo appuntamento della prossima stagione: lunedì 2 ottobre. Non manchiamo!

Post breve? Ma dai che più breve è più viene letto! Comunque agli Accademici re-invio a parte il programma gita  ed  anche il testo del discorsetto a tre voci che abbiamo letto per celebrare gli eventi e accompagnare i doni alle tre premiate: Mamma Anna, Nadia e Cristina.

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Buona seconda metà d’estate a tutti noi di questo circolo privato e ben volentieri anche a tutti i miei lettori non-Accademici!

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