IL MESTIERE DELLE ARMI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Ottobre, 2012 @ 6:26 am

Detto altrimenti: ma dai … ridiamoci un po’ sopra! Perle autentiche di vita militare

Sergente AUC (Allievo Ufficiale di Complemento). Neo nominato. Arrivai a Torino, stazione di Porta Nuova, indi con un bus, in provincia, alla ricerca della mia caserma di destinazione che non nomino per non svelare un segreto militare. Era inverno. Di sera. Buio pesto. Dico all’autista quale è la mia meta. Ok, ci penso io. Ad un tratto si ferma in mezzo alle colline. E’ qui, mi dice. Scendo con il mio borsone d’ordinanza, lui riparte. Io resto nel buio più assoluto. Dov’è la caserma? E se non la trovo … che figuraccia! Cominciamo bene ….. Poi nel bosco adiacente, vedo un lumicino, come nelle favole …. Mi avventuro fra gli arbusti e  inalmente la scorgo. Altolà, chivalà, parola d’ordine … dai che sono un sergente … ok venga avanti. Finalmente il cancello viene aperto e supero una agguerritissima cinta di recinzione. Scoprirò il giorno dopo che la recinzione era solo dal lato della strada, “Mac pro forma”, in torinese, solo un pro forma … va bin parei, va bene così … parluma piemuntes, nè monsù? Sarà mac util … sarà solo utile (che sia così, n.d.r.).

 Piemonte. Brigata Alpina Taurinense. La mia caserma – come v’ho detto – era in provincia. S’era andati a Torino, al Comando Brigata, a prestare giuramento, noi sergenti AUC neonominati. Giurammo. Sulla via del ritorno il conducente, un sergentino di carriera, avendo visto sul ciglio della strada alcune “signorine” in attesa di clienti, pensò bene di fermarsi per discutere sull’andamento dei prezzi. Io gli gridai: “Ma dietro di noi, a pochi km, c’è il Capitano! Cosa deve pensar lui,  se il nostro pensiero, freschi di giuramento e armati di tutto punto è quello di fermarci a intrattenere queste “signorine?”Niente da fare. La discussione sul marketing (o marchetting?)  continuò. Il capitano ci raggiunse, la sua camionetta rallentò nel sorpassarci. Giungemmo in caserma. Le licenze e i permessi già concessi per l’occasione vennero revocate: “Non vi punisco perché non saprei come motivare, tanto siete stati stupidi”.

Una volta facemmo un’esercitazione. Dovevamo nascondere una colonna di mezzi semi corazzati, muli meccanici, camion, cucine da campo, cannoncini, un piccolo esercito insomma, alla vista del ricognitore aereo che avrebbe sorvolato la zona scattando fotografie, rispetto alle quali avremmo dovuto essere invisibili. Era il 19 marzo 1969. Avevamo salito il Colle del Sestriere dal lato della Val Chisone ed eravamo scesi dal versante opposto a Cesana Torinese. Gli sciatori (turisti civili, beati loro!) ci tagliavano la strada, perfettamente innevata da una recente nevicata. Io, accanito sciatore, soffrivo non poco a di fronte a quella vista che per me era unverio e proprio  supplizio! Cesana: ampi boschi e prati innevati intorno al paese, tutti noi, indipendentemente dal grado, spaparanzati al sole, sdraiati sulla neve. Una goduria. Anche nelle foto venimmo bene!

Altra occasione. Colonna di 50 (cinquanta) camion, 200 m metri uno dall’altro. Attraverso la Serra d’Ivrea. Trasferimento di un intero reparto (sempre per esercitarci nella mobilità: rapidi ed invisibili …). Io ero sul primo mezzo, capocolonna. Improvvisamente, in corrispondenza di un tornante, da dietro un albero salta fuori il capitano, il quale, pistola in pugno, simula un attacco. “Tenente, come reagirebbe?”. Ed io: “Comincerei a discutere le condizioni della resa, per dare il tempo al secondo automezzo di dare l’allarme agli altri 48 e metterli in salvo. Tanto l’aggressore non potrebbe vedere la manovra di inversione di marcia”. “Tenente, lei non ha spirito guerresco”. Era vero, ma cos’altro fare, da solo, con una pistola scarica ed una colonna di automezzi che si snodava per 10 km alle mie spalle?

Sud Tirol. Brigata Alpina Tridentina. Altra manovra. Val Pusteria. Coordinata con gli “Alpini d’arresto”. Il Generello (colonello che faceva funzioni di generale e quindi aveva l’aquila e la greca generalizia sul cappello, quindi “generello”) aspettava tutti gli ufficiali a rapporto, in prossimità del bosco. La valle era splendida, splendida di neve. Un trenino a vapore la percorreva, lento, ed i suoi sbuffi sembravano aliti umani. Arrivammo a rapporto. Ufficiali … non ce ne era uno di noi con la divisa uguale all’altro. Chi indossala la “mimetica”, chi l’abbigliamento da sci, chi la “diagonale”, chi la divisa da caserma … Il Generello si in … quietò non poco, ma non punì nessuno, perchè l’ordine che aveva emanato non specificava alcunchè. Pfuuui … , l’è nada …

Sempre in Alto Adige. Non nomino la caserma sempre per lo stesso motivo, cioè per non svelare un segreto militare. Sottotenente di fresca nomina, di servizio quale ufficiale di picchetto. Un fine pomeriggio vedo una teoria di alpini, vestiti male, scalcinati, in tuta da lavoro, uscire dalla caserma attraverso un buco nella rete di recinzione, alla luce del sole che stava tramontando. Mi allarmo. Un sergente di carriera mi tranquillizza: “Signor tenente, il colonnello è d’accordo. Sa, lì dietro c’è un maso di contadini che prepara un’ottima polenta e spezzatino … gli alpini lo preferiscono … lo abbiamo permesso loro, purchè non si allontanino”. Vabbè, se le cose stanno così …

Ricordi … molti anche belli, Il colonnello apprezzava che si facesso del moto. Ah si? Accontetato!  Ero o no un aiuto istruttore sezionale della Scuola di Alpinismo “Bartolomeo Figari” del CAI Sez. Ligure di Genova? Chi si offre volontario per una marcia in montagna? Ne trovavo sempre una ventina. Fra questi un ragazzo di Cles (Val di Non) – si chiamnava Janes? – con il quale, anni prima, da civili, avevamo fatto insieme, dalla Val di Sole,  Malga Mare, Rifugio Larcher e il monte Vioz. O era il Cevedale che pure avevo salito? Confondo le due gite. Pazienza.  E allora, si diceva …. via, intorno alle Odle, Val di Funes etc. etc.. Camminate meravigliose. Loro il fucile garand. Io, per non essere da meno, mi “appesantivo” con le mele ed il vino per tutti. Non stavo male. So solo che un giorno il mio capitano mi disse: “Ma tu, la licenza non la chiedi mai?” …. fate un po’ voi!

Le armi. Un’industria “pesante”, quanto a fatturato. L’Italia è il primo produttore al mondo di mine anti-uomo … ma se non le facciamo noi, le farà qualcun altro, allora, tanto vale … Questa è la copertura morale che ci diamo … Nessuna guerra ha mai posto fine alle tensioni che l’hanno generata. Di questo sono sempre stato convinto. Tuttavia non sono stato obiettore di coscienza.  Un giorno, durante il corso AUC, un capitano chiese chi sapesse rispondere alla domanda “Il servizio militare è utile?”. Io risposi così: “Occorre articolare meglio la domanda. E’ utile a chi lo presta o allo Stato che lo riceve? Per il singolo e per lo Stato, si tratta di una utilità “assoluta” o da valutarsi in relazione a ciò che ognuno di noi  “non fa d’altro” durante il periodo della ferma?” La nuova impostazione della sua domanda piacque a quel capitano. Suonò la campanella che segnava la fine dell’ora. Dovevamo correre in piazza d’armi per l’addestramento formale esterno. Non ci fu tempo di formulare e discutere le riposte.