CONCERTI RIVANI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Novembre, 2017 @ 10:14 pm

 

Detto altrimenti: suonano i migliori alunni diplomati del Conservatorio!       (Post 2934)

Organizza: l’ Associazione Amici della Musica, Presidente il Prof. Franco Ballardini, che ha introdotto musicisti e brani. Ci ospita – come di consueto – la sede rivana del Conservatorio Bonporti di Trento (grazie!). Scrivo “ci ospita” perché io sono il tesoriere dell’Associazione, alias “vile meccanico (manzoniano) della penna”, come amo definirmi.

Il pomeriggio del 25 novembre è stata  la volta dei giovani.

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         Antonio, Cecilia, Arianna

Arianna Pati, chitarra classica, ha eseguito la Suite BWV 995 di Johann Sebastian Bach (1685-1750); indi di Heitor Villa-Lobos (1887-1959) la Suite populaire brasilienne. Semplicemente perfetta, Arianna (ti segnalo ad un mio amico carissimo, Carlo Fierens, associato alla nostra Associazione Amici della Musica, chitarrista classico attualmente negli USA, prossimamente a Bankok per un concerto, a maggio in Italia: vorrei che vi conosceste).

(In un passaggio di Bach mi è parso di riconoscere il ritmo di “Don Raffaè'”, la bella canzone di Fabrizio De Andrè (1990).  D’altra parte…  il Fur Elise di Beethoven ce lo siamo ritrovato nella canzone Passion Flower (USA 1941, in Italia negli anni ’60 con i Platters e poi con Mina).

E’ stata quindi la volta di Cecilia Maruelli al violino, accompagnata al pianoforte da Antonio Vicentini. I brani: Aaron Copland (1900-1990), Sonata per violino e pianoforte (1943) -. Arvo Paert (1935), Fratres (1980) – George Antheil (1900- 1959), il Presto dalla Sonata per violino e pianoforte n. 1. Bravissima anche tu Cecilia … peccato che non sia più con noi il nostro amato past  presidente Ruggero Polito, pianista e violinista alla sua tenera età di ottantanni: ti avrebbe abbracciato!

Mentre seguivo rapito la splendida esecuzione di questi giovani, un pensiero: la loro tenacia, il loro lavoro, la loro applicazione, i risultati che hanno raggiunto … ma soprattutto per me, semplice amante della Musica, la meraviglia del cervello umano, la sua sensibilità e la sua capacità di dominare milioni di note ognuna delle quali deve essere suonata tenendo conto di numerose variabili, per cui, applicando un semplice calcolo fattoriale, risulta che questi ragazzi dominano perfettamente anche a memoria miliardi di variabili. Al che mi auguro che da grandi si dedichino alla teknè politika, cioè all’arte di governare i propri simili, visto che a loro certamente non sfuggirebbero quelle fondamentali, semplici decine di importantissime variabili che invece a molti politici – anche europei – sfuggono, per cui alla fine, per risolvere un problema, si “tira a sorte” (v. l’Assegnazione dell’Agenzia della Sanità ad Amsterdam e non a Milano).

Ragazze, salutandovi vi avevo ben avvertito che il mio pezzo non sarebbe stato di critica musicale. Io posso solo fare un tentativo di valutazione delle vostre splendide persone … dovete accontentarvi!

E poi, di Antonio, nostro validissimo Vicepresidente, che dire? Che continua a collezionare diplomi di specializzazione uno dietro l’altro, una bravura che lui “indossa” con estrema semplicità e modestia, atteggiamento che lo rende ancora più meritevole sotto ogni profilo. Grazie anche a te Antonio.

Good music everybody e … alla prossima!

Scrive dagli USA Carlo Fierens: “Complimenti ai giovani musicisti e in bocca al lupo per la loro carriera! I brani affrontati da Arianna Pati sono veri e propri monumenti del repertorio: la Suite di Bach è complessa e articolata e quella di Villa-Lobos rappresenta una delle pagine più sentite e liriche del compositore brasiliano”.

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L’AUTONOMIA SECONDO LUIGI SARDI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Novembre, 2017 @ 10:59 am

Detto altrimenti: Autonomia ieri, oggi, domani … (post 2933)

(a seguito e integrazione del post precedente)

downloadMercoledì 22 novembre a Villazzano Luigi Sardi ha ripresentato il suo libro “1945 1946 dalla guerra all’Autonomia”. La sua è la testimonianza di un bambino, cronista, giornalista, scrittore, storico. Già … storico, perché non si dimentichi, perché si ragioni per il futuro conoscendo il passato. Passato, presente e futuro: noi orientali (purtroppo) viviamo soprattutto di futuro: faremo, avremo, programmiamo: ci alimentiamo di incerto. In oriente si dà maggior importanza al “certo” a ciò che è successo, documentato: al passato. Ed ecco invece Sardi l’ “orientale”, prezioso archivio storico, patrimonio dell’Umanità Trentina. Dice … patrimonio chi? Lui o il suo archivio? Ma il suo archivio, ovviamente! Lui è vivo e vegeto e che ci campi mill’anni ancora, altro che farlo diventare un archivio!

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9788834200292_0_150_0_75Dal suo libro, il primo germe dell’Autonomia, in un ufficietto del Vaticano, lo mostrò il politico Alcide Degasperi al giovane militare in divisa Edo Benedetti, aprendo sulla scrivania qualche foglio: “Ecco, questa è la cornice che dobbiamo costruire, entro la quale vivranno tre culture; italiana, tedesca e ladina”.

Altra gemma che Luigi ci regala, il confine al Brennero. Dice … chiaro: l’accordo Degasperi-Gruber. E invece no. Quell’accordo, una o due paginette, riguardava l’uso della lingua in Alto Adige. Il Brennero, un regalo della Russia che volle punire l’Austria per il totale insuccesso del neo costituito partito comunista austriaco e premiare in qualche modo i comunisti nostrani.

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Farina come idee, di chiunque, purchè non ne manchi (di farina e soprattutto di idee!)

Fino a qui tutta farina del suo sacco, non certo del mio. E allora, del mio sacco che ci metto? Eccomi a voi. Recentemente sono stato in gita di piacere in una valle austriaca, con tanto di trenino a carbone (per quanto … nuvolacce di fumo nero a ridosso delle case …nella ecologica Austria!?) e lago in quota. Tutto bello, tutto curato … anche troppo. Troppo nel senso di monoculturale, per me soffocante … non ci potrei vivere. E invece si in una Euregio pienamente attuata sì che ci vivrei, in una zona aperta allo scambio delle diverse culture che vi si trovano, culture che reciprocamente donano – ognuna – un po’ di se stesse e ricevono – ognuna – un po’ dalle altre. Arricchendosi tutte.

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Questo a livello (della nostra) Euregio. Ma se ampliamo la scala del ragionamento, la (poca) farina del mio sacco che mi permetto di aggiungere al ragionamento è la seguente. Abbiamo l’Erasmus per gli studenti? Facciamo un Erasmus anche per i Governanti. Che i nostri amici del sud del paese vengano a frequentare uno stage (di mesi!) qui da noi e che i nostri vadano in missione in Austria e Germania, tanto per limitare le spese della trasferta. Tutti a vedere “come eventualmente meglio fanno gli altri”.

download (1)Dice … ma sull’Autonomia, che ci dici? Dico quanto Luigi Sardi ha fatto notare presentandoci il suo lavoro, e cioè che se non stiamo su con le recie (sic) rischiamo di essere come quel vaso manzoniano di coccio costretto a viaggiare fra fasi di ferro. Ed allora, facciamo come Bolzano che “vive del passato” ovvero – basta guardare il telegiornale – “Abbiamo fatto, abbiamo realizzato, abbiamo deciso” ed essere un po’ meno trentini “Faremo, realizzeremo, decideremo”. Ma soprattutto la nostra Autonomia deve essere Autonomia del libero pensiero, della libera genuina espressione da parte di ognuno, del rispetto del pensiero altrui, della voglia e della capacità di “ambiare in meglio, di un rinnovo generazionale ad ogni livello, altro che “ispe dixit” e “quieta non movere”!  Chiudo con la Funivia del Bondone. Se ne parla dal 1902 (o 1904?) quando Cesare Battisti da Milano andò a Como e si entusiasmò di fronte alla funicolare di Brunate, per cui, rientrato a Trento, lanciò l’idea della Funivia del Bondone. 1902-1904. Ma dopo Cristo. Dice … ah … vabbè … dopo Cristo … allora non è poi così grave …

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LIBRI: AUTONOMIA, SCIENZA, FEDE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Novembre, 2017 @ 6:44 am

Detto altrimenti: Autonomia Speciale  e Fede         (post 2932)

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Villazzano (TN), Luigi Sardi, “1945-1946 DALLA GUERRA ALL’AUTONOMIA”, Ed. Reverdito, Trento, agosto 2016, 220 pagine, €12,50. Mi ha dedicato una copia con queste parole: “Al Re dei blog”! Luigi, un amico, anzi, un Amico. Una memoria storica, campi mill’anni ma quando Persone così non ci saranno più, che ne sarà della nostra Memoria? Gli ho chiesto di fornirmi l’elenco completo dei suoi lavorI. Me lo ha promesso. Appena possibile. Voglio dedicargli un post e – se me lo pubblicano – un articolo sui quotidiani locali.

Luigi è un giornalista, un cronista che – a sua insaputa – sta diventando anzi è diventato uno storico. Dai fatti alla loro interpretazione attraverso la loro documentazione. Nella mia vita ho avuto modo di conoscere un’altra persona come lui, il mio capo alla Stet, Società Finanziaria Telefonica per Azioni, Torino. Ruggero Cengo Romano, archivio e memoria della finanza della sua società. Ma questa è un’altra storia (che comunque trovate qui sul blog).

Luigi Sardi, il libro, questo libro. Gli episodi, gli aneddoti … il grido “E’ finita” (4 maggio 1945); la nascita della SVP (8 maggio) ma ancor prima, a Roma, in Vaticano, 1944, l’incontro fra il giovane sottotenente Edo Benedetti e il politico Alcide Degasperi, occasione nella quale, per la prima volta, viene esplicitato il concetto di “Autonomia” delineato su alcune cartelle che lo statista mostra al soldato: “Dobbiamo creare una cornice antro la quale vivano tre culture: italiana, tedesca, ladina”. Il giovane Edo Benedetti strabiliato “Noi con gli odiati tedeschi? E i Ladini, chi sono mai?” E invece, poi, quanta strada insieme i due …

Un fatto poco conosciuto, la portata (limitata) dell’accordo Degasperi-Gruber, un foglio sul quale era scritto che in Alto Adige si poteva usare la lingua tedesca. Ma il confine al Brennero fu un “regalo” della Russia, che intese punire l’insuccesso elettorale del neo partito Comunista Austriaco e premiare il PCI.

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Degasperi che talvolta diventò De Gasperi per via di quell’appellativo Von Gasperi con il quale lo dileggiavano i detrattori, memori della sua origine (politica) austriaca. Degasperi che nel 1902 andò da Milano a Brunate e fu affascinato dalla sua funicolare, tal che, rientrato a Trento, lanciò l’idea della Funivia del Bondone (!). Degasperi che nel 1950 – ricorda un presente – tirò fuori la gente dalle caverne di Matera e diede loro una casa (v. statua di Degasperi a Matera).

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Dalla guerra vabbè, ma che si dice di quella seconda parte del titolo “all’Autonomia”? Che oggi purtroppo la politica locale non ha più lo stesso spessore dei Degasperi, Grigolli, Piccoli, Kessler, Postal, etc. e che il Trentino è compresso da tre onde d’urto: il Sud Tirolo, il Veneto, la Lombardia. E quindi, Trentini, “Su con le recie! Come disse … chi? Mi è sfuggito.

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I partecipanti sono stati inviati all’Evento dell’Associazione Culturale Restart Trentino del 5 dicembre, presso il Teatro Sociale ad ore 18,30, evento dal titolo provocatorio “E se Mentana avesse ragione? Valutazioni sull’Autonomia Speciale a confronto”. Relatori ed ospiti di massimo livello.

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Il tempo di scendere da Villazzano in centro, al Vigilianum: ed ecco il secondo libro

Uno-e-Trino_largeGiovanni Straffelini, “Dio, la Trinità, la scienza” Ed. Lindau I pellicani, Novara settembre 2017, 121 pagine, €13,00. Il libro è presentato con la partecipazione dei proff. Alberto Piccioni (Unitn), Andrea Aguti (Un. Urbino, Filosofia della Religione) e Marcello Farina (Unitn). Si è parlato molto del rapporto fra metodo scientifico (alias “scienza”) e Fede, “magisteri separati” per alcuni, connessi per altri (io mi colloco fra questi). Molto meno si è riflettuto sul Mistero della Trinità. Molti gli interventi. Ne cito uno, brevissimo: “Einstein affermava: voglio conoscere i pensieri di Dio. Tutti gli altri sono solo dettagli”. Io mi ritrovo in questo pensiero. La scienza indaga, scopre regole e realtà precostituite (da Chi? Ecco il punto!). In altra occasione ebbi a chiedere a Giovanni – altro caro amico, al pari di Marcello e Luigi  – perché la forza di gravità attraesse verso il basso. Mi disse che se avessimo questa risposta avremmo risolto il problema del rapporto fra scienza e Dio. Tuttavia a mio sommesso avviso se voglio arricchire questo mio contributo in favore delle mie lettrici e dei miei lettori, devo citare l’apporto di Marcello Farina.

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         Piccioni, Straffelini, Aguti, Farina

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Marcello invita a distinguere fra “certezza” e “verità”: i moderni – Chiesa compresa – ricercano la certezza, mentre la verità è “oltre”. E cita Papa Francesco secondo il quale la Verità è Relazione. Da qui la Fede, che non è “credenza” ma “cammino verso”. La scienza ci può dare certezze, ma non la Verità. La conoscenza e la Fede hanno una caratteristica in comune: la tendenza all’ “oltre”. La differenza fra i due “processi” sta in questo, che la conoscenza ha una meta raggiungibile, la Fede no. Il credente è un mendicante di Dio, per dirla con Martin Lutero.

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La mia sintesi  personale delle due esperienze “librarie” della giornata?

  1. downloadSe una persona riuscisse  a dimostrami scientificamente la ragione ultima (ultima) del perché la forza di gravità attira verso il basso, avrò accettato la sua dimostrazione della non esistenza di Dio (tanto so che non ci potrà mai riuscire).
  2. Che anche l’Autonomia deve andare oltre, senza mai accontentarsi della propria realizzazione e in questo assomiglia più ad una fede che ad una scienza politica (teknè politika).
  3. Io sono ricco. Di Amici in ordine di apparizione: Luigi, Giovanni, Marcello.

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ASSOCIAZIONI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Novembre, 2017 @ 8:03 am

Detto altrimenti: alcune loro caratteristiche statiche e dinamiche         (post 2931)

Non ne conosco moltissime, partecipo ad alcune. Pertanto i ragionamenti che mi permetto di sottoporre all’attenzione delle lettrici e dei lettori non hanno valore statistico, ma solo limitato ed empirico, e se mi sbaglio mi corrigerete …

  1. Quanto all’età dei componenti, mi pare che nel maggior numero di casi ognuna abbia una sua propria (non positiva, n.d.r.) omogeneità: o tutti giovani o tutti … diversamente giovani. Mi spiego: mancherebbe una continuità nell’età degli associati la quale garantirebbe un loro rinnovamento e ricambio progressivo.
  2. Nelle associazioni di “diversamente giovani” quanto rilevato sopra è particolarmente grave: infatti il ricambio è assicurato da “persone ricambianti” della stessa età delle “persone ricambiate”. Il che non lascia ben sperare quanto allo sviluppo di medio/lungo termine dell’Associazione.
  3. Associazioni molto cresciute diventano … appetibili da parte di soggetti politici esterni, quale vetrina di loro maggiore visibilità: meglio invece assicurare una gestione nata e cresciuta all’interno.
  4. In alcune i componenti del Direttivo non si interpretano – come invece dovrebbero – anche come operativi, il che è un guaio perché non esiste una “direzione generale operativa”!
  5. In alcune Associazioni vi è un Presidente fac-totum il che genera accentramento che a sua volta è nemico dello sviluppo.
  6. IMG_0507In altre ancora è in corso il passaggio dal tipo precedente (n. 5) al tipo successivo (n.7)
  7. In altre – le migliori, ed io ho la fortuna di presiederne una (ideata da altri che mi hanno voluto loro Presidente) l’età degli Associati varia da 35 a 73 anni (evviva!); la volontà e l’azione operativa dell’Associazione si formano con il confronto, la partecipazione operativa ed il rispetto delle opinioni di tutti i componenti del Consiglio Direttivo sulla base di quanto espresso da tutti gli Associati; la crescita dell’Associazione è lineare e continua.

La maggiore “ricchezza” della “mia” Associazione consiste – oltre alla garanzia di una crescita lineare e continua – nella ricchezza (scusate il gioco di parole) delle sue espressioni, degli eventi che genera, dei contributi che offre a chi vi si avvicina: tutto ciò grazie alla ricchezza (e ci risiamo con le ripetizioni!), alla varietà, alla diversità ed alla conseguente completezza dei contributi che sono alla base della formazione della volontà e dell’espressione del sodalizio. E quando in essa talvolta capita che ognuno debba rinunciare ad un poco di se stesso, nello stesso tempo costei o costui si arricchisce  del moltissimo che gli viene dagli altri.

In sintesi: diversità, pluralismo, rispetto reciproco, trasparenza, perfetta corrispondenza fra l’idea inziale e la realizzazione finale,  … in una sola parola: democrazia vera e Bene Comune nel senso di un quid, il bene, costruito sin dall’inizio con il contributo di tutti, per diventare quindi anche un Bene Pubblico, Collettivo, cioè aperto a tutti e usufruibile da parte di tutti (il che è un’altra cosa, sempre positiva, ma un’altra cosa rispetto al Bene Comune).

Firmato: Riccardo Lucatti, Presidente dell’Associazione Restart Trentino

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Prossimo Evento Restart, al quale siete tutti invitati:

Martedì 5 dicembre 2017, ore 18,30 – Teatro Sociale, Trento: “Speciale Autonomia: e se Mentana avesse ragione? Riflessioni a confronto sull’autonomia speciale”. (Con la partecipazione di ospiti speciali).

Introduce il vostro blogger – Conduce Donatella Conzatti

(Entrata libera)

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FILOSOFIA SPICCIOLA …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Novembre, 2017 @ 10:35 am

Detto altrimenti: … ma utile a capire l’oggi             (post 2930)

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downloadSpesso e anche recentemente io cito l’ aut-aut kierkegaardiano, ovvero l’importanza che il filosofo danese riconnetteva alla responsabilità personale e alla necessità di fare le proprie scelte. Oggi, purtroppo, vi sono molte persone che le scelte non le fanno ad esempio non andando a votare. E’ il caso delle votazioni al Municipio di Anzio: affluenza bassissima. Non vanno a votare perché … sono hegeliani, ovvero pensano che i conflitti siano alla fine mediati e scompaiano automaticamente attraverso un processo naturale che non richiede altra scelta individuale: “tanto nulla cambierà, tanto le cose andranno come vogliono andare”.  C’è un canto di Chiesa (“S. Maria del cammino)” che ha una strofa che mi piace moltissimo. Eccola: Quando qualcuno ti dice / “Nulla mai cambierà” / lotta per un mondo nuovo / lotta per la libertà.

Ecco, secondo me Kierkegaard batte Hegel 4 a zero!

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AUTONOMIA OGGI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Novembre, 2017 @ 8:27 am

Detto altrimenti: qualche riflessione insieme, visto che ognuno potrà commentare quanto scrivo   (post 2929)

downloadChe senso ha? Quante volte rispetto ad un’azione nostra o altrui ci poniamo questa domanda! Ho  provato a dare una risposta qualche post fa scrivendo sul “Lavoro”. Senso immanente e senso trascendente. Senso immanente del mio lavoro: mentre lavoro provo soddìfazione? Mi senso utile, rispettato, valorizzato? Senso trascendente del mio lavoro: anche se durante il lavoro mi sento solo un numero strumentalizzato, tuttavia a fine mese percepisco o stipendio e quindi mantengo la mia famiglia. E quindi il mio lavoro ha un senso (trascendente, n.d.r.). E invece … dobbiamo evitare di vivere e lavorare  “a senso unico”.

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Evento Restart: martedì 5 dicembre ore 18,30, Teatro Sociale, Trento – Introduce il vostro blogger

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Autonomia. Senso trascendente: Mi sta bene perché la sua applicazione mi dà servizi pubblici migliori (scusate es schematizzo così, brutalmente … ma è per farmi capire).

Autonomia. Senso immanente (e qui casca l’asino, con il massimo rispetto per tutte le mie lettrici e tutti i miei lettori, ovviamente!): ovvero: mentre io la vivo, giorno per giorno, mi sento “autonomo”? Autonomo nel pensiero, innanzi tutto, o condizionato – per di più! – dall’idea della cosa più che dalla cosa, ovvero da una persona più che da quello che la persona ha fatto, fa o farà? (Che poi non va bene essere condizionati  nemmeno dalla “cosa”, sia chiaro!).

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Autonomia, autos nomos, darsi le leggi da soli: ma io sono sicuro che quando esprimo un voto, il mio voto, il contenuto concettuale della mia espressione sia poi rispettato oppure vale anche qui la mancanza di vincolo di mandato per cui – eletti gli eletti – chi s’è visto s’è visto? In sintesi: la mia autonomia ha anche un senso immanente? Se lo ha, bene. Se non lo ha, provvediamo a che lo abbia. Altrimenti succederà su scala locale quello che è successo (in molti Stati) su scala nazionale e cioè – come ci ha recentemente ricordato Riccardo Petrella con il suo bel libro “Nel nome dell’umanità” (Ed. Il Margine, ottobre 2017) – che la “nazione”, ridotta ad una oligarchia, ha distrutto il “popolo”.

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Un altro libro da leggere: questo qui a fianco, di Luigi Sardi, di cui parlerò fra qualche post

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LUTERO E PAPA FRANCESCO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Novembre, 2017 @ 8:09 am

Detto altrimenti: quante cose non ci avevano detto a scuola … (post 2928)

downloadPericle? “Quello della repubblica di Atene …” (che poi abbiamo scoperto solo molti anni dopo che repubblica non era). Lutero? “Quello della lotta alla vendita delle indulgenze …” (ma niente o quasi sulla sua posizione “sociale” nella ribellione dei contadini o quale contributo alla riforma della Chiesa …). La riforma? Guai! Ed ecco il Concilio di Trento. Ma oggi … oggi grazie alla ricorrenza dei 500 anni della sua azione, finalmente se ne riparla di Lutero, e come! Ripassiamoci allora i caposaldi della dottrina:

  1. La salvezza non si ottiene a causa delle buone azioni ma solamente avendo fede nella Sua volontà salvifica.
  2. La grazie di Dioici fa compiere azioni buone, non sono le azioni buone che ci fanno raggiungere la grazia di Dio.
  3. Chiunque può sviluppare direttamente la conoscenza delle Scritture.
  4. Per comprendere le Sacre Scritture non occorre la mediazione di concili o di papi; è sufficiente la grazia divina.
  5. Il papa non è infallibile.
  6. I sacramenti sono ridotti al battesimo e all’eucarestia, gli unici istituiti da Cristo stesso.
  7. Per ricevere la grazia divina non occorre la mediazione di un clero istituzionalizzato.

E oggi? Oggi chi vuole “riformare” la Chiesa nel senso di un ritorno ai Vangeli (Papa Francesco) viene sospettato di eresia. Già proprio così. Vi è una (per fortuna piccola) parte del clero che gli dice (e scrive): “Francesco, tu stai sbagliando”. A parte che affermando che il papa sbaglia sono essi stessi luterani (v. precedente n. 5) … a parte ciò, mi chiedo: sbaglia Francesco quando

  • dice “chi sono io per giudicare persone dello stesso sesso che si amano?”
  • dice “Buonasera fratelli”?
  • si fa risuolare le scarpe per risparmiare?
  • guida la propria auto (utilitaria)?
  • non vuole la scorta?
  • allontana i preti pedofili?
  • condanna il lusso dei cardinali?
  • accoglie migranti, senza tetto e separati?

download (1)Eppure, l’11 agosto scorso, un gruppetto di alti prelati gli ha indirizzato una lettera per correggerne l’azione: la “Correctio filialis de haeresibus propagatis” (Correzione filiale in ragione della propagazione di eresie), lettera al la quale Papa Francesco non ha ritenuto di rispondere e che perrtanto, per ripicca, è stata resa pubblica. In essa si afferma che il Papa ha sostenuto sette tesi eretiche in materia di matrimonio, vita morale, sacramenti (“Acli Trentine”, 11/2017, pagg. 14,16). E invece no. Papa Francesco non si lascia intimidire e sconvolgere una Curia abituata a comandare, condizionare e spesso a nascondere: ricordate il manzoniano “sopire, troncare, troncare sopire molto reverendo padre …”? E invece no. Papa Francesco non si lascia “troncare” né tanto meno “sopire”. Per nostra fortuna.

download (2)E poi, la “politica” di Papa Francesco, vediamola un po’ sotto un profilo laico: è la sola che potrebbe regalarci la pace nel mondo, la fine delle guerre e delle enormi disuguaglianze, il rispetto della natura, l’accoglienza reciproca … a prescindere dall’appartenenza religiosa. E allora, perché no? A me piace considerare, valutate e apprezzare Papa Francesco anche come capo politico di uno Stato, lo Stato Città del Vaticano, che come tale interviene – al pari dei suoi colleghi – anche nelle questioni internazionali e “civili”. Concludo questo mio post serio citando un episodio della vita del genovese (come me) Don Gallo. Contestato dal suo vescovo perché frequentava drogati, delinquenti e prostitute, rispose: “Gesù Cristo ci ha insegnato ad essere vicini a chi più ha bisogno di lui”. Al che il vescovo: “Ah, ma allora … se lei la mette su questo piano …”. E Don Gallo: “E su quale altro piano dovrei metterla?”.

Bravo Papa Francesco, bravo Don Gallo!

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MOSTRA FOTOGRAFICA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Novembre, 2017 @ 9:22 am

Detto altrimenti: una “personale” del vostro blogger         (post 2927)

(Le foto sono mie salvo i sgg. numeri: n. 19, di Sergio Tait, Trento; n. 20, di Lucia Bruni e Cesare Pedrini, Bologna)

 

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1- Natura morta e cucinata

 

 

 

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2 – “Cornuto” a chi?

 

 

 

 

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3 – Ombre a pedali 1

 

 

 

 

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4 – C’era una volta 1

 

 

 

 

 

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5 – Ombre a pedali 2

 

 

 

 

 

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6 – Ombre a pedali 3

 

 

 

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7 – C’era una volta 2

 

 

 

 

 

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8 – Camogli: interni

 

 

 

 

 

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9 – C’era una volta 3

 

 

 

 

 

 

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10 – Camogli: esterni 1

 

 

 

 

 

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11 – Camogli: esterni 2

 

 

 

 

 

 

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12 – Palafitte

 

 

 

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13 – Acqua corrente in camera

 

 

 

 

 

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14 – Mamma

 

 

 

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15 – Autunno 1

 

 

 

 

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16 – Autunno 2

 

 

 

 

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17 – Autunno 3

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18 – Autunno 4

 

 

 

 

 

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19 – In secca a Riva del Garda

 

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20 – Ombre a pedali 4

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21 – Controluce in Piazza Duomo a Trento

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22 – Fiori d’autunno in controluce

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Fine della mostra (per ora)

 

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LAVORO 2

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Novembre, 2017 @ 7:48 am

Detto altrimenti: il nuovo Vangelo       (post 2926)

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Ultime due domeniche. Il Vangelo secondo Matteo. Le dieci ragazze, cinque delle quali senza l’olio per le loro lampade. Il terzo servo che non fa fruttare il talento affidatogli dal padrone. Persone “inutili” nel senso che “non hanno programmato intelligentemente il proprio futuro”.

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Oggi, solo in Italia, ci sono – loro malgrado – tre milioni di persone “inutili” alle quali non è consentito – come invece vorrebbero – programmare intelligentemente il proprio futuro. I moderni  “inutili” sono le Persone che hanno perso anche la speranza di trovare un lavoro e che quindi hanno addirittura smesso di ricercarlo.

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Luciano De Crescenzo, “Così parlò Bellavista”, romanzo del 1977, film del 1988. Chissà quanti lettori/spettatori conoscono il libro “Così parlò Zarathustra” di Friedrich Nietzsche … tanti? Pochi? Non so. Sta di fatto che già nel 1977 De Crescenzo faceva dire ad un personaggio che “essendo io stanco e stufo dopo avere inutilmente inviato centinaia di domande e curricula e partecipato a non so quanti concorsi …venissero loro a chiedermi di accettare un lavoro”.

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downloadOggi, in Italia, viviamo di percentuali e algoritmi: l’occupazione è cresciuta del tot %, il rapporto debito/Pil è migliorato/peggiorato del tot %, la pressione fiscale è salita/scesa del tot %, etc.. Travolti, ubriacati dalle percentuali, perdiamo di vista la necessità, il dovere, di dare centralità di un problema: quello di dare centralità ad alcuni problemi – perdonate il gioco di parole – come quello qui sopra adombrato, dei tre milioni di Persone “inutili”. Al riguardo mi chiedo: è prioritaria la spesa di 25 miliardi annui (budget 2018) per gli armamenti per la difesa esterna (cacciabombardieri F35 in testa) o la soluzione del problema dei tre milioni di Persone “inutili”? Burro o cannoni, direbbe l’economista Paul Samuelson …

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LAVORO 1

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Novembre, 2017 @ 8:28 am

Detto altrimenti: il lavoro, un problema bifronte           (post 2925)

  1. La mancanza di lavoro. Primo problema. Ma oggi voglio cercare di ragionare sul secondo problema, quello del …
  2. … senso del lavoro.

Il lavoro ha un doppio senso: il senso trascendente e il senso immanente.  Mi spiego. Spesso di un’azione ci chiediamo “Che senso ha fare …?”. Ecco, che senso ha fare quel tale lavoro? Innanzi tutto ha un senso trascendente: lo faccio perché “con quanto deriva dal  mio lavoro” a fine mese mi pagano ed io posso pagare l’affitto, il mutuo, sostenere la mia famiglia, concedermi qualche svago, etc… Fino a qui niente di male, anzi … lavoro perché ho uno scopo, un obiettivo da raggiungere.

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Un traguardo semplicemente “non ancora” raggiunto!

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Ma non basta. A fianco del senso trascendente deve esistere anche un senso immanente: lavoro perché “nel mio lavoro, durante il mio lavorare” realizzo qualcosa di utile, di duraturo, di significativo per me e per gli altri … perché il mio lavoro è frutto dell’intelligenza, dell’ingegno, della creatività … poche o tante che siano queste doti in me.

Orbene, la fame di lavoro ti fa ricercare e accettare un lavoro qualsiasi, purchè sia in grado di dare un senso trascendente alla tua vita (v. sopra). Tuttavia se dopo ti viene a mancare il senso immanente, tu lavori di malavoglia e vivi male. Ecco … vengo all’oggi. La nostra “economia del lavoro”, la nostra “globalizzazione”, il nostro “libero mercato”, la nostra “automazione computerizzata” troppo spesso uccidono il senso immanente. E chi lavora vive male.

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imagesRicordo. 50 anni fa. Il mio primo lavoro. In banca, una grande, grande banca. Io, liceo classico e laurea in giurisprudenza. Mi sento dire dal capufficio: “Dottore, mi meraviglio di lei, la fiche è già a quadro” (quel tale intendeva dire che il foglio contabile era già stato registrato nella contabilità della banca). A me che chiedevo cosa significassero quelle parole che non riuscivo a capire, il capufficio rispose: “Lei non è pagato per capire, ma per lavorare”. Dopo qualche tempo andai alla Direzione Centrale della mia banca e ottenni di essere inserito nel gruppo (ristretto) dei dipendenti “in istruzione sul lavoro”. Dieci filiali diverse in tre anni. Appresi tutti i servizi. Appena fui ben preparato, diedi le dimissioni e dopo due anni ero Dirigente Capo della Finanza Operativa della Direzione Finanziaria della maggiore società finanziaria italiana con uno stipendio multiplo di quello bancario d’origine. Grazie anche a quella grande banca.

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50 anni fa. Oggi una cosa simile non sarebbe possibile. Per cambiare lavoro oggi dovrei dedicarmi – oltre che alla mia preparazione professionale – anche e soprattutto al “lavoro della ricerca di un nuovo lavoro”, ovvero dovrei licenziarmi ed essere in grado di mantenermi per tot mesi/anni mentre frequento convegni, party, riunioni, ovvero mentre tesso una rete di relazioni. Il che per chi ha una famiglia e non vive di rendita è troppo rischioso. E allora?

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E allora ecco il messaggio che da queste righe lancio è duplice:

1) per i tanti capiufficio, dirigenti, “capi” in genere di società, di strutture, di Persone (la lettera majuscola non è utilizzata a caso): voi siete responsabili di riuscire a motivare le Persone che vi sono affidate le quali devono poter essere liete di venire a lavorare. Una Persona motivata lavora meglio, è felice, rende di più per l’azienda. Ecco, se io fossi il vostro super-capo, ove riscontrassi questa vostra capacità, vi premierei. Ove non la riscontrassi, vi licenzierei in tronco, perché dilapidate il primo, maggior fattore della produzione che non è il “lavoro comunque” né il “denaro comunque”, bensì la Motivazione delle Persone Lavoratrici (le lettere maiuscole … v. sopra). Per non parlare del capitale potenziale umano che distruggete …

2) per le Persone che hanno un lavoro senza senso immanente: allargate il vostro ambito a tutta la giornata e ricercate al suo interno il senso immanente della giornata.  Dopo tutto le ore di non-lavoro sono in numero maggiore delle ore-lavoro, anche se non siamo ai livelli individuati da Tommaso Moro (San Tommaso Moro) nella sua “Utopia”, di sei ore lavorative al giorno. Cosa? Mi dite che è un’utopia, una cosa irrealizzabile? No, amici, l’utopia è un traguardo semplicemente non ancora raggiunto! Coraggio!

P.S.: si narra un aneddoto. Il Gran Capo Contabile di una grandissima società è da una vita in quella posizione, depositario dei più grandi segreti dei bilanci, rigorosissimo e assai esigente nei confronti dei dipendenti. Ogni mattina, come prima azione del giorno, apre il cassetto di destra della sua scrivania, vi getta lo sguardo, lo richiude ed inizia il suo complesso lavoro. Muore. I suoi dipendenti, ansiosi di scoprire l’arcano, aprono quel cassetto. Dentro, un foglio: “Dare a sinistra, avere a destra”.

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