PREDAPPIO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Novembre, 2012 @ 7:14 am

Detto altrimenti: c’ero anch’io …

C’ero anch’io, due estati fa. Ero in vacanza sulla costa romagnola. Più che per i bagni di mare, c’ero per le pedalate sui sette colli sopra Cesena (con “salitelle” del 15-18%, mica male! Provate a pedalare sulle rampe da Forlimpopoli a Polenta, la Chiesetta di Francesca, la Pieve S. Donato, qui, nella foto, quella dei “Paolo e Francesca” danteschi, poi ne riparliamo) e verso altre mete ciclistiche. Una di queste prevedeva l’attraversamento di Predappio. Infatti mi avevano assicurato che la strada non era molto frequentata dalle auto e quindi buona per i ciclisti. Partito in bicicletta da Forlì, verso Premilcuore, quasi al confine con la Toscana. 90 km fra andata e ritorno. Dopo 10 km di strada abbastanza trafficata (oltre, il traffico effettivamente diminuisce) raggiungo, per la prima volta nella mia vita, Predappio. Non mi fermo, non sento la necessità di una visita, di un “pellegrinaggio”.

Ecco, in questo senso – e solo in questo senso – dico che a Predappio c’ero anch’io. Non certo come chi, in questi giorni, ha ritenuto di celebrare a Predappio l’anniversario della marcia su Roma con sfilate in divisa nera, fez, gagliardetti, saluti romani, magliette X° MAS, etc.. La manifestazione, viste le previsioni di legge, non poteva essere stata autorizzata. La forza pubblica, almeno in TV, non si è vista. Probabilmente si è valutato (molto correttamente, n.d.r.)  che, nonostante la palese violazione della legge, sarebbe stato meglio lasciar “sgonfiare” la manifestazione piuttosto che intervenire per impedirla, anzi, probabilmente, per reprimerla, provocando reazioni a catena nel Paese.  Tuttavia noto un particolare. In questo caso si è deciso (molto intelligentemente, n.d.r.)  di non ricorrere all’applicazione puntuale della lettera della legge, bensì di superarne le rigide prescrizioni sull’altare di un comportamento saggio, prudente, discrezionale, per evitare danni maggiori. Questo comportamento torna a vanto di chi quelle istruzioni le ha impartite, assumendosi il rischio che questa sua decisione potesse essere tacciata di “omissione di atti e di fatti d’ufficio.

Tuttavia … tuttavia noto che in altri casi (Scuola Diaz di Genova), partendo da presupposti comportamentali ben diversi e non contrari ad alcuna prescrizione di legge, si è deciso di impartire alle Forze dell’Ordine ben altre direttive, senza tener conto dei gravi ed ingiustificati danni che si sarebbero arrecati a tanti innocenti ed inoltre senza considerare il detrimento che si sarebbe procurato in capo all’intero corpo di polizia di fronte agli occhi dell’opinione pubblica nazionale ed internazionale. Per non parlare delle prevedibili conseguenze giudiziarie a carico dei responsabili. Alla Diaz si è persa l’occasione di comportarsi secondo la legge (la quale qui, sì che avrebbe dovuto essere rispettata alla lettera!), legge che certo non prescrive di manganellare studenti con le mani alzate o addirittura addormentati. Peccato!

Como. Tentato furto delle monetine in Chiesa. 15 mesi di carcere. Ma allora, proporzionalmente, ad alcuni tesorieri dei partiti politici, dobbiamo dare un paio di ergastoli!

Con l’occasione, mi permetto di sottoporre al giudizio dei miei lettori un’ulteriore sottolineatura, con riferimento a casi di tutt’altro genere, senza alcuna implicazione politica, casi in cui, diversamente dal “caso Predappio” la legge viene applicata con estremo rigore alla lettera. Quando? Quando, ad esempio, si processa un ladruncolo colto in flagrante furto di un oggetto del valore di 10 euro in un supermercato o delle monetine delle elemosine in Chiesa. Non che lo si debba permettere o tollerare, però forse, in questi casi, in luogo di un processo (fra l’altro, quanto costa alla collettività?) potrebbe bastare una “lavata di capo” ed un paio di notti in guardina.

Termino. Voglio lasciare da parte i tre casi specifici che ho citato (Predappio, la Diaz, il ladruncolo) per portare il discorso su di un piano generale. Al riguardo, forse occorre porsi due problemi. Quello della riconoscibilità (esclusivamente e rigorosamente da parte dei suoi superiori e della magistratura) di ciascun agente di polizia che indossi casco e visiera calata, ad esempio attraverso la stampigliatura di un numero sul giubbetto. Il che ne aumenterebbe il senso di autocontrollo e di auto responsabilizzazione; e quello del rapporto fra rigidità della norma, discrezionalità della sua applicazione e discrezionalità nella irrorazione di pene alternative al carcere per i reati assolutamente “minori”.