CHI TACE … NON DICE NULLA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Febbraio, 2018 @ 2:47 pm

Detto altrimenti: così nel Diritto Romano. Oggi no, chi tace acconsente!   (post 3074)

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Lo confesso: ho una seconda casa! Ovviamente pago la fornitura della corrente elettrica al prezzo (maggiorato) riservato alle seconde case. Chi me la fornisce lo sa bene. Ora, il fornitore mi scrive una lettera raccomandata all’indirizzo della seconda casa preannunciando il rinnovo del contratto a meno che io non manifesti espressamente la volontà di non rinnovarlo. Ovvero: se io taccio, acconsento.

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dav.

La raccomandata è stata spedita all’indirizzo di una seconda casa. E se l’utente in quella seconda casa non ci va per mesi? Oppure: si parte da casa sua e percorre 100 km per andare a ritirare la raccomandata. Già, perché l’avviso lo ha ritirato sua moglie di passaggio per caso in quella seconda casa, ma non aveva la delega del marito che era il destinatario della lettera, quindi: 100 km. Ma se la seconda casa fosse distante, chessò … 200 km! Peggio mi dice!

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Finalmente ho quella lettera davanti a me: in allegato un foglio formato A4 stampato fronte retro, riportante su tre colonne per facciata le condizioni contrattuali generali scritte in formato arial 2, praticamente leggibile solo con l’aiuto di una lente di ingrandimento e tanta, tanta pazienza.

Ma si può?

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LE GRANDI MIGRAZIONI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Febbraio, 2018 @ 6:49 am

Detto altrimenti: ma se le abbiamo fatte noi per primi, di che ci lamentiamo?      (post 3073)

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downloadNoi europei. Si, raga, e chi altro sennò? Sentite anzi leggete un po’: in Canada si parla francese ed inglese; negli USA inglese e spagnolo; in centro America, spagnolo; in Sud America spagnolo e portoghese; in Australia, inglese. E mi fermo qui. Vorrà pur dire qualche cosa, o no? Leggete un libro assai interessante, quello qui a fianco, quello che racconta come di pari passo con lo sviluppo della tecnologia (ad esempio, quella dei battelli fluviali a vapore) abbiamo esteso la nostra “conquista” di un posto al sole (ad esempio, in Africa centrale). Abbiamo esportato le nostre lingue, la nostra cultura distruggendo la cultura locale, la nostra politica coloniale di sfruttamento, la negazione della democrazia e della libertà altrui ed ora … ora protestiamo contro gli effetti della nostra azione di un passato lontano e recente. Ma dai … siamo seri!

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Aiutiamoli a casa loro, si sente dire. Si, bene, bravi … chiediamo aiuto alle multinazionali che si stanno comperando la terra e l’acqua del mondo, dai … quelle sì che potrebbero aiutarli a casa loro! Cosa? Non sono abbastanza chiaro? Ed allora mi permetto di suggerirvi un secondo libro, anche quello qui a fianco, perché chi semina vento …

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LE SCUOLE “ESCLUSIVE”

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Febbraio, 2018 @ 6:27 am

Detto altrimenti: le scuole “che escludono”       (post 3072)

Giorni fa un quotidiano ha riportato la “pubblicità” che alcune scuole (di Roma e di Genova) si sono fatte per attrarre alunni di razza bianca e di classi sociali elevate. Un quotidiano locale ha riportato in prima pagina l’intervento scandalizzato di un lettore. Qui di seguito trovate la lettera che ieri sera ho inviato al direttore di quel giornale:

Inizia

(a seguito della lettera di Mario Cossali, su Trentino del 14 febbraio, pagg. 1 e 8)

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A sinistra la Questura, al centro la scalinata al Milite Ignoto, le aiuole con le tre caravelle di Colombo (!?), e “a destra” il liceo. A destra, appunto, anche troppo!

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Io, genovese “ma” trentino da trent’anni, in una di quelle scuole ci sono stato e cresciuto, a Genova: le medie, il ginnasio, il liceo. Tanti anni fa (oggi ne ho 74, fate voi il calcolo). Un mio compagno fu mandato fuori dalla porta da un professore al grido: “Vai fuori dalla porta, teddy boy!” perché … indossava un paio di blue jeans! Un altro professore, quando si arrabbiava, ci chiamava “garzoni di pizzicagnoli, andate a fare gli scaricatori in porto”. Ora come insulto … se non altro quello dello scaricatore di porto proprio non c’azzeccava, visto che uno di quei lavoratori all’epoca guadagnava quattro volte lo stipendio di un bancario, ma tant’è … E noi? Noi (e con noi la società) eravamo “troppo molto prima del ‘68”: sentivamo che la cosa era ingiusta ma non esisteva la categoria della contestazione.

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A carnevale si usciva in gruppo, a far festa per le strade, ogni alunno con il cappello papalina con i colori del proprio istituto. Un giorno incrociammo “quelli del Nautico”: “Ecco i signorini, ecco gli snob” ci gridarono. Ed io stupito perché  … perché ero io a considerali privilegiati; ero io che li invidiavo; ero io che costruivo modellini di barchette a vela con i legnetti delle cassette della frutta che allora erano di legno e non di plastica; ero io che avrei scambiato il mio latino e greco con il loro manuale di rotta. Ma tant’è… quel manuale me lo sarei comprato quarant’anni dopo, quando consegui la patente nautica vela e motore senza limiti dalla costa, navi escluse ovviamente.

Il mio liceo (“naturalmente” classico ma continuo a non fare nomi, per via della privacy, ci mancherebbe altro!) aveva tuttavia anche dei pregi: gli insegnanti erano particolarmente selezionati e severi: qualcuno selezionato, severo e giusto, altri solo selezionati e severi ma anche quella fu una scuola di vita, non è che poi nella vita poi tu incontri solo dei “giusti”.

Il cortile: nella ricreazione aperto solo ai maschi. Le femmine solo nei corridoi. Evvabbè …

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Fra quelle dita pensose spesso noi ragazzi inserivamo una sigaretta …

Tutto bene (o quasi), tranne l’esplicitazione dei giorni nostri: “Iscrivetevi da noi che nella nostra scuola non ci sono poveri, zingari, extracomunitari”. No, questo è veramente troppo. Ed allora io mi dissocio oggi come mi dissociai allora, quando un giorno contestai pacatamente ma con fermezza certi atteggiamenti, salvo poi, prudentemente, cambiare liceo, per andare a diplomarmi in quello dove qualche professore dava del lei agli alunni; in quello con il cortile utilizzato per l’originale televisivo su Fabrizio de Andrè che lo aveva frequentato quattro anni prima di me; in quello con il cortile con la statua di Cristoforo Colombo al centro, cortile aperto anche alle ragazze. Sempre senza fare nomi … del liceo e delle ragazze.

Finisce

Ma si può?

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UN GIORNO … “UN AMICO MI SCRISSE”

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Febbraio, 2018 @ 9:48 pm

Detto altrimenti: no, non è un romanzo di Tiziano Terzani …. (post 3071)

… mi scrisse così:

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Ciao, navigando stamattina nel tuo blog, mi sono imbattuto, tra gli altri, in un post del 6 dic. 2011, indirizzato al “Governo” di allora. Mi sembra che dopo sette anni, la maggioranza dei tuoi suggerimenti non sia stata accolta molto favorevolmente!  (Dici che il mio potrebbe essere un eufemismo?). Non sei stato molto convincente o i destinatari erano e sono rimasti sordi e con il cervello atrofizzato? O sono altre le priorità (soldi, poltrone, potere, sciacallaggio nei confronti dei più ” bisognosi” e altre nefandezze del genere) che primeggiano nelle illuminate menti dei nostri governanti? Che non sia il caso di riproporli di nuovo (i Suggerimenti eh!)  in vista del prossimo evento “elettivo”? Mi unisco volentieri alla folta schiera di chi vorrà condividerli! Un caro saluto. fil.

 E dai, mi sono detto! Se questo amico fosse qui gli darei il cinque! Il post cui si riferisce è il secondo della mia vita (“Novità del governo Monti”), il secondo dei primi tre, di quei “primi tre”  pubblicati il 6 dicembre 2011 quando “all’inizio c’era il blog” … E allora riesumiamolo, questo post: siamo sotto elezioni, può essere (di nuovo) attuale. E poi, chissà che un volta o l’altra l’indovino sia io …

Buona rilettura, dunque e … grazie, .fil che sta per Filippo, vero?

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ASSOCIAZIONISMO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Febbraio, 2018 @ 7:18 pm

 Detto altrimenti: dal piccolo al grande     (post 3070)

Kleine Kinder kleine Probleme, figli piccoli problemi piccoli, dicono i Tedeschi, nel senso che i problemi maggiori sorgono quando i figli crescono. E così per le associazioni. Piccolo è bello: regole semplici, spirito originario vivissimo, spontaneità. Unico problema l’avvio delle attività e la crescita. Infatti piccole associazioni crescono e con la crescita si rischia la burocratizzazione, la perdita dello spirito originario, la corsa al potere interno ed esterno,  l’appetito della politica. Questi rischi sono quasi sempre inevitabili.

C’è però un rischio sempre evitabile: da un punto di vista gestionale interno, si può evitare di mantenere la gestione delle origini, ovvero quella accentrata sul Presidente o sulla Direzione di turno. Infatti se si vuole crescere occorre decentrare e solo se si decentra si può crescere.  Il decentramento è attuato in stadi successivi:

  1. Inizialmente con l’affidamento ad un certo numero di persone di compiti e mansioni operative, in esecuzione di decisioni altrui.
  2.  Poi con l’attribuzione di vere e proprie deleghe a consiglieri delegati facenti parte del direttivo. Infatti, il Presidente e lo Statuto devono far comprendere a chi si candida a far parte del direttivo, che l’Associazione (il più delle volte) non ha un organismo esecutivo-direzione operativa e che quindi ciascun candidato – ove eletto – dovrà farsi carico di deleghe operative (potere+responsabilità), garantendo il risultato delle proprie decisioni ed azioni.
  3. In un terzo tempo, o “a saldo”  possono essere deliberate deleghe anche in capo a soci non facenti parte del direttivo (procuratori = titolari di  potere + responsabilità).
  4. Un quarto passaggio parallelo è quello da una gestione operativa per organigrammi (comando io perché sono il capo) ad una gestione operativa per funzionigrammi, ovvero ad una gestione per progetti delegati a singoli Capi Progetto (dirigo io perché ne sono capace, responsabile e delegato).

Lo stesso decentramento deve avvenire – nelle associazioni di maggiori dimensioni – anche al di sotto della Direzione, ovvero la Direzione stessa deve comprendere che “dirigere” non significa “fare tutto”, ma “far fare” tutto, attraverso deleghe di potere+responsabilità. E se questo passo non lo fa la Direzione, lo deve far fare alla Direzione chi sta sopra alla stessa, al limite cerando alcune direzioni operative (di linea) e direzioni “trasversali (di staff) quali ad esempio, il controllo di gestione e l’internal auditing o quanto meno promuovendo la gestione per progetti e Capi Progetto.

L’esigenza delle funzioni di controllo di gestione e internal auditing è purtroppo testimoniato dai recenti fatti di abusi verificatesi in alcune associazioni internazionali di grandi dimensioni.

Quanto sopra meglio si attua se il Presidente è eletto direttamente dall’assemblea dei soci e non in seconda battuta dal direttivo in quanto per “dirigere” un direttivo, il Presidente non deve essere eletto e delegato dal direttivo stesso: sarebbe infatti un po’ come ripetere l’errore dei guardiacaccia, che sono gestiti da chi devono controllare: i cacciatori stessi!

Dall’adozione di queste tecniche organizzative deriva la motivazione di chi opera, è la motivazione è il primo fattore della produzione. Seguono lavoro e capitale.

Buon associazionismo a tutte e a tutti!

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LA LUNGHEZZA DELLA DEMOCRAZIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Febbraio, 2018 @ 6:25 pm

Detto altrimenti: la distanza che intercorre fra il popolo (demos) e la forza (kratè) di una politica per il demos   (post 3069)

  • La scuola, la cultura, la storia, la conoscenza, la capacità di analisi e di critica.
  • La libertà e l’autonomia del pensiero di ognuno.
  • La maturazione del pensiero del cittadino.
  • L’espressione del pensiero del cittadino.
  • Il voto del cittadino.
  • ……………….
  • L’attuazione del voto del cittadino.

Quanto è lunga la catena di trasmissione della democrazia, o l’albero motore, se preferite? Ma forse l’immagine di una catena che trasmette il movimento dal motore alla ruota (ad esempio di una motocicletta) non è la migliore. Prendiamone un’altra, quella di un ruscello che alla sua sorgente è ricco di acqua purissima (al pari dell’acque della Fons Bandusiae di Orazio, splendidior vitro, più trasparente del vetro) e via via che scende a valle subisce alcune derivazioni (di acqua purissima) e alcune immissioni (di acqua inquinata). Ora è chiaro che più è lungo il corso del ruscello (quella riga di puntini nell’elenco qui sopra), più il ruscello è esposto alle citate derivazioni e immissioni.

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downloadDemocrazia come acqua purissima. Acqua? Un romanzo di Andrea Camilleri: “La forma dell’acqua”: l’acqua non ha forma, bensì assume la forma del suo contenitore. Così la Democrazia: la democrazia che arriva al cittadino che ne è assetato assume la forma (e i contenuti) che ognuno di noi dà al suo contenitore, cioè alla società civile, la quale a sua volta è civile se è democratica e così via …

Usciamo dalle metafore. Quanto più vicino è il cittadino alla “sua” politica, ai “suoi” politici, tanto minore è il rischio che la sua democrazia (quell’acqua purissima) gli venga in parte sottratta ed in parte inquinata. Ed ecco il principio di sussidiarietà: “Non faccia l’organo superiore ciò che può fare l’organo inferiore”. Ed ecco le Autonomie Speciali. Catene corte …  vai per strada o chiedi udienza … facilmente  incontri l’Assessore, il Sindaco, il Presidente della Giunta Provinciale … un incontro fisico, figurativo, che di per sé non dice nulla se non che è sintomatico di un incontro di tipo diverso: quello della relazione, della comunicazione (communis actio, azione comune), del rapporto personale esistente o comunque molto possibile, del rapporto fra elettore ed eletto, fra domanda e offerta di soluzioni.

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P.S.: tuttavia fra il bene acqua e il bene democrazia c’è una differenza sostanziale: l’acqua bene pubblico cioè di proprietà di tutti; la democrazia è un bene comune, cioè realizzato con l’apporto iniziale da parte di tutti. Solo dopo la democrazia diventa anch’essa un bene pubblico.

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LO SPAZIO CULTURALE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Febbraio, 2018 @ 6:38 am

Detto altrimenti: quanti lo ricercano? Quanti lo capiscono?           (post 3068)

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La monocultura come la monocoltura: per anni ti dà molti frutti, ma alla lunga inaridisce il terreno …

Una vita monoculturale, la mia, fino a qualche anno fa. Il lavoro, il lavoro, il lavoro. Direte: è cultura anche quella. Si, cultura è insieme di conoscenze e se lavori molto, conoscenze ne acquisisci, molte. Si, però sono sempre le stesse: di lavoro! Sai cheppalle … cheppalle anche se varietas delectat, anche se plurale è bello, anche se nella mia vita ho lavorato in ambiti molto diversi,  sempre a livelli molto elevati. Ma ecco la pensione. Dicono che il pensionamento può condurre all’esaurimento nervoso: “Tu semmai lo fai venire agli altri … a starti dietro” dice mia moglie. In effetti io fermo (e zitto) non ci so stare, fisicamente (bicicletta, vela e sci) e intellettualmente. Ed allora ecco i libri, ecco le associazioni culturali, sportive, letterarie, i gruppi di lettura, la storia, i classici, la filosofia, le brevi lettere alla stampa locale, la partecipazione a convegni,  etc. etc.. : di volta in volta (e di luogo in luogo) da semplice associato, vicepresidente, uditore, segretario, presidente, lettore, gost writer, scrittore, tesoriere, ragazzo di fatica,  … insomma, alla come viene viene. Basta esserci e l’arricchimento (non di denaro!!) è assicurato.

E poi – ma mica tanto poi – dal 2011 c’è il mio blog, una sorta di diario-non-segreto, un colloquio costante con 100-150 persone al giorno, il 25% delle quali – ovvero di voi, lettrici e lettori – nuove ogni giorno. In sei anni appena compiuti ho scritto oltre 3000 post-articoli chiamateli come volete che per me va bene in ogni caso. Ho scritto … anzi … sto scrivendo un po’ di tutto, il mio editore mi lascia libero, non mi ha mai “ripreso”, grazie Andrea alias Ing. Andrea Bianchi: grazie anche perché questi miei post sono il mio più attivo Spazio Culturale.

Cosa? Dite che sto omettendo un aspetto della mia vita? Quello politico? Be’ … si, lo confesso, non avrei voluto parlarvene … anche perché non ho fatto e non faccio politica (non sono candidato a nessuna posizione di partito o altro), bensì pre-politica, cioè cerco di approfondire temi di carattere generale, come quando, nell’ultimo Evento dello scorso anno, con gli amici ci siamo occupati dell’Autonomia. A me, presidente dell’associazione organizzatrice (che non nomino per via della privacy), loro hanno lasciato l’apertura del convegno, tutto lo spazio che volevo, diciamo … cinque minuti (begli amici! Direte voi …)! Ed io a parlare del senso trascendente dell’Autonomia, ovvero di ciò che proviamo quando ne godiamo i frutti, cioè i risultati della sua applicazione pratica. Ma soprattutto a parlare del senso immanente dell’Autonomia, ovvero di come la viviamo giorno per giorno, minuto per minuto, di come la percepiamo “nel durante” (non “prima” né “dopo”) e quindi – a mio sommesso avviso – dell’Autonomia innanzi tutto come caratteristica del libero pensiero di ognuno: autonomo, appunto. Ma tant’è, la stampa riferendo del mio intervento ha scritto che io avevo parlato del senso trascendente e del senso “imminente” dell’Autonomia! Ah si? Ed io nel mio blog di spazio immanente ne ho quanto ne voglio: scrivo, mi scavo, disegno, costruisco e difendo questo mio spazio culturale (e anche quello trascendente).

I miei prossimi AP-Argomenti Preferiti? Ne ho alcuni  in lavorazione mentale:

  • La lunghezza della democrazia
  • …………………..
  • La democrazia e la storia del suo significato nei millenni, ovvero successivamente potere sul popolo; strapotere del popolo; potere del popolo.
  • ………..
  • La catena (o l’albero) di trasmissione della democrazia.
  • …………..
  • La violenza delle eccezioni e delle violazioni di legge.
  • …………..
  • I simboli al potere e il potere dei simboli.
  • …………….
  • L’aggiornamento delle priorità.
  • …………….
  • La lotta ai cappellifici, ovvero alla moda di mettere il cappello sul lavoro altrui.
  • ……………..
  • Pluralità e molteplicità.
  • …………..
  • Laicità, grazie a Dio.
  • …………….
  • Autorità e autorevolezza.

Insomma, ecco il mio spazio culturale, anzi i miei spazi culturali, sentieri che in una qualche misura ho già percorso in post precedenti ma che sento la necessità di ricalcare, dando loro una particolare e specifica centralità. Grazie che mi avete letto, che mi state leggendo e ancor più se continuerete a leggermi. E intervenite, dai, con i vostri commenti! Buona lettura, buoni commenti e buon pensiero libero e autonomo a tutte e a tutti!

P.S.: Cosa? Mi chiedete cosa significano tutte quelle righe “a puntini”? Semplice, raga: significa che fra tanti post seriosi troverete anche post relax, di sport, turismo, costume etc.. Insomma, troverete di che rilassarvi.

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14 FEBBRAIO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Febbraio, 2018 @ 1:12 pm

Detto altrimenti: San Valentino                        (post 3067)

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Primi alla prima … risalita. Dopo due ore qui è pieno di sciatori

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.Sveglia presto. Alle 08,30 Claudio ed io siamo sulla prima cabinovia ad Andalo: la Cima Paganella ci aspetta. Due ore di sciate fa-vo-lo-se su piste “a specchio” e deserte-semideserte-(ancora) poco affollate. Ore 11,00: affollamento. Il mio amico ed io andiamo all’auto, per oggi basta. Mentre armeggio al mio portabagagli, un signore:

  • “Lei è del posto?”
  • “Dica”
  • “Qui, sotto la neve … c’è forse il segnale di stallo riservato alle persone diversamente abili?”
  • “Si … ma se aspetta pochi minuti, le lascio il mio posto, io sto andando via”
  • “Grazie”
  • “Prego, si figuri”.
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Si avvicina la moglie del tizio, sorridendo … ed io: “Sa, vado a comperare dei fiori per mia moglie”. E lei, scurendosi in volto: “Oh, mi dispiace, condoglianze …”. “Ma … signora … oggi è S. Valentino!” “Oh … mi perdoni, che gaffe, scusi tanto … veramente …”. La racconto al mio amico: una risatona a tutto tondo. Dico: andiamo a comperare i fiori. Dice: macchè fiori, andiamo alla pasticceria di Lavis e comperiamo delle ottime paste. Detto fatto.

Buon e dolce S. Valentino a tutte e a tutti!

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VARIE ED EVENTUALI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Febbraio, 2018 @ 6:07 am

Detto altrimenti? Svarioni mica tanto eventuali!                  (post 3066)

Sicurezza sulle piste da sci

download (1)Piste molto ben battute, levigate a specchio e molto affollate. Sci velocissimi. Molti incidenti, addirittura mortali. Piste chiuse per inadempienza delle norme di sicurezza passive (reti di protezione mancanti). Io sono un pensionato “molto sciatore”. Ieri ho sciato benissimo fino alle 10,00. Dopo no. Arriva la folla e molti turisti sciatori – spesso stranieri – non rispettano le regole minime del comportamento: velocità eccessiva spesso accompagnata dalla mancanza di controllo dello sci; ingombro dell’intera pista anche dietro i dossi e dietro una curva. Ieri un amico, addetto ad un impianto di risalita, mi ha detto “Mai visti tanti incidenti come oggi”. Ecco, mi sento di suggerire che insieme al titolo di risalita impianti sia venduta allo sciatore l’assicurazione obbligatoria RCS-Responsabilità Civile Sciatore; sia consegnato un foglietto riportante le principali regole da seguire durate l’esercizio dello sci (e le relative sanzioni per la loro inadempienza) redatto in molte lingue e che sulle piste siano maggiormente presenti in modo visibile la Polizia e i Carabinieri per prevenire ogni abuso e sanzionare chi viola pericolosamente le regole del Codice della Strada Innevata.

Priorità della politica

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L’economista Paul Samuelson ieri : “Burro o cannoni”. Noi oggi : “Aranci o F35”.

Siccità in Sicilia. A rischio la produzione di aranci dell’annata. A rischio la sopravvivenza stessa degli aranceti. Per salvare le piante occorrono investimenti per 40 milioni di euro. Ieri ero in Paganella a sciare. In seggiovia, accanto a me, due primi ufficiali di una importante compagnia aerea discutevano di problemi occupazionali. Chiedo permesso e mi inserisco nei loro discorsi. Chiedo loro quanto costa uno dei loro Boeing 747. “300 milioni di euro” mi rispondono. Chiedo loro quale sia il costo di un cacciabombardiere F35. “10-12 milioni” è la risposta. Io replico che il costo di un F35 è dai 130 milioni di euro in su. Campagna elettorale. Promesse di spesa di ogni tipo. Manca l’investimento per salvare gli aranceti siciliani. I fondi? Acquistare un  F35 in meno e diffondere la giusta consapevolezza di quanto ci costi mantenere un tal genere di priorità. Se non altro per egoismo, perché questi buoni aranci siciliani piace anche a noi del nord mangiarli … o no?

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Incongruenze burocratiche

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Tizio è canadese. Si trasferisce in Italia. Per alcuni mesi la sua patente auto viene accettata come “buona”. Dopo “scade”:  Tizio deve superare gli esami di guida, viene considerato neo patentato, per un certo periodo non può guidare auto oltre una certa cilindrata né guidare in autostrada. Tizio, in Canada. È maestro di sci. In Italia non può esercitare. Prima deve … (v. sopra).

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11 FEBBRAIO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Febbraio, 2018 @ 6:59 am

Detto altrimenti: 1929 – 1984 – 2018, i Patti ed i piatti …                    (post 3065)

I Patti Lateranensi (fra Stato e Chiesa): chi non li conosce ne legga in internet (è inutile che io ne scopiazzi qui alcuni passaggi). Nel 1929 un UDD – Uomo del Destino li firmò per il Regno d’Italia. Nel 1984 li ha rinnovati un altro aspirante UDD, ma ha cannato per tre giorni perché li ha firmati il 14 febbraio, che poi è San Valentino, la festa degli innamorati. Si vede che questo aspirante UDD si era innamorato (del potere, n.d.r.).

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I “piatti” di Papa Francesco, in coda alla mensa della Città del Vaticano

Oggi io credo che ci sia un UDD, ma finalmente uno vero. E’ un Capo di Stato che in campo internazionale si batte per l’affermazione di principi e di regole di base, strategiche (= indispensabili e insostituibili) per la convivenza pacifica e lo sviluppo del genere umano, per il rispetto e l’accettazione dell’Altro. Ah … dimenticavo, scusate … questo UDD è anche un capo religioso, laico nel senso che è guida per  i seguaci della propria religione ed allo stesso tempo non combatte anzi accetta il pluralismo religioso.

Il nome di quei due UDD fasulli e di quello vero? Ma no … dai che è facile, dai che lo conoscete! Ecchè, vi debbo dire tutto io? Quando mai!?

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