IRREDIMIBILI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Maggio, 2020 @ 6:17 am

Detto altrimenti: di persone e cose      (post 3896)

Irredimibile, che non si può redimere, detto di persona irrecuperabile. E tali sono le persone che insistono nell’affermare che i titoli irredimibili emessi da un Ente pubblico per raccogliere denaro siano un debito.

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I titoli irredimibili sono titoli emessi da un Ente pubblico il quale paga all’investitore solo gli interessi in misura superiore al rendimento dei titolio redimibili. Se l’invstitore vuole recuperare il capitale, vende il titolo in borsa. Una serie di irredimibili di 42 mildi di lire fu emessa in Italia nel 1935 al rendimento del 5%, con cedola semestrale ed ebbe un enorme successo. I titoli irredimibili costituiscono una sorta di nuovo swap finanziario: ricevere un conveniente flusso di maggiori interessi concedendo in contropartita di avere un diverso responsabile per il recupero del proprio capitale: la borsa valori in luogo dell’Ente pubblico emittente.
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Ho cominciato a scriverne in molti post dal 28 marzo 2020. Poi ho pubblicaato questo libro …

Il successo degli irredimibili sta nel fatto che ci guadagnano tutti: l’Ente emittente che raccoglie denaro senza indebitarsi, anzi, riducendo il suo debito se li emette in sostituzione volontaria di tranche di titoli redimibili: l’investitore, che percepisce un reddito più elevato senza rischiare di non potere recuperare il proprio capitale. Se poi si aggiunge che gli irredimibili sono emessi per finanziare specifiche opere pubbliche, la loro emissione esalta l’attivazione degli strumenti tipici per i grandi progetti, quali: società di general management; di scopo, miste pubblico private, di project finance.

Ma torniamo al loro nome. Tutto deriva da quel termine che spesso questi titoli di portano dietro “titoli di debito pubblico irredimibili”: quella parola “debito” anche se tale non sono. Poi deriva anche dalla confusione che spesso i non addetti ai lavori fanno fra aspetti patrimoniali, finanziari ed economici. Infatti il debito è qualcosa che si deve estinguere ad una certa data: mancando la data, manca il debito. La realtà è che un Comune che abbia emesso titoli irredimibili, ha sostituito la creazione di un proprio debito con la creazione di un flusso finanziario in uscita. Tutto qui. E allora battezziamoli con un nome appropriato. Ad esempio “Rendita” o “Titoli Rendita”, così chiarezza è fatta una volta per tutte.

I “Rendita” possono essere emessi

  • anche solo da un limitato gruppo di Stati UE (ad esempio, dai più deboli), attraendo in tal modo gli investitori dei paesi più forti non aderenti all’iniziativa;
  • dallo Stato italiano, anche in sostituzione di tranche di redimibili in scadenza (altro che i Patriott Bond di cui alla fine del mio post http://www.trentoblog.it/riccardolucatti/?p=75526!);
  • da Regioni e Province, a copertura finanziaria di fabbisogni finanziari imprevisti. In questo caso, beneficiano di un regime di imposta scontato oltre il 50%.
  • da Comuni, per finanziare opere pubbliche ed affrancarsi in parte dalla dipendenza finanziaria e politica dell’Ente “superiore”. In questo caso beneficiano di un regime di imposta scontato oltre il 50%.

Non mi resta quindi che augurare buoni “Rendita” a tutte e a tutti!

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FINALMENTE BICI!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Maggio, 2020 @ 11:44 am

Detto altrimenti: un bene si apprezza di più quando viene a mancare    (post 3895)

Primi di marzo, interrotta la stagione dello sci; bloccata l’avvio di quella della bicicletta. Un dramma per noi VIP-Vecchietti In Pensione che in inverno siamo Vecchietti In Paganella e nelle altre stagioni Vecchietti in Picicletta … La bici, anzi, “le” bici. Tristi loro, triste io. Ma ecco che ora si può, mascherina appresso, ma si può! Userò quella con l’aiuto elettrico che mi permetterà, ad allenamento zero, di percorrere da subito tratti più lunghi, diciamo almeno di 50 km senza soffrire. Una ricognizione negli armadi, vestiti ed accessori tutto ok, Ma … come vestirsi, quanto coprirsi? Non abbiamo avuto un’esperienza progressiva ed allora ci vestiamo a strati così ci potremo cipollare o scipollare a seconda dei casi.

Pecore senza distanza sociale. Dietro la sella la bandiera della FIAB!

Vi dico subito, tre uscite con i compagni di … no, non di merenda ma di pedalata Claudio e Giovanni, rispettivamente di 35, 50 e 55 km lungo la valle dell’Adige da Rovereto Borgo Sacco a sud, al Bicigrill di Faedo a nord e quasi 240 anni in tre: dico quasi perché io sono un giovane di 76 anni appena!  Emozioni: sole, colori, aria sul volto, incontri con sconosciuti come se fossero vecchi amici. I due bicigrill (Nomi e Faedo) sono ancora chiusi, quello di Lavis mi dicono che c’è anche lui ma devo ancora scoprire dove sia. Pazienza, noi ci siamo portati acqua, biscotti e formaggio grana. La prossima uscita azzarderò 50 km con la bici da corsa, tenendo conto della direzione del vento: partenza alle 09,30 da Trento verso sud con vento alle spalle; ritorno alle 11,30 da Borgo Sacco verso nord con vento alle spalle: ecchè, mica sono un velista per niente io, mica sono! Pedalare controvento equivale a pedalare in salita e prima di affrontare una salita voglio avere un paio di mila km nelle gambe.

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.E se quando tornato a casa mi dovessi sentire stanco, nessun problema: mi sprofonderò in poltrona e mi leggerò qualche pagina di un libro interessantissmo scritto (anche) da me … nel quale si spiega come gli Enti pubblici (UE, Stato, Regioni, Provincie, Comuni) possono emettere titoli “Rendita” irredimibili che non sono debiti e in tal modo raccogliere risorse finanziarie, diminuire il proprio debito, rilanciare l’economia, etc.. et

Good bike & good book everybody!

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UNA NUOVA ETA’ DEI COMUNI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Maggio, 2020 @ 7:14 am

Detto altrimenti: dopo mille anni …  (POST 3894)

Grazie che state leggendo questo SP-Short Post: però vi chiedo una cortesia, leggete anche il LP-Long Post precedente, dai!

Mille anni sono nulla nella storia dell’uomo e non mi riferisco a quella che ci fanno studiare a scuola con i miti greci o l’invasione dell’Egitto da parte degli Hyksos (1700 anni a.C.). Infatti qualcuno mi potrebbe dire: ma no, dai, 1000 anni sono il 27 % di 3700, una bella fetta, altro che “nulla” (prima era preistoria). D’accordo, allora se la mettete così modifico il mio incipit: “Mille anni sono nulla nell’arco della vita della razza umana …” Va bene così? Detto questo, la prima Età dei Comuni iniziò circa mille anni fa come processo positivo di aggregazione orizzontale di persone diverse, contro l’organizzazione verticale dei poteri imperiale e della Chiesa. Una spinta aggregativa che si esaurì oltre due secoli dopo per la debolezza interna dovuta al rinascere di verticalizzazioni interne (e ci risiamo! Lotte interne per la conquista del potere!) agevolando il ritorno della verticalizzazione: il potere delle Signorie. Democrazia, da potere “del” popolo al potere “sul” popolo.

Genova: Piazza Beato Jacopo da Varagine

I Comuni, le Repubbliche marinare, Genova (ci sono nato, evvabbè? Potrò ben citarla o no?). Il Vescovo Jacopo da Varagine (Varazze) teorizzò la derivazione del potere della Repubblica marinara direttamente da Dio, saltando papato e impero: la potenza di una flotta poderosa e di tre cinta di mura! Le mura … com’era andata? Era andata che il Barbarossa aveva mandato suoi ambasciatori a Genova a chiedere un atto di sottomissione: i Genovesi diedero loro alcuni simboli: un vecchia aquila in legno, un’altra impagliata, una corona vinta alla lotteria parocchiale, etc. . Il Barbarossa rimandò una seconda ambasceria; voleva tributi, denaro, palanche, dinè! I Genovesi costruirono in fretta tre cinta di mura. Il Barbarossa prese una decisione politica: autorizzò Genova a non pagare tributi! E bravo …!

Nota militare: se il Barbarossa avesse posto Genova sotto un assedio che avrebbe potuto essere solo terrestre, a morire di fame sarebbero state le truppe asseddianti, non gli assediati!

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Nel 1098, durante la battaglia di Antiochia, poco prima della presa di Gerusalemme, i crociati inglesi vennero soccorsi dalle milizie della Superba, ribaltando l’esito dello scontro e prendendo la città. La croce di San Giorgio, veniva battuta dalle navi della Repubblica marinara di Genova (la più potente per molti secoli) e rappresentava una sorta di immunità per chi se ne poteva fregiare.

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Le navi nemiche, per evitare il conflitto, giravano al largo e la notizia divenne “virale”, come diremmo ai giorni nostri. Così le altre Nazioni iniziarono a trattare con Genova l’uso della sua Bandiera Crociata. Nel 1190 Londra e l’Inghilterra chiesero e ottennero la possibilità di utilizzo della bandiera crociata per avere le loro navi, protette così dalla “nomea” dalla flotta genovese nel Mar Mediterraneo e in parte del Mar Nero, dai numerosi attacchi di pirateria (si mosse in prima persona Riccardo Cuor di Leone alla partenza per la Terza Crociata); per questo privilegio il monarca inglese corrispondeva al Doge della Repubblica di Genova un tributo annuale. Da qui, con una variante, è nata la bandiera inglese: altro che Brexit! Altro che pagare il Barbarossa!

Tridentum

Oggi, dopo mille anni, mi piace pensare, sostenere e scrivere che – nell’età del dopo virus e in parte anche “grazie” al virus – ci siano i germi per una seconda Età dei Comuni sia pure in una prospettiva diversa: quella della nascita delle idee. Infatti il Comune è il topos-luogo nel quale vivono i destinatari ultimi di ogni decisione, a qualsiasi livello assunta, persone che uscendo di casa vanno al lavoro o a cercare un lavoro (!), a curarsi in un ospedale, a fare la spesa, ad accompagnare i figli all’asilo e così via. Tutte persone destinatarie ultime degli effetti pratici di decisioni-scelte di politica finanziaria prese nei non-luoghi, ovvero là dove non si è a contatto con gli aspetti concreti della vita di ogni giorno. Dice … ma la tua è filosofia, caro blogger! E sia pure, se per filosofia si intende ricerca della verità delle e nelle cose.

Fatta questa lunga premessa, vendo al dunque: una nuova Età dei Comuni come dei Luoghi nei quali possono/devono a buon diritto nascere le idee che guidano le scelte assunte nei non-luoghi, ovvero nella catena degli Enti “Superiori”. E scrivo “superiori” fra virgolette ricordando un aneddoto. Un giorno un corazziere disse a Napoleone: “Maestà, io sono più grande di voi”. “No – rispose Napoleone – tu sei solo più alto. Io sono più grande”. Detto questo sia chiaro: la mia non è una posizione di micro-sovranista, al contrario, è la posizione di chi da cittadino comunale sente di potere/dovere di esprimere idee e proposte che – secondo la mia quarantennale esperienza personale di lavoro manageriale e 76ennale di vita – possano dare al Comune una maggiore autonomia anche nell’essere la fonte di soluzioni che siano anti-sovraniste in senso culturale, amministrativo allargato, sociale, politico, democratico.

Ed. Chiarelettere. Libro da non perdere!

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Io sono un vecchio manager e come tale ho molto apprezzato quanto fra l’altro affermato da Pier Luigi Celli nel suo prezioso libro, e cioè che l’estrema globalizzazione dell’informazione ha rivalutato l’importanza delle periferie che da luoghi destinatari delle valutazioni e decisioni del centro, sono diventati i luoghi di esperienze preziose, di valutazioni e proposte verso un centro la cui capacità manageriale si è evoluta nel senso di lasciare maturare, anzi di più, nel sollecitare e premiare, l’azione delle periferie. Ecco perchè faccio un po’ fatica ad accettare che si dica che un cittadino si deve occupare solo degli orari della città, della mobilità cittadina, della creazione di una pista ciclabile.

Chi volesse discutere su quanto sopra, può scrivermi riccardo.lucatti@hotmail.it e/o telefonarmi al 335 5487516.

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FINANZA PUBBLICA ED ECONOMIA MISTA IN AMBITO COMUNALE e non solo

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Maggio, 2020 @ 6:42 am

DETTO ALTRIMENTI: QUESTO E’ UN LP-LONG POST, MA LEGGETELO CON ATTENZIONE, E’ UN POSTIMPORTANTE!!    (post 3893)

Tutto inzia là ... anzi, qui dove finisce. Ovvero nel luogo nel quale vivono le persone: il COMUNE, luogo nel quale vivono i cittadini, sui quali ricadono immancabilmente tutte le decisioni per quanto “in alto” esse siano state prese, siano questi i luoghi dell’UE, delle multinazionali, della finanza internazionale o dello stato. Ed ecco che questo apparente luogo u-topico, non-luogo-decisionale nel quale non vengono prese “quelle” decisioni, può ben essere il luogo-topos–scintilla nel quale nascono idee destinate a risalire la corrente gerarchica dei luoghi-decisioni.

Esprimo lo stesso concetto con altre parole. Se al COMUNE – dopo avere incassato ogni tipo di imposta locale –  mancano le risorse finanziarie per gestione e investimenti, si rivolge all’Ente Pubblico immediatamente superiore e così via via, risalendo, fino ad arrivare all’UE. Ma se in un punto qualsiasi della risalita il flusso si inaridisce, ecco che il “salmone“  COMUNE non può più risalire ad alimentarsi per generare … gli investimenti ed i servizi necessari ai suoi cittadini. A questo punto – rimanendo nell’immagine “fluviale”, occorre fare una specificazione, e cioè evidenziare una distinzione fondamentale fra i flussi pubblici che alimentano le finanze del COMUNE al di fuori delle consuete forme di tassazione diretta: essi sono “pubblici” nel senso di denari chiesti ed ottenuti dagli Enti “superiori”; e sono flussi privati nel senso dei flussi di risorse private attivate attraverso il coinvolgimento finanziario e/o operativo delle energie dei privati.

” … e allora voi mettete una grande patrimoniale …”

Parliamo dei numeri del debito (pubblico): l’Italia è arrivata ad avere un debito pubblico (che sta crescendo!) già pari al 160% del proprio PIL (che sta decrescendo!). La Germania, con una decisione tipo “soluzione finale” suggerisce che si intervenga con un’imposta patrimoniale del 20-30%: “Dopo il debito italiano sarà ridotto a livelli accettabili”. Su cosa, mi chiedo io? Sui 1400/1700 (circa, quien sabe?) miliardi dei nostri depositi bancari privati? A parte lo sconquasso nell’equilibrio operativo delle banche, le quali a raccolta ridotta risponderebbero con investimenti ridotti e con propri licenziamenti (e un numero così elevato di bancari … come e dove li ricicli?); a parte queste considerazioni, quei 300-400 miliardi circa che deriverebbero dalla manovra ridurrebbero il debito pubblico del 10-20%, intervento assolutamente insufficiente a riportarci ai parametri di Maastricht che fissano quel livello al 60%. Ed allora ecco che la Merkel sicuramente ha in mente che noi si tassi la casa degli Italiani, quell’appartamento che la maggior parte di noi si è comperato con decine di anni di lavoro, di sacrifici  di mutuo, quell’alloggio che dal punto di vista finanziario genera solo l’esigua  differenza fra i costi (spese di amministrazione e imposte già esistenti) e i “ricavi” consistenti nel non dovere pagare un canone di locazione: poca cosa, quindi, assolutamente insufficiente a consentire alla massa della popolazione di pagare una simile nuova pesantissima imposta, soprattutto in una fase in cui molti stanno perdendo il proprio lavoro. Una tassazione del genere provocherebbe una vera e propria rivoluzione.

Di fronte a questa gravità, l’opinione pubblica appare non ancora del tutto consapevole, impegnata com’è a farsi assegnare i pur legittimi contributi e a riaprire tutto al più presto, secondo un’ottica visuale di breve periodo.

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In occasione dell’uscita del libro “Ricostruire la Finanza” scritto insieme all’amico di Gianluigi De Marchi, abbiamo inteso  allargare quanto più possibile la conoscenza dei fatti finanziari, la cui importanza strategica emergerà alla ripresa delle attività nel prossimo autunno ma  soprattutto l’anno prossimo, allorchè si faranno i consuntivi dei mancati incassi privati e delle mancate entrate fiscali da parte degli Enti pubblici percettori e ci si confronterà con un debito pubblico che ha raggiuto il già citato elevatissimo livello del 160% del PIL.

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Quanto al “nucleo centrale” del lavoro, e cioè la proposta delle emissioni di titoli di Rendita (dal) pubblico irredimibili (già da parte di un COMUNE), conforta il fatto che – a nostro libro scritto e già inviato per la pubblicazione, in data 22 aprile 2020 sulla prima pagina del Il Sole 24 Ore sia apparso un ricco articolo nella stessa direzione dei titoli irredimibili a firma del finanziere ungherese-americano George Soros, le cui cinque argomentazioni sono riportate qui di seguito al n. 7 del documento. Qui di seguito riporto una sintesi dei contenuti del nostro lavoro citato, sintesi dalla quale emergono le diverse possibili valenze dello strumento a livello UE, statale ed anche locale regionale, provinciale e COMUNALE.

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1 – Gli interventi prioritari sono numerosi e vanno attivati in contemporanea

L’ UE, i nostri giovani, la sburocratizzazione, la diversificazione della composizione del debito, la situazione finanziaria debitoria. Noi co-autori del libro ci occupiamo di quest’ultima, anche quale base strategica per le ulteriori azioni necessarie per consentire ai giovani di oggi, uomini del domani, di  iniziare propria attività.

2 – La finanza questa sconosciuta

Un appartamento comperato e venduto a prezzi diversi può generare/ distruggere finanza in contemporanea presenza rispettivamente di una perdita/utile patrimoniale ed economica.

3 – L’intervento sul livello del debito

Intervenire sulla composizione del debito è un processo lungo e difficile. Nel frattempo la zavorra del debito pubblico aumenta pericolosamente: quindi, l’intervento realizzabile più immediatamente e in via preliminare è la diminuzione di questa zavorra.

4 – Il problema/opportunità  è contemporaneamente UE, Statale, Regionale, Provinciale, Comunale

La disponibilità / carenza finanziaria è a cascata. L’avvio della soluzione può ben partire da una città catalizzatrice, ovvero da un COMUNE

5 – Cosa sono i titoli di “Rendita” dal pubblico irredimibili

L’Ente pubblico mittente (UE, Stato, Regione, Provincia, COMUNE) paga solo interessi, non restituisce il capitale, ha opzione di riacquisto. Questi non sono un debito ed hanno un rendimento superiore.

6 – Vantaggi per lo Stato che li emette

  1. Miglioramento della tesoreria.
  2. “I “Rendita” non sono un debito, quindi riduzione del rapporto debito/PIL (in base agli accordi di Maastricht, il totale del debito pubblico non dovrebbe superare il livello di guardia del 60% del PIL e siamo al 160%!).
  3. Positivi riflessi sul rating.
  4. Positivi riflessi sullo spread.
  5. Maggiore disponibilità di risorse a beneficio dello Stato per investimenti.

7 – Ulteriori vantaggi per l’UE che li emette

  1. Eliminazioni delle restrizioni per la BCE all’acquisto di titoli.
  2. Onere finanziario lieve per l’UE, malgrado la loro notevole “potenza di fuoco”.
  3. A bilancio UE non si richiederebbero accantonamenti e ammortamenti.
  4. L’emissione può essere frazionata.
  5. La BCE non sarebbe più costretta a “bilanciare” il proprio portafoglio titoli dei vatri paesi aderenti.

Si può ipotizzare un’emissione di Rendita UE effettuata dai soli paesi “poveri”. Molto probabilmente anche i risparmiatori e le banche tedesche o olandesi si affretterebbero a sottoscrivere questi titoli, con l’effetto di indirizzare proprio verso i paesi “deboli” le loro risorse, in quanto beneficerebbero di un interesse reale elevato anziché pagare gli interessi negativi dei Bund tedeschi.

8 – Vantaggi per i risparmiatori e gli investitori

a) Maggiore rendimento
b) Facilità di recuperare in qualunque momento il capitale attraverso la Borsa (le banche potrebbero essere invitate a sottoscrivere loro stesse qualche porzione dei flussi generati dagli irredimibili ed avviare così la nascita di quel mercato).

9 – L’impatto di queste proposte su banche e mercati finanziari

  1. Nel caso di un’emissione di irredimibili Rendita italiani ad esempio al 3-4%, in occasione della scadenza di una tranche di vecchi “redimibili” ad esempio all’1%. Il privato investitore probabilmente accetterebbe volontariamente questo rinnovo con sostituzione e non vi sarebbe alcun impatto sul volume dei depositi bancari.
  2. Nel caso di una emissione nuova senza sostituzione, molto probabilmente una parte del risparmio privato custodito – e molto meno remunerato – presso le banche prenderebbe quella via, a discapito della solidità del sistema bancario, peraltro anche recentemente già in parte compromessa da certe sue politiche azzardate. Se a ciò si aggiunge il processo di automazione del lavoro bancario, ci troveremmo di fronte a imponenti masse di licenziamenti di lavoratori bancari.
  3. In ambito internazionale le centrali di potere finanziario vedrebbero intaccato il proprio potere oligopolistico di controllo dei mercati finanziari, perché perderebbero il loro potere di ricatto ad ogni scadenza dei titoli redimibili da rinnovare. Questa è una possibile chiave di lettura del rifiuto a che nella finanza possa introdursi la democrazia, cioè il potere di libera scelta del popolo (dei cittadini: contribuenti e risparmiatori).

10 – BOR, BOP, BOC:  BUONI ORDINARI, REGIONALI, PROVINCIALI, COMUNALI

Irredimibili RENDITA COMUNALI. Ci si può arrivare partendo dalle attuali emissioni dei titoli di debito pubblico redimibili degli Enti Locali previsti dalla legge 23/12/94 n.724 (art. 35), che già prevede il vincolo delle risorse ottenute al finanziamento di investimenti in specifici progetti esecutivi. Queste emissioni sono convertibili in obbligazioni o in azioni di società possedute dagli enti emittenti. Il loro rendimento non può essere superiore di oltre un punto rispetto a quello del corrispondente titolo statale. Esse scontano un’imposta agevolata al 12,50 % contro il 26%. Esistono quindi tutti i presupposti logici a che, una volta che si fosse in presenza di una emissione statale di titoli irredimibili, una nuova legge statale (ma serve? Aspetto da verificare!) prevedesse la possibilità di estendere questo tipo di emissioni anche agli Enti Locali Territoriali per la realizzazione di una specifica opera pubblica, quale ad esempio una grande funivia o l’interramento urbano della linea ferroviaria. Infatti la già prevista convertibilità in azioni di società possedute da questi enti, attribuisce loro in un certo qual modo la caratteristica dell’irredimibilità, la quale peraltro potrebbe essere espressamente confermata anche dall’attribuzione agli irredimibili locali nei confronti delle relative società di scopo appositamente create.

Inoltre, la certezza dei flussi di rendimento dei titoli irredimibili locali potrebbe essere garantita in favore dei sottoscrittori locali e non, dalla fidejussione di un pool di banche locali.

La concessione di un rendimento non superiore di oltre un punto per i redimibili locali rispetto al rendimento dei titoli statali è in contropartita al maggior rischio presunto. Ove si trattasse di irredimibili, si potrebbe ottenere di incrementare il livello di reddito ad un + 2 punti, stante l’alea (in realtà fittizia!) di riuscire a venderli in Borsa per recuperare il capitale.

11 – ECONOMIA MISTA

 Quanto sopra potrebbe essere congiunto con la rivalutazione di istituti già esistenti quali le società di scopo, di general management, miste pubblico private e con le tecniche del project financing: tutto ciò nel senso di sensibilizzare il cittadino alla realizzazione del “Bene Comune” che non è una piazza o una scuola (che sono beni pubblici, collettivi), ma che è “quel Bene realizzato sin dall’inizio con il contributo attivo di tutti”.

12 – VALENZA POLITICA DEI TITOLI IRREDIMIBILI COMUNALI

  • LOCALE – Il principio di sussidiarietà (non faccia l’ente superiore ciò che può far meglio l’ente inferiore) applicato alla finanza e all’AUTONOMIA COMUNALE – La finanza comunale è alimentata da entrate dirette e da trasferimenti dall’ “alto”, cioè da enti pubblici di ambito geografico più esteso che funzionano per certi aspetti quali gestori di una tesoreria più ampia.
  • STATALE – Trento sarebbe un esempio per tutto il paese.

 Se si fosse nell’ambito delle SpA – Società per Azioni, potremo dire che i singoli comuni sono le società operative e che l’Ente superiore, ad esempio la Regione (o la Provincia Autonoma), è una sorta di holding finanziaria capogruppo. Ora bisogna distinguere se questa società finanziaria capogruppo svolge solo le funzioni di mero tesoriere, oppure se, attraverso il controllo dei flussi finanziari, di fatto si comporta come una SpA Capogruppo operativa, cioè che opera concretamente al posto delle società partecipate.

Un esempio: in un COMUNE si decide di aprire una nuova facoltà universitaria, i cui professori, studenti, personale ausiliario risiederanno, vivranno, consumeranno beni e servizi in quella città. La domanda da porsi è la seguente: ove il progetto possa essere realizzato solo con cospicui trasferimenti di risorse finanziarie da parte dell’Ente superiore, quest’ultimo può arrogarsi il diritto di decidere le scelte operative e strategiche dell’iniziativa?

Ecco invece che l’applicazione del principio di sussidiarietà risolverebbe ogni disputa, fermo restando il ruolo di mero tesoriere dell’ente superiore. In realtà, tuttavia, vi è la radicata tendenza dell’ente “superiore” a gestire i flussi finanziari verso gli enti “inferiori” in relazione alla conformità politica o meno di tali enti rispetto al proprio orientamento politico. Ed allora una migliore capacità ed autonomia finanziaria di quel COMUNE verrebbe in soccorso a tutto vantaggio dell’esercizio di una amministrazione libera e veramente democratica della cosa pubblica comunale.

13 – Una chicca per concludere: i nuovi Patriott

Patriott … rivolti contro di noi!

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Matteo Salvini/Giorgia Meloni propongono “titoli di debito pubblico a lunghissima scadenza, riservati agli Italiani, esentasse” i BOT PATRIOTTICI (“Dio, Patria, Bot”: e dagli con la retorica!) quasi dei nuovi missili Patriott.  Al riguardo vi sono alcune controindicazioni non di poco conto. Infatti, così facendo,
1) si escludono i finanziatori esteri; 2) non si abbatte il debito pubblico; 3) si drenano violentemente i depositi bancari mettendo in crisi l’intero sistema bancario; 4) si crea un “paradiso fiscale interno” a vantaggio di chi ha denari da investire e a danno di chi non ne ha e quindi non può beneficiare di alcuna detassazione. Mi pare che possa bastare!

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CONCLUSIONI

Alle nostre tesi finanziarie sono state fatte obiezioni ridicole: talune a livello di penultima classe di ragioneria, da parte di chi ha inteso spiegarci la differenza fra un’azione e un’obbligazione; altre di una superficialità sconcertante in quanto fatte da persone appartenenti ad ambiti di estremo livello politico ed economico, quali: “Ma chi volete che li comperi gli irredimibili all’1% e a tasso fisso? ” Ma se noi abbiamo ipotizzato un rendimento del 3-4%! e tassi fissi, variabili o misti!! Via … siamo seri!

Il libro contiene poi anche una parte sul rapporto fra finanza-economia-sociale e morale. Detto questo, ha ragione chi afferma che “dopo” la società non sarà più la stessa. Infatti occorre intervenire sin d’ora non solo sul lato della finanza (v. sopra) ma anche contemporaneamente e significativamente  su altri temi, quali ad esempio

  1. diminuzione delle spese correnti a vantaggio delle spese per investimenti (facile a dirsi; molto difficile a farsi, purtroppo!);
  2. revisione delle priorità di investimento (un esempio: l’acquisto dei costosissimi cacciabombardieri F35 si giustifica ancora?);
  3. attribuzione della centralità ai settori maggiormente significativi del paese (creatività, made in Italy, arte, cultura, turismo, industria, etc.);
  4. esaltazione di ricerca, università e scuola (quest’ultima che dia ai giovani non solo la capacità di eseguire i lavori dell’oggi, ma anche la conoscenza necessaria per imparare i lavori del domani);
  5. abolizione dei privilegi medievali ancora esistenti nel paese e riconduzione di retribuzioni, compensi, pensioni a livelli giustamente differenziati ma appartenenti alla stessa unica “scala” (niente più potrà e dovrà essere “fuori scala”);
  6. riscalettatura fiscale più progressiva, senza un tetto alla progressività.

Il mio è solo un tentativo di ragionamento. Sbagliato? Ma almeno ci sto provando. E poi, e mi sbaglio … mi corigerete!

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LA POLITICA MANAGERIALE IN TEMPI DI COVID19

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Maggio, 2020 @ 8:54 pm

Detto altrimenti: magari fosse un po’ più tale!     (post 3892)

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Io non sono un “politico”. Sono stato manager per una vita. Mi occupo di politica nel senso che ho le mie idee, le motivo, le discuto, cerco di diffonderle, insomma: ci metto la faccia. Infine, sono felice se posso regalare una vita di esperienze ai giovani. I modelli del mio pensiero, nel senso … chi sono le Persone che modellano, formano il pensiero mio? Esse sono – fra gli altri – Noberto Bobbio, Alcide De Gasperi, Altiero Spinelli, Gustavo Zagrebelsky, Umberto Eco, Pier Luigi Celli, Marcello Farina, Papa Francesco, Ruggero Cengo Romano. Solo per citarne alcune. Queste Persone nutrono la “base” del mio pensiero, sulla quale poi io costruisco proposte concrete.

R. Cengo Romano

A quest’ultimo riguardo in questo giorni ho fatto una carrellata mentale di molti dei miei “top capi” storici (li definisco “top capi” perché io all’età di 30 anni ero già dirigente e da allora in avanti il mio ruolo è continuamente salito fino ad essere Presidente Amministratore Delegato): azionisti, imprenditori privati; super top manager privati e pubblici; finanzieri; banchieri; politici; italiani ed esteri. Tutti costoro, anche i politici-non-imprenditori-non manager mi hanno sempre parlato nello stesso modo: “Noi la paghiamo per prevedere l’imprevedibile: per le cose prevedibili non occorre assumere un top manager. Lei è il Direttore / l’Amministratore Delegato / il Presidente … quella è la porta, torni con la soluzione”. L’unico che mi ha accompagnato in modo non “violento” nella mia crescita umana e professionale è stato
il dr. Ruggero Cengo Romano, mio capo diretto alla STET- Società Finanziaria Telefonica per Azioni, Torino: per me, un vero e proprio terzo genitore! (foto qui a destra).

Leggete il post
http://www.trentoblog.it/riccardolucatti/?p=21193

All’epoca (seconda metà anni ’70) ideai e realizzai due nuove innovazioni (utili!) finanziarie:
http://www.trentoblog.it/riccardolucatti/?p=74391
http://www.trentoblog.it/riccardolucatti/?p=74522

Ed ecco che, “grazie” a questi miei “formatori”, sono ormai capace di pensare ed agire solo managerialmente. Che non vuol dire essere “proiettato a far crescere l’utile a bilancio”, quanto piuttosto essere pronto ad allargare le braccia e ad affrontare a) contemporaneamente tutti i problemi; nella loro b) prospettiva attuale e futura; c) approfondendo ogni singolo aspetto. Un diagramma tridimensionale con tre assi: uno orizzontale (l’ampiezza dello sguardo); uno in avanti (visione anche temporale); ed uno in verticale (per l’approfondimento). Il tutto avendo presente il bene delle persone con le quali venivo a contatto: azionisti, dipendenti, fornitori, clienti etc. per la realizzazione del Bene Comune che è quello “realizzato sin dall’inizio con il contributo di tutti”.

Ecco quello che mi pare manchi nella politica odierna. Orizzontalmente si assumono decisioni ampie ma incomplete (ad esempio si elargiscono contributi per l’acquisto di biciclette ma non si apprestano percorsi ciclabili); temporalmente, ci si preoccupa giustamente di elargire sovvenzioni a tutti coloro che ne hanno bisogno, ma non si avvia il processo di gestione dell’enorme debito pubblico che si sta formando (pari al 160% del PIL, laddove Maastrich prevede il limite del 60%); verticalmente, nell’ambito delle elargizioni orizzontali di superficie,  non si specifica che – ad esempio – alcune partite IVA ne andrebbero escluse, considerata l’elevato livello medio dei loro redditi annuali.

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Di questi tre aspetti nei miei post ne ho affrontati due: quello “orizzontale” dal titolo “La catena della bicicletta” nel quale ho accennato al fatto che mentre il traffico motoristico era quasi inesistente a causa dei provvedimenti anti Covid19, non ci si è preoccupati di tracciare, almeno a titolo sperimentale, percorsi ciclabili sottraendo spazio alle corsie auto; quello “temporale”, nei molti post nei quali ho cercato di proporre un rimedio finanziario per la gestione dell’imminente enorme indebitamento pubblico, post nei quali ho riportato i contenuti del mio libro uscito proprio in questi giorni e in corso di distribuzione. Maggiori ragguagli sulla motivazione che mi ha spinto a scrivere questo libro al mio tel. 335 5487516.

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BOT Patriottici, come missili Patriott contro noi stessi!

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Finanza pubblica: taluno afferma che la Germania vorrebbe che l’Italia tassasse il patrimonio privato con un’aliquota del 20% (le case e i conti correnti dei cittadini? Una rivolta di piazza!) con il che il problema si risolverebbe … in una rivoluzione, appunto! La stessa forza propone, di rimando, l’emissione di BOT patriottici a lunghissima scadenza (stavo pensando: “gittata!”) non tassati. Contesto: 1) si escluderebbero i finanziatori stranieri; 2) si aumenterebbe il debito pubblico; 3) si drenerebbe il risparmio bancario; 4) si darebbe un ingiusto vantaggio fiscale a chi ha denari da investire. Tutto ciò sarebbe evitato con l’emissione dei titoli irredimibili di cui al mio libro.

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Grazie e buona politica anzi … scusate, buona Politica a tutte e a tutti!

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FESTA DELLA MAMMA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Maggio, 2020 @ 11:38 am

Detto altrimenti: il miglior modo per festeggiarla …     (post 3891)

… è realizzare la parità di genere nei confronti di tutte le Donne, mamme e non mamme, perché anche le Donne che non hanno potuto/voluto avere figli, anche loro una Mamma l’hanno avuta. E noi maschi anche. Tutti. Ma non basta la parità di genere in Italia e in UE: occorre anche la parità di dignità di tutte le mamme a livello mondiale ad iniziare dalle mamme che partoriscono su un gommone in fuga dalla guerra.

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Quanto alla mia Mamma, mi consentite un ricordo, vero? Nata ad Agrigento nel 1904; laureata (!)  a Palermo ( !)  22 anni dopo; insegnante di lettere di scuola media a Bolzano (!); dove ha conosciuo un Brigadiere dei CC di Montalcino (SI); da dove è andata a sposarsi a Genova (!); dove ha avuto tre figli maschi (!). Sopravvissuta alla guerra, quando già aveva due figli ha visto il marito deportato in Germania (poi ritornato sano e salvo Got sein danke!). Tre figli, uno ingegnere, uno cardiologo, l’altro blogger (ma prima ho fatto il manager per una vita).

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A Mamma ho dedicato due poesiole. La prima in occasione di un viaggio nel quale l’accompagnai quando avevo 15 anni, ovvero 61 anni fa.

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Mamma – Insieme tornammo in Sicilia / nei ricchi giardini di sole / di terra / coperta da rossi tramonti africani. / La stessa espressione d’amore / io vidi brillare sul viso / già stanco di anni di vita / temprata / al dolore / alla guerra / al dovere. La stessa di quando / alpina / vedevi una stella / nei prati scoscesi / del verde Tirolo / che non raccoglievi. / La stessa con cui / nutrivi d’amore / noi piccoli steli / infantili. / Non omnis moriar / dicevi.

(Alpe di Siusi, BZ)

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La seconda quando a Genova per caso m’imbattei nella demolizione della casa gestita dalle suore, dove mamma era alloggiata in vista del matrimonio:

Genova, Prima Comunione, 10 aprile 1950.

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Picun, daghe cianin  – Ricordo / sai / Mamma / di quando narravi / l’arrivo in città sconosciuta / e presso le Suore di Carignano /alloggiavi un’esule ed esile vita. / Passando / ho rivisto la Casa: / “Sub tuum praesidium” / sta scritto sull’alto frontale di pietra / vestita di tubi di ferro / perché più da sola / non regge le spinte del tempo. / Mi sono fermato un momento / a pregare / il ricordo di te / il suono del crudo piccone al lavoro / il lamento del ferro percosso / che stenta a morire / tin … tin ..tin… tin … tin … / “Se proprio tu devi colpire / picun / te ne prego / cerca almeno di essere buono / e daghe cianin …”

(Da sin: io, babbo Dario, l’ing. Giuseppe; in basso: il cardiologo Alberto; dietro: Mamma Concettina)

Viva tutte le Mamme!

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LA CATENA DELLA BICICLETTA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Maggio, 2020 @ 8:47 pm

Detto altrimenti: quale catena?      (post 3890)

Un Buon Consiglio? Visita Trento in bici!

Trento. Quando ci sarà dato il “liberi tutti con distanziamento sociale”, soprattutto nel settembre prossimo il traffico aumenterà di molto: infatti la capienza dei mezzi di trasporto privati e pubblici diminuirà “per decreto” e conseguentemente  aumenterà il loro numero. Lo Stato ed i Comuni stanno apprestando una serie di interventi mirati a favorire l’uso della bicicletta. Ed ecco che si impone una breve riflessione sulla “catena della bicicletta”. Ma di quale catena si tratta? Di quella a maglie in acciaio che trasmette il movimento dalla moltiplica alla ruota o di quella che usiamo quale antifurto?  No, amici, intendo riferirmi ad una terza catena, quella costituita dalla serie di tre anelli di un processo totalmente diverso e che alla fine – se sarà completa – ci “libererà” e non ci incatenerà! Mi riferisco agli anelli del percorso che consentirà a molti di utilizzare la bicicletta per la mobilità urbana.

Il primo anello è la disponibilità una biciletta e se si devono affrontare salite, di una e-bike a pedalata assistita, indispensabile per chi non sia già un ciclista allenato oppure per chi sia in età già un po’ avanzata. Ed ecco che stanno intervenendo contributi pubblici a fondo perso fino ad una certa percentuale del costo di acquisto. Bene.

Notre Dome de Trento

Il secondo anello è costituito dalla disponibilità di piste ciclabili ben collegate fra di loro senza soluzione di continuità. Al riguardo, stante l’urgenza, si può benissimo immaginare di realizzarle con vernice e pennello, trasformando alcune corsie auto in corsie riservate alle biciclette. Bene sarebbe stato se il Comune e la PAT avessero approfittato di questi due mesi di deserto dei Tartari senza auto per le strade per sperimentare questa scelta.

Il terzo anello è il più difficile da realizzare: si tratta dell’educazione dei diversi tipi di utenti al corretto utilizzo degli spazi sempre più comuni e sempre più contesi.

Ciclabile rivana, spesso utilizzata anche dai pedoni (che avrebbero la loro pista)
e intralciata da rastrelliere bici molto mal posizionate

Ora, il rapporto pedone-automobilista è regolato da leggi e comportamenti di vecchia data: sappiamo tutti come comportarci anche se non sempre tutti rispettano tutto. Un po’ più difficile – anche se ormai si avvia ad essere abbastanza sperimentato – è il rapporto automobilista-ciclista il quale comunque può contare sull’effetto sorveglianza/sanzione da parte della Polizia Locale. Il terzo è il  rapporto pedone-ciclista ed è il più difficile da regolare. Infatti spesso i ciclisti sono un po’ troppo veloci e spesso i pedoni, “forti” della regola che il pedone ha la precedenza, ingombrano interamente e pericolosamente la pista ciclopedonale. Per ovviare a ciò, in certi casi (Valli di Fiemme e Fassa) nel periodo estivo sono stati separati i due percorsi, pedonale e ciclabile. In città tuttavia è più frequente potere disporre di piste ciclopedonali.  Ma … in città?

  “Or senta il caso avvenuto di fresco / a me che pedalando una mattina / capito a sud di Trento in ver Volano / su la pista ciclabile là, fuori di mano …”

Ecco la ciclopedonale in questione (foto del mio archivio)

A dire il vero ero ancora in città, sull’ultimo tratto della ciclopedonale-passerella lungo Fersina, poco prima dell’incrocio con via De Gasperi. Davanti a me procedeva nella stessa direzione verso sud un gruppetto di quattro pedoni ad occupare quasi tutta la pista. Suono delicatamente, nulla. Risuono, alla fine si spostano lentamente e di ostentatamente di  malavoglia, sulla loro destra. Mi fermo e dico loro con garbo che i pedoni devono tenere la sinistra e non al centro e comunque devono spostarsi sulla sinistra, perché se invece si spostano a destra rischiano di farsi investire da chi – a buona ragione – stava contando sul loro rispetto delle regole, e cioè sul fatto che si sarebbero spostati a sinistra. Vengo redarguito aspramente ed una Signora, nobile d’animo, sottolinea i rimproveri nei miei confronti alzando al mio indirizzo il dito medio della sua mano (non ricordo se destra o sinistra) al grido: “I pedoni hanno la precedenza!”

Ora, a parte che questa Signora nobile d’animo aveva comunque l’obbligo di procedere lungo il bordo sinistro e non destro della pista; se non erro esiste un articolo del Codice della strada (art. 190.n.4) che sanziona (€25-100) i pedoni che, fermandosi sul marciapiede, ne ostruiscano il passaggio ad altri pedoni. Ora, se tanto mi dà tanto, è logico e lecito pensare che il diritto di precedenza di quella Signora nobile d’animo non arrivi al diritto di ostruire una pista ciclopedonale.

Termino con un invito alle Autorità del Comune: per favore, fate affiggere lungo le nostre piste ciclopedonali cartelli riportanti le regole di base da osservare e inviate, di tanto in tanto, la Polizia Locale con le e-bike a controllare il rispetto delle regole. Grazie. Altrimenti alla “catena della bicicletta” mancherà questo importante anello.

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VERSO LA PARITÀ DEI DIRITTI (DELLE DONNE)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Maggio, 2020 @ 6:41 pm

Detto altrimenti: mercoledì prossimo si vota in Senato una mozione … (post 3889)

Since 2017 …

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Tutto è nato a Trento, o quanto meno, per quanto ci riguarda, “anche” a Trento. Prima in un partito, poi in un’Associazione, ora di nuovo “anche” in un partito. L’Associazione era ed è Restart Trentino, voluta dall’allora Dr.ssa ora anche Sen. Donatella Conzatti. Da quattro anni fra i nostri Eventi (dico “nostri” perché Donatella mi ha voluto alla sua presidenza) spiccano quelli per la parità di genere e la difesa delle donne. Difesa dalla violenza maschile: fisica e “pregiudiziale”.

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Già, il pregiudizio, un atteggiamento discriminatorio fondato su ignoranza, interesse o paura, il quale di norma è assunto da parte di una maggioranza contro una minoranza. Di norma, dicevo, perché invece il pregiudizio contro il genere femminile è assunto da una minoranza (gli uomini) contro una maggioranza (le Donne): il suo superamento sarà una conquista di civiltà. Per dirla con Norberto Bobbio (Elogio della Mitezza, pagg. 98,99), la conquista della parità dei diritti e delle condizioni sarà la più grande (io sarei persino tentato di dire l’unica) rivoluzione del nostro tempo”.

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Sen. Donatella Conzatti (Italia Viva)

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Ed ecco che allora mercoledì prossimo, si voterà in Senato questa mozione sottoscritta da tante Senatrici e Senatori che mio vorranno scusare se non li nomino tutti ma – per fortuna! – sono tanti … e poi questo è “Trentoblog …”.

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Inizia

IL SENATO

premesso che:

l’attuale situazione di emergenza epidemica ha costretto a misure di contenimento che hanno un impatto pesantissimo sulla vita di ogni persona, ma che colpiscono in particolare le donne: il rischio è che l’unico modo per riuscire a conciliare le numerose esigenze di gestione della famiglia diventi quello di rinunciare al lavoro da parte di uno dei membri, sacrificando ovviamente la retribuzione più bassa che nella maggior parte dei casi è quella delle donne;

  • Il decreto legge 17 marzo 2020, n. 18 (c.d. decreto Cura Italia) …. omissis
  • il Governo, per far fronte all’attuale situazione di grave difficoltà per il Paese a causa dell’emergenza da Covid-19, …. omissis …
  • da indagini condotte risulta infatti che la maggior presenza femminile nel mercato del lavoro contribuisca ad incrementare significativamente il prodotto interno lordo nazionale, non solo facendo crescere la forza lavoro, ma anche per i livelli di produttività elevati che avrebbero le nuove occupate;
  • in Italia le imprese femminili (che rappresentano il 22% delle imprese) sono quasi un milione e mezzo ed impiegano tre milioni di persone;
  • considerato inoltre che
  • per costruire un futuro sostenibile e più inclusivo, va aumentata la presenza delle donne in tutti gli ambiti lavorativi che vanno a superare le barriere all’avanzamento nei percorsi di carriera, in particolare nei campi in più rapida crescita (STEM, informatica, cloud computing, dati e intelligenza artificiale), per permettere alle donne di raggiungere le posizioni di leadership. Il talento femminile si manifesta con evidenza in ogni ambito:

1. in Italia il primo caso di Covid-19 è stato diagnosticato sul cosiddetto “paziente 1” grazie alla competenza e all’ intuito di una anestesista donna, quando ancora questa patologia era sconosciuta in tutti gli ospedali del Paese e nessun medico aveva mai studiato alcuna diagnosi e protocollo in merito;

2. all’ospedale Spallanzani di Roma, grazie al lavoro di tre ricercatrici, è stato isolato per la prima volta il Covid-19, operazione che si è rivelata fondamentale per sviluppare le terapie, per curare il virus e per iniziare lo studio di un vaccino;

3. la Legge 120/2011, cd Golfo-Mosca, che ha portato molti talenti femminili nei ruoli di amministrazione e controllo di società quotate e partecipate pubbliche, in scadenza, è stata prorogata e potenziata con la Legge n. 160 del 27 dicembre 2019 (Legge di bilancio 2020) elevando la percentuale della quota femminile nelle società da 1/3 a 2/5 per 6 mandati consecutivi, grazie all’iniziativa trasversale delle forze politiche di maggioranza;

4. molte donne ricoprono ruoli lavorativi conquistati con merito e nel contempo hanno creato famiglie, la cui gestione è resa possibile dai servizi pubblici quali: servizi per l’infanzia, la scuola, servizi per disabili e autistici, centri estivi e centri diurni per anziani.

5. le donne sono impegnate in moltissimi settori a rischio, come gli ospedali, nei supermercati, nelle farmacie, nei vari servizi alla persona, servizi di sanificazione e pulizia;

IMPEGNA IL GOVERNO A

1. sostenere le donne lavoratrici per evitare che debbano abbandonare il lavoro, proponendo misure urgenti, anche normative, per consentire loro di riprendere al più presto le attività lavorative prevedendo, altresì, strumenti di programmazione concreti per la riorganizzazione del sistema scolastico e di ogni servizio alla famiglia;

2. fin dalle prossime settimane della cosiddetta “fase 2”, favorire la diffusione dello smart working mediante la regolazione del suo utilizzo, attraverso accordi, individuali e collettivi, per garantire che il lavoro a distanza avvenga con modi e forme equilibrate e giuste, soprattutto rispetto al diritto di disconnessione;

3. prevedere un prolungamento dei congedi parentali di maternità e paternità attualmente riconosciuti, incrementandone il valore, rendendoli paritari e fruibili obbligatoriamente da entrambi i genitori indipendentemente dall’attività lavorativa svolta;

4. riconoscere bonus per l’acquisto dei servizi di baby-sitting per l’assistenza e la sorveglianza dei figli minori fino a 14 anni di età, indipendentemente dall’attività lavorativa svolta dal genitore;

5. promuovere il lavoro di cura e, quindi, la figura del caregiver universale (senza distinzione tra uomini e donne) attraverso il riconoscimento del suo valore sia per la società sia monetario, anche prevedendo una retribuzione del lavoro domestico nelle sue diverse forme;

6. prevedere un sistema di premialità fiscale per consentire la totale deduzione delle spese sostenute per il lavoro di cura;

7. promuovere ogni utile iniziativa al fine di sostenere le famiglie anche naturali, monoparentali nella crescita e nell’educazione dei bambini e delle bambine;

8. rafforzare le misure di sostegno, in termini economici e di servizi, per le famiglie con figli, con disabili o anziani non autosufficienti;

9. prevedere specifici interventi di sostegno verso le donne impegnate nel lavoro di cura, quali badanti e assistenti delle persone con disabilità;

10. predisporre un piano nazionale orientato alla riduzione del “digital divide” che in Italia ancora oggi impatta in maniera prevalente su alcune categorie di donne, in particolare nelle aree più svantaggiate del Paese;

11. predisporre un piano nazionale dei tempi e degli orari che favorisca la compatibilità tra orario di lavoro ed esigenze derivanti dalla forte riduzione dei servizi, che investiranno prevalentemente le donne lavoratrici, in modo da prevenire possibili comportamenti discriminatori;

12.  valutare l’opportunità di intervenire sulla normativa vigente al fine di individuare una percentuale dei beni confiscati alle associazioni mafiose da destinare ad uso e utilizzo delle imprese femminili, in modo da rafforzare la presenza dell’imprenditoria femminile, contrastare la precarietà del lavoro delle donne, in particolare delle giovani donne e dare slancio alla vocazione femminile.

13. adottare per la prima volta in Italia una “Strategia Nazionale per la parità di genere” al fine di colmare i persistenti divari di genere nel mondo del lavoro – a livello di retribuzioni, assistenza e pensioni – per sviluppare il pieno potenziale femminile nelle imprese, nella politica e nella società, nonché per conseguire un equilibrio di genere a livello decisionale e politico.

Finisce

Bravissima Senatrice! Finisce il testo della mozione, ma non la soluzione del problema. Ne riparleremo dopo mercoledì prossimo.

Donne, Dominae. Mi permettto di aggiungere una mia considerazione: l’uguaglianza “a comparti chiusi” non è accettabile: è una sorta di “gestione separata” iniqua, in quanto garantisce ad alcuni ambiti alcuni vantaggi “a prescindere”. Ampliamo la visuale: la “razza” è una sola, quella umana, senza distinzione di colore della pelle o di genere. Non è un caso che nel post precedente, lo stesso partito politico, coerentemente, sia promotore della regolarizzazione di 600.000 lavoratori invisibili, bianchi e neri, UE e non, uomini e donne. Fra l’altro, sul piano pratico, volere mantenere in vita questi “vasi non comunicanti” nel senso “qui dentro noi sì, gli altri e le altre no”, è di ostacolo alla valorizzazione delle energie e capacità migliori: non è un caso – tanto per fare un esempio – che i sette (sette!) paesi guidati da Donne siano quelli che meno hanno sofferto del Covid19 e che meglio ne stanno uscendo. E poi le Donne sono naturalmente portare alla relazione: noi maschietti allo scontro, alla prevalenza sull’altro.

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L’OSCENITA’ NELLA POLITICA?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Maggio, 2020 @ 7:21 am

Detto altrimenti: regolarizzare 600.000 lavoratori irregolari sarebbe un’oscenità   (post 3888)

Oscenità, sostantivo femminile: offensiva e scandalosa ostentazione o eccitazione mediante parole e immagini attinenti all’ambito sessuale di linguaggio o di comportamento.

Ora, anche se ciò sarebbe comunque biasimevole, non è da escludersi che in qualche momento d’ira un politico possa avere perso il controllo ed abbia proferito parole o assunto atteggiamenti osceni indirizzati alla controparte. Tuttavia non è di questo che voglio scrivere, bensì di un fatto diverso e cioè che un politico definisca “oscena” una scelta politica della controparte politica (On. Teresa Bellanova, Italia Viva), quale, ad esempio, quella di regolarizzare i 600.000 lavoratori in nero che operano in Italia.

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… e non solo loro, ma anche tanti altri lavoratori, anche italiani

Infatti l’uso improprio del termine elude il confronto fra tesi opposte, tesi da verificare reciprocamente sul piano umano, del diritto, della morale, della logica, della valutazione funzionale ed economica per il sistema. L’uso di questo come di altri termini impropri è quindi violenza, in quanto violenta il sistema del dialogo e del confronto democratico sul quale si fonda il nostro sistema sociale, democratico e politico.

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“Le parole sono pietre” scriveva Don Lorenzo Milani ad una professoressa. Quant’è vero, ancora oggi! Parole lanciate a incidere come punte aguzze la superficialità di chi le ascolta; parole che non si preoccupano di descrivere una realtà, bensì di provocare una certa reazione; parole espressione della peggiore retorica; parole strumento della peggiore demagogia, volte a realizzare ciò che si crede che le masse vogliano; parole infine che si pretendono essere espressione populista di quelle stesse masse.

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Ma allora, l’oscenità in politica esiste? Si, certo, e ce lo ricorda lo stesso Dante quando colloca all’inferno la regina Semiramide, la quale libito fe’ licito in sua legge! (Inf. V, 56). Ma questa è un’altra storia.

P. S.: SUPERFICIALITA’? Un mio amico:Ma allora mandiamoci i nostri disoccupati, quelli che prendono la paghetta, a lavorare nei campi!” Rispondo: “Vai tu a proporre loro di incassare €1,00 a cassetta, cioè €3-4 all’ora per 8-10 ore piegati in due sotto il sole cocente e poi andare a dormire in una baracca di cartoni. Vedrai dove ti mandano …”.

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GEORGE SOROS

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Maggio, 2020 @ 6:56 pm

Detto altrimenti: un suo articolo sul 24 ore del 22 aprile 2020 …   (post 3887)

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GEORGE SOROS. Forse molti ne hanno sentito nominare il nome; pochi lo conoscono; ancora di meno sono probabilmente quelli che hanno letto un suo libro. Io lo conoscevo “di nome e di fama”. Tutto qui. Ma un bel giorno, anzi, un giorno per me bellissimo, cioè il 22 aprile scorso, in prima pagina del Il Sole 24 Ore … il suo intervento in favore dei bond irredimibili, i particolari titoli di debito pubblico che rappresentavano il cuore del libro che il mio amico Gianluigi De Marchi ed io avevamo appena scritto e dato alle stampe.

 Questo nostro libro è prenotabile al prezzo scontato di €10,00 presso di me riccardo.lucatti@hotmail.it – 335 5487516 o presso Gianluigi De Marchi, 335 6912075.

I “Soros Irredimibili”: Soros cita la GB che ci finanziò le guerre napoleoniche, riscattando i titoli nel 2015. In USA dal 1870 ne furono emesse alcune serie per consolidare emissioni redimibili già esistenti ed evitarne l’onere del rimborso. Egli dimentica di citare l’emissione italiana del 1935 per 42 miliardi di lire. Quali vantaggi degli irredimibili Soros cita:
1) eliminazione delle restrizioni per la BCE all’acquisto di titoli; 2) l’onere finanziario lieve per la UE malgrado la loro notevole “potenza di fuoco”: come unità di misura riporta l’esempio di un calcolo, e cioè che un bond irredimibile da 1000 miliardi al tasso dello 0,5 costerebbe all’UE 5 mildi l’anno, pari al 3% del suo bilancio totale; 3) a bilancio UE non si richiederebbero accantonamenti nè ammortamenti; 4) l’emisisone può essere più facilmente emessa a scaglioni frazionati successivi; 5) la BCE non sarebbe più costretta a ribilanciare continuamente il proprio portafoglio titoli dei vari paesi aderenti.

Ed allora sono corso a comperarmi un suo libro, “Democrazia – Elogio della società aperta”, Einaudi Stile Libero Ed. – Si vede che i libri “Elogio” mi attraggono: più volte infatti ho citato “Elogio della mitezza” di Norberto Bobbio, un libro che non ho semplicemente letto, ma che ho amato e studiato!

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Quello di Soros è un “Elogio” diverso, quello di un manager della finanza e della diffusione e realizzazione di un particolare tipo di “apriscatole”: quello necessario ad “aprire” società “chiuse”. Per Soros la società aperta è quella nella quale lo Stato di diritto prevale sulla legge dettata da un uomo solo (con i “pieni poteri” n.d.r.). Potete ben capire come non sia più amico di un suo ex beneficiato, tale Orban; nè di Putin; né di Trump, né di Xi Jinping; nè di Matteo Salvini, nè di Marine Le Pen, etc.. (chi non ho citato non si offenda, per favore …)

Su internet trovate molto su di lui. Suo padre, militare dell’esercito Austroungarico della prima guerra mondiale, catturato dai Russi, prigioniero in Siberia, scampato alla prigionia. Lui, ebreo nell’Ungheria invasa dai nazisti, scampato all’arresto e alla deportazione, “studiato” e cresciuto all’estero, etc. etc. Ideologicamente e culturalmente cresciuto all’ombra del suo mentore filosofico austriaco Karl Popper (1902-1994), autore di “La società aperta e i suoi nemici”.

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Non voglio né posso fare qui un riassunto del libro che ho citato né del suo pensiero, se non dirvi che il suo libro di manager finanziario è più facile da leggere ma meno immediato dell’altro “Elogio”, quello scritto dal filosofo Bobbio, per il grande numero delle sue iniziative dietro ognuna delle quali sta una motivazione ed una tecnica realizzativa specifica, quasi un manuale dell’imprenditore culturale e finanziari socio-politico. Vi segnalo solo come particolarmente interessanti – almeno per me – le sue analisi sullo sviluppo e prossimo inviluppo della Cina; sul pericolo/opportunità di una involuzione/evoluzione dell’UE; sul pericolo che il web e la cosiddetta intelligenza artificiale rappresentano per le società aperte, quali armi micidiali nelle mani delle società chiuse.

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Chiudo questo mio breve e un po’ complesso post evidenziando un parallelismo di “Democrazia” con “Il fascismo eterno” di Umberto Eco: per Soros la prima arma di difesa contro l’attacco delle società chiuse ai danni delle società aperte è il saperle riconoscere. Così come fa Eco, il quale ci avverte che per riconoscere un fascismo non possiamo certo pretendere di vedere sfilare gente in camicia nera: vi sono molti altri segnali di pericolo che dobbiamo sapere riconoscere: ed Eco ce li indica.

P.S.: … e noi due poveri untorelli, autori del nostro libro?
Noi due
“fummo quarti fra cotanto senno”.

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