700 ANNI DALLA MORTE DI DANTE, 2

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Ottobre, 2020 @ 4:12 pm

Detto altrimenti: la nascita dell’Ora del Garda    (post 4031)

L’Ora è una brezza termica che spira dal lago di Garda (da sud) verso la costa trentina del lago (verso nord). Si forma regolarmente in assenza di perturbazioni bariche verso le undici del mattino, preannunciata dal formarsi di nuvoloni bianchi sulla catena del monte Baldo. Il secondo segnale è l’apparire di una striscia più scura lontana sull’acqua, a sud, segno che la superficie del lago laggiù è già increspata. Indi arriva lucente e sberluccicante a Riva del Garda, quasi rimbalzando sull’acqua e segnandola un po’ qua un po’ là, fin a quando non si distende completamente.


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Dante è in barca a vela con Virgilio e i due aspettano l’arrivo dell’Ora per essere tratti fuori dall’Inferno. Hanno issato lo spinnaker (colore rosso, l’unico disponibile alla Veleria Inferno, vedi foto) , tipica vela da vento in poppa. La barca prende l’Ora, accelera, plana ed entra a vele spiegate nella galleria Adige-Garda, quella usata per sventare il pericolo di inondazione quando la Valle dell’Adige fosse esposta a tale a rischio a causa delle troppe piogge. Virgilio è al timone e Dante regola le vele manovrando le relative scotte. Sanno che all’uscita del tunnel li attende il Paradiso. In Purgatorio andranno dopo (licenza poetica, n.d.r.).

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“E come lo Benaco ampio e lucente / da lungi prima tigne suo orizzonte / d’onda più scura, e attira umana mente / a discovrir del suo ‘n crespar la fonte; / quinci scintilla d’argentina trama  / le  chiare squame che nessun ha conte;  / e infin impregna di ventosa lama / fertile vela sì che non sia tesa / per ricovrarla ove nocchiero brama / lieve sì come cosa che non pesa, / così noi fora da le triste rotte / fummo sospinti dopo lunga attesa / lo Duca mio al timon ed io a le scotte. / E l’Ora fea planar carena alata / verso polar da dove oscure grotte / d’onda atesina avrebbero inondata / de Torbolan la manca, se la piova / perigliosa rendesse sua vallata. / E ’l Duca mi parlò: Che tu non mova / la scotta de la randa né te stesso / sin quando nostra via la luce nova / vedrà suso all’uscir e fatto fesso / lo periglioso andar, il nostro legno / di vita ricca a noi diventi messo. / Sì disse. Ed orzando sino al segno / dall’angolo del vento consentito / strallò lo spi e consegnocci in pegno / all’antro oscuro omai d’acqua empinito”.

Si domanda: a quale canto della … Divina Commedia appartengono questi versi?

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Ci stiamo preparando a celebrare i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri: 1331 – 2021

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Ottobre, 2020 @ 3:11 pm

Detto altrimenti:  DANTE E IL TRENTINO. Inf. XII vv.1 e sgg – Inf. XX, vv 61-78. Andate a leggerli, sono bellissimi. Ora una sfida: in quali altri canti della Divina Commedia si trovano i seguenti versi?    (post 4030)

“Bruma leggera possedea le calli / ancora addormentate nel mattino / della beata Urbe e le sue valli./ E tacito aspirai quell’aere fino / volto lo viso in suso a nova luce / come a scrutar lo ciel fa ‘l contadino. / Dorata era la trama che ricuce / la notte al dì e dolce risvegliava / lo campanile me ed il mio duce. / E sanza ponzo il domo alta stagliava / la torre sua ergente sovra i tetti /qual dolomite che lo sol baciava.”

(foto mia)

E quest’altro passo:

“Venne sera e la luna col suo opale / chiaror d’argento sostituiva il sole / che lento iva all’ingiù per le sue scale / del Bondone a dormir dietro la mole. / E poi ch’alcun momenti ebbimo conti / la luce disparì come far suole. / La notte quinci scese giù da’ monti / con quattro cime che le fean corona / sovra Tridento, assieme a li suoi ponti / addormentati al par de la padrona”.

(foto Dante Alighieri)

E ancora:

“E appena che al mattin passato il sonno / lo sol scavalca il monte per lo qual / i Rivani veder Mori non ponno …”

Alla prossima puntata vi sfiderò ad individuare un altro passo: la descrizione che Dante fa della nascita dell’Ora, la famosa brezza gardesana. Coraggio, dantisti di aria, di terra e di lago: datevi da fare!

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VINZU’

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Ottobre, 2020 @ 7:13 am

Una poesia scritta in (tentativo di) dialetto trentino da un Genovese che vive a Trento da 35 anni. Per chi no l’è dei nossi, per quei de fora, Franco è Franco Ianeselli, il “nostro” sindaco appena eletto e Donatela è Donatella Conzatti, la “mia” senatrice, quella che mi ha voluto sin dalla fondazione alla Presidenza dell’Associazione Restart Trentino, quella che ha fondato TrentoViva, quella che ha portato Matteo Renzi a Trento, quella che fossero tutti così i parlamentari, preparati, impegnati, dedicati, laboriosi: altro che estratti a sorte!

VINZU’

’Sta volta avem propi vinzù!
Son tut content
me sent pù vif
perché ‘l nos grupo
col Franco
ancoi l’è sta’ tut riunì.
Ma sora de tut
dovem dir grazie
a chi l’ha pensada
de nar ‘nsema a quel de Firenze.
Pertant rinfrancadi disem
un grazie sinzer, Donatela
per ‘sta nova adunada
sì bela.
E ora liberi e fier
scominzierem la rincorsa
con mente Pù Viva
per far provinzial ‘l suces
del nos pensier
e pù bel ‘l futur
del Trentin.
Amizi al lavor, tuti ‘nsema!
E tegneghe dur!
Cin …cin!!

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FUNIVIA TRENTO – BONDONE: DALL’IDEA, ALLA RETE, ALLA PROGETTO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Ottobre, 2020 @ 1:56 pm

Detto altrimenti: il tutto in periodo Covid     (post 4027)

Per gli amici che non sono su Facebook, riporto tre miei recenti post su quel social. Qualcuno anni fa ha sviluppato un progetto. Molti stanno sviluppando l’idea.  Adesso occorre passare da un’idea aggiornata ad un progetto aggiornato. Ed ecco i miei post citati:

Inizia (l’idea, la rete, il progetto)

1 – ZERO BASE BUDGET. In ogni settore dobbiamo “ripartire da zero”, ripensare tutto, creare, innovare, fare veramente un “salto di qualità concettuale”: infatti le emergenze ormai sono ripetitive. Non basta più gestire al meglio l’esistente. Occorre immaginare nuovi obiettivi molto, molto ambiziosi. Occorre non avere paura di “osare” nel porsi traguardi impensabili fino a ieri, così come occorre aggiornare vecchi pensieri.

Creatività, coraggio, determinazione: è il momento dei “poeti” cioè, dalla lingua greca, dei “creativi”.

Chi ha raggiunto sino ad oggi posizioni di assoluto rilievo nel suo settore – sia esso una città, un circolo velico, una regione – rischia di perdere molto da un eventuale immobilismo. Occorre unire le forze e che ognuno dia il meglio di se stesso, rispetti e accetti “il meglio” altrui. Dobbiamo perseguire insieme le utopie e l’utopia – si noti – è un traguardo semplicemente “non ancora” raggiunto. E allora, cosa aspettiamo? Utopie: come sarebbe piatto un mondo senza di esse!

2 – FUNIVIA TRENTO-MONTE BONDONE? SI, GRAZIE! Tirol Bike Safari, Austria, 14 funivie in rete, 700 km di ciclo discese. Non è solo una questione di biciclette, bensì di turismo! E noi, nella nostra regione, possiamo FARE RETE, METTERE A SISTEMA: attivare, goderci noi stessi e vendere ai turisti una REGIONE BIKELAND: Passo del Tonale, di Resia, del Brennero, San Candido: da qui a Merano, Bolzano, Trento, Verona: tutto quasi completamente già oggi bici collegato, con le ramificazioni verso Val di Fiemme e Fassa, la Valsugana e presto, ci auguriamo, “sul” Monte Bondone è da qui giù, Valle dei Laghi e Riva del Garda (e nel frattempo cosa ci vuole a illuminarle meglio le gallerie fra Torbole e Malcesine, dai …) per poi salire da Malcesine sul Monte Baldo a quota 1650 e scendere dove … si vuole! L’occasione della nuova Funivia Trento-Monte Bondone può essere la scintilla che fa di Trento il promotore general manager dell’Idea, parola questa che non a caso scrivo con la lettera maiuscola in quanto è un’Idea che vuole e deve essere trasformata in un vero e proprio Progetto: una REGIONE BIKELAND. Noi siamo pronti ad accettare questa sfida regionale.

3 – FUNIVIA TRENTO-MONTE BONDONE. Deve essere un vero e proprio PROGETTO AGGIORNATO AL TEMPO ATTUALE

  • nel quale c’è l’attuale fortissimo sviluppo del ciclo turismo, del ciclo escursionismo e spopolano le e-bike;
  • nel quale esiste l’esempio e la concorrenza del Tirol Bike Safari austriaco;
  • nel quale esistono le ondate Covid e la rivoluzione climatica.

Quale sarà la sede ed il soggetto che svilupperà questo progetto? Un assessorato? Una SpA? In ogni caso mi permetto di suggerire che si proceda sulla base di un FUNZIONIGRAMMA con un CAPO PROGETTO GENERAL MANAGER che abbia il diritto-dovere-capacità di fare sintesi e sviluppare le numerose diverse componenti specialistiche (societaria, finanziaria, economica, urbanistica, turistica, ingegneristica, ambientale, sociale, di immagine, di comunicazione, etc.) e sappia proporre ai capi dell’ ORGANIGRAMMA POLITICO una gamma di alternative.

Finisce

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CAPIRE LA FINANZA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Ottobre, 2020 @ 6:04 am

Detto altrimenti: è un po’ come capire l’ossigeno     (post 4025)

1 – CAPIRE LA FINANZA. C’è quella di impresa, ovvero il reperimento e l’utilizzo del denaro per fare funzionare un’impresa produttrice di beni o servizi. C’è quella fine a se stessa, “la finanza finanziaria”, ovvero quella che ricerca il denaro per investirlo in altre “forme di denaro” cioè in altre “imprese” che vogliono “fabbricare denaro”.

2 – RECOVERY FUND. Denari in parte regalati in parte prestati dall’UE all’Italia a fronte di progetti di un certo tipo: speriamo di presentare per tempo questi progetti!

3 – IRREDIMIBILI. Titoli di rendita (non di debito) emessi dagli enti pubblici per raccogliere denaro senza indebitarsi. Hanno un ottimo rendimento, non hanno scadenza di rimborso, il capitale investito può essere recuperato attraverso la vendita sul mercato. Potrebbero essere emessi quanto meno in sostituzione volontaria delle tranche di redimibili in scadenza e/o come “ponte” in attesa dell’arrivo del Recovery Fund.

4 – BANCA INTESA SANPAOLO. Il 27 agosto scorso ha emesso 750 milioni di suoi irredimibili ed ha ricevuto offerte di acquisto per 6,5 miliardi.

5 – LIQUIDITA’ FINANZIARIA DEL SISTEMA MONDO. Il mondo è molto liquido. I soldi non sanno dove andare. Tutto quello che i soldi hanno toccato è diventato oro, ma adesso chi lo possiede, cosa se ne fa? Prima o poi se lo mangerà?

6 – I SOLDI STANNO CERCANDO INVESTIMENTI FINANZIARI. Potrebbero bene essere indirizzati a sottoscrivere titoli pubblici irredimibili, per dare all’Ente Pubblico i mezzi per fare direttamente o per far fare “finanza d’impresa” (purchè questi soldi arrivino presto alle imprese “vere”!)

7 – L’INIZIO DELLO SVILUPPO ECONOMICO DELLA CINA? Fu determinato da fatto che il governo centrale diede contributi direttamente alle imprese locali, saltando gli enti pubblici intermedi.

8 – OBIEZIONE CONTRO GLI IRREDIMIBILI. Si, va bene, ma alla fine per azzerare quei flussi, i “debitori sostanziali” si avvarranno (o genereranno?) una forte inflazione.

9 – ACCETTO L’OBIEZIONE. Esiste questo rischio ma … amici, ditemi: qual è l’alternativa che proponete per fare arrivare in tempo i soldi alle imprese? Ricordate Tito Livio? Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur!

10 – GRAZIE SE MI DITE. Qui sul blog o al mio indirizzo e-mail riccardo.lucatti@hotmail.it.

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IRREDIMIBILI E RECOVERY FUND

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Ottobre, 2020 @ 12:54 pm

Detto altrimenti: “alta” finanza per tutte e per tutti      (post 4024)

FINANZA DEL COVID PERIOD

Sto pensando a quanto tempo ci vorrà a che siano utilizzabili dai singoli progetti italiani i denari del Recovery Fund. Esperienza insegna che siamo lenti nella programmazione necessaria ad incassare fondi dall’UE. E nel frattempo? Vivremo di speranze e di attese? No.

PER LO STATO

Che lo Stato emetta urgentemente Titoli Irredimibili di Rendita (si veda il mio libro pubblicato in aprile scorso) in sostituzione volontaria delle tranche di titoli di debito redimibile in scadenza e anche emissioni originarie. Il 25 agosto scorso Banca Intesa Sanpaolo ne ha emessi per 750 MILIONI ed ha ricevuto prenotazioni per 6,5 MILIARDI. Ci avevo visto giusto! Sarà interessante conoscere il taglio sottoscrivibile e quanti siano stati prenotati da sottoscrittori esteri. Fra l’altro, questi irredimibili bancari a più del 4% netto circa spiazzeranno gli attuali titoli di debito di Stato che rendono molto meno: soprattutto se il sistema bancario – anche estero – seguirà questa strada.

PER IL COMUNE

Un ragionamento analogo può essere fatto per i BOC- Buoni Ordinari Comunali, emessi solo a fronte di investimenti, con rendimento e tassazione privilegiata, convertibili in azioni delle SpA comunali di scopo e con durata superiore a 5 anni, quindi anche … senza scadenza, quindi irredimibili, quindi un non-debito, come un non-debito sono le azioni delle citate Spa. E se si deve aggiornare la legge che li prevede (art. 35 L. 724 dd 23.12.94), , la si aggiorni prevedendo anche un incremento del livello della rendita, oggi – per i BOC redimibili – superiore di un punto al rendimento dei titoli di debito di Stato.

E se mi sbaglio, mi corigerete o almeno mi telefonerete al 335 5487516 o scriverete a riccardo.lucatti@hotmail.it

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BOCCADASSE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Ottobre, 2020 @ 6:05 am

Detto altrimenti: vabbè che vivo a Trento da 35 anni, ma non scordo Boccadasse (Buca d’ase, bocca d’asino), il vecchio quartiere di Genova a due passi dalla casa nella quale sono cresciuto (post 4023).

Gatto di mare

Non insegui il Tempo / e grato / il Tempo / non ti rincorre. /Immobile sulla tela di un gozzo / assapori l’amico profumo di pesce / il caldo insperato del sole invernale / e mi osservi / col nobile sguardo / del marinaio antico / al quale ogni giorno tu presti la barca. / Voglio indossare / pantaloni di tela / colore del mare profondo / sfumati di bianco salino / sedere in silenzio al tuo fianco / su questo gradino / dal bordo ormai liso e rotondo / per non disturbare / segreti / ricordi / speranze / e tesori / dei gatti del posto / e dei pescatori.

Lo stesso colore blu dei pantaloni sbiancati dal salino ...
Cianin cianin, sans’asbriu … piano piano, senz’ abbrivio …
La chiesetta, e dietro, Boccadasse e Portofino

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OBIETTIVO E SCOPO (DELLA FUNIVIA TRENTO-MONTE BONDONE)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Settembre, 2020 @ 3:35 pm

Detto altrimenti (in inglese): mission & purpose     (post 4022)

Ormai usiamo anche noi il termine mission: la mission (obiettivo) di questa società è …  Molto meno frequentemente utilizziamo il termine purpose, cioè lo scopo che, attraverso la realizzazione dell’obiettivo, si vuole raggiungere. Un esempio: una multinazionale ha come obiettivo (mission) di riuscire ad avere la maggioranza del pacchetto azionario di una certa società, “al fine di” (ecco il purpose) di avere il monopolio di quel tipo di produzione. Normalmente ogni SpA dichiara espressamente quali siano i propri obiettivi (mission); molto meno quale sia la ragione ultima (purpose) del proprio agire.

Comunque amici, non ci siamo inventati nulla: già qualche annetto fa un tale avvocato … mi pare si chiamasse Cicerone, in una sua celebre arringa, per contestare il comportamento della controparte, pose provocatoriamente la domanda: “Cui prodest? Cui bono? Ovvero, a chi giova, chi ci guadagna?  Ecco, quell’avvocato era alla ricerca della ragione ultima dell’agire (altrui).

Ma torniamo ai tempi nostri. Una SpA pubblica più di una privata deve avere ben chiaro il proprio purpose, ovvero la ragione del suo agire nel raggiungimento degli obiettivi del suo piano  triennale scorrevole (aggiornato di anno in anno): ben oltre quindi il raggiungimento della sua mission. E faccio un esempio concreto. Prendiamo un importante ente fiera pubblico di una grande città. Sicuramente avrà come obiettivo (mission) l’organizzazione di fiere e congressi; sicuramente avrà come obiettivo (mission) anche quello di non generare perdite ma, possibilmente, utili. Altrettanto sicuramente avrà come purpose (scopo) quello di generare un rilevante indotto per il proprio territorio.

Nella mia vita ho lavorato anche per il Gruppo Siemens. Alla capogruppo non bastava che una sua SpA controllata producesse “un” utile. Si voleva che producesse un utile maggiore di quello che avrebbe prodotto sul mercato l’intero capitale in essa investito. A tale scopo, il bilancio delle SpA controllate veniva figurativamente peggiorato degli interessi “calcolatori” cioè di quella quota di reddito che sarebbe stata generata da un investimento sul mercato delle somme investite nella SpA. Solo se dopo tale addebito il risultato economico fosse rimasto ancora in attivo, solo allora lo si sarebbe valutato positivamente la SpA.

Da qui traggo un ragionamento opposto e parallelo: se l’ente fiera del nostro esempio avesse prodotto a bilancio una perdita di 10 ma avesse generato un indotto di 100, prima di valutare negativamente tale risultato bisognerebbe accreditargli figurativamente quel 100.

Ma il purpose non può essere solo o principalmente un ritorno economico, diretto o indotto. Esso può consistere anche nello sviluppo di una visione del futuro, di integrazione con progetti trasversali, nell’accettazione di una sfida che al suo nascere potrebbe sembrare visionaria, ma che tale non è se si è visionari in maniera attrezzata e pragmatica.

Quanto sopra vale per l’ente fiera del nostro esempio. Lo stesso dicasi per una funivia urbana.

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PENSIERINI DEL MATTINO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Settembre, 2020 @ 6:44 am

Detto altrimenti: miei, copiati dal mio profilo FB, per chi non utilizza quel social.   (post 4021)

A cosa sto pensando? Al web. Per alcuni aspetti ha migliorato, per altri ha peggiorato la nostra vita, nel senso che ha indotto una certa superficialità sostituendosi a) al salutare e formativo sforzo culturale che ha fatto crescere e maturare le generazioni precedenti e b) al rapporto diretto (relazione) fra le persone. Da qui la maggiore possibilità che un mediocre raggiunga – grazie ad un consenso superficiale – posizioni di potere, procurando un duplice danno al sistema: 1) essendo mediorcre, governa male: 2) stimola la gara fra mediocri: “Se c’è riuscito quello lì …” Per nostra fortuna alle comunali ha vinto Franco Ianeselli, una persona che ha impostato la sua campagna sulle relazioni personali e dirette, quelle che ci fanno conoscere agli altri per quello che siamo. E ha vinto.

Balbido, la porta di casa di Marcello Farina. Sopra il campanello, un’iscrizione: “Le parole sono pietre”

A cosa sto pensando? Al fatto che ora dobbiamo trasformare le idee della nostra campagna elettorale in veri e propri progetti. Si attiveranno gruppi di lavoro, riunioni nelle quali ognuno non dovrà dimostrare di essere migliore degli altri, bensì fornire il proprio contributo originario di idee; nelle quali ognuno non dovrà far emergere le problematiche ovvero perchè questo o quello non si può fare, bensì dovrà far emergere le soluzionatiche; nelle quali non si lavorerà per “organigramma” aziendale e/o politico, bensì per ” funzionigramma”, ovvero secondo un ordine semplicemente funzionale ad ogni singolo progetto. Anche per la Nuova Funivia Trento – Monte Bondone.

A cosa sto pensando? Al lavoro di gruppo e alla firma delle proprie idee. Io nella mia lunga vita di manager prima e di top manager poi, ho sempre creduto a) nel lavoro di gruppo- intelligenza collettiva e b) nella motivazione delle persone, quale primo fattore della produzione di risultati. Questi due principi ispiratori dell’azione inizialmente e durante tutta la fase lavorativa convivono su di un piano di parità: tuttavia alla fine, prevale quello della motivazione dell’individuo che deve consentire ad ogni singolo partecipante al processo di firmare le proprie idee.

A cosa sto pensando? Al fatto che “le parole sono pietre”, come scriveva Don Lorenzo Milani ad una professoressa. E allora usiamole con precisione. Le mie parole di questa mattina sono “mondo” e  “terra”. Il mondo è l’insieme delle relazioni umane; la terra è il pianeta sul quale si generano le nostre relazioni. E noi non dobbiamo distruggere nè il mondo nè la terra: infatti uno non può esistere senza l’altra. E viceversa.

A cosa sto pensando? Al fatto che m’era sfuggito un altro pensierino serioso: alluvione, una casa isolata è inondata da un metro d’acqua. Arrivano i vigili del fuoco. La padrona di casa: “Guardate il soffitto, quella macchia di umidità ..”. “Signora, prima eliminiamo questo metro d’acqua: all’umidità pensiamo dopo”. Ecco, anche nelle riunioni di lavoro, mettiamo in ordine i problemi e affrontiamoli (e risolviamoli) secondo l’ordine della loro pregiudizialittà progressiva, ovvero in ordine logico. Usando altre parole: eliminamo innanzi tutto il primo lilello superficiale della sabbia, quello che ci impedisce di capire dove siano i veri problemi. Poi, dopo avere tolto anche un secondo strato … allora sì, andiamo a fondo, scaviamo e risolviamo ogni singolo aspetto.

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SOCIETA’ MISTE PUBBLICO PRIVATE, DI SCOPO E DI GENERAL MANAGEMENT

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Settembre, 2020 @ 5:37 am

Detto altrimenti: solo poche riflessioni, state tranquilli!    (post 4020)

La forma giuridica di società di capitali, tipicamente la SpA, Società per Azioni, è tipica del settore privato. Il suo obiettivo – fino a poco tempo fa – è stato quello di produrre il maggiore utile possibile: in altre parole, l’etica che “doveva” animare chi era a capo di quelle entità, era l’etica del risultato economico, con il risultato (scusate il gioco di parole) di trasformare il capo azienda in un cinico: occorre perseguire il massimo utile economico, costi quel che costi: ai dipendenti, alla collettività in genere.

Sul fronte opposto troviamo i sistemi comunisti che in ossequio al principio della negazione della proprietà privata e al (presunto) bene di tutta la collettività, sacrificavano la ricerca dell’utile economico. Operando in base all’etica dei principi, i capi di quel sistema tendevano a diventare integralisti.  Sullo stesso lato metodologico si collocano oggi quei servizi pubblici che “operiamo in base alle finanze djsponibili, poi chiudiamo bottega, cioè blocchiamo la nostra attività, anche se non abbiamo realizzato tutte le opere e fornito tutti i servizi necessari alla comunità e/o programmati”; come pure quagli altri settori pubblici nei quali si realizzano comunque opere e si prestano servizi senza la minima preoccupazione del costo finale (in termini di volume di risorse finanziaria impegnate e di perdite economiche causate al sistema).

Ed allora, che fare? In medio stat virtus, diceva quel tale: infatti occorre arrivare ad un compromesso e i compromessi – come ci ricorda Paolo Mieli in un capitolo del suo bel libro “I conti con la storia” – possono ben essere virtuosi come i tanti compromessi che “hanno fatto la storia”. In altri termini: occorre che la SpA privata si ponga sempre di più il perseguimento anche dell’utile sociale e che la SpA/servizio pubblico abbia più attenzione anche agli aspetti finanziari ed economici.

Ed ecco nascere le SpA miste con azionariato pubblico privato come pure le SpA cosiddette inhouse, cioè con forma giuridica privata. Orbene, sia nel caso di SpA miste che di Spa inhouse occorre che ognuna delle parti in causa – azionisti privati e pubblici nelle Spa miste; azionisti pubblici e manager societari, nelle SpA inhouse – riconosca e sia rispettoso dei legittimi interessi, del ruolo e della funzione della controparte. In altre parole: nelle SpA miste non deve accadere che il pubblico neghi la componente di interesse privata e viceversa; nelle SpA inhouse non deve accadere che il pubblico dia “ordini politici” al management societario che siano in contrasto con le finalità statutarie e/o con l’equilibrio funzionale, finanziario ed economico delle stesse.

Ma … come si programma all’interno di una SpA mista di scopo? Ogni programmazione che si rispetti ha un obiettivo statutario che poi si sviluppa in un piano triennale scorrevole, con ogni anno dotato di un budget. Orbene, all’interno di questo sistema si avviano i progetti. E qui “casca l’asino” perché spesso non si progetta bene perché non si è sicuri del successivo finanziamento; e spesso non si finanzia perché il progetto non è redatto in forma completa. Come si ovvia a tutto questo? Per le grandi opere – soprattutto pubbliche – occorre investire inizialmente su una società-start up-strumentale, la SpA di scopo che abbia l’obiettivo di organizzare e gestire il general management del progetto inquadrando tutte le sue componenti interne ed esterne, 1) per poi diventare essa stessa la SpA operatrice oppure 2)  per promuovere la società operatrice: ad esempio una SpA di Project Financing. Nel primo caso la Spa di scopo dovrà anche provvedere alla propria capitalizzazione per arrivare a finanziare essa stessa i propri investimenti. Nel secondo caso la finanza sarò fornita da chi interverrà come finanziatore, realizzatore e gestore dell’opera. In ogni caso, nella SpA di scopo di entrambi i tipi vanno fatte tassativamente confluire tutte le componenti di interesse e tutte le conoscenze relative al progetto che si vuole eseguire. Va da se’ poi che il Project Financing è applicabile sono nei casi in cui l’investimento sia previsto essere produttivo di utili economici.

E i BOC attuali, redimibili ma quasi già irredimibili visto che sono convertibili in azioni delle SpA di scopo? Io credo che siano un ottimo strumento per coinvolgere il capitale privato in opere pubbliche, senza dovere applicare alcuna tassa patrimoniale.

Un’ultima considerazione: essere indebitati non è una negatività, purchè le risorse finanziarie acquisite siano produttive. Quindi il problema non è impuntarsi a criticare chi cerca in ogni modo di migliorare il sistema finanziario, ma destinare ogni energia nella programmazione, nella gestione e nel controllo dell’impiego delle risorse finanziarie generate  direttamente o acquisite attraverso l’indebitamento.

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