GUBERNAR NO ES ASFALTAR (per quanto …)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Maggio, 2020 @ 2:00 pm

Detto altrimenti: lo Stato non è una SpA (per quanto …)      (post 3880)

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Così diceva l’intellettuale spagnolo antifranchista Salvador de Madariaga, morto quarant’anni fa. Quarant’anni, un secolo … se si pensa che all’ “epoca” l’obiettivo primario di ogni SpA era fare utile!  Ed allora ecco che il conto torna: gestire una SpA era una cosa, governare un paese, un’altra. Oggi le cose sono molto cambiate: ci si è resi conto che gestire una SpA significa innanzi tutto fare ”star bene” chi ci lavora, i suoi fornitori, i suoi clienti, l’intera società di cui quella SpA fa parte. Ecco che questa nuova filosofia di governo di una SpA si è molto avvicinata al gubernar di uno Stato.

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D’altra parte lo stesso Alcide De Gasperi era un manager, quando scriveva che lo statista deve pensare alle prossime generazioni, relegando al ruolo di impiegatucccio dell’azienda Italia il politico che si preoccupa solo delle prossime elezioni. Abbiamo avuto dei top manager – un esempio per tutti – i capintesta delle Lehman che nei due anni precedenti la crisi che ha distrutto la loro banca e mezza economia mondiale si sono pagati decine e decine di milioni di dollari di premio di produzione. Ecco, costoro sarebbero ottimi impiegatucci della politica: impegnatissimi nel ricercare un utile personale immediato di brevissimo termine che se poi succede il cataclisma loro le buonuscite miliardarie mica le restituiscono!.

E invece no. Soprattutto oggi in politica, durante l’attuale crisi da Covid19, il vero statista deve fare come il vero manager: occuparsi del presente e contemporaneamente del futuro lavorando anche e soprattutto pe le generazioni future sulle cui spalle non è giusto lasciare ricadere il peso di un indebitamento norme come quello che stiamo accumulando, pari al 160% del PIL (per i non esperti del ramo: un limite accettabile sarebbe un debito pubblico pari al 60% del PIL).

Ed ecco che fare politica è fare management: occuparsi del budget dell’anno inserito in una pianificazione – a volere essere molto restrittivi – almeno triennale scorrevole. Fare politica come fare azienda, nell’Azienda Italia: decidere quale sia la mission (vecchia o nuova) dell’azienda; elencare tutti i settori bisognosi di aiuto e/o di investimenti; stabilire le priorità; reperire le coperture finanziarie necessarie; gestire il debito. E invece oggi siamo impegnati solo a in individuare i settori sui quali intervenire e a trovare “comunque” i fondi necessari. “Comunque” significa senza preoccuparci di come potremo gestire l’enorme debito che stiamo accumulando. Di rivedere l’ordine delle priorità di spesa e investimento “pregresse”, quelle “consolidate” all’interno di budget privilegiati e separati, manco a parlarne; di interrompere gli acquisti dei costosissimi cacciabombardieri F35 …? Manco a parlarne! Ed allora io, semplice umile blogger-goccia., mi sono permesso di scrivere un libro nel quale, insieme a Gianluigi De Marchi, mi sono azzardato a proporre una soluzione di ambito finanziario: le emissioni di Bond irredimibili, a livello UE e/o statale e/o Regionale e/o provinciale e/o comunale. Cfr. i numerosi post al riguardo. Amazon lo vende a 12,5 euro, ma se mi chiamate al 335 5487516, vi farò lo “sconto autore!”

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APRIRE, O NON APRIRE, QUESTO E’ IL PROBLEMA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Maggio, 2020 @ 6:04 am

Detto altrimenti: e non ce lo facciamo dire dagli Inglesi … !      (post 3879)

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To open, or not to open, that is the question:
whether ‘tis nobler in the mind to suffer
the slings and arrows of outrageous Covid19,
or to take arms against a sea of troubles
and by opposing, end them and open.

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Primo maggio, Festa del Lavoro. E allora riprendiamo a lavorare: gradualmente, con estrema prudenza ma riprendiamo a lavorare

Il DPCM “vi consente” …

“Il valore assoluto da difendere prioritariamente è la salute dei cittadini” afferma il  Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Salute che poi è “la vita”, perché di Covid19 si muore. Su questo altare pare sacrificare ogni altro ragionamento. Questo principio sembra essere per lui  inderogabile. Lui è uomo di princìpi che agisce sulla base della sua etica: l’etica dei princìpi, la quale però – se non temperata – conduce all’ integralismo. In altre parole: tutto ciò che è “lineare” (riduzione delle tasse; nuove tasse; chiusure totali; aperture totali, etc,) è facile da essere attuato e fortemente ingiusto. La difficoltà sta nell’esaminare le diverse realtà e nell’assumersi la responsabilità di decisioni articolate. La difficoltà e l’abilità stanno nel contemperare fra di loro princìpi diversi: uno sicuramente quello difeso da Conte; fra gli altri, vi è quanto meno la disperazione di chi vede distruggere la fonte del proprio reddito, il risultato di una vita di lavoro, il proprio futuro.

E poi … difendere la vita dei cittadini, non consentire loro che mettano a rischio la vita propria e quella altrui … impedire che corrano rischi micidiali … va bene, certo. Ma analoga attenzione non è posta per evitare le continue morti sul lavoro; i continui femminicidi nonostante le ripetute denunce delle donne; le morti per tumori generate dalla diossina nella terra dei fuochi, dall’amianto piemontese o da quello dell’Ilva. E allora? Due pesi e due misure? 

“Il valore assoluto da difendere prioritariamente è la salute dei cittadini”. Frase detta con tono ultimativo, di chi non ammette repliche, con lo sguardo serio e preoccupato del buon padre di famiglia che io so quello che di deve fare che ne volete sapere voi voglio vedere chi si azzarda a dire il contrario. E invece questo  tono-non-neutro è un  tono sbagliato: nessuno di noi né “di lui” ha la verità vera in tasca, in testa, in bocca. Evviva il dubbio, evviva la diversità di idee, evviva il laicismo (= pluralità): bando alla sacralità anche solo dei toni!

Benissimo quindi ha fatto Matteo Renzi a evidenziare la dicotomia fra cittadini  garantiti e cittadini non garantiti: i garantiti, (senatori in testa; stipendiati e pensionati “sicuri”; persone con ampie scorte di denaro, n.d.r.) e i non garantiti (tutti coloro che dal blocco delle attività stanno perdendo il lavoro, il reddito, il futuro). I parlamentari sono tanti, i senatori anche, tutti hanno diritto di parlare quindi i tempi dei loro interventi sono contingentati.  Al senatore Renzi hanno dato, come a tutti gli altri, 10 minuti, nei quali non ha potuto dire tutto quello che ci sarebbe stato da dire, come per esempio che Conte non ha fatto il minimo accenno alla sofferenza dei bambini; alla situazione delle mamme lavoratrici che con la chiusura delle scuole rischiano di dovere abbandonare il proprio lavoro; di come si accinge a gestire l’enorme indebitamento che si sta creando; alla necessità di rivedere le priorità di spesa.

Gli “irredimibili” sono qui:prenotazioni con sconto
al 335 5487516

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Sulla parte “finanza” ieri spiegavo ad un amico l’utilità dei titoli di debito pubblico irredimibili. Mi ha controbattuto che “…però si è esposti al rischio di non trovare in borsa un compratore, quando uno volesse vendere i propri”. Gli ho risposto: “Allora tieni stretti i tuoi che ti rendono l’1% di interesse e sui quali hai avuto una svalutazione del 30%. E poi quel mercato potrebbe essere avviato dalle stesse banche, se non altro per rendere al sistema almeno parte dei rilevanti aiuti pubblici che hanno ricevuto”. (Trovate il libro in Amazon o presso di me, scontato al 335 5487516).

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Adesso gli propongo gli “italiani” esentasse …

In serata poi, accendo la TV a caso e incappo in Salvini che propone “titoli di debito pubblico italiani per gli italiani, esentasse”. E bravo, mi dico! Così facendo 1) ci si preclude il contributo dei sottoscrittori esteri; 2) non si abbatte il debito pubblico; 3) si drenano violentemente i depositi bancari mettendo in crisi l’intero sistema bancario; 4) senza la raccolta, le banche non potranno fare credito alle imprese e alle famiglie; 5) si crea un “paradiso fiscale interno” a vantaggio di chi ha denari da investire e a danno di chi non ne ha e quindi non può beneficiare di questa detassazione. Mi sembra che possa bastare … non vorrei infierire!

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IL RINASCIMENTO 2.0 E IL RUOLO DELLE DONNE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Aprile, 2020 @ 2:16 pm

Detto altrimenti: parla una Donna (“Domina”)      post 3878

Inizia

2017 – Donatella Conzatti, ispiratrice dell’Associazione Restart Trentino

La ripartenza non ci basta …
… se non è anche una rinascita che guardi ad un nuovo futuro. Lo stavamo dicendo da un po’ ed ora lo ripetono molti, in queste settimane dominate dall’emergenza sanitaria-economica-sociale Covid-19. Una emergenza che ci ha costretti a fermarci e riflettere. Molti meccanismi e rituali della nostra società sono saltati. La sensazione di essere invincibili ha lasciato il passo all’incertezza e alla sofferenza per la morte di troppe persone. Fatti che ci hanno dimostrato come non ci sia più tempo da perdere. Il futuro è prepotentemente già qui e aspetta solo di essere modellato dalle nuove consapevolezze. Eppure ci sono dei luoghi comuni duri a mutare, preconcetti atavici vecchi almeno quanto le idee di chi ancora li sostiene. E mi riferisco al ruolo delle donne nella ricostruzione e rigenerazione. Dobbiamo costruirlo assieme questo Rinascimento 2.0 che ci renderà più solidi.

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Associazione Restart Trentino

Eppure oggi, sono quasi solo uomini a scegliersi tra loro per generare. Un controsenso di nome e di fatto. Sin dal 1400, quando si gettarono le basi per il primo Rinascimento, le donne ebbero davvero un ruolo centrale per la generazione di futuro. Le donne rinascimentali iniziarono interessarsi di politica, erano sovrane temute e rispettate, donne che aprivano i loro salotti per organizzare scambi di idee e di cultura, inaugurando così un aspetto dell’emancipazione femminile reso indimenticabile dalla storia. Anche oggi, il Rinascimento 2.0, dovrebbe rispondere alle esigenze dettate dai tempi e ripartire con il pensiero femminile. Eppure, dopo infinite battaglie per riequilibrare il potere femminile a quello maschile, per bilanciare i ruoli in base alle capacità di ciascuno e per vivere con gli stessi diritti e doveri, il ruolo femminile nella generazione di nuove prospettive è ancora riconosciuto solo formalmente o solo per obbedienza di sufficienza al politically correct.

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Il pregiudizio è un atteggiamento preconcetto fondato su ignoranza e/o interesse e/o paura. In genere è un atteggiamento da parte di un gruppo maggioritario verso un gruppo minoritario. Quello che emargina le Donne è un pregiudizio al contrario, ovvero da parte di un gruppo minoritario verso un gruppo maggioritario. Il superamento di questo pregiudizio sarà la più grande – anzi l’unica – rivoluzione dei nostri tempi (Norberto Bobbio, “Elogio della mitezza” ilSaggiatore, pagg. 98,99).

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Lavoro in prima linea da sempre per far sì che queste battaglie non rimangano fini a se stesse, ho proposto e ottenuto che le quote di genere negli organi di amministrazione e di controllo delle società quotate in borsa salissero verso la parità, da un terzo al 40%, ma la strada verso la vetta dell’apprezzamento reciproco e reale, mi appare ancora disseminata di ostacoli. La vera sfida resta infatti portare il pensiero femminile – e non solo gli esseri di genere femminile – al centro delle organizzazioni sociali ed economiche. Il cambio di paradigma innescato dal Covid-19, dovrebbe rendere questa urgenza evidente: servono nuove priorità.

Una economia umana, sociale, ecologica oltre che altamente competitiva. La rigenerazione deve essere plasmata da chi ne ha attitudine oltre che capacità, liberandoci sia dall’esplicito maschilismo sia dalle implicite reti di potere al maschile che hanno guidato le scelte pre Covid-19. Alcuni storceranno il naso, come fanno aprioristicamente da decenni, pensando che si tratti di pretese. Trattasi invece dell’essenza delle cose. Una realtà evidente, peraltro, se si guarda a quei 7 Paesi guidati da 7 donne leader, che hanno gestito al meglio l’emergenza Covid-19, con meno decessi e con una rinascita già in atto. Il Rinascimento del terzo millennio dipende dalla nostra rapida capacità di sciogliere i lacci perché i tanti cambiamenti storici richiedono una nuova interpretazione, ricca di sentimento e vivacità.

Donatella Conzatti – Capogruppo Italia Viva in Commissione Bilancio del Senato

Il post fìnisce, ma … non finisce qui!

Il discorso (entro i 10 min. assegnati) del Sen. Matteo Renzi oggi in Senato in risposta al discorso del Presidente del Consiglio Conte: Ok l’analisi economica. Ok la gestione fino ad oggi ma oggi occorre mettere al centro la distinzione fra cittadini garantiti (con riserve personali; stipendi, pensioni) e cittadini non garantiti; occorre fare un uso diverso (minore) dei DPCM; il Presidente del Consiglio non può dire che “consente” alcune libertà: è la Costituzione che ce le attribuisce; a nessuno i pieni poteri; occorre dare avvio subito alla ricostruzione del sistema con aperture graduali, studiate, responsabili; no a chiusure/aperture lineari; no al populismo che invita a seguire i sondaggi; no alla non-politica; si a seguire i dati dell’ISTAT. Fine dei 10 min. – Di mio aggiungo: Giuseppe, non ti sei posto il problema dei bambini piccoli; delle mamme che con le scuole chiuse non sanno come fare per andare a lavorare; su come iniziare a gestire l’enorme debito pubblico; sulla revisione delle priorità di spesa. Non dico avere le soluzioni, ma almeno porsi il problema. O no?

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UN PARTITO POLITICO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Aprile, 2020 @ 10:03 am

Detto altrimenti: quale? Eh, no, ragazzi, se questo post fosse un libro lo intitolerei “Liber” che significa “libro” e “libero”!  Infatti, se non ne nomino alcuno, ognuno sarà libero di riconoscersi o disconoscersi nel/dal modello che sto delineando! (post 3877)

Occorre vivere e agire mossi da utopie, ovvero da obiettivi semplicemente non ancora raggiunti. Ogni persona, ogni SpA, ogni partito politico deve avere le sue utopie, obiettivi cui tendere, la molla che catalizza il processo vitale e intellettuale. Ora, vi sono partiti che si riconoscono in un “risultato raggiunto”, un “risultato immobile”, ad esempio nel gran numero di voti raccolti nelle ultime elezioni e organizzano celebrazioni (adunate di piazze e bandiere) quasi per santificare il risultato raggiunto. Per contro (e per fortuna! N.d.r.) ve ne sono altri che si ispirano, agiscono e vivono di un “risultato futuro”, in continua evoluzione, che vuole abbracciare i nodi ambientali e sociali irrisolti negli ultimi 150 anni di sviluppo economico.

E noi? Noi usualmente ci riferiamo alla mission di ogni gruppo umano: cioè ci chiediamo cosa quel gruppo si propone: mission = cosa. Tuttavia soddisfare questa domanda non basta.: infatti occorre chiedere, farsi dire o capire il senso (= il perché?) di quella mission. Un esempio: un gruppo politico vuole realizzare una “cosa”: la democrazia diretta (di fatto non più veramente parlamentare!) e ce ne spiega la strutturazione. Capito questo, chiediamogli quale sia il suo scopo (il perché). Infatti, accade che mentre dichiarare quale sia la mission di un partito politico possa essere facile ed ugualmente facile è che l’obiettivo sia percepito dall’intera scala gerarchica della struttura e dall’elettorato; più difficile è invece far sì che lo scopo sia ugualmente chiaro, univoco e condiviso da tutti, tal che diventi – esso e non la mission –   il simbolo unificante del gruppo presente e futuro.

Prenotazioni scontate al 335 5487516

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Ed ora mi confesso: qual è il partito politico “ideale” per me? Quello che abbia una mission ed uno scopo proiettati al futuro e  non al passato; quello che abbia come mission la condanna della retorica, del populismo, della superficialità, della mancanza di professionalità, delle decisioni lineari, dell’oligarchia mascherata da democrazia, dell’improvvisazione; quello nel quale le emergenze non siano state prevedibili.
(Nel libro qui a fianco trovate la storia delle crisi egli ultimi 300 anni ma soprattutto gli interventi finanziari per far fronte a quella attuale. Lo trovate in Amazon o preesso di me, scontato).

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Covid19 – “La causa principale (dei disastri provocati dal – , n.d.r.) è l’impreparazione del mondo. Abbiamo speso migliaia di miliardi in armamenti e non abbiamo investito pochi miliardi per metterci prima in sicurezza. Le avvisaglie ci sono state, dalla Sars del 2001, all’aviaria, tutte risolte per il rotto della cuffia. Tutti i rapporti dell’OMS, l’ultimo di settembre 2009, sono rimasti inascoltati.” Cfr. intervista al prof. Michele Andreaus di UniTN:
http://www.trentoblog.it/riccardolucatti/?p=74074

un partito capace di aggiornare l’ordine delle priorità di spesa; quello che sappia valutare non solo la variabilità dei bisogni ma anche approfondire la variabilità delle risposte (finanziarie, in primis!); quello della non-violenza anche solo verbale; quello della reale separazione dei poteri. In breve: quello che abbia come obiettivo l’attuazione concreta delle previsioni della nostra Costituzione (= mission), al fine di attuare una vera democrazia rappresentativa (= scopo). Mi accontento di questo.

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Per realizzare tutto ciò non basta l’ eccellenza operativa: occorre anche l’ eccellenza sentimentale, quella che connota tutti coloro che vogliono lasciare ai propri nipoti un mondo migliore, non gravato da un enorme debito pubblico. Per arrivare a ciò occorre non avere paura di essere “visionari”: bisogna solo attrezzarsi per esserlo in maniera efficiente. A ciò si perviene non più con la sola informazione e/o con la sola comunicazione, bensì con il confronto, il dialogo, la conversazione, la discussione, lo studio, l’impegno, l’approfondimento, la professionalità, la passione.

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CITTADINO; LETTORE – ELETTORE; AZIONISTA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Aprile, 2020 @ 7:19 am

Detto altrimenti: il Cittadino lettore-elettore azionista in tempi di Covid19   (post 3876)

Prenotazioni scontate al 335 5487516

Seguire e “fare” politica, nel senso di interessarsi alla politica, andare a votare (ci mancherebbe!)  e contribuire, ognuno nell’ambio delle proprie capacità, un po’ come ogni coniuge deve contribuire al sostentamento e all’educazione della famiglia. Ora, sarà che ho lavorato una vita come manager oppure che il mi’ babbo gli era un toscanaccio di quelli “maledetti” da Curzio Malaparte, ma tant’è io zitto e fermo un ci so stare, figurarsi ora con la crisi che stiamo vivendo! La mia attenzione si è focalizzata su un aspetto: la gestione dell’enorme debito pubblico che ci resterà sulla schiena (anche) a causa del Covid19. Riassumendo: un rapporto accettabile sarebbe quello di un debito pari al 60% del PIL e  invece noi arriveremo (o siamo già arrivati al 160%!). Spinto da ciò, insieme al mio amico d’antico pelo come me (il Rotariano torinese Gianluigi De Marchi; io ex Lions trentino, entrambi classe 1944), ho scritto un libro con alcune proposte, fra le quali campeggia l’adozione dei titoli di debito pubblico irredimibili, visto che già in coda al mio post del 2013 io stesso proponevo i Monti Bond irredimibili per risolvere la crisi dell’ILVA. http://www.trentoblog.it/riccardolucatti/?p=13355.

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Cittadini elettori e anche “azionisti” del paese, dicevo. Solo che siamo “azionisti” male informati, perché – soprattutto in questa grave circostanza – i dati che ci vengono forniti dal Consiglio di Amministrazione – in particolar modo dall’attuale Amministratore Delegato (il Presidente del Consiglio dei Ministri) per la società capogruppo, e dall’AD locale (il  Presidente della Giunta Provinciale)  per la “filiale” locale (la Provincia. Al momento l’AD del Comune – il sindaco – non informa, attende!) sono disaggregati e non corredati dal loro “peso” percentuale: in una SpA si direbbe che i documenti forniti all’Assemblea degli azionisti sono redatti in forma inidonea per quel tipo di riunione.

Dice … ma gestire la cosa pubblica (costruire il Bene Comune)  non è come gestire una SpA (ricercare l’utile economico). Rispondo: eh no, raga, scialla, calma! Questo poteva essere vero fino a quando eravamo tutti convinti che il primo obiettivo di ogni SpA fosse fare utile, ovvero fino a quando vigeva l’etica del risultato, un’etica perversa che ci aveva fatti diventare tutti cinici. Ma ora non più. Ora invece anche grazie a personaggi come Adriano Olivetti e Pier Luigi Celli, ma soprattutto grazie al fallimento di due “princìpi” opposti, il comunismo e il liberismo-sfrenato-globalizzante, ci siamo accorti che anche in una SpA il primo obiettivo non è più fare utile a prescindere, bensì è la motivazione, la crescita intellettuale, una vita accettabile ed  il rispetto della dignità umana di chi ci lavora e di chi viene in contatto con essa. Ed ecco che allora anche lo Stato – sotto questo importante profilo – può essere pensato e letto come una SpA, una grande SpA, la nostra SpA.

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Dice: ma se abbandoni l’etica dei risultati cadi nell’etica dei princìpi, cioè mi diventi un integralista! Rispondo: no, amico, io sono per un’etica “morale” ovvero per un’etica che “abbia” una sua morale, religiosa o laica, anzi, mi basterebbe una morale laica non nel senso di non-religiosa bensì nel senso di rispettosa di ogni pluralismo.

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E guai a disinteressarsi della politica! Vi racconto un episodio. Il grande costituzionalista Piero Calamandrei raccontava un giorno ad una classe di alunni: “Disinteressarsi della politica? Un giorno in mezzo al mare una nave sta per affondare. Il capitano lancia l’allarme. Un passeggero gli risponde: “La nave affonda? O che m’importa, un è mica mia!”

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PERCHE’ HO SCRITTO QUESTO LIBRO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Aprile, 2020 @ 9:56 am

Detto altrimenti: sento il bisogno di spiegarmi       (post 3875)

Prenotazioni scontate al 335 5487516

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Come sapete sta per uscire il mio libro qui a fianco sulla situazione finanziaria del dopo Covd19. Ed allora ecco che vi spiego quale sia stata la motivazione a scriverlo. Ho lavorato una vita da General Manager, da Amministraatore Delegato e da Presidente di Consigli di amministrazione. Sopra di me ho avuto politici, imprenditori privati e pubblici, banchieri, italiani ed esteri. Orbene, se io, essendo in una di quelle posizioni, mi fossi trovato in una delle società affidatemi in una situazione analoga a quella che il paese sta vivendo  e mi fossi preoccupato solo di reperire risorse finanziarie a debito, sia pure al nobile fine di utilizzarle  per la gestione del periodo senza preoccuparmi di come avrei gestito  il grande indebitamento che si stava formando, sarei stato spellato vivo. Infatti mi avrebbero detto:

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Dottore, lei avrebbe dovuto operare contemporaneamente nelle due direzioni: per l’oggi e per il domani!”

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Ad esempio, a parte i “miei” titoli di debito pubblico irredimibili di cui al libro e ai miei tanti post, non ho mai sentito parlare di una revisione dell’ordine delle priorità di spesa. Penso all’acquisto dei costosissimi cacciabombardieri F35: sono ancora un’esigenza primaria? Dice … ma la Nato, gli impegni … Rispondo: a parte che ci sarebbe l’ “eccessiva onerosità sopravvenuta”, dai … io scherzavo, era solo per fare un esempio (per quanto …)

Un mio amico tedesco, Jens Petersen, quasi naturalizzato italiano, che operava all’interno dell’Istituto Storico Germanico di Roma, una quarantina di anni fa mi aveva raccontato una barzelletta: i il paradiso è il posto nel quale gli amanti sono italiani; i cuochi francesi; gli ingegneri tedeschi; i poliziotti inglesi; tutto organizzato dagli svizzeri. L’inferno è il posto nel quale i poliziotti sono tedeschi; gli amanti svizzeri; i cuochi inglesi; gli ingegneri francesi; tutto organizzato dagli Italiani.

Si scherza, dai … ma intanto castigo ridendo mores!

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SAVE THE ANIMALS!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Aprile, 2020 @ 4:41 pm

Detto altrimenti: non investiteli!    (Post 3874)

Non vi stupite se colloco nelle prime posizioni tutti i post che riguardano le proposte finanziarie per gestire il mostro che si avvia ad essere il nostro indebitamento pubblico, nè che io faccia rientrare questo argomento in ogni post anche d’altro generecome questo. Faccio un po’ come Catone il Censore, che nel Senato romano, alla fine della discussione su qualunque argomento, concludeva con “E alla fine penso che dobbiamo distruggere Cartagine”. Ed io dico “Alla fine penso che dobbiamo dominare il nostro mostruoso indebitamento pubblico.

Mi scrive Andrea Danielli

Ciao a tutti! Premesso che a molti di voi,
vista la situazione e le problematiche in cui ci troviamo, questo potrà sembrare un problema marginale, ma a nome del Regno Animale volevo ricordare di prestare molta attenzione quando dal 4 maggio si potrà nuovamente circolare con i veicoli! In questi due mesi infatti molti di voi si saranno accorti di come la Natura, gli insetti, gli animali, gli uccelli e le stesse piante (non so se avete notato la fioritura triplicata!) si siano “rilassati” e ripresi un po’ alla volta il territorio che prima era loro precluso dalla presenza dell’uomo, dei suoi mezzi e delle sue attività. Vi sono infatti molte testimonianze, in tutta Italia, di animali selvatici che in questo periodo sono stati ritrovati a “passeggiare” tranquilli in città, sulle tangenziali, nelle strade ecc… in una situazione di assenza di auto e di persone praticamente mai vista (anche da loro..) negli ultimi cento anni! Due mesi sono tanti per noi, ma ancor di più per gli animali selvatici, che sanno reagire rapidamente ai cambiamenti ( è nel principio di rigenerazione della Natura farlo!) e si sono perciò progressivamente riappropriati degli spazi che – prima di noi e dei nostri traffici – erano i loro spazi esclusivi! In qualche modo, anche se è triste da dire ma è così, in questi due mesi è venuta a mancare alla Natura e ai suoi Animali la “forza contraria” dell’uomo, e così trovo, sento, che la natura si sia profondamente rilassata, in barba alle nostre questioni umane legate ai nostri problemi (e che fondamentalmente la nostra Società si è creata da se’!). Pertanro, quando risaliremo in auto, ricordiamoci di fare molta attenzione e teniamo gli occhi ben aperti! Specialmente nel primo periodo spostiamoci con calma, con più attenzione del solito, specialmente nei tratti stradali vicino ai boschi e fuori dai centri urbani. Per la loro e per la nostra sicurezza e per dare il tempo alla Natura di riabituarsi alla nostra presenza. Ciao a tutti! Andrea. E grazie se condividete …

Ed ecco la mia delenda Cathago

In che modo sto cercando di sdebitarmi verso gli Altri, a fronte di tutto quello che io sto ricevendo? Ho inteso dare il mio contributo alla ripresa del nostro sistema sociale ed economico con il libro che ho co-scritto con il mio coscritto Gianluigi De Marchi e che trovate qui nei post sul questo
stesso blog, acquistabile da Amazon e presto anche in libreria

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Un libro nel quale noi autori abbiamo indicato un modo per alleggerire il debito pubblico e liberare in tal modo risorse finanziarie per la rinascita del Paese. Un libro che ne contiene molti: uno di cronaca (la nascita e la diffusione del virus); uno di storia (le crisi economiche finanziarie degli ultimi trecento anni); uno governativo e UE (i provvedimenti adottati contro il Covid19); uno finanziario (l’organizzazione della “Fase 2” ovvero come gestire al meglio l’enorme indebitamento che si sta generando); uno politico (le ulteriori auspicate possibili azioni di ogni governo); uno aziendale (con riferimento ad Adriano Olivetti e a Pier Luigi Celli); uno morale (la finanza etica); uno filosofico (la logica che si deve mettere in ciò che si fa); uno europeista (W l’UE, W gli Stati Uniti d’Europa!). Venderà? Non venderà? Credetemi, non mi importa assolutamente nulla  ricevere qualche diritto d’autore, purchè i concetti ivi esposti si diffondano e quelle tecniche finanziarie siano applicate.

Buona ripresa a tutte e a tutti!

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COVID19 DAL BALCONE DI CASA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Aprile, 2020 @ 6:15 am

(Non vi stupite se colloco nelle prime posizioni tutti i post che riguardano le proposte finanziarie per gestire il mostro che si avvia ad essere il nostro indebitamento pubblico, nè che io faccia rientrare questo argomento in ogni post anche d’altro genere, come questo. Faccio un po’ come Catone il Censore, che nel Senato romano, alla fine della discussione su qualunque argomento, concludeva con “E alla fine penso che dobbiamo distruggere Cartagine”. Ed io dico “Alla fine penso che dobbiamo dominare il nostro mostruoso indebitamento pubblico).

Detto altrimenti: un balcone mai apprezzato tanto come in questo periodo!     (post 3873)

A 900 metri dal Duomo di Trento! Evviva le città a misura d’uomo!

Coronavirus. Ho provato ad elencare le vittime della pandemia in ordine di sofferenza subita:

  • Chi è malato ma non ha ospedali e medicine
  • I nostri malati trasferiti negli ospedali tedeschi
  • Chi è mancato senza la carezza dei suoi
  • I parenti superstiti
  • Chi ha perso il lavoro da imprenditore o da dipendente
  • Chi sta cercando di immaginarsi un futuro possibile
  • Chi è chiuso in un appartamento di un casermone di periferia senza balconi e con bimbi piccoli ai quali cercare di spiegare “perché”.
Il bianco: della fioritura e della neve

Dice … ma tu, blogger, dove ti collochi? Da nessuna parte, amici, perché non rientro in nessuna delle categorie precedenti, sono molto un fortunato: non sono malato; non sono solo; all’occorrenza avrei ospedali e medicine; non ho avuto lutti in famiglia e fra gli amici; non ho perso il lavoro perché sono un V.I.P.-Vecchietto (76 a.) In Pensione; abito in città ma dal mio balcone ho una vista splendida; ho molti interessi che posso coltivare anche da casa, in primis la lettura e la scrittura; ho la personal trainer di ginnastica, mia moglie, che mi fa fare un’ora di corpo libero al giorno; mia moglie cucina benissimo ed io l’aiuto a mettere in ordine gli armadi. Davanti a casa mia scorre un bel fiume, la Fersina:

Sotto i ponti di Trento Fersina scorre … (copiando Apollinaire!)

Nel raggio di 200 m da casa posso fare belle passeggiate, anche in salita tanto per non  fare intorpidire i muscoli.

Ieder Tag, der nicht gut angewendet wird, ist verloren.
Ogni giorno non impiegato bene è un giorno perso. Anche per un blogger.
 Il Covid19 ci tiene in casa? E noi scriviamo un libro!  

In che modo sto cercando di sdebitarmi verso gli Altri, a fronte di tutto quello che io sto ricevendo? Ho inteso dare il mio contributo alla ripresa del nostro sistema sociale ed economico con il libro che ho co-scritto con il mio coscritto Gianluigi De Marchi e che trovate qui nei post sul questo stesso blog, acquistabile da Amazon e presto anche in libreria. Un libro nel quale noi autori abbiamo indicato un modo per alleggerire il debito pubblico e liberare in tal modo risorse finanziarie per la rinascita del Paese. Un libro che ne contiene molti: uno di cronaca (la nascita e la diffusione del virus); uno di storia (le crisi economiche finanziarie degli ultimi trecento anni); uno governativo e UE (i provvedimenti adottati contro il Covid19); uno finanziario (l’organizzazione della “Fase 2” ovvero come gestire al meglio l’enorme indebitamento che si sta generando); uno politico (le ulteriori auspicate possibili azioni di ogni governo); uno aziendale (con riferimento ad Adriano Olivetti e a Pier Luigi Celli); uno morale (la finanza etica); uno filosofico (la logica che si deve mettere in ciò che si fa); uno europeista (W l’UE, W gli Stati Uniti d’Europa!).

Venderà? Non venderà? Credetemi, non mi importa assolutamente nulla  ricevere qualche diritto d’autore, purchè i concetti ivi esposti si diffondano e quelle tecniche finanziarie siano applicate.

Buona ripresa a tutte e a tutti!

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MODELLISMO DI … CARTONE!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Aprile, 2020 @ 5:56 pm

Detto altrimenti: per ingannare il tempo (post 3872)

In regata con il mio Fun Whisper ITA 526

Bloccati in casa. Sistemi armadi e cassetti; leggi; pubblichi post; scrivi un libro; ascolti musica; chatti; ti  inventi pedalate in bicicletta e veleggiate in barca; ti fai  un’altra discesa (virtuale) con gli sci, e poi … ma sì, dai, un po’ di modellismo “a vela” già che sei un velista! Con cosa? Fondamentalmente con quello che hai sottomano: cartone, nastri adesivi, i bastoncini per i fiori e gli spiedini di legno per la cucina. Poi, man mano che i modelli procedono, si affina l’esperienza e aumentano le esigenze. Guardate un po’ quali istruzioni mi sono dato
per la realizzazione di un secondo modello analogo dopo che ho realizzato il veliero “Sara” . Notate che “il” Sara (al maschile: noi Liguri abbiamo un’antica tradizione e presupponiamo il termine “legno”, la parte per il tutto, da cui il ”legno” Vespucci, tanto per fare un esempio), il Sara dicevo ha tutte le manovre come una barca vera: randa terzarolabile, tangone per lo spinnaker, drizze per issare le vele, scotte per regolarle, vang, carica alto e basso del tangone, etc.. Ed ecco le istruzioni:

Il Sara: si noti il fiocco tangonato

Proporzioni: mantenere quelle base di “Sara”
Realizzazione: per fasi separate.
Innovazioni progettuali: sponde posteriori ribassate – timone appeso con pala a vista oppure poppa inclinata – sponda posteriore più spessa, con gavoncino – boma un poco più basso – tangone un poco più lungo per tangonare il genoa – incollare sempre i golfari – draglie anteriori più basse.
Materiale da procurarsi: cartoni rossi, verde, comuni – taglierino più robusto – succhiello mini mini – spago finissimo – fil di ferro finissimo – lamierino sottilissimo – 50 anellini a vite – morsetta da tavolo – nastro adesivo bianco alto opaco – nastro rosso per linea di galleggiamento – spiedini legno – pennarello verde – lettere adesive per nome e numero velico – cordoncino nero per bottazzo.

Il Sara con un veliero per la pesca d’altura in navigazione sul … tavolo della cucina! (Entrambi battenti la bandiera di Genova)

Verificare disponibilità di: spille da balia – trapani con punta finissima – stuzzicadenti.
Operazioni preliminari: applicazione del bottazzo a 360 gradi –  albero: 2 attacchi per boma, tangone, 2 stralli di prua, volanti alte e basse, windex, frusta, crocette appoppate – bompresso: attacco per due stralli e caricabassi orizzontali e verticali – boma: due attacchi alle estremità:  attacco per vang, anellini per tangone, attacco per randa – pavimento esterno: attacco per scotta randa – sedili: realizzarli e colorarli prima – fiocco: strallo inferito, tre fori, una stecca – randa: strallo-drizza inferita, tre fori, terzaroli, matafioni stecche, n. velico, forma più ad ala di aereo (v. frusta) – poppa: golfari per legni sostegno boma – poppa: superficie superiore di appoggio, più larga, con controparatia e sportello gavoncino -paratia tambuccio: disegnare prima gli strumenti.

Ancora ricavata da una clips; il secchiello della catena da un biglietto da visita. Le luci di navigazione – rossa sul fianco di babordo – sono finte!
Da notare il mezzo marinaio fissato sulla coperta.
Una Star vera, per darvi l’idea

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No, raga, scialla, non sono un ex maestro d’ascia, ma solo un Ligure galleggiante e velista, regatante sul Garda con la mia barca da regata, un Fun francese di nome Whisper, numero velico ITA526 e … tanta passione! I modellini … ora li costruisco a tempo perso in cartone. Da ragazzo, a casa a Genova, con il legno delle cassette della frutta e poi, all’oratorio, in compensato, realizzai una Star di 60 cm lft (lunghezza fuori tutto) che galleggiava e veleggiava! Peccato che non abbia nemmeno una foto! Evvabbè …

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La carrozza di Cenerentola con tanto di principe a bordo

Dice … ma tu caro blogger, realizzi solo modellini di barche a vela? Rispondo: no raga, scialla! Ho tre nipotine ed allora … allora ho costruito anche la carrozza di Cenerentola e vi devo dire che la parte più difficile è stata riuscire ad ottenere i volumi del tetto della carrozza. Poi, quelli i cavalli li ho comperati, che la cartapesta non la so lavorare. La carrozza è dotata di ogni accessorio: il baule portabagabli esterno, la scaletta per agevolare la salita alle signore, il timone girevole, la frusta.

Particolari tecnici

Ma non è finita qui. infatti ho sì tre nipotine, ma il mio vicino di pianerottolo è un vivace bimbo per il quale ho realizzato qualche areoplano: dalle barche a vela agli aerei il passo è breve in quanto funzionano tutti con i flussi dell’aria!

Questi ancora non volano, ma chissà che prima o poi …

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 “SBUROCRAZIA”

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Aprile, 2020 @ 9:11 pm

Detto altrimenti: dopo avere trattato di finanza, mi si apre una nuova sfida: la “sburocrazia”   (post 3871)

Mi si chiede quale contributo potrei dare al processo di sburocratizzazione del paese. La prima risposta che mi sento di dare è che volere sburocratizzare partendo dal basso, cioè da singole situazioni specifiche, è impresa faraonica.

Burocrazia. Ogni ufficietto si è creata la propria  “zona di potere”. I capi controllano che ognuno faccia bene il proprio lavoro all’interno dell’ambito di competenza, ma non che l’intera, lunga, spesso inutile catena di trasmissione sia tempestiva nel “trasmettere” la risposta al cittadino che la domanda. L’apparato lavora de iure condito, ovvero sulla base della libretta vigente : “Il regolamento, la legge non lo prevede, la procedura non lo consente” è la risposta.  Nessuno di preoccupa di vedere se e come occorra diversamente e meglio agire de iure condendo.

Io ho lavorato (anche) con il Gruppo Siemens, nel quale ogni capo (di un certo livello) non poteva avere sotto di sé più di cinque dipendenti diretti, altrimenti lui sarebbe stato un collo di bottiglia e per di più non avrebbe avuto il tempo di gestire i suoi. Quando sento dire che un ospedale con 2200 posti letto “è ingestibile” e quindi è normale che ci siano cicche di sigaretta negli ascensori; o quando mi si dice che “la procedura non lo permette”, mi viene in mente la Siemens, gruppo nelle cui società il potere è sempre collegato alla  responsabilità, ed entrambi sono collegati al risultato. Il tutto a cascata.

Cosa fare? Occorre intervenire sulle “teste alte”, nell’ordine: Ministro – direttore generale – etc. etc. …. impiegati di sportello. In Comune: Sindaco – Segretario Generale – Assessore, etc.. Non possiamo essere noi cittadini a proporre un modello migliore, ma possiamo a buon diritto chiedere al ministro/sindaco che ci predisponga “il” sistema migliore o almeno “un” sistema migliore (dell’attuale).  Ad esempio, noi possiamo solo invitare i citati governanti a far redigere dal top management bozze di leggi semplificanti e poi, scendendo di livello, tabelle di confronto su operazioni standard ad esempio fra noi/Bolzano/Innbruck; possiamo insistere a che si richieda agli uffici un minore frazionamento dei passaggi; che i  tempi di risposta siano più brevi; che il potere sia sempre unito alla responsabilità; che si eliminino requisiti richiesti ma inutili; che sia varato per il personale un piano di incentivazione MBO (Management By Objectives) su obiettivi reali, concreti controllabili, leggermente al di sopra dell’attuale livello prestazionale e quindi raggiungibili; che si organizzino corsi di formazione in Sociologia della Burocrazia mirato al raggiungimento da parte degli addetti della consapevolezza che loro sono al servizio degli utenti che noi utenti siamo i loro datori di lavoro e i loro “clienti” . E  non sudditi imploranti, affetti da “pronite” (dicesi pronite l’atteggiamento di chi umilmente chiede, con il cappello in mano …).
Po i ci starebbe bene anche un corso di Filosofia della Burocrazia, sui testi di Emmanuel Lèvinas, il filosofo del volto: “Il volto dell’altro ti guarda e si aspetta una risposta da te”.

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Qual è l’ostacolo da superare? Che talvolta (solo talvolta, per carità!) i capi eletti  non arrivano a capire questa impostazione e/o talvolta la capiscono ma non possono “inimicarsi” la struttura burocratica: pensate un po’, soprattutto in caso di nuove elezioni comunali: i nuovi eletti entrano in un ambiente di uffici, regole, percorsi ad ostacoli che da soli non riuscirebbero a gestire. Ed allora ecco che ricercano la complicità del potere burocratico.

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Il diagramma di flusso (flow chart) è una rappresentazione grafica delle operazioni da eseguire per l’esecuzione di un insieme di compiti (chi fa cosa, in che ordine, in quali tempi). Ogni singolo passo è visualizzato tramite una serie di simboli standard. Esso consente di descrivere tramite un linguaggio grafico:
– le operazioni da compiere, rappresentate mediante sagome convenzionali (rettangoli, rombi, esagoni, parallelogrammi, rettangoli smussati…), ciascuna con un preciso significato logico e all’interno delle quali un’indicazione testuale descrive l’attività da svolgere;
– la sequenza nella quale devono essere compiute, rappresentata con frecce di collegamento;
– la tempestività dell’esecuzione di ogni passaggio.

Partire dall’alto, dicevo. Ma il livello più alto sul quale occorre intervenire è ancora più elevato anche rispetto a quello dei massimi livelli amministrativi (Ministro, Sindaco): infatti è a livello legislativo generale che occorre intervenire. Infatti molto a monte, direi proprio sulla vetta del monte, là dove spesso troviamo una croce, troviamo un’altra croce (figurata): il modo di legiferare con leggi troppo generiche e/ o troppo numerose, mutevoli, frammentarie, contraddittorie, occasionali che aprono porte e portoni al dilagare della burocrazia.

Al che mi sorge spontanea un’osservazione: ma se i Consigli (ad esempio: provinciale e comunale) non legiferano più e le leggi se le fa chi poi le deve applicare? Che dire? Evviva il buon tempo antico, quando i nostri antenati affermavano legem brevem esse oportet quo facilius ab imperitis teneatur! E cioè, bisogna che la legge sia breve e chiara in modo da potere essere compresa anche dai non addetti ai lavori. Ma non basta, ne dicevano un’altra: plurimae leges corruptissima republica, cioè  uno stato con un’infinità di leggi si auto distrugge.

Fino a qui la “problematica”. Orbene, poiché io so una cosa, cioè so di non sapere, non appena avrò riflettuto maggiormente sull’argomento, cercherò di fornire anche un tentativo di “soluzionatica”.

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