VISIONE D’INSIEME E PERCEZIONE SENSORIALE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Marzo, 2018 @ 9:05 am

Detto altrimenti: per cercare di capire il ribaltone politico trentino       (post 3104)

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imagesSiete in cime ad una alta scogliera: del mare avete la migliore visione d’insieme e nessuna percezione sensoriale. Man mano che scendete verso la base, diminuisce fino a scomparire la visione d’insieme e aumenta gradualmente la percezione sensoriale, che poi è massima se vi immergete nelle acque e sentite il salino sulle labbra. Senza la sua percezione sensoriale, non conoscerete mai il mare. D’altra parte occorre anche averne una visione d’insieme: quindi il suggerimento è di scendere sulle spiagge, tuffarsi più volte, risalire sulla scogliera, ridiscendere, etc..

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downloadVi è poi un altro modo di conoscere il mare, ma si è dimostrato non premiante: quello di chi, comodamente seduto su una poltrona di prima classe, lo osserva dal finestrino di un areoplano che vola alto … alto … troppo alto! Da quell’altezza infatti, le creste bianche di grandi onde frangenti sembrano innocue macchioline di colore ad abbellire l’azzurro della superficie. E invece … invece si è di fronte a … anzi, scusate, si è (troppo) al di sopra di un mare agitatissimo (grado 9, il massimo della scala Dougals, onde di 14 metri!) sconvolto da un vento forza 12 (la forza massima della scala Beaufort, vento oltre 117 kmh).

Si capisce che sono un velista?

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ATTREZZI DA COMPETIZIONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Marzo, 2018 @ 11:07 pm

Detto altrimenti: vediamo un po’ di che si tratta …     (post 3103)

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La mia storica “Camilotto Expert”, 35 anni fa al top della gamma, and still going strong!

Chi fa sport, anche non agonistico, spesso li anela. La bicicletta ad esempio, quella da corsa che ora chiamano da strada … se hai soldi, puoi comperare anche l’ultimo modello, magari con il cambio elettronico. Quanto costa? Non lo so, azzardo … 15.000 euro? Non credo di essere andato lontano. Un gradino sotto ci sono bici extra ma “umane”, ed allora con 8.000 euri te la cavi. Con 5.000 puoi avere quella “truccata”, con il motorino elettrico nascosto che se non fosse per quel sibilo faresti la figura di un gran figo. Anche con 3.000 te la cavi mica male. Comunque, con la bici estrema danni non ne fai a te e agli altri. Infatti se non pedali, non vai.

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     Primi alla Prima (risalita!)

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Con gli sci da discesa è cosa diversa. Infatti la discesa è lì che ti aspetta e ti tira verso valle anche se non … pedali! Io scio molto ogni anno da 60 anni (ma non ho una esperienza di gare: infatti l’unico sport che ho praticato a livello agonistico è la vela, ma di questa parlerò a parte)

Gli sci. Una volta il modello era unico, variava la qualità (e il prezzo, ovviamente), lunghezza m 2,05  a parte che da militare li avevo “alti” m 2,15 (Alu Fischer rossi), perché più erano lunghi più eri figo. Oggi vi è un’ampia gamma di “tipi” di sci. Io da 20 anni scio ovviamente con attrezzi di ultima (attuale) generazione: modello turismo avanzato, mediamente sciancrati cioè mediamente rastremati al centro per agevolare le curve secondo la nuova tecnica, lunghezza 1,70, raggio di curvatura 15 metri (foto accanto).

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        Sole che sorgi a illuminare Fai …

Oggi, in Paganella, ho avuto modo di provare quasi tutta la gamma. Un paio (Atomic) di m 1,60, raggio di curvatura 11 metri, molti rigidi (e pesanti) da gara di slalom speciale. Dopo un’ora sentivo già un non so che alle ginocchia, ad ogni curva mi “tiravano” a monte accelerando, velocissimi, molto impegnativi: un po’ come se uno della mia età uno avesse una moglie di 25 anni! Li ho subito scartati. Poi ho provato tutta la gamma Fischer, tipo leggeri, medi, pesanti, a pianta stretta e larga, da 1,70 fin a 1,80 metri, con piastra normale e da gara, raggi di curvatura da 13 a 18 metri.

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E lì, davanti a te, verso nord, il “muro” della “nera” ti aspetta …

Sciando in sequenza con i vari modelli, sono arrivato ad una conclusione: se cambierò prenderò quelli “come i miei attuali” (Salomon) ovvero da turismo avanzato (doppio strato, un po’ più pesanti e rigidi), lunghezza 1,70; raggio 15, pianta stretta, piastra non da gara. Che volete che vi dica? Gli altri o sono troppo morbidi, da principiante su piste facili; oppure sono troppo “da gara”, cioè richiedono che lo sciatore abbia qualche anno di meno dei me che sono 74enne. Oppure sono  troppo specialistici, cioè “ottimi” per questa o quella situazione, non “buoni” per tutte. Riflettete quindi, prima di sceglier lo “scio” (così si dice in dialetto trentino) adatto a voi e in negozio dichiarate senza remore e con onestà: peso, anni, altezza, grado di abilità nella sciata: aiuterete il rivenditore a consigliarvi lo scio giusto ed anche, chicca finale, l’angolo di inclinazione delle lamine!

I prezzi del “nuovo”: da 350 a 2.500 euro di quelli con serigrafia d’autore!

Appendice: le ore migliori per un sciata.

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Solo e gioioso le più deserte piste / vo’ scivolando fra boschi alti silenti / e gli occhi porto per fuggire intenti / ove sciata uman la neve calchi …

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Le primissime del mattino, quando le piste sono tirate a specchio e non c’è ancora nessuno. Siete in un altro mondo, padroni di quel mondo. Solo che questo “trucco” lo stanno capendo in molti e allora …. e allora ormai funziona bene soprattutto quando fa freddo, quando la massa degli sciatori stima che sia ancora troppo freddo per salire sulle cime: quindi, ovviamente, in dicembre prima delle feste e, quest’anno, anche in febbraio quando abbiamo avuto l’ondata di freddo siberiano.

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.3 - Eccomi

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E per una pausa caffè, cosa c’è mai di meglio che la direttissima alla Malga Zambana?

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Buone sciate a tutte e a tutti!

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DA KESSLER A CONZATTI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Marzo, 2018 @ 6:23 am

Detto altrimenti: dall’epoca di un senatore a quella di una senatrice   (post 3102).

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Un destino senatoriale il mio, pare! Chiamato in Trentino trent’anni a ristrutturare finanziariamente ed economicamente la finanziaria ISA SpA e a lanciare il Progetto Tonale sotto la presidenza del Senatore Kessler, oggi mi ritrovo a vivere l’Epoca Senatrice Conzatti. Ciò premesso, veniamo al motivo di queste mie riflessioni, che spaziano dall’ulivo e dalle  margherite ai salici piangenti.

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downloadLo riconosco: in passato la politica locale era sempre stata pre-veggente ed aveva positivamente difeso “Isola Trentino” e favorevolmente influito su quella nazionale. Questa volta no. Questa volta “Un indovino mi disse” … e non è solo il titolo di un libro di Tiziano Terzani, ma anche quanto posso ricondurre ad un mio caro amico, Luigi Sardi, giornalista e “storico della storia”, persona conosciuta da moltissimi e stimata da tutti, il quale negli ultimi anni quanto a previsioni politiche ci ha azzeccato ben due volte. La prima con il suo “a volte ritornano” riferito a Berlusconi, e lo diceva quando costui era nella fase più acuta della tempesta giudiziaria e nessun altro ci avrebbe mai creduto, in quel ritorno. La seconda poco prima dell’ultima tornata elettorale nazionale, allorchè mi avvertiva circa la limitatezza della percezione di chi – come me – frequentava grosso modo sempre la stessa “fascia socio-culturale”, rispetto alla sua capacità previsionale di frequentatore di molte diverse “fasce”. Infatti, tali sue frequentazioni gli facevano prevedere un vero e proprio ribaltone, quale reazione agli avvitamenti della politica tradizionale.

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Morale della favola l’amico ci ha azzeccato anche questa volta: al dualismo di prima (Destra-Sinistra) si è sostituito un nuovo dualismo: antipolitica-politica. E bravo il mio amico! Peccato che la stessa consapevolezza non l’abbia avuta la politica locale. Peccato. Qui a fianco, il mio Indovino Personale Luigi Sardi.

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      Mettiamole le strisce! E di corsa!

Ma perché questo trionfo dell’antipolitica? Facciamo un passo indietro nella storia: ieri PC finanziato da URSS, DC da USA. Oggi Russia – USA convergenti sull’ostacolare la nascita di un’Europa forte, figuriamoci la nascita degli Stati Uniti d’Europa, che invece entrambi vedono bene come parco buoi consumatori. Facciamo un altro passaggio: Europa – Italia: “Italia oggi”, non il titolo di un quotidiano, bensì come si configura oggi il Paese nei confronti dell’Europa: forse un elemento po’ più destabilizzatore del processo di costituzione degli Stati Uniti d’Europa. E questo mi rattrista molto e fa sì che io mi domandi: cui prodest? Cui bono? Chi ci guadagna? A chi vien bene? A mio sommesso avviso l’Italia – anello più debole fra gli anelli “forti” della catena Europa e quindi più aggredibile – è forse sotto attacco da parte di Stati che non vogliono un’Europa unita e tanto meno gli Stati Uniti d’Europa. E l’attacco avviene attraverso i successi dell’antipolitica sfasciacarrozze: un’Europa forte che possa opporsi al protezionismo doganale USA? Quando mai!

Ma ritorniamo ai due poli. Aggiungo che all’interno di ognuno di essi, assistiamo ad una ulteriore suddivisione: l’antipolitica in Lega e 5 Stelle; la politica in “Arroccamento di fantasmi” e “Nuove idee su possibili compromessi”.

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Il compromesso. Il primo governo Degasperi fu fatto con i fascisti. Il compromesso storico di Moro con il PC. Paolo Mieli, nel suo bel libro “I conti con la Storia – Per capire il nostro tempo” (Rizzoli, 2013) dedica un intero capitolo al compromesso: “Mosche e scarafaggi: quando i compromessi fanno la Storia”, dalle pagg. 38 a pag. 48 comprese. Ecco l’incipit “Il compromesso è la cosa migliore che ci sia: Fu Albert Einstein a dire che gli unici compromessi inammissibili sono quelli sordidi” Ma perché si parla di scarafaggi e di mosche? Mieli si spiega citando il filosofo israeliano Avishai Margalit, secondo il quale il compromesso di uno scarafaggio che ovviamente rende immangiabile una minestra va rifiutato; mentre quello di una mosca sul balsamo applicato ad una ferita danneggia solo in parte l’effetto curativo e può essere ammesso.

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“Liber” in latino “libro” e anche “libero”. Sarà un caso?

E torniamo con i piedi per terra, sulla nostra Terra Trentina, quella della nostra Provincia Autonoma. I guru della vecchia politica sono stati schiacciati dall’antipolitica. Una vecchia politica che non ha saputo vedere al di là del … bracciolo della poltrona che occupava (uso l’imperfetto, tempo del passato) e che ora incredibilmente ripropone se stessa attraverso i vecchi guru che ripropongono se stessi: “Non passeranno! Difendiamo i nostri valori, alle armi! Alle armi!” Gridano a gran voce. E invece … invece qui in Trentino, chi ha avuto ragione? Chi torto? Orbene, per dirla con il Manzoni “La ragione e il torto non si dividono mai con un taglio così netto, che ogni parte abbia soltanto dell’una o dell’altro”. Quindi secondo Don Lisander ci potrebbe essere un concorso di colpa. Tuttavia, il “chi ha avuto”, è passato prossimo, tempo del passato.  Ma … per il futuro, “chi avrà” ragione? Avrà ragione chi si arrocca alla ne paseran dietro l’assolutismo di vecchie posizioni storicamente superate e assolutamente indifendibili oppure avrà ragione chi vuole rimanere vivo e mettersi comunque in una posizione dalla quale cercare di recuperare i pezzi della politica per opporsi all’antipolitica?

Ai posteri l’ardua sentenza (e ci risiamo con il Manzoni!)

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ACCADEMICI DELLE MUSE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Marzo, 2018 @ 11:43 pm

Detto altrimenti: chi erano costoro?                           (post 3101)

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           Cristina, Giovanna, Letizia

Erano, e sono, un gruppetto di soci fondatori che dieci anni fa hanno dato origine ad un Circolo Culturale Privato, l’Accademia delle Muse,  nel quale si entra per amicizia-passa-parola, senza alcuna formalità. Il nucleo originario di una quindicina di persone oggi consta di circa cento Accademici, frequentanti nella misura media del 45% e attivi in quella del 20%. Non male. Ci riuniamo una volta al mese da ottobre a giugno presso la casa della Presidente Cristina (grazie, Presidente!) e in ogni serata trattiamo tre argomenti: il primo – la cena (!) – il terzo. Nel senso che ognuno offre ai colleghi ed amici l’arte sua: musica, canto, storia, fotografia, poesia, pittura, viaggi, sport, teatro, letteratura, giornalismo, etc.. Questa sera (poco fa!) è stata la volta di “Chicche musicali: musica a sorpresa”, nel senso che il trio Cristina Endrizzi (pianoforte) Letizia Grassi e Giovanna Laudadio (voci) ci hanno offerto alcune splendide perle musicali:

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              Giovanna, Cristina, Letizia

    Yiruma, “River flows in you” – piano solo

  • F. Lehar, “Lied und Czardas” – Letizia
  • Bizet, dalla Carmen, “L’amour est un oiseau rebelle” – Giovanna
  • Piazzolla, “Invierno Porteno” – piano solo,
  • Barry Gibb, “Woman in love” – Giovanna
  • C. Orff, dai Carmina Burana, “O fortuna” – Giovanna, Letizia
  • C. Gounod, “Marcia funebre per una marionetta” – piano solo
  • L. Delibes, da Lakme’, “Duetto dei fiori” – Giovanna, Letizia
  • L. Bernstein dall’operetta Candide, Aria “Glitter and be gay”.

Perfetta Cristina per scelta dei brani e loro esecuzione. Le voci: più profonda Giovanna. Letizia non più solo soprano drammatico ma soprano anche oltre! E poi la sua mimica, l’interpretazione! Da vera professionista del bel canto. Ogni brano preceduto da una breve significativa ambientazione storico-musicale. Bravissime! Vi siete meritate la nostra standing ovation!

Seconda  parte della serata: intermezzo eno-astronomico, si “astronomico” considerata la qualità eccelsa dei cibi e delle bevande! Grazie alle Signore Fattrici di tanta meraviglia! E’ seguito il consueto “Angolo delle anteprime”, momento nel quale ogni Accademico segnala gli eventi – propri o altrui – nei quali è particolarmente coinvolto e che poi vengono trovate segnalate qui sul blog.

Indi la terza parte della serata: “Un Boato di colori” ovvero l’arte e le opere di Matteo Boato, così introdotto dalla Presidente Cristina e da Giovanni Soncini:

Cristina

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        Matteo nel laboratorio di Gabbiolo

Marzo 2017: al Muse, nell’ambito dell’evento “La voce della piazza”, l’amica Accademica Nadia Ioriatti legge alcuni brani dei suoi libri “Io tinta di aria” e “Aria che allenta i nodi” in uno spazio addobbato come piazza dai quadri di Matteo Boato. Riccardo ne trae un post, indi sale a Gabbiolo ad intervistare il pittore, ne nasce un secondo post e Matteo è invitato a diventare dei nostri. Matteo, non solo pittore. Infatti il “ragazzo”, classe 1971, ne ha fatto di cose! Diplomato in chitarra classica, ne è stato insegnante; è stato Ufficiale di complemento; è ingegnere civile; ora è pittore. Ha due figlie di 12 e 10 anni, Matilda e Beatrice, due nomi, musicale l’uno (Matilde ricorda “Matelda”, un capolavoro-calypso di Harry Belafonte); poetico l’altro (Beatrice, la Beatrice di Dante): figlie appassionate di Pittura, Musica e Danza. Matteo racconta: “Papà architetto veneziano. Io ho il ricordo di tutto ciò che di bello mio papà mi insegnò a vedere, non solo a guardare. La laurea (“la chitarra va bene ma se fai l’ingegnere troverai facilmente lavoro”); il servizio militare; il lavoro (anche nel gruppo Stet, Telecom e Sodalia). Poi a 28 anni, il colpo di fulmine: in tre giorni ho deciso che dovevo fare ciò che mi sentivo di fare: ed era la pittura. Così mi comandava lo stomaco, più che il cervello”. Benvenuto fra di noi, Matteo! Ed ora sulla tua pittura, qualche parola di presentazione da parte del tuo collega pittore, già prof universitario di fisica, Giovanni Soncini.

Giovanni Soncini

IMG_4337Di Matteo Boato ammiro la capacità di coltivare, in contemporanea agli studi pur impegnativi di ingegneria civile, anche interessi artistici, in particolare la musica e la pittura. Poiché nulla conosco di musica e non essendo di professione un critico d’arte, mi permetto di limitarmi a pochi commenti introduttivi alla sua attività di pittore, passione che ci accomuna e che entrambi condividiamo, lui ormai da professionista ed io da appassionato dilettante. Premetto che conosco l’opera pittorica di Matteo per aver visto “in anteprima” le immagini che verranno proiettate questa sera e per aver visitato il suo sito internet. Le pitture di Matteo raffigurano spesso ambienti cittadini, quali case e piazze, che sono state l’oggetto dei suoi studi di ingegneria, ma che vengono riviste e trasformate con l’immaginazione dell’artista e riprodotte sulla tela con colori primari (rossi, gialli, blu) particolarmente vivaci stesi con una pennellata materica, quasi tridimensionale. La sua è una tecnica pittorica diversissima dalla mia e che proprio per questo ha destato la mia curiosità e ammirazione.

Matteo stesso

Vivo il dipingere come fosse un diario, un continuo raccontare la mia vita.

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Un nuovo Rinascimento: Arti a colloquio (pittura, musica, canto)

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Dipingo prevalentemente su tela, legno e ceramica, quello che mi suggestiona, quello che vedo di accattivante dal mio vascello in volo sul mondo, quello che amo, come un’autobiografia. Per rincorrere sogni, per dare vita alle persone o agli ambienti che desidero toccare, con i quali voglio interagire. Una semplice e primaria necessità di espressione; un’esigenza di raccontarsi e di raccontare.

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        Cristina e Matteo

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Ho incontrato la pittura da bambino e per quanto mi sia possibile continuo ad essere bambino in questo. Era a quel tempo innanzitutto adatta, in quanto tecnicamente semplice, a rendere vivi pomeriggi solitari e lunghe estati in montagna. Un mezzo espressivo che tuttora considero il più adatto al mio fare, perché il segno si espleta hic et nunc, esce direttamente dall’io, dallo stomaco senza intermediazioni tecniche che filtrino o condizionino il procedimento creativo e richiede inoltre mezzi di supporto poveri, ma assai durevoli.

Pongo alla base di ogni mio lavoro il disegno, inteso come origine del gesto, strategia cognitiva, strumento per controllare contorni e colori, progetto per ordinare parti, sguardo che procede per congiunzioni e disgiunzioni, artificio per vedere, restituire l’unicità della sensazione e assicurare il possesso dei fenomeni, per estrarre da ignoti fondali l’anima del visibile, perché il disegno sta tra l’intuizione e la forma, è l’analogia metaforica del pensiero.

Il “bello” della pittura è la sua capacità comunicativa e vedo una stretta relazione tra opere pittoriche e universalità del messaggio. Così quando finisco un lavoro che considero emotivamente positivo, che considero o meglio sento creativo, ho l’impressione di essere di fronte ad un déjà vu. Per chi guarda, la tela è un punto di vista, una finestra sul mondo che sta dietro le cose e gli uomini. Per me che ne faccio uso è un luogo mentale, anzi è proprio la mia mente, il mio cielo.

 Il vostro blogger

download (3)Matteo, artista affermato in campo internazionale. Le serie di dipinti “Palazzi”,  “Piazze”, “Mani”, “Archi”, “Paesi” … con ombre che sono materia e materie ombra; prospettive piane che sposano visioni tridimensionali; realtà immaginate “dall’alto”, colori “scolpiti” su tele che sembrano pareti di marmo … una nuova “Fantasia” disneyana, visto che Matteo, musicista, sposa note a colori e colori a note.   Successo pieno della sua esposizione, accompagnata da diapositive e filmati con colonna musicale di due musicisti famosi: Matteo e Bach. Bravo, anzi, bravissimo Matteo! La proiezione è stata ricca e è durata molto: nessuno si è alzato, nessuno si è stancato: tutti siamo stati rapiti dal regalo che ci stavi facendo. E poi, Matteo, grazie anche per i regali dei tuoi preziosi cataloghi e di tre splendide xerografie!

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     Pittura viva a Gabbiolo: viva come la Natura!

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Se volete saperne di più. Su Matteo, navigate in internet. Su di noi, navigate sul blog gente, navigate … perché in genere i miei colleghi si aspettano da me la pubblicazione del resoconto di ogni serata con ogni calma, diciamo entro le ore 08,00 del mattino successivo! I prossimi appuntamenti? Sono (faticosamente!) da me riepilogati nella prima pagina del blog che state leggendo. Grazie per avermi letto e … buona cultura a tutte e a tutti!

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Firmato il vostro blogger (preferito, vero?) Riccardo, Vicepresidente (ahimè senior) dell’Accademia delle Muse.

P.S.: ho recuperato il cv dell’amico Matteo: “tre uomini” in uno, anzi, quattro perché è padre di due splendide bambine.

Si laurea nel 1992 in chitarra classica e nel 1997 in ingegneria civile. Nel 1998 consegue il “diploma di architettura bioecologica” (Torino). Nel 2001, come un fulmine a ciel sereno, sceglie la via della pittura come unica professione. 

Attività espositiva

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Matteo “mette in piazza” le persone: ma a due o a tre dimensioni?

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All’estero: Barcelona (S), Belfast (GB), Berlin (D), Bruxelles (B), Cheboksary (Russia), Dandee (GB), Dresden (D), Edinburgh (GB), Fukuoka (J), Gabala (AZ), Glasgow (GB), Groeningen (NL), Hakone (J), Hong Kong (Cina), Kirov (Russia), Lisboa (P), London (GB), Lausanne (CH), Lugano (CH), Minamiashigara (J), Moscow (RU), Nizhny Novgorod (RU), Odawara (J), Paris (F), Rostov-on-Don (Russia), Sevilla (S), Sonthoven (D), St. Andrews (GB), Tarragona (S), Yaroslavl (Russia), Yekaterinburg (Russia);

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In Italia: Alessandria, Asolo (TV), Barletta, Bergamo, Carrara, Castelfranco V. (TV), Feltre (BL), Ferrara, Genova, lmbersago (MI), Mantova, Milano, Modena, Moena (TN), Mogliano V. (TV), Padova, Parlesca (PG), Riva del G. (TN), Roma, Rovereto (TN), Saronno (VA), Torino, Tortona, Trento, Udine, Venezia, Verona, Vicenza, Vigevano (PV).

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Foto di “chiusura”? Doverosamente la Presidente Cristina che accompagna Letizia!

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Partecipa ad attività formative dedicate alla progettazione artistica di gruppo (MART, 2010 e 2011; FPSM, 2014 – 2017), regia e scenografia (Pergine Spettacolo Aperto, con M. Detassis, 2007; Tour “Tutti Qui” di Claudio Baglioni, 2006), conferenze artistico/scientifiche (MUSE, 2011), performance (Galleria Civica di Trento, 2011; Auditorium di Trento, 2011; MUSE, 2013; Nizhny Novgorod (RU), 2014; Kirov (RU), 2015).

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Prende parte, come pittore e musicista, ad una ricerca scientifica condotta da L. Albertazzi, L. Channel, R. Micciolo, docenti dell’Università di Trento, e alla pubblicazione “Cross-modal association between materic painting and classical Spanish music” in Frontiers (Psychology). 

Film e TV – I suoi lavori vengono inseriti nella scenografia del film “La felicità è un sistema complesso” (2015, reg. Zanasi) e nella serie TV “Tutto può succedere” (2016 – 2017, RAI). 

Vince di alcuni concorsi nazionali per la realizzazione di opere d’arte pubbliche tra Provincia di Trento e Roma: Scuola Primaria e Secondaria di Levico Terme (TN), Nuova Corte d’Appello di Roma, Scuola Materna di Povo (TN), Scuola Materna di Mezzano (TN), Presidio Ospedaliero di Borgo V. (TN), Nuovo Polo Scolastico di Pergine V. (TN).

Bravo, Matteo! Brave Letizia e Giovanna! Grazie, Cristina!

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FINE SETTIMANA RICCO DI ARTI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Marzo, 2018 @ 2:02 pm

Detto altrimenti: venerdì, ieri, oggi, domani                         (post 3100)

1 – Trento. Venerdì pomeriggio. Foyer del Teatro Sociale all’incontro con gli attori de “Le sorelle Materassi” (v. infra, dopo).

2 – Riva del Garda. Ieri sera, Arte Fotografica e il Manzoni (v. post precedente)

download3 – Trento. Questa mattina. I concerti della Domenica alla sala della Società Filarmonica: i fratelli Bortoluzzi: Gabriele  al violino e  Federica  al pianoforte: 23 anni lui, 29 lei. La loro mamma, una giovane distinta signora più sorella che mamma, casualmente seduta in sala a fianco di mia moglie Maria Teresa. I due ragazzi, mi permetteranno di chiamarli così, hanno portato nella sala il sole che – finalmente! – splendeva  fuori, dopo giornate di nevischio e temperature quasi siberiane: il sole, la sua energia, quello che ci ha avvolti all’uscita dal Concerto, loro due ce lo avevano già regalato all’interno. Grazie, raga!

A. Mozart, Sonata in Sol magg. KV 379 –    L.V. Beethoven, Sonata in La magg. n. 9 op. 47 “Kretzer” – J. Brahms, Sonata in re min. n. 3 op. 108. Un programma ricco, complesso, assolutamente generoso … ecco il termine: generoso, come sa esserlo la natura dei giovani, ed alla fine un bis, il cantabile di Paganini. Perfetta la pianista; corporeo il violinista, che suonava con il … corpo, lui che non lasciava raffreddare le corde del violino anche quando aveva terminato di suonare, lui che le accompagnava nel loro quietarsi anche dopo la tempesta di note che le aveva animate. Ecco, erano le note ad animare le corde, non viceversa.

Che peccato, mi dico, non essere un vero critico musicale, un musicologo, ma un  vile meccanico (manzoniano, v. sopra, ieri sera) della Musica; un semplice musicofilo amante della Musica alla quale sa dare il solo tributo di essere tesoriere dell’Associazione Amici della Musica di Riva del Garda (Presidente Franco Ballardini, professore al locale Conservatorio Bonporti)! E che peccato che oggi non fosse con noi Cristina Endrizzi, pianista già cantante lirica, Presidente dell’Accademia delle Muse, circolo culturale privato in Trento; o ancora, la cara amica Stefania Neonato, pianista e fortepianista internazionale (docente in Germania); e il mio amico conterraneo ligure Carlo Fierens, chitarrista classico in USA; e il compianto pianista-violinista Ruggero Polito, lui che oltre che “fare” il Presidente del Tribunale di Rovereto e della citata Associazione(per 50 anni!), alla sua tenera età frequentava l’ultimo anno di conservatorio di violino a Riva del Garda suonando su violini modello Guarneri!

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Eurpean Championship Fun 2007 - Fraglia Vela Riva

Io sono quello al timone, con il berrettino blu, quello che lavora di meno …

Ma bando alle recriminazioni e accontentiamoci – anzi, accontentatevi – di quello che può scrivere il vostro blogger preferito (lo sono, vero?). I due musicisti, credo milanesi … aspetto che mi inviino tramite la mamma (alla quale ho subito rifilato un mio biglietto da visita) la nota riportata sul programma dei concerti, nota che mi affretterò aa riportare qui nel testo; una loro foto e notizie sul tipo di violino utilizzato da Gabriele. Far tornare  i due Musicisti qui in Trentino? Come? Noi a Riva potremmo certo e ben volentieri inserire un loro concerto le programma 2019 o 2020, anche se  i nostri emolumenti  sono così ridotti che imbarazzano un po’ … Ne parlerò in Consiglio Direttivo. Certo che però  l’alloggio sarebbe comunque a carico nostro (una casa a loro disposizione) e così pure una bella veleggiata in barca a vela da regata con il mio FUN di sette metri. Ma chissà se basterebbe … io comunque ci sto provando … E poi … se invece riuscissimo a far loro conoscere il ben più noto MusicaRivaFestival? Vedremo.

le sorelle materassi4 – Trento, oggi pomeriggio, Teatro Sociale. “Le sorelle Materassi”, libero adattamento di Ugo Chiti dal romanzo capolavoro di Aldo Palazzeschi, pubblicato nel 1934 e già più volte approdato con successo al cinema, in televisione e in teatro, che torna felicemente sulle scene in uno spettacolo di grande divertimento. Ambientato nei primi anni del secolo scorso, narra la vicenda di quattro donne che vivono una vita tranquilla e isolata: tre sorelle e la loro fedele domestica. Tutto sembra scorrere su tranquilli binari, quando in casa Materassi giunge il giovane nipote Remo. Bello, pieno di vita e spiritoso, diventa l’oggetto di una predilezione venata di inconsapevole sensualità. E così il sereno benessere della vita familiare comincia a incrinarsi. Regia di Geppy Gleijeses, interpreti Lucia Poli (di cui Paolo Poli è fratello), Milena Vukotic (la “moglie” di Fantozzi) e Marilù Prati. Il giovane nipote spendaccione Remo è interpretato da Gabriele Anagni (già attore di successo  in originali televisivi), Niobe da Sandra Garuglieri (ottima), Palle da Luca Mandarini, l’americana Peggy da Roberta Lucca.

Ottimo il lavoro di Ugo Chiti: ridurre ad 80 minuti di spettacolo un romanzo di 300 pagine! Altrettanto lodevole la combinazione registra-scenografo per le “invenzioni” delle ombre cinesi e delle corse in automobile!

download (2)L’altra sera ho chiesto a Lucia Poli come fossero stati scelti gli attori rispetto ai ruoli, ma la domanda più interessante non l’ho fatta: la pongo qui. Nel cinema si girano diverse scene, se ne sceglie una e la si proietta per anni ed anni; in teatro ogni recita è una nuova edizione della stessa scena: maturano i personaggi, gli attori che li rappresentano ed anche – mi chiedo e le chiedo – gli attori in quanto persone? Nel frattempo … pieno successo di pubblico e di critica, la mia compresa, per quel poco che può valere.

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5 – Domani mattina in Paganella: a sciare! Ecchè … è un’arte anche quella!

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6 – Domani sera, a Trento. Serata dell’Accademia delle Muse. Musica e canto a sorpresa e poi un “Boato” di colori, incontro con l’ingegnere, professore di chitarra classica ma soprattutto pittore Matteo Boato (seguirà post).

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(Per la regia:  inserire qui il filmato delle pecorelle-intervallo della vecchia Rai-TV, con relativa melodia. €10,00 di premio a chi individua la melodia e il suo autore).

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Nient’altro fino a martedì mattina, quando sarà pubblicato il post sulla serata accademica. Ce ne scusiamo con i post-lettori

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VUOI METTERE A … FUOCHI?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Marzo, 2018 @ 7:32 am
  • Detto altrimenti: l’Arte fotografica di Enrico Fuochi   (post 3099)

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  • “Gli improbabili sposi”, ovvero “I promessi sposi” rivisti in chiave moderna attraverso l’obiettivo di Enrico Fuochi, uomo di un nuovo Rinascimento per i molti interessi che coltiva: la sua famiglia, la sua cagnotta Isotta, i suoi (tanti) amici, i viaggi in camper, la vela, il volo a vela, la pesca, la ricerca di tartufi, i libri che scrive e pubblica (“FotoStorie”, “FotoGrafie”, “FotoFiabe”, “A bordo della Città di Milano”), la partecipazione attiva all’Accademia delle Muse della Presidente Cristina Endrizzi (il cui suocero era il medico di bordo della nave Città di Milano, quella per l’assistenza alla spedizione di Nobile) e ad alcuni circoli di foto-amatori.

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  • .btyUna mostra fotografica già presentata a Rovereto, città nella quale, passeggiando il Manzoni con il suo amico filosofo Rosmini, era maturato il cambio del titolo da “Fermo e Lucia” in “I promessi sposi”, per maturare ora, a Riva del Garda, questo terzo nuovo, provocatorio titolo. La nuova presentazione è stata arricchita da una recita per estratto dell’opera manzoniana, messa in scena da Alfonso Masi con Ester D’Amato e Fiorenzo Poier. Mancaddirlo gran successo di pubblico nella Sala G. Craffonara ai Giardini di Porta Orientale in Riva del Garda.

  • dav“Sono sempre stato un convinto assertore – spiega Enrico Fuochi – che la fotografia, la vera fotografia, per essere un’arte indipendente e non una semplice rappresentazione di quello che l’occhio vede, debba essere un mezzo per inventare e interpretare storie e non per riportare storie. Ecco perché per me sarebbe stato oltremodo banale, e quindi di nessun interesse, raffigurare alcuni personaggi del romanzo in modo realistico e quindi riferito alla loro epoca. Mi riferisco non solo agli abiti, ma anche alle posture, alla fisicità e alle descrizioni situazionali. Sarebbe stato come svilire il lavoro del grande Manzoni, che, a ben osservare, non voleva certo ingabbiare la mente del lettore ma aprire nuove visioni, nuove fantasie e nuove interpretazioni. E quale miglior occasione per me di questa per dar sfogo alla mia creatività? Perché non enfatizzare quella sua nascosta modernità rappresentando Lucia come una ragazza discinta con il volto all’interno di una cornice, quasi a voler simboleggiare il ruolo importante che lei riveste nel romanzo, esagerando così quell’aspetto psicologico e quell’idea che io mi sono fatto di lei e che il Manzoni stesso descrive come “modestia un po’ guerriera delle contadine” ma che poi rivela un carattere forte e determinato?.

    btyOppure interpretare Geltrude, la monaca di Monza, in modo provocatorio – dice Fuochi – esasperando il contrasto tra la “modernità”, che lei probabilmente avrebbe accettato più volentieri, e il ruolo che invece le è stato imposto da genitori e famigliari? E – perché no – un don Abbondio, travolto da un colpo di vento che allegoricamente parlando rappresenta gli eventi che la sua codardia non ha saputo dominare? E come rappresentare la Provvidenza, quel personaggio misterioso ma presente in ogni pagina dei Promessi Sposi, se non come una grande mano che accoglie e protegge sempre Lucia? Ecco, questi sono solo alcuni esempi di come ho fatto volare la mia fantasia nell’interpretare questo romanzo capolavoro creando una storia dentro una storia. Identità “improbabili” che spero non facciano arrossire di rabbia il Manzoni”.

    Una ri-creazione dei personaggi la sua, una loro rilettura in chiave personale direi, più che “moderna” visto che il Manzoni è già “moderno”, attuale di per se’. La mostra, promossa ed organizzata dall’Associazione Culturale ART VISION, con la sponsorizzazione della Fondazione Caritro e del Comune di Riva del Garda, è aperta fino all’11 marzo.

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IL MINISTERO DELLA PACE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Marzo, 2018 @ 8:13 am

Detto altrimenti: era ora che qualcuno lanciasse l’Idea!                                 (post 3098)

download (1)Esibizione di muscoli, infantilismo politico, ritorno alle (peggiori) origini con l’aggravante che a differenza dei secoli e millenni del passato, oggi dietro la non-Pace vi sono le multinazionali industrie pesanti degli armamenti anche nucleari. Dopo la seconda guerra mondiale fu istituita la CECA-Comunità Europea Carbone e Acciaio per controllare due componenti fondamentali alla fabbricazione delle armi. Oggi assistiamo a processi inversi (protezionismo USA su acciaio e allumino, per cominciare) con motivazioni (apparentemente) diverse … Muscoli nordcoreani, russi, made in USA. Ma … a forza di fabbricarle, queste armi, poi a qualcuno verrà voglia di usarle. O no? E allora ecco il piccolo grande contributo di un semplice blogger, con la pubblicazione di un importante POSTALTRUI, quello dell’amico Fabio Pipinato (certo che la prima riflessione che il suo importante contributo mi induce a fare è che non mi pare che il tema della  Pace abbia avuto grande risonanza nell’attuale campagna elettorale da parte dei partiti politici  … ma si … sa, non si può pretendere tutto … evvabbè …)

 Inizia

Tra le molte idee emerse negli atenei, in vista delle elezioni del 4 marzo, certamente la proposta del Centro di Ateneo per i Diritti Umani “Antonio Papisca” dell’Università di Padova e di molta società civile è stata tra le più pertinenti: istituire un Ministero della Pace. In presenza di ben 35 conflitti violenti che coinvolgono un numero doppio di Stati e di un anno 2018 che è iniziato con dichiarazioni su “chi ce l’ha più grosso” (il pulsante nucleare), credo che parlare di Pace non sia fuori luogo … anzi!

Secondo i promotori della conferenza che ha avuto luogo all’Archivio Antico del Bo di Padova il 12 febbraio scorso, nel nostro Paese  vi sono diversi organi (consulte, comitati, osservatori) che in modi differenti si occupano di attività connesse alla promozione della Pace e alla prevenzione della violenza. Manca però una cabina di regia istituzionale quale potrebbe essere un apposito Ministero. Questo ente avrebbe come compito la gestione dei conflitti sociali, la promozione della difesa civile, l’attuazione di politiche di disarmo, la difesa dei diritti umani, l’educazione alla non violenza e la relativa prevenzione della violenza stessa.

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download (2)Utopia? Certo. (Utopia: obiettivo semplicemente non ancora raggiunto, n.d.r.) Ma anche il “diritto alla pace” fu un’utopia il quale, tuttavia, dopo decenni d’impegno, fu ratificato dall’Assemblea Generale dell’ONU. Parimenti il nuovo Ministero, oltre ad avere fondamento giuridico nelle carte transnazionali e negli artt. 10 e 11 della nostra Costituzione, come ribadisce il prof. Marco Mascia avrebbe un ampio consenso popolare. Infatti, oltre il 66% degli intervistati, su un campione di centinaia di persone, sarebbero d’accordo nell’istituirlo. Nello stesso sondaggio l’85% afferma che non esistono “guerre giuste”.

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            Valerio Belotti

Il prof. Valerio Belotti, nella sua lettura del sondaggio, mette in evidenza come nel Paese vi sia un “… dilagare di un senso di insicurezza e paura ma, nel contempo, un altrettanto forte sentimento di coesione e di giustizia sociale”. Il dott. Davide Girardi dà corpo al “si vis pacem para pacem” e sottolinea “come la Pace positiva sia fatta di programmi scolastici; di amministratori e politici formati; di forze dell’ordine e militari in grado di padroneggiare anche metodi non violenti. Insomma, una costruzione complessiva, tesa a fornire al discorso di Pace solidi appoggi su cui reggersi”.

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Ancor più concreto il prof. Marco Mascia che dà indicazioni politiche assai chiare: “L’Italia dovrà promuovere la ratifica del trattato internazionale per la messa al bando delle armi nucleari; ridurre la produzione e il commercio di armi; riconvertire l’industria bellica; dare attuazione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile; realizzare programmi di educazione e formazione alla pace e ai diritti umani; istituzionalizzare i Corpi Civili di Pace quale strumento di trasformazione nonviolenta dei conflitti”.

images (1)Per Nicola Lapenta dell’Associazione Giovanni XXIII°, la Persona che ha promosso la campagna “Un ministero della pace, scelta di governo” non si tratterebbe dell’ennesimo carrozzone in quanto la Difesa costa 25 miliardi di euro anno (pari a circa 68 milioni di euro al giorno, per ai 68 milioni che vengono investiti – ma all’anno – per la difesa idrogeologica del paese!, n.d.r.) ma non educa i giovani. “Un giovane che viene educato a gestire positivamente i conflitti con la nonviolenza, invece, sapraÌ€ trasformare i problemi in opportunitaÌ€, rispondere alle sfide che la vita impone, a relazionarsi con le altre culture e vivere con meno paura il quartiere, la città”

Gli fa eco don Aldo Buonaiuti dell’Apg23: «I parlamentari devono essere i primi responsabili per ricostruire una cultura della Pace. Bisogna che tutti i politici si uniscano nella promozione della non violenza e della costruzione della Pace, perché questo è un tema centrale. Oggi vediamo che c’è una violenza inaudita su tutti i fronti, anche nel modo di parlare, nel modo di porci».

Sarebbe inoltre un Ministero che potrebbe cogliere le opportunità come quella offerta dalle ultime olimpiadi invernali di Pyeongchang. La Corea del Nord, che spaventava il mondo lanciando missili a destra e a manca, ha cambiato radicalmente posizione. Dalla preparazione della guerra all’apertura del dialogo. Gli atleti della Corea del Nord hanno partecipato alle Olimpiadi insieme agli atleti della Corea del Sud, sfilando sotto un’unica bandiera. Non solo. Le delegazioni e i leader delle due Coree si sono incontrati amichevolmente, hanno rilasciato dichiarazioni distensive e collaborative e, finalmente, il dialogo si è riaperto dopo dieci anni di ostilità. Un Ministero della Pace non può che consolidare ogni spiraglio e incoraggiare ogni spiraglio.

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Sino ad oggi abbiamo conosciuto il “Ministero della Difesa” istituito nel ’47 dal III° Governo Degasperi che accorpò il Ministero dell’Aereonautica e il Ministero della Marina. Oggi è arrivato il tempo d’istituire un Ministero della Pace in quanto, per dirla con il compianto Prof. Antonio Papisca, “La pace impossibile è l’unica possibile”.

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Finisce

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Mi permetto di aggiungere

Pace innanzi tutto nei rapporti umani ad ogni livello, in ogni ambito: fra singole persone: alla guida delle automobili, alla ricerca di un parcheggio, nelle famiglie, nelle Associazioni, nei partiti politici, fra religioni diverse. Confronto civile; argomentazioni e contro argomentazioni specifiche e puntuali; rispetto delle regole scritte e non scritte; rispetto della logica e del rapporto causa-effetto; toni pacati.

Al bando parole gridate, proclami generici, retorici, aggressivi, totalizzanti, escludenti, bensì pacati e puntuali contenuti, rispettosi  dell’Altro.

E poi, molto prosaicamente … quante altre cose potrebbe fare il mondo intero  con i “soldi delle armi”!

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DEMOCRAZIA? SOLO UN POCO, GRAZIE …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Marzo, 2018 @ 3:10 pm

Detto altrimenti: “Ciao, democrazia, ciao …” direbbe Antonio Albanese     (post 3097)

Ho già chiarito che io non “faccio politica” bensì “faccio democrazia” o almeno ci provo. Scorrendo i programmi dei vari partiti, sono rimasto colpito da uno in particolare. Infatti, in tutti io cerco sempre il capitolo “democrazia” e in quello de quo agitur che non nomino per ragioni di riservatezza pre-elettorale, ho trovato il capitolo “Democrazia e giustizia”, nel senso che l’argomento democrazia è esaurito in poche righe: “Tutti innocenti fino alla sentenza passata in giudicato… imparzialità dei giudici … riequilibrare i poteri dello Stato … accorciare i tempi della giustizia”. Concordo, ma mi sembra un po’ pochino, un po’ semplicistico cavarsela così, sulla “democrazia” in un paese nel quale esiste una democrazia formale ed una (minore) democrazia sostanziale; nel quale molti Statuti sono impunemente violati (da quello post Albertino, ovvero la nostra Costituzione, a quelli di partiti politici e associazioni varie e chi più ne ha più ne metta); download (2)nel quale si tende a far regredire al suo primo significato storico il significato che nei secoli ha assunto in successione la parola “democrazia” (potere sul popolo; strapotere del popolo; potere del popolo); nel quale la “catena di trasmissione” della democrazia (volontà popolare) dal voto alle decisioni di governo è come un ruscello che sgorga acqua limpida alla fonte, acqua splendidior vitro, come quella della Fons Bandusiae di Orazio, ma che, durante il percorso, subisce derivazioni varie da parte di chi si prende la sua fetta di democrazia privata (tipo quella che a me  i diritti acquisiti si  e a te no; la legge è uguale per tutti tranne le eccezioni  e le violazioni di legge; etc.); altri vi riversano scarichi d’acqua non proprio limpida, ragion per cui chi sta a valle e vuole abbeverarsi, dei democrazia pura ne beve veramente ben poca.

Un giorno un amico mi disse: “Non voto per quel partito perché non è democratico al suo interno”. Concordai con lui e risposi: “Ma perchè … gli altri lo sono?” In sintesi: se si dovesse riscontrare in tutti i partiti una uguale o equivalente carenza di democrazia interna (ed esterna), allora la nostra scelta dovrebbe basarsi su altri aspetti. E non si pensi che io sia contro la democrazia, anzi! La reputo il migliore – anche se non ancora perfetto – sistema di governo, al cui interno una categoria di persone si destreggia traendone vantaggi personali, mentre un’altra – nella quale mi colloco io stesso – cerca di migliorarla anche a costo di apparire polemico.

Buona democrazia formale e sostanziale a tutte e a tutti!

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IL PESTO GENOVESE ALLA … TRENTINA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Marzo, 2018 @ 1:29 pm

Detto altrimenti: si fa quel che si può, e non viene nemmeno male … (post 3096)

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.“Siccome che” io sono Ligure (un pronipote di quei Ligures il cui territorio dalla Spagna si spingeva fino a Riva del Garda a confinare con i Venetes), “a me mi” piace il pesto genovese. Pesto, da “pestare” in un mortaio, il frullatore di sti ani, degli anni che furono. Eh già … nella Liguria di ieri ci si arrangiava con quel che si aveva: mortaio e pestello in pietra, basilico, sale, aglio, olio di oliva, pinoli, formaggio (meglio se pecorino sardo che con le galee ci voleva un attimo a farlo arrivare).

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Ligures a Riva del Garda? Lo testimonia la lapide delle dominazioni nel porticati della Casa Comunale a Riva: siamo stati i primi!

davD’altra parte anche qui in Trentino ci si arrangiava, perché “di quel che ghe non manca nula”: polenta, smaccafam, canederli, luganeghe, carne salada, tortel di patate, etc.. Ma torniamo al pesto. Innanzi tutto comperate le piantine di basilico, piccole piccole (dicono che il basilico ligure è migliore: si, soprattutto se fate un infanticidio di foglioline ancora in tenera età, n.d.r.). Le sistemate nei vasi del vostro balcone, non troppo al sole diretto. Molta acqua. Quando sono ben cresciute (ma non troppo sennò i gambi diventano legnosi), fate la raccolta (la mia è ogni volta di 800 gr. di foglioline ripulite dal gambo). Tagliate i gambi principali, poi quelli secondari e lasciate le foglioline ben pulite (non lavatele, per carità! Perderebbero sapore e colore!). In una estate potete arrivare a tre raccolti. Indi nel frullatore, con olio, sale, aglio, pinoli (qualcuno usa le noci). Frullate e il gioco è fatto. Riponete il pesto nei quadrettini di plastica del ghiaccio e lo estraete s.q. (secondo la quantità necessaria), sghiacciandolo, per utilizzarlo di volta in volta.

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Per condire la pastasciutta (“trofie e trofiette) a Zena (Genova) mettono nel pesto anche fagiolini interi bolliti e pezzi interi di patate bollite. Provare per credere.

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Buon appetito … bis garantito!

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LA ZUPPA DELLO SCIATORE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Marzo, 2018 @ 6:29 am

Detto altrimenti: inizia oggi una sorta di rubrica gastronomica. Le lettrici ed i lettori che vorranno contribuire con proprie ricette, saranno molto graditi.      (post 3095)

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Perché, mi sono detto, non rendere partecipi le mie lettrici ed i miei lettori di una buona ricetta dopo-sci, particolarmente gradevole dopo le sciate alle basse temperature di questi giorni? Ed allora ecco una ricetta farina-non-del-mio-sacco, bensì farina-del-sacco di mia moglie Maria Teresa:

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La zuppa dello sciatore

  1. Mettere a bagno per almeno 12 ore fagioli secchi.
  2. Fare cuocere in acqua salata i fagioli insieme ad un gambo di sedano, una carota ed una cipolla, per 2-3 ore in pentola normale  oppure per 90 minuti in pentola a pressione (P1). Conservare a parte sedano, carota e cipolla cotti (v. successivo n. 6).
  3. In altra pendola (P2), con poco olio, soffriggere per pochi minuti altro sedano ed  altre carota e cipolla crudi.
  4. Versare nella pentola col soffritto (P2)  buona parte dell’acqua di bollitura della prima pentola e fare cuocere qui il farro (v. tempi di cottura indicati sulla relativa bustina).
  5. Durante la cottura aggiungere  i fagioli.
  6. A parte, frullare sedano, carota e cipolla di cui al punto 2) e aggiungere il tutto in pentola.

 

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Impreziosire con un gambo di rosmarino o di prezzemolo. Servire caldo, meglio se in terrina preriscaldata, in un mix più o meno brodoso a seconda dei gusti; aggiungere un filo di olio crudo e una nevicata di formaggio grana; taluno gradisce una spruzzata di pepe.

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Buon appetito e … bis garantito!

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