42 ANNI, 76 ANNI, … ANNI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Ottobre, 2020 @ 6:32 am

Detto altrimenti: numeri importanti, quasi quasi me lo gioco …. (post 4041)

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1986, avevo 42 anni. Arrivai in Trentino non più da turista bensì per lavoro: Direttore dell’ISA- Istituto Atesino di Sviluppo S.p.A., presidente il Sen. Bruno Kessler.

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In quei giorni conobbi una persona, Paolo, il nostro notaio, il quale sarebbe diventato presto un caro amico: insieme con le rispettive famiglie in lunghe vacanze; insieme noi due a pedali, sui passi Colle Bergia, Sestriere, Monginevro, Izoard, Lautaret, Galibier, Telegraf. Moncenisio.

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Siamo “Immuni” entrambi!

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Adesso io ho 76 anni. Da dieci anni ho conosciuto una persona, Donatella, che di anni ne ha … insomma, delle Signore non si dice l’età, ecchediamine! Conosciuta e apprezzata sin dal primo momento per le comuni idee che abbiamo della Politica, per la sua professionalità, il suo impegno, la sua determinazione. Sto collaborando con lei da allora.

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Adesso io ho 76 anni. Da sei mesi ho conosciuto Franco che adesso è lui ad avere 42 anni. E ritorna quel numero!

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Da qualche anno Donatella è senatrice. Da pochi giorni Franco è sindaco di Trento e Paolo Presidente del Consiglio Comunale. Paolo, un vecchio amico pluridecennale, ritrovato da poco. Donatella, un’amica “solo” decennale. E Franco? Dire che è un amico sarebbe troppo e troppo poco. Troppo, perché ci siamo appena incontrati quasi di sfuggita poche volte. Troppo poco perché i concetti che esprime, le sue letture, il suo modo di porsi fanno sì che io lo consideri già tale.

Intendiamoci: a prescindere dalle origini di ognuno, dalle colorazioni e/o sfumature politiche, si tratta di tre Persone di grande spessore culturale e civile, serie, capaci e impegnate; Persone di cui la nostra terra ha bisogno; Persone distanti anni luce dalla politica improvvisata, gridata, retorica, populista, demagogica, sovranista, antieuropeista.

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Ieri passeggiavo lungo la Fersena. Incontro un amico ex senatore (la bellezza di Trento: basta uscire a passeggio e …). Commenta i risultati elettorali: “La gente vota la persona, guai a liste bloccate!”. Come sono d’accordo! La gente vota la persona e lo stesso vale per la scelta degli Amici che sono Persone, non nomi iscritti a questa o quella lista.

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AUTUNNINBICI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Ottobre, 2020 @ 8:05 pm

Detto altrimenti: dopo settimane di brutto tempo, un raffreddorone, un periodo di servizio-nonni a Bologna, ovvero dopo un mese sano sano senza pedalare, oggi ce l’ho fatta! A pedali, solo 50 km, ma intensi!   (post 4040)

Bacche

Parto da Riva del Garda: Lungo lago, Foci del Sarca, Arco, Ceniga, Dro, Lago di Cavedine e ritorno. Con una e-bike, data la ruggine che avevo nelle gambe, considerando inoltre che devo superare lo strappo al 20% della Centrale Fies.  Ero curioso di vedere l’effetto della piena del Sarca. Infatti qua e là l’asfalto della pista ciclopedonale è ancora ricoperto da una sabbia fine residuo dell’alluvione. Nel greto del fiume alberi sradicati, sponde letteralmente rasate, e nuove isole e sponde di sassi ammucchiati dalla furia delle acque.

Letteralmente a sbalzo sulla corrente

Per converso, al lago di Cavedine nessun segno dell’alluvione. Ho impiegato tre ore, comprese le numerose fermate per le foto ed una sosta al Bar Wind Valley degli amici Danielli.

Sul Lago di Cavedine …
… una coppia di fatto

Al di là delle foto che spero vi stiate godendo: in un mese due esondazioni del Sarca. Piccolo segnale. Un segnale “grande” ci arriva invece dal ciclone “Gamma” che sta devastando Messico e alcuni stati USA. Non ce ne occupiamo e preoccupiamo abbastanza: infatti pensiamo (giustamente) al virus ma (ingiustamente) pensiamo molto meno al cambiamento climatico che è e sarà molto, molto più micidiale del Covid. In altre parole: non siamo più capaci di pensare alla dimensione storica dei fenomeni naturali, della politica, dell’economia, del sociale.

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FRANCESCA FERRARI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Ottobre, 2020 @ 6:20 am

(Questa intervista è del 9 ottobre 2020 – A fine giugno 2021 Francesca è improvvisamente mancata. Le esequie si sono tenute il 6 luglio 2021 presso la sua parrocchia, la Chiesa dello Sposalizio della Vergine in Via S. Bernardino a Trento)

Detto altrimenti: una Persona così “ricca” che non so da dove cominciare      (post 4039)

Anteprima

FERRARI. Un marchio famoso per via degli spumanti e della auto da corsa. Ma qui in Trentino “Ferrari” è un nome famoso anche per ben altra ragione: Francesca Ferrari, classe 1934, una Persona che sta dedicando tutta la sua vita agli Altri. Conosco Francesca da circa 25 anni e mi pregio di definirmi – io giovincello classe 1944 – il suo ragazzo di fatica, l’autista per le lunghe tratte, il trovarobe, l’aspirante comunicatore. Da anni infatti le sono vicino e non solo di casa, due palazzi prima del mio, sul bel viale Trieste, lungo la Fersena.

Pur avendo alle spalle oltre 4000 post, questa volta mi trovo in seria difficoltà: da dove e come iniziare l’intervista? Come strutturarla? Per cercare di farmi aiutare nell’impresa ieri sono riuscito a carpirle un breve curriculum vitae: titoli di studio, attività lavorativa, esperienze di volontariato, impegno politico: ancor più arduo il mio compito! E allora mi è venuto in mente un passo del bel libro di Pier Luigi Celli: “Una persona si conosce molto meglio dalla sua storia che dal suo curriculum”. E quindi eccomi qui a cercare di trasmettere il suo valore attraverso una ricerca fra i suoi appunti di vita vissuta (e sono tanti!): la storia di una Persona che vive per gli Altri. Infatti, sempre sorridente, Francesca è la Persona che alla domanda “Come stai?” risponde sempre “Tutto a posto, Riccardo!” il cui pensiero è sempre e solo per gli Altri. Francesca trova normale fare tutto ciò che fa. Ma invece è semplicemente eccezionale!

Lascio ad una eventuale seconda occasione l’esposizione del suo curriculum, come pure la raccolta dei moltissimi documenti che Francesca ha conservato gelosamente, fra i quali molte lettere oggi conservate negli archivi dell’Arcivescovado di Trento. Appena possibile inserirò in questo post altre fotografie.

Ora possiamo iniziare

Francesca, alla guida della tua vecchia gloriosa BMW tre volumi con la spigliatezza di una ventenne a trasportare cibo e vestiti per gli Altri: perché non la cambi quell’auto con una più agevole da manovrare?

Niente da fare: è un pezzo troppo importante della mia vita. Sono molto affezionata alla mia auto, testimone di molti viaggi alla Comunità di San Patrignano di Vincenzo Muccioli. Infatti, complessivamente ho curato l’entrata in quella comunità di ben 354 persone tolte dal carcere, dalla strada, dagli ospedali (perché malate di AIDS). Di loro, purtroppo, 34 sono decedute. In queste trasferte mi faceva da autista il responsabile della “Volante” della Polizia della Strada, maresciallo Mario Mulaz, il quale alle 07,30 del mattino mi attendeva sula porta del carcere di Via Pilati. Con lui c’erano anche due Carabinieri già pronti per il trasferimento. Mi presentavo davanti all’Ufficio Matricola del carcere il permesso firmato dal magistrato competente che quasi sempre era il dr. Giovanni Kessler, che autorizzava quel trasferimento in comunità. I Carabinieri una volta mi dissero: “Lei è proprio pazza da legare, non sa che questo è un delinquente di prim’ordine?”. Rispondevo: “Ah si? Per voi, ma non per me. La prossima volta vi dirò come è andata”. Ed ogni volta tutto andava benissimo.

Francesca, il primo approccio di chi ti incontra è quello con la tua casa-ufficio: due scrivanie ricoperte dai fascicoli delle persone che stai aiutando. E in una stanza, scatoloni e sacchi di indumenti da distribuire a persone bisognose.

Vivo da sola in una casa grande. Avevo (ed ha, n.d.r.) una stanza piena di vestiti per chi vive sulla strada e decide di entrare in comunità o per chi semplicemente ha bisogno d’aiuto. Sai, Riccardo, c’era e c’è bisogno di tutto: la droga è una bestia feroce e distrugge tutto: soldi, sentimenti, famiglia, progetti di bene. E la povertà e la mancanza di un futuro non sono da meno.

Francesca, dal piccolo paese d’origine della tua famiglia in Val di Non alla Francia, dove sei nata: la tua vicenda familiare.

Mio nonno nasce a di Revò (Val di Non, n.d.r.) in una famiglia poverissima. Emigra negli USA dove diventa presto capo squadra minatore e riunisce la famiglia. Rimasto vedovo – la moglie muore di parto – con due figli rientra in Italia. Il mio papà Luigi – classe 1905 – frequenta le scuole elementari a Bolzano, l’Istituto Tecnico a Rovereto, a diciassette anni si iscrive all’Università di Ingegneria Navale e Meccanica a Genova, con la prospettiva di trovare il lavoro in quella città. Al momento della laurea gli viene chiesto di superare l’esame in dottrina fascista.  Mio padre si rifiuta.  Inoltre, i fascisti scoprono che il papà era iscritto al Partito Popolare di Don Sturzo e il giorno dopo lo inviano a Matera. Al che papà parte per l’America con passaporto di studente e come tale viene accettato e si specializza in meccanica aeronautica: tuttavia non essendogli permesso di lavorare, rientra in Europa  e si ferma a  Parigi trova immediatamente lavoro come specialista dei carburatori delle auto da corsa: insieme al suo datore di lavoro brevetta un sistema antincendio. A Parigi conosce e si sposa civilmente con Vittorina d’Este, una veneziana, anch’essa emigrata giovanissima con la famiglia in cerca di lavoro. E in Francia, a Versailles dopo i fratelli Roberto e Fabio, nel 1934 nasciamo io e la mia gemella Beatrice. Poco dopo in Italia nasce Virgilio  ed infine nasce l’ultima, Giglia.

Rientriamo a Revò. 1940: l’Italia dichiara guerra alla Francia. A casa mia mamma e papà ed alcuni loro amici parlavano molto di Mussolini e del fascismo, sempre sottovoce. A scuola, prima elementare: la maestra è una fascista sfegatata e “scopre” che il mio lapis è fabbricato in Francia! Me lo strappa di mano e lo scaglia in fondo all’aula: non lo posso usare perché la Francia è nemica dell’Italia! Dopo questo episodio sono diventata oggetto di scherni, scherzi e percosse da parte di alcuni compagni di classe. Solo uno mi difendeva, un tale Riccardo di otto anni, ripetente per la terza volta. Disse a me e a mia sorella Beatrice di non avere paura perché lui ci avrebbe accompagnato nel tragitto casa-scuola-casa. E così fu. A questo punto la nostra carissima amica maestra Anna Martini ci scrisse alla scuola di Romallo, dove, con la scusa di offrirci la merenda, ci insegnava il catechismo e – all’insaputa di papà – ci portava a Messa. Infatti papà voleva che noi ragazzi decidessimo in autonomia le nostre scelte di fede. Ironia della sorte o meglio per dono del Signore noi tre figli avrebbero poi dedicato la loro vita al Signore e ai Suoi insegnamenti.

Ed io? Per farla breve: scuole medie a Cles (abbastanza lontano da casa dati mezzi di trasporto del tempo) e poi in collegio a Verona dove ho proseguito nella scuola superiore. Al secondo anno, durante uno screening, mi trovano portatrice di TBC e mi allontanano dall’istituto.  Vengo ricoverata Cles, guarisco, continuo gli studi a Trento e recupero gli anni persi. Torno quindi a Parigi dove mi iscrivo all’Università Cattolica, corso di laurea in Scienze Sociali ad indirizzo psichiatrico, avendo la fortuna di trovare professori molto vicini ai loro alunni. Da notare che in Italia la psichiatria è solo “medica” e non ha alcuna impostazione “sociale”, per cui successivamente la mia laurea conseguita a Parigi nel 1957 non viene riconosciuta valida. Nel 1958 inizio a lavorare a Trento quale responsabile dell’accoglienza educativa dei ragazzi con problemi comportamentali segnalati dal Tribunale dei Minori: faccio inoltre l’assistente del Convitto: il mio orario è particolare: dalle 18,00 alle 24,00 e dalle 07,00 alle 09,00 del giorno successivo. All’epoca, grazie alla nuova impostazione del Presidente della Provincia Bruno Kessler, l’istruzione professionale fu totalmente rinnovata nei desideri e nelle prospettive di chi vi si rivolgeva: Kessler mi chiamò per gestire questo cambiamento.

Il tuo rapporto con la Fede e con la Religione dei comportamenti prima che con quella dei riti.

Sono stata battezzata a Parigi, all’età di cinque anni, per puro caso. Infatti la sorella di papà, Maria, che faceva la maestra a Romeno, nell’agosto del 1939 viene in Francia a trovarci e chiede al fratello di far battezzare le due figliolette gemelle. Papà, per ringraziarla della vista, accetta. Come ho detto prima la nostra istruzione religiosa fu curata solo dopo, quando rientrammo a Revò, dalla maestra Anna Martini.  All’epoca veniva spesso a casa nostra Mons. Guido Bortolameotti parroco di Cloz che stava costruendo la chiesa di Cloz e chiedeva aiuto a papà per certi calcoli. Per attenermi alle direttive paterne, non feci la Prima Comunione e la Cresima con i miei compagni di classe. All’età di diciotto anni ebbi una grossa crisi di fede che superai grazie all’aiuto del Mons. Bortolameotti e del professor Don Livio Magagna, preside dell’Istituto Arcivescovile di Trento. Di lui conservo ancora alcune sue lettere molto belle.

Il tuo ingresso nel mondo della solidarietà.

Credo che la motivazione alla solidarietà mi derivi innanzi tutto dai miei genitori: l’attenzione agli altri, soprattutto a chi soffre, a chi vive nell’indigenza; a non vivere mai per se stessi, bensì per aiutare gli altri, sempre, ricercando il dialogo, l’intesa, il perdono. Ho lavorato nel volontariato in Madagascar, Brasile, Bolivia, Cina, Algeria e Marocco. Una cosa però la devo dire: tutta la mia vita non è stata frutto di una mia pianificazione, ma di una serie di chiamate: da un vescovo, da un cardinale, dal presidente della Provincia e da altri ancora, non esclusa una particolare Chiamata, quella che mi ha colpito al cuore, se è il cuore la sede dei sentimenti che hanno ispirato la mia azione.

Francesca passpartout. Per te porte aperte ovunque: a Roma in Vaticano; a Trento in Tribunale, in Provincia, in Comune, all’Arcivescovado. Questa è la credibilità che ti sei meritata.

Il mio passpartout è la gentilezza, il “non lasciar perdere”, l’impegno, il superare quel “lascia che si arrangi, può e deve farcela da solo”; il farsi carico di scrivere ad un giudice, al vescovo, ad un cardinale, al presidente della Provincia per dire loro che “si può fare, si può salvare questa situazione”.

Durante gli anni della nostra frequentazione operativa, mi hanno colpito particolarmente due aspetti della tua azione: quella con i ragazzi del ’68 e con le vittime della tossicodipendenza.

I ragazzi del ’68? Io intesi valorizzare la loro forza contestatrice, le loro ragioni, il loro impegno. Proposi loro di studiare insieme la via per uscire dall’impasse, unendo le forze e dialogando. I “tossici”? Cercavo di capire la loro sofferenza e di superare la domanda che mi facevano regolarmente “Chi ti ha detto che sono un tossico?” Uno di quelli che furono arrestati dalla polizia mi scrisse “Ringrazio il Cielo che mi hanno fermato”. Risposi: “Dimmi cosa ti serve, come vuoi e puoi orientare la tua nuova vita”. Inserivo il francobollo per la loro risposta che mi arrivava regolarmente. Mel 1981 ho fondato l’AFT- Associazione Famiglie di Tossicodipendenti che ho diretto fino al 2004.  Posso affermare che occorrerebbe snellire i passaggi burocratici del percorso di salvataggio delle vittime della droga.

Altro passaggio rilevante della mia vita: nel 2001 insieme a Bruno Masè e ad altri abbiamo fondato la Onluss Trentino Solidale che poi ho presieduto per un decennio dando vita e gestendo 157 progetti di solidarietà nazionale e internazionale. I progetti radicati sul territorio provinciale sono finalizzati alla lotta allo spreco del cibo che viene raccolto dai donatori e distribuito quotidianamente ai bisognosi ; all’offerta – nel periodo invernale – di un posto letto a chi non ha fissa dimora; con il progetto “Alternativa al carcere” alla possibilità di riscattare pene o altre sanzioni attraverso ore di Lavoro di Pubblica Utilità e messa alla prova. Nel 1995 ho fondato e presieduto la cooperativa sociale La Sfera, per il reinserimento sociale e lavorativo degli ex tossicodipendenti, tuttora funzionante.

Francesca, senza di te la nostra comunità sarebbe molto più povera. Viene da chiedersi come fare per non interrompere questa “catena della bontà attiva”: chi potrà ricevere la tua eredità e proseguire questo cammino?

No, Riccardo, non pensar così. Morto un Papa, se ne fa un altro, e l’altro è sempre migliore del precedente.

Francesca, quasi per caso ho scoperto che hai ricevuto dal Comune l’onorificenza dell’Aquila di San Venceslao. Mi piace ricordarlo qui, sui “miei” social, vincendo l’opposizione di te che sei Persona dell’essere e del fare, non certo dell’apparire.

Il sindaco di allora mi attribuì questa onorificenza a seguito delle mie quattro consiliature (1980, 1990, 1999, 2009): insieme a me la ricevettero anche gli altri colleghi.

Francesca. Quattro consiliature comunali sono tante, ma il tuo impegno politico è vivo anche oggi: infatti so che sei molto vicina a una persona …

Dai Riccardo, ma se sei tu che mi hai fatto incontrare Donatella Conzatti, Senatrice di Italia Viva! Un persona che ho imparato a conoscere e che stimo molto.

Grazie Francesca per avere accettato questa intervista: la più difficile da sintetizzare in poche righe; la più ricca fra tutte quelle che ho fatto; la più preziosa da offrire ai miei lettori.

S.E.E.O. … perchè non è facile stare dietro e sintetizzare il fiume di ricordi e di testimonianze di Francesca!

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IL NUOVO SINDACO DI TRENTO, FRANCO IANESELLI, AL CONSIGLIO COMUNALE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Ottobre, 2020 @ 6:39 am

post 4038

Ho letto e condiviso il discorso di saluto al Consiglio Comunale del nostro nuovo sindaco di Trento, Franco Ianeselli. Franco, noi di PiuTrentoViva siamo orgogliosi di avere contribuito alla tua elezione e siamo pronti a continuare a fornire il nostro contributo professionale su singoli progetti. Da sperimentato manager, presidente e amministratore delegato di SpA mi permetto di osservare che tu hai tutto cià che occorre per avere successo: la visione del futuro; la visione d’insieme del sistema e dei sistemi; l’onestà intellettuale; la capacità di coinvolgimento; il coraggio; l’entusiasmo; la determinazione; la credibilità.  Buon lavoro, Franco!

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POESIE A VELA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Ottobre, 2020 @ 7:22 am

Detto altrimenti: tre poesiole per la mia barca, un monotipo da regata di sette metri, un Fun di nome Whisper, numero velico ITA 526. La prima, mia, scritta poco dopo il suo acquisto; la seconda, scritta da Whisper, di adesso che dopo 30 anni la sto usando molto meno. Infine, la terza, ancora mia, una poesia per tutte le Vele Rivane. (post 4037)

WHISPER

S’illumina al sole
ti aspetta.
La prendi
la porti nel vento
rspira il tuo stesso respiro
sussulta
lei freme
sospira.

FUNFRALENUVOLE

Nuvole amiche del ciel vagabonde
che non restate mai ferme un momento
onde d’un lago ch’è privo di sponde
madrine dell’Ora e figlie del Vento;

nuvole dolci se il sole v’irrora
voi sempre riuscite ad essere nuove
calde la tramonto più fredde all’aurora
liete col bello e un po’ tristi se piove;
nuvole diafane ai raggi solari
che v’arricchite di porpora e d’oro
e nel chiaror di regate lunari
fate del cielo un cangiante traforo;

nuvole buone che ‘l Garda ombreggiate
e che lenite l’arsura de’ campi
del Nastro Azzurro oppur corrucciate
dell’Intervela fra fulmini e lampi;

nuvole alte dai bianchi contorni
diademi regali a cime rivane
nuvole sparse in cui volano storni
nido incantato di cigni e poiane;

di tutte voi dal meriggio allorquando
io nacqui sul lago mi innamorai
da molti anni ormai sto veleggiando
senza potere raggiungervi mai!

E la mia randa io sempre l’ho indosso
la tuga consumo al sole ed al gelo,
ma in Fraglia Vela star fermo non posso:
non voglio aver altro ormeggio che il cielo!

Rotte fra i monti io vo’ percorrendo
e in questo un poco ci assomigliamo:
nulla vi chiedo io nulla pretendo
se non poter dire quanto vi amo.

Eterna meta di tutta la vita
è il vostro porto che mai ho raggiunto,
è questa dura bolina infinita
che mi sospinge pur sempre a quel punto.

Quando dall’alto del monte Brione
la vela mia bordeggiar non vedrete
ed intonar questa alata canzone
voce planante di Fun non udrete,

amiche nuvole non lacrimate
poiché veliero del ciel diverrò
fra Dolomiti di neve imbiancate
prora di nuvole e cielo sarò.

VELE RIVANE

Il cielo è pulito, fa freddo.
Il Vento del nord respinge la nebbia.
Le palme e gli ulivi son scossi e muovon le foglie
qual ali che voglian migrare.
C’è Vento sul Lago da giorni.
Le cime nevose dei monti
dipingono l’aria di candidi sbuffi.

Nel porto un’orchestra.
Ascolta
tintinna di magico timpano
sartia d’acciaio
e insieme a folate impetuose
dà fiato ad un oboe solenne.
E l’onda, smorzata dal molo, applaude il concerto
lambendo gli scafi seduti in poltrona
nel proprio teatro di luci e di suoni.
In alto un gabbiano galleggia nel fiume sospeso.
Sull’acqua reali due cigni attendono il tempo.

Dal seno materno del porto si stacca una prora:
s’avanza invelata e scruta l’invito del vento.
Dapprima procede più lenta
poi prende vigore sull’onda che s’apre e l’accoglie
nell’umido abbraccio d’amante in attesa.
Carena sussulta si slancia
respira lo stesso respiro del cielo
e all’acqua regala la forma.

Le creste dell’onde s’uniscono all’aere in spume rapite.
Lo scafo ormai vola: e mentre ti portan sue ali
Lo senti vibrare, gioire e chiederti: “Ancòra!”.
Ma devi tornare
e volti la rotta in faccia alla furia che avverti più vera.
Non lotta con l’onda la prora che s’alza:
l’affronta, ricerca un’intesa, la trova, procede,

la senti che parla di te con l’acqua e col vento.

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VELE SENZA PAROLE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Ottobre, 2020 @ 2:59 pm

Detto altrimenti: amarcord …      (post 4036)

1 – Due FUN, barche uguali, vele di prua diverse: Whisper stringe di più il vento. Se si va al contatto Whisper ha la precedenza perchè è sottovento

2 – Barche e vele di prua uguali
3 – Doppiata la boa di bolina, si issa lo spinnaker per la poppa
4 – Inizia il bordo di poppa
5 – Sulla linea del traguardo
6 – Whisper da sola
7 – Whisper inclinata
8 – Linee
9 – Ospiti svizzeri a bordo
10 – Incroci gardesani
11- Controluce al tramonto sul mare, verso la Corsica
12 – Dal mio Whisper, in solitaria, nelle Bocche di Bonifacio
13 – Finite le ferie, si rientra: Palau- Corsica, qui verso la Toscana
14 – E chi le sposta queste due folaghe?
15 – Anche se cadesse …
16 – Malcesine
17 – Da Riva del Garda, a cena a Malcesine con moglie e figlio
18 – Controluce dalla Fraglia Vela Riva
19 – Vela d’inverno a Riva del Garda
20 – Sotto la neve il Fun

Note tecniche

Foto 1 e 2: si nota la mia tendenza a tesare un po’ troppo le sartie volanti anche con vento debole ( = albero troppo flesso, la penna della randa perde un po’ di potenza) e a portare la barca un po’ (troppo) inclinata (= si aumenta un po’ lo scarroccio). Questo modo di portare la barca deriva dall’essere io abituato a veleggiare nei ventoni dell’Altogarda, il che richiede regolazioni “energiche”; la barca con cui è ingaggiato Whisper, dallo scafo bianco e rosso, dell’amico Alcide Morani, “vive” nel basso lago ed è abituata a venti meno violenti, e ugualmente il suo timoniere.
foto 4: Whisper è davanti!
Foto 2: il punto di scotta del fiocco di Whisper è più chiuso, più centrato rispetto a quello del concorrente: con poca onda ciò conferisce maggior angolo di bolina. Da evitare con onda perchè ad angolo più chiuso, corrisponde una spinta minore e la barca sarebbe frenata dalle onde.
Si tratta di piccole sfumature che però, trattandosi di una regata fra barche rigorosamente uguali (= monotipi), fanno la differenza.
Foto 3: la bandiera rossa a poppa significa che abbiamo elevato “protesta” contro un concorrente che ci ha danneggiato (ad esempio: che non ci ha concesso una precedenza dovuta, non ricordo). Deciderà la giuria di gara.

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DEMOCRAZIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Ottobre, 2020 @ 2:39 pm

Detto altrimenti: repetita juvant, ripetere il concetto giova!   (post 4035)

IL SIGNIFICATO DEL TERMINE. Il termine “democrazia” nei millenni ha assunto in successione tre significati diversi: 1) potere sul popolo (il democrator era il dittatore); 2) strapotere del popolo (oggi del popolo delle reti); potere del popolo.

Who opened the door for the democrator? / And how come he let in the market-conquistadors? / Why is he acting as if he has something to hide? / The privilege of the stupid is to be taken for a ride. – Chi ha spalancato la porta al democrator? E com’è che costui si è collocato nel novero dei conquistadores? Perché si sta comportando come se avesse qualcosa da nascondere? Il privilegio dello stupido è di farsi prendere in giro.

Farsi prendere in giro, oggi? Regredire dal terzo al secondo significato e poi al primo.

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LA DEMOCRAZIA IMPERFETTA – Un anonimo di Atene, conosciuto come l’anonimo ateniese appunto, da esule scrisse un piccolo trattato spiegando come mai la democrazia ateniese, nonostante tutti i suoi molti difetti, durasse così a lungo: proprio perché c’era chi la voleva difettosa per farle e fare (ad altri) violenza destreggiandosi con uno slalom fra i suoi paletti. E oggi qui fra di noi c’è chi vorrebbe fare uno “slalom speciale” fra i paletti della nostra democrazia parlamentare e cioè utilizzare i metodi democratici per trasformarla in una democrazia diretta da poche persone, cioè in una oligarchia.

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LA DEMOCRAZIA MALATA – La malattia è uno stato che conduce alla guarigione, all’invalidità o alla morte. Noi vogliamo che conduca alla guarigione. Altri vogliono diversamente.

I pericoli della rete

LA DEMOCRAZIA VIRTUALE – La pandemia ha indebolito il mondo, cioè le relazioni umane. Anche quelle politiche. La democrazia è come la fede, alla continua ricerca di se stessa. Orbene, anzi or-male, alla ricerca diretta e personale si stava sostituendo la ricerca attraverso la rete che tende ad offrirci una democrazia virtuale, cioè non vera. La pandemia, con il distanziamento fisico che comporta, ha accentuato questa degenerazione. Ecco perchè i capi rete non vogliono i partiti, non li vogliono in quanto centri di potere democratico che soppianterebbero il loro potere di capi di una democrazia virtuale diretta … diretta da loro stessi. Occorre fare sempre i collegamenti.

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DEMOCRAZIA E SEGRETO – Titolo di un piccolo grande libro di Norberto Bobbio: democrazia come “regime del potere visibile”, incompatibile – e qui il concetto continua ad essere suo ma le parole sono mie – con piani, strategie e ragionamenti invisibili, come sono quelli di chi vuole trasformare la democrazia parlamentare in una democrazia diretta (diretta da chi, poi!) cioè in una oligarchia. Il modo migliore per combattere questo virus micidiale è pensar male, perchè … si indovina! E rendere palese alla luce del sole ciò che viene simulato o dissimulato.

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ADDIO MONTI? NO … A PRESTO!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Ottobre, 2020 @ 3:32 pm

Detto altrimenti: 50 giorni all’alba!       (post 4034)

Tot giorni all’alba. Espressione del gergo della naja per indicare i giorni che mancano al congedo. Io la utilizzo a indicare quanti giorni mancano alla ripresa dello sci. Si, vabbè, anche per me, ma soprattutto per l’economia montana di tutte le zone alpine. Nel marzo scorso: impianti di risalita improvvisamente fermati causa virus e noi allontanati dalle  piste da sci. E dire che c’era ancora tanta neve! E nemmeno si poteva fare sci alpinismo, bloccati in casa com’eravamo dal coprifuoco. All’epoca io pubblicai il mio “Addio monti”:

Marzo 2020 in Paganella

“Addio, monti sorgenti dall’acque, ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi ha sciato tra voi, e impresse nella sua mente, non meno che lo sia l’aspetto de’ suoi più familiari; nevi, delle quali distingue il fruscio, come il suono delle voci domestiche; piste sparse e biancheggianti sul pendìo, come file di pecore pascenti; addio! Quanto è tristo il passo di chi, costretto da un virus, se ne allontana!” 

Chissà, il Manzoni … si starà rigirando nella tomba: evvabbè, se ne farà una ragione. Ora siamo ansiosi di vedere se e come potrà ricominciare la stagione sciistica, per i (due) motivi sopra adombrati. 2019, la prima neve, abbondante, a fine novembre. Impianti ancora chiusi, salii in Bondone in auto a farmi registrare le lamine degli sci da un amico maestro di sci,  Davide Danielli, che ancora ringrazio. Oggi, 2020, sci ampiamente collaudati, a quando la prima nevicata seria?

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BLOCKCHAIN

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Ottobre, 2020 @ 11:04 am

Detto altrimenti: un problema per i miei lettori      (post 4033)

PROBLEMA

2018 – Due contropartite commerciali si scambiano e-mail, alla fine concludono un contratto. Orbene, la blockchain, letteralmente blocco-catena o catena con blocco, è una nuova procedura software che consente di creare, in coda a un primo documento (ad esempio la prima offerta del venditore) una serie di documenti “bloccati”: una catena ad accesso multiplo di documenti inamovibili e non più modificabili. In tal modo l’intero iter dell’interlocuzione scritta fra i soggetti è certificata quanto a originarietà e autenticità dei contenuti. Procedura prevedibilmente utilizzabile nella registrazione delle fasi della produzione industriale, alimentare, nelle registrazioni catastali, nei contratti, nella pubblica amministrazione, nella finanza, nella banca, etc.. Nel settore, si stimano investimenti per 9,5 miliardi di euro dal 2018 al 2021. Il governo ha stanziato in finanziaria 15 milioni l’anno di contributi e ha fatto dirottare dal CIPE 100 milioni dalle reti telefoniche alla blockchain. Una società milanese che gestisce una piattaforma web, a organizzato un convegno a Milano (frequentatissimo dai nomi più big dei settori interessati: IBM, Unicredit, Banca Intesa, Sia, Amazon, Tim, Trussardi etc.) proponendosi come consulente per l’accesso a questi fondi.

DICA IL LETTORE:

  1. Quale governo ha stanziato quei contributi?
  2. Qual è la società di consulenza che si è proposta per farli avere agli interessati?

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FRATELLI TUTTI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Ottobre, 2020 @ 6:06 am

Detto altrimenti: in attesa di leggere con attenzione l’intero testo       (post 4032)

Francesco Bergoglio, Presidente e Capo di un governo, ci sta indicando la via per la salvezza del Mondo ( = l’insieme delle relazioni umane) e della Terra ( = il pianeta). Fra i tanti, due concetti: pensiero di livello e ampio, “di sistema”: occorre avere sempre la visione d’insieme entro la quale inserire ogni nostra azione, come l’ha del mare chi lo guarda dall’alto di una scogliera e non si preoccupa di non averne la percezione sensoriale. Invece noi oggi troppo spesso nuotiamo nel mare delle percezioni sensoriali senza aver la visione d’insieme del mare dei problemi. In ogni ambito del nostro agire.

Lo so, ben altri e (molto più) alti sono i contenuti del suo messaggio, ma intanto ho voluto prendere le mosse da questi. Bergoglio, Papa della nostra Chiesa, Ma Uomo di tutti e per tutti che interpreta la “chiesa” semplicemente come “adunanza” . Di tutti. La sua non è “religione morale”. La religione infatti non “è” la morale, bensì semplicemente “ha” una morale. La sua è una “morale” anche indipendente dalla religione, è una morale laica, ovvero valida per tutti. Ecco, mi permetto di definire così il nostro Papa: un Papa Laico.

Completo queste mie (povere e poche) osservazioni citando due Autori: Norberto Bobbio e Emmanuel Levinas. Bobbio: “L’etica dei principi conduce all’integralismo; l’etica dei risultati conduce al cinismo” . Levinas: “Il Volto dell’Altro ti guarda e si aspetta una risposta da te”.

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