“2044 -TRENTO FUTURA”

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Gennaio, 2025 @ 8:36 am

“1984” è il romanzo di G. Orwell del 1949 che prevedeva per l’anno 1984 un futuro “negativo”.  A me piace rubargli l’idea di quel titolo e scrivere al contrario un romanzo in positivo dal titolo “2044 – TRENTO FUTURA”. Vi anticipo la bozza di una prima traccia che ho buttato giù d’impeto, così … tanto per scaldare il motore … ops … la tastiera del mio computer!

Il mio romanzo, scritto nel 2025,  racconta l’attualità dell’anno 2044.

PRIMA BOZZA

Trento, città capoluogo di fondovalle e anche di montagna, da anni ha saputo reagire agli effetti negativi del riscaldamento climatico (molto aggravati negli ultimi decenni) grazie alla decisione del Comune di vent’anni fa, di realizzare – fra le molte altre “nuove” anche – un’idea “antica”: la cabinovia Trento-Monte Bondone. E ciò, in una duplice prospettiva: “portare la montagna in città” e “destagionalizzare” l’industria turistica nei mesi non già saturi di turisti e cioè primavera e autunno.

Succedeva così: la maggioranza dei cittadini di tutte le città di pianura o anche di fondovalle non provviste di una loro montagna dotata di un adeguato impianto di risalita, in quegli anni soffriva molto, non riuscendo a trovare sollievo alcuno contro il continuo aumento delle temperature estive. Infatti una certa difesa era possibile soltanto da parte di una minoranza dei cittadini dotati di ottimi mezzi finanziari: costoro si trasferivano nelle seconde case in montagna oppure, quado erano in città, attivavano al massimo livello i sistemi di condizionamento, potendo farsi carico dell’elevato costo nel frattempo raggiunto dall’energia elettrica.

A Trento ciò da anni non avviene, perché con pochissima spesa (ai residenti è riservato un abbonamento annuale a tariffa ridotta) tutti i cittadini possono farsi portare dalla Cabinovia fin oltre i 1000 metri di quota e “fare un pieno” di aria fresca.

Oltre a ciò il Comune riattivò in quota molte strutture abbandonate, destinandole ad uso pubblico: edifici universitari, asili, case per gli anziani, per lo sport, per il relax: il tutto circondato dal verde di un parco naturalistico di prim’ordine. Occorre aggiungere che in occasione della costruzione dell’impianto di risalita si utilizzò la presenza del cantiere già impiantato per realizzare il completamento fino alle quote superiori dell’attuale condotta interrata del combustibile destinato alla alimentazione delle caldaie di riscaldamento degli edifici in quota; combustibile che alimentava (ed alimenta!) impianti a integrazione dei sistemi di riscaldamento primari attivati ad energia solare e che prima era trasportato su gomma da autobotti le quali si arrampicavano pericolosamente lungo la ripida strada – scivolosa in inverno – che conduce in quota.

L’impianto di risalita non fu concepito e realizzato principalmente o soprattutto in favore della pratica dello sci, che pure in quegli anni era ancora possibile sul Monte Bondone, ma al contrario, in vista di una “uscita intelligente dal turismo dello sci” alla quale si prevedeva di essere presto costretti dall’aumento delle temperature, aumento che stava mettendo in crisi le stazioni sciistiche “basse”, cioè sotto i 2000 metri di quota. In quegli anni il Comune seppe trasformare quella necessità in una opportunità e cioè seppe sia agevolare la (residua) pratica dello sci, sia attivare una efficiente strategia alternativa di uscita da quello specifico turismo.

Infatti, considerando le crescenti masse di cicloturisti che percorrevano le piste ciclabili di fondovalle soprattutto quando non faceva troppo caldo o troppo freddo, e cioè proprio in primavera e in autunno,  il Comune pensò di “catturarle” e di portarle in quota con la nuova cabinovia  per poi farle ridiscendere a  valle  – sia verso la valle dell’Adige, sia verso la valle dei Laghi – lungo sentieri realizzati sulle ex piste da sci e anche fuori da esse, sempre nel rispetto delle indicazioni pubblicate dal CAI Centrale nei Quaderni di Ciclo turismo e di Ciclo escursionismo.

Subito dopo il Comune propose alla Provincia di “mettere a sistema” tutte le possibili bici-discese della Provincia, per realizzare l’attuale Trentino Bike Safari (“safari” significa “viaggio”) sull’esempio dell’austriaco Tirol Bike Safari il quale da anni ha raggiunto i 770 km di ciclo discese! Ciò convinse subito anche la confinante Provincia di Bolzano ad una analoga iniziativa, per cui oggi il nostro Trentino Alto Adige Bike Safari è collegato al Tirol Bike Safari che a sua volta ha dato vita ad una EUREGIO BIKE SAFARI la quale attira da anni centinaia di migliaia di cicloturisti da tutte le parti del mondo!

Occorre aggiungere che il raccordo fra le due quote fondo valle – Monte Bondone da anni sta attirando rilevanti masse di cicloturisti anche da Sud (Verona e Lago di Garda) e anche da Est, cioè dalla Valsugana: infatti la pista ciclabile che da Bassano del Grappa sale fino alla ribattezzata Colle Pergine (già Pergine Valsugana) , da quel punto ridiscende lungo la ciclabile che l’amministrazione comunale realizzò in quegli stessi anni e che a Trento si collega al sistema delle piste ciclabili di fondovalle ed in particolate alla stazione di partenza della cabinovia.

La stazione di partenza della cabinovia a sua volta fu realizzata in stretta connessione con la stazione ferroviaria di Trento, per consentire il rapido scambio intermodale da parte dei ciclo turisti, che ormai da molti anni arrivano sempre più numerosi a Trento anche in treno, per provare l’emozione del “safari” che Città Capoluogo ha ideato e contribuito a creare.  Il loro numero è molto cresciuto anche alla minore “distanza ferroviaria” di Trento dalle città tedesche, distanza ridottasi grazie all’apertura – in quegli stessi anni – del traforo ferroviario del Passo del Brennero.

(continua …)

FINE DELLA BOZZA

Che ne dite? Lo scrivo questo mio romanzo “2044”?