ACCETTI DELOCALIZZAZIONI SOTTOCOSTO? E ALLORA SEI FUORI DALL’UE!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Gennaio, 2018 @ 3:00 pm

Detto altrimenti: UE “alla carta”? No, grazie!   (post 3034)

Quasi ogni giorno, una: un’impresa che delocalizza verso paesi UE nei quali il lavoro è pagato una frazione rispetto ai nostri livelli. Oppure un paese che tira su muri di legge o di mattoni contro l’immigrazione. Ecco, a me questa UE “alla carta” ovvero s.q. (secondo quantità) proprio non va giù. Le regole UE simul stabunt vel simul cadent, o le rispetti tutte o per te non ne vale alcuna per cui sei fuori. Lo stesso vale per i regimi fiscali. Maccome … catturi le mie industrie facendo sconti fiscali? Quando mai!

Ecco una proposta per la prossima campagna elettorale: che un partito prometta agli elettori non le favolette dell’abolizione di bollo auto, del canone RAI, delle tasse universitarie etc.. bensì una proposta seria, ferma, dura, documentata, sostenuta e combattuta in UE di fare le cose seriamente: altro che abolire l’UE, altro che dormirci sopra!

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SCIARE DA TRENTO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Gennaio, 2018 @ 8:41 am

Detto altrimenti: la fortuna di essere “altrimenti giovani” a Trento (post 3033)

Una grande città … prendiamo Roma. Decidi di concederti un’ora di tennis: ti prepari vai in strada, cerchi la tua auto perché ogni volta non ricordi dove sei riuscito a parcheggiarla … finalmente la trovi. Guidi per 40 minuti nel traffico, litighi con le auto già posteggiate per altri 20, trovi un posto libero e già fa un’ora di tribolazione. Partita, doccia e .. ricomincia il calvario di ritorno. Insomma, la mattinata (o il pomeriggio) se ne è andato o quanto meno poco ne resta. Se poi la tua ora di tennis è a cavallo della giornata, hai spezzato il ritmo per tutte le 12 ore per un’ora di relax.

Prendiamo una città medio piccola a caso … prendiamo Trento. Tennis? Ma no, dai … andiamo sulla neve … per il tennis c’è tempo tutto l’anno. Dice: si … vabbè … ma oggi hai da fare … hai altri impegni … Dico: eccevvordì? Mica ci sto tutto il giorno sugli sci! Infatti … il momento migliore per farsi delle belle sciate è la mattina presto: piaste tirate a specchio, deserte.

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Nella foto, in alto, a sinistra, in ombra, l’orologio segna le 08,12: ingrandire per credere! E gli sci appoggiati al cancelletto sono gli stessi della foto successiva

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E allora via dal letto diciamo alle 07.00, partenza da casa alle 07.30, arrivo alla stazione di partenza della funivia (Andalo) alle 08,10. Bene. Sei il primo ai tornelli. Poco dopo arriva qualche altro “bonorivo” (espressione dialettale trentina che significa mattiniero). Alle 08,30 via! Si parte! Avete presente i piloti di Indianapolis ai quali viene dato il via mentre sono ancora a piedi? Corrono alle auto e la gara inizia. Qui lo stesso, guai a perdere la prima cabinovia. Però se la perdete c’è un trucco per recuperare: infatti alla stazione intermedia sono allineate e quasi ferme tre cabine alla volta e se volete potete scendere dalla vostra e avvantaggiarvi di due posizioni!.

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        Le Dolomiti di Brenta da Cima Paganella

Stazione a monte, seggiovia, Cima Paganella, piste vergini, sole pieno (laggiù, in basso, Trento è ancora sotto la nebbia mattutina). Si vola! Questa volta sei solo, non hai telefonato ai tuoi amici … niente soste … si scia per quasi tre ore filate … una sosta per un caffè alla Malga Zambana o alla Malga Lovara (a seconda del versante: Fai/Andalo). Alle 11,15 sono alla mia auto ed alle 12,00 a casa. Un amico mi dice: “No … a me piace il panorama … piace cambiare … vado al Tonale, a Madonna di Campiglio, all’Alpe di Siusi …” Dico: bravo merlo, ecchè forse che io non ci vado in quei bei posti? Si che ci vado, ma mica posso sobbarcarmi questi viaggi tutti i giorni, mica posso! E poi io ciò (voce del verbo “ciavere”) anche tante altre cose da fare … io sono un V.I.P. attivo, molto attivo. Cosa? Dite che non è bello che io mi descriva come una Very Important Person? Ma cosa avete capito? Io sono un V.I.P. – Vecchietto In Pensione!

P.S.: come avete capito dall’ora di pubblicazione del post, oggi NON sono andato a sciare. Evvabbè … mi rifarò nei prossimi giorni …

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AUTONOMIA E RELIGIONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Gennaio, 2018 @ 1:25 pm

Detto altrimenti: da Bertrand Russel a Carlo Levi         (post 3032)

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                               Un ateo …

Autonomia Amministrativa, Autonomia Speciale. La nostra, qui in TAA-Trentino Alto Adige o TSS-Trentino Sud Tirolo se preferite. Molti la apprezzano, altri la invidiano, altri ancora non la conoscono e la contestano. Oggi voglio prescindere dalle origini e ragioni storiche che la spiegano e ampiamente la legittimano e mi soffermo su aspetti più pre-politici. Nel post precedente ho ricordato come un filosofo inglese, Bertrand Russel, inneggiasse all’autonomia “a cascata” e quindi implicitamente al principio di sussidiarietrà che recita: “Non faccia l’organo superiore ciò che può fare l’organo inferiore”.

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                Un ebreo …

Oggi mi permetto di sottoporre all’attenzione delle lettrici e dei lettori  “l’Autonomia secondo Carlo Levi”. Carlo Levi chi era costui … non mi dite che non lo sapete, è quello di “Cristo si è fermato ad Eboli”, autore e libro più volte citati e resocontati qui nei miei post. Ecco, allora prendo spunto da un passaggio del suo libro, verso la fine, quando si lascia andare a considerazioni di fondo circa le cause della povertà dei contadini meridionali e le possibili soluzioni (ma il suo ragionamento ha una portata ben più ampia). Il testo dal quale attingo è una edizione Einaudi del 2014, pagg. 222, 223:

“Il problema meridionale non si risolve dentro lo Stato attuale né sui successivi … si risolverà soltanto fuori di essi, se sapremo creare una nuova idea politica e una nuova forma di Stato, che sia anche lo Stato ei contadini …. Questa strada si chiama Autonomia: Lo Stato non può essere che l’insieme di infinite autonomie, una organica federazione … autonomia del comune rurale, delle fabbriche, delle scuole, delle città, di tutte le forme della vita sociale …”

E’ chiaro che non pretendo né di interpretare né di offrirvi il suo discorso alla lettera. Tuttavia il richiamo – implicito – al principio di sussidiarietà è forte. La stessa logica si può (e a parer mio si deve) applicare sia all’interno dello Stato Italia, che all’interno degli auspicati STE-Stati Uniti d’Europa, in ogni ambito d’attività economica, sociale, amministrativa, politica.

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         Un sacerdote cattolico …

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L’Autonomia è un diritto? No, non è “solo” un diritto. Infatti già Lorenzo Guetti, Don Lorenzo Guetti, uno dei ”Padri di fatto” dell’Autonomia, si preoccupava di questi aspetti, legando in concetto di Autonomia a quello della Partecipazione e della Responsabilità diretta di ognuno: Autonomia quindi come un diritto legato a precisi doveri e responsabilità fra i quali spicca il dovere della costruzione del Bene Comune, che è tale, “comune”, proprio in quanto “realizzato sin dall’inizio con il contributo di tutti”. Autonomia quindi che non spetta a chi non accetta anche IL  “dovere-responsabilità” e, lasciatemelo dire, Autonomia che sia anche successivamente revocata o riconfermata a seguito della verifica dei risultati ottenuti dalla sua gestione, rispetto a quelli di chi tale Autonomia non ha.

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The End (per oggi).

 

 

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BERTRAND RUSSEL A TRENTO 1

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Gennaio, 2018 @ 10:27 am

Detto altrimenti: “portato” dal filosofo milanese Giulio Glorello nell’ambito delle Settimane Russelliane” (post 3031)

SPAZIO OFFMi stava quasi sfuggendo, ma ieri Marcello Farina commentando il Vangelo delle domande “Dove abiti Signore?”, quello dei dubbi, della fede nel dubbio che si interroga, che ricerca … lo ha ricordato. E allora subito a cercare di prenotarsi via internet presso lo Spazio Off di Via Venezia, 5 per la rappresentazione teatrale “La conquista della felicità”, Dialogo fra Bertrand Russel e Cassiopea (drammaturgia e regia di Maura Pettorruso) ma per oggi tutto esaurito! Questa sì che è una bella notizia: Trento accorre alla filosofia! Bene. Mi prenoterò per una replica, per ascoltare il Russel del dubbio, colui che alla “volontà di credere” sostituì la “volontà di dubitare”, il dubbio, la curiosità, la ricerca, la scoperta. Tornerò su questo aspetto appena avrò assistito alla conferenza spettacolo.

Oggi, qui, voglio parlare di un mio Libro Perso, perso in casa (ma lo ritroverò, potete scommettere!), fra le centinaia che riempiono i miei scaffali, il Russel dei miei vent’anni, all’Università di Giurisprudenza, il Russel de “Autorità e individuo”, un saggio sul rapporto fra il singolo e la società, nel quale egli critica tutti i totalitarismi (compreso il capitalismo, in quanto capace di offrire solo a pochi la possibilità di iniziativa) perchè considerava la libertà del singolo individuo come un bene fondamentale.

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Io ho un copia di questa edizione e la ritroverò, a costo di rivoltare la casa …

Russel riteneva che il sistema del decentramento statale fosse il migliore perché più idoneo a dar spazio alla partecipazione del singolo al governo locale. Egli chiamava questo sistema “devoluzione”. Secondo Russell dovrebbe esserci un governo unico mondiale con il compito di prevenire le guerre e i conflitti fra gli stati; tale governo non deve intervenire nella gestione dei governi nazionali, e questi non devono a loro volta intromettersi nell’amministrazione dei governi locali. Il decentramento amministrativo non ha l’obiettivo di separare le diverse culture, bensì quello di consentire la partecipazione del singolo al governo locale e di valorizzare le differenze. La diversità culturale è infatti fonte di ricchezza. Valorizzare le singole culture significa permettere fra loro un confronto che presuppone un reciproco rispetto. L’iniziativa privata, maggiormente garantita dal decentramento, è un bene importante quanto la giustizia. L’iniziativa privata riguarda l’ambito politico, culturale e scientifico. Allo scienziato deve essere data la possibilità di ricercare liberamente. I governi, sia centrali che locali, non possono essere visti come fini, ma devono invece considerarsi dei mezzi per il raggiungimento della felicità dei singoli individui, che si realizza solo quando viene data a tutti la possibilità di esprimere al meglio le proprie capacità.

Russel attuale: Russel e la politica di Papa Francesco; Russel e gli Stati Uniti d’Europa; Russel e la nostra Autonomia Speciale, Autonomia che ci vene oggi contestata da taluno che aspira al livellamento … verso il basso! Il saggio in questione? Poche pagine molto, molto arricchenti: leggetelo! In quanto a me, mi reputo  una persona fortunata: ritrovare e ritrovarsi dopo oltre mezzo secolo con i propri studi, sposare quelli con le esperienze dell’oggi, non avere vissuto-studiato-letto invano: una fortuna, una ricchezza. Si, sono un uomo ricco, molto ricco e a dire il vero mi sento un po’ in colpa perché – pensate – per contro al mondo vi sono persone così povere, ma così povere che la cosa sola che possiedono sono i soldi, tanti soldi! Che miseria!

Quindi, amici, arrivederci  al prossimo post “Russel 2”!

 

 

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CRISTO SI E’ FERMATO AD EBOLI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Gennaio, 2018 @ 8:46 am

 

Detto altrimenti: qualche riflessione su di un libro vissuto         (post 3030)

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Basilicata, Lucania … fuori dai più consueti percorsi turistici. Ma ora Matera, capitale della cultura europea 2019, i suoi “sassi” ed allora tutti a Matera. Anche un originale televisivo … trasmissioni varie. Finalmente. E con la Basilicata, Carlo Levi, il suo confino ad Aliano che – fra l’altro – gli ispirò il libro Cristo si è fermato a Eboli (Einaudi, 1945) scritto nei due anni precedenti. In esso Levi denunciò le condizioni di vita disumane di quella popolazione contadina, dimenticata dalle istituzioni dello Stato, alle quali “neppure la parola di Cristo sembra essere mai giunta”. Nella parte finale del suo lavoro Levi fa un’analisi socio politica dei luoghi e della loro miseria, nel senso …

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          Il costo della raccolta supera il ricavo …

    “quindici anni di fascismo avevano fatto dimenticare a tutti il problema meridionale …”

  • “ … non può essere lo Stato a risolvere la questione meridionale, perché quello che chiamiamo problema meridionale in realtà è il problema dello Stato …”
  • “ … siamo di fronte a due civiltà diversissime, nessuna selle quali è in grado di assimilare l’altra … campagna e città… … civiltà precristiana e civiltà non più cristiana …”
  • “… la miseria … voler far coltivare grano in terre inadatte ….”
  • “ … il lato sociale del problema … il vero nemico non è il latifondo ma la piccola borghesia dei paesi che vive di piccole rapine e della tradizione imbastardita di un diritto feudale … aspetto questo portato alla massima acutezza dal fascismo …”
  • “ … il problema meridionale si risolverà se arriveremo a duna nuova forma politica dello Stato che sia anche lo Stato dei contadini …”

 

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     Aliano: tomba di Carlo Levi

Acuta chiara e cruda analisi, la sua. Carlo Levi, di origine ebraica (così ci insegna Woody Allen: si definisce con queste parole un ebreo ricco, altrimenti si dice semplicemente “ebreo”) cita Cristo, i suoi insegnamenti, la sua assenza in quei luoghi.

Un auspicio: che un’analisi analoga sia fatta oggi da chi ci governa per risolvere il problema dei disoccupati, sottoccupati, sottopensionati, non pensionati. La “piccola borghesia” esiste anche oggi. Ed è quella di chi ha un lavoro, una pensione, un futuro. Gli altri no. Ma questa è un’altra storia …

Dice … ma perché caro blogger, questa mattina ti sei messo a scrivere della Basilicata di tanti anni fa … dei suoi problemi sociali ed economici di ieri (e anche di oggi?). Dico: così, mi è capitato … quel libro io ce l’ho sul comodino: fa coppia con “Così parlò Zarathustra” di Nietzsche e con “Nel nome dell’umanità” di Riccardo Petrella. Si quei libri “fanno coppia” in tre … embè? Che c’è di male a fare coppia in tre? Mica sono marito, moglie e amante… sono solo tre libri! La sera allungo la mano, prendo a caso uno dei tre libri e leggo-rileggo qualche pagina. Tutto qui.

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        S. Teodoro Vecchio (abbandonato)

Dice … ma la Basilicata oggi? Dico: l’estate scorsa ci sono andato, due settimane, due giorni a Matera, gli altri soprattutto nell’interno. Cosa? Se sono stato anche a Maratea? No raga, a Maratea no, non era quel tipo di località che mi interessava, piuttosto l’interno, la Basilicata “vera”. Le mie conclusioni? Eccole. I primi ad “accorgersi” del suo valore naturalistico-agricolo-economico sono stati alcuni grandi gruppi industriali o ricche famiglie (nobiliari) che stanno creando moderni latifondi o semi-latifondo agricoli. Una campagna coltivata da operai e mezzi meccanici: operazione che frutta denaro ma distrugge la storia autentica del territorio. La foto qui accanto di San Teodoro vecchio è un emblema di questo stravolgimento.

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La campagna di S. Teodoro Vecchio oggi è coltivata con macchine movimento terra

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I secondi che stanno per accorgersi della bellezza e del valore degli Spazi Lucani saranno i ricchi stranieri che dopo avere valorizzato (alias acquistato) il meglio di Umbria, Toscana a Puglia, arriveranno presto a capire, acquistare e valorizzare la Basilicata. Credo che l’inizio di questa nuova, pacifica e danarosa “invasione” potrà iniziare dal 2019, quando Matera sarà “invasa” dall’Europa. A meno che …

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davDice … a meno che cosa, blogger? Dico: a meno che lo Stato non lanci un piano di riappropriazione (da parte dei giovani) del territorio simile a quello che ha lanciato per la valorizzazione delle case cantoniere dismesse, per cui si potrebbero dare in concessione gratuita le centinaia di casette ex riforma agraria a giovani investitori (di lavoro, di entusiasmo, di energia vitale, di idee, non certo di denaro) per la riappropriazione delle locali antichità: casette, paesi, terreni, calanchi, Spazi Lucani.

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Cicloturismo: una forte potenzialità di sviluppo, ma occorre qualche intervento

La povera Lucania, o meglio, per non essere io frainteso, la Lucania povera è rimasta indenne dalle iniziative imprenditoriali (chiamiamole così!) dell’ndrangheta: infatti la strada litoranea ionica in Lucania è stata completata, in Calabria no. E allora … coraggio … la “occupi” lo Stato: è ancora in tempo!

Dice … ma le attuali positività della Lucania, quali sono? Dico: la Gente, gli Spazi Lucani, l’archeologia, il cibo, la storia, l’arte, le montagne, il mare, il non affollamento, la durata del tempo (che scorre più lentamente e ti concede di pensare, riflettere), i tracciati da una valle all’altra, quasi avventurosi ma sicuri, vere sorprese con il navigatore che ti indica “prendere il sentiero di sinistra/destra” che poi è una stradina asfaltata …; le presenza arabe e albanesi … e poi Matera! Leggete il mio LP-Long Post ai primi di settembre!

Cosa? Le mie proposte? Dite che sono un sognatore? Che la mia è un’idea utopica? Sì, lo ammetto, anche perché tutto sommato mi conviene in quanto l’utopia è un traguardo semplicemente “non ancora” raggiunto! E poi … poi anche un orologio fermo segna l’ora giusta due volte al giorno e quindi prima o poi sarà  l’ora giusta anche per la Lucania!

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CREDERE O PENSARE?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Gennaio, 2018 @ 10:50 pm

Detto altrimenti: di che sto scrivendo? Di religione? Di politica? ….. (post 3029)

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Marcello Farina ci ricorda che i Cardinale Martini affermava: “E’ meglio un pensante che un credente”, nel senso che per lui (e molto modestamente mi permetto di aggiungere: anche per me) la Fede è una continua ricerca. La fede poi, quella scritta con la lettera minuscola … si sente dire anche dai tifosi di calcio: “La mia è una fede” (per quella squadra, n.d.r.). Una esagerazione. Infatti quel tale non pensa, crede senza pensare.

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E invece … (dubito ergo) cogito ergo sum, (dubito quindi) penso quindi esisto. Chi l’ha detto? Dai che lo sapete … ed io sono d’accordo anche con lui, così con il cardinale citato sono due.

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images (1)In politica. Di un tale comune conoscente sento dire: “Quello lì è dell’estrema …. (non specifico se destra o sinistra, per par condicio, siamo sotto elezioni, n.d.r.). Mi venne spontaneo dire: “Così deve pensare meno”. Fui applaudito. Ma il nonpensante tuttaunaparola non è solo chi aderisce ad una estremità. Vi sono molti nonpensanti che aderiscono ad aree intermedie, cosiddette moderate, di destra o di sinistra, di centrodestra o di centrosinistra, di movimenti vari … insomma: ce n’è per tutti i gusti. Ma quando è che si ha fede e si diventa nonpensanti? Quando a capo di quella corrente c’è un guru, un princeps, un ghe pensi mi, uno che dopo di me il diluvio, uno che vieni qui che ti dico come si fa ad avere fede. In politica come nella religione. Dio ce ne scampi, in religione come nella politica. Dio me ne scampi … io preferisco pensare.

The End

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LUCIA BRUNI A TRENTO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Gennaio, 2018 @ 11:32 am

Detto altrimenti: Lucia Bruni? Leggetene nei miei post   (post 3028)

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           Lucia a Restart

Ormai è un’amica. Testimonial negli Eventi Restart, ciclista transeuropea Fiab, bolognese ora trapiantata per lavoro per sei mesi (poi vedremo …) a Trento. Per chi si fosse messo in ascolto in questo momento l’estate scorsa Lucia – europeista convinta – per celebrare i 60 anni dei Trattati di Roma, quelli che diedero vita al processo di integrazione europea – ha pedalato bagaglio appresso da Roma a Bruxelles (trovate tutto qui fra i miei post). Oggi la collega fiabbina Manuela Demattè scopre e mi segnala il il link di una sua intervista, link che riporto. Per comodità di lettura riporto comunque anche il testo integrale dell’intervista. Brava Lucia e grazie per avere citato il  contributo di FIAB Trento!

http://www.taurillon.org/lucia-bruni-un-cuore-e-una-bici-per-ri-unire-l-europa

Inizia

Lucia Bruni: un cuore e una bici per (ri)unire l’Europa.

9 gennaio, di Anita Bernacchia

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     Ingresso ufficiale in Trentino: Ristorante Moja, Rovereto Borgo Sacco

È sotto gli occhi di tutti che oggi, in Europa come altrove, assistiamo a un progressivo sminuimento dei valori e delle libertà che caratterizzano le nostre democrazie. Talvolta si tratta di veri e propri attentati a tali valori, che ci riportano indietro del tempo, a periodi difficili e conflittuali della storia europea che vorremmo tutti dimenticare. Per porre rimedio a tali fenomeni, purtroppo sempre più frequenti, è necessario ricordare che siamo membri di un’Unione di Stati europei con una storia comune, un percorso cronologico condiviso che fonda la nostra identità e che questa storia si rispecchia concretamente in luoghi visibili, che si possono vedere e toccare con mano. Quale modo migliore per comprendere questo percorso che partire per un viaggio verso i luoghi della storia dell’Europa, che hanno segnato il continente nel bene e nel male?

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      La ripartenza da Trento, accompagnata dai soci Fiab Trento

“Il mio cuore per il cuore della UE”. Questo il nome del progetto di Lucia Bruni, giornalista, esploratrice, formatrice bolognese con la passione della bicicletta, ma soprattutto europeista convinta. Nell’anno in cui si sono celebrati i 60 anni dai Trattati di Roma, che hanno dato vita al nucleo originario della nostra Unione Europea, Lucia si è messa in marcia, o meglio in bici, per andare a scoprire i luoghi e le città legate ad essi e alle Istituzioni europee, coprendo 2000 chilometri da Roma a Bruxelles, il cuore dell’Europa, appunto. Il suo viaggio ha incluso tappe come Roma, il Brennero, la regione della Ruhr, Strasburgo, Lussemburgo e Maastricht. Scendendo dalla sella, ha incontrato esponenti istituzionali e associazioni come lei appassionati di Europa, nello specifico di “un’Europa giusta, coesa, attenta alla tutela dell’ambiente, accogliente ed inclusiva”. “Dalla sella della bici si vede e si può andare lontano in senso geografico e simbolico”, recita il sito del progetto. Proprio di geografia e di simboli abbiamo parlato con Lucia qui a Bruxelles, il giorno dopo il suo arrivo. Luogo d’eccezione dell’intervista, la grande esplanade davanti all’edificio del Parlamento europeo intitolato ad Altiero Spinelli.

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     In visita a Luisa Chiodi, Osservatorio dei Balcani

Ciao Lucia, siamo qui a Bruxelles davanti al Parlamento europeo e tu sei appena arrivata da un lungo viaggio. Ci vuoi raccontare del viaggio? Come mai hai deciso di farlo?

Certo. Il mio viaggio è cominciato il 19 giugno, sono partita da Piazza del Campidoglio a Roma perché in quel luogo, nel marzo del 1957, sono stati firmati i Trattati di Roma che hanno completato la triade delle Comunità europee originarie, dando inizio all’avventura dell’integrazione europea. Ho deciso di fare questo viaggio perché nei mesi scorsi ci sono state un po’ di manifestazioni di debolezza nel panorama europeo rispetto alle motivazioni, alle visioni di questo percorso, in cui invece io credo. Credo che sia importante ricordarlo, ricordare i motivi per cui è iniziato. Ricordiamo che è nato dopo la seconda guerra mondiale, dopo decenni in cui l’Europa era sconvolta da guerre continue, quando si è deciso di dare una svolta diversa alle relazioni tra gli stati e tra i popoli. Grazie a questo, noi abbiamo avuto settant’anni di pace in Europa, cosa non da dimenticare, perché il resto del mondo non gode di periodi così lunghi di pace tra le nazioni. Quindi credo che sia importante ricordare le ragioni di allora, ma anche e soprattutto riscoprire quelle di oggi, perché anche oggi ci sono sfide molto importanti, alcune sotto i nostri occhi, altre meno e che richiedono una cooperazione tra i popoli. Ecco perché ho deciso di partire in bici, che è un mezzo di trasporto che a me piace molto. Ho la passione della bici e ci vado spesso, per me è sia un hobby che uno sport, trovo che aiuti molto a conoscere i posti dove si va, a conoscere le persone, a entrare in contatto con i luoghi che si visitano. Inoltre, trovo che sia anche evocativa dal punto di vista simbolico: è il mezzo in cui sei sia il passeggero che il motore. Quindi simboleggia il fatto che, per andare avanti, bisogna metterci del proprio. È stata questa la ragione che mi ha spinto a fare questo viaggio da Roma a Bruxelles in bicicletta.

Il progetto si chiama “Il mio cuore per il cuore della UE”.

Esatto.

Anche il cuore è un po’ il simbolo di questo viaggio.

IMG_20170612_165245303Sì, il cuore, il mio cuore inteso in senso sia letterale che metaforico. Il cuore come organo è il motore del corpo, dei muscoli, ma è anche la mia passione, le mie emozioni, motivazioni e ideali messi al servizio di questo cuore dell’Europa. Parlo sia di un cuore che esiste, ovvero i suoi core values, valori chiave, sia di un cuore che si deve un po’ riscoprire, allargare, approfondire nei suoi valori e ideali ed estenderli anche ad altri. I valori chiave dell’Europa, infatti, hanno bisogno di essere condivisi, non tenuti per noi. La libertà, la democrazia di cui godiamo e speriamo di godere ancora a lungo non possono essere tenuti solo per noi, perché sono beni indivisibili: o si condividono o non esistono più.

Sei partita da Roma il 19 giugno, dopo sedici giorni sei arrivata a Bruxelles. Forse con un giorno d’anticipo?

Ho dovuto fermarmi un giorno a Lussemburgo per il cattivo tempo. Quindi ho tagliato un paio di tappe olandesi perché sarei stata in ritardo sulla tabella di marcia. Come città dei Trattati, in Olanda sono passata solo da Maastricht, quindi sono arrivata il 4 luglio sera, anziché il 5. Qui a Bruxelles ho avuto una bella accoglienza dall’Ufficio della Regione Emilia-Romagna e anche delle altre regioni che lavorano nello stesso palazzo. È stato un bel momento di incontro e di condivisione sul mio progetto e sulle attività che loro portano avanti qui.

Durante il viaggio hai incontrato dei sostenitori? È stato un viaggio in solitaria oppure c’è stato qualcuno che ti ha assistito ogni tanto, nelle varie tappe?

Grandine sul passo

       Giugno 2017: tempesta di neve, non “temporale”!

Entrambe le cose. Ho avuto dei tratti, specie in Italia, di grande sostegno e partecipazione, soprattutto in alcune tappe a Bologna con il mio gruppo ciclistico, che mi è venuto a prendere in Toscana e mi ha accompagnato fino a Verona. Sono venuti a incontrarmi il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, che ha dato il patrocinio a questo progetto. Anche a Verona un’amica della FIAB (Federazione Italiana Amici della Bicicletta), che mi ha accompagnata per un tratto. A Trento ho avuto una persona che fin dall’inizio mi ha appoggiato con tutte le sue forze, membro del Movimento Federalista Europeo da una vita e anche di FIAB, che si è molto speso e ha trovato qualcuno che mi accompagnasse fino alla tappa del Sudtirolo. Io gli dicevo di non preoccuparsi, invece è stato fondamentale, perché in Sudtirolo ho trovato il temporale, e se fossi stata da sola sarei stata veramente nei guai. Insomma, non so se sarei riuscita ad arrivare alla tappa di quella sera. Quindi fino a quel punto sono stata molto sostenuta. Dopo quella tappa non ho avuto molti contatti con persone conosciute. Questo fino in Lussemburgo, dove ho incontrato degli amici di Dario Vassallo, presidente della Fondazione Vassallo, che ha dato anch’essa il patrocinio a questo progetto. Queste persone mi hanno accolto e portato a visitare la Corte di Giustizia dell’Unione europea, dove ho incontrato il giudice Perillo, un anziano signore molto simpatico, con cui abbiamo chiacchierato sul ruolo della Corte nel portare il diritto e i diritti europei in mano ai cittadini, non solo ai governi e agli Stati. Poi, qui a Bruxelles, ho incontrato varie altre persone, amici vecchi e nuovi, tra cui alcuni membri della sezione belga dei Giovani Federalisti Europei, come Alessandro Zunino, Sebastiano Putoto e Anita Bernacchia.

Portare il diritto nelle mani dei cittadini. Quando ci siamo incontrate hai parlato anche di portare la storia europea, i monumenti europei “in mano” ai cittadini, in particolare più vicini a bambini e ragazzi. È essenziale far conoscere ai bambini la storia europea come se fosse quella del loro paese. Quanto è importante questo viaggio per realizzare questo obiettivo, hai dei progetti in mente?

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                         Bruxelles!

Rispetto a viaggi in bici che tessano trame e relazioni, ho sicuramente un’aspirazione, da vedere quanto fattibile, per il bacino del Mediterraneo che è un luogo cruciale per i destini dell’Europa, come sempre, ma oggi ancora di più. Poi, pedalando nelle zone del Nord Europa dove si è combattuto durante le guerre, la linea Sigfrido, le Ardenne, poi nelle città che portano un nome francese e uno tedesco, dove si parlano due o tre lingue, passate da una parte e dall’altra nel corso dei decenni e che portano i segni visibili dei conflitti, mi sono resa conta di come esse siano diventate delle vere e proprie faglie della storia europea. Quindi penso che sia un’occasione da sfruttare. L’ho sperimentato io e voglio proporre di portare bambini e ragazzi di vari stati europei a riscoprire le origini di questo progetto, organizzare degli incontri reciproci, conoscersi, dare un volto a nomi di posti che magari si leggono sui libri, come Schengen, Maastricht e scoprire che sono anche posti belli e interessanti.

Quanto ci è voluto per organizzare questo viaggio? Immagino ci sia dietro molta preparazione.

Ci son voluti diversi mesi. Ho iniziato a pensarci a fine gennaio. I mesi successivi sono stati tutti un po’ pieni, sia per la preparazione dell’attrezzatura, perché ho dovuto pensare a tutto quello che riguardava la bici, i bagagli e la tecnologia che mi serviva, prevedere gli attrezzi in caso di bisogno o di danni alla bici. Quindi l’aspetto tecnico e materiale, la mia preparazione fisica, l’allenamento, cercare di arrivare alla partenza in condizioni di salute il più possibile stabili. Infine l’organizzazione delle tappe del percorso, delle soste, degli incontri, dei contenuti di cui riempire questo “contenitore”, che era pensato per essere aperto anche ai contributi di altri, invitarli a scrivere, raccontare, mettere foto su quello che rappresenta per loro l’Europa, le ragioni per cui questo progetto è importante e da sostenere.

Hai incontrato persone che sull’Europa la pensano come te, oppure anche resistenze?

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      Dopo Bruxelles, un po’ di Trentino!

Ho incontrato opinioni diverse, più o meno convinte, e più o meno tiepide. Ho incontrato anche molte persone che mi hanno detto “bellissimo, io sono un europeista convinto, questo progetto mi piace un sacco”. E allora ho pensato “ma allora gli europeisti ci sono!”. Ebbene, vengano allo scoperto, perché in questo momento ce n’è bisogno, sennò le sirene che sentiremo saranno solo quelle che dicono che l’Europa è brutta e cattiva, burocratica, ci schiaccia…

Hai in progetto altri viaggi del genere, pensi che sia un’esperienza da ripetere?

Sicuramente ogni viaggio è un patrimonio per quello successivo. Si imparano cose nuove, si mettono in deposito per il viaggio che verrà. Questo è il mio terzo o quarto viaggio in bici abbastanza lungo, ogni volta ho aggiunto qualcosa, quindi sicuramente continuerò a farlo. È una mia passione e mi piace molto il tema del viaggio, inteso come viaggio-studio, ovvero coniugare la bici con l’incontro, la ricerca storica e così via.

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     Le strisce! Mettiamole le strisce!

Riempie il cuore di gioia constatare che esistono appassionati e promotori di Europa e di Unione europea come Lucia Bruni. Speriamo di seguirla anche in altri progetti futuri, che contribuiscano non solo a preservare gli ideali europei, ma anche a dar loro nuova linfa. – Intervista condotta in italiano – pubblicata originariamente su InsidEU © Anita Bernacchia, Bruxelles, luglio 2017. Le foto qui sul post sono del mio archivio.

Finisce

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Ecco, raga, che ne dite? Benvenuta in Trentino, Lucia!

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COSA MANCA ALL’ITALIA?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Gennaio, 2018 @ 10:58 am

Detto altrimenti: All’Italia o all’Alitalia? Io non lo so, dite un po’ voi ….. (post 3027)

All’Italia … ALITALIA … i miei ex colleghi della Siemens, in tono canzonatorio, scandivano A.L.I.T.A.L.I.A., Always Late In Takeoff Always Late In Arrival. Evvabbè … lasciamoli scherzare. Eppure … eppure il nostro Paese, il maggiore MCA-Museo a Cielo Aperto del Mondo, non è riuscito ad organizzare voli da tutto il mondo tramite la propria compagnia di bandiera in numero sufficiente a farla prosperare … o è stata la compagnia di bandiera a non averci nemmeno provato?

Siamo geniali, creativi ma poi … poi io ho due amici che hanno creato piccole e dinamiche imprese con una fortissima potenzialità. Poi si sono trovati di fronte ad una scelta, imposta dalla loro stessa crescita: la necessità di forti capitali di investimento che loro non avevano: accettare pochi soldi e diventare azionisti di minoranza del pescecane finanziario italiano di turno o vendere tutto ad un prezzo molto elevato a finanzieri stranieri e diventare consulenti strapagati della loro stessa ex società. Indovinate voi quale è stata la loro decisione.

Ma cosa manca a noi Italiani per prosperare? Una penisola splendida; 8000 km di coste; in poche ore dai quasi 5000 metri del Monte Bianco alle scogliere della Liguria e agli aranceti siciliani: storia, arte, bellezze naturali, cibo, sole, cultura, ingegno, industria … Ecco, io proprio non arrivo a capire cosa ci manchi. Grazie se qualche mia lettrice o qualche attento lettore me lo spiega.

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QUI SI LAVORA …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Gennaio, 2018 @ 10:38 am

Detto altrimenti: qui si lavora, non si fa politica!       (post 2036)

Frase fascista. Io non sono un nostalgico, anzi! Solo mi piace leggerla sotto due angolazioni diverse:

  • Storicamente: lavorate gente … che alla politica ghe pensi mi!
  • Oggi: magari lavorassero tutti, innanzi tutto i disoccupati ma ovviamente anche i politici!

Fine di un post super corto.

 

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VANGELO ATTUALE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Gennaio, 2018 @ 9:04 am

Detto Altrimenti: la “politica” del Vangelo     (post 3025)

Matteo, 23: …. fate e osservate ciò che vi dicono, ma non quello che fanno. Poiché dicono ma non fanno. Legano infatti pesi opprimenti, difficili a portarsi, e li impongono sulle spalle degli uomini; ma essi non li vogliono muovere neppure con un dito. Fanno tutto per essere visti dagli uomini … amano essere salutati nelle piazze ed essere chiamati dalla gente “maestro”.

Attualità del messaggio di 2000 anni fa. Non vi pare infatti che l’invito potrebbe essere uno di quelli rivolti ai cittadini oggi? Oggi infatti abbiamo alcuni politici (solo alcuni, per fortuna!) che si pongono come “maestri” di tutto: ci dicono come fare, come pensare, come votare, come sopportare gravi pesi ma loro – ad esempio – lasciano scadere i termini per la riduzione dei loro esagerati appannaggi (non sia mai!).

Dice … “Quello il messaggio di ieri. Ma il messaggio di oggi … quello di oggi, chi lo manda?” Dico: lo manda, al mondo, il capo politico di uno stato, lo Stato Città del Vaticano, quando invita alla concordia; all’equa distribuzione delle risorse; al rispetto della natura; all’abolizione delle guerre, della sopraffazione, della strumentalizzazione dei propri simili; all’accettazione dell’Altro e della sua religione, etc.. Tutte indicazioni “laiche” non “religiose”: infatti non lo abbiamo mai sentito dire che tutti “devono” credere nei fondamentali della sua religione (che – detto per inciso – sono la Creazione e la Resurrezione). Ecco, in questo credo che consista la laicità della (sua, nostra) religione: nel pluralismo e nella molteplicità, concetti che ho cercato di chiarire in miei recenti interventi qui sul blog (cfr. ivi).

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