DEFICIT, DEBITO PUBBLICO, SANITA’ PUBBLICA, TITOLI IRREDIMIBILI
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Febbraio, 2023 @ 10:47 amIl deficit annuale indica quanto lo Stato, ogni anno, sborsa in più rispetto a quanto incassa ed è un dato finanziario, di cassa si potrebbe dire. Il debito è la situazione debitoria finale ed è un dato patrimoniale. I due dati sono collegati: se lo Stato ha un surplus finanziario, lo porterà a diminuzione del debito. In caso di deficit, il debito pubblico aumenterà di pari importo. Solo per dare in modo molto approssimato l’ordine di grandezza delle cifre di cui si parla: posto PIL =1, il debito pubblico è 1,7 e la finanza privata italiana è 3,4 di cui 1 depositato nei conti correnti bancari. Fino a qualche tempo fa la stampa anche non specializzata era informata e ci informava regolarmente sull’andamento del deficit, del debito pubblico, del PIL e dello spread (differenziale fra i nostri titoli di debito pubblico e quelli tedeschi). Raramente sull’ammontare della finanza privata italiana.
In questa sede metto in relazione il finanziamento della sanità pubblica con l’andamento del deficit e quindi del debito.
La sanità pubblica è la principale voce di spesa dei conti dello Stato.Il governo ha rinunciato ad incassare i 37 miliardi del MES Sanitario: un prestito decennale riservato ad interventi alla sanità, al tasso dello 0,1%, ed ha destinato alla sanità pubblica solo 2 miliardi di cui 1,5 assorbiti dalle bollette dell’energia. La sensazione che se ne trae è che si pensi di rallentare o ridurre di molto i finanziamenti alla sanità pubblica, per passare da una situazione di deficit ad una di avanzo e quindi iniziare a ridurre il debito pubblico a scapito di quel settore.
A questo punto la sanità tenderebbe a diventare come a quella USA, cioè chi ha possibilità, stipula una polizza assicurativa e gode della sanità privata. Gli altri no.
Questa soluzione rappresenterebbe il coinvolgimento quasi forzoso della ricca finanza privata (di chi la possiede, s’intende) verso il settore pubblico in quanto sarebbe alleggerito di quelle spese.
Per completezza: se il governo avesse incassato i 37 miliardi del MES Sanitario, avrebbe fatto una scelta politica contraria alla tendenza (non dichiarata) di privatizzazione della sanità, ed inoltre si sarebbe trovato di fronte alle seguenti alternative:
aumentare di 37 miliardi il debito pubblico, oppure …
… per evitare questo aumento, avrebbe dovuto sottrarre 37 miliardi ad altre voci, avrebbe dovuto fare delle scelte.
Sta di fatto che la nostra sanità pubblica, provinciale e statale, fatta qualche lodevole eccezione, è in forte crisi e già oggi, anche qui in Trentino, ci si deve spesso rivolgere alla sanità privata. Tuttavia sarebbe esistita un’altra via di uscita, quella che avrebbe consentito di incassare i 37 miliardi del MES Sanitario senza aumentare il debito pubblico, e cioè che in parallelo lo Stato avesse emesso Titoli Pubblici Irredimibili Rendita, titoli senza l’obbligo della restituzione del capitale e con un rendimento maggiore dei titoli di debito, emettendoli inizialmente in sostituzione VOLONTARIA della tranche di titoli di debito pubblico in scadenza (in totale circa 450 mildi l’anno).
Lo Stato avrebbe minori esborsi fe maggiori disponibilità finanziarie, ridurrebbe il proprio debito ed otterrebbe un miglioramento dello spread.
Il sottoscrittore avrebbe un rendimento maggiore e potrebbe sempre recuperare il capitale vendendo i titoli in borsa.
Nel 1935 lo Stato emise Irredimibili per 42 miliardi di lire offerti in opzione a 95/100 al 5% annuale liquidazione semestrale: i titoli andarono a ruba.
Il 20 agosto 2020 Banca Intesa Intesa Sanpaolo ha emesso €1,5 miliardi di suoi irredimibili ed ha ricevuto richieste di acquisto per 6 miliardi! E i titoli di banca sono tassati al doppio di quelli statali!
L’obiezione che si pone oggi questa soluzione è che i Titoli Irredimibili sono classificati di debito. Ecco, appunto, “classificati”: è necessario correggere questa loro particolare etichetta applicata a somme che non si devono restituire.
Altra obiezione: se lo Stato si riservasse un’opzione di riscatto, allora non si potrebbe negare che siano titoli di debito. Obiezione: a parte che anche questa obiezione ha una natura formale, lo Stato – anche in assenza di una espressa opzione di riscatto da parte sua – in un secondo momento potrebbe ben porsi come acquirente nella borsa valori.
Dal punto della tecnica finanziaria, operazioni di questo tipo sono semplici swaps, scambi di capitale con rendita, già molto utilizzati in ambito finanziario anche internazionale.
Quindi, se non ora, quando?
Riccardo Lucatti, Responsabile del Tavolo di Lavoro Finanza ed Economia Mista di ITALIA VIVA TRENTINO.