RINNOVO CONCESSIONE AUTOBRENNERO:

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Novembre, 2020 @ 10:09 pm

 Detto altrimenti: la concessione deve restare in capo ai soggetti pubblici locali, in quanto strategica allo sviluppo economico dell’area e alla funzionalità del corridoio europeo nord-sud attraverso il Brennero. (post 4070)

Taluno afferma: affinchè la società mista pubblico-privata che gestisce l’ Autobrennero A22   possa ricevere direttamente il rinnovo della concessione, deve diventare una SpA tutta pubblica, ovvero una SpA “inhouse” e pertanto i suoi azionisti pubblici devono estromettere gli azionisti privati, acquistandone le azioni.

Al che mi chiedo: qual è il motivo per cui per gestire attività economiche l’Ente pubblico sceglie la forma privatistica della Spa? Perché questa forma è la migliore per gestire questo tipo di attività … purchè – aggiungo io – si lascino lavorare queste SpA come lavorano le SpA private e cioè si mantengano distinti i tre diversi ruoli: azionisti, consiglieri di amministrazione, management.

E invece accade che quando la SpA è inhouse, ci si richiami al concetto del diritto-dovere dell’Ente pubblico azionista di esercitare il cosiddetto “controllo analogo” (analogo a quello esercitato sui propri uffici interni) e nel fare ciò si snaturi il ruolo dei tre ruoli citati e si separi il potere dalla responsabilità. In altre parole, ci si avvale di quel principio per richiamare a monte (in capo ad organi e uffici pubblici) il potere e lasciare a valle (in capo a consiglieri di amministrazione e manager) la responsabilità, trasformando il controllo in una gestione (per di più deresponsabilizzata). Così non funziona.

Ecco perché io – anche per esperienza di lavoro vissuta – posso testimoniare che le SpA miste sono migliori: perchè la presenza dei privati – a parte l’apporto del loro capitale e della loro professionalità – garantisce che ognuno faccia la sua parte e che in tal modo non venga snaturata la natura stessa delle SpA e quindi la loro efficienza ed efficacia.

Si obietta: la presenza di una partecipazione privata esclude che si possa affidare la concessione per via diretta, senza lanciare una gara europea. Al che replico: se siamo di fronte ad una SpA mista pubblico-privata già esistente, la si trasformi pure in SpA interamente pubblica la quale possa in tal modo ricevere direttamente il rinnovo della concessione. Subito dopo però, si lanci una gara europea per individuare la componente azionaria di minoranza, la quale sia chiamata a fornire le prestazioni accessorie ex art. 2345 del Codice Civile. In tal modo si mantiene la governance in mano agli Enti pubblici locali e si dispone di una SpA “vera”, che opera secondo le regole delle SpA private potendosi giovare dell’apporto della componente privata anche quanto agli aspetti gestionali.

In caso di costituzione ex novo di una SpA, se ne costituisca una la quale sin dall’inizio abbia azionisti pubblici di maggioranza e a azionisti privati di minoranza, scelti a seguito di una gara pubblica, sempre tenuti a fornire le prestazioni accessorie di cui sopra. Dopo di che la SpA riceva pure direttamente gli affidamenti dei servizi da parte dell’ente pubblico di riferimento.

Si obietta: ma la legge non lo prevede. Replico: ma nemmeno lo vieta, e poi mi piace ricordare un vecchio sindaco di Firenze, Giorgio La Pira che stava assegnando le case popolari secondo equità. I suoi gli fecero notare che la legge prevedeva altri criteri. La Pira rispose: “Io assegno le case. Voi andate a cambiare la legge”. Fuori d’immagine: sta bene agire de iure còndito, cioè sulla base della legge esistente, ma se questa è inadeguata, la si integra, la si cambia.

Si obietta: e ci risiamo con i sindaci di firenze! Replico: si vede che è tipico di quei sindaci essere coraggiosamente innovativi!