IO, LA MIA PATRIA OR È DOVE SI VIVE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Agosto, 2024 @ 4:35 pm

Così scriveva il Pascoli, mestamente.  Io riprendo quelle sue parole senza mestizia, al contrario grato per le patrie che la vita mi ha offerto.

A Genova ci sono nato, cresciuto, laureato, sposato e la prima patria è come il primo amore: non si scorda mai. Poi il lavoro mi ha fatto “girare” In Italia e all’estero, ma a parte Genova, “le città le più che ho abitato” (espressione dialettale ligure) sono Trento e Riva del Garda: rispettivamente seconda e terza patria in contemporanea e a pari merito. In Trentino ci venivo in vacanza, a scalare le Dolomiti di Brenta e le Pale di S. Martino. Poi un giorno mi hanno offerto di venirci a lavorare e mi ci sono installato.

Riva del Garda … be’ raga, io che sono nelle acque del Mar Ligure … l’attrazione è stata fatale … che poi, a ben vedere, la lapide apposta a fianco della casa comunale di Riva ricorda che i primi abitanti della città furono i Ligures, e allora …

Riva … il nome devono averlo dato i Trentini che, scendendo dalle valli, scoprirono il lago, altrimenti se fosse stato il contrario, il nome sarebbe stato Costa del Trentino, non vi pare?
Il motto della città à “Currit Benacum libere Ripa lacum” e cioè “I Rivani possono navigare liberamente per il lago di Garda”, la cui origine è … be’ ve la cercate in internet, ecchè, vi devo dire tutto io?

Riva è la località turistica più frequentata del Trentino. Io ci sono legato per avere regatato 25 anni con la mia barca Fun Whisper ITA 526; per essere stato per anni negli organi direttivi della Fraglia Vela Riva e dell’Associazione Amici della Musica; per avervi svolto il mio ultimo lavoro prima della pensione.

Ma non è dei miei molti lavori svolti al Brennero, al Tonale, a Trento, a Rovereto e a Riva del Garda che voglio scrivere, bensì solo di Riva, in quanto apprendo dal TG Regione che quest’anno a Riva abbiamo una presenza turistica record, con una diminuzione della clientela italiana del 9% e con l’arrivo di nuovi ospiti: gli arabi. Ben vengano gli arabi. Tuttavia registro negativamente la diminuzione della clientela nostrana, per la gran parte appartenente alla classe media.

E vengo al punto: la tendenziale diminuzione della nostra classe media, che io interpreto come un segnale della rottura dell’ascensore sociale. L’ho presa molto alla larga, questa conclusione, non vi pare? Evvabbè … mi è venuta così che ci posso fare?

Chiudo con una mia poesiola dedicata alle “vele rivane”:

Vele rivane

Il cielo è pulito, fa freddo.
Il Vento del nord respinge la nebbia.
Le palme e gli ulivi son scossi e muovon le foglie
qual ali che voglian migrare.
C’è Vento sul Lago da giorni.
Le cime nevose dei monti
dipingono l’aria di candidi sbuffi.
Nel porto un’orchestra.
Ascolta
tintinna di magico timpano
sartia d’acciaio
e insieme a folate impetuose
dà fiato ad un oboe solenne.
E l’onda, smorzata dal molo, applaude il concerto
lambendo gli scafi seduti in poltrona
nel proprio teatro di luci e di suoni.
In alto un gabbiano galleggia nel fiume sospeso.
Sull’acqua reali due cigni attendono il tempo.
Dal seno materno del porto si stacca una prora:
s’avanza invelata e scruta l’invito del vento.
Dapprima procede più lenta
poi prende vigore sull’onda che s’apre e l’accoglie
nell’umido abbraccio d’amante in attesa.
Carena sussulta si slancia
respira lo stesso respiro del cielo
e all’acqua regala la forma.
Le creste dell’onde s’uniscono all’aere in spume rapite.
Lo scafo ormai vola: e mentre ti portan sue ali
Lo senti vibrare, gioire e chiederti: “Ancòra!”.
Ma devi tornare
e volti la rotta in faccia alla furia che avverti più vera.
Non lotta con l’onda la prora che s’alza:
l’affronta, ricerca un’intesa, la trova, procede:
la senti che parla di te con l’acqua e col vento.