LA “MIA†BICICLETTA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Ottobre, 2012 @ 11:42 amDetto altrimenti: storia di una passione … o passione per una storia?
 Anteprima: tutte salite e discese
Genova Albaro. Avevo pochi anni. Insieme a mio fratello maggiore ricevemmo un dono importante: una biciclettina con le rotelline posteriori. Se bucavamo o anche solo se un pneumatico si sgonfiava un poco, risistemarlo era un’impresa. Si doveva attendere che il babbo (babbo, toscano) avesse il tempo per portare la bici dal meccanico. E poi … una bici in due!
• A 10 anni, al paese dei nonni (S. Angelo in Colle – Montalcino, SI), poche lire per affittare dai ragazzi del paese un’ora di bici …
• Genova Albaro. Verso i 12 anni, all’oratorio parrocchiale (S. Francesco d’Albaro) prendevo in affitto ad ore da un amico la sua bici, pagando in francobolli da raccolta.
• A 15 anni trascorsi una vacanza a Limone Piemonte e potei approfittare della bici di un amico per alcuni giretti: aveva tre rapporti, una pacchia!
Tutto qui.
Primo tempo: da Monza a Trento
Abitavo a Monza Parco. Dopo una discreta pausa di riflessione, a 40 anni d’età , affittai una bici dentro il Parco. Mi entusiasmò l’aria sul viso. Ne comperai una, da passeggio, con due rapporti anteriori e sei alla ruota. Iniziai a pedalare anche in salita, là dove incontravo solo ciclisti “da corsaâ€. Cambiai il sellino, allungai la “pipetta†del manubrio, cambiai le ruote. Un giorno il mio fornitore mi disse: “Ma … scusi, non varrebbe la pena che lei se ne comperasse una da corsa?â€. E così fu. Anni ’80, Lit. 500.000. La prima mattina che la usai … ricordo … uscii dal vialetto di casa traballante, incerto sul da farsi, con i piedi fermati per la prima volta nella loro vita dalle cinghiette dei pedali. Incrociai il figlio del ciclista con alcuni amici, tutti “da corsaâ€: “Dottore, venga con noi!†“Ma io …â€. “Venga, andiamo piano!†Prima uscita, 60 km! Mi fecero “morireâ€. Tornai a casa stravolto. Però, come sono bravo, mi dissi, ed allora via, da incosciente.
Da Monza al Ghisallo, da sud, tanto poi, al ritorno, è discesa … Ma no? Davvero? Ma va …?! Comunque, arrivato in cima, dopo avere ammirato la bicicletta di Coppi esposta nel Santuario del ciclista della Madonna del Ghisallo, volli andare a veder com’era la salita vera, quella che scende verso nord, anche perché per me, da dove mi trovavo, era appunto una discesa. Discesa più discesa meno, pensai … ma intanto continuavo ad allontanarmi da casa. Detto fatto. Al ritorno ero sfinito. Mi fermavo ad ogni bar per bere un tè molto zuccherato. In totale, 110 km. Ma si può? No, non si dovrebbe. Comunque il ghiaccio era rotto e la … “parte lesa†dolorante! Da quel giorno, nei week end,  la Brianza fu mia, in lungo ed il largo … e in alto!
Durante la settimana, la mattina, a Monza, sveglia alle cinque, due ore di bici (Monza – Montevecchia e ritorno, una salitaccia!) e poi via, in ufficio, a Milano, in auto: oltre un’ora per fare 16 km!
Fu un’escalation: lo Spluga, il Passo San Marco, il Maloia, il Bernina, il giro delle Grigne, il Ghisallo dalla parte giusta, cioè da nord verso sud … insomma tutto quello che era a portata giornaliera.
Fino a quando la mia bici non mi soddisfece più. Un artigiano del settore, Mario Camilotto, me ne realizzò una “su misuraâ€, all’epoca era al top della gamma, tanto che la sua foto fu pubblicata sulla copertina della rivista “Biciclettaâ€, Anno II, n. 18 del giugno 1085 (guardate il marchio MC sulla forcella!)
Ancora oggi, dopo tanti anni, la bici è in perfetta forma e la uso volentieri. Rapporti? 52-39 alla guarnitura; 12-28 al pignone.
All’epoca andavo in vacanza a Cesana Torinese (m.1350) ai piedi dei due colli famosi: il Sestriere (m.2050) e il Monginevro (m.1850). Cesana, le mie più belle salite della mia vita. La mattina presto una o due salite al Sestriere, tanto per allenarsi. Oppure Cesana, Monginevro, Val Nevache, Colle della Scala, Bardonecchia, Cesana, 90 km. E poi, più colli, uno dopo l’altro. Cesana, Monginevro, Briancon (1350), Isoard (2361) e ritorno. Oppure, Cesana, Monginevro, Lautaret (2000), Galibier (2850), Telegraphe (1566), Moncenisio (2000) e … arrivati a Susa (503)… basta così! Fate voi il conto dei dislivelli, in un solo giorno!
E poi con il rampichino … acquistai una Rossin. Fare le traversate che in inverno si facevano con gli sci fuori pista, da una valle all’altra, da Cesana a Monginevro attraverso i Monti della Luna di Claviere e poi, attraverso il Colletto Verde, a Cerviere, antico paesello alla base del Lautaret e quindi a Briancon; oppure da Cesana salire al Fratiteve (m. 2750) per poi discenderne. Insomma, v’era solo l’imbarazzo della scelta.
Alcune volte partivo alle 07,00, pedalavo per tre ore, indi venivo raggiunto dalla famiglia in auto. Mi cambiavo, bici nel portabagagli, scarponi ai piedi e su, in salita, alla scoperta di splendidi laghetti alpini o alla raccolta di funghi con il figlio Edoardo, all’inizio sulle spalle … poi basta, pesava troppo! Evviva la gioventù!
Ma il bello veniva quanto a fine ferie rientravo a Monza dopo un mese di superallenamento alpino. Uscivo di casa, vestito da ciclista “normale”, senza abiti vistosi, senza sponsorizzazioni … mi accodavo a squadre di ciclisti loro si, ben organizzati, tutti con bici super, tutti vestiti e sponsorizzarti nello stesso modo. Io per ultimo. Se ne accorgevano, passavano parola, “… quel ciclista qui dai che lo seminiamo …â€, aumentavano l’andatura. Io sempre li. Aspettavo. Aspettavo le salite. Infatti alle prime salite loro scalavano di marcia ed io invece aumentavo il rapporto. Non ci credevano … non era possibile, fino a che un giorno uno mi chiese. “Ma tu, dove ti sei allenato?â€, Uao raga … indovina un po’?
Una volta il direttore di una banca presso la quale era cliente la società che dirigevo, volle fare una scommessa: scommettiamo che lei non riesce a fare la salita di Montevecchia? Per me era un gioco da ragazzi, ormai. Cosa scommettiamo? Una cena al Griso di Malgrate. Perse lui. Io mangiai ottimo pesce. Lui pagò “una cifraâ€. Così impara a dubitare, uomo di poca fede!
Quando andavo a Genova a trovare i miei vecchi genitori, il minimo era Genova-Portofino e ritorno. La mattina, tanto per farmi venire appetito.
Il lavoro mi portò in Trentino. Arrivai con la bici da corsa smontata e riposta nel portabagagli. In attesa di trovare casa, alloggiavo in una piccola pensione a mezza montagna, a 7 km dal centro e dall’ufficio, distanza che ai locali pareva grande ma che a me, che per anni avevo “pendolato†da Monza a Milano, tutti i santi giorni, alla media stratosferica di 16 kmh causa traffico, pareva una bazzecola. Anche qui, giri mattinieri per non perdere la gamba. Finchè mi presi una intera giornata. Il Bondone! Guardai la carta geografica: salgo al passo via Sardagna, circa 1400 metri di dislivello, scendo solo un poco, giro a sinistra e ritorno nella valle dell’Adige passando per il Lago di Cei. Detto, fatto. Arrivo al Vason, inizio la discesa.
Asfalto liscio come un biliardo, giornata splendida, traffico assente, dolomiti del Brenta sullo sfondo,  e via, a 50, 60 kmh! Via! Arrivo in fondo alla valle, giro a sinistra verso sud e pedalo, cercando con lo sguardo il valico verso il Lago di Cei. Inutilmente. Ad un certo punto un cartello: “Riva del Garda km …â€. Ma dove sono? Mi fermai e chiesi ad un vecchietto: “Scusi, per Trento?†E lui, in dialetto: “Lu, l’è bon de far ‘l Bondon?â€. Ero sceso troppo! Il bivio per Cei era a 2 km dal Vason ed io lo avevo letteralmente “bruciatoâ€! E così, via, “de volta†(cioè “indietroâ€) verso nord, lungo la Valle dei Laghi, a risalire con mestizia le valli che avevo disceso con tracotanza … in salita, fino a Cadine, per poi scendere su Trento. Chi non ha testa ha gambe.  Conobbi gente. Pedalatori seri, del tipo facciamo insieme la “Trento, Valsugana, Passo del Manghen (2047) e ritorno per la val Florianaâ€. Fatta. La faccio breve. Non avevamo limiti … fino a quando … mi innamorai. Si, della barca a vela che acquistai nel 1990. Per lei tradii la bici. L’allenamento andò scemando. La bici andò in garage.
Secondo tempo: il mio pensionamento, Trento 2009 e seguenti
Sono passati 19 anni senza bici. Io, neo pensionato. Un po’ di bronchite cronica: sarà la barca a vela che pratico anche in inverno o le sigarette che fumavo da giovane. D.: “Dottore (in medicina) mi dica, ma com’è che quando andavo in bici non avevo problemi?†R.: “Dottore (in giurisprudenza, cioè io stesso), sicuramente la bici le faceva bene!†Ah si? Sta’ un po’ a vedere! E se per la vela avevo tradito la bici, per la bici iniziai a trascurare un po’ (solo un po’) la vela. Ripresi quindi la mia vecchia bici da corsa (nel frattempo avevo scambiato il rampichino con una bici da passeggio per mio figlio Edoardo) e via, si ricomincia!
Era il 22 aprile 2010. Quell’anno feci 73 uscite per un totale di 3.156 km. Nel 2011 le uscite furono 84 (3472 km). Quest’anno, ad oggi 10 ottobre, sono 73 per 3500 km. (ma non è ancora finita!), fra “corsa†e mountain bike che nel frattempo mi sono ricomperato. Sempre nel frattempo, un caro amico mi ha prestato “sine die†la sua bici da corsa “Francesco Moser” in carbonio, così le alterno …!
Ora poi ho conosciuto gli amici di Bici UISP Trento, con i quali facciamo bellissime pedalate sociali. Lo so, che c’è gente che di km. all’anno ne fa 8.000 e più, ma che volete, per “farsi le gambe†alla mia tenera età  occorrono altri anni, e poi … che volete? Io sono contento, anzi, felice così!
Oggi, io ho 68 anni, sono alto 1,78 e peso Kg.79. Le bici da corsa, più giovani e meno alte di me,  pesano circa 11 kg.; il rampichino Wilier, 14.
La mia maglietta? Notate le foto … è la stessa di vent’anni fa! Ne ho anche altre, ma a questa sono affezionato …
BUONA BICI A TUTTI!