L’IRREDIMIBILE DANTESCO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Giugno, 2024 @ 10:32 am

In molti recenti post ho descritto l’utilità che avrebbero l’UE e lo Stato a lanciare emissioni di Titoli Irredimibili “Rendita” non di debito. Scopro ora che già il padre Dante in alcune bozze della sua Divina Commedia aveva parlato dell’argomento, salvo poi decidere di non inserirle nel testo finale. Ma iniziamo con la condanna che compare nel testo definitivo della Commedia:

Inf. XXVI – versi 1-3: Godi Fiorenza poi che s’e si’ grande / che per mare e per terra batti l’ale / e per lo ‘nferno tuo nome si spande …

Inf. XXXIII – versi  70 e sgg.  :  Ahi Pisa, vituperio de le genti  / del bel paese là dove ‘l sì suona, / poi che i vicini a te punir son lenti, / muovasi la Capraia e la Gorgona, / e faccian siepe ad Arno in su la foce, / sì ch’elli annieghi in te ogne persona!

Inf. XXXIII versi  151-153 : Ahi Genovesi uomini diversi, d’ogne costume e pien d’ogne magagna / perchè non siete voi del mondo spersi?

Perché questa triplice condanna? Ed ecco che veniamo alle bozze di cui si diceva poc’anzi. Esse ci svelano l’arcano: la condanna fu comminata perché quei tre Comuni non avevano lanciato emissioni di Titoli Irredimibili “Rendita”:

Egl’è che quando s’abbisogna
di provveder danaro a la Comune
sia Genua o Pisa o casa di vergogna

Fiorenza tosca piena d’ogni acume,
non sanno come far se non coprire
di debito, che lor credon di piume

avrà futuro peso a non ferire
figli e nepoti nati e nascituri
fino di fame a far loro morire

siccome l’Ugolin fra tristi muri.
E in vece, l’adottar carte novelle
farebber progredir loro sicuri

lontano dagli inciampi e da querelle
ch’oggi li fanno ir rasente il muro
poi che del culo lor strappar la pelle

vorrebbe il cittadin, pur casto e puro,
stanco de lo futuro ipotecato
a discendenza sua sanza futuro

chè  Irredimibil lor non fu adottato.

Qui il frammento è illeggibile, la pergamena sembra mangiata dai topi. Il testo diventa di nuovo leggibile laddove il Poeta si rivolge al duca suo Virgilio con una preghiera …

O duca mio lontan da questo lido
sia grato a te l’invio de le novelle
sì come nel mio cor i’ mi confido

scevre da male lingue e da querelle.
I’ scrissi un canto sulle idee più nuove
che spesso son trattate miserelle

da chi nemmeno sa far d’esse prove
onde verificarne la portata
poi che cervello suo ne pur si muove

inabile a voltar d’uova frittata!
Ed io che scrissi in dolce stile novo
capisci che nel marmo rigirata

poi che riposo acconcio i’ non ritrovo
è mia posizi-on d’omo defunto
che l’ignoranza lor vindice covo

sin che quel lor ragliar non sia consunto.
Aspetto quinci ansioso tua risposta
a questo mio rimare di riassunto

che mi vorrai ‘nviar per meile posta.

Come si vede, già a quei tempi si usavano le e-mail. A parte questo fatto, non c’è da dubitare dell’autenticità di questi ritrovamenti: adottiamo i titoli irredimibili!  Infatti abbiamo scoperto un altro frammento, nel quale il Padre Dante loda quei Comuni che li abbiano emessi: Dante colloca in Paradiso ad alcuni Capi di Stato virtuosi:

A voi ch’avete Rendita adottato
e in alto ciel godete ricompenza
a la cagion del nobil risultato

sicchè piena d’ognuno è la dispenza
di ogni cittadin che governate
cui non fiaccaste la di lui pazienza,

sia lode e gloria che vi meritate
d’ascolto avere dato allo consiglio
sì chiaro scritto in pagine vergate

che legger non vorrà solo un coniglio
che tema lo confronto con le idee
da affrontar con nobile cipiglio

poichè non pote dir “sono le mee”.

                                                               (Riccardante Lucattieri)

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