UN SAMPDORIANO A BALBIDO
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Aprile, 2024 @ 6:14 amL’ Altopiano di Fiavè è una bellezza situata al di fuori dai grandi percorsi turistici. Lo si raggiunge deviando rispetto a mete famose quali Madonna di Campiglio e il Lago di Garda: da Riva del Garda scavalcando il Passo del Ballino o da Trento, salendo da Sarche-Ponte Arche, rispettivamente in circa 20 e 40 km.
Nell’altopiano troviamo i resti di palafitte preistoriche e Vigo Lomaso, il borgo che ha dato i natali a Don Lorenzo Guetti, il fondatore della cooperazione trentina, sacerdote “imprenditore” sociale e politico il quale, fra le altre iniziative, portò in Trentino il Credito Cooperativo sul modello delle banche tedesche Raiffeisen.
Nell’estremità sud ovest dell’altopiano sono incastonati due gioielli:
– il borgo di Balbido, detto il “Paese dipinto” per via dei suoi bei murales;
– il borgo di Rango, famoso per … ecco, ora vi aspettate che io scriva “per i suoi mercatini di Natale che ogni anno attraggono oltre 120.000 visitatori” … e invece no, preferisco dirvi “Rango, famoso per le sue splendide casette edificate in granito in una zona nella quale le montagne sono di arenaria!” Costruzioni realizzate grazie ai massi erratici di granito che i ghiacciai del vicino Adamello, ritirandosi nei secoli, hanno lasciato su quelle pendici.
Balbido, dicevo sopra, famoso per i suoi bei murales lo è anche per un altro aspetto, l’ospitalità.
– “Balbido ospitale già molto tempo fa”, nei confronti di perseguitati esuli padovani in fuga dalla loro città, i quali per ringraziamento, poco fuori dal “centro storico” del borgo, edificarono la bella chiesetta dedicata a Santa Giustina, prima protettrice di Padova (seguita a ruota in seconda posizione dal più conosciuto S. Antonio). In questa chiesetta è conservata una preziosa pala, opera di un pittore del 1617, recentemente recuperata dopo lunga ricerca.
– “Balbido ospitale oggi”, perché ha accolto il rientro da Trento di Don Marcello Farina, sacerdote andato in pensione, il quale è nato a Riva del Garda per via che lì c’era l’ospedale, ma che era cresciuto a Balbido e a Rango. Sulla porta della sua bella casa d’origine di Balbido – completamente ristrutturata, museo storico di libri e di testimonianze di vita di lavoro, sociale, umana e pastorale – un dipinto: “Le parole sono pietre” come aveva scritto Don Lorenzo Milani ad una professoressa.
Balbido, con la sua chiesetta nel “centro storico” al cui esterno, con la vista della “sua Himalaya” innevata, Don Marcello ha benedetto i ramoscelli d’ulivo la Domenica delle Palme. Don Marcello infatti presiede alla celebrazione della S. Messa nel suo borgo la domenica mattina alle 10,00: in inverno, nella chiesetta del centro storico; nella stagione calda, nella chiesetta di S. Giustina.
Alle celebrazioni partecipano anche fedeli che “salgono” da Trento e da altre località della provincia e non solo, Milano compresa.
Nel prato vicino alla chiesetta, si trova la “statua” della Stria (strega) realizzata con canne e giunchi, alta una decina di metri, guiness dei primati nel 2019.
Ma veniamo al “sampdoriano” di Balbido, e cioè al locale tifoso della Sampdoria, una delle due squadre di calcio del capoluogo ligure. Si tratta di una persona molto conosciuta in Trentino, già docente di storia e filosofia nei licei e all’Università della terza età, storico e filosofo lui stesso, autore di molti libri: ma si … è proprio lui, Marcello Farina! (Spesso tralascio quel “don” perché ho il privilegio di essere legato a lui da una preziosa amicizia).
Io ho avuto la fortuna di conoscere e frequentare Marcello da alcuni anni. Un giorno, parlandogli di mio figlio Edoardo, fervente tifoso sampdoriano, ebbi a dirgli che io stesso, classe 1944, ero nato proprio alla Doria, una frazione collinare nella periferia di Genova, nella quale i miei genitori erano sfollati: e la Sampdoria era nata dalla fusione di due squadre, la Sampierdarenese e la Doria. “Sampdoriani? Mi disse. Lo sono anch’io!” Era andata così: Marcello da ragazzo giocava a calcio. Parlando con gli amici aveva chiesto quale squadra fosse l’ultima in classifica in quella fase del campionato. Gli dissero che era la Sampdoria: Marcello decise di diventarne tifoso.
Subito all’interno della sua bella casa, vistosamente appesa ad un appendiabiti, fa bella mostra di sè una grande sciarpa blucerchiata. In uno scaffale colmo di libri trova spazio un piccolo Topo Gigio che indossa la maglietta sampdoriana!
Marcello è un grande arricchimento per il paese, per chi lo frequenta, per chi partecipa alle celebrazioni domenicali che presiede: un arricchimento nel percorso di ricerca della Fede e del vivere il “mondo”, cioè l’insieme delle relazioni umane. Infatti egli è sempre disponibile per tutti in ogni occasione come amico, come sacerdote, come storico, come conoscitore della sua terra e della storia locale e non. Spesso è reclamato a Trento e in altre località per partecipare a iniziative culturali o momenti di preghiera, per celebrare un lutto, visitare un malato, salutare un amico.
Marcello si muove senza risparmiarsi, in estate e anche con la neve, con la sua inarrestabile Panda 4×4 modello 2023, lui che invece è – scusate se è poco – un “modello 1940”! Più volte ci ha accompagnato ammirare gli affreschi dei pittori Baschenis, sparsi in alcune chiesette della zona. Regolarmente guida gruppi di amici in viaggi culturali anche all’estero.
La qualità che maggiormente colpisce in lui è la sua attenzione all’umano. Marcello cita spesso il filosofo Emmanuel Lévinas, il filosofo del volto: “Il Volto dell’altro ti guarda e si aspetta una risposta da te”.
Marcello, ti saluto con un “Alè Doria!” Alla prossima nostra salita a Balbido.
P.S.: fra le foto ho inserito anche quella di mio figlio con Mancini e quella della squadra in occasione della sua vittoria al Campionato di Calcio 1991.