LEGGI UMANE E DIVINE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Maggio, 2018 @ 9:33 am

Detto altrimenti: una riflessione sulle diverse categorie   (post 3164)

  • In Trentino un parroco ha rapporti intimi con donne consenzienti e maggiorenni.
  • Non è stata violata alcuna legge umana del codice delle leggi italiane (civile ed ecclesiastico).
  • E’ stata violata la legge umana del Diritto Canonico.
  • Il sacerdote viene rimosso dalla sua posizione di parroco, in applicazione del Diritto Canonico.
  • Dalle sue gerarchie non viene spesa nessuna parola di aiuto, di comprensione, di perdono: nel far ciò viene violata la Legge Divina che offre comprensione, amore e perdono a tutti.

 

downloadIl teologo Vito Mancuso ricorda che fino all’anno 1000 i sacerdoti erano anche sposati e che ancora oggi un uomo sposato può diventare sacerdote. Anche in considerazione della scarsità delle vocazioni, invita ad iniziare a ragionare sulla possibilità di concedere ai preti di scegliere se sposarsi o meno; di ordinare sacerdote anche le donne; di lasciare ai frati e ai loro voti il “privilegio” della castità. Gli chiedono; ce la farà Papa Francesco? Risponde: data la sua avanzata età e dati i tempi lentissimi della Chiesa, potrà al massimo avviare questi processi.

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DALLE CLASSI SOCIALI AI NAZIONALISMI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Maggio, 2018 @ 9:29 am

Detto altrimenti: un po’ di sociologia politica applicata alla finanza     (post 3163)

In principio era il caos. Poi le classi sociali si sono organizzate in partiti politici, successivamente superati da un consorziativismo a loro trasversale, che poi è stato a sua volta superato dai nazionalismi. Il nazionalismo parla con la pancia alla pancia di ognuno. E siccome il livello culturale generale non è eccelso, fa breccia. Un esempio? Recentemente un tale sta ipotizzando un referendum sul mantenimento dell’euro o il ritorno alla lira. Se non è una forma di nazionalismo questa!

Mi chiedo: ma quel tale ha vissuto le vicende finanziarie degli anni ’70? Quando anche la Francia aveva due monete: i franchi finanziari e quelli commerciali? Quando noi avevamo le lire estere e le lire interne? Quando a noi era vietato possedere valuta estera che dovevamo cedere all’UIC-Ufficio Italiano dei cambi? Quando a fronte di ogni importazione dovevamo depositare presso Bankitalia una somma pari alla metà del pagamento all’estero, somma infruttifera e bloccata per sei mesi? Quando vivevamo e lavoravamo in presenza di strette creditizie e valutarie feroci? Quando il costo reale (non tasso nominale) del denaro anche del 35-40% “tanto la gente mica conosce la matematica finanziaria”? Quando alcuni paesi (Grecia in testa) ai turisti stranieri che lasciavano il paese dopo avervi trascorso una vacanza, imponevano di riversare la loro valuta interna non spesa (le dracme, nell’esempio) contro dollari (il che sembrava paradossale!) per evitare che se la loro moneta (nell’esempio, la dracma) girava all’estero sarebbe apparso il suo reale valore, molto inferiore al superiore livello di cambio che quello Stato aveva deciso essere, al suo interno?

Ritornare alla lira? No grazie! Abbandonare il processo di costruzione degli Stati Uniti d’Europa? No, grazie!

 

 

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ALBERI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Maggio, 2018 @ 9:26 am

Detto altrimenti: esseri viventi              (post 3162)

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Una città. Si decide di tagliare una decina di grandi alberi. In primavera. Nidi compresi.

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Un’altra città. L’alberello è servito a Natale. Poi, è illegalmente abbandonato nella pre-discarica condominiale. Si … però comodamente “seduto” su una bella sedia in vimini! Ah, vabbè … allora …

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Stessa città di prima. altro sul marciapiede. Quest’ultimo riesce a buttare qualche germoglio verde, una sorta di miracolo della natura, una ribellione all’ottusità umana. Passo, lo vedo. La mattina dopo è domenica. Devo andare ad un appuntamento ciclistico. Mi ripropongo di anticipare di poco la mia uscita, di passare da quel marciapiede, di portargli due borracce d’acqua. Così ho fatto.

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Terza città, quasi in centro, alberi, intenti a rinforzarsi per continuare a purificate l’aria …

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“QUEI 55 GIORNI DI ALDO MORO VISSUTI DAL TRENTINO”

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Maggio, 2018 @ 9:21 am

Detto altrimenti: l’ultimo libro di Luigi Sardi         (post 3161)

IMG_4754Associazione Culturale Memores. Ore 20,30 di Giovedì 3 maggio, Sala Conferenze della Cassa Rurale di Ala (Tn): il giornalista, scrittore, grande amico e – dico io – anche storico Luigi Sardi presenta il suo libro (Luigi Reverdito Ed.) a quarant’anni anni dall’eccidio di Via Fani. Il grande merito di Sardi è innanzi tutto l’essere uno strategico strumento di documentazione (“strategico” letteralmente significa “indispensabile e insostituibile”). La sua attenzione ad eventi fondamentali della nostra storia, il suo impegno, il suo entusiasmo sono edificati sulle solide basi della sua biblioteca personale di documenti delle epoche e dei fatti dei quali scrive.

Via Fani. Ne ho un ricordo preciso. Ero dirigente della Stet-Società Finanziaria Telefonica per Azioni, Via Bertola, Torino, responsabile della finanza Italia del gruppo. A tutti noi che avevamo gli uffici al primo piano avevano appena montato vetri antiproiettile alle finestre. Le finestre. Dalla mia dell’ufficio vedevo i cortei di protesta contro l’eccidio sfilare in Piazza Solferino. Dalla finestra di casa ad Ala (Tn) la mamma di Luciano Azzolini – prefatore del libro di Sardi – avvisava il figlio del rapimento.

Luigi Sardi legge alcuni passi del suo libro. Ricorda la frequente presenza in Trentino dello statista, per le ferie e per visite istituzionali (quest’ultime anche in Sud Tirolo).

download 2Luciano Azzolini sottolinea come nell’ultima relazione della apposita commissione parlamentare sull’eccidio si afferma che quel giorno in Via Fani “c’erano anche le BR”. Infatti, pur non arrivando a nessuna conclusione, ricorda come non si debba trascurare quella che poteva essere la valutazione internazionale del “compromesso storico” di Aldo Moro, il quale per lo statista era dialogo e alternanza, ma per gli USA e per l’URSS una bestemmia, sia pure per motivi opposti, e cioè, rispettivamente: i comunisti al governo? Il comunismo al governo senza alcuna rivoluzione? Quando mai?! Su Moro Luciano dice “La sua era la politica dell’ascolto, dell’inclusione, del dialogo, del pensiero, pensiero che oggi manca, che doveva essere e dovrebbe essere frutto della comunicazione intesa come scambio del pensiero di ognuno e che solo così diventa Pensiero” (con la P maiuscola dico e scrivo io, n.d.r.).

Una frase della prefazione di Azzolini: “… a fare un politico – sembra suggerire Sardi – non sono solo le idee. La cultura, l’insieme dei valori; sono anche il modo di porsi, la psicologia, i principi profondi e inconsapevoli.” Alla fina della sua prefazione Azzolini cita una frase di Aldo Moro, oggi più attuale che mai:

“Tempi nuovi si annunciano e avanzano in fretta come non mai. L’ampliarsi del quadro delle attese e delle speranze dell’intera umanità; la visione del diritto degli altri, anche di più lontani, da tutelare non meno del proprio; il fatto che i giovani, sentendosi a un punto nodale della storia, non si riconoscono nella società in cui sono e la mettono in cisi, sono tutti segni di grandi cambiamenti e del travaglio doloroso nel quale nasce una nuova umanità. Nel profondo è una nuova umanità che vuole farsi, è il moto irresistibile della storia … un modo nuovo di essere della condizione umana”.

downloadGiovanni Ricci. Suo padre come uomo, così come gli altri, tutti gli altri 440 vittime degli anni di piombo in Italia (19 in Germania, 29 in Francia!), noi in Italia secondi solo – quanto a questa triste graduatoria – allo stragismo della cocaina in centro America. Ricci ricorda le umilissime origini contadine del padre, il suo arruolarsi nell’Arma anche per aiutare la famiglia a sopravvivere.

E qui mi permetto di ricordare il mio babbo, nato a S. Angelo in Colle (Siena, 300 abitanti allora, 50 oggi, splendidi, andate a visitarlo), arruolatosi nei “Reali” (Carabinieri Reali, così si chiamavano allora) con la terza elementare che conseguì poi il diploma di terza media andando a lezioni private da mia mamma a Bolzano; che sopravvisse a due anni di prigionia in Germania e che finì la sua carriera come Maresciallo Maggiore a Cles.

Per concludere. Se devo sintetizzare il significato ed il valore della serata con un solo concetto, scelto questo: sdoganiamo quella tragedia dal ricordo esclusivo di quei terribili 55 giorni e rivalutiamo tutto il contenuto, il valore ed il significato della vita e dell’opera di quelle sei persone, anzi, di quelle 440 persone. Di Aldo Moro in particolare ricordiamo il suo essere europeista, l’Uomo del dialogo, l’Uomo capace di prevedere – altrimenti – il deteriorarsi di un sistema.

Un intervento del pubblico, quello del Consigliere Provinciale Lorenzo Baratter, per citare un ulteriore libro sul tema: “Gli eroi di via Fani”, di Filippo Boni (Longanesi Ed.).

P.S.: Via Mario Fani. Mario Fani (Viterbo, 23 ottobre 1845 – Livorno, 4 ottobre 1869),attivista cattolico italiano. Nato da una nobile famiglia viterbese, compie gli studi presso i Benedettini di San Paolo. Fonda il Circolo Santa Rosa e nel 1867 costituisce la Società della Gioventù Cattolica Italiana, considerata il nucleo originale dell’Azione Cattolica. Nel 1869, mentre è in vacanza a Livorno, si getta in acqua per salvare un bagnante in pericolo. In seguito a questo atto contrae una grave malattia polmonare che lo conduce in poco tempo alla morte, all’età di soli 24 anni.

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SI E’ ROTTO IL BLOG!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Maggio, 2018 @ 9:15 am

Detto altrimenti: un guasto al server e per qualche ora siamo rimasti tagliati fuori dal … glob!   (post 3160)

Si è rotto. Dopo sei anni e oltre 3000 post, “mi si è rotto il blog”. Intendiamoci, qualcosa (un attacco hacker al nostro server centrale  in Germania) è successo al server centrale e ai suoi satelliti, cioè alle “macchine da stampa”: noi blogger non c’entriamo per nulla. E’ andata proprio così. Tagliati fuori dal nostro canale di comunicazione bidirezionale: i miei post – i vostri commenti. Ma non mi sono dato per vinto: ho continuato a scrivere i miei post e li ho messi in un binario d’attesa. Appena la situazione si sarà sbloccata, via! Tutti alle … stampe elettroniche! Nel frattempo sto ricevendo le telefonate dei miei più fedeli lettori che mi chiedono cosa sia successo, perché mai non riescono più a collegarsi. Eccomi qui, ve lo sto raccontando e già che ci sono, vediamo un po’ se riesco a parlarvi di qualche contenuto.

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LE ETA’ DI MEZZO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Maggio, 2018 @ 9:12 am

Detto altrimenti: perchè quel plurale … “le età”? (post 3159)

Già … perchè usualmente si parla di una sola Età di Mezzo, il Medio Evo, che terminerebbe nel 1348, anno della grande peste e dell’inizio del Rinascimento. Ma invece esistono altre situazioni di mezzo quale ad esempio il “ceto medio” (sociale ed economico), come pure esiste la “virtù di mezzo” visto che in medio stat virtus. Poi abbiamo l’ “età anagrafica di mezzo”, quella … diciamo fra i 45 e i 50 anni anno più anno meno, persone già affermate, con un loro lavoro e reddito proprio (cioè che vivono già del loro!) ed è di quest’ultima che voglio parlarvi anzi scrivervi. In particolare dell’ età anagrafica di mezzo nella politica e comunque nelle posizioni di potere, posizioni quest’ultime che dovrebbero essere allo stesso tempo anche posizioni di responsabilità, ma questa è un’altra storia.

Di fronte all’ondata di nuovi parlamentari giovanissimi d’età mi viene da dire che la classe “vecchia” abbia colpevolmente impedito sotto di se’ la maturazione (maturazione, ecco il punto!) di una classe politica “media”, cioè di parlamentari dell’Età di Mezzo: giovani ma non troppo; vecchi ma non troppo, quindi “giusti”, che vivono già del loro lavoro, per cui si è passati di colpo dal troppo vecchio al troppo giovane, cioè ad una classe di persone piene di entusiasmo ma non altrettanto di esperienza di vita e di … reddito proprio. Eppure natura non facit saltus, diceva quell’uno (Leibniz,1751) e invece qui il saltus parrebbe proprio che lo abbiano fatto fare alla nostra società politica e non solo.

downloadDice … ma che c’azzecca la storia del reddito proprio? Come potrebbe influire tutto ciò sulla formazione del governo? Lo si farà? Si andrà nuovamente a votare? C’azzecca, c’azzecca! Infatti ecco il mio … pensieraccio … ma si sa, il mi’ babbo e gli era un toscanaccio da nulla e gli era, di quelli maledetti da Curzio Malaparte … e poi, a pensar male si fa peccato ma si indovina! Ed allora: tutti questi giovani parlamentari (troppo) giovani … ecchevvoletemai … hanno appena preso il primo (lauto) stipendio (e accessori) e volete che vogliano rischiare di perdere il … posto di lavoro con il rischio di nuove elezioni? Ma via … sapete come diceva il mi’ babbo a chi gli voleva far credere fischi per fiaschi? E li diceva “O nini, tira via che ‘sta mattina un è serata … un mi venite a di’ che Cristo un gli è morto di sonno!” Al che se gli consigliavano di riflettere sulle sue affermazioni, rispondeva: “Un mi date consigli che so sbagliare dammè”. .

“Maledetti Toscani”, di Curzio Malaparte, Vallecchi Ed.

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LIONS CLUB SAN VIGILIO GARDA ORIENTALE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Maggio, 2018 @ 11:32 am

Detto altrimenti: breve storia della navigazione a vela                             (post 3158)

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Tanti anni fa e per tanti anni sono stato un Lions. Poi i casi della vita, i trasferimenti, gli impegni … insomma, non si può sempre fare tutto. Ma … due mesi fa una cara amica mi invita a tenere una breve conferenza nel suo Club Lions San Vigilio Garda Orientale e allora, perché no? L’argomento? Fai tu, mi ha detto Giglia (questo il suo bel nome). Le sottopongo alcune possibilità e lei sceglie: “Breve storia della navigazione a vela”. Già … breve perché avrò a disposizione mezz’ora subito dopo la cena, non molto a dire la verità. Prendo contatti con il Club, il suo Segretario Alfredo Opri, ci accordiamo per la proiezione delle immagini. La serata (ieri) presso l’ Antico Casale dei “TRE CAMINI” a Costermano (VR), un ristorante ricavato in una antica cascina: un’oretta d’auto da Trento.

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IMG-20180503-WA0002I Soci, una trentina, numero ottimale e lo posso ben dire io che sono stato socio di due club, uno (Trento Host)  di cento  ed uno di trenta soci (Monza Parco): cento sono troppi, non si riesce a conoscersi bene l’un l’altro; con trenta è molto meglio. Mi accoglie la Presidente Ivana Antolini, una gentile dinamica Signora pediatra con le bombole: infatti è un’appassionata subacquea. Ci scambiamo qualche esperienza marina: le sue di gran lungo superiori alle mie che sono solo un subacqueo in apnea e soprattutto un genovese “marino a vela da superficie”.

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downloadIl Cerimoniere Andrea Armellini ricorda a tutti l’origine dei Lions e del loro motto “We serve” e si inizia: cena e poi … la mia relazione, un po’ affrettata a dire il vero: le cose da dire sono tante, il tema è abbastanza specifico … insomma: l’è nada, è andata si dice in buon dialetto trentino. Alla fine scambio di doni: un mazzo di fiori alla Presidente e per me il gagliardetto del Club e il bel libro di poesie dialettali venete di Bruno Castelletti (detto Bruno da l’Orsa) “Stéle da l’Orsa”, personaggio eclettico, avvocato, già Presidente della Provincia e soprattutto … poeta.

Qui sotto trovate il testo della mia conferenza e i suoi allegati

Relazione

Allegati

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E questo post? Be’ … una testimonianza, un ricordo e soprattutto un ringraziamento a questi nuovi amici: grazie, amici Lions! E … da velista gardesano qual sono, Buon Vento a tutte e a tutti voi!

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ASSEMBLEE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Maggio, 2018 @ 6:45 am

Detto altrimenti: riunioni di tutti i soci, associati, membri, condomini … non del direttivo, del consiglio di Amministrazione, dell’amministratore condominiale    (post 3157)

Già … occorre distinguere fra le riunioni degli organi direttivi e quelle dei “padroni” dell’entità da costoro diretta. Per capirsi meglio, inizio dalle assemblee condominiali. Come è noto, esse sono le riunioni di tuti i condomini, cioè dei comproprietari dell’immobile e spesso sono gestite male. Mi spiego: si nomina un presidente che però resta seduto fra i condomini. Si nomina un segretario verbalizzante che viene fatto sedere al tavolo della presidenza a fianco dell’Amministratore che di fatto gestisce la riunione al posto del presidente della riunione: da una logistica sbagliata deriva una gestione sbagliata. No buono.

Vi sono poi assemblee poco partecipate, il che dimostra lo scarso interesse degli associati alla gestione del loro ente. Generalmente in queste riunioni i rendiconti vengono approvati da una distratta unanimità, con il che si consuma la seconda negatività: dopo la scarsa partecipazione, l’assenza di un contraddittorio, di una analisi critica. No buono.

In alcune assemblee il presidente dell’ente ha preorganizzato la nomina del presidente della riunione. No buono.

In certe assemblee poco partecipate tuttavia taluno si è preoccupato di raccogliere un gran numero di deleghe: il che snatura il ruolo dell’assemblee la riduce ad un semplice gioco di potere. Se poi sono assemblee elettive, quel taluno insiste perché “si voti subito, prima della discussione, perchè molti devono tornare ai loro impegni”. No buono.

In alcun assemblee ci si dimentica di aprire la discussione ai partecipanti e di fatto le si trasforma in una sorta di comunicazione ai soci da parte del direttivo. No buono.

In altre invece – e sono le vere assemblee – la gestione è del presidente espressione degli associati, la partecipazione è elevata, la discussione aperta e ricca, le votazioni non sono all’unanimità e sono aperte solo alla fine della discussione. Evviva queste assemblee!

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FESTA DEL LAVORO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Maggio, 2018 @ 11:06 am

Detto altrimenti: 1° maggio, qualche riflessione                             (post 3155)

downloadDicono che i fattori della produzione siano capitale e lavoro. Dirigente a 30 anni (ne ho 74), ho sempre gestito società di ogni tipo da posizioni di vertice e la mia lunga esperienza sul campo mi porta ad una conclusione parzialmente diversa: quei fattori sono capitale e Motivazione delle Persone che lavorano. La Motivazione deriva dal rispetto che si porta loro, da come li si fa crescere, da come li si coinvolge e responsabilizza, da come li si incentiva, dalla fiducia che si dà loro, da come li si fa sentire “un gruppo”. Ho sempre accettato di essere giudicato dai miei collaboratori (che non ho mai chiamato “dipendenti) i quali mi hanno sempre detto “Siamo felici di venire a lavorare con lei”.

Alcuni esempi

  • Le ferie. Io dicevo loro: organizzatele voi stessi, purchè garantiate la copertura del servizio. Felici loro, nessun problema io.
  • Ai miei dirigenti: questi sono gli obiettivi per ognuno di voi e questo il budget degli aumenti di merito che voi stessi potete gestire fra i vostri impiegati.
  • Un mio supercapo mi intima di licenziare un dirigente: rispondo che lo avrei osservato bene e avrei agito in base alle mie risultanze. Quel tale non meritava il licenziamento ed io non lo licenziai. Dopo un anno fui costretto io (da quel supercapo) a cambiare lavoro e mi portai dietro quel dirigente. Non rimpiango la mia decisione d’allora, anzi: ne vado fiero.
  • Un problema complesso. Si individua il responsabile del Progetto e tutti si mettono a sua disposizione, io compreso (dicesi: operare per funzionigrammi e per progetti e non solo e sempre per organigrammi della serie “Io so’ io e voi nun siete niente”).
  • Ai miei dicevo: di ogni singolo vostro intervento fate nascere una vostra azione seriale per tutti i possibili casi simili. Quando vennero i preparatori alla certificazione di qualità ci dissero che noi ci eravamo preparati da soli.
  • Ho sempre delegato potere e responsabilità, insieme: mai solo potere, mai solo responsabilità;
  • Un esempio da seguire? Adriano Olivetti.

Un episodio della mia vita di lavoro. Ero appena stato assunto in  una Spa di 650 dipendenti a capo della Direzione Amministrazione, Finanza e Controllo di Gestione e sotto di me avevo cinque dirigenti i quali a loro volta gestivano globalmente 70 persone.  Per due giorni due fui affiancato dal mio predecessore. Volevo convocare i miei dirigenti per presentarmi e conoscerli. Il mio predecessore mi suggerì di convocarli uno alla volta “Così tu hai più potere su di loro”. Io li convocai tutti contemporaneamente: non ero alla ricerca di maggior potere ma del loro massimo coinvolgimento.

Dice … ma tu blogger, sei un manager o no? Lo sai che il primo obiettivo di una azienda è aumentare l’utile economico? Rispondo: può darsi che io non sia stato un manager, vorrà dire che i molti proprietari d’azienda che mi hanno assunto e pagato si sono sbagliati. Tutti. E poi, il primo obiettivo … ma via … che ormai lo si è capito:  è la soddisfazione delle persone che hanno rapporti con essa, iniziando da chi ci lavora. Già, perché le persone motivate “rendono di più” anche quanto a risultato economico. Ed un capo che non motiva i suoi deve essere rimosso, e alla svelta.

Quanto sopra per la festa del Lavoro, del lavoro che già si ha. Ma per quelli che il lavoro non l’hanno, che dire? Io direi che occorre mettere al centro di ogni politica, al primo posto assoluto i problemi  1) della formazione scolastica e per il lavoro e 2) della sicurezza “del” lavoro e “sul” lavoro.

download (1)Da ultimo, ma non per questo meno importante: i nuovi schiavi. Conosco una persona che da anni lavora in una grande società con contratti “settimanali”. Si, avete capito bene: ogni settimana scade il suo contratto e ne viene sottoscritto un altro. Spesso poi vediamo in TV interviste a braccianti agricoli extracomunitari che lavorano in nero a 3 euro l’ora. Mi chiedo: ma se li individua il cronista, se tutti noi li vediamo alla TV, possibile che la polizia non riesca a perseguire quel datore di lavoro, quei caporali? Ieri, grande manifestazione a Prato … in Italia oltre 2 morti al giorno per incidenti sul lavoro! A Prato “si stimano” circa 15.000 lavoratori “in nero” … A suo tempo fu istituita la Procura Antimafia. Oggi occorrerebbe istituirne una nuova: la Procura Antischiavismo.

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VENTI BARICI E TERMICI NELL’ALTOGARDA TRENTINO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Maggio, 2018 @ 5:58 am

Detto altrimenti: nel post precedente vi ha parlato un ciclista, qui un velista (post 3155)

Già, perché il regime dei venti va conosciuto in entrambe le situazioni. Chiaramente questa conoscenza è più importante per i velisti, che nel bel mezzo della navigazione non possono “scendere e andare a ripararsi in un bar”, come invece può fare il ciclista. Ed allora parliamone un po’ di ‘sti venti … dal punto di vista del velista nell’Altogarda Trentino.

imagesI venti barici sono quelli che si generano per differenza di pressione fra aree geografiche anche molto distanti fra di loro. In genere si accompagnano al passaggio di una perturbazione, (che come è noto transitano sempre da ovest verso est) ed hanno il seguente andamento: all’inizio della perturbazione, provengono da sud est (al mare si direbbe che si tratta di scirocco). Quindi si dispongono da sud e man mano che la perturbazione avanza (fronte caldo), essi girano da sud ovest e da ovest. Alla fine della perturbazione provengono da nord. Il cielo si schiarisce, ed è il momento più pericoloso dal punto di vista dell’esercizio dello sport della vela, in quanto siamo nella così detta coda della perturbazione (fronte freddo) che può portare raffiche improvvise anche forti e salti nella direzione del vento. Non lasciatevi ingannare dalla bellezza del panorama e dalla lucentezza dei colori, e siate sempre vigili, riducendo un po’ la velatura e non rischiando troppo con il surf.

I venti termici sono invece le brezze, cioè venti che si levano per il differente grado di riscaldamento notturno e diurno della terra e della superficie del lago. Di giorno infatti, la Valle del Sarca, a nord del lago, si scalda di più del lago stesso, e quindi l’aria calda che genera sale, e richiama dal basso e da sud verso nord, aria, cioè la famosa Ora. Di notte avviene il contrario, e la terra “scarica” aria verso sud. Anche se il nome “brezza” richiama arie leggere, essi possono raggiungere facilmente i 30 nodi.

E ecco qui alcune indicazioni per misurare la velocità del vento (ricordate: in inverno l’aria è più fredda, quindi più densa e spinge assai di più di quella estiva! Quindi 20 nodi di estate spingono x, in inverno 2 volte x). Un miglio marino corrisponde all’arco terrestre che sottende, al centro della terra, un angolo di un primo, cioè di un sessantesimo di grado (in totale come sapete vi sono 360 gradi). Esso misura all’incirca 1850 metri. Un nodo equivale ad un miglio all’ora. Quindi se avete nodi e volete passare ai chilometri orari, moltiplicate i nodi per due e detraete il 10%. E’ un calcolo approssimativo, ma funziona. Per passare dai metri al secondo ai nodi, invece, moltiplicate i metri al secondo per due.

In genere le perturbazioni con i loro venti barici schiacciano le brezze, se di senso opposto alle stesse, ovvero si sommano al loro effetto, se vanno nella loro stessa direzione. Ed ecco i singoli venti.

download (1)Brezza termica “di mare”, la famosa Ora (si scrive con la O maiuscola e si pronuncia con la O aperta). Nell’Alto Garda si contrappone al Vento, con la V maiuscola, che è invece quello che spira da Nord e che localmente non viene chiamato mai tramontana). Si alza per effetto del noto meccanismo che fa sorgere tutte le brezze, verso le 11-12 di mattina, e cala verso le 17-18 di sera. Il fenomeno è rilevante in primavera ed estate, minore in autunno, debole in inverno. L’intensità del vento va dai 10 ai 25-30 nodi. Normalmente è preavvisata dal formarsi delle nuvole di caldo sul Monte Baldo (i bianchi balloni del Baldo) e da una “riga scura”, cioè dall’incresparsi dell’orizzonte del lago verso sud. Si tratta di una brezza regolare, prevedibile, e quindi non pericolosa anche se forte, a meno di trovarsi a ridosso della costa nord del lago, di essere carichi di vele ed inesperti. Spesso porta foschia, talvolta invece è “ciara, lustra” ed allora è uno spettacolo di colori e bellezza! In genere non la si teme proprio perché al contrario la si aspetta, la si desidera: infatti la maggior parte dei velisti viene sul Garda proprio per incontrarla. Quindi non mi soffermo oltre. Cosa fare in caso di Ora? Godersela tutta!

Brezza termica da nord (situazione normale). Se viene da nord est, si chiama Sarca ed è più forte. Da nord ovest, più debole, Balino o Balinot. Sarca e Balino, poco più a sud, si uniscono nel più famoso Peler, detto così perché a Riva del Garda “fa il pelo” all’acqua, increspandola senza farle fare onda sotto la costa nord. E’ l’interfaccia dell’Ora. Normalmente inizia verso le sei-sette di mattina, aumenta sino alle nove e quindi va a morire intorno alle dieci-undici. La sua intensità aumenta da Riva a Torbole e da Nord a Sud, per cui sotto costa si può scegliere l’intensità con la quale cimentarsi. Verso Sud genera onda. Può essere pericolosa per i surfisti il raffreddamento dell’acqua del lago che genera anche in estate (vi sono stati casi di assideramento in luglio) e per l’onda (versio sud), che può spaventare velisti inesperti o sorpresi da questo comportamento marino del lago. Esistono comunque ridossi sicuri come Baia di Sogno e Garda, o quasi sicuri come Limone. Cosa fare? Non usare lo spi, terzarolare, planare allegramente verso sud, eventualmente evitare strambate (abbattute) e fare il rebecchino, non avvicinarsi troppo alla costa, divertirsi un sacco e tornare a casa con l’Ora.

download (2)Vento barico “regolare” (situazione frequente). Causato da differenze di pressione. Trae la sua origine da zone ad alta pressione molto a Nord, e può durare anche tre giorni di seguito, soprattutto in inverno dopo una nevicata sul Brenta ed in Paganella. Di mattina all’effetto barico si somma l’effetto termico. Intensità crescente da Riva a Torbole e da Nord verso Sud. Può arrivare a 40-45 nodi di velocità (Centomiglia 1996 e Trofeo Gorla 1998). Onda formata a Sud. Pericoloso per i surfisti anche in estate soprattutto per il freddo (ci sono stati casi di morte per assideramento in piena estate). Esso non lascia spazio all’Ora. E’ prevedibile, ma è più pericoloso del precedente per la durata prolungata sino a sera. Cosa fare? Uscire terzarolati, niente genoa o spi. Per i surfisti: rientrare alla base.

Vento barico “a tradimento” (situazione rara). Si alza quando si è già levata l’Ora e la schiaccia. Il 29.3.97 (XV° Meeting Internazionale del Garda) era gradualmente calato il Vento e si stava formando l’Ora. Tuttavia l’Ora non si è rinforzata, dietro la sua classica riga scura è ricomparsa a sud una zona di lago chiara e a Nord, cioè vicino alla spiaggia trentina, si è formata sull’acqua una anomala riga scura (attenzione, ecco l’anomalia!). Si sono quindi levati 25-30 nodi di Vento. E’ freddo, non sempre prevedibile. Cosa fare? Quando vi accorgete che l’Ora, dopo essersi formata tende a scomparire e che il vento gira da Nord (la sequenza normale è invece contraria, cioè vento da nord che gira da sud!), non aspettate di averlo addosso: ammainate subito spinnaker e genoa, issate il fiocco e terzarolate prua al vento.

Foen (situazione molto rara). Vento caldo, prevedibile attraverso i bollettini meteo. E’ un vento da nord ma caldo, di ricaduta, che si forma dopo avere scaricato pioggia o neve sulle Alpi. Si è formato con la stessa metodologia del caso precedente il 6 aprile 1997 (Fraglia Cup), dalle due alle quattro del pomeriggio. Intensità 40 nodi. All’inizio le barche più vicine a Torbole procedevano di bolina verso Sud (con l’Ora che stava morendo subito dopo essersi formata) ed io che ero più a sud di un miglio, all’altezza di Capo Tempesta, procedevo di bolina verso nord. Sul Fun avevo l’equipaggio al completo: fiocco olimpico, due mani di terzaroli, randa parzialmente sventata, barca molto sbandata. Cosa fare? Vedi caso precedente.

Bora (situazione rara). Localmente di chiama Vineza (Venezia). Sul Garda arriva da Sud, anche alle nove di mattina (XII° Meeting Internazionale del Garda, marzo 1995, 30 nodi; 30 aprile 2018, 25 nodi). E’ un Vento freddo ed alle dieci di mattina inizia a sommarsi all’effetto termico dell’Ora. Normalmente arriva nella stagione fredda, quando sono fuori pochissime barche e probabilmente nessun surfista, per cui non fa danni. Tuttavia essa può arrivare anche nel corso di una bella giornata estiva anche se il caso non è frequente. La luminosità è particolarmente accentuata. Si vede arrivare la Vineza sull’acqua, nettissima, con il suo fronte di schiuma bianca che avanza assai velocemente come una improvvisa marea (Olimpic Garda, marzo 1996). E’ questo il caso che vi lascia il minor tempo a disposizione. Per la velatura, vedi i casi precedenti. Cosa fare? Comportarsi come nei due casi precedenti.

Fronte freddo dopo una ampia perturbazione estiva (situazione molto rara): cielo tipico da coda della perturbazione, azzurrissimo con nuvole bianche luminosissime. Lago splendente di argento piombo accecante. Caratteristica del vento: raffiche non solo sotto la costa Nord ma anche verso il centro-sud del lago con salti di direzione notevoli. Cosa fare? Ammainate lo spinnaker ed impugnate una buona macchina fotografica!

Ponale. Vento di caduta, circoscritto alla zona sottostante la valletta del torrente Ponale, due miglia a sud di Riva del Garda, lato bresciano. Si genera quando sulla montagna c’è o c’è stato un temporale (locale, estivo, circoscritto). Il Ponale si apre a raggiera, può aiutare a vincere o a perdere una regata, non lo giudico pericoloso perché al massimo vi fa scuffiare, ma comunque vi sospinge fuori della zona della sua influenza. Durante la Fraglia Cup 1998 ho vinto una regata proprio andando a cacciarmi dentro la “zona Ponale” a vele ridotte (due mani e fiocco olimpico), mentre altre barche, troppo invelate, sventavano fermandosi. Altro caso: mattina del 7 agosto 1999 regata delle vele latine a Riva del Garda, 60 nodi all’improvviso, visibilità dieci metri, il tutto per cinque minuti…quanto basta. Cosa fare? Utilizzarlo, come faccio io od evitarlo (basta allontanarsi un poco dalla zona). Tuttavia il 7 agosto scorso ho ammainato le vele, e di corsa! In questo caso l’importante è non essere vicini alla costa, non prendersi una bomata in testa e non cadere in acqua.

Vele Latine sotto Ponale!

Riva del Garda, 7 agosto 1999: tutto avrebbe sconsigliato l’uscita. Già dal giorno prima infatti la costa era stata assalita da inconsuete folate di aria eccessivamente calda, che attraversavano la zona di lago prospiciente la città secondo canali ben definiti. La mattina del 7 agosto il cielo è cupo, il temporale “gira” dietro i 1600 metri della cima della Rocchetta. Il lago è deserto: nessun turista si è azzardato ad uscire. Tuttavia la regata delle Vele Latine organizzata con la collaborazione della Fraglia Vela Riva è troppo importante per rinunciarvi! E poi si tratta di gente del posto, preparata e buona conoscitrice dei segreti del Lago, che se la sarebbe cavata comunque. Quindi si parte. Dodici barche al via. La più grande una barca in legno, d’epoca, di dieci metri, con randa, controranda e due fiocchi: uno spettacolo! La più piccola un dinghy, timonato dall’amico Paolo Matteotti. Vento debole da Sud, quasi un’Oresella (debole Ora). Parte benissimo, in boa e con mure a sinistra, l’amico olimpionico Gianni Torboli, al timone di una lancia con fiocco e randa col picco. Io seguo la regata con il mio FUN. Sono solo a bordo. Espongo fiocco e randa piena, tengo le vele “morbide”, cioè poco cazzate, e timono da sottovento per sbandare un po’ la barca ed aiutarle a prendere forma. Siamo in prossimità della prima boa di bolina. Gianni vira e si appresta alla poppa. Il cielo è sempre più buio, il vento sempre più debole. A Riva accendono le luci stradali! Intorno, sulle montagne, le saette colpiscono le vette con sempre maggiore frequenza. Mi rivolgo a Luigi Armellini detto il “Babbo” che sta sulla pilotina, nei pressi della boa: “Babbo, qui si prepara una sventolata!” gli dico. Annuisce preoccupato… Indosso la cerata ed il giubbotto di salvataggio, chiudo il tambuccio del Fun. Ho la prua rivolta verso Torbole. Per caso, con la coda dell’occhio sinistro vedo avanzare colonne di aria e spuma bianca alte cinque-dieci metri. In un secondo la sventolata mi è addosso. E’ come essere investiti dallo spostamento d’aria di un’esplosione. Impressionante infatti è la velocità e la forza con la quale l’aria è stata letteralmente sparata giù dalla Valle del Ponale. La visibilità scende a cinque metri. Il Fun si sdraia sul lato sinistro. La sola preoccupazione che ho è per i fulmini e per i danni che potrebbe subire la barca. Lasco le vele (il fiocco sbatte, speriamo che non si strappi!). Lego il boma alla draglia. Ammaino la randa. Faccio lavorare il fiocco, al lasco, verso Torbole (credo). Il Fun avanza a cinque nodi. Velocità del vento rilevata nel Porto S. Niccolò di Riva: 60 nodi. Dopo alcuni minuti il vento cessa. La costa torna visibile, e con lei le altre barche, ferme, con le vele ammainate. Piove. Ci contiamo, rassicuriamo le due pilotine della Fraglia e quella dei Carabinieri. Tutto bene quel che finisce bene, soprattutto se ad uscire in barca sono persone del posto, regatanti ed allenate. Ma se si fossero trovati in acqua turisti non altrettanto preparati? Concludo con una proposta: dotare la costa dell’Alto Garda Trentino di un sistema di segnalazioni a lampi colorati che preavvisino i naviganti dell’approssimarsi delle “Ponalate”, del Foen, della Vinessa (“Venezia”, cioè bora) e dei mini cicloni estivi. Incidere su targhette in ottone le relative “istruzioni per l’interpretazione dei segnali”, ed applicarle sulle barche date a noleggio. Il sistema è adottato sul Lago di Prien, in Baviera, a vantaggio dei numerosi turisti che remano e veleggiano su quelle acque.

Mini ciclone estivo. Si forma con la stessa tecnica dei veri cicloni asiatici, in caso di forte surriscaldamento dell’acqua. Si crea una colonna di aria calda ascendente che si invortica come una vera tromba d’aria. Più probabile a fine agosto, si verifica una volta ogni due anni circa. Dura una decina di minuti. A terra sradica alberi e solleva catamarani. A mio avviso è assai meno pericoloso per le barche in navigazione, purchè non siano sotto costa e siano a secco di vele. Cosa fare? Quando avvertite troppo caldo, una strana elettricità nell’aria, una forte umidità, una calma irreale, quando il cielo è cupo pur essendo sereno…be’ allora ammainate tutte le vele, accendete il motore, mandate donne e bambini sottocoperta, indossate il giubbotto e allontanatevi dalla costa. In pochi minuti tutto sarà passato senza danni a cose e persone. Direi che i pericoli maggiori in questo caso li corre chi è sulla terra ferma in quanto rischia di essere colpito da piante divelte o da oggetti fatti volare per l’aria, non chi è in mezzo al lago.

FINE

Buon Vento a tutti, Velisti e ciclisti!

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