LA NECESSARIA RIFORMA DEL DEBITO PUBBLICO
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Novembre, 2022 @ 11:14 amSi tratta di dare vita ad uno swap (scambio) finanziario: lo Stato riceve capitali e offre in cambio una rendita elevata: ciò attraverso l’emissione di TITOLI PUBBLICI IRREDIMIBILI RENDITA, titoli sui quali l’Ente corrisponde ai sottoscrittori un rendimento più elevato rispetto al rendimento dei titoli di debito, ma non è obbligato alla restituzione del capitale investito. Il tasso di rendimento è indicizzato per mantenere il valore del titolo in Borsa ove, volendo rientrare del capitale investito, si potrà vendere il titolo.
Oggi questi titoli sono classificati come titoli di debito e occorre semplicemente rettificare questa loro classificazione che non regge alla luce della legge e della disciplina finanziaria ed economica ma soprattutto alla luce delle esigenze della finanza pubblica nella situazione che stiamo vivendo.
Uno Stato indebitato con titoli di debito è come quel negoziante che abbia contratto un mutuo per acquistare i locali del suo negozio. Per contro, uno Stato che emetta TITOLI IRREDIMIBILI RENDITA è paragonabile al concorrente di quel negoziante che a differenza del primo non si sia indebitato, bensì abbi preso in affitto i locali necessari al suo commercio.
Nel 1935 l’Italia emise suoi Irredimibili per Lit. 42 miliardi (circa €50 miliardi di valore attuale) sottoscrivibili al prezzo 95/100, al tasso del 5% annuo, liquidazione semestrale. E andarono a ruba.
Il 20 agosto 2020 Banca Intesa Sanpaolo ha emesso suoi Irredimibili (privati, quindi a tassazione doppia rispetto a quelli statali!) per €1,5 miliardi e ha ricevuto richieste per €6,5 miliardi. Andati a ruba anche questi!
I Titoli Irredimibili Rendita sono lo strumento per attrarre volontariamente (questa è la grande differenza rispetto ad interventi fiscali!) la ricchissima finanza privata italiana (ed estera) verso il nostro settore pubblico: consideriamo che la sola finanza privata italiana ha un volume grosso modo doppio rispetto all’attuale indebitamento pubblico, con la parte depositata nelle banche grosso modo equivalente all’attuale PIL.
Immaginiamo che, per iniziare, lo Stato emetta titoli Irredimibili (come si è detto: ad un rendimento maggiore rispetto al quello dei titoli di debito) e li offra in sostituzione volontaria delle tranche di titoli di debito pubblico in scadenza che globalmente ammontano a oltre 400 miliardi l’anno. Così facendo, lo Stato riduce il suo debito pubblico. Se poi ne emette di nuovi, aumenta la sua liquidità senza aumentare il proprio debito: minor debito; maggiore liquidità; maggiori investimenti produttivi di lavoro, utili, finanza; migliore rapporto debito/Pil; miglior rating; minore spread rispetto ai titoli tedeschi.
Per lo stato aumenta il flusso in uscita per il pagamento dei maggiori rendimenti, flusso che però è ampiamente compensato dalla diminuzione dei flussi in uscita per la mancata restituzione del capitale!
L’emissione di Titoli Irredimibili sarebbe auspicabile anche a livello UE, con il vantaggio di attrarre direttamente la finanza privata di molti stati. Con il che si alimenterebbe “a cascata dall’alto” il flusso di risorse da destinare agli Enti pubblici “precedenti”, ovvero a Stati, Regioni, Province, Città e quindi anche da destinare direttamente a imprese e servizi pubblici.
Per comprendere a fondo l’idea proposta occorre dare centralità all’esame dell’andamento – in aumento o in diminuzione – degli altri principali flussi della finanza: il risparmio presso le banche; le emissioni di irredimibili bancari; gli investimenti finanziari dall’Italia all’estero. Alla luce di questa analisi, risulterà come lo Stato, oltre alle considerazioni sopra esposte, debba considerarsi “in concorrenza” con altri soggetti captatori dei principali flussi finanziari, i quali rischiano di indebolire la sua capacità di attrarre volontariamente la finanza privata verso le proprie esigenze, con la necessità per lo Stato di ricorrere a devastanti interventi fiscali.
La contestazione che viene fatta all’emissione di titoli irredimibili rendita è superficiale: “Sono classificati come titoli di debito”. Al che osservo: appunto, “sono classificati”, non “sono”. Quindi il problema è solo di intervenire con un atto “eccezionale” (che poi tale non è!), ovvero con la semplice rettifica della loro attuale classificazione, di fronte a quattro contemporanee negatività eccezionali: Covid, clima, guerra, recessione. Localmente Bankitalia Trento avverte: “Economia province di Trento e Bolzano – Previsioni imprese: rallentamento in Trentino, stagnazione in Alto Adige”. Fonte: Agenzia giornalistica OPINIONE.
Il “gioco” (degli Irredimibili) vale quindi ampiamente la candela. Infatti, se non ora, quando?
Riccardo Lucatti, Responsabile del Tavolo di Lavoro Finanza ed Economia mista di ITALIA VIVA TRENTINO, Trento.