PANDEMIA E QUESTIONE DI GENERE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Luglio, 2020 @ 3:22 pm

Detto altrimenti: il genere è doppio (maschile e femminile), la razza è unica (umana): ma possiamo anche parlare di un unico  “genere umano” (post 3944)

Nel corso del 2019 ben 37.611 neo mamme hanno abbandonato il lavoro per l’impossibilità di conciliarlo con la vita famigliare, con un incremento del 5% rispetto all’anno precedente.  Di quanto si incrementerà questo dato nel 2020? Ma c’è anche molto altro …

Sto leggendo i contenuti, anzi imparando da questi, di un articolo di mio figlio Edoardo (semiologo e media specialist del Gruppo Hera, Bologna) pubblicato su indiscreto.org.- Molti i richiami ivi esposti. Provo ad elencarne alcuni:

  • la pandemia ha riconfigurato le agende di tutti gli attori, sviando l’attenzione dal problema del cambiamento climatico.
  • Occorre sfruttare i bassi tassi di interesse per rilanciare investimenti in infrastrutture Climate-resilient.
  • La pandemia non può essere una scusa per rallentare la transizione verso modelli di sviluppo sostenibili e sicuri.
  • Non possiamo pretendere di gestire il rischio senza affrontarne le cause economiche, politiche, sociali, antropologiche: ad esempio, l’industrializzazione intensiva degli allevamenti è la principale causa dell’apparizione e propagazione di malattie zootecniche trasmesse dagli animali agli esseri umani.
  • Esiste un nesso di causa ed effetto fra l’insorgenza delle pandemie e la compromissione dei più fondamentali equilibri ambientali (fra il 2011 ed il 2017 L’OMS aveva già registrato circa 1500 eventi epidemici nel mondo).
  • I risarcimenti economici a seguito di violenze alla natura e al clima non pareggiano mai in prospettiva i danni arrecati.
  • La pandemia attuale si propaga facilmente in un mondo fortemente interconnesso, con andamento non lineare, con effetto moltiplicatore: essa non è un esempio, è un inizio.
  • Non basta l’intervento finanziario (UE 2400 miliardi; commissione Ue 750 mildi) di cui 170 all’Italia (il commissario UE all’Economia, Paolo Gentiloni, insiste a che questi fondi siano spesi entro il 2022): occorre passare dalla società del sintono a quella della profilassi.
  • Occorre una grande rivoluzione culturale, alimentata da un linguaggio semplice che veicoli l’adesione ad un modello di vita, di democrazia e di sviluppo diverso. Occorre interpretare la salute del singolo come un fatto sociale.

Quando il figlio supera (abbondantemente) il padre …

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INCONTRI: PIERGIORGIO SESTER

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Giugno, 2020 @ 4:20 pm

Detto altrimenti: un amico nella Cooperazione        (post 3943)

1873-1895

1870 – Impero Austro Ungarico. Si era all’apice della fase del cosiddetto Grunderzeit, periodo di forti speculazioni, enfasi della new economy, sulla scia dello sviluppo delle reti ferroviarie europee. Le società ferroviarie prosperavano, idem le società dell’indotto, la gente si indebitava per comperare azioni e poi rivenderle con forti utili. Fino al crack del 10 maggio 1873, il giorno d’inizio della Grande Deflazione, quando ci si accorse che “il re era nudo!”. L’abuso del ricorso al credito fra l’altro aveva generato la mancanza di credito disponibile per le imprese. Si era generata una ricchezza fittizia. Le stesse banche si erano lasciate trascinare verso il facile guadagno, basato su finanza pura, su progetti fondati sulla sabbia.  Le imprese senza credito ridussero la produzione, licenziarono. Il reddito dei lavoratori diminuì. Idem i consumi. La più colpita fu l’edilizia. La gente cercò di tornare alla terra, in campagna, ma la campagna era stata automatizzata e non assorbì mano d’opera. Ecco l’emigrazione come unica via si salvezza. Forte esodo verso il sud ed il nord America. Negli anni dal 1850 al 1874 Vienna rilasciò 4061 passaporti per gli USA. Nel solo 1875 ne rilasciò 4.974 di cui 97,2% ai soli Trentini.

In quegli stessi anni, in Trentino Don Lorenzo Guetti, sul modello delle Reiffeisen tedesche, fonda la Cooperazione trentina per il perseguimento del Bene Comune, ovvero quel bene realizzato con l’apporto diretto sin dall’inizio di tutti. Per capirsi una scuola, una via, una piazza, un ponte sono beni pubblici, collettivi: non “Beni Comuni” (a parte il Ponte delle Zigherane a Borgo Sacco, costruito con i denari delle zigheraie, le operaie della manifattura  tabacchi). Ed ecco il mio interesse ad entrare un po’ più a fondo nel settore, approfittando della conoscenza di Piergiorgio, un amico Vice Presidente della Cooperativa Green Blok e già una volta candidato alla Presidenza della Federazione Trentina della Cooperazione, il quale ha accettato di essere intervistato. Infatti è candidato all’Assemblea elettiva che dovrà provvedere all’elezione delle cariche nel luglio prossimo.

Piergiorgio, cosa ti ha spinto a renderti disponibile a questo impegno?

Vedi, Riccardo, innanzi tutto grazie per l’ospitalità che alle mie idee dai sul tuo blog. Cosa mi ha spinto? Il fatto chenegli ultimi due anni dentro la Federazione abbiamo assistito ad un dissanguamento di energie e all’impossibilità di affermare una visione strategica del futuro basata sulla riaffermazione dei nostri valori iniziali.

Ok, questa la motivazione di fondo, ma … la scintilla?

E’ stato il virus che si sta portando via parte della generazione che ci ha garantito il mondo che conoscevamo e che era della solidarietà, della fraternità, della condivisione delle responsabilità, del sacrificio e dell’amore per la democrazia. Ora saranno possibili nuove tensioni sociali ed economiche e ulteriori squilibri tra generazioni, nel mondo del lavoro, della disparità di genere e tra aree geografiche e dobbiamo interrogarci su come operare per contrastare ulteriori disuguaglianze.

Mi puoi indicare alcuni fra i punti del tuo programma, le tue idee, insomma, in merito ai molti aspetti che sono comunque da affrontare?

Certo, con piacere. Ecco alcuni punti del mio pensiero-programma

Democrazia. Riaffermare e vivere in concretezza il principio di democrazia e partecipazione anche e soprattutto all’interno di tutti i nostri organismi e nelle modalità pratiche con le quali regolamentiamo la nostra vita associativa. Infatti purtroppo nel mondo si annuncia un deficit di democrazia e l’Europa deve decidere se combattere ed avere un ruolo o se abdicare ai nazionalismi e sovranismi di varia specie.

Salute, assistenza e sicurezza. La salute ed i servizi alle persone ed ai più deboli, con il rafforzamento della presenza territoriale grazie alla capillarità della diffusione delle realtà cooperative ma anche tramite sinergie con tutto il terzo settore ed il sistema delle imprese, oltre al raccordo con le istituzioni. Sino ad oggi pensavano che in casa di riposo i nostri anziani fossero sicuri, ma questa vicenda ci deve insegnare qualcosa che ci permetta di migliorare preparazione, formazione a tutela dei lavoratori e degli ospiti.

Le nuove tecnologie. La diffusione e l’impiego delle nuove tecnologie, con l’obiettivo che non diventino occasione di nuove povertà, discriminazione e carenza di opportunità per quanti non vi possono accedere. Credo che, come tutti hanno potuto avere, nello scorso secolo, una cassetta delle lettere sotto casa, così dovranno avere una cassetta virtuale e i devices necessari per le diverse attività a distanza, che sempre più si diffonderanno, dalle banche, all’istruzione, agli ordini per la spesa, ecc..

Logistica, filiere e reti. Servirà un impegno forte in termini di costruzione di piattaforme fisiche e virtuali per la gestione della solidarietà e della socialità e dei fabbisogni anche minimi, con un’attenzione straordinaria all’organizzazione di una nuova logistica sia nei trasporti che nel supporto alla mobilità delle merci, per consegna e ritiro. Creare delle filiere corte per la gestione dei servizi ma dall’altra parte allungare le reti di collaborazione tra le imprese, favorendo il raccordo tra le regioni ed i territori alpini. Dopo la poco edificante esperienza degli stati generali della montagna, sarebbe tempo di pensare a degli stati generali delle regioni alpine. Filiere corte e condivisione delle competenze anche per il miglioramento e la valorizzazione delle produzioni locali ma anche capacità di affrontare un mercato globale, garantendo anche attraverso il trasferimento delle conoscenze ed il controllo degli standard quanto prodotto o fornito da altri territori, non solo quindi made in Trentino, ma prodotto secondo la qualità trentina.

Organizzazione del lavoro e nuove abitabilità. abbiamo tutti imparato ad usare meglio le tecnologie a nostra disposizione, anche per organizzare delle riunioni a più voci o condividere dei documenti di lavoro e scoperto che molte volte ci eravamo sobbarcati inutili e pesanti spostamenti. Abbiamo compreso che forse si può migliorare efficacia del lavoro, ridurre rischio di incidenti e migliorare l’impatto sull’ambiente anche lavorando dalla nostra sede o da casa. Abbiamo anche capito che le nuove tendenze nell’organizzazione del lavoro, che hanno avuto una accelerazione da questa vicenda, porteranno ad una alternanza tra sede lavorativa e propria abitazione, ma anche che le abitazioni attuali sono inadeguate ad ospitare più persone impegnate in attività a distanza.

Grazie, Piergorgio, mi dispiace chiuderla qui, ma sai … i nostri post non devono essere più lunghi di tanto. L’augurio che faccio a te ma soprattutto ad ognuno di noi è che questi temi superino il livello della informazione e della comunicazione per raggiungere quello del dialogo: infatti solo con un dialogo costruttivo si contribuisce, da parte di tutti coloro che dialogano, alla costruzione del Bene Comune.

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BICINVALSUGANA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Giugno, 2020 @ 3:50 pm

Detto altrimenti: Fiabbini all’opera!        (post 3942)

FIAB Trento, Amici della Bicicletta, aderente a FIAB-Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta. Quest’anno le iniziative sociali sono molto “rallentate” dal Covid19, ma gruppetti autonomi di Fiabbini si danno da fare “in proprio”. Oggi, per esempio, i “Magnifici Cinque” di due post fa (Rosa, Renata, Franco, Claudio e il sottoscritto) si sono ritrovati per una Trento-Borgo Valsugana e ritorno. Lo “zoccolo” delle gallerie da Trento è stato superato grazie al trenino della Valsugana. Complessivamente, casa-casa, 65 km, dalle 08,00 alle 15,00 con varie soste per foto, spuntini, caffè, etc.. Io ho utilizzato la bici da corsa, …

Quando saremo fora fora per la Valsugana … (foto Franco Eccel)

… alla quale mi sono avvicinato con circospezione, tanto era che non l’usavo: infatti non sapevo se e come “lei” mi avrebbe accettato, se mi avrebbe tenuto il muso, se me l’avrebbe fatta pagare nelle salitelle. E invece no, tutto è andato per il meglio: avevo proprio bisogno di questa testimonianza d’amore dalla mia vecchietta (“lei” ha 35 anni, but still going strong!): ora so che posso utilizzarla senza problemi per le mie biciclettate pianurose (per quelle salitose ormai devo utilizzare la e-bike). Una nota dovuta: nelle discese ho riscontrato che la mia vecchietta è molto più scorrevole delle sue sorelle moderne!

Sulla via del ritorno (Caldonazzo See): in primo piano “lei”.

Poche foto, molto relax. Velocità media, circa 23 kmh all’andata con poco vento contrario, in leggerissima discesa;  circa 23 kmh al ritorno con il vento in poppa, in leggerissima salita. Prossime mete del nostro gruppo: da Ragoli alle Cascate del Nardis; da Trento a Borghetto all’Adige. Vi faremo sapere.

Ecco, questa è “Lei” la mia Camilotto Expert alla nascita 35 anni fa 
(si notino: i cavetti dei freni; i pedali con le cinghiette; la posizione delle levette dei cambi; i rapporti non-compact al pedale; la geometria del telaio; il numero dei raggi; i tubolari)
La mia “Numeo Uno” come è oggi: prezioso antiquariato!

Good bike & good Fiab everybody!

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BOSCO CAPRONINBICI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Giugno, 2020 @ 6:28 am

Detto altrimenti: Altogarda Trentino in salita      (post 3941)

Sono a Riva del Garda. Tempo stabile al bello. Mi alzo presto, come al solito, senza bisogno della sveglia che noi “bonorivi” (mattinieri) della FIAB ne facciamo a meno. Il solito problemaccio: che giro farò oggi con la bicicletta? Già, perché da questa decisione dipende il tipo di bici che utilizzerò. Mi spiego: siccome che (bellissima espressione dialettale trentina!) da quando sono un V.I.P – Vecchietto In Pensione mi è venuta una bronchitina cronica, per le salite impegnative devo usare la e-bike; per le salite medie posso ancora utilizzare la mountain bike “muscolare” e per le pedalate pianeggianti, la bici da strada (da corsa). Oltre a ciò, devo considerare il regime dei venti, perché qui nella “Busa” del Garda il loro andamento deve essere ben conosciuto non solo dai velisti, ma anche dai ciclisti, ed io che sono un ciclovelista nel senso che pratico entrambi gli sport ne so qualcosa!

Un esempio? La mattina presto potreste dirigervi verso sud, lungo la sponda veronese del Garda, con il Vento (così noi Gardesani chiamiamo la tramontana) in poppa: verso Capo Tempesta scendete lungo la splendida ciclopedonale ad un metro dall’acqua. Dopo una quarantina di km vi fermate per un tuffo ed un piatto di spaghetti e ritornate verso nord con l’Ora del Garda in poppa!

Salir, sempre salir …

Ma veniamo all’oggi: ho deciso, sarà una giornata “in salita”, quindi prendo la e-bike, una mountain bike con motore Bosh e batteria da 400. Sono le 07,00. Per non farmi mancare nulla, percorro il lungolago per 3 km da Riva fino al fiume Sarca senza aiuto elettrico. Indi giro a nord e sempre su pista ciclabile raggiungo Arco che supero agevolmente grazie al nuovo raccordo ciclabile. Tutta pianura, pochissimi ciclisti, qualche maratoneta in allenamento. In questi 5  km utilizzo il primo livello di aiuto elettrico denominato “eco”: infatti la bici pesa 25 km ed ho un forte vento contrario da nord. Subito a nord di Arco, la rotonda dalla quale si diparte alla mia destra la circonvallazione della città. La supero in direzione nord e dopo 100 metri volto a destra in leggera salita per 300 metri in Via Angelo Maino in direzione Massone, che però non raggiungo perché ben prima volto a sinistra e attraverso la bellissima miniatura della frazione S. Martino. Dopo 200 metri … è finita la vacanza, amici: si volta a destra in salita (15-18%!), si lascia sulla destra il minuscolo bivio per la chiesetta di S. Martino e via, salir sempre salir si arriva alla Falesia Policromuro, un’affascinante palestra di roccia. La strada è asfaltata, stretta, percorsa da rarissime auto (quelle degli abitanti dell’altrettanto rarissime case che si trovano lungo il percorso). La pendenza è da omeni veri ma per fortuna ho l’aiuto elettrico che mi concedo al secondo-terzo livello (tour – sport: evito di utilizzare l’ultimo, il turbo).

In discesa
Braile

Raggiungo un posto da favola, il Bosco Caproni che attraverso sotto le arcate di splendide querce e castagni. Qui un bivio: a sinistra conduce direttamente alla frazioncina di Braile e quindi a scollinare verso Drena; a destra con un dislivello maggiore conduce alla Località Troiana. E siccome che oggi non voglio farmi mancare nulla, prendo a destra. La pendenza è un po’ meno dura, siamo al 10-12 %. Dopo alcuni km raggiungo Troiana, una radura sulla destra con un paio di case. Breve sosta. Indi riparto: la salita è di nuovo impegnativa, il fondo di pietre sconnesse, con alcuni stretti e ripidi tornanti finalmente scollino ed inizio con cautela una discesa su sterrato sassoso e ghiaioso di 3 km che mi conduce a Braile, una deliziosa franzioncina che i pochissimi turisti (tedeschi!) raggiungono in auto da nord (da Drena).  Da qui, in discesa, supero il bivio in arrivo da sinistra (ovvero, la strada che avrei percorso se al Bosco Caproni avessi preso a sinistra) e per ripidi tonanti asfaltati, plano sul paese di Drena, con il suo bel castello.

Sosta per foto, indi a destra sulla SP, si sale (pendenza 4%) per 3 km superando piccole deviazioni a destra che conducono ad incantevoli agritur, sino a scollinare in località Vigo Cavedine. Da qui la strada scende ma invece di seguire la SP, prendo una strada minore, parallela, sulla sinistra “orografica” della SP, la quale attraversa la frazione di Brusino e mi conduce al paese di Cavedine. Lo attraverso in salita aggirando la chiesa che mi lascio a destra e dopo uno strappo di poco meno di un km (10%) scollino e mi affaccio sulla Valle del Lago di Cavedine.

Castel Drena

La strada è stretta, teoricamente carrozzabile ma solo dai pochi frontalieri, asfaltata ma … fare attenzione alle buche! Ve ne sono due (due strade! Le buche sono molte di più!): una che punta a sud ed una a nord, più lunga. Prendo quest’ultima. Sotto di me la valle e il Lago di Cavedine, splendida la valle ed il lago. Arrivo al Lago, al bar ristoro Wind Valley dell’amico Andrea Danielli. Qui una sosta “vera” con tanto di brioche, succo di frutta e “sosta idraulica”.

Il Lago di Cavedine

Riparto ma…per dove? Ho sempre molte possibilità di scelta: costeggio il lago verso sud, scavalco le Marocche e plano di Dro, oppure …? Scelgo oppure, cioè pedalo verso nord per 2 km costeggiano l’immissario del lago, mi innesto a sinistra sulla pista ciclabile che mi conduce al bivio per Pietramurata, mi tengo a sinistra e sempre per ciclabile raggiungo la centrale Fies e Dro. Sono a 17 km da Riva. Ormai è fatta. Dro-Arco-Riva quasi interamente per piste ciclabili ormai abbastanza frequentate e con l’Ora contraria. Mi faccio aiutare al motore (livello eco) e alla fine avrò consumato il 75% della carica della batteria.

Quanti km percorsi? Circa 60. Quanto dislivello superato? Quante ore impiegate? Quanto soste effettuate? Quante foto scattate? Ecchè, non vi pare di chiedere troppo? Cosa? Piacerebbe anche a voi fare questo giro? Ok, vi ci porterò quando vborrete, basta che vi facciate vivi, ma … occhio raga: o siete molto molto allenati per salite dure oppure venite con una e-bike (ma un po’ di allenamento vi servirà in ogni caso!)

Good FIAB, good bike & e-bike everybody!

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BALLININBICI!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Giugno, 2020 @ 8:46 am

Detto altrimenti: come cambiano le salite! Non son più quelle di una volta!    (post 3940)

E’ proprio vero! Decenni fa, quei 700 metri di dislivello da Riva del Garda al Passo del Ballino  li salivo con la bici da corsa. Qualche anno fa, con la mountain bike “muscolare”. Ieri con la e-bike! Valle a capire, queste salite! Diventano sempre più ripide … ma si può?

MAS: Memendo Andare Sempre (in bici)

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Ieri arrivano da Trento Franco, Rosa, Renata e Claudio, quattro fiabbini che con me facciamo cinque. Si parte alle 08,15, lentamente anche perché siamo tutti “elettrici” tranne Franco. Sole splendido. 9 km di salita, poi per 1 km spiana. Al km 10 siamo agli alberghi del Lago di Tenno. Sosta per acqua. Indi con altri 5 km di cui 1 in falsopiano arriviamo al Passo del Ballino: in totale 13 km di salita per 700 metri di dislivello.

Ballino, 1 km prima del Passo: Lucia Bruni (foto 2017)

Qui, cento metri dopo lo scollinamento, prendiamo a sinistra la vecchia strada romana che per il primo km è stata asfaltata.  Bella pausa nella frescura del bosco, con improvvise aperture sul paese di Fiavè e sul suo alpipiano. La strada romana finisce a metà percorso fra Balbido (il Paese Dipinto, per via dei suoi murales) e Fiavè. Torniamo sulla SP: salitella, discesa, pianoro, casa di Don Lorenzo Guetti, discesa: siamo a Ponte Arche.

Strada Romana: foto Claudio Colbacchini

E qui il problema: da Ponte Arche all’imbocco della pista ciclabile del Maso Limarò qualche km in balia di alcuni maleducati del volante o del manubrio (delle moto): uno in particolare, mentre noi cinque – in un lungo rettilineao – con il braccio sinistro alzato indichiamo che vogliamo attraversare la sede stradale per immetterci della ciclabile del Limarò, in ciò seguiti da una coppia di ciclisti, un automobilista si infila fra due di noi, taglia pericolosamente il nostro procedere, rischia un omicidio stradale. Tutti noi facciamo in tempo a fare pervenire alle sue orecchie il senso della nostra non condivisione, facendo riferimento alla sua mamma che pure sarà stata una donna onesta, ma che lui è un figlio degenere … ed è una emerita testa di quarzo (quarzo, minerale molto duro …).

Lago di Cavedine: foto Franco Eccel

Limarò, limes, confine fra due vescovadi. Ciclabile splendida. Discesona sulla SP fino a Sarche, si volta a destra nella ciclabile Sarche-Pietramurata: bellissima la parte iniziale, nel verde, a fianco del fiume con alcune oasi “lacustri”: una bellezza da urlo!. A Pietramurata ci fiondiamo verso il Lago di Cavedine, dove pranziamo (fettuccine al ragù, ottime), grazie all’accogliente Wind Valley di Andrea e Davide Danielli, ormai due amici. Davide poi in inverno è maestro di sci in Bondone ed è stato così gentile da regolare i miei sci  Salomon Race: grazie, Davide! Sola nota negativa: lo scempio compiuto subito a nord della loro struttura da chi ha devastato un’area protetta per cercare di realizzare uno stabilimento balneare ed una discoteca! Chi ha permesso loro di fare questo scempio? Chi non li sta obbligando e rimettere a posto le cose, per quanto possibile?

Ma si può? 1
Ma si può? 2

Dopo pranzo, sosta sulla riva del lago. Indi verso sud, scavalchiamo la zona delle marocche, discesona su Dro, indi poderale a sinistra in zona Giare, per riprendere la ciclabile poco pima di Arco e lasciarla a circa metà strada fra Arco e il Garda, per evitare la folla dei bagnanti sulla ciclabile lungolago. Infatti per facili poderali deserte aggiriamo a nord il Monte Brione, attraversiamo la frazione di Sant’Alessandro, sfioriamo il ristorante La Colombera e arriviamo a Riva centro.  Tot. 65 km, consumo elettrico 70%, di cui metà per la salita al Ballino e metà per vincere la forte Ora che saliva dal Garda.

E’ l’ “Ora” della FIAB!

La prossima? Oggi riposo, domani Valsugana. Io userò la bici da corsa. Saliamo in treno a Trento fino a Pergine e poi via, un po’ di km contando di rientrare a Trento per il primo pomeriggio (non è previsto di arrivare a Bassano).

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IL VIRUS NELLE ASSEMBLEE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Giugno, 2020 @ 5:12 am

Detto altrimenti: quando colpisce le loro democrazia …    post 3939)

Sono sempre stato contrario a certe assemblee condominiali nelle quali l’amministratore condominiale se le dice, se le canta, se la suona e – di fatto – presiede lui stesso l’assemblea: a testimonianza di ciò, accade che costui resti in cattedra ed il condomino – presidente solo formale – continui a sedere fra i banchi dei condomini.

Ugualmente accade in certe associazioni, in alcune delle quali tuttavia sono riuscito a far comprendere che il presidente dell’associazione presiede le riunioni del suo direttivo, ma che l’assemblea degli iscritti deve essere presieduta da una persona diversa, da loro nominata. L’Assemblea infatti non è la riunione del direttivo né del presidente dell’associazione o della SpA di turno, bensì è la riunione rispettivamente degli associati e degli azionisti.

Dimenticarsi di ciò, trascurare questo aspetto è violare e negare la democrazia. Questo comportamento negativo e assolutamente antidemocratico è particolarmente aggravato in periodo di distanziamento fisico di assemblee via computer. Recentemente infatti ho visto una convocazione nella quale di diceva che “Causa distanziamento, i posti in sala sono solo 23 e quindi affrettarsi con le deleghe”.

In altra assemblea si è negata la parola a iscritti che pure si erano invitati a prenotarsi e che si erano regolarmente prenotati, fornendo addirittura con largo anticipo copia del loro breve intervento. In uno di questi casi ho avuto modo di registrare la protesta di chi non ha ricevuto la parola, cui pure aveva diritto, ma soprattutto mi ha colpito l’incredibile  risposta che costui ha ricevuto, in quanto la riunione “sarebbe durata troppo a lungo”. Ecco, in questo modo ‘l tacon l’è sta pezo del bus, cioè la pezza è stata peggio del buco che si voleva rammendare, nel senso che oltre all’offesa alla democrazia si è aggiunta anche l’offesa all’intelligenza di quella persona.

Ma l’assemblea più bella, quella da premio Oscar, l’ho vissuta in prima persona in una grande banca tedesca. Al momento del voto il presidente annuncia: “Abbiamo raccolto l’80% dei voti, fra presenze e deleghe: tutti favorevoli alla gestione di cui si discute. Perciò i commessi passeranno fra voi azionisti per distribuire bandierine rosse da utilizzare al momento del voto (contrario, n.d.r.)”.

Perchè sono così sensibile a questi aspetti? Leggete il libro “Il fascismo eterno” di Umberto Eco (€5,00, ed. La Nave di Teseo). Eco ci avverte: “Non abbiate la pretesa di vedere sfilare camice nere e manganelli; il fascimo ha molti altri modi subdoli per infuiltrarsi nella democrazia”. E chi non è sensibile nel contrastare questi aspetti “minori”, non saprà opporsi nemmeno a quelli micidiali di un ritorno di fatto del fascismo. Sulla pericolosità di questa distrazione: “Le origini del fascismo in Italia -Lezioni di Harward” di Gaetano Salvemini, Ed. Universale Economica Feltrinelli.

La parola “democrazia” nei millenni ha assunto significati diversi: inizialmente era potere “sul” popolo (il democrator era il dittatore); poi ha significato lo strapotere del popolo, di ciò accusato dalle classi nobili escluse dal governo; infine – finalmente – ha significato potere “del” popolo. Vigiliamo a che oggi essa non torni ad assumere uno dei due significati precedenti, sotto forma del potere del presidente di fatto e non di diritto di un’ assemblea di turno o dello strapotere del popolo di una delle tante reti.

Viva la democrazia vera!

P. S. – Dice … ma tu, caro blogger, scrivendo queste cose puoi farti dei nemici. Dico: lo so, ma per me “libertà (e democrazia) vo cercando come sa chi per lei vita refiuta”. Ed io sarei disposto a mettera rischio la mia stessa vita pur di difendere la democrazia vera. Figurarsi che paura mi fa l’eventuale inimicizia di qualcuno!

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LE DOLCI LINEE CURVE DI VERDE, TERRA, E CIELO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Giugno, 2020 @ 1:51 pm

Detto altrimenti: un sosta fra i pedali       (post 3938)

Questa mattina ho poco tempo a pedali, diciamo due ore.  Parto da Riva del Garda, subito in salita: dopo avere superato Deva e Pranzo, raggiungo la località del Lago di Tenno (10 km, un’ora).
Scendo velocementee dalla parte opposta, la “strada vecchia” per intendersi, quella che passa da Ville del Monte. Superato il Castello di Tenno di soli 100 metri, prendo la piccola deviazione a sinistra: quella che era la vera strada vecchia, oggi una semiciclopedonale aperta anche alle auto (una alla volta per ogni senso di marcia sennò non si passa!). E’ una strada di costa, grosso modo un falsopiano che conduce quasi sulla verticale di Arco, per poi rientrare verso sud e collegarsi a Volta di No sulla SP (ex SS 421) che sale da Riva (in questa località si diparte, a sinistra per chi scende, la diramazione ciclabile diretta per Arco, veramente molto ripida: si raccomanda di avere il paracadute a bordo!)

Castel Tenno

Durante la “traversata” mi fermo e scatto qualche foto. Una in particolare mi è riuscita significativa: la voglio chiamare “Le dolci linee curve”: 1) la prima, quella dei vigneti e del boschetto  che si adagia da sinistra in alto a destra in basso verso la base della montagna; 2) la seconda linea, parallela alla prima, con la quale delimita le costruzioni della frazione di Varone e della città di Riva del Garda; 3) quella della montagna che da destra va a tuffarsi nel lago in località Sperone; 4) quella del profilo della catena del Baldo che resta immobile a sostenere i “baloni de l’Ora” cioè i bei nuvoloni bianchi a indicare che si è levata una bell’Ora. 5) Infine, proprio la linea di questi nuvoloni che pare vogliano anch’essi andarsi a tuffare nel lago, molto più a sud, convergendo con il profilo degradante del Baldo.

“Le dolci linee curve”

Raggiunta la località delle cascate del Varone, mi immetto sulla ciclabile che in leggera discesa in circa 4 km mi conduce a Riva del Garda. In totale, 25 km, 2 ore,soste per foto (tante!) comprese. Bici utilizzata: mtb e-bike, consumo elettrico 30% di una batteria da 400.

Good e-bike everybody!

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TITOLI PATRIOTTICI E TITOLI IRREDIMIBILI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Giugno, 2020 @ 12:54 pm

Detto altrimenti: SS- Salvini/Savona Bond e Titoli Irredimibili Italia Viva: sono due cose ben diverse!  (post 3937)

Titoli patriottici, puntati contro noi stessi!

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Mi riferisco all’articolo pubblicato sul Il Sole 24 Ore, odierno alle pagg. 1, 3 a firma Laura Serafini dal titolo “Savona – BTP di guerra per rilanciare l’Italia” per esporre alcune doverose precisazioni. Infatti, l’articolista confonde i “titoli di guerra” di Matteo Salvini  (i cosiddetti titoli patriottici) con i titoli irredimibili di Paolo Savona (entrambi diversi dai TIR-Titoli Irredimibili Rendita di Italia Viva) e fa risalire entrambi ad un’idea di Matteo Salvini, il quale aveva proposto le emissioni dei seguenti Titoli

– a lunghissima scadenza (quindi redimibili e pertanto titoli di debito);
– riservati a sottoscrittori italiani (?);
– esentasse.

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Per contro le emissioni di titoli irredimibili “Rendita” proposti già dal mese di marzo da esponenti del Gruppo di Lavoro di Italia Viva Trento denominato “Finanza ed Economia Mista” (coordinatore il manager Riccardo Lucatti) anche attraverso la pubblicazione nel mese di marzo del libro “Ricostruire la finanza” a firma del giornalista Gianluigi De Marchi e del Presidente dell’ Associazione Restart Trentino (lo stesso Lucatti) – associazione voluta e fondata quattro anni fa dalla Sen.ce Donatella Conzatti – hanno le seguenti diverse caratteristiche:

– titoli senza alcuna scadenza (realmente irrredimibili), di rendita, che non sono un debito dell’ente emittente;
– non necessariamente riservati esclusivamente a sottoscrittori italiani;
– non sono esentasse bensì sottoposti ad un regime fiscale analogo a quello riservato ai BOC (Buoni Ordinari Comunali);
– hanno una redditività per il sottoscrittore superiore anche di poco a quella dei BOC (ben diversa quindi da quella inferiore, ipotizzata da Paolo Savona, solo pari al tasso d’inflazione).

Ma la principale differenza, assolutamente sostanziale, fra i titoli SS (l’idea di Salvini, ripresa da Savona per l’aspetto fiscale e per l’italianità dei potenziali sottoscrittori) e i titoli di cui all’idea degli autori del libro di cui sopra e degli esponenti di Italia Viva Trento è che i titoli proposti da Salvini rappresentano comunque un debito per l’ente emittente; quelli proposti da Italia Viva Trento non sono un debito, ed anzi concorrono a diminuire l’ammontare del debito pubblico. Altri punti non condivisibili nei Salvini Bond sono:

– l’inutile esclusione dei finanziatori esteri (?);
– la totale esenzione fiscale la quale rappresenterebbe un ingiusto regalo alla classe dei risparmiatori, rispetto a chi “risparmiatore” non si può permettere di essere, per le ristrettezze nelle quali vive.

Integro la mia critica alla proposta SS-Savona/Salvini con un’ulteriore considerazione, un vero e proprio “Motivo d’allarme”(1): ipotizzare titoli esentasse riservati solo agli Italiani e aumentare la tassazione sugli altri loro investimenti finanziari, rappresenta una sorta di coercizione di fatto che contrasta con la proposta di alcuni esponenti di Italia Viva di irredimibili veramente e sostanzialmente “volontari”, tassati in forma ridotta ma tassati ed aperti anche a sottoscrittori esteri. L’ipotesi SS – Savona/Salvini rappresenta una forma di nazionalismo/isolazionismo  finanziario e di patrimoniale occulta non facilmente accettabile dall’UE o – quanto meno – che va contro corrente rispetto al processo di  completamento ed integrazione dell’Unione: infatti la proposta penalizza fortemente gli investitori esteri che continuerebbero ad essere tassati, rispetto agli italiani non tassati. Siamo sicuri di “potere fare da soli”, oggi e domani?

(1) “Motivo d’allarme”, un bel romanzo giallo di Eric Ambler, ve lo suggerisco.

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FATTURATO E ORDINATO: ATTENZIONE, PANDEMIA! E LA FINANZA?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Giugno, 2020 @ 6:45 am

Detto altrimenti: aiuto pubblico per il calo del fatturato di aprile 2020. E la finanza?     (post 3936)

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Uno dei tanti interventi del governo è quello in favore di soggetti che – secondo certi parametri – abbiamo subìto un certo calo del fatturato nel mese di aprile scorso. Al riguardo osservo che in molti casi il fatturato è la conseguenza di un ordine emesso da un cliente anche alcuni mesi prima e quindi il calo del fatturato nel mese di aprile può essere stato falcidiato da due fattori potenzialmente concomitanti: 1) la diminuzione dell’ordinato nei mesi ante-virus e 2) l’impossibilità di consegnare (e quindi di fatturare) in quello stesso mese a causa del virus.

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Mi si dirà che in presenza di una gravissima emergenza non ci si può permettere di sottilizzare fino a questo punto. Concordo e aggiungo: e allora approfittiamo di questa tragica occasione per mettere a punto la procedura di aiuti di emergenza in caso di pandemia: infatti, chi ci dice che non ne subiremo altre? Così come ogni albergo ha appeso alla parete delle camere lo schema che indica la via di fuga in caso di incendio; così come sui battelli della Navigarda sono indicati i comportamenti ai quali attenersi in caso di pericolo (incendio o altro), allo stesso modo dobbiamo avere a nostra disposizione il Piano Emergenza Pandemia. E disporre di un Piano del genere potrà legittimarci a chiederne uno analogo all’UE.

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Questo nostro Piano dovrà essere articolato su due fronti: 1) quello degli interventi con il relativo fabbisogno finanziario (cosa fare e quanti soldi elargire) ; 2) quello della copertura finanziaria  (come e dove reperire i soldi necessari).
Da alcuni mesi io mi sto occupando di questo ultimo aspetto. Al riguardo, vi prego di notare la cronologia dei seguenti eventi:

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Sen.ce Donatella Conzatti
  • marzo 2020: quale presidente di Restart Trentino, l’associazione voluta quattro anni fa da Donatella Conzatti (oggi Senatrice Italia Viva), ho pubblicato insieme all’amico Gianluigi De Marchi il libro “Ricostruire la finanza” il cui nocciolo caldo è la proposta di emissione dei Titoli Irredimibili Rendita, argomento che sto perfezionando all’interno del Gruppo di Lavoro di Italia Viva Trento  “Finanza ed Economia mista”  di cui sono coordinatore – e del quale fanno parte Alessandro Aichner, Annarosa Molinari, Elisabetta Pisoni e Andrea Schir – e sul quale trovate molto in tanti miei recenti post;
  • 22 aprile 2020: il finanziere internazionale George Soros sulle pagine 1 e 25 de Il Sole 24 Ore propone l’emissione dei Titoli Irredimibili Rendita;
  • 16 giugno 2020: il Presidente Consob Paolo Savona, nel suo discorso annuale, propone i Titoli Irredimibili Rendita. Il Presidente Mattarella invoca un aggiornamento e un perfezionamento del sistema finanziario.

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Bingo! Da più parti, tutte molto qualificate, si afferma che questo è il vero problema e che la gente non lo ha ancora percepito come tale. Ecco, forse questo mio post potrà dare una mano in tal senso. E chi volesse farmi qualche domanda, potrà telefonarmi al 335 5487516 o scrivermi all’indirizzo riccardo.lucatti@hotmail.it

Buona finanza a tutte e a tutti!

P.S.: Il citato gruppo di lavoro è “comunale” ma automaticamente e “naturalmente” (natura non facit saltus) la materia si allarga in ambito provinciale e oltre. Infatti, se ad un cittadino manca un servizio, si rivolge al Comune che se non ha le risorse si rivolge alla Provincia Autonoma che se non ha le risorse si rivolge allo Stato che se non ha le risorse si rivolge all’UE e/o al mercato finanziario. Vedete bene che anche la finanza non facit
saltus! Ecco perchè ho deciso di essere candidato alle prossime “comunali” di settembre

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BASILICO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Giugno, 2020 @ 4:42 pm

Detto altrimenti: dal greco basilikòn, regale, erba regale        (post 3935)

Dice, già … tu sei genovese, per forza che ti piace il basilico: ci fate il pesto, voi! Certo amici che ci facciamo il pesto! Come è nata la ricetta? Provo ad immaginarlo. Sentite un po’: mentre i montanari piemontesi si inventavano la bagna cauda utilizzando aglio, olio e le acciughe che acquistavano da noi Liguri; noi rivieraschi ci siamo guardati intorno ed abbiamo scoperto che avevamo tanto basilico, tanti pinoli, olio quanto serve  … poco formaggio: d’altra parte dove sarebbero stati i pascoli per allevare bestie da latte? Nessuna paura, il pecorino lo “importavamo” dalla Sardegna. Ed il pesto è fatto! I nomi? Be’ raga, basilico dal greco basilikò (erba) regale, e non è la sola parola che abbiamo usucapito dai Greci o dagli Arabi, il nostro dialetto ne ha molte altre, eccole: sedia = carega, dal greco karecla; fazzoletto = mandillu, dal greco mandili; portatore = camallo, dall’arabo kamall, etc. E poi, perché “pesto”? E’ semplice, perché lo si faceva “pestando” il tutto in un mortaio di pietra, oggi sostituito dal meno poetico ma assai più pratico  “Bimbi”. In Liguria lo si usa per condire le trofie, unendo al condimento qualche fagiolino e qualche patata bollita.

Senza parole (se volete, potete contarle!)

Dice … quale tipo di basilico bisogna usare? Rispondo: quello che avete sottomano. Lo so … lo so … che i miei conterranei inorridirebbero a leggere queste mie parole, ma che volete, mica posso andare da Trento in Liguria a comperare “quel” basilico, mica posso …  io! Ed io, qui a Trento, come me la cavo? Bene direi, perché ho destinato alla coltivazione del basilico ben due poggioli, non molto esposti al sole

Il lavoro 1 – Inizio a “lavorare” a marzo, cambiando parzialmente la terra nei vasi. Quando la temperatura non è più rigida, acquisto dalle 120 alle 160 piantine e le impianto nei vasi. Indi mi preoccupo a che abbiano sempre l’acqua necessaria, fino a quando viene il momento del primo raccolto della stagione. Ieri, ad esempio, con mia moglie ho fatto il primo raccolto a valere sulla “maturazione” dell’75% delle piantine: 730 grammi di foglioline. Non tutte le piantine infatti erano cresciute in modo uniforme: più “mature” quelle addossate alla parete di casa, meno le altre. Più avanti, quando tutte le piante saranno nuovamente cresciute e tutte “maturate”, raggiungeremo il kg!

Ancora con i gambi

Il lavoro 2 – Dopo di che in un’ora di lavoro, in due, abbiamo ripulito le foglioline dai gambi (senza lavarle, per carità!) e in un’altra oretta – grazie al Bimbi – il pesto era già invasato. Con quello che rimane aderente alla superfice interna del Bimbi si ricava una saporita minestra. Insomma, il grosso del lavoro è la preparazione del terreno, l’acquisto e l’impianto delle piantine. Poi è solo soddisfazione pura. Dice … ma la ricetta, le quantità … non ce le dai? No raga, scialla, calma, semmai ve le farò scrivere da mia moglie! Se il pesto si conserva? Certo, noi ne sistemiamo una certa quantità nei recipienti a quadretti, quelli per fare i cubetti di ghiaccio, e in frizer dura tranquillamente da un anno all’altro.

730 grammi pronte per il “Bimbi”

Il costo – Da buon genovese non avrei certo potuto trascurare di riferire su questo aspetto! Certo che se lo seminate riducete il costo rispetto all’acquisto delle piantine. Poi qualcuno, qui in Trentino (ma non ditelo ai miei conterranei Liguri, per favore!) al posto dei carissimi pinoli utilizza le meno costose mandorle. L’olio extra vergine di oliva del supermercato va benissimo. Piuttosto sarebbe bene usare il pecorino sardo. Anche qui usando un altro formaggio si può risparmiare. In definitiva però si tratta di un condimento abbastanza costoso rispetto al sugo di pomodoro ma che volete farci, quando si è patriottici non si bada a spese: la pasta è bianca, il sugo di pomodoro è rosso e che volete …  che ci facciamo mancare il verde? Quando mai!

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