UNA PEDALATA FIAB (IN PRIVATO) 

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Agosto, 2020 @ 2:36 pm

Detto altrimenti: “in privato” perché io sono un “Fiabbino” ma l’uscita non è di quelle organizzate dalla FIAB  (messaggio 3985)

Da ex dirigente FIAB (e da iscritto al CAI Sez. Ligure da 55 anni) sto proponendo alla Fiab di creare una rubrica nella quale tutti gli iscritti siano inviati a raccontare le loro pedalate “private”, così come sulla rivista del CAI Ligure, tutti noi “raccontavamo” le nostre arrampicate “private”. In ogni caso, ora vi racconto la mia:

Parto da Riva del Garda centro alle 08,30 con la mia e-mtb (batteria da 400). Per la via più diretta (la SP Riva-Arco), raggiungo e supero Arco (m 91) verso nord e mi trovo al bivio per S. Martino-Falesia Policromuro (km 6.5). Volto a destra e dopo una breve salitella di 200 metri, giro a sinistra ed entro nella deliziosa frazione pianeggiante di S. Martino, superata la quale a  destra, inizia la “rampa” (punte del 10-15%).

A la matin bonora …

Mi lascio sulla destra la chiesetta dedicata al santo e salgo. L’aria è fresca, sono in ombra. Il fondo è asfaltato. Percorro i primi 3,5 km di salita dura e continua: supero le rocce della Falesia e sulla destra vedo “abbassarsi” il Castello di Arco e raggiungo il Bosco Caproni. (tot. Km 10,00).

Verso la salita
Verso la discesa

Il bosco Caproni si estende per circa 44 ettari alla base del fianco occidentale del Monte Stivo. L’area prende il nome dalla famiglia di Gianni Caproni, ingegnere areonautico noto come “pioniere dell’aria”, nato nella vicina Massone nel 1866, che acquistò questi ed altri terreni e che, con intento di bonifica e rimboschimento, garantì lavoro a decine di famiglie povere nel periodo fra le due guerre. Attualmente di proprietà del Comune di Arco. Alla fine del bosco un bivio a destra indica “Troiane”.

La salita a Troiane allunga il percorso fino a scavalcare una quota dalla quale di scende per sterrato sino alla chiesetta di Braila (v. dopo)

Io prendo a sinistra e dopo 2 km durante i quali ogni tanto la strada spiana un poco, raggiungo il bivio a destra per Braila, che imbocco. Ora la strada è sterrata e dopo 500 m raggiungo Braila (m 580): una deliziosa piccola frazione di dieci casette ed un minuscolo agritur. La pace in assoluto.  

Supero Braile e la deliziosa chiesetta e con una serie di ripidi, ampi tornanti in discesa, mi ricollego alla strada che avevo abbandonato per raggiungere Braile. La strada dirige verso nord. A sinistra, in basso, la valle del Sarca. La strada spiana sino a planare, con altri tornanti, sul paese di Drena (km 15,00).

In linea: la mia bici, Castel Drena, la Paganella
Di tornante in tornante …

Sosta per foto al castello e quindi mi lancio nella discesona sulla SP 84 che in pochi km a 45-50 kmh – superato a destra il bivio per il lago di Cavedine –  mi porta a Dro (km. 25). Sosta caffè.

Drena: inizio della volata a 45-50 kmh fino a Dro

Da qui a Riva si può scegliere: la pista ciclopedonale o la strada sulla destra orografica del Sarca dal ponte romano di Ceniga.

Quasi arrrivato ad Arco

Raggiungo il centro di Riva e la relativa spiaggia per un tuffo nel lago dopo 35 km. Tempo totale impiegato: 2 ore e 15 minuti più 20 minuti di soste per le foto e un caffè al Bar di Dro. Consumo elettrico: 40% (due tacche) di una batteria da 400. Temperatura dell’acqua del lago: 16° (ieri ha piovuto ed oggi sta arrivando nel lago l’acqua fresca dalle montagne!).

Riassumendo: pedalata breve, intensa, ricca di emozioni in salita ed in discesa, di piena soddisfazione, consigliata per e-bike o per ciclisti molto, molto allenati. Qualche Fiabbino la vuole fare? Tel. 335 5487516 !

Good bike & good Fiab everybody!

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VI CHIEDO IL VOTO – 1

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Agosto, 2020 @ 7:07 am

Detto altrimenti: per le prossime elezioni comunali    (post 3983)

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Pier Luigi Celli, nel suo bellissimo libro qui a fianco, afferma (giustamente, n.d.r.) che per conoscere una persona occorre guardare alla sua storia più che al suo curriculum. Ed ecco allora la mia storia “trentina”. La mia mamma negli anni 30 era stata insegnante a Bolzano. Mio babbo carabiniere in Trentino. La mia famiglia d’origine “basata” a Genova. Io venivo in Trentino per le vacanze e per fare scalate sul Brenta. Poi un giorno mi offrirono di lavorare a Trento. Ed eccomi arrivato, 33 anni fa. Mia moglie è stata insegnante alla Scuola Media di Povo. Due figli, tre nipotine.

Le mie “passioni”, i miei interessi? Partecipo a due gruppi di lettura; leggo molto, soprattutto saggistica; sono un appassionato blogger; scrivo poesie in italiano ed in tedesco; sono stato nel Direttivo della FIAB (e sono appassionato ciclista); scio molto (discesa: sono un VIP-Vecchietto In Paganella!); sono presidente dei Probiviri della Fraglia Vela Riva (ed ho regatato per 25 anni); sono tesoriere dell’Associazione Amici della Musica in Riva; amo la musica classica; sono iscritto all’ UNUCI (già Sten di cpl della Brigata Alpina Tridentina, ex istruttore sezionale di alpinismo, recentemente promosso Ten.).

Solo recentemente ho deciso di fare politica attiva. Attualmente sto lavorando al progetto del collegamento del centro città con tutte le sue circoscrizioni (Funivia Trento-Bondone); a quello del cicloturismo e cicloescursionismo; a quello dell’economia mista pubblico-privata e al riassetto della finanza pubblica. Ove eletto, porterei in Comune la mia esperienza di manager d’azienda e finanziario. Nel sociale mi batto per dare visibilità agli invisibili.

Grazie se mi darete la vostra fiducia

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UN AMICO SE NE E’ ANDATO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Agosto, 2020 @ 6:52 am

Detto altrimenti: lo so che prima o poi tocca a tutti, ma …    (post 3982)

… ma quando capita, ti pare che sia sempre troppo presto. Poco più di vent’anni a testa, c’eravamo conosciuti per caso, due alpinisti solitari al Rifugio Rosetta, sulla Pale di S. Martino, in quegli anni gestito da Michele Gadenz detto Micel. Ed ecco formata una cordata di scalatori e di amici: in due, si sa, arrampicare è molto più sicuro.

Luciano Righetti

Per ogni scalata, Micel ci dotava dei suoi “schizzi”, piantine più preziose di qualsiasi guida, disegnate da chi di quelle pareti conosceva ogni pietra, ogni fessura, ogni strapiombo.

Luciano al bivacco Fiamme Gialle (Cimon de la Pala)

E noi via … in salite più impegnative o in quelle più semplici, tipo quelle la cui vetta finiva … sull’altipiano, a poche centinaia di metri dalla pastasciutta che ci aspettava al Rosetta, salvo poi, nel, pomeriggio … che si fa? Un’altra salitella, tanto per non farci mancare nulla!

Sul Dente del Cimone

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Fine delle vacanze, ci si ritrova l’estate prossima, sempre al Rosetta. Poi in Brenta. Poi le nostre strade si sono separate. Luciano fotografo professionista io manager nelle grandi città. E invece, un giorno, queste strade si sono di nuovo in crociate. Io ciclista Trento-Verona, lui una bella villetta a Bussolengo, quasi sulla pista ciclabile. Una bella moglie – la sua fa subito amicizia con la mia – tre splendidi figli, mille interessi che una sopravvenuta malattia non gli impediva di coltivare.

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50 anni dopo: Sul Garda

Non più scalate per entrambi, ma vela sul Garda, camminate sul Brenta, incontri conviviali.

A Santorini

Luciano poi al parkinson proprio non si era arreso: pescava nei torrenti, andava per funghi alla faccia degli orsi, arricchiva i suoi preziosi album fotografici, girava il mondo con l’adorata moglie orgoglioso dei successi dei figli. Fino a quando, tre giorni fa, la telefonata: Luciano se ne è andato, improvvisamente. Luciano, questo ricordo è per te.

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70 KM IN BICI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Agosto, 2020 @ 7:30 pm

Detto altrimenti: ma che caldo fa … ma che caldo fa …   (post 3981)

FIAB Trento, Amici della Bicicletta, aderente a FIAB – Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta. Quest’anno, causa pandemia, la nostra attività sociale, proseguita per la parte “mobilità urbana sostenibile”, è stata molto rallentata per quanto concerne le gite sociali. Ma … ma noi Fiabbini non ci siamo arresi: ci accordiamo e in piccoli gruppi pedaliamo fuori porta. Ad esempio, un gruppetto è stato in Valsugana (Renata, Rosa, Franco, Claudio) e pochi giorni dopo un altro gruppetto è andato a “scalare” Passo S. Lugano da Ora (Claudio, Mara, Umberto). Di entrambi i gruppi ha fatto parte Claudio Colbacchini con il quale oggi abbiamo vagabondato nella “busa” del Garda. Ecco il resoconto.

Claudio, di ritorno dal Passo S. Lugano

Partiamo da Riva centro. Percorriamo i meravigliosi 3 km della ciclabile lungolago che ci conducono alla foce del Sarca, da dove risaliamo verso Arco-Ceniga.

Claudio alle nostre cascate Iguazù (nel Sarca)

Deviazione al ponte romano di Ceniga e ci inoltriamo nello sterrato dei primi 2 km della pista Le Cavre che però abbandoniamo a Drò, per riprendere la ciclabile (prossimi giorni: salirò in ciclabile fino a Pietramurata e scenderò lungo la pista fuoristrada Le Cavre).

Le Cavre

Si sale con lo spettacolo degli strapiombi che sovrastano la Valle del Sarca sulla destra orografica (nostra sinistra).

Crediamo di essere abituati a questa bellezza e invece ogni volta ne siamo rapiti. Centrale Fies, strappo al 20% ma le e-bike ci aiutano e lo superiamo di slancio. Pietramurata, ancora 3,5 km costeggiando un fiume di verde e di acqua e siamo a Sarche. In totale, 30 km. Grazie al marciapiede ed alla pista pedonale raggiungiamo e superiamo quel gioiello che è il Lago di Toblino.

Il Lago di Toblino (km 33): super!

Risaliamo molto velocemente a 21 kmh (Claudio dice “Così con il vento in faccia fa meno caldo!” Te possino …) verso la Valle dei Laghi sotto un bel sole (anca massa!) ci fermiamo alla fontana di Cavedine per una rinfrescatina (uao!!), superiamo il brevissimo strappo al 35% che ci consente di scollinare (qui sotto lo scollinamento) …

Nota tecnica: incontrate lo strappo al 35% solo se attraversate il paese girando dietro la Chiesa; lo potete evitare se salite allo scollinamento per la strada che si diparte dalla SP “prima” del paese per chi proviene da nord.

… e finalmente planiamo sul Lago di Cavedine.

La discesa sul Lago di Cavedine: vista verso sud e …

…e verso nord

Sosta enogatronomica presso Best Wind dell’amico Andrea Danielli e riposino sull’erba.

Ronf ronf …

Ripartiamo verso sud con una bell’ Ora in faccia, superiamo le marocche (la ruina dantesca), planiamo a 53 kmh su Dro, ma giunti in pianura, prima del paese prendiamo a sinistra per alcune veloci solitarie poderali (zona Maso Giare) che ci accompagnano fin quasi ad Arco. Sosta acqua e caffè nel giardino del casinò, ciclabile verso il Garda fino all’altezza del monte Brione, lo aggiriamo a nord (lasciandocelo a sud) e per veloci poderali solitarie raggiungiamo Riva del Garda centro (le “poderali” sono veloci perchè non si incrociano ciclisti e bagnanti, come invece sarebbe accaduto se avessimo ripercorso – a quest’ora del pomeriggio – le consuete piste ciclabili).

Partecipanti: noi due. Somma dell’età dei due: 155 anni, but still going strong. Bici usate: due e-mtb. Partiti da Riva alle 08,30 – Arrivati a Riva alle 16,00. Km totali, 70. Consumo elettrico: Claudio, batteria da 500, 75%; io, batteria da 400, 85%.

Good e-bike & good FIAB everybody!

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IL LUOGO GEOMETRICO DEI PUNTI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Agosto, 2020 @ 9:17 am

Detto: altrimenti? Il Comune!                           (post 3980)

Si dice luogo geometrico dei punti del piano l’insieme di tutti e soli i punti di un piano che godono di una determinata proprietà geometrica P. Una figura geometrica F è dunque un luogo geometrico se tutti i suoi punti, e solo essi, soddisfano quella proprietà P.

Il Comune (nel nostro caso, di Trento) è un luogo geometrico perché è l’insieme di tutti e soli gli esseri umani (i cittadini) che soddisfano alla proprietà di essere tali. Ora, proviamo a considerare tutti i Comuni d’Italia come collocati su di un piano orizzontale: avremo un altro luogo geometrico, quello composto da tutti e soli l persone sulle quali ricadono gli effetti delle decisioni di ogni Comune, Provincia, Regione, dello Stato e dell’UE.

Io sto con +Trentoviva e con Franco Ianeselli

Elezioni comunali (a Trento). Occupiamoci dei problemi del Comune. Va bene, ma è un problema del Comune anche quello che le decisioni degli enti “successivi” (a bella posta non li definisco “superiori”!)  ad esso (Provincia, Regione, Stato, UE) siano giuvevoli e non neutre o peggio dannose ai propri cittadini.

Le idee. Prendiamo un ‘idea comunale, una a caso: la funivia Trento-Bondone. Orbene, l’idea di collegare via cavo la città alta (Bondone) con quella bassa e di portare “in alto” la rete metanifera, deve essere sostenuta anche dagli enti “successivi”, se non altro perché  in sede di “ultimo livello successivo” (UE) si è stabilito che entro il 2050 l’UE deve essere libera da emissioni nocive (idea UE): ecco che sostituire il trasporto su gomma (bus, auto private e autocisterne per il trasporto i quota del gasolio), rientra pienamente in quel piano e a maggior ragione può usufruire dei fondi UE stanziati prima e dopo la pandemia. E qualche eventuale opposizione dei “verdi”? Raga, la funivia non è più come per il passato il tentativo di agevolare lo sviluppo di una stazione sciistica, bensì l’opposto: disinquinare, collegare tutti i quartieri con il centro urbano; creare e vendere un nuovo prodotto turistico in ogni stagione, il dislivello; dotare la città di uno splendido parco naturale accessibile in modo green.

Il Comune e la Provincia: la Provincia dice che eventualmente se ne occupa lei stessa. Maccome? E dove va a finire il principio di sussidiarietà che recita che l’ente successivo (provincia) non deve fare ciò che può fare meglio e direttamente l’ente precedente (il Comune)?

Per semplificare. La Provincia annuncia che nominerò i Commissari straordinari per far eseguire le molte OO.PP in programma. Bene ma. Nel senso che per un’opera molto rilevante quale la funivia Trento-Bondone, sta bene, e il commissario non può che essere lo stesso sindaco della città capoluogo. Negli altri casi (minori) si assisterebbe ad uno spezzatino del potere e della responsabilità non giustificato dalla complessità delle singole opere e si assisterebbe ad una nuova interpretazione del principio di sussidiarietà: “Dare sussidi (incarichi e lavoro) a chi di vota”, alla faccia dell’Autonomia che la Provincia recvlama dallo Stato ma che negherebbe al suo Capoluogo.

E se mi sbaglio mi corigerete …

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DUE BANCHIERI: DON LORENZO GUETTI (1847-1898) E AMADEO PETER GIANNINI (1870 – 1949)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Agosto, 2020 @ 8:22 am

Detto altrimenti: due Persone da non dimenticare    (post 3979)

Da tempo mi era stato chiesto di scrivere di Don Lorenzo Guetti. La mia prima certezza è stata quella di non essere all’altezza del compito. E poi, il timore di ridurmi a fare un riassunto di ben altri scritti altrui. Ed allora mi sono detto: cerca di cavartela con accostamenti a persone e situazioni analoghe: cerca di fare un mix che incuriosisca,  che stimoli riflessioni ed interessi. Ho pensato di farlo ricordando un altro banchiere: Amadeo Peter Giannini.

Pedalando spesso per l’altopiano di Fiavè provenendo da Riva del Garda e diretto a Sarche e a Riva, mi fermo sempre qualche minuto a Vigo Lomaso, davanti alla casa natale di Don Lorenzo Guetti, il padre della Cooperazione trentina. Nato da famiglia poverissima cioè normale come tutte le famiglie della zona e del tempo, uno dei quattordici figli, riuscì a costruire un monumento di Umanità, di Civiltà, di Storia. Chi lo ricorda, e qui da noi sono molti, lo cita come fondatore della prima famiglia cooperativa (1890), della prima Cassa Rurale (1892) e deputato al Reichstag di Innsbruck (1897). Tuttavia l’aspetto della persona che andrebbe prioritariamente sottolineato come caratterizzante è il suo rapportarsi con la gente che egli voleva coinvolgere non per ricercarne il consenso, bensì per trasformare gli uomini dei campi in protagonisti. (1). “Protagonismo” è un termine che oggi può avere un significato anche negativo, ma che ai suoi tempi era l’opposto della accettazione supina di tutto: quindi era un vero e proprio “tentativo di democrazia”.

Don Guetti non aveva il computer, il telefonino; per recarsi a Trento  non disponeva di strade ma di sentieri e di una carrareccia, quella che noi stessi oggi – trasformata in pista ciclabile – percorriamo in bicicletta e che costeggia, asfaltata, lo splendido canyon del Maso Limarò, qui nella foto sotto vista da quella per Ranzo-Lago di Molveno.  Eppure seppe portare a molti il suo pensiero, anche al di là delle Alpi da dove a sua volta trasse l’esempio delle Banche Raiffaisen (2) per la creazione delle nostre “rurali”.

Alla base del suo pensiero economico-finanziario-politico-sociale, stava un concetto di base: il Bene Comune che era tale in quanto “costruito sin dall’inizio con il contributo di tutti” (una piazza, una scuola non sono Beni Comuni, bensì “solo” beni pubblici, collettivi, a meno che non si tratti di una piazza e di una scuola costruita con le mani e con i denari di tutta la collettività). Conseguenza diretta del coinvolgimento di tutti era il secondo pilastro della sua azione: la responsabilizzazione di tutti: ovvero ogni “costruttore” dell’opera (banca, cooperativa) era solidalmente responsabile della propria “creatura” di fronte a terzi.

Il suo modo di vivere, pensare ed agire anticipa quello di Don Primo Mazzolari (1890-1959: “Occorre dare potere alla coscienza dopo aver dato per tani secoli coscienza al potere”) e di Don Lorenzo Milani (1923-1967, il quale, rivolto ai suoi allievi: “Ho voluto più bene a voi che a Dio, ma Lui me lo considererà come un merito”). (1).

Le crisi finanziarie degli nultimi secoli, in questo libro

Don Guetti portava la Chiesa fra la gente, nelle stalle a fare filò, in catapecchie che si preferiva chiamare case, negli anni della prima grande crisi della finanza europea, quella viennese del 1870. Al fine di dare un significato distintivo a questo ricordo di Don Guetti, ne inquadro l’azione all’interno di quanto avvenne nel mondo dell’economia e della finanza in quegli anni (3). Prezzi in caduta libera, recessione. Solo convenzionalmente se ne data l’origine all’ 8 maggio 1873, il cosiddetto “primo venerdì nero” della Borsa viennese: nello stesso giorno precipitò la quotazione di tutte le società quotate in borsa. Tutti si precipitarono a vendere. Cosa era accaduto? Si era all’apice della fase del cosiddetto Grunderzeit, periodo di forti speculazioni, enfasi della new economy, sulla scia dello sviluppo delle reti ferroviarie europee. Le società ferroviarie prosperavano, idem le società dell’indotto, la gente si indebitava per comperare azioni e poi rivenderle con forti utili. Fino al crack viennese del 10 maggio 1873, quando ci si accorse che il re era nudo! L’abuso del ricorso al credito fra l’altro aveva generato la mancanza di credito per le imprese. Si era generata una ricchezza fittizia. Le stesse banche si erano lasciate trascinare verso il facile guadagno, basato su finanza “pura”, su progetti fondati sulla sabbia. Le imprese senza credito ridussero la produzione, licenziarono. Il reddito dei lavoratori diminuì, idem i consumi. La più colpita fu l’edilizia. La gente cercò di tornare alla terra, in campagna, ma la campagna era stata automatizzata e non assorbì mano d’opera. Ecco l’emigrazione come unica via di salvezza. Forte esodo verso il sud ed il nord America. Negli anni dal 1850 al 1874 Vienna rilasciò 4061 passaporti per gli USA. Nel solo 1875 ne rilasciò 4.974 di cui 97,2% a Trentini! Questa Grande Deflazione fu generata anche dal mutamento delle infrastrutture di comunicazione (ferrovie) e del passaggio dalla navigazione a vela a quella a motore. Infatti i velieri erano costretti a soste di mesi interi in attesa degli Alisei e comunque trasportavano solo merci ad alto valore intrinseco. Con l’avvento delle navi a vapore, il costo dei noli crollò (nonostante che il vento fosse gratuito e il carbone no) e le navi iniziarono a trasportare grandi quantità di merci a basso valore intrinseco, fra cui le derrate alimentari americane che invasero i mercati europei, aggravando la crisi dei produttori agricoli: cereali dal nord America e carni congelate dal sud America. Ciò determinò da parte di tutti i paesi europei una politica protezionistica con l’imposizione di dazi all’importazione che però non equilibravano completamente lo squilibrio dei prezzi. Pertanto i produttori europei cercarono di scaricare queste differenze risparmiando sul costo del lavoro, riducendo sui salari.

Per analogia, mi piace ricordare l’opera di un altro little ma great, piccolo ma “grande” uomo: 1870 bolla finanziaria viennese, 1870 nasce in California Amadeo Peter Giannini, figlio di immigrati italiani da un paesino dell’entroterra di Chiavari, il quale nel 1904 fondò la banca per chi non ce l’aveva, la piccola, quasi insignificante  Bank of Italy, l’unica sopravvissuta al terremoto e all’incendio di S. Francisco del 1906, l’unica che ne finanziò la rinascita sulla base di prestiti concessi sulla semplice fiducia alla gente, banca che poi divenne l’attuale Bank of America (4)

Ecco il quadro macro entro il quale di inseriscono l’azione e le innovazioni di Don Lorenzo Guetti, prete della Cooperazione, prete “banchiere della banca per chi non ce l’aveva”. Mi resta una domanda: chissà se Amadeo Giannini conosceva le Raiffeisen e le nostre Casse Rurali …

  •  “E per un uomo la terra”, Don Marcello Farina, Il Margine 2011.
  • “Friedrich Wilhelm Raiffeisen – Cristiano, riformatore, visionario, di Michael Klein. Fondazione Lorenzo Guetti, prefazione di Marcello Farina.
  • “Le crisi strutturali dell’ultimo secolo e mezzo”, intervento del Prof. Andrea Leonardi al Gruppo Cultura del Comitato Culturale e Ricreativo di Martignano (TN), 7 febbraio 2013.
  • “Biografia di una banca”, Marquis James e Bessie R. James, Ed. Ruggero, Torino, aprile 1970.

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IN BICICLETTA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Agosto, 2020 @ 7:16 am

Detto altrimenti: un ritorno (glorioso) all’antico!     (post 3978)

L’avevamo abbandonata per le due ruote e poi per le quattro: vecchi filmati in bianco e nero ci ricordano l’Italia in Vespa/Lambretta e in “600”, ma ora la bicicletta si sta riprendendo la sua rivincita, in città, in montagna, lungo i percorsi di fondovalle. Nelle città la bicicletta è più veloce delle auto, la cui velocità media – a causa del traffico – varia fra i 7 e i 14 kmh, al pari delle carrozze a cavalli dei secoli scorsi. Per non parlare dei problemi dell’inquinamento e della sosta! Ma la sorpresa è la bici “fuori città”: il ciclo escursionismo e il ciclo turismo. Ora poi, con l’innalzamento dell’età media della popolazione e l’avvento delle E-bike, il fenomeno sta esplodendo. Entriamo quindi in qualche dettaglio.

Il ciclo escursionismo è il turismo a pedali al di fuori delle consuete piste ciclabili di fondovalle. Il termine escursione ci richiama la gita in montagna, e così è: senza inquinare, senza vietare, bensì “regolamentando”, come fa fatto l’Austria che con il suo Tirol Bike Safari (v. internet) ha messo in rete oltre 700 km di discese su sentieri montani assistiti dalla risalita con ben 17 funivie. Per la risalita si possono acquistare biglietti giornalieri o plurigiornalieri, lungo i percorsi è garantita ogni tipo di assistenza e di servizi. In altre parole: l’Austria ha valorizzato un nuovo prodotto turistico: i suoi “dislivelli estivi”. Già, perché bicicletta è anche destagionalizzazione (in questo caso della stagione sciistica). In Italia il CAI Centrale ha pubblicato diversi quaderni di ciclo escursionismo, tutti reperibili in internet. In Trentino esistono alcune iniziative del genere in singole valli, ma manca la messa in rete delle varie proposte, manca la presa di coscienza del valore del nostro prodotto turistico “dislivello estivo”, soprattutto a sostegno e destagionalizzazione della stagione sciistica che le bizze del clima rendono talvolta precaria.

Trento-Verona, 100 km: una pastasciutta e si rientra in treno

Il cicloturismo non si arrampica sui dislivelli, bensì pedala lungo le ciclabili di fondo valle le quali – tuttavia – qualche salitella non te la negano mai. La nostra regione è già molto ben dotata di alcune centinaia di km di pite ciclabili: il passo ulteriore da compiere è il completamento della connessione fra le singole tratte, l’adozione di una segnaletica migliore e uniforme, la regolamentazione ed il controllo della circolazione soprattutto lungo le piste ciclopedonali e soprattutto il marketing del prodotto nei confronti dei turisti italiani e stranieri che utilizzano le nostre piste ciclabili rispettivamente soprattutto in primavera e autunno (gli italiani)  e in estate (gli stranieri, soprattutto tedeschi). Già, perché la Germania è la nazione più pedalatrice in assoluto e per il 50% predilige la nostra regione con una spesa complessiva di 211 milioni di euro ogni estate. Altri 211 milioni vengono spesi dai tedeschi a pedali nel resto dell’Italia.

E quando avremo la Trento-Bondone … chi li fermerà più i cicloturisti?

La Pista ciclabile della Valle dell’Adige è una delle due colonne portanti del sistema (l’altra è il sistema delle piste dell’Altogarda Trentino). Dalla Valle dell’Adige si devono completare i collegamenti verso la Valsugana e le Valli dei Laghi e si potrebbe dotare il sistema di una risalita funiviaria verso il Monte Bondone, così come il ripristino della seggiovia da Zambana Vecchia a Fai. In tal modo si salderebbe il ciclo escursionismo al cicloturismo, cosa oggi agevolata dalla fortissima espansione delle E-bike, biciclette a pedalata assistita che ampliano la platea degli utenti verso età più avanzate (e più disponibili a spendere!), e allungano i percorsi medi giornalieri.

La ciclabile del Maso Limarò vista da quella che porta a Ranzo e al Lago di Molveno

Le E-bike, una sorpresa! Ve ne sono di tutti i tipi: le più semplici per fare la spesa in città; quelle da cicloturismo; quelle da ciclo escursionismo (le mtb-mountain bike). Pesano circa 25 kg ed hanno un’autonomia che supera i 150 km (in pianura). Nessun problema per la loro ricarica in qualsiasi bar lungo il percorso. Esse consentono di continuare a effettuare percorsi importanti a chi per l’età o altro ciò non sarebbe più consentito e, per converso, ampliano la platea dei pedalatori verso chi pedalatore non sarebbe mai diventato. Infine sono utilizzate in modo sportivo da chi, utilizzando al minimo l’aiuto elettrico, fa ugualmente “girare” a tutta birra la propria muscolatura: in Val Venosta mi risulta che siano addirittura già state organizzare gare sportive con le E-bike. Le E-bike sono costose? Certo, costano un po’, diciamo da 1500 euro in su, ma nel nostro gruppo di associati a Fiab Trento vi sono alcuni amici che compiono tutte le nostre escursioni con bicilette da città dotate di ottimi cambi il cui costo non supera i 300 euro. Biciclette per tutte le tasche, dunque!

FIAB Bolzano & Trento sulla ciclabile del Ponale

Quanto si fermano in regione i cicloturisti? Da studi della PAT e della FIAB (Federazione Italiana Amici della Bicicletta), risulta che il 72% di loro si ferma da tre a sette notti; che il 25% di loro è stanziale e compie pedalate con percorsi a raggera e il 75% viaggia su percorsi lineari. I soli cicloturisti tedeschi spendono nella nostra regione 210 milioni l’anno ed una cifra uguale in tutto il resto d’Italia.

Concludo questa mia veloce carrellata con l’auspicio che alla bicicletta – in ogni suo aspetto – sia data la centralità che merita per i vantaggi che il suo utilizzo porta all’economia, all’ambiente e soprattutto alla salute di chi se ne avvale. Concludo? Ma non prima di proporvi una mia poesiola:

BICI, PERCHE’?

Perché / in una chiesetta al Ghisallo / riposa sospesa / antica reliquia a pedali. // Perché / insieme a lei / tu scali la vetta / compagno soltanto a te stesso. // Perché / ti ha insegnato / ad alzare più spesso lo sguardo / a scrutare che cielo farà. // Perché / sempre incontri qualcuno / che non ha timore / di aprire la sua vita al vicino. // Perché / con il vento dei sogni / giocando / ritorni un poco bambino. // Perché / restituisce / ad un uomo affannato / profumi di suoni e colori. // Perché / in salita / ricorda ad ognuno / che volendo e insistendo si può. // E poi, … perché no?

Riccardo Lucatti, classe 1944, già dirigente FIAB Trento, pedalatore su bici da città, da strada (corsa), mtb e E-bike, per circa 5000 km all’anno.

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COLLEGAMENTO TRENTO-MONTE BONDONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Agosto, 2020 @ 5:46 am

Detto altrimenti: connettere la citta’ con il suo “quartiere alpino” (post 3977)

All’interno del Gruppo di Lavoro “Trento Intraprendente” della lista Piutrentoviva (composta da +Europa e Trento Viva) a sostegno del candidato sindaco Franco Ianeselli (Gruppo coordinato dal sottoscritto), insieme a Elisabetta Zanella, Roberto Sani abbiamo elaborato la seguente idea di base per la realizzazione del collegamento funiviario fra Trento e la sua montagna. Il documento è stato illustrato ieri al candidato sindaco che lo ha approvato, apprezzando particolarmente il metodo del suo preventivo coinvolgimento e i contenuti, con particolare riguardo agli aspetti urbanistici (sviluppati da Roberto Sani) e del sociale (sviluppati da Elisabetta Zanella). Dice … ma tu, Riccardo, cosa ci hai messo di tuo? Be’ … chi si loda si sbroda! Comunque che io sia un manager ed un ciclista lo sapete, quindi vedete voi di capire quali siano stati i miei contributi. In ogni caso una cosa ve la dico: l’idea di allargare questa compagine lavorativa ad esponenti delle altre liste elettorali. Ah … dimenticavo:

Fuori sacco ho evidenziato come l’eccezionalità della crisi non giustifichi solo un modo di governare eccezionale solo a livello UE, Stato e Provincia, ma che anche il Comune può avere un Sindaco Commissario Straordinario per le grandi opere che rilanciano l’economia dopo il crollo del sistema causato dal Covid19, non meno grave del crollo del ponte Morandi. Trento come Genova, del resto.

Buona risalita al Bondone a tutte e a tutti, quindi, e non in automobile!

PREMESSA

Da troppo tempo si dibatte su diversi tavoli (politici ed economici) in merito alla funivia di collegamento tra Trento e la sua montagna. Questo tema spesso divide per l’assenza di una chiara strategia e per una progettualità parziale e superficiale. L’indirizzo più ricorrente è connesso al supporto agli sport invernali a cui il Monte Bondone è storicamente vocato ma appare ovvio che oggi tale caratterizzazione non può essere la sola a richiedere una diversa connessione con il fondovalle nè può giustificarne l’investimento. Più recentemente l’attenzionesi è spostata sulla parte più tecnica, dividendo i sostenitori dei sistemi a fune con i più avveniristici promotori di ascensori magnetici. In realtà ciò che ancora oggi manca è un percorso chiaro e distintivo che sappia ricondurre politica, economia e comunità ad un intento condiviso.

Il CONCETTO DI BASE: COLLEGAMENTO VELOCE AL QUARTIERE ALPINO QUOTA 1650, LA MONTAGNA DI TRENTO

Il progetto “Funivia del Bondone” trova in questa proposta una connotazione originale e distintiva: un progetto che è in primis urbanistico, fortemente inserito nel processo di sviluppo urbano, di valenza sociale ed economica. Infatti, una città moderna è connessa con tutti i suoi quartieri; consente alle persone che la popolano di viverla appieno e con facilità per il lavoro, lo studio e lo svago ed al contempo supporta una crescita economica e sociale organica e sostenibile.

Tirol Bike Safari: l’Austria valorizza i dislivelli in tutte le stagioni – 17 funivie in rete per il ciclo escursionismo, per 700 km di discese.

Trento è Città delle Alpi: vive e si distingue per i propri dislivelli. Il fondovalle ha trovato spazio di sviluppo a est, sulla collina, ma ha un valore ancora non del tutto espresso nella sua montagna a ovest, oggi priva di opere definibili di urbanizzazione primaria. Il tentativo di rendere turistiche le due stazioni più alte (Vaneze e Vason) è riuscito solo in parte, perché da un lato si è assistito al proliferare indiscriminato delle seconde case – abitate pochi giorni all’anno – dall’altro l’amministrazione non ha dotato le località dei servizi essenziali necessari per far vivere una comunità (trasporti, marciapiedi, parchi gioco, luoghi di ritrovo…). Infine, l’assenza di esperienza diretta nella gestione di una zona alpina con le sue specificità ha ulteriormente creato un fattore di debolezza. Sardagna, Candriai, Vaneze, Norge, Vason sono parti della città e in particolare le Viote sono il suo più grande giardino pubblico. Oggi questo quartiere di Trento non è connesso con il resto della città in modo adeguato, veloce, sostenibile, coerente con i bisogni di residenti e di turisti. Infatti, se questo quartiere fosse alla stessa altitudine del centro città, non sarebbe accettabile che non fosse previsto

l’allacciamento con la rete metanifera, essendo invece costretti gli abitanti a subire l’andirivieni di autobotti cariche di inquinante gasolio

né sarebbe accettabile la mancanza di marciapiedi, parcheggi, parchi gioco o aiuole fiorite.; ed ancora, che la mobilità da e per gli altri quartieri cittadini dovesse avvenire con una frequenza insufficiente e attraverso un’unica strada, stretta e tortuosa. In altre parole: il dislivello, invece di essere considerato un arricchimento per la città, uno spazio urbano inserito nella natura, una fonte di sviluppo economico, un prodotto turistico da offrire ai turisti, rimane oggi un problema che nessuno è ancora stato capace di affrontare e risolvere. Infatti, l’amministrazione comunale ha sempre vissuto con fatica il rapporto con la propria montagna, essendo stata distratta dalla sua dimensione parallela e ortogonale all’asse dell’Adige e alla A22. E’ invece ora giunto il momento di far vivere alla città anche la propria dimensione verticale, la sua capacità naturale di guardare in alto e dall’alto di guardare se stessa.

LA PROPOSTA DI +TRENTOVIVA: UN APPROCCIO INTEGRATO E TRASVERSALE TRA SOCIALITA’ E TURISMI IN UN CONTESTO DI SVILUPPO URBANO.

La strategia è la composizione dello strappo urbano e sociale tra la città e due delle sue circoscrizioni: 03-Bondone e 04-Sardagna, attraverso un progetto organico ed integrato di sviluppo. La tattica è creare una nuova area ad alta vivibilità e attrattività anche turistica, connettendo in modo veloce, ecologico e sostenibile il quartiere alpino (circoscrizioni n. 3 e n. 4) alle altre 10 circoscrizioni cittadine.  Un progetto di ampio respiro, capace di integrare ed integrarsi con la città tutta e con gli altri grandi progetti di cui Trento dei prossimi anni, auspichiamo, potrà fregiarsi. Pensiamo al ridisegno dell’area di Piedicastello con il progetto “ex Italcementi”, uno spazio cerniera tra l’autostrada del Brennero, il centro, il fiume, il quartiere delle Albere e … il Bondone.  

Operativamente, questo nuovo ingranaggio della viabilità cittadina avrebbe anche valenza di attivatore funzionale di molti edifici in quota, oggi inutilizzati e comunque la rivalutazione di tutti gli immobili esistenti, pubblici e privati. Pensiamo poi ai bambini che frequentano nidi e scuole dell’infanzia: l’amministrazione comunale avrebbe la possibilità di offrire loro una proposta estiva nelle strutture intorno ai 600-1000 metri, un’alternativa più salutare rispetto all’organizzazione delle attività nel rovente centro cittadino. Pensiamo inoltre alle molte ricerche scientifiche che individuano l’altitudine intorno ai 1000 m. come ottimale per avere benefici dal punto di vista cardio-circolatorio, respiratorio e psico-fisico. Ecco quindi l’opportunità di immaginare di disporre in futuro di residenze per anziani a tale quota.  

Dal Vason si può scendere in molte direzioni

Pensiamo infine alla capacità attrattiva per le decine di migliaia di cicloturisti che attraversano la Valle dell’Adige, spesso senza fermarsi nella città di Trento. Infatti, la prospettiva di una risalita meccanica fino al Quartiere Vason e la successiva discesa sulle nostre diverse valli, fino a Trento e fino al Garda, potrebbero fare di Trento la base per un cicloturismo e ciclo escursionismo “a stella” per quei turisti, il cui volume è in continua crescita anche grazie all’avvento delle biciclette a pedalata assistita che – di pari passo con l’innalzamento dell’età media della popolazione – conduce nella nostra regione turisti dotati di maggiori mezzi finanziari. Per il Monte Bondone si tratta dell’opportunità di superare la connotazione di classica stazione turistica tipicamente invernale e di sviluppare un modello di turismo responsabile, in cerca di esperienze immersive nella natura in tutti i mesi dell’anno: ciò sarebbe inoltre di particolare interesse in presenza dell’innalzamento delle temperature medie stagionali che tendono a mettere in crisi le stazioni invernali a quote medio-basse. Pur non entrando nella dimensione più tecnica, l’impianto di collegamento in questione deve essere progettato secondo una struttura modulare e deve essere incrementabile per ulteriori moduli nel tempo. Infatti, deve essere realizzato in vari tronchi, articolati ognuno su direttive anche diverse e su alcune fermate intermedie, consentendo appunto un utilizzo modulare, a seconda della diversa richiesta del servizio, e quindi di essere a supporto degli insediamenti esistenti alle diverse quote altimetriche. Inoltre, con la realizzazione di una semplice pista ciclopedonale, si potrebbe collegare una delle fermate intermedie dell’impianto con la Valle dei Laghi ed il paese di Sopramonte.

IL METODO: INIZIARE CON IL GENERAL MANAGEMENT

Del collegamento Trento-Bondone si parla e si scrive da decenni in ambito privato e negli enti pubblici: ciò ha determinato il nascere di una pluralità di saperi e di analisi dislocati in luoghi diversi e non coordinati tra loro.  La prima decisione da assumere pertanto è l’organizzazione della progettazione generale (general management) attraverso l’attivazione di un unico centro pre-politico di raccolta e coordinamento delle varie idee, proposte, idee progettuali che siano state avanzate e formulate sino ad oggi, centro che avrà il compito di allineare tutti contributi sin qui raccolti, di sollecitarne altri in particolare attraverso un costante confronto/ascolto con la comunità e con i portatori di interesse, di ricevere quelli che dovessero nascere spontaneamente durante lo sviluppo progettuale.  La politica potrà in tal modo essere aiutata in una scelta consapevole circa la soluzione da adottare.

Le caratteristiche di fondo che appaiono sin d’ora necessariamente comuni a tutte le ipotesi sono:

  1. la collaborazione Comune-PAT e quella pubblico-privato;
  2. la citata gestione della progettualità stessa da parte di un’unica direzione generale (general management);
  3. la predisposizione da parte del general management delle diverse ipotesi da sottoporre alla decisione politica;
  4. l’attivazione dei più moderni strumenti della tecnica finanziaria privata e pubblica;
  5. un sistema gestionale integrato con l’intero sistema della mobilità.

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UNA COMUNE ECCEZIONALITA’

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Agosto, 2020 @ 12:15 pm

Detto altrimenti: quella del Covid19 e del dopovirus    (post 3976)

C’è chi insiste nel dire che il problema sono i migranti, chi i contagi, chi il lavoro. Io dico il lavoro. L’UE non si è trovata d’accordo nel gestire i contagi, meglio nel gestire il lavoro, cioè gli aiuti all’economia.

E si sono trovate soluzioni eccezionali di fronte ad una crisi eccezionale. In casa UE, fra l’altro, l’emissione di bond UE. Nel nostro Paese, una molteplicità di interventi normativi d’ogni genere. Nella nostra Provincia Autonoma, il Presidente trattiene alla sua gestione diretta una cospicua somma-regalo proveniente dallo Stato. E i comuni, anzi “il” Comune capoluogo? Non ha diritto anch’esso a poter disporre di poteri e risorse eccezionali di fronte alla stessa situazione eccezionale? Perché la caratteristica dell’eccezionalità di deve fermare all’ente immediatamente successivo a quello (originario) che gestisce direttamente i cittadini? Già … perché i Cittadini sono il “luogo geometrico delle persone”, cioè di tutte e solo le persone sulle quali ricadono le decisioni di tutta la serie di Enti “successivi” all’Ente Comune. Pertanto non appare condivisibile che – stando così le cose –il loro rappresentante diretto, il Sindaco, per far fronte ad una crisi eccezionale (economica e lavorativa del Covid19)  non possa avere gli stessi poteri eccezionali dei suoi “colleghi” successivi (Presidente della Giunta Provinciale, Presidente del Consiglio dei Ministri).

Ed ecco che dalla ricerca passo alla ricerca applicata: sull’esempio “tecnico” di Genova e del suo nuovo ponte Genova S. Giorgio, chiediamo per il nostro futuro sindaco la nomina a Commissario per la realizzazione di due grandi opere: il collegamento con il Quartiere Bondone e l’interramento della Ferrovia. Lo stesso dicasi in favore del futuro sindaco di Rovereto, per quanto riguarda la loro funivia verso Folgaria. Dice … e la Provincia? La Provincia pensi agli interenti comuni ai tanti, molti piccoli Comuni del territorio, perché a Trento e a Rovereto si applica -fra l’altro – il principio di sussidiarietà: non faccia l’ente superiore ( io direi “successivo”) ciò che può fare (prima e meglio) l’ente inferiore (io direi “originario”).

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FUNIVIA TRENTO- BONDONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Agosto, 2020 @ 1:29 pm

Detto altrimenti: 4 agosto 1925 ad oggi, un sogno lungo 95 anni  (post 3975)

Ecco l’articolo oggi pubblicato sulla prima pagina del quotidiano l’Adige (Trento)

Una data che forse in pochi ricordano eppure il tema a cui è connessa continua a scaldare il confronto tra i cittadini di Trento. Parliamo della funivia del Bondone, inaugurata, nel suo tragitto originario con partenza dalla stazione delle corriere, proprio 95 anni fa, con il suo primo troncone fino all’Hotel Bellevue e di cui, già da allora, se ne paventava l’allungamento sino alle sue vette. Un’opera che profuma di incompiuta da troppo tempo quindi, senza che vi sia un reale motivo tecnico o economico o politico. Oggi a sentirne parlare, anche in termini economici, si fatica a capire il perché di questo impasse. Si spendono regolarmente decine e decine di milioni di euro per parchi e giardini nuovi o rifatti ma investire poco più, una tantum, per collegare i trentini al quartiere più naturalmente verde della propria città capoluogo, pare essere una follia.

Sì perché è di questo che parliamo e di cui forse non ci rendiamo conto: Sardagna, Candriai, Vaneze, Vason, Viote sono pezzi di territorio cittadino, sono le frazioni che popolano le circoscrizioni 3 e 4 della nostra città. Uno “strumento” di trasporto su cavo o simile non è e non deve essere un capriccio per portare la domenica gli sciatori trentini in cima al Bondone, senza arrampicarsi per le sue tortuose strade ma più semplicemente il metodo più facile, economico, sostenibile e non inquinante per connettere la città con due sue importanti circoscrizioni, per collegare il centro con il suo quartiere alpino.

Troppo spesso erroneamente, riteniamo noi, la si è considerata un’opera per un mercato, quello sciistico, non più sostenibile. Mai la si è voluta interpretare come un elemento chiave per lo sviluppo urbano della nostra città, un passaggio fondamentale per sfruttare coerentemente ed economicamente moltissime opportunità ancora inespresse della nostra montagna a ovest, anche e non solo in chiave turistica. Noi ci abbiamo pensato e siamo convinti che sia corretto ripartire, cambiando il paradigma che ha da sempre condotto il confronto tra politica ed operatori economici, tra abitanti e potenziali fruitori. Dobbiamo ripartire da un confronto neutro, incondizionato, disposto a sviluppare la città per valorizzarne le peculiarità, capace di guardare oltre gli schemi tradizionali e mettendo a fattore comune urbanistica, economia, mobilità e sviluppo. La traccia è disegnata e …

Per +TrentoViva: Elisabetta Zanella, Riccardo Lucatti, Roberto Sani

Alle elezioni comunali di Trento del 20 e 21 settembre prossimo, grazie se crocetti questo simbolo e a fianco scrivi i nostri tre nomi

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