4 NOVEMBRE 1966, L’ALLUVIONE DI TRENTO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Novembre, 2017 @ 2:02 pm

Detto altrimenti: “Racconto ed immagini” by Luigi Sardi.     (post 2894)

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Qui – a mia insaputa – mi hanno colto “al lavoro”! (Foto Manuela Demattè)

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Oggi, 4 novembre 2917, seduti in quel caffè … All’epoca abitavo a Genova e si parlava solo dell’alluvione di Firenze. Oggi sono a Trento, ho preferito Luigi Sardi al pur amatissimo Luciano Canfora che a Rovereto parla della rivoluzione russa. Luigi è un giornalista, oggi anche uno storico. Per me e per tanti altri, un caro amico ed una preziosa memoria storica di quelle che – campi mill’anni – quando non ci sarà più chi ne sarà l’erede?

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Oggi, LiberCafè di Piazza Dante, eravamo una ventina ad ascoltarlo mentre “riassume” il suo lavoro. Al suo fianco, l’ Assessore Comunale alla cultura Andrea Robol – conosco il padre di cui ero (e posso dire … sono?) amico, di lui, Presidente della Fondazione della Campana dei Caduti a Rovereto – assessore non ancora 50enne, che pertanto maggiormente apprezza la conoscenza di ciò che non ebbe modo di vivere

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bdrLuigi, testimone e documentatore allora e oggi di cronache e fatti storici, allora come oggi testimone di fatti e di persone. Già, lui, la sua esperienza, la sua credibilità, la sua autorevolezza … un riferimento per molti. Dell’alluvione che dire? Che la diga di Santa Giustina tenne nonostante un metro in più di acqua; che dal male nasce il bene e che da quei giorni è nato un altro Trentino; che la gente si rimise subito a lavorare “di suo”, in attesa degli aiuti esterni; che i morti furono solo (mi sia consentito dire così) 18, pochi se raffrontati con l’alluvione genovese del 1970 che ne causò ben 30 nel centro cittadino?

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bty.

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Infine: libri vissuti insieme, eventi ricordati insieme, coscienza che si ravviva insieme, this is Trentino too, il Trentino è anche tutto questo!

Luigi Sardi, “”4 novembre 1966 – L’ALLUVIONE – Racconto ed immagini” – Reverdito Ed. Ottobre 2016, 190 pagine, €12,00 anche questi molto ben spesi..

(“Se ho pochi soldi, compro libri. Se mia avanza qualcosa, cibo” – LiberCafè … Liber … “libro” e “libero”: sarà un caso?)

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NEL NOME DELL’UMANITÀ

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Novembre, 2017 @ 6:26 am

Detto altrimenti: quo vadis Umanità? di Riccardo Petrella             (post 2893)

(le mie considerazioni personali in colore bluetto)

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Le sedie vuote: la mia e quella di un giornalista

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Ieri sera. Sala Rosa del Palazzo della Regione. Un libro: “Nel nome dell’Umanità“. Riccardo Petrella, l’autore. La sala piena. Quo vadis Umanità? Dove stiamo andando tutti? Riccardo Petrella, un libro, due sezioni: la pars destruens e la pars construens.

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Nazionalismi intrisi di populismo. Manca il ghiaccio, l’Artico, in 20 anni da 1.200.000 di kmq a soli 150.000. I Paesi bassi stanno investendo 1.200 miliardi di euro per innanzare le barriere anti marea di 30 cm: sono “resilenti”, reagiscono all’innalzamento del livello del mare ma non ne impediscono la causa. Il Laos non sta investendo nulla e sarà sommerso. Fra pochi anni avremo il divario ricchi-poveri che esisteva nella Londra del 1905. La finanza comanda la politica. Il sistema politico è privatizzato. La finanza si è trasformata: da risparmio e investimenti a algoritmi che operano in un milionesimo di secondo e fabbricano utili-da-non-lavoro, utili da-non-risparmio, utili-da-non-investimenti.

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               Riccardo Petrella e Roberto Savio

    Si dice 1): non ci può essere rimedio, perché è nella natura dell’uomo, è la natura umana, non si potrà mai avere un mondo giusto … le guerre poi sono inevitabili, si fanno per cupidigia o per paura (questa non è una novità: si legga l’ultimo discorso di Pericle agli Ateniesi,  n.d.r.); senza le guerre mancherebbe il 21% del prodotto mondiale, l’industria delle armi è seconda solo a quella dell’informatica, ed è a pari livello di quella farmaceutica. … Si replica: esiste anche una Umanità diversa.

  • Si dice 2): l’attuale sistema economico finanziario è troppo complesso, non si potrà mai modificarlo, le relazioni sono troppo interconnesse: le male banche? Abbiamo dovuto salvarle, too big to fail. Questa è la Teoria della Complessità: stiamo diventando resistenti, resilienti, ci adattiamo e non cambiamo. La complessità genera e presuppone l’accettazione del non-cambiamento

La politica locale: la Teoria della Complessità vale anche in questo campo: i sub sistemi si sono interconnessi e l’elettore si adatta, non opera per il cambiamento …non ancora, almeno (spes ultima dea!).

.TRUMP

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Siamo travolti e dominati da tre “produttori di senso”: 1) nel nome di Dio; 2) nel nome della nazione; 3) nel nome del denaro. Trump è uno dei principali esempi: in God we trust; America first; economia=armi (gli USA uscirono dalla crisi del ’29 grazie al rilancio dell’industria pesante, quella degli armamenti, cfr. post 8 febbraio 2013, “Le crisi economiche negli ultimi 150 anni” http://www.trentoblog.it/riccardolucatti/?p=13355).

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    Edizioni Il Margine, 303 pagine, €15,00 assai ben spesi

    Il dio, il dio di turno, divide e non unisce. L’unica eccezione è Papa Francesco.

  • La nazione … anche in UE non si riesce a superare il modello “somma delle volontà dei singoli stati” per adottare il modello “volontà unica UE”. La sovranità nazionale è diventata solo sicurezza nazionale. Non si parla più di sicurezza collettiva. La nazione non è più il popolo, bensì è la classe dirigente (Ciò avviene anche nella democrazia: non è più del popolo, bensì di una sua parte ristretta, anche localmente. Platone – 400 a. C. -  in Menesseno, 237c-239, definisce la democrazia come aristocrazia con l’approvazione della massa). La democrazia è stata spappolata. La nazione ha espulso il popolo dalla storia.
  • Il denaro. Nell’area mediterranea ci sono 80 milioni di giovani disoccupati: “Non mi servi, non mi fai guadagnare, non ti faccio lavorare”. Bill Gates, 41% delle azioni della Microsoft, le azioni crescono di valore, in un anno guadagna 15 milioni di dollari ( o miliardi? Con tutti quegli zeri mi gira la testa …), pari allo stipendio di un anno di quante centinaia di migliaia di nostri nti delle scuole elementari? L’Amministratore Delegato della Bayer, 38 anni: “Il governo indiano è ladro: per certe medicine ci impone il prezzo di 600 dollari mentre noi le vogliamo vendere a 60.000. Al giornalista che mi obietta che in India ci sono solo pochissime persone che possono pagare quelle cifre, ho risposto che noi le abbiamo prodotte non per loro, bensì per gli occidentali che se le possono permettere. Poi mi hanno licenziato perché mi hanno detto che questa è la verità ma che non la dovevo dire …”

downloadAbbiamo smesso di indignarci, abbiamo preso le distanze  dal fatto che milioni di bambini muoiono ogni anno a causa della mancanza di … acqua! Questa estate sono stato ad Aliano (Matera), il paese nel quale il fascismo aveva confinato Carlo Levi: il contrasto fra povertà di quei luoghi (descritta nel suo libro “Cristo di è fermato ad Eboli”) e il fasto della celebrazione dell’Impero è enorme. Sono stato anche a Matera, dove fu Alcide De Gasperi, nel 1950 (che a Matera ha una bella statua a ricordo della sua legge svuota-caverne), a tirare fuori la gente dalle caverne … 1950 … in quello stesso anno io frequentavo a Genova  la seconda elementare e alcuni miei compagni venivano a scuola accompagnati dal papà in auto: uno addirittura con una Fiat 1900 B-  berlina! Che divario!

Pars construens

Fino a qui la pars destruens. Ma … qual è la pars construens dell’Autore del libro? Eccola: l’Autore afferma che dobbiamo ragionare ed agire per utopie e cita Marx che considerava l’Utopia come un obiettivo difficile ma raggiungibile, passo dopo passo, scalino dopo scalino. A me piace citare Tommaso Moro e la sua Utopia, non un modello politico ma un modello di metodo. Petrella afferma che usciremo dal tunnel per tre ragioni:

  • abbiamo capito che facciamo parte di un unico sistema vivente: tutte le componenti simul stabunt vel simul cadent;
  • abbiamo capito che dobbiamo creare il Consiglio di Sicurezza dei Beni Pubblici Comuni (acqua, semi, conoscenza) (Nel 1980 gli USA e l’UE al seguito hanno brevettato il vivente!)
  • abbiamo capito che siamo l’unica specie in grado di distruggere il mondo.

Ho acquistato il libro, Riccardo Petrella mi ha scritto una dedica: “A Riccardo: la … (non si legge la parola) della vita non ha tempi finiti. La creatività è comune, storica, corale”.

IMG_0507Grazie, Riccardo Petrella! Grazie Fabio Pipinato (Ipsia) che mi hai invitato a questa presentazione , da te co-organizzata. Ed io … io mi ci sono ritrovato in pieno in questa ripartenza, in questo Restart, in questa sorta di zero base budget della riprogrammazione del nostro sentire. Ecco, dobbiamo azzerare l’attuale micidiale deriva inerziale e ripartire, ripartire, ripartire: la prima Autonomia deve essere quella del nostro pensiero!

Firmato Riccardo Lucatti

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SALVIA ANANAS e altri racconti …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Novembre, 2017 @ 3:14 pm

Detto altrimenti: scommetto che non la conoscevate …. (post 2892)

Ciao raga. Questo è un post “di alleggerimento”. Eh già … mica uno può scrivere solo cose seriose, dai … eppoi (“eppoi”) se stancassi i miei lettori e le mie lettrici, che blogger sarei mai!? Lettrici? Eccomi a voi, a voi gentili componenti del sesso … bello, ecco, sesso bello non “debole” (e chi lo ha detto “debole”!?) a voi che siete più sensibili di noi del cosiddetto sesso forte (e chi lo detto, sesso “forte”!?). Insomma ci siamo capiti. Fiori e cucina. In casa mia il pollice verde ce l’ho io. Quello cuciniero no e mia moglie si lamenta ma ormai … Ma ormai entriamo nel vivo del post.

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btyVolete fiori colorati tutto l’anno? Per l’autunno c’è una pianta utile e bella che vi dona sapori in cucina tutto l’anno e colori proprio quando molte altre sue colleghe vanno in letargo. Si tratta della Salvia Ananas, così chiamata per via che le sue foglie hanno un caratteristico aroma di ananas e possono essere utilizzate per esaltare il gusto di piatti a base di pollame, maiale e formaggio. Vengono inoltre utilizzate nei potpourri e bruciate per deodorare gli ambienti. Si utilizza sui pomodori e si accompagna anche con il pesce e le cozze. Il suo aroma si abbina bene anche al risotto in bianco (si aggiunge la salvia all’ultimo momento a fuoco spento). I suoi fiori? A grappoli, di un rosso intenso, che sbocciamo a fine ottobre.

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Altri fiori che colorano l’autunno sono le nobili dipladenie e gli umili tageti. Le prime le ho fatte arrampicare su steli che scendono dal balcone del piano superiore e spero che facciano in tempo a creare una sorta di cortina floreale “condominiale”.

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I tageti … bè, in un balcone erano gli unici sopravissuti alla eccezionale calura estiva: li ho trapiantati, diffusi e mi stanno regalando colori a iosa.

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davAvrete capito che la mia è (anche) una passione “floriculinaria” … lo dimostrano le piantagioni di basilico (in vasi) che fruttano diverse raccolte l’anno, la maggiore delle quali di ben 800 grammi di foglioline ripulite! Dice … ma tu che sei genovese, ce la dai qualche dritta? Certo, con piacere: ecco, non pretendo che anche voi abbiate un nipote che vi porta decine e decine di piantine da Genova .. in ogni caso vanno bene anche le nostrane. Solo, fate questo esperimento. Fate un pesto con foglioline piccole e paragonatelo con quello fatto con le foglioline adulte: sarà di un verde più chiaro e comunque sarà più saporito. Comunque le foglioline una volta raccolte non vanno lavate, diventerebbero di un verde scuro scuro e anche il pesto perderebbe un po’ del suo sex appeal.

Buoni colori e buon appetito!

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UNA PREGHIERA LAICA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Novembre, 2017 @ 6:38 am

Detto altrimenti: laicità è solo pluralismo         (post 2891)

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In genere … ecco … così … superficialmente … “per “laicità” molto spesso si intende (erroneamente) qualcosa di opposto al “sacro”, “divino”, al “religioso”, per cui dire “io sono laico” viene letto come “io non ho una fede”. E invece no. Laicità è solo pluralismo, nel senso che io ho la mia fede e rispetto quella eventualmente diversa di un altro, purchè – ovviamente – non si traduca in terrorismo o in violazione di altre norme del mio ordinamento civile e/o della mia morale, quali, altro esempio,  la strumentalizzazione o – peggio – la schiavizzazione di esseri umani. Dice … ma la preghiera laica del titolo? Eccola, si tratta di un messaggio “uozap” (ah … ah!) inviatomi da un amico, qui a fianco. Cosa? Non si legge? Be’… allora ve la ritrascrivo qui di seguito:

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Pietà per la nazione i cui uomini sono pecore / e i cui pastori sono guide cattive. / Pietà per la nazione i cui leader sono bugiardi / i cui saggi sono messi a tacere. / Pietà per la nazione che non alza la propria voce / tranne che per lodare i conquistatori / e acclamare i prepotenti come eroi / e che aspira a comandare il mondo / con la forza e la tortura. / Pietà per la nazione che non conosce / nessun’altra lingua se  non la propria / nessun’altra cultura se non la propria. / Pietà per la nazione il cui fiato è denaro / e che dorme il sonno di quelli / con la pancia troppo piena. / Pietà per la nazione – oh, pietà per gli uomini / che permettono che i propri diritti vengano erosi / e le proprie libertà spazzate via. / Patria mia, lacrime di te / dolce terra di libertà!

imagesVi sembra una esagerazione? No raga, non lo è anche perché – se non altro – è un “metodo di analisi”. Sentite un po’: un tale, Hans Kelsen, filosofo del diritto austriaco, affermava che per verificare la bontà o meno di un ragionamento occorresse spingerlo alle sue estreme conseguenze, salvo poi “rientrare” nella sua dimensione originaria. Ecco, allora, consideriamo la preghiera di cui sopra come una estremizzazione e domandiamoci: nella nostra attuale società “civile” qual è la risposta ad alcune domande che mi permetto di fare a me stesso prima che a voi, lettrici e lettori delle mie sudate carte, domande che butto giù così, a caso, di getto

  • i  leader politici (alcuni? La maggioranza? Tutti? Nessuno?) cono sinceri o bugiardi?
  • Sono esistite e/o esistono nazioni che aspirano a governare il mondo?
  • Esistono nazioni nelle quali si parla solo la propria lingua?
  • Esistono nazioni monoculturali?
  • Esistono nazioni con diritti di serie “A” e diritti di serie “B”?
  • Esistono nazioni con cittadini senza diritti?

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Proviamo riflettere seriamente, ognuno di noi faccia un esame di coscienza e sia onesto innanzi tutto verso se stesso e poi – perchè no? – anche verso gli altri. E … grazie per avere letto questo post serioso   … ne scrivo anche di seriosi, sapete … Ah, dimenticavo: l’esercizio al quale invito va bene anche se al posto di “nazione” scriviamo “sistema politico”, “partito politico”, “associazione”, “famiglia”, etc.. Insomma, qualsiasi altro aggregato umano. Cosa? Un libro da leggere che non sia quello sopra del Kelsen? Avete ragione, quello il libro è un bel mattone, con tutto il rispetto, s’intende, (e poi .. in inglese?!). Ed allora eccone uno little but great, piccolo ma grande, importante, qui a fianco. Lo trovate in internet al prezzo da 5 a 12 euro a secondo dell’edizione. Pochi euro per 111 paginette (formato A3 scritte in arial 12): euro spesi bene, molto bene ve lo assicuro.

Chi era che diceva  “Se ho pochi soldi prima compero libri. Se mi avanza qualcosa, cibo”?

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OZIO E SCUOLA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Novembre, 2017 @ 4:23 pm

Detto altrimenti: a seguito del post n. 2886 “Carpe diem & otium”.       (post 2890)

Qualche post (cfr. ivi) fa riportavo il significato latino di otium, ovvero “il tenersi occupati con attività non per dovere di lavoro ma per scelta e piacere proprio”, per cui l’ otium latino è ben diverso dal nostro ozio.

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Oggi voglio fare un ulteriore passo indietro e riportare tutti noi nel (più antico) mondo dell’antica Grecia, a scuola, termine che deriva dal greco SXOLE’ che significa “tempo libero” (dal lavoro) che a sua volta deriva da EXO che significa “occupazione studiosa”.

Traduciamo: in allora, oltre 2500 anni fa, la scuola era una libera scelta (di chi poteva permettersela, n.d.r.), un privilegio, un desiderio-libertà-possibilità di istruirsi, ben diversa dalla comune accezione (di base) odierna per cui oggi si parla dell’ “obbligo scolastico”: obbligo per i genitori di mandare i figli a scuola; obbligo per i figli di frequentarla.

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500 anni fa circa (1530) un tale, Tommaso Moro, decapitato nel 1535 e fatto santo nel 1935, nella sua opera “Utopia” divideva la giornata ideale, utopica (non ancora realizzata, ma possibile) in tre parti di otto ore ciascuna: una per il lavoro, una per il riposo ed una per l’istruzione o altre attività “volontarie”.

Se si accettano per buone queste premesse, la conclusione che se ne trae è la seguente: massimo otto al giorno di lavoro, ma di lavoro fatto bene, senza perdite di tempo, senza mancanza di metodo, un po’ alla tedesca, se mi è concesso; otto ore di riposo; otto ore di otium latino o di sxolè greca se preferite, cioè – a mio sommesso avviso – otto di arricchimento culturale.

Non per niente

  • alcuni imperatori romani per tenere calmo il popolo davano alla plebe “panem et circenses”: quel tanto da mangiare e i giochi del circo. Istruzione zero;
  • download (1)qualche secolo dopo gli agricoltori schiavisti dell’America facevano frustare lo schiavo che avesse imparato a leggere e a scrivere;
  • gli occupanti nazisti delle regioni russe facevano fucilare i russi che conoscessero la lingua tedesca;
  • Don Lorenzo Milani nella sua scuola di Barbiana affermava: “Ragazzi, non sarete mai liberi fino a quando non riuscirete a leggere e capire non solo la pagina sportiva, ma anche le pagine economiche, politiche e sociali dei quotidiani”.

Non per niente … viva la sxolè, la scuola!

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QUASI SEI ANNI …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Novembre, 2017 @ 3:31 pm

Detto altrimenti: … dal 6 dicembre 2011, data del mio primo post       (post 2889)

imagesEppure mi sarebbe piaciuto. Mi sarebbe piaciuto arrivare al 6 dicembre 2017 con il 3000esimo post. Ma che ci volete fare … mica si può avere tutto dalla vita! E allora mi sono detto: visto che i tuoi post sono in genere molto più lunghi rispetto alla lunghezza media nazionale (e mondiale!) dei post, prenditi un abbuono, concediti almeno l’anno intero e vedi un po’ se il traguardo di quota 3000 lo raggiungi entro il 31 dicembre 2017. Che dite? Me lo posso concedere? Ma si, dai … Per farmi perdonare, a quella data vi metterò a parte di alcuni dati statistici su chi e come mi legge: sesso, età, argomenti di maggiore interesse, durata media di ogni accesso, numero di pagine lette ad accesso, lettori affezionati (ripetitivi) e ogni volta lettori nuovi, etc.. Contenti? Si? Oh, bene, mi sento sollevato dalla vostra comprensione …

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Sei anni … e se non ci arrivo a quei 3000?

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Ma veniamo ad un aspetto concreto: oggi è il 2 novembre: da qui al 31 dicembre ho ancora 59 giorni per scrivere e pubblicare 111 post: una media di 1,88 post al giorno, non è poco … soprattutto considerate le feste (mica mi posso attaccare al computer in ogni giorno delle feste natalizie, mica mi posso!).

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E allora? Allora se alla scadenza mi dovessero mancare x post, vorrà dire che ne pubblicherò uno “Jolly” a saldo. Si, proprio così, un “Post Jolly”, l’ho appena inventato io … ebbè? Insomma …l’avete capito che alla quota 3000 in sei anni non ci rinuncio proprio!

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Good post everybody!

P.S.: siccome che (“siccome che”) io pubblico anche i postaltrui, se ne avete voi qualcuno da pubblicare, inviatemelo all’indirizzo riccardo.lucatti@hotmail.it: dai … per la classifica contano anche quelli!

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FOTOPOST

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Novembre, 2017 @ 2:52 pm

 

 

Detto altrimenti? Fotopost (quasi …)     (post 2888)

 

Bruma leggera possedea le calli

ancora addormentate nel mattino

della beata Urbe e le sue valli.

1 - Alba su Trento.

Trento: rododactilos eos, l’Aurora dalle dita rosa (foto mia)

E tacito aspirai quell’aere fino

volto lo viso in suso a nova luce

come a scrutar lo ciel fa il contadino.

Dorata era la trama che ricuce

la notte al dì e dolce risvegliava

lo campanile me ed il mio duce.

E sanza pondo il Domo alto stagliava

la torre sua ergente sovra i tetti

qual dolomite che lo sol baciava.

……

Venne sera e la luna col suo opale

chiaror d’argento sostituiva il sole

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Trento: tramonto dietro il monte Bondone (foto Marisa Lunelli)

che lento iva all’ingiù per le sue scale

del Bondone a dormir dietro la mole.

E poi ch’alcun momenti ebbimo conti

la luce disparì come far suole.

La notte quinci scese giù da’ monti

con quattro cime che le fean corona

sovra Tridento assieme alli suoi ponti

addormentati al par della padrona.

 

(Versi di Dante Alighieri? Quasi …!)

 

 

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A PICCOLE DOSI 5

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Novembre, 2017 @ 2:28 pm

Detto altrimenti: a seguito dei post “A piccole dosi 1, 2, 3, 4 (cfr, ivi)   (post 2887)

Dai … se non capite è perchè non avete letto soprattutto il post “A piccole dosi 1”. Ecchè ci vuole?

9 -Sii semplice nella comunicazione verbale e scritta, ed usa il lessico più comprensibile in assoluto: soprattutto ricorda che l’impresenziazione di uno sportello ferroviario vuol dire solo che l’impiegato è momentaneamente assente, non che è veramente mal vestito e con la barba lunga e quindi “non presentabile”! Che la conversione dei mezzi operativi significa solo che ci sono autocarri in manovra, non che metà degli operai dell’autostrada si è convertita al cristianesimo. Che la convergenza complanare è solo un incrocio con uno svincolo stradale, non l’incrocio delle rotte di due aeroplani. E state attenti a non obliterare a casa il documento di viaggio, perché in realtà il biglietto del tram dovete timbrarlo sul tram stesso, e non dimenticarlo a casa!

10 – Abbi carattere anche se poi ti diranno che hai un cattivo carattere.

11 – Sii estremamente specifico, evita le occasioni di coinvolgimento in situazioni generiche, non chiare: rimetterle sui binari ti attirerebbe l’accusa di essere pedante o di avere un caratteraccio.

12 – Cerca di porti in grado di produrre risultati, di sapere fare bene il tuo mestiere.

13 – Cerca di riuscire a firmare il tuo lavoro.

14 РNon farti escludere, proprio perch̩ sai fare il tuo lavoro e vuoi firmare quello che hai fatto.

(Continua nel post “A piccole dosi 6” …)

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CARPE DIEM & OTIUM

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Novembre, 2017 @ 7:40 am

Detto altrimenti: ma cosa significano veramente?     (post 2886)

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Carpe diem … usualmente si crede che significhi “goditi ogni occasione, ciò che è lasciato è perduto”. E invece no. Carpe diem significava “dai ad ogni giornata un significato, un contenuto, non lasciare che trascorra invano, fai qualcosa di significativo, ogni giorno che passa non torna più, non si ripete, non sprecarlo”. Ecco … vedete un po’ la bellezza di una lingua – quella latina – così sintetica, essenziale, precisa, specifica, incisiva!

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downloadOtium (si legge ozium). Il nostro ozio? Il dolce far niente, ma proprio niente? No, raga, nemmeno questa volta c’avete azzeccato! Per comprendere il suo significato originario occorre prendere in esame il negozio, in latino negotium a sua volta nec otium ovvero tutto ciò che di faceva per campare: lavoro, affari, etc. ovvero la mancanza di otium che non era il nostro ozio. Ma allora, cosa mai era il loro otium? Era l’insieme delle occupazioni attive alle quali ci si dedicava per libera scelta, per puro diletto o interesse piacere e non per dovere lavorativo: ad esempio, io, mentre mi dedico ai miei post, sto oziando alla latina, non sono certo in ozio secondo l’accezione attuale del termine.

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Ed anche quando un Latino sembrava oziare secondo il nostro modo di intendere quel termine, in realtà egli si dedicava attivamente ad una occupazione a lui gradita . Un esempio? Prendiamolo dalle Bucoliche di Virgilio, Ecloga I, là dove Melibeo si rivolge a Titiro: “O Titiro, tu, disteso sotto la volta di un ampio faggio, moduli una silvestre melodia su sottile zampogna; noi lasciamo le terre dei padri e i dolci campi; noi abbandoniamo la patria; tu, Titiro, adagiato nell’ombra, insegni alle selve a ripetere il nome d’Amarillide bella …” Ecco, Titiro stava praticando l’otium latino non l’ozio moderno: infatti suonare uno strumento (anche) oggi non può certo definirsi “oziare”!

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E poi tolgono lo studio del latino dalle scuole! Ma via … siamo seri!

 (La continuazione al post 2890)

 

 

 

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A PICCOLE DOSI 4

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Novembre, 2017 @ 5:52 am

Detto altrimenti: per capire di che si tratta, leggete “A piccole dosi 1, 2, 3”     (post 2885)

5 – imagesAbbi fede in una logica superiore, immanente nelle cose, che funziona “nonostante” l’intervento dell’uomo.

6 – Quanto ai principi, sii fedele ai tuoi, non avere paura di viverli e diffida di chi ti fa lezione pretendendo di farti applicare i suoi: si chiama “teoria del campo da tennis”. Ovvero, ognuno giochi come crede la pallina nella sua metà campo e non ascolti i suggerimenti dell’avversario sul come giocarla!

7 – Ricorda che spesso la morale comune condanna chi denuncia le violazioni della morale comune molto di più di chi viola la morale comune. Comunque, su con il morale…

8 – Sii coerente.

 

(Continua in un prossimo post “A piccole dosi 5”

 

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