RIFORMARE I RAPPORTI CAPOGRUPPO/HOLDING E LA FINANZA DI GRUPPO
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Marzo, 2023 @ 6:16 pmDa “giovane” (dai 32 ai 38 anni compresi) sono stato a capo della Finanza Italia di una grade Holding, la STET-Società Finanziaria Telefonica per Azioni, Torino-Roma, società del Gruppo IRI, che possedeva a sua volta decine di SpA nella comunicazione e nell’elettronica, civile e militare ed operava come una holding “diversamente mista”, cioè si occupava della finanza di gruppo in modo più o meno operativo in relazione alla diversa dimensione e ruolo delle SpA possedute.
La SpA che utilizzava e produceva la maggiore quantità di finanza era la “SIP-Società Italiana Per l’esercizio telefonico”, in allora operante in regime di monopolio. Noi gestivamo la sua finanza per quanto riguardava l’approvvigionamento sul mercato, non quanto al suo utilizzo: infatti, le decisioni di investimento e di spesa erano lasciate al P-AD-DG della Sip e al suo CDA-Consiglio di Amministrazione.
Mi piace fare un ragionamento parallelo per ciò che riguarda il rapporto fra una Provincia Autonoma (di Trento, la PAT) e i suoi Comuni. Nel caso nostro abbiamo 166 Comuni, la maggior parte dei quali di dimensioni molto limitate. Ecco che il rapporto finanziario fra la PAT e i singoli Comuni deve tener conto della diversa dimensione di ogni Comune: ovvero, essere “holding mista o operativa” nei confronti dei Comuni minori, ma solo strumento di trasmissione finanziaria rispetto alle sue maggiori “società”, cioè rispetto ai Comuni maggiori, Capoluogo in testa.
Questo, anche in ossequio
– al principio di sussidiarietà che recita “Non faccia l’Ente successivo (la PAT) ciò che può fare meglio e prima l’Ente precedente (il Comune)
– alla regola “aziendale” che il potere deve essere sempre unito alla responsabilità.
Mi piace definire il modello che propongo come la “SECONDA ETA’ DEI COMUNI”. E se mi sbaglio … mi corigerete!