I DIALOGHI DI PLATONE
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Dicembre, 2020 @ 3:05 pmDetto altrimenti: ATLANTIDE, IL CRISTIANESIMO, TOMMASO MORO, PAPA FRANCESCO (post 4090)
In questi miei post io talvolta inserisco i post “I dialoghi di Plutone” , conversazioni fra gli amici Tizio e Caio alle quiali di aggiunge, sotto le mentite spoglie di Sempronio, il diavolo Plutone. Ora, sia chiaro: Platone era un filosofo e Plutone è un pianeta: nessuno dei due, quindi, un diavolo. Ma che volete, mi è venuta così … tanto – mi sono detto – saranno pochi a sapere chi era Platone, ancora di meno a conoscere i suoi Dialoghi, nessuno a contestarmi (come infatti è poi avvenuto). Oggi invece mi rifaccio ai Dialoghi di Platone, quelli veri.
Platone, filosofo nell’Atene del V° sec. A. C.. Persa da Atene la guerra del Peloponneso contro Sparta; eseguita la condanna a morte del suo maestro Socrate; città governata dai 30 tiranni; ristabilita una nuiova democrazia. E Platone va a Siracusa presso il tiranno Dionigi (il vecchio) per cercare di convincerlo che qualsiasi forma di governo (tirannia, oligarchia, democrazia) poteva sopravvivere solo se rispettava i diritti umani. Dionigi lo ascolta e lo fa imbarcare su una nave con l’ordine di andare a venderlo come schiavo. Un suo amico interviene e lo riscatta. Platone con Siracusa ci proverà altre due volte, con il nuovo tiranno, Dionigi il giovane, senza ottenere compiutamente ciò che voleva.
Nel frattempo scrive i suoi “Dialoghi”. In particolare nei dialoghi “Timeo” e “Crizia” ci racconta l’origine di un’isola stato, “Atlantide”, governata secondo i suoi principi. Alla base della sua filosofia politica sta questo concetto: a governare devono essere i filosofi; nel livello immediatamente inferiore i militari; “sotto” ancora gli artigiani (oggi diremmo, gli industriali). 500 anni dopo troviamo il messaggio di Gesù Cristo, che – nonostante quel Suo “Date a Cesare quel che è di Cesare” – sta alla base (anche) di un nuovo mondo “politico”, basato sulla tolleranza, il rispetto e l’accettazione dell’altro. Dopo altri 1500 anni lo stesso tema viene sviluppato da tale Thomas Moore (diventato San Tommaso Moro nel 1935) con la sua “Utopia”. Oggi il tema dell’unica politica possibile alla base dell’intero sistema delle relazioni umane è ripreso dal capo di uno Stato, lo Stato Città della Città del Vaticano, Papa Francesco.
Un’ultima riflessione sulla scala della gerarchia politica di Platone: la suo tempo la “politica” era “politica di guerra”, quindi avere posto al primo gradino non i militari ma i filosofi è stata una grandissima rivoluzione, che anche oggi – nella sostanza – dovremmo ripetere, oggi che le guerre si fanno in molti modi, non solo usando le armi, bensì anche finanziando gli armamenti; acquistando e/o esportando le armi; depredando intere nazioni; accaparrandosi le risorse del pianeta; gestendo in modo monopolistico i commerci, etc..
Una piccola luce in fondo a questo tunnel di negatività può essere rappresentata dal fatto che da tempo a capo di aziende vengono posti … filosofi! Il primo a operare una scelta simile fu tale Adriano Olivetti, ne avete sentito parlare?
Resta il fatto che oggi Platone non farebbe gestire il Recovery Fund da 600 no 300 no 60 no 6 “artigiani”, ovvero manager specialisti, bensì dalla filosofia politica.
Non so se altri prima di me abbiano fatto la serie di accostamenti che ho appena esposto. In ogni caso a me è piaciuto individuare un unico filo conduttore. E se mi sono sbagliato, mi corigerete.
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