COLORI D’ITALIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Giugno, 2018 @ 8:22 am

Detto altrimenti: siamo un Paese colorato, non c’è che dire!       (post 34224)

  • Nero Fascista
  • imagesRosso e Azzurro Partigiano
  • Bianco Balena
  • Rosso Togliatti
  • Bianco Rosso Moro
  • Azzurro Silvio
  • Verde Lega
  • Giallo Grillo
  • Giallo Verde Governo
  • Bianco Rosso e Verde Bandiera

Italia tavolozza per dipingere quale quadro? Il quadro di vari stili sovrapposti, uno sull’altro a coprire il precedente. Se dovessi sceglierne uno direi lo stile impressionista, si … quello, perché mi fa “impressione” il passaggio improvviso da uno stile troppo vecchio ad uno troppo giovane. Già, perché per dipingere non basta la volontà, l’ispirazione, il desiderio: occorre anche aver frequentato una scuola, essere maturati almeno un poco, avere imparato la tecnica: solo dopo si può lasciar libero corso al sentimento.

“Politica”: nell’antica Grecia era un aggettivo che definiva un sostantivo: la “tecnica” da cui “teknè politika, ovvero la capacità di governare la polis che poi era lo stato. Noi oggi utilizziamo questo termine come aggettivo sostantivato: politica tout court.

Ma direi che nemmeno a quel punto si è maturi. Infatti oltre alla capacità (di affrontare e risolvere i tanti aspetti (sono trenta, descritti in un manuale di 57 pagine reperibile on line) della tecnica pittorica, occorre avere la conoscenza, cioè  un’idea del “modello” di pittura che si vuole realizzare, un’idea di futuro, e non mi riferisco al futurismo, per carità! Oggi purtroppo la scuola insegna solo  capacità: ti fa leggere un brano e ti chiede di ripeterne il contenuto con parole tue. Invece dovrebbe insegnare la conoscenza, ovvero il fare raffronti e collegamenti, l’esprimere giudizi di valore. E invece gli industriali chiedono a gran voce la scuola delle capacità, quella che genera ottimi-operai-non-troppo-pensanti: mi viene in mente una vecchia scritta sbiadita dal tempo che ho letto recentemente su una fabbrica dismessa: “Qui non si fa politica: si lavora”.

E non basta avere autorità, cioè un potere che ti hanno dato gli altri, quelli che apprezzano la tua pittura. Occorre avere autorevolezza che invece è una “cosa” che uno ce l’ha di suo o non ce l’ha, non c’è niente da fare. Un’autorevolezza che presuppone una giovinezza matura o una maturità giovane: il troppo giovane  non funziona, così  come ha smesso di funzionare il troppo maturo.

Ma tu, caro blogger, che ormai sei un V.I.P.-Vecchietto In Pensione, quale esperienza hai di tutto ciò? Rispondo: studi classici; laurea in giurisprudenza; servizio militare; una moglie e due figli; cinque anni in dieci filiali di una grande banca (tutti i servizi):  a 30 anni dirigente d’azienda privata con rapporti internazionali; a 32 anni dirigente capo della finanza Italia di una grande finanziaria pubblica; a 37 anni direttore di una Spa multinazionale, poi Direttore Generale e/o Presidente e/o Amministratore Delegato di altre SpA etc.  etc.. Capirete che quando vedo certe improvvise  emergenze giovanili, quanto meno sono un po’ perplesso …

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Ma torniamo ai colori. Dice … ma tu, caro il nostro blogger, quali colori preferisci?  Ecco, ve lo dico subito: io preferisco un gran campo bianco, con un riquadro interno in alto a sinistra a fondo azzurro con tutte le stelline della bandiera UE. Nella parte rimanente tante belle strisce orizzontali: insomma, una bella bandiera. Gli Usa quelle strisce le hanno messe rosse, noi potremmo usare chessò … di nuovo l’azzurro: strisce azzurre in campo bianco. Che ne dite?

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PROFUMI IN BICICLETTA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Giugno, 2018 @ 2:19 pm

Detto altrimenti: pedalando all’aria aperta (post 3223)

Corsica: mare … ma anche montagne fino a 2700 m! Ne avete da pedalare!

 

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Anni fa, in vacanza in Corsica, in un villaggio  Club Med. All’aeroporto di partenza avevo con me il contenitore rigido della mia bici da corsa ovviamente smontata, il quale – in corrispondenza delle ruote –  mostrava all’esterno due rigonfiamenti circolari. “Cos’è?” Mi chiede un collega di vacanza. “Uno stereo” rispondo! L’altro sbarra gli occhi: “Noooo … nel villaggio vogliamo stare in pace, in silenzio!”

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imagesAl villaggio. Mi alzo la mattina presto. In bici dalle 05,30 alle 08,30, con il fresco. Pedalo in assoluta “solitaria” (1). Ogni tanto mi attraversa la strada un animaletto selvatico. Sempre, negli occhi la natura; nelle orecchie il silenzio e addosso il profumo della menta selvatica, del mirto, di altre erbe che non conosco. Rientro alla base e mi getto come un lupo affamato a divorare un’abbondante colazione, fra gli altri ospiti stupiti della mia grande voracità.

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Trentino. Pedalo nelle piste ciclabili. Ogni tanto il profumo dei fiori. Sempre, quando sorpassi un collega o quando ne sei sorpassato, il profumo del suo deodorante. Un’idea: che si producano deodoranti specifici regionali per ciclisti: al mirto, al pino mugo, al bergamotto, al sale marino, etc. rispettivamente per ciclisti che pedalano in Sardegna, in Trentino, in Sicilia, in Liguria … e così via. Che ne dite?

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(1) Alcune volte, previo accordo, pedalata one way, nel senso che dopo tre ore smontavo la ruota anteriore, mi cambiavo le scarpe e scendevo per circa una mezz’ora di cammino fin su una spiaggia isolata alla quale sarebbe arrivato il battello della gita sociale del villaggio. Ritorno via mare. Mai sbagliata spiaggetta, per mia fortuna! (Nel vedermi spuntare dall’intricata macchia mediterranea  bici da corsa in spalla – non vi dico la faccia di quei pochi che erano già arrivati via mare su quella spiaggetta, ovviamente ignari del mio accordo per il ritorno!)

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30 PUNTI, 57 PAGINE: CHI LE HA LETTE?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Giugno, 2018 @ 5:16 am

Detto altrimenti: quelle del Contratto per il governo del cambiamento (post 3222)

 

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Oggi “giornata di riposo” ed allora ….

 

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download“Occorre, è necessario, s’impone, bisogna” etc. Una serie di imperativi categorici, molti dei quali condivisibili, quali ad esempio la semplificazione legislativa, la riduzione del numero dei parlamentari, l’acqua pubblica, etc.. Tuttavia, e questo è un problema, tutti senza l’indicazione del “come” fare tutto ciò. Ma questo che sto scrivendo è un “post di un blog” e non può essere un trattato completo di quel lungo documento. Mi limiterò quindi a qualche riflessione su un punto, il

n. 20- Riforme istituzionali, autonomia e democrazia diretta.

E’ un dato di fatto che il grande consenso elettorale dei firmatari del Contratto è stato raggiunto innanzi tutto grazie a SLOGAN e alle RETI. Gli slogan originari sono stati Vaff e Roma ladrona. Poi, via via che la pancia di chi ascoltava si convinceva di quanto affermava la pancia di chi parlava, gli slogan si sono modificati ed è subentrato il dominio della rete, cioè la demo-rete-crazia realizzata via web e via gazebi.

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Le reti. Mi chiedo:

  • quali garanzie abbiamo sulla democraticità del funzionamento del SW di queste reti?
  • Quali ragionamenti e approfondimenti stanno alla base del loro pronunciamento?
  • Qual è il loro peso specifico (numerico) rispetto alla totalità dei votanti, ovvero qual è ad esempio  il “valore democratico rappresentativo” dell’approvazione di 40.000 retiarii (gli utilizzatori della rete) rispetto ai milioni di votanti?

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La conclusione che io – uomo d’azienda – traggo da tutto ciò è che mi sento governato da due Direzioni aziendali: la Direzione Marketing e la Direzione Sistemi informativi. A ciò si aggiungono le previsioni del punto 20 del contratto, e cioè

  • l’introduzione del vincolo di mandato
  • l’eliminazione del quorum referendario
  • l’introduzione del referendum propositivo.

Vincolo di mandato. Le due Direzioni aziendali citate tendono ad attribuire a molti (milioni di) elettori la riflessione di pochi (40.000b retiarii). Dopo di che, dopo che l’elettorato è stato imbrigliato dalla rete, con l’introduzione del vincolo di mandato sarebbero imbrigliati anche i parlamentari ai quali si direbbe: “E’ così oppure è così”. Infatti, all’atto pratico i parlamentari sarebbero vincolati al Libro delle Promesse della campagna elettorale e non sarebbero invece liberi di valutare una eventualmente diversa azione del governo, diversa fra l’altro in spregio al principio della separazione dei poteri (legislativo ed esecutivo).

Referendum. Infine le due Direzioni, attraverso le due reti (web e gazebi) e una serie di referendum propositivi senza quorum potrebbero ottenere multa paucis, ovvero – secondo una traduzione più corretta della prima – potrebbero emanare tutte leggi che vogliono, anche costituzionali (anche l’elezione diretta del capo dello Stato, ultimo baluardo democratico) con il voto consapevole di pochi, a prescindere da una reale rappresentatività democratica, superandosi anche la funzione dei partiti.

I capi delle reti decidono; le reti approvano;  si va al referendum propositivo senza quorum; si va in parlamento (“tenuto a calendarizzare con tempestività“) che approva.

Quindi in sintesi ci troviamo di fronte ad una contrapposizione fra “populismo” e “vera democrazia rappresentativa”. Ora, se manca la rappresentatività reale, manca la democrazia. Al che mi domando: come si definisce un sistema di governo che riunifichi i poteri legislativi ed esecutivo e nel quale manchino la democrazia rappresentativa e la funzione sostanziale dei partiti politici?  Si dice: non esistono più la “destra” e la “sinistra”. .. ok, ma per me è solo una questione di termini: certo è che esiste 1) la democrazia rappresentativa oppure  esiste 2) il suo contrario. Quanto ai termini, be’… ragazzi, ecchè? vi devo dire tutto io? Fate voi … non litigheremo certo per questo!

Fine (per oggi)

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TRENTO – BORGHETTO ALL’ADIGE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Giugno, 2018 @ 4:16 pm

Detto altrimenti: in bicicletta!     (post 3221)

davE’ una classica. Sola andata, 55-60 km a secondo dei percorsi di accesso e di uscita dalla pista ciclabile a Trento. Oggi (come da giorni!) il tempo è un po’ troppo “primaverile! Chi si fida? Parto da solo alle 08,15 con il sole, 25+25 km a/r Trento-Borgo Sacco di Rovereto con sosta al Ristorante Moja con prato e sdraio al sole. Prevedevo di rientrare da qui.

Moja. Prima foto: arriva una mamma con mtb elettrica, una bimba (Chiara, sette mesi) al traino; una grande (Sara, 3,5 anni) nel seggiolino; un maschietto (6 anni) a … scuola! Da nonno qual sono mi offro di dare una mano ma no grazie non serve molto gentile si vede che lei è un nonno e intanto mi faccio presentare le bimbe. Sara? Io ho due Sara, nuora e nipotina! Foto alle bimbe no ma alla bici si, la Bici di Madre Coraggio. Vuole un seggiolone? No grazie non serve. Complimenti mamma coraggio!

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Il sole insiste. Messaggio a casa, non vengo a pranzo va bene vai pure non piango grazie prego. Proseguo per Borghetto. Seconda foto: rose rosse per me e per la mia bici.

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Terza foto, Borghetto, piccolo spuntino di spaghetti alla marinara in dose gigante che poi la porzione per uno l’abbiamo mangiata in due.

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A braccetto con Rudy, il titolare della Trattoria Vccchio Porto tel. 0464 689094.

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Quarta foto: siesta. Si impone che altrimenti non riesco nemmeno a salire sul treno: evviva la vita di paese con gli amici ritrovati ogni volta!

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Treno? Quinta ed ultima foto. I want to ride again on the three train to … no … non to Yuma, bensì to Trento!

Fine

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TIRO AL BERSAGLIO UMANO IN CALABRIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Giugno, 2018 @ 5:52 am

Detto altrimenti: roba da KKK!         (post 3220)

Il clima che si genera … le affermazioni che innescano odio … (“è finita la pacchia”) nei giorni in cui annegano 60 persone; nel giorno in cui si spara ad altre; nel giorno in cui ci si fa rimproverare dalla Tunisia; nel giorno in cui uno schiavo dice “Questa qui per noi non è certo una pacchia!”

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Calabria si spara (3 giugno 2018). Roba da KKK! Roba da Portella della Ginestra (1 maggio 1947). Con un fucile di precisione, quattro colpi da 150 metri, due a segno: muore colpito alla testa il giovane sindacalista Sacko Soumayla, padre di una bimba di 5 anni. Ferito alla gamba Madiheri Drame, 30 anni; illeso Madoufoune Fofarne, 27 anni: evvabbè, la prossima volta si può migliorare (!)

Sacko cercava di difendere i diritti dei suoi colleghi schiavi che lavorano a 3 euro l’ora, anzi, cercava di far “nascere” in capo a loro diritti che sono loro negati. Schiavi al lavoro nero, nero due volte: nero perché non pagato, nero come la loro pelle.

“Se sei disoccupato la colpa è degli immigrati!”. Ma noi Italiani bianchi accetteremmo mai di lavorare come quei “neri”? No, noi vogliamo il reddito di cittadinanza e far lavorare loro in quelle condizioni. Semplice.

Nel post 3200 “Democrazia e fake news” (cfr.ivi) evidenziavo come di un’affermazione non conti tanto il fatto se sia vera o falsa, ma la reazione che determina in chi l’ascolta. Ecco, certe irresponsabili affermazioni contribuiscono ad indurre qualcuno a sparare. Come quando quel tale ministro indossò una camicetta blasfema per i musulmani, causando l’uccisione per vendetta di nostri correligionari in oriente.

Le reazioni? Ormai siamo alla seconda sparatoria contro i “neri”, dopo quella – recente –  di quel tale con la pistola. Ora siamo al fucile. La prossima volta cosa useremo? Un Kalashnikov?

La TV ci mostra la meno-che-una-baraccopoli dove vivono gli schiavi: nemmeno ai tempi dell’antica Grecia e di Roma erano trattati così! Peggio delle bestie, letteralmente. Tutti noi vediamo. Le autorità vedono. Ma la schiavitù continua. Ora inoltre è cominciato il tiro al bersaglio dei loro sindacalisti. Oggi laggiù si sciopera. Io Vorrei vedere in sciopero tutti i nostri sindacati “bianchi” di pelle. E noi? Noi mangiamo i “loro” pomodori rossi. Rossi di sangue. Retorica la mia? No, indignazione contro la superficialità, la pressapocaggine, l’indifferenza, l’ipocrisia.

Schiavo, che brutta parola! Meglio dicevano gli Inglesi che i loro schiavi in India li chiamavano coolies. E noi? Noi li chiamiamo immigrati, lavoratori irregolari. Ma schiavi no, suona male, offende la nostra sensibilità … quando mai  … coolies e immigrati fa più fine, volete mettere?

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ACCADEMIA DELLE MUSE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Giugno, 2018 @ 4:48 am

Detto altrimenti: serata di fine anno accademico       (post 3219)

Come tradizione: da Riva del Garda sono saliti alunni del locale Conservatorio Bonporti, accompagnati dal M.° Corrado Ruzza. Prima parte della serata: MUSICALE, quindi, e che musica! Infatti i musicisti hanno spaziato dal ‘700 al ‘900:

  • IMG_4792Romina Forti, pianoforte, di Ludwig van Beethoven (1770-1827): Sonata per pianoforte op. 54 in fa maggiore.
  • Romina Forti, pianoforte e Chiara Spinelli clarinetto, di Claude Debussy (1862-1918): Première Rhapsodie.
  • Corrado Ruzza, pianoforte e Davide Simionato, di Francis Poulenc (1899-1963): Sonata per clarinetto e pianoforte.
  • Romina Forti, Chiara Spinelli, Davide Simionato, di Max Bruch (1838-1920): dagli Otto Pezzi Op. 83, arrangiamento per due clarinetti e pianoforte di Bjarne Vestfalen.

Grande capacità interpretativa, perfetto sincronismo, ecletticità nella scelta e nell’esecuzione, perfetta padronanza del senso della Musica e ovviamente degli strumenti: qualità preziose e soprattutto rare da riscontrare in esecutori coì giovani! L’uditorio? Applausi da standing ovation!

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IMG_4798E’ seguito l’angolo delle anteprime che troverete riportate anche nell’apposito post “agenda scadenziere”. Una tuttavia merita una particolare segnalazione: sabato 29 settembre, ore 10,30,  nella Chiesa parrocchiale di Lavis, si sposano Letizia e Stefano! Non manchiamo!

Dopo la pausa eno-gastro-astronomica, la seconda parte della serata: Marisa Postal De Carli in “Scorci di Trento minore” con vita-morte-e miracoli del Torrione di Piazza Fiera, rievocazioni storiche della nostra città, sempre apprezzatissime e arricchenti.

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Last but not least, Cristina ha riassunto l’attività svolta nel corso dell’anno accademico, il decimo dell’Associazione (!), invitando tutti a proporsi quali relatori per la prossima stagione. Prossimi appuntamenti:

  • Venerdì 22 giugno ore 17,00, Sala SOSAT, Concerto di Giovanna, Sergio Runchel (voci) e Cristina (pianoforte);
  • Mercoledì 25 luglio, Festa di Mezz’estate;
  • Sabato 29 settembre nella Chiesa parrocchiale di Lavis, ore 10,30, si sposano Letizia e Stefano!
  • Lunedì 1 ottobre 2018: ripresa della stagione accademica.

Buona Accademia delle Muse a tutte e a tutti!

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VINCENT VAN GOGH

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Giugno, 2018 @ 4:19 pm

Detto altrimenti: “Pescheto in autunno”, da un pittore all’altro     (post 3218)

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Volpedo 2011-1.

No, è inutile che cerchiate questo dipinto nei cataloghi del famoso pittore, nelle tante mostre che raccolgono i suoi capolavori. Perdereste tempo. Infatti … infatti non si tratta di un suo quadro ma di una mia foto, scattata con un telefonino, quindi senza alcun merito da parte mia se non quello di avere “visto” ciò che stavo guardando. Dov’ero? A passeggio nelle campagne del Tortonese (AL), vicino al paese di Volpedo, la patria del pittore Giuseppe Pellizza (da Volpedo, appunto).

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Giuseppe Pellizza (Volpedo, 1868-1907) è stato dapprima divisionista (ebbe rapporti con l’arcese Giovanni Segantini, Arco,  1858 – Monte Schafberg,  1899,  tra i massimi esponenti del divisionismo), poi esponente della corrente sociale, autore del celeberrimo “Il quarto stato”.

P. S.: il 28 maggio ho pubblicato il post “In bicicletta fra l’Adige e il Mincio”. Anche in quella occasione la natura era così bella che sembrava un quadro (o viceversa?) oppure, come qui, la foto è così bella che sembra un quadro che sembra la natura. In entrambi i casi i quadri e le foto sono così belle che sembrano vere o viceversa. Insomma, un inno alla Bellezza!

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TIROLER KAISERJAEGERWEG

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Giugno, 2018 @ 6:27 am

Detto altrimenti: la strada dei cacciatori delle Alpi tirolesi dell’imperatore   (post 3217)

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          (foto Lucia Bruni)

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Trentino, lago di Caldonazzo, Caldonazzo paese. Da lì la una strada militare sale all’Altopiano dei Sette Comuni verso Asiago. Una strada “di costa”, con viste a strapiombo veramente entusiasmanti.

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Anni fa, più giovane ciclista, l’avevo scoperta e percorsa per caso: sterrata, le strette gallerie … ovviamente ripida nonostante i molti  tornanti. L’ho ripercorsa anni dopo, in auto, asfaltata. Peccato, mi sono detto, è stato cancellato un pezzo di storia (a fianco: foto da internet)

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           (foto Lucia Bruni)

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.Per fortuna è stata “salvata” una galleria, a ricordo di quello che fu:  l’automobilista è avvertito del (limitato) ingombro di ogni veicolo.

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Ieri ho ricevuto alcune foto-da-indovinare. Me le ha inviate un’amica ciclista, Lucia, alla quale  avevo parlato della strada: la didascalia della prima recita “Adesso”. Io rispondo “Kaiserjaeger?”. Mi scrive: “Si!”. Svelato il segreto, seguono altre foto, fra le quali la foto bellissima, qui a fianco,  che da sola merita un post. Adesso ho voglia di tornare anch’io sulla Kaiserjaeger, solo che dovrò farmi aiutare un po’, userò la e bike. Sapete … quegli gli anni non è che proprio non contino nulla ed il mio amico medico mi suggerisce di esagerare, di non voler fare un regalo all’INPS anche se ne avrebbe bisogno, ora che stanno per arrivare le riforme pensionistiche gialloverdi! Però io mi sono detto: ecchè, mica ci devo pensare io al fabbisogno finanziario dell’Ente!

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     Dopo la “Kaiser” Lucia ha insistito!

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Le (mie) grandi salite! Sto collezionando i fascicoli “La bicicletta” de Il Corriere della sera e La Gazzetta dello Sport. Il n. 3, “Le grandi salite 1”. Fra di esse ne ho riconosciute come mie ben tre: Galibier, Ghisallo, Izoard, solo che … io le ho fatte tutte “contromano”! Ma si può? Però … mica è colpa mia se abitavo (Ghisallo) o ero in vacanza (le altre due) dal lato “sbagliato”? Prendiamo l’ Izoard: ero in vacanza a Cesana Torinese il che vuol dire che prima e dopo mi sono dovuto “fare” i 500 metri di dislivello del Monginevro, all’andata e al ritorno. Quindi, sceso dal Monginevro a Briancon bassa, ho girato a sinistra, sono salito a Cervieres (paesino che in inverno raggiungevamo da Monginevro-Colletto Verde con un fuoripista di 15 km!), da Cervieres sono salito all’Izoard che poi una volta sono sceso dalla parte opposta – quella giusta – fino al laghetto Roche de Rame dove però c’era mia moglie con costumi da bagno e l’auto per il ritorno!

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E del Galibier? Lo stesso approccio, solo che a Briancon “ho girato” a destra fino ai 2000 metri del Lautaret per poi salire al Galibier, Telegraf, Moncenisio, e scendere a Città di Susa e Cesana Torinese.

IMG_4774Il Ghisallo? Eccolo. Abitavo a Monza, ciclista da un mese. Vado verso nord e riesco a salire il Ghisallo da sud, dal versante meno ripido. Arrivato al passo mi dico: “Andiamo a vedere com’è questa famosa salita, scendiamo a Bellagio che poi per tornare a casa è  … tutta discesa (!?)  in quanto si va da nord a sud” (ah … ah … l’illusione!). Detto fatto. In totale 115 km, roba da cadere per terra dalla stanchezza, un te’ zuccherato ogni bar, è stata dura ma ce l’ho fatta, come gli eroi di quel famoso amaro reclamizzato in TV. Successivamente l’ho risalito e dalla parte giusta, proseguendo poi anche oltre il passo, salitacce, ok, ma ormai ero allenato. Che bici usavo? Per la Kaiserjaeger una mtb. Per le “francesi” la mia storica che uso ancora oggi. Eccola, qui nella foto.

Good bike everybody!

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A RIVA, A RIVA!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Giugno, 2018 @ 6:33 am

Detto altrimenti: andare a riva o andare a Riva?     (post 3216)

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“A riva, a riva!” Andare a riva in gergo marinaresco era l’ordine di salire in cima all’alberatura per sciogliere o imbrigliare le vele. Noi oggi sui moderni piccoli velieri (e anche su alcuni dei grandi, quelli più tecnologici) manovriamo le vele da ponte: le issiamo, ne riduciamo la superficie, ne regoliamo l’esposizione al vento, le ammainiamo. Per noi “andare a Riva” significa tornare a casa, a Riva del Garda. Oggi, dopo mesi di inattività, porterò il mio Fun Whisper a fare una veleggiata. Già … l’ho tradito per lo sci e la bicicletta … ma non se lo merita, devo riprendere a farlo correre sul lago! Ed allora ecco una poesia che lo riguarda. Un po’ malinconica, se volete, ma se non è amore questo …

 

 

 

FUN FRA LE NUVOLE 

Nuvole e Riva dal lagoNuvole amiche del ciel vagabonde

che non restate mai ferme un momento

onde d’un lago ch’è privo di sponde

madrine dell’Ora e figlie del Vento;

 

nuvole dolci se il sole v’irrora

voi sempre riuscite ad essere nuove

calde la tramonto più fredde all’aurora

liete col bello e un po’ tristi se piove;

 

Garda, inverno, in solitaria

Foto scattata a me a e Whisper da un Anonimo Gardesano

nuvole diafane ai raggi solari

che v’arricchite di porpora e d’oro

e nel chiaror di regate lunari

fate del cielo un cangiante traforo;

 

nuvole buone che ‘l Garda ombreggiate

e che lenite l’arsura de’ campi

del Nastro Azzurro oppur corrucciate

dell’Intervela fra fulmini e lampi;

 

Neve fra le velenuvole alte dai bianchi contorni

diademi regali a cime rivane

nuvole sparse in cui volano storni

nido incantato di cigni e poiane;

 

di tutte voi dal meriggio allorquando

io nacqui sul lago mi innamorai

da molti anni ormai sto veleggiando

senza potere raggiungervi mai!

 

E la mia randa io sempre l’ho indosso

la tuga consumo al sole ed al gelo,

ma in Fraglia Vela star fermo non posso:

non voglio aver altro ormeggio che il cielo!

 

Rotte fra i monti io vo’ percorrendo

e in questo un poco ci assomigliamo:

nulla vi chiedo io nulla pretendo

se non poter dire quanto vi amo.

 

Eterna meta di tutta la vita

è il vostro porto che mai ho raggiunto,

è questa dura bolina infinita

che mi sospinge pur sempre a quel punto.

 

Vento!

Una foto ad una vela amica del mio Fun Whisper … Sullo sfondo il monte Brione e ancora dietro la Paganella

Quando dall’alto del monte Brione

la vela mia bordeggiar non vedrete

ed intonar questa alata canzone

voce planante di Fun non udrete,

 

amiche nuvole non lacrimate

poiché veliero del ciel diverrò

fra Dolomiti di neve imbiancate

prora di nuvole e cielo sarò.

 

Note per i non velisti

  • Ora: brezza termica da Sud
  • Vento: tramontana
  • I campi sono quelli di regata
  • Nastro Azzurro ed Intervela: due regate
  • Randa: vela principale, main sail
  • Tuga: coperta della barca
  • Bolina: andatura per risalire il vento
  • Bordeggio: andatura a zig zag per risalire il vento
  • Planare: scivolare sull’acqua come un surf, come un sasso piatto che rimbalza
  • Prora: rotta, direzione della barca (spesso erroneamente intesa come pruna, parte anteriore della barca)

BUON VENTO SUL LAGO E NELLA VITA A TUTTE E A TUTTI!

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UNA FAVOLA PER IL 2 GIUGNO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Giugno, 2018 @ 5:10 am

Detto altrimenti: “Democrazia”     (post 3215)

Tanto tempo fa, in una regione lontana lontana, ai piedi di una alta montagna dalla cima innevata, c’era un paese di gente semplice che viveva del proprio lavoro. Il paese era attraversato da un torrente non molto ricco d’acqua e dal quale i paesani attingevano l’acqua per le loro esigenze: tuttavia quell’acqua non era molto limpida e loro erano costretti a filtrarla prima di poterla bere. Un giorno passò di lì uno straniero e si meravigliò che l’acqua del torrente non fosse né abbondante né limpida, poiché era acqua di un torrente che nasceva a mezza costa di un’alta montagna innevata e ne chiese ragione al borgomastro del paese. “Vede, disse il borgomastro, a dire il vero il torrente dovrebbe fornirci acqua in quantità abbondante e assolutamente pura. Tuttavia accade che durante il suo percorso, taluno ha aperto alcune derivazioni di acqua pura per i suoi fini personali mentre altri vi immettono i propri scarichi non filtrati. Il risultato è quello che tu vedi: qui a noi arriva poca acqua e nemmeno del tutto pura”.

A questo punto lo straniero chiese: “Come di chiama il vostro torrente?” Il borgomastro rispose “Lo abbiamo chiamato Democrazia“. Al che lo straniero: “Che nome strano … perché mai  lo avete adottato?” E il borgomastro: “Perchè siamo consapevoli delle cause del suo inquinamento e ci siamo coalizzati per eliminarle”.

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